Jukebox all`idrogeno
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Jukebox all`idrogeno
LIBRO IN ASSAGGIO JUKEBOX ALL’IDROGENO DI ALLEN GINSBERG UN POETA, NON SOLTANTO UN MINESTRONE BEAT Nel giugno 1957 Lawrence Ferlinghetti, poeta e editore, fu condotto nella prigione di San Francisco. Il reato da lui commesso era quello di aver pubblicato nelle edizioni City Lights Books la raccolta di versi Howl (Urlo) di Allen Ginsberg, importata dall’Inghilterra dove era stata stampata dall’editore Villiers: Chester McPhee, che dirigeva gli uffici doganali e in un primo tempo aveva dato il consenso alla ristampa, si insospettì per il singolare successo incontrato dal libro in California e lo fece sequestrare il 25 marzo 1957, preoccupato che potesse turbare la coscienza di quei bambini che ne venissero casualmente a contatto. Ferlinghetti reagì pubblicando un’edizione completamente nuova di Howl (anche se identica all’altra nel testo), tale da escludere ogni possibile rivendicazione da parte degli uffici doganali; e di fronte alla vistosa presa di posizione a favore del libro da parte della stampa non del tutto conformista, il Procuratore di Stato di San Francisco non accolse la loro denuncia. Allora il signor Chester McPhee andò a lamentarsi al Tribunale dei Minorenni e questo, per la salvaguardia dei bravi bambini della California, emise mandato di cattura contro Ferlinghetti. Furono pochi i letterati progressivi d’America che non si mossero al riscatto di Ferlinghetti e alla difesa della poesia di Ginsberg: il processo fu una schiacciante prova di stima di intellettuali di varie generazioni, ai quali lo Stato oppose come esperti un assistente universitario di San Francisco e una maestrina privata di dizione. Mentre i sostenitori di Howl scrivevano le più belle pagine divulgative uscite finora su Ginsberg, il professore disse che era inutile prendere in considerazione una così tardiva espressione dadaista e la maestra disse che a leggere quella robaccia le era sembrato di essere in una fogna. Da queste basi critiche il Procuratore di Stato cercò di spostarsi verso un piano legale e la causa venne cosi impostata su una legge americana in base alla quale il problema della pornografia non può venire preso in considerazione di fronte a un’opera di ispirazione sociale. Il giudice Horn, che si trovò a dirimere la questione, si conquistò un’enorme popolarità tra gli intellettuali stabilendo (sulle basi di una pagina di Mark Schorer) che Howl è una denuncia contro il materialismo, il conformismo e la meccanizzazione che minacciano l’America moderna spingendo- la verso la guerra; e come tale ha significato sociale e dunque non importa se può venir considerata oscena; e comunque per essere osceno un testo deve proporsi di depravare o corrompere il lettore, suscitando in lui pensieri lascivi o desideri carnali; e tali effetti possono venir giudicati soltanto su adulti e non su bambini; e le parole rozze e volgari non sono oscene quando non siano ispirate da piacere erotico o afrodisiaco; e quando ci si trova a dover decidere se un testo è osceno o no bisogna star attenti a non dimenticare il motto Honny soit qui mal y pense. Quando Ferlinghetti scrisse la storia di questo processo in un articolo dal quale ho attinto per intero le notizie ora riferite, concluse dicendo che le acclamazioni © MONDOLIBRI - PIVA: 12853650153 PAG. 2 pubbliche alla saggezza del giudice Horn dopo la lettura della sentenza dimostrarono che in realtà era stata la polizia a commettere con quell’accusa un’azione oscena. © 1992 Ugo Guanda Editore S.p.A., Parma © MONDOLIBRI - PIVA: 12853650153 PAG. 3