Stefan Sagmeister

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Stefan Sagmeister
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The inspirational design happenings
Stefan Sagmeister
Sabato 2 febbraio, ore 18:30
Piscina Monumentale, corso Galileo Ferraris 294 Torino
Sotto il grande tendone del graphic design,
Stefan Sagmeister si muove come
un funambolo di valore assoluto.
Continui equilibrismi sul bilico di una grafica
guidata dalla forza di un’idea piuttosto
che dal compiacimento dello stile.
Stefan Sagmeister nasce a Bregenz, località alpina austriaca,
nel 1962. Dopo gli studi di design all'Università di Arti
Applicate di Vienna, nel 1987, grazie ad un programma
didattico di scambi internazionali, si trasferisce a New York,
dove ottiene un master al Pratt Institute.
Dopo tre anni nella Grande Mela, accetta il primo impiego
importante nell'agenzia pubblicitaria di Leo Burnett a Hong
Kong dove ben presto mette in evidenza le sue doti
di originalità. In un concorso per il progetto di un poster
destinato a comunicare una premiazione, propone una doppia
immagine raffigurante un gruppo di uomini, che richiama
direttamente l’iconografia della tradizione cantonese: ma nella
seconda delle due illustrazioni è l’esibizione di quattro sederi
maschili nudi a coglierci di sorpresa.
Al rientro dall’esperienza asiatica, dopo vari tentativi senza
successo, Sagmeister corona un suo sogno personale ed
Cranbrook Acdaemy and AIGA Detroit: lecture poster
entra nello studio newyorkese M&Co del leggendario Tibor
Kalman: un’esperienza durata solo alcuni mesi, ma ricca di
consigli e suggerimenti fondamentali per il giovane austriaco.
Ben presto Kalman si trasferisce a Roma per dirigere la rivista
Colors, e Stefan apre nel 1993 la Sagmeister Inc.
La musica, di cui è grande appassionato, gli fornisce le prime
occasioni lavorative e nel giro di un tempo relativamente breve
gli dà fama internazionale: alcuni piccoli capolavori per artisti
poco conosciuti gli procurano commissioni per le copertine
dei cd dei Rolling Stones, Lou Reed, Pat Metheny, David
Byrne,Talking Heads; e nel frattempo Stefan inizia a fare
incetta di tutti i principali premi internazionali legati alla grafica.
Sagmeister lavora anche per il mondo scientifico, per
pubblicazioni di settore come la rivista americana Seed
e il MIT, Massachusetts Institute of Technology di Boston.
Anche il mondo dell’arte si accorge di lui e incominciano le
collaborazioni con il Guggenheim Museum e con altre
importanti gallerie d’arte.
Invitato a disegnare il poster AIGA (American Institute
of Graphic Arts) Detroit del 1999, Sagmeister produce
uno dei suoi lavori emotivamente più potenti e sicuramente il
più celebre. Presto tramutatosi in un'icona dell’immaginario
visivo degli anni Novanta, il poster mostra il corpo nudo del
designer interamente ricoperto di incisioni: le frasi e le parole
Quantum Weirdness Symposium, NY Times magazine: poster
del testo, scritte sul suo corpo grazie ad un lavoro di incisione
svolto in otto ore da un collaboratore, costituiscono un’opera
di tipografia senza precedenti.
Come un moderno San Sebastiano del design, Sagmeister
materializza, tra fachirismo e body art, l'idea di una
visualizzazione del dolore connessa allle sofferenze del
designer, “i periodi d’ansia, le lotte e il dolore”.
In un epoca di simulazioni digitali e di onnipotenza
tecnologica, i tagli veri sul corpo di Sagmeister sono da un
lato, in ambito professionale, un invito ad un maggior
apprezzamento del tratto personale del designer, dall’altro
un’invocazione al realismo e alla vulnerabilità dell’uomo, ricca
di implicazioni concettuali e narrative.
Nel 2000 Sagmeister decide di mettere in standby il suo studio
e concedersi un anno per ossigenarsi dal rapporto con i
clienti, concentrandosi su progetti sperimentali e di carattere
sociale (una campagna contro le spese militari mondiali).
Neenah paper: poster
Nel periodo sabbatico lavora insieme a Peter Hall ad un libro
che esce nel 2001 MADE YOU LOOK, Another Self-indulgent
design monograph (pratically everything we have ever
designed including bad stuff) pubblicato da Booth Clibborn.
A dispetto della breve nota introduttiva -“questo è un
tradizionale libro di design show and tell. Niente rivoluzioni o
grandi teorie”- il libro è un autentico tesoro di ispirazioni.
Made You Look vive della travolgente seduzione delle trovate
di Sagmeister, alternando un vocabolario di trucchi ottici e
percettivi (di spiazzante semplicità) a una propensione per la
provocazione, mai fine a se stessa; a maggior ragione quando
rischiata in prima persona, come nel poster AIGA.
Anni Kuan, fashion designer: brochure
Sagmeister exhibition in Zurich: poster David Byrne, Your action world: cover
Lou Reed, Set the twilight reeling: poster
Art Grandeur Nature 2004: installation / billboardS
Dalla riapertura dello studio ad oggi Sagmeister è stato
visiting professor a Berlino e in numerose scuole americane, e
ha continuato a sviluppare progetti unici, limitando a quattro le
sue aree di progetto, design per cause sociali, per artisti, per
la musica e corporate design.
Nel corso degli anni e a dispetto del successo crescente,
Sagmeister ha sempre tenuto fede al consiglio ricevuto
anni prima da Tibor Kalman di non allargare mai il suo team
lavorativo a più di 3/4 persone.
Tra i progetti recenti il design del libro Worldchanging:
A User's Guide for the 21st Century, che ribadisce il suo
impegno sociale, e un nuovo volume in uscita nel 2008,
Things i have learned in my life so far, in cui trasforma
in lavori tipografici 21 aforismi tratti da un suo diario personale.
H.P. Zinker, Mountains of Madness: Cd packaging
American Photography: book design
Descritto come un genio, un provocatore, un’esibizionista,
Sagmeister è nella realtà uno degli autori che più hanno influito
sul pensiero grafico nell’ultimo decennio. Conferenze, articoli,
interviste hanno fatto di lui una sorta di guru della grafica,
ammirato sopratutto per il suo modo diretto e mai
convenzionale di sostenere le proprie idee.
Una sue celebre provocazione “Style = fart” (per quanto
superata, in seguito, per sua stessa ammissione) ha
sottolineato i rischi delle trappole stilistiche che incombono sui
progettisti, celebrando il coraggio di reinventare ogni volta
l’approccio al singolo progetto: Sagmeister sintetizzava così
un dibattito particolarmente vivo alla fine degli anni Novanta
(Big Idea vs Style), dopo due decenni segnati da epigoni di
Neville Brody e di David Carson, per citare due nomi
diffusamente imitati.
Sagmeister Inc: business card
Adobe Design Achievement Award: poster
Memorabile anche la lecture tenuta all AIGA National
Conference, e poi ripresentata in varie occasioni, dal seducente
titolo "Is it possible to touch somebody’s heart with design?":
Sagmeister, nel confrontare la capacità emozionale dell’arte
con quella della grafica, si interroga su quali potrebbero essere
le qualità della seconda per arrivare a toccare il cuore quanto
la prima. La risposta sta in una una personale lista di qualità/
caratteristiche “necessarie” al progetto per raggiungere
quel fine:
Anni Kuan, fashion designer: brochure
1. SGUARDO NUOVO
Dovrebbero avere l’abilità di farmi vedere le cose
in un modo nuovo
2. STIMOLAZIONE DI RICORDI
In qualche modo dovrebbero farmi ricordare un’esperienza,
magari della mia infanzia
3. PASSIONE E CORAGGIO
Devono mostrare passione e impegno
4. SORPRESA
Ci deve essere un elemento inaspettato
5. VIRTUOSISMO
Ci deve essere un virtuosismo artistico o tecnico
o far scattare un moto di meraviglia verso qualcuno
che è molto bravo in qualche cosa
6. BELLEZZA
E poi ci deve essere una bellezza, o qualsiasi cosa
io legga come tale
Anni Kuan, fashion designer: letterhead
Da appassionato di musica, la definizione di arte preferita
da Sagmeister è presa in prestito da Brian Eno, che definisce le
opere d’arte non oggetti ma “stimolatori di esperienze”.
“Toccare con il design il cuore di qualcuno”, è l’ossessione
di Sagmeister, la stessa di qualsiasi performer su
un palcoscenico. Esibizionismo e umanità, non a caso.
Ma affogate in una grande dose di ironia.
Per maggiori info: sagmeister.com, inspirationalroom.com
Sagmeister Inc: 5 years party invitation
AIGA National Conference, New Orleans: poster