18 • di Francesco Patti motorismo annovera modelli la cui

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18 • di Francesco Patti motorismo annovera modelli la cui
Bimota
SB3
• di Francesco Patti
I
motorismo annovera modelli la cui produzione
si è limitata a ridotti quantitativi numerici.
Si tratta di edizioni appositamente centellinate
dalle Case oppure di varianti che per via delle
loro caratteristiche al vertice di gamma sono
state commercializzate a prezzi sensibilmente più
elevati e hanno conosciuto una ristretta diffusione.
Superfluo affermare che questi esemplari di auto
e moto sono fra i più ambiti dai collezionisti, così
come è scontato dire che l’esecuzione di queste
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serie particolari ha spesso creato un buon ritorno
d’immagine alle versioni normali e più in generale
all’icona del costruttore.
Quali aggettivi si possono allora mai impiegare per
una Casa che sin dalla sua nascita ha generato
unicamente “serie limitate” costruite con squisito
amore per il dettaglio? Alla periferia di Rimini,
lontana dalle spiagge e dai frenetici ritmi della
costiera adriatica, c’è una piccola fabbrica dove si
realizzano motociclette senza l’ausilio della catena
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di montaggio. Ogni fase d’assemblaggio viene svolta
a mano, con operai che portano le componenti sui
banchi dove si plasmano moto ammirate in tutto il
mondo e fortemente contrapposte alla produzione
di massa.
Tutto nasce all’inizio degli anni Settanta, quando
due ruote storiche
La «SB3» nella rara colorazione bianco-rossa; solo 9 esemplari vennero realizzati in questa livrea.
Valerio
Bianchi,
Massimo
sette e mezzo nipponica, al cui brioso propulsore
Tamburini, creano una società per l’installazione
non corrisponde un adeguato comparto ciclistico.
di
Rimosso
impianti
Giuseppe
idraulici
e
Morri
di
e
condizionamento
il
motore
della
malconcia
Honda,
chiamata Bimota unendo le prime due lettere
Tamburini vi costruisce attorno un telaio e un
di ciascun cognome dei fondatori. Ogni minuto
forcellone frutto delle sue intuizioni e conoscenze
libero di Tamburini è dedicato alle motociclette,
tecniche. Quando la rimaneggiata Honda, con
sua viscerale passione. Il tecnico romagnolo è
tanto di adesivo Bimota sul serbatoio, scende in
un patito della perfezione e trascorre gran parte
pista, i risultati sono sorprendenti e suscitano
del suo tempo a modificare e perfezionare le sue
l’ammirazione dei presenti, tanto che alla società
moto. Su una MV Agusta sostituisce addirittura
riminese
la trasmissione ad albero cardanico con una a
esattamente uguali a quello creato attorno al
catena!
750 Honda. Il richiamo è erculeo, la passione
Leggenda
racconta
che
in
un
vengono
commissionati
dieci
telai
pomeriggio
di Massimo Tamburini sanguigna; ci si chiede
autunnale del 1972 Massimo Tamburini perdesse
se non sia il caso di abbandonare l’attività dei
il controllo della sua Honda «CB 750» sul circuito
sistemi di condizionamento per dedicarsi a tempo
di Misano Adriatico. Nessuna conseguenza per
pieno alle motociclette. Precocemente uscito
il pilota, che anzi approfitta dell’incidente per
dall’azienda il socio Bianchi, rimane Morri a dar
individuare le carenze di telaio e sospensioni della
seguito all’impeto travolgente di Tamburini.
Massimo Tamburini (a sinistra) e Giuseppe Morri (a destra), fondatori della Bimota, posano accanto alla «SB3». Fra loro è Mr. Dixon,
importatore per l’Inghilterra della Casa di Rimini.
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La Bimota inizia quindi a costruire raffinate
La prima Bimota prodotta in serie è la «HB1» del
ciclistiche per i clienti dai gusti più ricercati
1975. Serie, si fa per dire….visto che ne saranno
desiderosi di rimediare alle pecche telaistiche delle
costruite
loro moto giapponesi. Attorno a propulsori Honda,
attribuite sono piuttosto semplici da decifrare.
Kawasaki e Suzuki di grossa cilindrata si progettano
Si tratta di una coppia di lettere (la seconda è
ciclistiche e carrozzerie di formidabile fattura e
sempre una B) seguite da un numero progressivo.
bellezza. La pacifica (e spesso anonima) estetica
La prima lettera è l’iniziale del motore utilizzato:
di alcune fra le moto giapponesi più in voga viene
H sta per Honda, K per Kawasaki, S per Suzuki.
mutata in un’immagine completamente diversa e
HB1 significa quindi che si tratta della prima
dalla forte rappresentazione racing. Inizialmente
Bimota con motore Honda.
Bimota vende i kit di componenti da applicare
Nel 1979 arriva la «KB1» e al Salone di Milano
sulle moto di serie, ma successivamente saranno
dello stesso anno viene presentata la «SB3» che
commercializzate anche moto complete.
sostituisce l’avveniristica «SB2» del ’77. Il telaio
L’impegno della Casa riminese nelle competizioni
di cromo-molibdeno giunge dalla progenitrice
ai più alti livelli e i successi subito conseguiti
«SB2» e si distingue per numerose esclusività.
sui circuiti sono un’ottima pubblicità attorno al
La sezione anteriore è imbullonata alla zona
marchio, che cattura efficacemente l’attenzione
posteriore della struttura mediante incastri conici
dei motociclisti più elitari (e facoltosi).
per permettere l’agevole estrazione del motore
solo
10
unità!….Le
denominazioni
due ruote storiche
e limitare i costi in caso di danneggiamenti al
Vista frontale e posteriore della «SB3».
telaio, potendo sostituire una delle due parti
invece che l’intero complesso. Grazie a cuscinetti
disassati nel tubo di sterzo, l’inclinazione del
cannotto è differente da quella della forcella.
In tal modo si mettono a punto più liberamente
quote geometriche favorevoli ad enfatizzare la
conduzione sportiva della moto. Il lungo forcellone
abbraccia posteriormente il motore e sul lato
sinistro termina il suo flessuoso movimento
a ridosso del pignone, in modo da contenere
le sollecitazioni alla catena di trasmissione. A
differenza della «SB2», la «SB3» ha un’apposita
struttura reggisella. Il motore è il quattro cilindri
raffreddato ad aria di 1000 cm3 della Suzuki «GS
1000» capace di 87 CV a 8250 giri/min (sulla
«SB2» era montata l’unita di 750 cm3).
L’abito della «SB3» stravolge del tutto l’aspetto
della nuda maxi nipponica. Un’ampia carenatura
con plexiglass bombato ed indicatori di direzione
regolabili dei manubri e le piastre di sterzo
integrati è il biglietto da visita di una figura
sembrano destinati all’esposizione in gioielleria
marcatamente sportiva.
piuttosto che al ponte di comando di una
La realizzazione è in un solo pezzo (a parte il
motocicletta: su quella superiore è ricavato uno
frontalino davanti ai collettori di scarico); la
splendido rosone dal quale sbuca il pomello dello
pancia inferiore è però apribile per consentire il
starter! Ma sulle particolarità di una Bimota
passaggio attraverso la ruota anteriore qualora
ci sarebbe da stilare un elenco ricchissimo di
vi sia da procedere alla rimozione dell’attillato
voci: sulla «SB3» i tubi del telaio confluenti al
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vestito che lateralmente reca due oblò da
cui fuoriescono i coperchi di alternatore e
frizione. Serbatoio, sella, fianchetti e codino
Cruscotto e comandi elettrici sono arrivano dalla Suzuki;
piastra di sterzo e attacchi dei semimanubri dichiarano
immediatamente la loro provenienza.
della Suzuki di nascita vengono trasformati in
un’accattivante monoscocca di vetroresina che
accoglie elegantemente anche i lampeggiatori
posteriori. La strumentazione, con tachimetro,
contagiri, indicatore di livello benzina e spie per
medesima della moto Hamamatsu, così come i
blocchetti elettrici.
Dove si ritrova la mano dell’atelier romagnolo
è nel complesso pedane-piastre-pedali in lega
leggera finemente lavorata. Anche gli attacchi
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folle, pressione olio, abbaglianti e frecce, è la
possibile richiedere la sella biposto.
Appena in movimento, la «SB3» si mostra
docile oltre le aspettative. Si muove bene
anche nel traffico convulso dove ci si destreggia
con facilità, ma i terreni d’elezione di una
Bimota non sono certo popolati da semafori e
quadrivi. La moto scende rapida in piega e le
sospensioni assorbono magistralmente anche le
irregolarità del fondo. Ci si può spingere a limiti
assolutamente sconosciuti alle macchine normali.
Superare i 200 orari non implica alcuna reazione
Una «SB3» di preserie, riconoscibile per i cerchi ruota che
non furono adottati nel corso della produzione.
anomala del comportamento della «SB3». Si
entra e si esce dai curvoni veloci in un batter
d’occhio senza alcuna incertezza grazie all’ottimo
lavoro delle sospensioni e dell’ammortizzatore
di sterzo. Stabilità e maneggevolezza risultano
perfettamente accordate. La carenatura ripara
egregiamente anche ad andature prossime al
fondo scala del tachimetro.
Le prestazioni sono fuori dall’ordinario. I 100
chilometri orari con partenza da fermo vengono
raggiunti in 3,5 secondi e i 400 metri si coprono
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cannotto di sterzo sono leggermente assottigliati
in 11,8 sec, quando si viaggia a ben oltre 180
per garantire un buon angolo di sterzo; persino
all’ora. Ad essere poi schiacciante è il confronto
un particolare generalmente trascurato come
con la moto “di provenienza”: la Suzuki «GS
il cavalletto laterale qui appare superbo nella
1000» ferma la sua punta velocistica a 218 km/
sua esecuzione cromata; e che dire poi degli
h, mentre la «SB3» lambisce i 240!
eccentrici per la regolazione della tensione catena
Eccezionale è il risparmio di peso: la «SB3» pesa
meravigliosamente forati e alleggeriti? Roba da
quasi 40 chilogrammi meno della «GS 1000»!
ammirare. Funzionalità e raffinatezza sono un
Una moto per la quale i superlativi si sprecano a
imperativo su cui si erige la filosofia della piccola
ragione, compreso quello relativo al prezzo. Gli
fabbrica riminese.
oltre 12 milioni richiesti nel 1979 per chiudere
L’avantreno dispone di una forcella Marzocchi
nel proprio garage una «SB3» risultano forse
con steli di 38 mm di diametro. Dietro, al posto
più chiari da comprendere se si confrontano con
dei due ammortizzatori della «GS 1000», vi è un
i 4.800.000 mila lire necessari per una Suzuki
elemento De Carbon ad azionamento progressivo.
«GS 1000»!
I freni, installati su cerchi ruota a cinque razze,
Ma l’esclusività si paga anche in questi termini. La
sono Brembo a dischi forati; le pinze sono prive
produzione complessiva della «SB3» si condensa
del coperchietto per l’ispezione delle pastiglie così
in 402 esemplari (336 kit e 66 moto complete),
da risultare più leggere. Seppur strano su una
quasi tutti in livrea argento.
macchina di impronta così sportiva, in optional è
Tempo addietro un cultore del marchio Bimota
due ruote storiche
mi disse: «Quando vado ad un raduno, capita
poco e con riguardo, ma questo non significa che
magari che ci si ritrova solo in dieci. Ma la
il signor Enrico la guidi impacciato.
gente che ci vede è contenta perché ha davanti
Vederlo saettare sulla sua «SB3», accompagnato
a sé dieci moto diverse una dall’altra, ognuna
dal sound dello scarico Termignoni originale
con motivi d’ammirazione propri.
(piuttosto lontano dai limiti sonori oggi imposti….)
Quale altra Casa può vantare una diversifica-
è la migliore testimonianza di come i capelli
zione simile?»
bianchi meritino grande rispetto: se non altro per
L’esclusività non conosce i limiti del tempo.
evitare figure imbarazzanti….
•25 anni, 20 mila chilometri
Il signor Enrico è un “giovanotto dai capelli
Bimota «SB3»
bianchi”. La data di nascita sulla carta d’identità
mal si accorda con lo spirito dinamico di questo
appassionato che da più di vent’anni possiede
l’esemplare di «SB3» gentilmente messo a
disposizione di “Auto & Moto Storiche”.
Nel suo garage si sono avvicendate sportive
italiane e giapponesi tra le più belle degli anni
Settanta e Ottanta, ma a questa Bimota ha
giurato amore eterno.«Non me ne separerò
motore:
mai» dice serio. «È un esempio di tecnologia
4 tempi
che non trova riscontro nemmeno nelle moto
4 cilindri
di oggi» prosegue guardando le peculiarità
Raffreddamento ad aria
della sua moto con occhio competente. «E
poi è così rara che sarebbe un sacrilegio
separarsene»
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Alesaggio 74 mm
Corsa 64,8 mm
Cilindrata 997 cm3
Rapporto di compressione 9,2:1
La «SB3» in suo possesso appare nel 1982 in
Distribuzione a due alberi a camme in testa
un annuncio di vendita su una rivista. Pochi
Valvole due per cilindro
giorni dopo, Enrico manda un amico dalla
Alimentazione con 4 carburatori Mikuni «VM 28 SS»
Sicilia alla Toscana per visionare la moto.
Cambio a 5 marce
È stata immatricolata solo qualche mese
Uno scambio di telefonate con l’industriale
fiorentino che l’aveva comprata e la «SB3»
Telaio:
in tubi in cromo-molibdeno scomponibile in due parti
Inclinazione cannotto di sterzo 24°
Inclinazione forcella 28°
lascia il Passo della Futa per dirigersi verso il
Lunghezza 2112 mm
tracciato della Targa Florio.
Larghezza 660 mm
Da allora non ha mai cambiato proprietario
Altezza sella 760 mm
e ha totalizzato appena 21 mila chilometri.
Interasse 1400 mm
Come tutti i pezzi da collezione viene usata
Auto & Moto Storiche
prima e si presenta in condizioni perfette.