L`Adige 01/10/09 LUISA MARIA PATRUNO Il progetto Metroland, l

Transcript

L`Adige 01/10/09 LUISA MARIA PATRUNO Il progetto Metroland, l
L'Adige 01/10/09
LUISA MARIA PATRUNO Il progetto Metroland, l'ambizioso sistema di mobilità su ferrovia nelle
valli trentine, che il governatore Lorenzo Dellai e l'assessore Alberto Pacher sono decisi a
realizzare, suscita o grandi entusiasmi o altrettanto forti scetticismi e decise bocciature. Non
sembrano esserci mezze misure. Ieri l'assessore ai lavori pubblici e ai trasporti Alberto Pacher ha
dichiarato all' Adige di ieri che già nel bilancio 2010 e in quello di legislatura, che la Provincia sta
predisponendo, saranno inserite le prime due linee della rete ferroviaria Metroland, che sono quelle
per il collegamento tra Mori ferrovia-Arco-Ponte Arche-Tione (588,9 milioni più 90 milioni per le
stazioni), e la tratta Borgo-Cavalese con una lunga galleria di oltre 27 chilometri (690 milioni). A
questi progetti si aggiungono quelli da realizzare entro la legislatura per la mobilità alternativa
interna come la linea Fiemme-Fassa, la S.Martino-Rosse, il sistema Campiglio. Roberto Bombarda ,
consigliere provinciale dei Verdi, è al settimo cielo per l'annuncio di Dellai e Pacher che testimonia
che su Metroland la giunta vuole fare sul serio. «Sono molto contento - sostiene Bombarda - perché
questa è una vera operazione da regione alpina che ci porta al pari di quanto fatto in Svizzera, credo
che Dellai con Metroland abbia davvero il modo di lasciare il segno del suo governo e sarà
ricordato in positivo se non per altro almeno per questo». Nel merito del progetto Bombarda
aggiunge: «Sono molto soddisfatto della nuova versione del progetto elaborato dal dirigente De Col
del Dipartimento lavori pubblici della Provincia, perché recepisce in pieno delle proposte di
modifica proprio sulla linea Arco-Giudicarie che io avevo presentato a Dellai nella scorsa
legislatura alla luce di uno studio che avevo commissionato a Marco Danzi della Cunex di Bolzano,
esperto di mobilità ferroviaria. Lo studio confermava la fattibilità e sostenibilità del progetto in base
al bacino di utenza e suggeriva però la stazione in più di Ponte Arche, che non era prevista, il cui
costo veniva compensato dalla riduzione a una canna invece di due del tunnel». Di parere opposto è
invece Walter Viola , capogruppo del Pdl in consiglio provinciale, per il quale Metroland non è altro
che un «sogno faraonico». «Prima di pensare a questi progetti faraonici con impegni economici
molto consistenti e che rischiano di non giustificarsi non il nostro limitato bacino di utenti - dice
Viola - la Provincia dovrebbe cercare di concludere quanto avviato sul fronte delle infrastrutture
viarie. Stiamo attendendo il collegamento Vallagarina-Alto Garda, la Valdastico, il collegamento val
di Non-val di Sole. Cerchiamo di dare prima le risposte che le nostre comunità attendono da anni e
che costano la metà della metà del progetto Metroland». Il consigliere provinciale del Patt, Mauro
Ottobre, che è di Arco e dunque direttamente interessato dalla nuova linea di Metroland che
collegherà l'Alto Garda alle Giudicarie e alla Vallagarina, dice che si più riuscire a tenere insieme
tutto: «Noi da decenni attendiamo il tunnel tra l'Alto Garda e la Vallagarina per risolvere il
problema del traffico su gomma. Pacher lo sa e sa anche che noi chiediamo prima di risolvere
questo e poi ci va bene che si faccia anche Metroland. Nel tunnel ci può stare la strada e a fianco la
ferrovia». In effetti la giunta Dellai ha promesso che farà entrambe le cose. Luca Zeni , capogruppo
del Pd, dice che: «Metroland rientra nella nostra idea di sviluppo sostenibile del Trentino che mira a
rendere più competitivo l'uso del treno rispetto all'auto».
L'Adige 02/10/09
via da seguire
Comano Terme, unione dal basso MARIA GARBARI
Riferendosi al referendum per la fusione di Lomaso e Bleggio, Margherita Cogo parlava di
appuntamento storico che andava oltre le vicende politiche particolari «congiungendo una
prospettiva aperta al futuro con la storia secolare di paesi e vallate». Il direttore Giovanetti nella sua
risposta sull'Adige poneva l'accento sul passaggio importante che comportava un salto politicoamministrativo perché il Trentino «ha bisogno di superare la frammentazione dei comuni e la loro
polverizzazione» e «il percorso tracciato delle fusioni dal basso può essere la via giusta». La
questione dei Comuni e della loro polverizzazione ha ritmato il percorso secolare della storia del
Trentino in modo così vivo e partecipato da esserne un'asse portante. Conclusa l'età del cesarismo
napoleonico ed annesso il Trentino all'Austria e al Tirolo, vennero ricostituiti i 380 Comuni ridotti a
104 Municipi nel Dipartimento dell'Alto Adige. Questa frammentazione delle amministrazioni
comunali rimase inalterata per l'intero periodo della sovranità asburgica: i Comuni dei distretti
politici della parte italiana del Tirolo al censimento del 1910 risultavano infatti 369. Ciò significava
che anche ai minimi aggregati urbani, manciate di case e di uomini arroccati sui pendii delle
montagne o nascosti nelle pieghe delle valli, era riconosciuto il carattere di Comune. Tale sistema,
che impediva per la mancanza di risorse economiche qualsiasi sviluppo condannando i residenti alla
vita di stenti o alla miseria, destinata a sfociare nella massiccia emigrazione, era però conforme ai
modelli di vita e di società condivisi dalle popolazioni; gli abitanti del Trentino si sentivano liberi
nell'ambito del loro Comune e sicuri di possedere diritti, competenze e funzioni che nemmeno lo
Stato avrebbe potuto toccare. I diversi tentativi compiuti nel corso dell' '800 ad opera della
legislazione statale e provinciale, appoggiati dagli esponenti della cultura e della vita politica del
Trentino per porre un rimedio alla polverizzazione comunale, erano destinati al fallimento per
motivi assai diversi, o a rimanere inattuati nel corso della loro concreta attivazione. Nel passaggio
del territorio dall'Austria all'Italia alla fine della prima guerra mondiale, il principio di riconoscere
una sfera di vita autonoma ad ogni comunità storicamente individuata strappandola al centralismo
statale, fu al vertice delle aspirazioni delle forze politiche locali e delle popolazioni. L'avvento del
governo Mussolini riportò sulla scena della storia il cesarismo di memoria napoleonica ed i Comuni
vennero aggregati fino a raggiungere il numero di 127 attraverso interventi compiuti d'autorità
senza mai sentire il parere degli interessati. Questo spiega perché nel 1945, a guerra finita, la
volontà di disgregare le strutture amministrative accentrate fu come una raffica di vento che
percorse l'intero paese. Non vi era sobborgo, frazione o aggregato di case, anche minimo, che non
chiedesse di costituirsi in Comune libero e autonomo, all'interno di una diaspora a volte legata a
nostalgie per un mondo patriarcale e a misura d'uomo, ma ormai scomparso. Anche il consiglio
comunale di Trento, riunito per la prima volta il 21 agosto 1945, si pronunciò sulla ricostituzione
dei Comuni soppressi, dato che gli 11 sobborghi aggregati nel 1926 (Cadine, Cognola, Gardolo,
Mattarello, Meano, Povo, Romagnano, Ravina, Sardagna, Villazzano, Sopramonte) aspiravano ad
ottenere l'autonomia. Il 20 novembre la richiesta del loro distacco venne inviata alla Prefettura
allora retta da Giuseppe Ottolini designato dal Comitato di liberazione nazionale. Nel frattempo
erano però emersi i primi dubbi sull'opportunità di un movimento di separazione selvaggia, come
nella valle Lagarina dove erano posti in luce i processi di integrazione ormai compiuti e lo sviluppo
di comuni interessi economici e turistici. Perplessità cominciarono a serpeggiare pure a Trento
cominciando dai consiglieri di Mattarello, Gardolo e Romagnano; tutti, comunque, concordavano
sulla necessità della costituzione di consorzi per i servizi d'importanza generale. La vastità del
fenomeno di separazione dei Comuni preoccupò il ministero degli Interni che inviò a Trento
l'ispettore Tranchida. Egli, in accordo con il sindaco del capoluogo Gigino Battisti ed il prefetto,
fissò il principio reso pubblico con circolare prefettizia del 7 febbraio 1946, che la ricostituzione
degli ex Comuni potesse avvenire solo nel caso di documentate risorse finanziarie. Nonostante i
ripensamenti dovuti alla presa d'atto che la realtà sociale ed economica del Trentino non si era
arrestata all'età asburgica, i Comuni ricostituiti furono 119 portando il totale a 223, mentre
passavano alla provincia di Bolzano i Comuni della zona mistilingue. Il successo plebiscitario del
referendum che ha portato le comunità di Lomaso e Bleggio inferiore a unirsi nel Comune unico di
Comano Terme, con un processo identico a quello dello scorso anno per la Valle di Ledro, segna
veramente, come ha detto Pierangelo Giovanetti, un salto politico - amministrativo che, cancellando
una secolare tendenza alla gelosa salvaguardia dei singoli interessi intrisi di campanilismo, guarda
ad un futuro dagli ampi orizzonti. Corrisponde invece alle secolari tradizioni trentine il concepire la
gestione degli affari comunali come primo gradino della vita democratica perché espressa dal basso
e da tutti i cittadini, punto di partenza per l'effettiva autonomia.
L'Adige 02/10/09
FAEDO - Non c'era molta convinzione e nemmeno tanto entusiasmo, nel consiglio comunale
dell'altra sera, quando con soli nove voti a favore è stato approvato lo statuto della Comunità di
valle: scontata l'astensione della minoranza, che ha aderito al documento del comitato delle
minoranze di sei Comuni su otto dell'ambito territoriale (mancano all'appello Mezzocorona e
Mezzolombardo), mentre Carlo Rossi ha votato contro poiché non nutre alcuna fiducia nella nuova
istituzione. Nel dibattito, soprattutto da parte del sindaco Bruno Faustini , del suo vice Jury Tiengo e
dell'assessore Diego Simoni , sono emersi i timori di una logica che pare destinata a far sparire i
piccoli comuni. «Sono soddisfatto solo a metà per questo voto - ha detto il sindaco - poiché,
malgrado l'ottimo lavoro portato avanti dal collegio degli otto sindaci, rimane la preoccupazione di
vederci depauperati dei servizi». Dello stesso tenore l'intervento di Tiengo, il quale teme che i
comuni più grossi faranno la parte dei leoni mentre ai più piccoli, come Faedo, rimarranno solo le
briciole. Chi è invece dell'idea che la Comunità di valle sia una vantaggiosa opportunità anche per
Faedo, è l'assessore Gianluca Tait , il quale si è dichiarato ottimista e fiducioso nel futuro: Faedo,
insomma, non diventerà la Cenerentola poiché, anche con l'elezione indiretta, avrà sempre garantiti
i suoi rappresentati in assemblea. Il nome Rotaliana-Königsberg a Faedo piace perché identifica il
territorio attorno a Castel Monreale, o Castel Königsber come lo chiamano ancora da queste parti.
«È stata forse fatta un po' di confusione da coloro che vogliono cancellare questo toponimo - ha
spiegato il sindaco - poiché gli abitanti di Faedo e San Michele sanno benissimo a cosa questo nome
si riferisce. Tanta gente della Rotaliana, invece, lo chiama ancora "castello cento finestre", senza
sapere che questo è il nome del maso. Siamo delusi dalla raccolta di firme indetta per cancellarlo: è
come se noi avessimo chiesto di eliminare quello della Rotaliana».
L'Adige 02/10/09
NAVE SAN ROCCO Anziani ad Innsbruck L'incontro nella sede del Parlamento con il segretario
generale del Landtag, Thomas Hofbauer, è stato il momento più gradito della gita ad Innsbruck per i
partecipanti del circolo Anziani e pensionati, accompagnati dal vicesindaco Ugo Garzetti e
dall'assessore provinciale Franco Panizza, che ha colto l'occasione per sottolineare l'importanza di
un forte impegno delle istituzioni locali per superare definitivamente il confine del Brennero e dare
sempre maggior concretezza alla piattaforma politica che anima il progetto Euregio. Garzetti ha
portato il saluto della comunità di Nave San Rocco ed ha ringraziato la presidente del circolo,
Rosanna Caset, per l'intensa attività svolta dall'associazione. La gita si è conclusa con la tappa
voluta da Panizza al Berg Isel, con la visita al monumento ad Andreas Hofer e al Museo dei Tiroler
Kaiserjäger.
DAL 3 OTTOBRE AL 7 PURTROPPO NON HO POTUTO CONSULTARE L'EDIZIONE ON
LINE PERCHE' E' STATA RISERVATA AI SOLI ABBONATI.
COMUNQUE SONO STATE PUBBLICATE QUESTE DUE LETTERE:
04 ottobre 2009
Egregio direttore, mi permetto di approfittare di questo spazio per rivolgere un appello. Un appello
all’unità rivolto a tutti gli autonomisti trentini. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito a una vera
e propria diaspora che ha interessato il mondo autonomista, frammentatosi in diverse formazioni
politiche. Il Congresso del Partito Autonomista Trentino Tirolese del 2007 ha rappresentato
fortunatamente il momento della riunificazione tra PATT e Genziane. Sarebbe auspicabile che il
Congresso del 2009 vedesse la riunificazione di tutto il fronte autonomista, riunificazione tanto più
indispensabile ora, per fronteggiare i numerosi attacchi portati ultimamente all’autonomia speciale.
In particolare noi giovani riteniamo auspicabile il ritorno in seno al PATT, erede dell’ASAR - il
movimento che nel nome dell’autonomia riunì migliaia di trentini - delle figure storiche di questo
partito, affinché la loro esperienza si affianchi al nostro entusiasmo. E’ il caso ad esempio di Carlo
Andreotti, al quale rivolgiamo uno speciale invito. Riteniamo infatti che la coesistenza delle diverse
correnti del mondo autonomista debba rappresentare una ricchezza ed un’occasione di crescita per il
PATT, nonché la condizione indispensabile perché questo torni a ricoprire il ruolo che gli compete,
al centro della scena politica trentina.
Daiana Boller – Coordinatrice Movimento Giovanile PATT
05 ottobre 2009
Egregio direttore, è stagione di congressi questo autunno. E a me pare che tutti i congressi di partito
in preparazione rispecchino l’anima dei movimenti politici che li preparano, tranne quello del mio
partito, il PATT.
Da quando esiste il Partito Autonomista infatti, il suo statuto stabilisce una definitiva
incompatibilità tra le cariche di segretario politico e consigliere provinciale, parlamentare, assessore
provinciale. Oggi andiamo, in maniera innaturale, in una direzione diversa. La saggezza degli
autonomisti del passato, che avevano concepito quella incompatibilità, è evidente; tale precetto
infatti ha due scopi, entrambi importanti. Da un lato essa vuole sancire la separazione della attività
politica e partitica da quella amministrativa, prendendo atto che chi fa bene l’assessore o il
consigliere provinciale non può avere il tempo di fare bene anche il segretario di partito. Dall’altro
lato, stabilisce un principio determinante nella vita di un partito: le cariche, i ruoli decisionali, i
compiti di comando devono, ribadisco devono, essere divisi tra molte persone, e non possono essere
accentrati in poche figure. Il motivo è evidente: in un partito di matrice popolare ( non
democristiana, popolare ), la base, gli elettori, in tanto partecipano alla vita di partito in quanto
possono determinarla, partecipare efficacemente alle decisioni. Questo accade solo se le cariche
interne dal partito vengono dalla base, alla stessa rispondono, e se gli eletti a cariche istituzionali
( assessori provinciali, consiglieri, sindaci..) trovano nelle cariche del partito dei soggetti diversi,
che li aiutano, ma che sanno anche dare loro le direttive raccolte dalla base. Se al contrario gli eletti
sono loro stessi a ricoprire le cariche che dovrebbero guidarli e controllarli, è evidente che il partito,
da popolare, a decisione diffusa, diventa elitario, oligarchico, e le decisioni le prendono in tre, o in
due. Risultato: l’elettorato autonomista, che è libero nel pensiero, ed è costantemente corteggiato da
molte altre formazioni politiche, scappa dal PATT. E’ già successo e succederà ancora, se non
sapremo eleggere un segretario che non sia un assessore provinciale. Credo che come autonomisti
dovremo pensarci molto bene; di certo le persone capaci non mancano, non ne abbiamo due sole.
Prima del congresso, pensiamoci, ribadisco: è l’unica via se vogliamo crescere. A noi autonomisti
non basta una tessera per sentirci partecipi della vita del nostro partito; vogliamo decidere noi quel
che si fa. Non lavorare per due o tre capi che ricoprono tutte le cariche e ci chiedono solo e sempre
di lavorare per loro, senza poi neanche rappresentare tutte le anime del partito. Pensiamoci, o
rischiamo di non frenare il nostro declino.
Enrico Froner - Pergine
L'Adige 07 ottobre 2009
congresso Entro venerdì il deposito delle candidature alla segreteria provinciale
Patt, sono quasi duemila tessere1
Anche il Patt si avvia verso il congresso provinciale del partito che si terrà il 29 novembre al
PalaRotari di Mezzocorona per l'elezione del segretario. Lunedì è scaduto il termine del
tesseramento mentre entro venerdì alle 14.30 andranno depositate le candidature alla segreteria.
Allo stato, l'unico candidato sicuro è il segretario uscente e assessore alla salute e al welfare, Ugo
Rossi. Non è ancora chiaro invece se il consigliere provinciale Mauro Ottobre, che aveva
manifestato la sua intenzione di sfidare Rossi, alla fine si metterà in gioco, visto che la sua
disponibilità non sembra aver raccolto grandi entusiasmi. Prima di venerdì potrebbero comunque
emergere anche altre candidature dell'ultima ora, magari espressione di quella parte più
tradizionalista del Patt che stenta a riconoscersi nella gestione Rossi-Panizza molto filo dellaiana.
Tra l'altro, c'è anche la questione della modifica dello statuto del partito per eliminare
l'incompatibilità tra la carica di segretario e quella di assessore e consigliere provinciale, che
impedirebbero sia a Rossi che a Ottobre di candidarsi. Per domenica prossima 11 ottobre è stato
convocato il consiglio direttivo del partito proprio per esprimersi sulla modifica dello statuto, che
viene data per scontata perché la maggioranza del partito è d'accordo. D'altra parte se così non fosse
ed entro venerdì risultasse depositata solo la candidatura di Rossi vorrebbe dire che per diventare
segretario Rossi dovrebbe dimettersi dalla giunta provinciale e dal consiglio - cosa inverosimile - e
1 Il dato ufficiale dice 1766.
il Patt si ritroverebbe senza un candidato segretario eleggibile rischiando il commissariamento.
Michele Dallapiccola, presidente della commissione congresso, si dice soddisfatto per la campagna
tesseramenti: «Sono circa 2.000 tessere e sono contento perché oltre a tanti nomi nuovi c'è il ritorno
di molti autonomisti che da anni non si iscrivevano più».
L'Adige 07 ottobre
competenze
Il «randagismo» passa da Dalmaso a Ugo Rossi
È dall'inizio della legislatura che il Partito democratico attende dal presidente Lorenzo Dellai la
delega completa sull'energia per il vicepresidente Alberto Pacher, la delega al lavoro per l'assessore
all'industria Alessandro Olivi e quella sui giovani per l'assessore all'istruzione Marta Dalmaso.
Invece il governatore se le tiene strette e non ci sono avvisaglie di un rimescolamento delle
competenze visto che fino ad oggi Dellai ha sempre fatto orecchie da mercante. Il fatto è che ora il
Pd non solo non guadagna ma perde competenze, persino quella su «affari relativi alla tutela degli
animali di affezione e prevenzione del randagismo» che l'anno scorso Dellai aveva attribuito, non si
sa in base a quale logica, all'assessore all'istruzione Dalmaso. In effetti cosa c'entrassero i cani non
la scuola non si sa, forse per un'assonanza tra animali da compagnia e bambini. Fatto sta che a
guadagnare questa competenza, che nella scorsa legislatura era una delle poche attribuite
all'assessore verde, Iva Berasi, è ora il Patt. Sarà l'assessore autonomista alla sanità e al welfare a
doversi preoccupare di trovare casa ai cani randagi così come deve pensare a dare un tetto agli
esseri umani. Il passaggio di competenza dal Dalmaso a Rossi è stato deciso dal governatore
Lorenzo Dellai con decreto presidenziale del 25 settembre scorso e pubblicato ieri sul Bollettino
ufficiale della Regione. L.P.
L'Adige 07 ottobre 2009
Valle di Ledro Ci saranno liste autonomiste
Patt in lizza alle comunali
L'altra sera si è riunito a Loca di Concei il direttivo locale del Patt con Ezio Toniatti e Gianmario
Trentini. Era presente anche il coordinatore del C9, il consigliere provinciale Mauro Ottobre. Nel
corso della serata, si è discusso della possibilità di costruire una lista, con proprio simbolo, in
controtendenza alle preannunciate liste civiche. Ottobre ha detto che il partito è in forte crescita su
tutto il territorio trentino e anche in Val di Ledro quindi c'è la possibilità di «crescere ed essere
determinanti alle prossime elezioni comunali di maggio».
L'Adige 07 ottobre 2009
VAL DI NON - Mentre l'amministrazione di Giorgio Osele , sindaco dimissionario di Cles, riteneva
più indicato il «tunnel corto» del Faè, nella vicina Tuenno il parere è opposto. «Come consiglio
comunale abbiamo approvato una mozione a favore», ricorda il sindaco Piero Leonardi . Una
mozione in cui nell'estate 2008 si impegnavano sindaco e giunta «ad intraprendere nei confronti
della Provincia le azioni volte alla realizzazione del tunnel lungo del Peller». Sulla stessa lunghezza
d'onda Fausto Valentini del Patt, in corsa per la carica di sindaco tra pochi mesi. «Per Tuenno il
traforo può avere grande importanza. Da 30 anni si parla di sviluppo turistico, ma il decollo non è
mai avvenuto. Fossimo a 20 minuti d'auto dalle piste da sci, qualcosa potrebbe cambiare». Su
questo concorda Dimitri Loss, titolare del Ristorante Portobello e di un garni: «Sono favorevole al
traforo. Da noi qualcuno pernotta, per andare a sciare in Val di Sole. Con il traforo potremmo
lavorare anche in inverno, mentre qui si lavora benino solo l'estate». Il presidente del Consorzio
Cles Iniziative, Andrea Paternoster , è stato firmatario della petizione a favore del traforo. «Il
collegamento tra le due valli deve essere il traforo del Peller. Anche se come clesiano dico che la
priorità, per Cles, è togliere il traffico dal centro, quindi va bene anche la circonvallazione est. Se il
traforo porterebbe benefici? Bella domanda», considera Paternoster. «Bisogna creare motivazioni
perché la gente si fermi in paese. I settori del turismo e del commercio devono darsi una mossa
forte». Non ha dubbi Emiliano Tamè , sindaco di Flavon. «Il traforo del Peller? Un'opera da fare.
Non credo che a noi ne deriverebbero grandi benefici, ma sarebbe un collegamento comodo, sia per
chi si reca in Val di Sole, sia per chi scende a valle per lavoro. La galleria non deve far paura, vedi
Mezzolombardo: prima le critiche, ora tutti concordano nel dire che è utile». In alta valle il tema
non «tocca». «Non credo che il traforo a noi porterebbe benefici», commenta Bruno Bertol , sindaco
di Fondo. «La decisione spetta soprattutto ai diretti interessati, deve essere Cles, a pronunciarsi». E
la Comunità di valle? «I temi della viabilità e della mobilità saranno in agenda», dichiara Rolando
Valentini , candidato unico alla presidenza del nuovo ente. «Come Comprensorio avevamo
sollecitato una discussione, se ne era discusso quand'era ancora assessore Silvano Grisenti, poi non
se ne è più parlato. Chiaramente in un tema così importante dovrà essere l'intera comunità di valle
ad esprimersi».
L'Adige 08 ottobre 2009
«No all'assessore-segretario»
Il movimento giovanile del Patt non presenterà un proprio candidato alla segreteria del partito
come accadde la volta scorsa quando a sfidare il segretario già in carica Ugo Rossi si era candidato
Devis Tamanini, sindaco di Vattaro. «Quest'anno - scrivono in un comunicato i giovani autonomisti
- si è scelto di puntare all'ingresso di nuove leve all'interno degli organi intermedi del partito». In
compenso, il movimento giovanile, ha presentato un documento congressuale in cui dice no alla
modifica dello statuto per eliminare l'incompatibilità tra il ruolo di assessore e consigliere
provinciale e di segretario del partito necessaria a Rossi per restare in sella. I giovani dicono no
anche alla fusione con l'Upt.
L'Adige 08 ottobre
scuola Contestate le decisioni del Tar
Dominici interviene sulle graduatorie
Caterina Dominci, consigliere provinciale del Patt ed ex preside storica del Da Vinci di Trento, ha
presentato un'interrogazione per chiedere «immediato intervento della Provincia, anche in sede
legislativa», sulla questione legata alle decisioni prese dal Tar dopo i ricorsi di alcuni insegnanti.
Una ricorrente aveva fatto domanda per essere inserita nelle graduatorie chiedendo di privilegiare
quella per l'insegnamento dell'inglese dove ha più possibilità di ottenere supplenze e, in prospettiva,
di passare di ruolo. Ma la Provincia ha disatteso la richiesta non riconoscendole i 24 punti per
l'abilitazione alla Ssis in inglese e i 6 per l'abilitazione della seconda lingua, il tedesco. Di qui la
decisione del Tar di riammettere in graduatoria l'insegnante. Scelta che Caterina Dominci, pur nel
rispetto del tribunale amministrativo, contesta.
L'Adige 08 ottobre
Brez Aveva dichiarato di parlare a nome del Patt
Unificazione scuole, Mauro Ottobre smentisce Caterina Dominici
BREZ - Caterina Dominici è intervenuta nei giorni scorsi su queste pagine in merito alla possibile
unificazione delle scuole elementari di Cloz e Brez, tema oggetto di interrogazione nei giorni
precedenti del suo collega di partito Mauro Ottobre (nella foto), anch'egli consigliere provinciale
del Patt. La Dominici aveva dichiarato di parlare a nome del partito, cosa questa che Ottobre non
digerisce. «L'intervento della collega è sicuramente legittimo e capibile», afferma Ottobre in una
nota, «ma è intervenuta a nome personale. La mia interrogazione di data 15 ottobre 2009 nei
confronti dell'assessore provinciale Marta Dalmaso è in linea con il partito autonomista che da
sempre ritiene che le scuole nei paesi non vanno chiuse». Nel caso specifico, Mauro Ottobre
sottolinea «il consenso popolare mediante referendum che indicava chiaramente di organizzare i
servizi a livello sovra comunale con il vicino comune di Cloz riservando a Brez il servizio relativo
alla scuola elementare e a Cloz il servizio relativo alla scuola materna. Auspico», conclude il
consigliere autonomista, «che le due amministrazioni trovino in comune accordo la scelta giusta
tenendo presente che le scuole rappresentano un legame forte con il territorio».
L'Adige 08 ottobre
Ancora soldi per onorare l'eroe fasullo Hofer Ci toccherà digerire anche questa: la Provincia,
leggo sull'Adige del 22 settembre, stanzia ulteriori 100 mila euro per mettere in cantiere altre
manifestazioni in onore di Andreas Hofer; importo che si va a sommare ai 200 mila già stanziati in
precedenza. Niente male per un eroe tirolese e sottolineo tirolese. Il tutto con conseguente sorriso di
soddisfazione dell'assessore alla cultura... tirolese Panizza. Se pensiamo che l'anno prossimo ricorre
l'anniversario della sua morte, sai che cagnara per l'eroe della val Passiria, valle che, notoriamente,
non fa parte del Trentino. Già, e dunque che ci frega a noi trentini di Hofer? Come quasi tutti i
trentini so solo che è vissuto temporaneamente a Ballino facendo il «famei» ovvero il servo
agricolo; catturato dai francesi, è stato giustiziato in quel di Mantova; tutto qui. Le sue gesta militari
e la sua fama scorrono del tutto legittimamente nelle vallate dell'Alto Adige. Non è dato di capire
dunque questa smania trentina di fare un mito di un personaggio che col Trentino non ha niente a
che fare. Anzi no! Per la verità un'eccezione si può anche fare, ma quando? Esattamente quando i
tirolesi del nord e del sud stanzieranno altrettanti fondi per onorare (magari intitolandogli una via) il
nostro martire Cesare Battisti. D'accordo, è una provocazione, ma in quella eventualità immagino lo
sconcerto dell'assessore Panizza e anche lo stupore della sindaca di Fiavé che si è presentata alla
cerimonia per l'intitolazione di una piazza del suo comune all'oste tirolese senza la fascia tricolore
(stile Schützen diciamo...) immagino in attesa che la Provincia provveda a confezionarle quella
tirolese bianca e rossa. Infine una domanda al governatore Dellai che, ovviamente, ha approvato il
doppio finanziamento. Presidente, ho apprezzato giorni fa la sua dichiarazione di fierezza della sua
italianità; ma allora, Presidente, la sua presenza a Innsbruck per una manifestazione antitaliana? In
conformità a quel vecchio complesso di sudditanza nei confronti di Durnwalder, della Volkspartei e
di tutto quel mondo tedesco dell'Alto Adige. Mario Bonfanti – Trento
L'Adige 09 ottobre
Segretario che vince non si cambia, a costo di cambiare statuto. L'assessore provinciale Ugo
Rossi viaggia spedito verso la riconferma per un altro triennio alla segreteria politica del Partito
autonomista trentino tirolese. Domenica 29 novembre verrà reincoronato dopo che i delegati al
congresso avranno approvato la modifica dello statuto del partito, di fatto abrogando il secondo
comma dell'articolo 29: «I rappresentanti del partito all'interno della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica, del Parlamento europeo, nonché del Consiglio regionale della Regione
Trentino - Alto Adige/ Südtirol che ricoprano incarichi istituzionali nei Governi europeo, nazionale,
regionale, provinciale e nei rispettivi organismi legislativi per il periodo del mandato politico amministrativo non possono assumere l'incarico di segretario politico in quanto incompatibili». È
questa l'unica vera difficoltà che dovrà affrontare l'assessore. Anche i dissidenti gli riconoscono di
aver fatto crescere il partito, riuscendo a spuntare due posti di peso in giunta provinciale. Ma in
molti (si veda a fianco Devis Tamanini ), a prescindere dalla persona, ritengono una forzatura la
modifica dello statuto del partito con l'abrogazione dell'incompatibilità tra segreteria politica e
mandato amministrativo. Nel frattempo, consapevoli di andare a sbattere contro una corazzata, si
sono defilati i potenziali avversari. Il consigliere provinciale Mauro Ottobre , che in un primo tempo
si era proposto, ha fatto un mezzo passo indietro: «Cavallo che vince non si cambia. Rossi è l'uomo
più forte che abbiamo, ha tenuto la barra diritta e ci ha portato al governo. Sfido chiunque a dire che
non ha le carte in regola. Ho ricevuto parecchie sollecitazioni a puntare alla segreteria ma quando
ho capito che la mia sarebbe stata una candidatura di spaccatura, ho rinunciato. D'altra parte sono
nel Patt solo dal 2005». Peraltro proprio ieri Ottobre ha presentato una tesi congressuale - «Un
ponte verso il futuro» - in cui esordisce criticamente sottolineando «la lenta ma inesorabile perdita
di consensi (dal 20,1% del 1993 all'8,99% del 2008) che si riflette, purtroppo, nella minor
rappresentatività degli esponenti del partito all'interno degli organi politici provinciali». Secondo
Ottobre, «in soli quindici anni il Patt ha perso oltre il 50% dei propri elettori che si sono spostati
verso altri partiti territoriali quali Lega Nord e Upt. Questi dati devono rappresentare la molla per
riportare il partito agli splendori di un tempo». Quasi certamente non sarà della partita neanche
Salvatore Ghirardini , assessore comunale a Cles: «Mi ero messo a disposizione - afferma - nel caso
in cui il partito avesse ritenuto che ci fossero le condizioni politiche per cambiare il segretario. Ma
se Rossi si ricandida, io non ci sarò». Ghirardini avrebbe ricevuto l'appoggio di parte delle sezioni
di Cles, Pergine e dell'Alta Valsugana, autentiche roccaforti del Patt in cui molti tesserati non
gradirebbero il doppio incarico di Rossi: «Assieme al segretario e a Panizza - spiega però Ghirardini
- abbiamo compiuto alcune valutazioni e abbiamo ritenuto di rimandare il cambiamento». G.Pa.
Nel 2007 si candidò contro Rossi, raccogliendo il 43% dei consensi. A Devis Tamanini continua a
non piacere la linea politica del segretario del Patt ma il sindaco di Vattaro riconosce il lavoro
compiuto: «Rossi ha gestito bene il partito anche se rimango molto critico. Io non condivido, come
molti altri, il fatto che un assessore sia anche segretario politico e quindi non sarò disponibile a
votare la modifica statutaria. E questo va al di là della persona perché Rossi ha lavorato bene. È una
questione di metodo». E se la modifica non sarà approvata? «Con un solo candidato segretario, alla
fine passerà però ho sentito molti colleghi di partito, anche con una certa visibilità, che non la
condividono. Non a caso il Pd ha previsto l'incompatibilità e lo stesso farà l'Upt. Perché non è
giusto concentrare troppo potere in mano a una persona; meglio garantire il pluralismo»
L'Adige 09 ottobre
Cultura Mostra sull'insurrezione in paese
Il decennio hoferiano a Lavis
LAVIS - In occasione delle rievocazioni hoferiane, anche il Comune di Lavis ha voluto ricordare
l'insurrezione tirolese del 1809 attraverso la mostra «Lavis dal 1796 al 1809», inaugurata domenica
scorsa, che ripercorre le battaglie napoleoniche combattute proprio a Lavis: 5 settembre 1796,
febbraio 1797 e ottobre-novembre 1809. La mostra (aperta tutti i giorni fino al 25 ottobre dalle 16
alle 19) di palazzo Maffei dà la possibilità al visitatore di comprendere, attraverso immagini e
documenti dell'epoca provenienti dalle collezioni private e dall'Archivio storico del comune di
Faedo, gli avvenimenti bellici del tempo e la vita pubblica e amministrativa della Lavis all'epoca. Di
particolare importanza sono le riproduzioni ad olio (ad opera della giovane artista lavisana Jessica
Forti ), delle battaglie di Segonzano del 1796, del Monte Corona del 1797 e di un ex voto della
prima metà dell'800, il cui originale è tuttora conservato nella chiesa di Loreto a San Lazzaro. Le
tematiche trattate nella mostra saranno approfondite nelle conferenze che avranno luogo a palazzo
de Maffei nel mese di Ottobre. Oggi, alle 20.30, vi sarà la conferenza dal titolo «Il Trentino alla
vigilia delle battaglie napoleoniche: Lavis 1809», a cura di Andrea Casna e Davide Allegri .
L'Adige 10 ottobre
cultura L'assessore alla cultura ha rinunciato alla nomina e Ivo Gabrielli è il nuovo presidente. Due
membri del cda sono in quota Upt
S. Chiara, niente poltrona per Panizza
jacopo valenti «In questa fase di transizione ritengo che il Santa Chiara abbia bisogno di una guida
politica autorevole. Ne parleremo la prossima settimana, quando rientrerà dalle vacanze, con il
sindaco di Rovereto Valduga e con il sindaco di Trento. Ma c'è una realtà culturale sul territorio che
va aiutata a crescere». Detto, fatto. Anche se le cose, ad autunno ormai inoltrato, non sono certo
andate come aveva ipotizzato l'autore di questa dichiarazione, cioè l'assessore provinciale alla
cultura Franco Panizza . Che lo scorso 21 luglio aveva annunciato la possibilità di diventare il
nuovo presidente del Centro servizi Santa Chiara, per segnarne il nuovo corso dopo i cambiamenti
introdotti con la legge voluta da Margherita Cogo, che lo aveva preceduto proprio sulla poltrona
della cultura nella passata legislatura. Un provvedimento che prevede il passaggio di mano del
Centro Santa Chiara dal Comune di Trento alla Provincia. Ieri, durante il consueto incontro del
venerdì con i giornalisti, l'assessore del Patt ha spiegato la retromarcia sulla sua auto-candidatura:
«Ritengo di non dovere esporre il Centro a polemiche - ha spiegato Panizza - quindi si è deciso con
i Comuni di Trento e Rovereto e d'accordo con la Provincia, di evitare la nomina di politici». Il
consiglio d'amministrazione - anche se solo in parte - esce quindi rinnovato: dopo nove anni il
presidente Carlo Fait lascia le redini al neo nominato Ivo Gabrielli , già direttore generale della
Cassa Rurale di Trento. Non è in realtà del tutto vero però che la politica non c'entri proprio nulla
con i componenti nominati all'interno del Cda del S. Chiara. Tutti validi e preparati non c'è dubbio,
come peraltro prevede l'articolo 7 del regolamento di organizzazione che prevede che i membri del
consiglio d'amministrazione «devono essere scelti fra esperti di comprovata esperienza di carattere
manageriale nel settore pubblico o privato, con particolare riferimento al settore culturale, della
gestione delle risorse umane e del controllo strategico». Ma almeno in due casi dei legami con i
partiti ci sono. È il caso di Renzo Fracalossi , presidente del club «Armonia» e già capo dell'ufficio
di gabinetto dell'ex presidente del Consiglio provinciale Dario Pallaoro (Patt) e attualmente
dipendente del gruppo consiliare dell'Upt in Consiglio provinciale, che è stato confermato membro
del cda. E della new entry Emanuele Montibeller , già assessore alla cultura di Borgo Valsugana in
quota Ds che ha poi contribuito a fondare l'Upt. Ci sono poi le nomine in quota Comuni: quello di
Trento ha proposto l'ex preside di «Bresadola» e «Rosmini» Grazia Cattani , che è stata quindi
riconfermata alla vicepresidenza. Mentre Rovereto ha scelto Gianluigi Bozza , che siede già nel
consiglio d'amministrazione dell'Enaip del Trentino con il ruolo di presidente e fa parte anche della
Commissione di selezione del Filmfestival della Montagna e in rappresentanza della Provincia fa
parte delle commissioni nazionali riguardanti le attività culturali. Nominato anche il collegio dei
revisori dei conti che rimarranno in carica per i prossimi cinque anni: rimane al suo posto Renzo
Sartori ed entrano i neo nominati Fausto Zeni e Cristina Odorizzi.
L'Adige 10 ottobre
ALTA VALSUGANA Il Patt sostiene la candidatura del sindaco di Fierozzo: accordo o scontro
Comunità, Moltrer vuol sfidare Anesi
ALTA VALSUGANA- Salgono le quotazioni del sindaco di Fierozzo Diego Moltrer , nella corsa
alla presidenza della Comunità Alta Valsugana/Bersntol. Se fino a pochi giorni fa sembrava quasi
scontata l'elezione di Sergio Anesi , presidente del Comprensorio e sindaco a Baselga di Piné, ora
l'esponente mocheno sta guadagnando consensi. A meno che non si raggiunga un accordo tra i due,
auspicato durante la conferenza dei sindaci che giovedì ne ha discusso, pur tra molti imbarazzi.
Entro venerdì 16 ottobre dovranno essere presentate le candidature, accompagnate dai programmi.
Ma quale accordo potranno trovare i due? Questa prima Comunità avrà vita breve, fino a poche
settimane dopo le elezioni comunali del 2010. Produrrà un patto secondo il quale questi primi mesi
vedranno in sella Anesi e nei cinque anni seguenti Moltrer? Ma chi può ora garantire al secondo la
sicura elezione? A proporre Anesi è stato Carlo Stefenelli , sindaco di Levico. «Io sostengo la sua
candidatura in quanto ha dichiarato apertamente che non si proporrà l'anno prossimo. Può poi essere
la persona giusta per gestire questi primi mesi che vedranno la Comunità occupata più in vicende
burocratiche che operative». Razionale, Stefenelli, ma non ha tenuto conto che i giochi sono quasi
fatti. Da un lato preme per Anesi il consigliere provinciale dell'Upt Renzo Anderle , ma pare non
raccolga eccessivi entusiasmi. A favore di Moltrer si muove il Patt valligiano, rinforzato
dall'interessamento di Michele Dallapiccola , consigliere provinciale autonomista. La candidatura
Moltrer è stata presentata da Devis Tamanini , sindaco piatititno a Vattaro: «La Comunità è un
nuovo ente, dunque dobbiamo scommettere sulla discontinuità alla presidenza - spiega - e Moltrer
la può rappresentare meglio di Anesi». Il sindaco di Fierozzo, inoltre, potrebbe coagulare il
consenso dei piccoli comuni, che mal sopportano il peso dei maggiori, in primo luogo di Pergine.
La presidenza a Moltrer, inoltre, scioglie il nodo mocheno. Lo statuto della Comunità prevede una
giunta composta da sei persone, ma suddivide in cinque aree il territorio e impone una poltrona a
favore della minoranza mochena. Moltrer presidente rappresenterà la sua area e la minoranza. A chi
andrà, a quel punto, la sesta poltrona? Pergine le rivendica, ma anche l'area dei laghi (Levico,
Caldonazzo, Calceranica e Tenna) ora ci sta pensando. Nella corsa alla presidenza si intersecano
dunque logiche partitiche e territoriali, ma la Comunità non è stata pensata e varata per dare vita ad
un ente «vicino alla gente»,e lontano dai giochi di palazzo e capace di aggregare? M.A.
L'Adige 11 ottobre
provincia
Panizza visita gli immigrati svizzeri
L'assessore Franco Panizza, in visita a San Gallo, in Svizzera, in occasione della presenza della
Provincia come ospite all'Olma, la fiera dell'agricoltura e dell'alimentazione, ha incontrato i
rappresentanti delle associazioni delle Famiglie trentine e dei circoli trentini presenti in molti
cantoni della confederazione elvetica da diversi anni. L'emigrazione in Svizzera di gente del
Trentino iniziò nel 1921. Circa tremila trentini trovarono occupazione soprattutto nel Canton Ticino
e nel Cantone di Berna: «E il legame resta forte».
L'Adige 11 ottobre
ISERA - Anche ad Isera si è inaugurata venerdì presso il Museo della cartolina una mostra su
Andreas Hofer, dall'originale titolo «1809 - 1810 Andreas Hofer tra mito e storia. Le cartoline
raccontano». La mostra resterà aperta in via Galvagni 10 fino al 28 febbraio 2010 curata da
Carmelo Nuvoli, il coordinamento editoriale del catalogo è di Alessandro de Bertolini e Mario
Cossali. E proprio Cossali, vicesindaco e assessore alla cultura di Isera, nel salutare l'assessore
provinciale alla cultura Panizza si è augurato che anche la mostra di Isera, «con le iniziative
culturali che la sosterranno possa essere un momento di confronto e di approfondimento, come da
più parti auspicato». Sono un centinaio le cartoline in mostra, insieme ad una preziosa sezione di
stampe d'epoca. Sono scelte tra le più belle e le più rappresentative del fondo su Andreas Hofer, in
un ottimo stato di conservazione e per ognuna è stata curata un'apposita didascalia che ne racconta
la provenienza, la storia ed il soggetto.
L'Adige 11 ottobre
michele comper MORI - Mario Gurlini e i suoi l'avevano promesso già qualche tempo fa: la Civitas
- la lista che nel 2004 ha sbaragliato la potentissima Margherita dell'allora sindaco dimissionario
Sandro Turella - alle prossime elezioni ci sarà. Non per far presenza, per ripetere il «miracolo». Non
solo: ha carte nuove da giocare, primi fra tutti giovani e donne pronti a dar battaglia. Questo per far
tacere voci insistenti - messe in giro ad arte, sostenevano gli interessati - che davano il gruppo già
finito, frammentato e in buona parte confluito in altri schieramenti. Ma era anche la risposta
all'offensiva del gruppone di centro, l'aggregazione con cui il Patt di Saverio Radam e Uniti per
Mori di Leonardo Zanfei s'alleavano (dai banchi della maggioranza, dunque «separati in casa» con
la Civitas) con parte delle opposizioni: Upt e Leali. Una mossa a sorpresa che in borgata ha portato
in anteprima, già in aprile, il progetto di «Comunità autonoma del Trentino». Ora «Noi ci siamo» è
diventato lo slogan della «Civitas Mori» (che abbandonando nel nome l'aggettivo di «Nuova» vuole
comunicare una trovata maturità) la quale venerdì sera nella sede di via Teatro, forte di 30 tesserati,
ha presentato una parte della squadra di giovani e di donne, pronta a scendere in campo nel 2010.
«Un gruppo apartitico ma non apolitico - ha sottolineato Romano Osele - in cui si trovano persone
di diversa provenienza politica. Soprattutto, siamo soddisfatti di aver centrato l'obiettivo più
importante: avvicinare i giovani». «In questo memento una lista civica può ancora dire la sua,
soprattutto in una piccola comunità come la nostra - ha detto il sindaco - visto che i grandi partiti mi
pare abbiano altri problemi di cui occuparsi. Questi giovani sono qui a testimoniare che abbiamo
l'intenzione e la volontà di esserci e di partecipare, mettendo al centro non i colori della politica, ma
i problemi da risolvere e i progetti da realizzare». Soddisfatto anche Valter Gazzini, assessore alle
pari opportunità: «Trovare donne disposte a impegnarsi in politica non è facile - dice - per cui la
mia soddisfazione è ancora maggiore. In questi anni abbiamo ottenuto molto, certo che con una
maggioranza più coesa, in futuro potremmo fare di più».
L'Adige 11 ottobre
POZZA DI FASSA - Oggi l'Union di Ladins di Fassa celebra la festa del ringraziamento. Ogni anno
protagonista della giornata è una particolare categoria. Quest'anno soggetti di primo piano sono gli
Schützen della Compagnia di Fassa, a 25 anni dalla fondazione e a 200 anni dalle battaglie
hoferiane. «Ma sia chiaro - dice Silvano Polner , presidente dell'Union di Ladins di Fassa - che non
si tratta di una celebrazione di sapore nostalgico. Abbiamo pensato di dare spazio ai cappelli
piumati perché si voleva dare un riconoscimento a chi si è battuto per la difesa del territorio, intesa
come difesa dell'identità e dell'ambiente. Nessuno, nel 2009, pensa alla difesa militare del Tirolo.
Non è certo la festa del ringraziamento di Hofer». È prevista anche la partecipazione delle
Compagnie Schützen di Fiemme, Nova Ponente, Fodom e Ampezzo. Non ci saranno invece gli
Schützen della Val Gardena. La cerimonia inizerà oggi alle 15, con la messa nella rinnovata chiesa
di Pozza. Alle 16 partirà il corteo: dalla chiesa fino al tendone delle manifestazioni, del Comune.
Alla sfilata parteciperà anche la banda musicale dell'alta Fassa, fondata lo scorso anno. Alle 17
verrà presentato il libro «I fassani alle guerre di liberazione», uno scritto di Hugo De Rossi, oggi
riproposto e in ladino.italiano e tedesco.
L'Adige 11 ottobre
I trentini fanno bene a coltivare le loro radici Caro direttore, come si evince dal mio cognome
non sono trentina, anche se sono stata adottata molti anni fa, per professione, matrimonio e
maternità, tuttavia mi colpiscono molto le opinioni che diversi lettori hanno espresso contro tutto
ciò che riguarda gli eventi storici che hanno riguardato la vostra regione. Leggere e sentire dire che
ai trentini non importa niente (l'espressione era più arcigna) del mondo germanico, di Andreas
Hofer e del Tirolo è un'affermazione che, se fosse davvero condivisa da tutti i trentini o dalla
maggioranza di essi, imporrebbe una profonda riflessione sulla propria identità. In generale non mi
sembra un segnale di grande consapevolezza affermare spavaldamente di fregarsene di tutto ciò che
succede fuori dalla porta di casa. Ma è davvero molto grave, direi quasi sciagurato, affermare con
leggerezza che tutto ciò che è successo a 40, 50, 60 chilometri dalla porta di casa non ci riguarda. Si
può interpretare il mondo tirolese in maniera diversa, ma non si può negare che ad esso il Trentino
sia legato da una storia comune fatta di contatti umani, culturali, storici, commerciali, politici ed
economici. Se Trento non fosse stata una provincia asburgica, ad esempio, i Trentini sarebbero stati
analfabeti come il resto degli italiani dopo la fine delle due guerre, anziché vantare una lunga storia
di diritto all'istruzione dovuta all'Austria; se i trentini fossero davvero stati tutti contenti e convinti
della propria intrinseca italianità, non si sarebbero registrate le reazioni negative, perfino rabbiose,
contro Cesare Battisti e tutti coloro che trascinarono la gioventù trentina in una guerra sanguinosa
senza precedenti; e se, adesso, il sentimento popolare del Trentino è davvero il sentirsi
spasmodicamente identici a Verona, o a Milano, o a Modena, consiglierei a tutti coloro che la
pensano così di spiegare al resto degli italiani su quali presupposti culturali si basi l'autonomia
trentina. Da esterna io ho visto e vedo, invece, la particolarità della storia di questa terra, che si
rispecchia nell'appartenenza ad una regione linguisticamente, storicamente e culturalmente lontana
dalle radici nazionali e vedo anche l'enorme ricchezza rappresentata nel territorio dalle minoranze,
tra le quali ricordo che due sono di lingua germanica. Ma a quanto pare la maggior parte dei trentini
ignora totalmente la loro esistenza o, peggio ancora, non ne capisce affatto l'importanza. Se i
trentini vogliono rivendicare la loro omologazione alle altre regioni italiane rinunciando alla propria
peculiarità, non hanno che da dirlo non solo al tuo giornale, ma anche al governo nazionale che non
aspetta altro. Federica Ricci Garotti
L'Adige 11 ottobre
Patt, congresso farsa di un partito di potere Caro direttore, sono un militante del Patt da un paio
d'anni, autonomista convinto e forse qualcosa di più. Volevo anche io esprimere i miei dubbi per
quanto riguarda il congresso «farsa» che si terrà a fine novembre. È incredibile come gli attuali
vertici si facciano beffa dello Statuto già da anni e che nessuno abbia avuto il coraggio di
presentarsi in alternativa non per spaccare il partito, ma almeno per vivacizzare il dibattito interno.
In questi anni si è visto come ai militanti e simpatizzanti li si è messi davanti al fatto compiuto
senza prima consultare la base e poi ci si stupisce di come mai i voti calino vistosamente ogni anno
che passa. Pensare che è proprio per la scarsa democrazia interna che qualche anno fa abbandonai il
mio vecchio partito e aderii al Patt evidentemente tutti i partiti sono uguali. Tanto per tenersi la
brutta copia era meglio l'originale. Ci si lamenta tanto che il partito non riesce ad attrarre consensi,
ma finché rimarrà solo un partito di potere fine a se stesso lo zoccolo duro reggerà e lo voterà però
poi non ci lamentiamo che perdiamo voti ad ogni elezione mentre altri movimenti come la Lega
aumentano sempre più. Un Trentino autonomo senza trentini non servirà a nulla se non si ferma per
sempre l'invasione di personaggi a noi estranei come le migliaia di extracomunitari che ad oggi
purtroppo risiedono nella nostra Heimat. In conclusione auspico un ripensamento del Partito dal
punto di vista dell'immigrazione prima che sia troppo tardi, prima di ritrovarci noi stranieri in
Patria! Auspico un riposizionamento politico visto come attualmente ci trattano gli esponenti del Pd
e sinceramente di farci prendere in giro dagli alleati mi è passata la voglia. Antonio Conte
L'Adige 12 ottobre
Sulle tracce del Trentino napoleonico
ANDREA CASNA D opo quasi un secolo di disinteresse, la breve parentesi dell'annessione del
Trentino al Regno Italico napoleonico ritorna ad essere oggetto di studio. Il Dipartimento di scienze
umane e sociali della facoltà di Sociologia dell'Università di Trento ha promosso un dottorato di
ricerca proprio sul Trentino durante la sovranità italica. Ad occuparsene è il ricercatore Davide
Allegri. Il lavoro di ricerca, iniziato nell'anno accademico 2008/2009 per concludersi nel
2010/2011, si sta concentrando principalmente sullo studio delle attività della commissione
congiunta italo-bavarese a cui fu attribuito il compito di tracciare la linea di confine fra il
Dipartimento dell'Alto Adige, composto dall'attuale provincia di Trento e da una piccolissima parte
di quella di Bolzano, e il Regno di Baviera nel corso della primavera - estate del 1810. La ricerca,
concentrata sullo studio di documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e gli archivi di
Trento e Rovereto, si è posta l'obiettivo di ricostruire le trattative diplomatiche che portarono alla
costituzione e composizione delle due commissioni per l'individuazione e realizzazione della linea
di confine attraverso dei cippi confinari tuttora visibili su alcuni valichi alpini del Trentino
settentrionale. Il 14 ottobre del 1809, nella fase finale dell'insorgenza tirolese, l'Austria, dopo la
sconfitta subita a Wagram nel luglio dello stesso anno, si vide costretta a cedere nuovamente il
Tirolo a Napoleone Bonaparte. Nel febbraio del 1810 il territorio trentino (ad esclusione d una
porzione della Val di Fassa e del Primiero) ed il distretto di Bolzano, con il nuovo nome di
Dipartimento dell'Alto Adige, furono ceduti al Regno d'Italia, retto dal viceré Eugenio Beauharnais,
con capitale Milano. Per la popolazione trentina iniziò una nuova e breve avventura che terminò con
la ritirata di Russia di Napoleone ed il rientro degli austriaci nel novembre del 1813. Il governo
italico procedette ad una serie di importanti riforme, come l'abbattimento dei diritti di natura
feudale, il controllo statale sulla nomina del basso clero e l'istruzione obbligatoria elementare. Fu
introdotta anche la censura sulla stampa al fine di creare il consenso popolare attorno al regime
napoleonico vitale per la sua stessa sopravvivenza. Il dirigismo italico-napoleonico si manifestò
anche in quella che molti indicano come la causa principale della sollevazione tirolese del 1809:
vale a dire la leva militare obbligatoria. Forse a causa della guerra combattuta in casa qualche anno
prima, sotto il Regno d'Italia non vi furono grosse manifestazioni di ostilità nei confronti della leva
militare. Certamente, come hanno dimostrato ricerche recenti, non mancarono manifestazioni
dissidenti, ma esse non ebbero certamente quella portata che si registrò nel 1809. Fra il 1810 e il
1813, il Dipartimento dell'Alto Adige consegnò all'armata d'Italia, su una popolazione complessiva
di 265 mila anime, un reparto di ben 1660 mila uomini. Stando agli studi di Pietro Pedrotti del
1908, più di mille morirono per la gloria di Napoleone, molti dei quali nella tragica campagna di
Russia. Nel 1914, alla vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria, quando
erano in corso le trattative per la cessione del Trentino al regno d'Italia, i diplomatici romani
chiesero all'Austria che venisse rispettata la «linea napoleonica». Vale a dire il confine settentrionale
che nel 1810, un secolo prima, aveva diviso il Dipartimento dell'Alto-Adige dalla Baviera. La linea
confinaria, oggetto di studio del dottorato di ricerca di Davide Allegri, partiva dal Piz Boè a est ed
arrivava fino al Cevedale, attraverso il crinale settentrionale della Val di Fiemme, la Chiusa della
valle dell'Isarco, l'altopiano del Renon, la valle di Non per concludersi in quella di Rabbi.
All'interno di questa linea di confine, stabilita per soddisfare esigenze economiche e demografiche,
vi erano genti di lingua tedesca. Il 24 settembre del 1812, il viceré Eugenio concesse agli altoatesini
l'uso della lingua tedesca negli atti pubblici.
L'Adige 12 ottobre
MAURA CHIOCCHETTI VAL DI FASSA - «Ogni fassano può guardare con orgoglio alle gesta dei
propri antenati e la bandiera sotto la quale tanto spesso sono partiti a difesa della loro Patria terra sia
sempre tenuta in grande onore». Le parole di Hugo de Rossi , protagonista della rinascita ladina dei
primi decenni del Novecento, famoso soprattutto per le sue ricerche nel campo del folklore, delle
tradizioni popolari e della lingua ladina, hanno dato senso e significato alla «Festa del
Rengraziament dei ladini di Fassa». Quest'anno la tradizionale celebrazione è stata dedicata a tutti i
ladini che nel passato si sono spesi per difendere la libertà politica, territoriale e religiosa di un
piccolo popolo da sempre fiero della sua indipendenza e della propria capacità di autogoverno. Uno
sguardo al passato che non deve limitarsi a mera euforia celebrativa nel secondo centenario di
importanti vicende storiche, ma che sappia attingervi l'educazione all'autonomia, la vera guerra da
combattere in tempo di pace. La festa è stata, oltre che un momento di unità, l'occasione di
approfondimento storiografico per rinsaldare nei ladini innamorati della loro terra, le radici di una
matura coscienza comunitaria e un nuovo sentimento di unione e vicinanza fra tutta la gente ladina.
La lezione storica è stata impartita dall'esperto storico Cesare Bernard , coadiuvato dalla presenza
della Schützenkompanie Ladins de Fascia che festeggia 25 anni dalla sua fondazione. In questa
giornata, la compagnia degli «scizeres» di Fassa ha voluto rappresentare quei fassani che hanno
preso volontariamente parte alle guerre di liberazione contro i francesi con a capo il comandante
Andreas Hofer. La Union di Ladins ha offerto sull'altare la terra, grembo di valori, la bandiera,
guida in tempo di guerra e segno di identificazione in tempo di pace, pane e vino simboli della
quotidianità. E agli Schützen ha donato una bandiera, fedele riproduzione della bandiera di Vigo di
Fassa, portata nel 1809 dai fassani contro i francesi e i bavaresi.
L'Adige 13 ottobre
politica Il consiglio provinciale del partito a grande maggioranza ha deciso di non abrogare
l'articolo 29 sull'incompatibilità
Per confermare Rossi segretario basta una deroga allo statuto del Patt
Il Partito autonomista trentino tirolese non cambierà lo statuto per confermare nella carica di
segretario provinciale l'assessore alla Salute Ugo Rossi. Lo ha deciso domenica il consiglio
provinciale del partito, riunitosi all'hotel Piccolo Principe di Lagolo. L'ipotesi di abrogare di fatto
l'articolo 29 dello Statuto - che prevede l'incompatibilità fra la carica di segretario del partito e
quella di deputato europeo, italiano, consigliere provinciale o di membro nei governi europeo,
nazionale, regionale o provinciale - non piaceva a molti militanti del partito. Così il presidente della
commissione congresso, il consigliere provinciale Michele Dallapiccola, e il presidente del Patt
Dario Pallaoro (con Rossi nella foto) hanno trovato una mediazione che ha accontentato quasi tutti:
l'articolo 29 dello statuto non si tocca ma per Rossi il congresso del partito, convocato per domenica
29 novembre al Palarotari di Mezzocorona, sarà chiamato ad approvare una deroga all'articolo 29
con effetto retroattivo (Rossi è segretario e assessore dallo scorso dicembre) e fino alla scadenza del
prossimo mandato, nel 2011. «Abbiamo valutato il fatto - spiega Dallapiccola - che Rossi non solo è
il candidato unico alla segreteria ma ha pure lavorato in modo ottimo per il partito in questi due
anni. Ci sembrava giusto lasciarlo proseguire nella direzione tracciata fino al 2011. E,
abbandonando l'ipotesi della modifica allo statuto, abbiamo reso ancora più forte e compatto il
Patt». La proposta è stata infatti approvata dal consiglio del partito con 47 voti a favore e soltanto 3
contrari, fra cui quello del sindaco di Vattaro Devis Tamanini che due anni fa aveva sfidato proprio
Rossi per la segreteria. Il congresso di fine novembre qualche modifica allo statuto sarà comunque
chiamato ad approvarla. Si prevede infatti l'inserimento, fra gli organi del partito, dei coordinamenti
di valle i cui ambiti coincidono con quelli delle sedici Comunità di valle. Per entrarne a far parte è
stato abrogato il limite dei due anni di militanza nel partito in qualità di tesserato. Inoltre nel
consiglio del partito entreranno a far parte di diritto due rappresentanti del movimento giovanile e
due di quello femminile. Ora iniziano le assemblee di ambito in cui Rossi presenterà la sua
candidatura e saranno esposte altre tre tesi depositate in vista del congresso dal consigliere
provinciale Ottobre, dai giovani e dalle donne. Si parte giovedì 15 ottobre da Lavarone:
appuntamento all'albergo Sport di Carbonare alle 20.30. G.Pa.
L'Adige 13 ottobre
GUIDO SMADELLI CLES - Giornate febbrili in previsione delle elezioni del 29 novembre. La
situazione è molto confusa, ma alcune posizioni sono emerse chiaramente. In occasione della
riunione delle tre liste di centrosinistra (Pd, una civica, la «Lista di centro» in cui sono confluiti
alcuni ex della Margherita), svoltasi domenica sera, i tre gruppi, dopo essersi già confrontati sui
programmi, hanno deciso il candidato sindaco: Maria Pia Flaim . Soluzione però su cui il Pd chiede
una riflessione. Tre liste anche per il candidato di centrodestra Marcello Graiff : una marchiata Pdl
di cui fa parte l'ex consigliere di An Amanda Casula (tra i nomi nuovi trapelati l'universitario Iacopo
Valentinotti ), «Rinnova Cles» coordinata da Loris Agostini , e quella annunciata dalla Lega.
«Ormai siamo pronti», commenta in proposito il consigliere provinciale del Carroccio Luca
Paternoster . «Presenteremo una lista di 16-17 nominativi». Potrebbero essere quattro quelle che
sosterranno il centrosinistra autonomista, privo comunque, rispetto all'alleanza di governo
provinciale, del Pd. Il sindaco uscente Giorgio Osele sta lavorando ad una propria civica; in casa
Patt sono pronte una lista con il simbolo ed una civica autonomista. Ma c'è anche l'Upt, cui lavorano
Silvio Pancheri e Marco Fondriest . E da casa Upt sarebbe stato detto ai possibili alleati: assieme sì,
ma non con Osele candidato sindaco. L'Unione per il Trentino è andata oltre: proponendo come
sindaco Ruggero Mucchi (Patt, ex assessore alla cultura). Bocche cucite e molti telefoni spenti...
Per completare il quadro delle dodici liste pronte al varo, ne mancano due: una di centrodestra, con
candidato sindaco Donatella Benvenuti, Adriano Taller capolista, e che nelle sue file conta l'ex
consigliere di An Mario Stablum , il ginecologo Nicolò Lerro , il tecnico edile Michele Schwarz .
Di centrodestra, ma non di sostegno a Marcello Graiff, per le profonde divisioni verificatesi nel
corso dell'ultima legislatura in seno ad An, con uscita di Stablum dal gruppo e separazione netta da
Amanda Casula e colleghi. Infine Intesa Progressista. «La lista c'è», ammette Giancarlo Zueneli .
«Non abbiamo ancora deciso invece per eventuali coalizioni. Abbiamo anche un nostro candidato
sindaco (nei giorni scorsi è stato fatto il nome di Marco Dusini ), ma se possibile preferiamo
allearci». Con chi? «Il dialogo è aperto con tutti», dichiara Zueneli. «Tranne che con la destra».
L'Adige 14 ottobre
Nei fumetti si scopre il vero Hofer
Francesco Roat G iusto a distanza di duecento anni dal fatidico anno 1809 - quando il comandante
Andreas Hofer, dopo aver cacciato francesi, bavaresi e sassoni dal patrio suolo, diviene per breve
tempo reggente del Tirolo nel nome del Kaiser Franz - il professor Norbert Parschalk (fra l'altro
lontano pronipote dell'eroe tirolese Peter Mayr) ed il grafico e illustratore Jochen Gasser hanno dato
alle stampe un delizioso libro a fumetti corredato da puntuali didascalie storiche. Si tratta appunto di
«Andreas Hofer. Una storia illustrata» (edizioni A. Weger, 17 euro), nella traduzione italiana del
testo e dei fumetti a cura rispettivamente di Ettore Frangipane e Chiara Ravagni. Il lettore potrà
ripercorrere così le tappe salienti della vita di questo celeberrimo personaggio, grazie ad una
simpatica serie di scenette e disegni, debitamente affiancati da svariate note informative, sempre
all'insegna di un'ironica, talora mordace vena espressiva, ben temperata tuttavia dal buon gusto e da
una manifesta simpatia verso il Sandwirt, l'audace oste della Val Passiria, destinato dopo una
giovinezza difficile ad una straordinaria e irresistibile ascesa che lo farà divenire Comandante
superiore e Reggente del Land Tirolo, per poi essere sconfitto non molto tempo dopo dai suoi
nemici e in seguito a ciò fucilato nella fortezza di Mantova su ordine di Napoleone, il 20 febbraio
1810 (un'analoga tragica fine patirà, ma a Bolzano, anche il suo compagno Peter Mayr). Però
Parschalk e Gasser immaginano per il loro eroe un prosieguo delle sue vicende, perché no, in
paradiso dove San Pietro accoglie a braccia aperte il religiosissimo Andreas che si consola sdraiato
«sulla sua nuvoletta preferita con un buon bicchier di vino e se la spassa»; chiara allusione questa,
da parte dei due autori, alla nota passione del «Padre Hofer» per l'alcool. Tuttavia sembra che non
egli non riesca a rimanere in pace nemmeno lassù. E i motivi sono ben comprensibili. A distanza di
qualche settimana dalla sua fucilazione (affrontata, va detto, con estrema abnegazione e fierezza,
come rimarcano le vignette e il testo che riporta l'«Inno di Andreas Hofer», composto nell'Ottocento
dal poeta Julius Mosen), Napoleone sposa infatti l'arciduchessa Luisa, figlia nientemeno che del
Kaiser Franz. Un grande smacco per Andreas, che vorrebbe scagliar loro «un bel fulmine» dalla sua
nuvola. Ci penserà il buon Dio a calmarlo e a impedirgli così di sconvolgere indebitamente gli
eventi storici. Anche perché, altrimenti, il Padreterno si riprenderà la botticella di rosso che gli ha
concesso. E questo il Sandwirt proprio non può permetterselo! Battute e scenette di spassosa
invenzione fantastica a parte, il libro di Parschalk e Gasser non intende certo essere poco rispettoso
nei confronti dell'eroe tirolese per antonomasia. Ne sottolinea piuttosto i tratti più umani, che
comportano di necessità debolezze e limiti. Interessante, a tale proposito, la sottolineatura della
condotta del "pio" Hofer insediatosi nella Hofburg a Innsbruck quale reggente del Tirolo, che
continua a comportarsi come un agricoltore ed un oste concedendo udienza «in maniche di camicia»
e obbligando tutti i suoi ospiti, dopo cena, alla recitazione del rosario, cui però spesso seguono
intrattenimenti più profani, durante i quali «si gioca a carte, si beve e si canta». L'Andreas Hofer di
questi due autori, insomma, vuole farci il ritratto spassionato e per nulla agiografico di un
personaggio storico che, per fini propagandistici, è stato fin troppo spesso costretto o innalzato - la
si intenda come si preferisce - allo scomodo ruolo di icona del difensore senza macchia e senza
paura. Colpiscono e commuovono invece, verso la fine del libro, soprattutto le pagine in cui viene
descritta/sottolineata la profonda crisi di Andreas prima e dopo la quarta battaglia (persa) del
Bergisel, le quali ci descrivono un Hofer «abbattuto e depresso» che «scrive lettere rassegnate e
disperate agli amici in Sudtirolo». Fare storia in modo autentico, sia pure attraverso dei fumetti, è
saper dire anche questo; magari attraverso vignette dolci-amare e provocatorie, tuttavia mai
irriguardose.
L'Adige 14 ottobre
Da destra a sinistra un no alle centrali nucleari in Trentino Alto Adige
Il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ha espresso oggi contrarietà al ritorno al nucleare in
Italia, rifiutando ogni eventuale ipotesi di localizzazione nel proprio territorio di qualsiasi
infrastruttura collegata alla produzione di energia legata alle centrali nucleari. È stato inoltre votato
di sollecitare il governo ed il parlamento a rivedere le politiche energetiche in Italia. Entrambe le
mozioni sono state approvate a larga maggioranza. Ad aprire la discussione generale è intervenuto il
consigliere Claudio Eccher che ha espresso voto contrario, come i consigliere Donato Seppi (gruppo
misto). Sono seguite le dichiarazioni a favore dei dispositivi di Luca Zeni e Bruno Dorigatti (Partito
Democratico per il Trentino), Renzo Anderle (Unione per il Trentino), Mauro Ottobre (Partito
Autonomista Trentino Tirolese), Bruno Firmani (GruppoMisto). Contrari alla proposta di voto ed
alla mozione anche Rodolfo Borga e Walter Viola(Pdl Trentino), Maurizio Vezzali (Pdl Alto Adige),
Giuseppe Filippin, Mario Casna e Franca Penasa (Lega Nord Trentino). Voto di astensione
annunciato da Mauro Ferretti (Lista Civica per Divina presidente), Nerio Giovanazzi (Gruppo
misto). Il Consiglio ha approvato il disegno di legge sul rendiconto generale della Regione per l'
esercizio finanziario 2008, presentato dalla Giunta regionale e una proposta di delibera per
l'approvazione del rendiconto, presentata dall'ufficio di presidenza.
L'Adige 14 ottobre
Inno al Trentino, gli storici irridono il lavoro di Rosa Mi trovo costretto, spero per l'ultima volta,
a replicare alla lettera di Mirko Saltori pubblicata su l'Adige del 19 settembre scorso. Lo faccio non
certo per spirito di polemica, ma per rettificare alcune considerazioni che mi sono state attribuite.
Innanzitutto Saltori, utilizzando un linguaggio che pensavo relegato ai tempi bui della nostra storia,
mi pone degli interrogativi invitandomi a fornire delle prove. Se egli avesse letto con più attenzione
la mia ricerca, si sarebbe accorto che l'intento del mio lavoro non era quello di fornire delle prove,
ma semplicemente di mettere a disposizione degli storici la documentazione in mio possesso.
Inoltre non ho mai detto né scritto che l'inno al Trentino sia la scopiazzatura e falsificazione di un
precedente inno al Tirolo scovato su un quaderno del «profugo» Livio Rosa. Piuttosto mi sono
limitato a confrontare le due versioni, precisando che in epoca nazionalista era abbastanza frequente
sottoporre i testi originari a manipolazioni. Non ho mai detto né scritto che don Livio Rosa sia
l'autore dell'inno al Tirolo (Trentino), ma ho sempre ribadito che questo testo si trovava
semplicemente in una antologia in cui egli aveva raccolto musiche e testi dell'epoca. L'età di don
Livio, che comunque nel 1915 aveva già conosciuto l'orrore della guerra in Galizia, non conta
proprio nulla. Ad ogni buon conto insistere sul fatto che questa curiosa versione dell'inno al Tirolo
sia solo una parodia dell'inno al Trentino, senza cercare ulteriori approfondimenti, mi pare quanto
meno azzardato. Sorprende pertanto la veemenza con cui certi storici hanno voluto liquidare il mio
lavoro. Non c'è da meravigliarsi allora se, sopperendo alle trascuratezze di questi storici, con la mia
ricerca ho cercato di riempire un vuoto e indagare quel periodo storico, ovvero quella parabola
discendente, che va dalla prima guerra mondiale al fascismo e segnata duramente da un certo
irredentismo che poi confluì nel nazionalismo e nel prefascismo. Sorprende pertanto l'atteggiamento
di questi storici, quasi irridente nei confronti dell'antologia scritta da un sacerdote di grandissima
cultura che conobbe sulla propria pelle le persecuzioni fasciste. Peccato che il loro giudizio non sia
ugualmente severo nei confronti di tanti altri diari presenti e diffusi in qualsiasi altra biblioteca e
giustamente finanziati dall'ente pubblico. Mi preme concludere con una osservazione. Il dottor
Saltori afferma che nella sua attività di ricerca storica ha sempre cercato di attenersi al più
scrupoloso metodo di analisi filologica delle fonti e interpretazioni delle stesse. Mi consta tuttavia
che egli non abbia mai consultato l'antologia di don Livio Rosa, custodita presso la casa natale di
Legòs di Ledro, né abbia mai parlato con i parenti di questo «profugo». Se un giorno decidesse di
farlo, forse potrebbe dissipare ogni dubbio sull'origine dell'inno al Trentino (Tirolo) e portare
finalmente delle prove concrete, senza doversi affidare alle polverose copie del «Popolo». Osvaldo
Tonina
Newsletter Ufficio Stampa Provincia 15 ottobre
TIROLO, TRENTINO E SUDTIROLO: LE TRE GIUNTE OGGI RIUNITE AD INNSBRUCK
INNSBRUCK - Sono in corso ad Innsbruck i lavori delle tre giunte (Provincia autonoma di Trento,
Provincia autonoma di Bolzano e Land Tirol), oggi riunite nel capoluogo tirolese per mettere a
punto un documento programmatico che renderà operativi progetti di collaborazione transfrontaliera
su aree di interesse comune.
Nel suo intervento introduttivo il presidente trentino Lorenzo Dellai ha sottolineato la particolare
importanza dell'appuntamento: "Non è un incontro come quelli che abbiamo avuto in passato e mi
riferisco al valore politico istituzionale dell'idea di Euroregione della quale parliamo da tempo".
Dellai ha parlato di necessità di riscoprire le radici, atteggiamento comprensibile in tempi in cui la
globalizzazione spinge verso l'omologazione, alla quale si accompagna la necessità di guardare
avanti, per un futuro che richiede oggi di investire sui nostri giovani. (g.p.)
L'intervento del presidente alla seduta comune delle giunte di Trento, Bolzano e del Land Tirol
DELLAI: "IL SIGNIFICATO PARTICOLARE DELL'INCONTRO AD INNSBRUCK"
INNSBRUCK - Sono tre, secondo il presidente trentino Lorenzo Dellai, i punti qualificanti della
seduta comune tra le giunte delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Land Tirolo, in
corso ad Innsbruck. Ovvero: un forte profilo politico istituzionale, una valenza culturale che
rafforza i principi della convivenza e del rispetto reciproco e la messa a punto degli strumenti
attraverso i quali realizzare le sinergie concordate.
“Credo – ha commentato Dellai - che nemmeno all’opinione pubblica sfugga il significato
particolare che assume l’incontro di oggi. Nel documento, che è frutto delle discussioni fatte negli
ultime mesi, abbiamo messo a fuoco un’idea più esigente di collaborazione transfrontaliera che ha
un forte profilo istituzionale. È un progetto che affonda le proprie radici nella storia comune, nei
molti secoli che hanno visto i nostri destini, pur nella loro diversità, intrecciarsi ripetutamente, in un
bagaglio comune che negli ultimi tempi è riemerso, forse proprio come reazione ad una
globalizzazione che rischia di omologare ogni territorio. Ma non si può guardare al futuro solo
rivolgendo la testa all’indietro. Ecco perché è necessario guardare al futuro, ad ampi scenari,
all’Europa, ai giovani, alla sensibilità nuova ed alla necessità di accrescere la nostra capacità
competitiva”.
"Per raggiungere questi obiettivi è possibile oggi utilizzare una serie di strumenti - ha aggiunto
Dellai dopo aver ricordato che la questione specifica sarà discussa con i rispettivi consigli entro la
fine del mese – “ma non possiamo rinunciare a perseguire idee più ambiziose che passano
attraverso l’attuazione dell’Accordo di Madrid”. Di qui l’auspicio che il Parlamento italiano
proceda a ratificare l’accordo a suo tempo raggiunto.
“Accanto a quella politico istituzionale – ha quindi ripreso il presidente della Provincia autonoma di
Trento – penso vada messa in evidenza anche la valenza culturale perché la nostra idea di
“euroregione” si basa sui principi del pluralismo, del rispetto reciproco, della pacificazione e della
costruzione di rapporti amichevoli, tutto il contrario quindi della deriva verso i nuovi
micronazionalismi cui abbiamo di recente assistito, ma che sono espressi da una esigua minoranza
delle nostra popolazione. Ci ispiriamo a quell’idea che sta nel bellissimo documento dei vescovi
delle nostre diocesi che ci esorta a lavorare in uno spirito di apertura, non di chiusura”.
Quanto al terzo ‘valore aggiunto’, Lorenzo Dellai lo ha indicato facendo riferimento al tempo delle
sinergie (i tre territori assieme coprono un’area territoriale modesta, se riferita a scenari europei,
un’area abitata da circa un milione e mezzo di persone) necessarie per ottimizzare le risorse ed
essere competitivi e perché comunque “nessun territorio da solo può tirar fuori tutti i talenti di cui
dispone ed è giusto lavorare insieme sui temi del sociale, della scuola, della ricerca, dell’economia,
dell’energia. L’idea di creare un ufficio comune è senz’altro buona per dare subito il via libera ai
progetti di cui stamane stiamo discutendo”. (gp)
Firmata dai presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano e del Tirolo
SEDUTA DELLE GIUNTE AD INNSBRUCK, DICHIARAZIONE CONGIUNTA
In occasione della seduta di lavoro delle Giunte delle Province autonome di Trento e Bolzano e del
Tirolo - oggi, ad Innsbruck - è stata siglata una dichiarazione congiunta. Porta la frma di Luis
Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano; Günther Platter, presidente del Land
Tirolo e di Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento. Di seguito, il testo
integrale.
PREMESSA
I membri dell’Euregio Tirolo - Alto Adige - Trentino sono caratterizzati dalla comune appartenenza
al territorio del Tirolo Storico e dalle comuni tradizioni sociali e culturali nonché da analoghi
sistemi di autogoverno, tra cui l’amministrazione del patrimonio comune traggono origine da una
antica e comune storia condivisa.
Le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo intendono promuovere e sviluppare
azioni comuni per rafforzare l’armonizzazione dell’Euroregione.
L’opportunità per i tre Enti di realizzare misure e interventi congiunti nei diversi ambiti di
competenza può permettere il consolidamento delle tradizionali aspirazioni autonomistiche dei
propri territori in un quadro regionale più ampio, maggiormente rappresentativo, che consente una
maggiore promozione degli interessi e delle ragioni delle rispettive popolazioni nei confronti degli
Stati nazionali e dell’Unione europea.
La coesione dei territori è infatti elemento essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di
solidarietà sociale e di crescita economica per le popolazioni nonché per la realizzazione di una
politica coordinata volta a favorire uno sviluppo sostenibile ed il potenziamento di aree di
eccellenza attraverso il coinvolgimento, accanto alle autorità regionali e locali, dei diversi soggetti
sociali ed economici presenti sul territorio.
Il perseguimento di politiche condivise costituisce il presupposto strategico per riempire di
“significato” l’Euroregione, affinché non sia un concetto astratto che non viene percepito dalle
popolazioni, ma possa costituire un valore aggiunto alle potenzialità di crescita delle provincie.
A tal fine è determinante sviluppare insieme una comune progettualità da applicare in settori
particolarmente significativi per accrescere una diffusa conoscenza dell’appartenenza dei territori
all’Euroregione e per favorire nuove opportunità per le comunità residenti.
Il "Manifesto delle Alpi", concordato dai tre Presidenti in occasione dell’incontro congiunto svoltosi
il 26 gennaio 2001 a San Michele all'Adige, che ha già individuato gli obiettivi da perseguire nei
settori di maggiore rilevanza, richiede oggi di essere concretamente attuato anche attraverso
specifiche azioni e modalità coordinate di scambio e monitoraggio permanente, tenuto conto del
nuovo quadro istituzionale che si è venuto a comporre proprio nell’ordinamento europeo e
nazionale.
Già la Convenzione quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività o autorità
territoriali, meglio conosciuta come Convenzione di Madrid, rappresentò un primo passo verso la
cooperazione transfrontaliera di diritto pubblico degli enti territoriali. In particolare, in attuazione di
quanto dalla stessa previsto, il 27 gennaio 1993 è stato siglato a Vienna l’Accordo quadro tra la
Repubblica italiana e la Repubblica d’Austria sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività
territoriali che disciplina la conformità delle attività di cooperazione con l’ordinamento
costituzionale dei due Stati.
Le potenzialità offerte dalla Convenzione di Madrid non hanno tuttavia potuto trovare finora la
propria piena realizzazione in quanto non sono ancora stati ratificati dallo Stato italiano i protocolli
aggiuntivi addizionali del 1995 e del 1998 che avrebbero tra l’altro consentito di riconoscere ai tre
territori la possibilità di sottoscrivere accordi di cooperazione transfrontaliera, anche prevenendo la
creazione di specifiche strutture con personalità giuridica.
In tale contesto l’evoluzione dell’ordinamento comunitario, conseguente al Trattato di Lisbona del
13 dicembre 2007, ha tuttavia riconosciuto la necessità di attribuire una particolare attenzione alle
regioni transfrontaliere, prevedendo tra i propri obiettivi la coesione territoriale, ponendo le basi per
la definizione di nuovi strumenti giuridici in grado di valorizzare la collaborazione transfrontaliera e
consentire lo sviluppo di un progetto di coesione territoriale e di cooperazione permanente a livello
di Euroregione.
In questo senso, con regolamento CE n. 1082 del 2006, è stata introdotta la possibilità di costituire
gruppi europei di cooperazione transfrontaliera (GECT), quali strutture dotati di personalità
giuridica. Tali strutture potrebbero diventare uno strumento operativo significativo per supportare e
concretizzare il processo di coesione già avviato tra le Province autonome di Trento e di Bolzano e
il Land Tirolo nell’Euroregione.
È opportuno scegliere le modalità operative più idonee per consentire l’avvio di forme di
cooperazione permanente, anche in modo tale da definire le priorità delle azioni congiunte in alcuni
settori di intervento e raggiungere una costante valutazione dello stato di attuazione delle iniziative
intraprese.
A tal fine dovranno essere definiti strumenti organizzativi e operativi condivisi, idonei per la
realizzazione delle attività previste per il perseguimento degli obiettivi dell’Euroregione.
In questo quadro dovrà rafforzarsi la cooperazione nell’ambito dell’Euroregione e favorire lo
sviluppo di una effettiva rete tra le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo.
Ulteriormente dovranno essere perseguite attività comuni per promuovere in sede europea e
nazionale le priorità individuate nell’ambito dell’Euroregione, in particolare per il loro inserimento
nei documenti programmatici politici ed operativi di cooperazione europea, nonché per la
progettazione e la presentazione congiunta di interventi oggetto di possibile co-finanziamento in
ambito europeo.
Al contempo le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo potrebbero definire
proprie procedure per rappresentare una posizione unitaria nell’ambito dei diversi organismi
transfrontalieri, quali l’Arge Alp e la Convenzione delle Alpi, per poter promuovere con maggior
forza i propri progetti e rendere visibile e percepibile l’Euroregione nei confronti delle Regioni e
degli Stati europei.
I. FORMAZIONE
La formazione è un processo di sviluppo che accompagna ogni persona per tutto l’arco della vita e
che le consente di ampliare le proprie capacità intellettuali, culturali e pratiche e di consolidare le
proprie competenze personali e sociali. La formazione è un elemento indispensabile per lo sviluppo
sociale, e, soprattutto in questo ambito, è di fondamentale importanza per fissare valori comuni in
grado di favorire la coesione sociale. Gli interventi che interessano il settore della formazione
rappresentano la base per realizzare solide relazioni all’interno dell’Euroregione Tirolo-Alto AdigeTrentino. Per questa ragione sarà garantito maggiore sostegno alla collaborazione già in atto in
ambito formativo e saranno promossi lo scambio e il dialogo fra scuole, comprese le scuole
bilingui, le scuole ladine, le scuole per la formazione professionale agricola, forestale e di economia
domestica, le scuole alberghiere, le autorità scolastiche, istituzioni preposte alla formazione e
all’aggiornamento del personale docente, studentesse e studenti, pedagogiste e pedagogisti. Allo
scopo saranno attuate le seguenti tre iniziative:
1. Sostegno alla collaborazione in ambito scolastico
Le Regioni dell’Euregio definiscono attraverso le rispettive autorità e istituzioni scolastiche un
progetto sovraregionale di cooperazione politica in campo formativo, incentrato sull’elaborazione di
comuni proposte di formazione-aggiornamento destinate al personale docente. Allo scopo è prevista
l’istituzione di una commissione composta da rappresentanti delle suddette istituzioni formative.
2. Promozione di contatti transfrontalieri fra studenti/studentesse dell’Euregio
Il contatto transfrontaliero fra studenti/studentesse va promosso attraverso l’istituzione di
partenariati fra scuole dell’Euregio. I partenariati scolastici costituiscono la base per una migliore
conoscenza e comprensione reciproca e contribuiscono inoltre al miglioramento della qualità
scolastica. Il principio che regola i partenariati scolastici è la garanzia per le singole classi di
frequentare con regolarità la scuola partner. Scopo dell’iniziativa – oltre all’apprendimento e
all’approfondimento delle lingue italiana e tedesca – è la conoscenza diretta della cultura, degli
aspetti caratteristici dell’area alpina e della vita quotidiana nell’Euregio. La collaborazione esistente
con le scuole ladine della Val di Fassa (TN) in futuro sarà ampliata a tutte le scuole delle valli
ladine, Le iniziative per conoscere meglio il gruppo linguistico ladino in futuro dovranno essere
ampliate anche alle scolaresche del Trentino e del Tirolo.
3. Potenziamento dell’insegnamento linguistico
La padronanza delle lingue italiana e tedesca è un presupposto fondamentale a garanzia di una
collaborazione di successo e di solide relazioni all’interno dell’Euregio. L’obiettivo è raggiungibile
sostenendo efficacemente l’insegnamento delle lingue italiana e tedesca nelle scuole
dell’Euroregione.
In questo senso, nelle strutture frequentate regolarmente da utenti provenienti da tutta l'Euregione
(ad esempio musei, ospedali, ecc), si vogliono fornire le informazioni sia in lingua italiana che in
lingua tedesca.
In questo senso, le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino deliberano i punti sopra
riportati.
II. CULTURA
Il crescente significato che le Regioni rivestono all’interno dell’Unione Europea impone un
consolidamento nelle relazioni fra le Regioni dell’Euregio: Tirolo, Alto Adige e Trentino. Gli aspetti
culturali giocano un ruolo fondamentale in un’ottica di collaborazione transfrontaliera. È essenziale
maturare la coscienza delle comuni radici culturali, ma anche la comprensione per le diversità. Per
questa ragione sarà dato ulteriore impulso alla cooperazione già esistente in ambito culturale e
artistico, anche sostenendo il dialogo con e fra artisti. Allo scopo saranno attuate le tre seguenti
iniziative.
1. Mostra interregionale dell’Euregio
Le comuni mostre interregionali si sono rivelate ottime piattaforme a sostegno della cooperazione
fra i musei delle tre Regioni su tematiche specifiche e progetti comuni. Con la mostra interregionale
Labirinto::Libertà del 2009 si conclude anche l’accordo fondato sul principio dell’alternanza
nell’organizzazione dell’evento e della reciproca partecipazione finanziaria. Il Tirolo, l’Alto Adige e
il Trentino condividono la volontà di mantenere la tradizione delle comuni mostre interregionali
dedicate a un tema di attualità, pur prevedendo il rinnovo dell’accordo in forma leggermente
modificata. Allo scopo è insediato un gruppo di lavoro con l’incarico di elaborare un nuovo
progetto per una comune mostra interregionale. Saranno maggiormente utilizzate le moderne
tecnologie di comunicazione e interazione, e si cercherà di raggiungere i giovani mediante una
buona elaborazione.
2. Promozione delle cooperazioni museali e del calendario culturale digitale dell’Euregio
Si auspica, inoltre, una maggiore collaborazione fra i musei del Tirolo, dell’Alto Adige e del
Trentino. La realizzazione di progetti comuni ha lo scopo di arricchire la vita culturale delle tre
Regioni e vuole rappresentare un elemento di stimolo per la popolazione, finalizzato a far conoscere
le Regioni e le relative istituzioni e iniziative culturali. L’intento è quello di migliorare la
conoscenza delle peculiarità aspetti culturali e di creare la consapevolezza di possedere un ricco
patrimonio culturale, anche attraverso la conoscenza dei numerosi eventi culturali proposti
dall’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino.
È in programma anche la realizzazione di un comune calendario digitale bilingue, destinato a
raccogliere tutti gli eventi culturali in programma nell’Euregio, allo scopo di garantire al pubblico
interessato e alla popolazione delle Regioni alpine, attraverso Internet, informazioni aggiornate e
capillari.
3. Istituzione di un premio alla cultura transfrontaliero
Il premio, assegnato alternativamente dalle tre Regioni, è destinato a sostenere giovani artisti e
artiste dell’Euregio Tirolo - Alto Adige – Trentino; il premio vuole rappresentare, inoltre, un
omaggio all’arte figurativa contemporanea.
I punti sopra indicati sono deliberati dagli organi di governo del Tirolo, dell’Alto Adige e del
Trentino.
III. ENERGIA
L’obiettivo fondamentale della politica energetica è volto a garantire un approvvigionamento
energetico sicuro, conveniente e sostenibile. A tale fine deve essere garantita la disponibilità di
diverse fonti energetiche nonché dell’infrastruttura necessaria per il trasporto (su lunghe distanze) e
la distribuzione, in particolare per la corrente e il gas, che richiedono apposite condotte.
L’approvvigionamento energetico completo ed efficiente costituisce una base fondamentale del
nostro standard economico e di vita. Il fatto che il crescente consumo energetico abbia anche i suoi
limiti è stato notato da molte persone solo in seguito a blackout, difficoltà d’importazioni e
atteggiamenti politici minacciosi.
In particolare per la corrente e il metano, che richiedono apposite condotte, la crescente creazione di
reti a livello europeo permette di aumentare la disponibilità grazie ad un sostegno vicendevole dei
sistemi e crea inoltre la possibilità di sfruttare in maniera ottimale l’energia idrica quale risorsa
locale. Una cooperazione rafforzata dei tre rifornitori di energia regionali TIWAG, SEL AG e
Dolomiti Energia spa contribuisce in maniera incisiva al raggiungimento di questo scopo.
Fino agli anni 60 dello scorso secolo, il Tirolo e l’Alto Adige erano collegati da una condotta di
transito che attraversava il Brennero. Nel contesto degli attentati che hanno avuto luogo in quegli
anni in Alto Adige, la Repubblica Italiana troncò questo collegamento. In seguito, le condotte a sud
e a nord del Brennero furono utilizzate solo per l’approvvigionamento locale, mentre da allora non
esiste più un collegamento elettrico transfrontaliero tra il Tirolo e l’Alto Adige. La riattivazione
dell’infrastruttura prevalentemente ancora esistente sarebbe molto semplice da realizzare dal punto
di vista tecnico, offrendo grandi vantaggi economici.
Con le nuove tecnologie ambientali si apre l’accesso a nuovi e interessanti mercati emergenti,
promuovendo al contempo la competitività dell’economia locale.
La mobilità elettrica è considerata attualmente come uno dei progetti automobilistici più promettenti
del futuro. Dagli sforzi intrapresi a livello internazionale, per i prossimi anni si prospetta una forte
crescita. La corrente è considerata il carburante del futuro, pertanto il presidio del settore
“elettromobilità” costituisce una grande opportunità per le imprese di approvvigionamento
energetico in termini di crescita, valorizzazione d’immagine e fidelizzazione dei propri
clienti/utenti.
Le giunte del Tirolo e dell’Alto Adige e del Trentino decidono pertanto, basandosi sulla comune
affermazione di una maggiore collaborazione nel settore energetico:
* la rapida integrazione delle reti elettriche e dei metanodotti a nord e a sud del Brennero;
ripristinando coerentemente i collegamenti elettrici attraverso il Brennero;
* promuovere il progetto del metanodotto del Brennero “Interconnecttirol” creando i presupposti
strutturali per un ottimale collegamento con la rete di metanodotti posta a sud del Brennero;
* di elaborare un progetto integrato sull”’elettromobilità”, con l’obiettivo di un’attuazione
concertata, anche in collaborazione con i soggetti erogatori di energia presenti sui rispettivi territori.
IV. TRAFFICO
1. Green Corridor del Brennero
L’Euregio e il corridoio del Brennero si trovano nelle Alpi, in una regione molto sensibile sotto il
profilo ecologico. Si tratta di un territorio minacciato dal crescente sfruttamento antropologico. Al
fine di proteggere la natura e l’uomo da eventuali danni irreparabili, gli interessi economici
dovranno tenere conto delle esigenze ecologiche. Oltre alle sfide che nascono dall’ecologia,
l’obiettivo delle giunte dell’Euregio è volto a un orientamento sostenibile a favore degli spazi di
vita ed economici lungo le regioni, i comprensori e i comuni del corridoio del Brennero. Pertanto, i
rappresentanti delle giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino dichiarano di voler
promuovere lo sviluppo di una localizzazione economica autonoma sotto il profilo energetico, con
emissioni ridotte e sostenibili, a favore delle generazioni future.
Tale dichiarazione comprende in particolare le seguenti misure concernenti le politiche dei trasporti,
ambientali ed energetiche:
* concertazione di misure di gestione del traffico, quali ad esempio limitazioni temporali per mezzi
pesanti (divieto di transito notturno)
* monitoraggio ambientale e sanitario transfrontaliero quale base per la concertazione delle misure
di gestione del traffico
* aumento della quota di mezzi pesanti ad emissioni ridotte
* potenziamento del trasporto combinato non accompagnato e dell’infrastruttura ivi necessaria
* promozione di trasporti affini alla rotaia, progressivo divieto di trasportare su strada su lunga
distanza merci che si prestano al trasporto su rotaia
* sostegno del progetto “Alpentransit-Börse”
* armonizzazione delle tariffe di utilizzo delle strade ad un livello alto
* lungo il corridoio del Brennero dovrebbe essere promossa la disponibilità di energie motrici
alternative (carburanti biologici, stazioni di rifornimento di corrente, idrogeno, metano, ecc.), prima
autostrada all’idrogeno lungo il corridoio del Brennero
* Promozione di modalità costruttive sostenibili, a basso consumo di risorse, ad emissioni ridotte e
a basso consumo energetico (esempio casa clima)
* Maggiore promozione, a lungo termine, di fonti di energia alternative quali il fotovoltaico, il
solare termico e la geotermia
* Sviluppo di un progetto comune per l’utilizzo dell’energia eolica al Brennero
* Consolidamento della collaborazione nel settore dell’energia elettrica tra il Tirolo e l’Alto Adige,
in modo da sfruttare le potenziali sinergie e migliorare la sicurezza di approvvigionamento
* Consolidamento della cooperazione tecnologica nel settore delle energie rinnovabili e
dell’efficienza energetica (idroelettrico, biomassa, biogas, energia eolica alpina, energia solare,
pompe di calore, casa passiva, ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, energy contracting,
creazioni di reti per il transfer tecnologico, ecc.)
2. Collaborazione transfrontaliera nel settore della sicurezza stradale
Gli incidenti stradali costituiscono una grande perdita sociale ed economica. Negli ultimi 25 anni, in
numerosi paesi sono stati sviluppati progetti molto validi per migliorare la sicurezza stradale.
La sicurezza stradale costituisce un processo di gestione molto complesso, che richiede una
progettazione, attuazione e valutazione effettuata secondo criteri di economia di mercato.
Programmi di successo sono caratterizzati da una durata pluriennale e da una metodologia ben
definita, da un catalogo di misure dettagliato e accompagnato da un piano di valutazione.
Durante tutta la durata del programma, è necessaria una capillare attività di pubbliche relazioni per
garantire la concertazione tra la popolazione, i livelli decisionali e pratici.
I membri dell’Euregio hanno già stati avviato programmi di sicurezza stradale nelle rispettive
province, il prossimo passo da compiere sarà costituito dalla collaborazione transfrontaliera in
questo settore, vista la viabilità transfrontaliera.
A tal fine andranno attuate in particolare le seguenti misure:
* campagne d’informazione comuni, transfrontaliere, plurilingui, lungo le maggiori direttrici di
traffico
* potenziamento delle misure di sicurezza per motociclisti lungo le strade più frequentate
* campagne di sensibilizzazione transfrontaliere sui pericoli del traffico stradale rivolte a bambini e
adolescenti
* controlli a campione transfrontalieri concertati e coordinati durante i periodi delle vacanze
* stretta collaborazione nonché sostegno vicendevole delle autorità preposte/polizia stradale in varie
occasioni, ad esempio dopo incidenti, in seguito a calamità naturali o per vari divieti di transito
straordinari che incidono sulla viabilità dei rispettivi stati confinanti.
V. AMBIENTE
L’Euregio Tirolo, Alto Adige e Trentino è caratterizzata da un comune spazio di vita e naturale, ed è
nell’interesse comune tutelare e proteggere tale spazio nei settori più diversi. A tale fine, le tre
giunte decidono di intensificare la collaborazione nei seguenti settori:
1. Vertice comune sul clima
Il progetto è volto all’organizzazione ed alla realizzazione di conferenze comuni sul clima, per
intensificare lo scambio di informazioni a livello di protezione del clima e delle misure di
prevenzione, armonizzare le misure da adottare e migliorare la collaborazione.
Dovranno essere presentate sia la situazione attuale della ricerca sul clima e gli scenari aggiornati
relativi all’evoluzione climatica nelle regioni interessate, come anche le buone pratiche e le buone
strategie nella prevenzione e le misure di adattamento adottate nelle rispettive regioni. Gli elementi
chiave con i conseguenti impatti relativi al cambiamento climatico in atto sono il settore
dell’energia, le risorse idriche, i trasporti, l’urbanistica e la mappatura delle zone di pericolo,
agricoltura e foreste, edilizia e sanità, biodiversità, formazione e cultura.
In occasione di ogni conferenza si potranno affrontare più temi, oppure dedicare una conferenza ad
un tema centrale. Le conferenze si terranno ad intervalli di due anni rispettivamente in una delle
regioni interessate; le lingue di lavoro saranno italiano e tedesco.
Gli enti provinciali preposti e le rispettive strutture di ricerca del Tirolo, dell’Alto Adige e del
Trentino redigono un report comune sui progressi compiuti nella tutela del clima, che sarà
presentato in occasione delle conferenze. Nel report saranno valutate le misure adottate negli
intervalli tra le conferenze.
Per preparare la prima conferenza dovrà essere redatto un programma comune delle misure di
prevenzione e di adattamento da attuare nelle province. Tale pacchetto di misure dovrà essere
aggiornato ogni due anni in seguito al vertice sul clima.
Inoltre, in occasione della conferenza sul clima sarà assegnato un “climate award” per l’iniziativa
migliore e per il comune più attento al clima.
2. Gestione congiunta delle tematiche legate alla presenza dell’orso bruno
A seguito del progetto di reintroduzione dell’orso bruno attuato in provincia di Trento, la presenza
del plantigrado è andata ad interessare ripetutamente, a partire dall’anno 2005, anche il territorio
della provincia di Bolzano e del Land Tirol. E prevedibile che la presenza del plantigrado e la
particolare attenzione pubblica ossia potenziali conflitti possano verificarsi con maggiore frequenza
in futuro.
Pertanto, dovrà essere garantita una gestione coordinata dei conflitti legati ai predatori, in
particolare dell’orso bruno. Negli ultimi anni, la collaborazione tra le autorità venatorie del Tirolo,
dell’Alto Adige e del Trentino è stata notevolmente intensificata; appare pertanto indicato
formalizzare la collaborazione mediante un accordo specifico.
Il Tirolo, l’Alto Adige ed il Trentino convengono di istaurare una collaborazione rivolta ad una
gestione condivisa e coordinata delle tematiche relative alla presenza dell’orso bruno. Vengono
individuate le seguenti autorità, all’interno delle relative Amministrazioni, quali referenti in materia
di orso:
* per la Provincia autonoma di Bolzano: l’Ufficio caccia e pesca
* per la Provincia autonoma di Trento: il servizio Foreste e Fauna – Ufficio Faunistico
* per il Land Tirolo: Abteilung Landwirtschaftliches Schulwesen, Jagd und Fischerei
La presente convenzione impegna le sopraccitate autorità di riferimento in materia di gestione
dell’orso a garantire:
* la tempestiva comunicazione di spostamenti di orsi in direzione dei rispettivi confini;
* la consegna dei campioni organici rinvenuti ad un comune laboratorio di genetica, individuato
presso il laboratorio di genetica dell’ISPRA di Bologna, al fine di poter fruire di un’unica banca
dati;
* la collaborazione, nei limiti delle rispettive capacità organizzative, a prestare reciproca consulenza
e/o assistenza per la gestione di orsi problematici e la formazione di squadre d’intervento per
situazioni di emergenza;
* lo scambio di materiale in materia di monitoraggio, prevenzione ed indennizzo dei danni e della
comunicazione al pubblico;
* incontri, a cadenza almeno annuale, allo scopo di reciproco aggiornamento;
* un raccordo con gli stati, i Länder e le regioni confinanti.
3. Catasto degli eventi geologici
Da sempre, l’arco alpino è interessato da costanti movimenti geologici, che si presentano ai suoi
abitanti sotto forma di fenomeni di franamenti, crolli e assestamenti del terreno. Gli eventi salienti
si possono ricostruire ancora dopo molto tempo, in particolare perché rimangono impressi nella
memoria degli interessati e trovano riscontro anche nelle cronache. La posizione geografica degli
eventi, l’andamento temporale e la frequenza con la quale si ripetono permettono di individuare il
potenziale di rischio di determinate aree. Inoltre, consentono di rendere visibile anche una maggiore
crescita del numero di eventi registrati negli ultimi anni, evidenziando il collegamento a fenomeni
quali il cambiamento climatico (scioglimento del permafrost) e l’ampliamento delle aree
insediative.
Considerata la complessità della struttura geologica dell’arco alpino, un rilevamento capillare del
potenziale di rischio non è fattibile; tuttavia, la mappatura degli eventi noti permette di delimitare i
luoghi di pericolo e di fornire indicazioni motivate che possono incidere nella previsione di aree
insediative, turistiche e sulla costruzione delle infrastrutture dei trasporti.
Le due provincie ed il Land Tirolo presentano delle situazioni di rischio analoghe, permettendo di
concentrare in maniera efficiente ed economica i lavori per il rilevamento ed la conseguente
realizzazione del “Catasto degli eventi geologici”. In questo senso appare ragionevole approfondire
la collaborazione.
VI. SANITÀ
La promozione della salute e la prevenzione sono determinanti per evitare il rischio di malattie. Il
considerevole miglioramento delle condizioni materiali di vita ed il progresso della medicina hanno
contribuito ad aumentare notevolmente la vita media della popolazione.
Considerato l’aumento della vita media, l’obiettivo dovrà essere quello di garantire che la
popolazione possa godere di buona salute più a lungo possibile. Al fine di garantire anche in futuro
libero e pari accesso al progresso medico a tutte le fasce della popolazione, si rende necessario il
miglioramento dell’efficienza accompagnata da una riduzione dei costi nel settore sanitario.
Pertanto, l’Euregio dichiara di voler adottare le seguenti misure in ambito sanitario e di
prevenzione:
* Prevenzione in ambito sanitario: partendo dal rilevamento della situazione esistente, andranno
concordate campagne di prevenzione da realizzare in modo transfrontaliero
* Formazione in ambito sanitario: misure congiunte nella formazione specialistica e adozione di
misure comuni per prevenire una futura carenza di medici
* Qualità in ambito sanitario: il progetto del Tirolo per rilevare ed evitare errori dei medici il sarà
ampliato all’Alto Adige ed al Trentino
* Misure strutturali in ambito sanitario: si dovrà valutare il potenziale di sinergie negli istituti
sanitari e ospedalieri, ad esempio mediante forniture comuni
* Ricerca in ambito sanitario: la collaborazione nel settore della ricerca medica e delle scienze
infermieristiche dovrà essere maggiormente promossa.
VII. RICERCA ED INNOVAZIONE
Ricerca e innovazione sono ambiti decisivi; solo il loro consolidamento permette di garantire lo
sviluppo di una regione e la sua capacità di affrontare il futuro in maniera sostenibile. In particolare,
per la ricerca si evidenzia il nesso fondamentale tra passato e futuro. In questo senso, le tre giunte
decidono di promuovere la collaborazione nei tre settori sotto elencati:
1. Alleanza per la ricerca “Euregio”
La “Research Alliance Euregio” persegue l’obiettivo di rafforzare gli ambiti di scienza, ricerca e
innovazione nelle tre regioni confinanti, Tirolo, Alto Adige e Trentino mediante iniziative comuni e
di sviluppare ed ottimizzare il legame tra i sistemi scientifici, di ricerca ed innovazione interni alle
tre aree, alle loro corporazioni e istituzioni.
Da quanto emerso dal lavoro preliminare, realizzato su livello tecnico, per la concreta realizzazione
di questa alleanza per la ricerca, le tre giunte provinciali intendono prendere una decisione di base
per la collaborazione nell’ambito di una tale intesa.
Il piano elaborato prevede concrete proposte per la realizzazione di un tale progetto di
cooperazione:
* Formazione universitaria: Per una rafforzata collaborazione tra le università si prevede
l’istituzione, a tempo determinato, di una cattedra per l’economia regionale. Dovrà essere
multilingue e itinerante e, presso le relative università, dovranno essere inclusi nell’offerta
formativa corsi inerenti le economie regionali. Inoltre, si prevede di intensificare lo scambio di
ricercatori, studenti e docenti.
* Ricerca: Dovrà essere istituito un fondo di ricerca per il finanziamento di progetti comuni
riguardanti temi di interesse condiviso, che sarà utilizzato mediante procedimento di selezione
pubblico. Attualmente esistono proposte per progetti comuni nell’ambito dell’utilizzo delle riserve
idriche, della ricerca sul genoma applicato all’agricoltura e della ricerca biomedica.
* Innovazione e tecnologia: La collaborazione tra i tre centri di sviluppo dovrà essere rafforzata per
potenziare e qualificare le prestazione di servizi offerti a imprese/aziende sulla base di progetti
concordati. La collaborazione in ambito tecnologico dovrà essere intensificata, sia sotto il profilo
della formazione, sia sotto il profilo della ricerca applicata e dello sviluppo. A tale proposito,
l’intensificazione della collaborazione tra le università e le imprese economiche ed industriali
riveste un’importanza centrale. Per lo sviluppo sostenibile dell’Euregio, la creazione di nuovi posti
di lavoro, in particolare nel settore tecnologico costituisce un obiettivo prioritario e strategico.
2. Sostegno per la ricerca storica regionale
Nell’“Istituto per la storia regionale”, che sarà avviato alla fine dell’anno della commemorazione
nell’Alto Adige (in Tirolo e nel Trentino esistono già progetti paragonabili), dovrebbero essere
previsti anche esperti del Tirolo e del Trentino per rendere possibile una collaborazione ingegnosa
che potrà organizzare insieme anche nel futuro dei progetti di ricerca scientifica.
Il progetto di un libro di storia unico è nato dall’impegno profuso per un’ottica condivisa della
storia provinciale per tutti i gruppi linguistici. Sarebbe auspicabile che quest’iniziative venisse
estesa anche a tutte le altri componenti dell’Euregio al fine di raggiungere una migliore
comprensione della storia ai sensi di uno spirito europeo. In tal senso i progetti UE dovrebbero
essere programmati coinvolgendo tutte le componenti dell’Euregio. Progetti per agevolare una
miglior conoscenza del gruppo linguistico ladino, quali ad es. “Viac tla Ladinia” (Viaggio in terra
ladina), dovrebbero essere estesi anche a gruppi di studenti del Trentino e del Tirolo.
3. Innovazione ed edilizia sostenibile
L’estensione alla regione del Tirolo del Protocollo di intesa già sottoscritto tra l’Alto Adige ed il
Trentino per la creazione di un “metadistretto” dell’edilizia sostenibile, che prevede la creazione di
standard di classificazione energetica degli edifici e la creazione di banche dati sui trend di mercato
e sulle tecnologie e imprese operanti sul territorio, potrebbe contribuire a:
* diffondere la consapevolezza delle tecnologie e dei centri di competenza esistenti nelle tre regioni
mediante azioni di sensibilizzazione fra operatori del settore;
* creare un “cluster” o distretto fra imprese della filiera delle costruzioni sostenibili;
* attivare gli Enti di promozione (il TIS, Zukunftstiftung, Trentino Sviluppo) per la partecipazione
delle imprese ad iniziative comuni;
* attivare sinergie con istituti di certificazione (Casaklima, Consorzio trentino per l’edilizia
sostenibile, Assessorati all’ambiente) per migliorare la visibilità delle competenze acquisite nel
campo delle tecnologie ambientali.
Dovrà essere studiata la possibilità giuridica di attivare bandi su tematiche comuni, come ad
esempio la citata edilizia sostenibile, per progetti congiunti di R&S presentati da imprese residenti
nei territori delle due provincie e del Land Tirolo.
VIII. ECONOMIA
L’Euregio riveste un ruolo economico centrale nell’arco alpino ed assume un importante funzione
come ponte tra le regioni economicamente forti della Germania meridionale e dell’Italia
settentrionale. L’Euregio è caratterizzata da una struttura economica equilibrata nei settori della
produzione di beni materiali, del commercio e del turismo. Per garantire la forza economica
dell’Euregio, accoppiata ad un elevato tasso di occupazione, le condizioni quadro per le imprese
devono essere costantemente migliorate, mobilizzando al contempo il potenziale ancora inutilizzato
della collaborazione economica.
1. Promozione congiunta dell’Euregio
Una delle colonne portanti delle celebrazioni dell’anno commemorativo “1809-2009” e della
campagna “La storia incontra il futuro” era costituita dalla manifestazione “ Il Tirolo e l’Alto Adige
salutano Vienna” tenutasi dal 12 al 14 giugno 2009 presso la Rathausplatz di Vienna. La
presentazione congiunta dell’Euregio era incentrata sui settori dell’economia, del turismo, della
ricerca e della formazione. Durante le due giornate aperte al pubblico il 13 e 14 giugno, ben
80.0000 persone hanno visitato la manifestazione.
Sulla base del successo della manifestazione di Vienna si dovrebbe riflettere su eventuali
manifestazioni successive. Oltre al Tirolo e all’Alto Adige, anche il Trentino dovrebbe essere
coinvolto nella progettazione.
Quale obiettivo si propone una rappresentazione completa e interterritoriale dei tre partner di
progetto, basati sugli elementi centrali: valorizzazione dell’immagine,’informazione sull’Euregio
Tirolo, Alto-Adige-Trentino ed un collegamento concludente di elementi tradizionali e moderni.
In questo senso, le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino deliberano di conferire ai
rispettivi organi preposti l’incarico di elaborare una proposta per la promozione congiunta della
localizzazione Euregio.
2. Premiazione comune transfrontaliera delle imprese sostenibili
La crisi economica mondiale ed il cambiamento climatico globale mostrano chiaramente che uno
sviluppo duraturo è possibile solo nel rispetto dei principi della sostenibilità. La sostenibilità
richiede l’attuazione simultanea, paritetica e concertata di obiettivi economici, sociali ed ambientali,
e pertanto il rispetto della sostanza e la tutela delle capacità rigenerative delle risorse naturali.
Un approccio orientato alla sostenibilità offre all’economia l’opportunità di una garanzia duratura e
dello sviluppo delle competitività, ed è l’interfaccia per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione.
Le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino
* considerano la sostenibilità un presupposto essenziale per uno sviluppo duraturo, e intendono
promuovere azioni volte ad un maggiore rispetto del principio della sostenibilità;
* incaricano i rispettivi organi preposti di valutare dettagliatamente la possibilità di elaborare un
progetto che prevede la certificazione volontaria delle imprese che operano secondo i principi della
sostenibilità, adottando una metodologia e standard comuni.
IX. COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
L’iniziativa Global Marshall Plan, nata nel 2003, si prefigge l’obiettivo di creare un mondo in
equilibrio: gli interessi economici, sociali ed ambientali dovranno essere concertati e realizzati in
modo sostenibile. A tal fine ci si avvale di standard sociali ed ambientali vincolanti a livello globale,
di un’economia di mercato competitiva e in grado di offrire sicurezza sociale a tutti gli uomini,
della distribuzione equa delle risorse nonché della tutela dell’ambiente naturale anche per le
generazioni future.
L’Euregio Tirolo- Alto-Adige-Trentino ha deciso di impegnarsi nell’ambito di questa iniziativa
globale. Con l’istituzione di una regione partner comune sarà garantito che gli obiettivi comuni
potranno essere effettivamente realizzati in un ambito ben definito. Per tenere simbolicamente conto
del carattere transfrontaliero dell’Euregio, come regione partner è stato scelto un territorio
transfrontaliero tra Uganda e Tanzania ( distretti Masaka e Rakai in Uganda e la regione di Kagera
in Tanzania). In questo territorio, il Tirolo, l’Alto Adige ed il Trentino realizzeranno insieme
progetti concertati della collaborazione allo sviluppo.
Gli obiettivi fondamentali da perseguire nella regione partner sono:
* garantire la sicurezza alimentare nonostante gli impatti del cambiamento climatico
* garantire l’accesso all’acqua potabile pulita a distanze ragionevoli
* prevenzione sanitaria sufficiente ed accessibile per tutta la popolazione
* adozione di misure economiche atte ad aumentare i redditi estremamente bassi-con particolare
riguardo ai giovani - ed incentivare la piccola imprenditoria
* sensibilizzazione ed informazione di gruppi sociali svantaggiati.
Tali misure saranno accompagnate da iniziative mirate a sensibilizzare la popolazione nell’Euregio
per la collaborazione allo sviluppo.
Le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino dichiarano di aderire agli obiettivi del Global
Marshall Plan e deliberano di realizzare il progetto di collaborazione con una regione partner
transfrontaliera tra Uganda e Tanzania.
X. ECONOMIA DI MONTAGNA
Già da alcuni anni, i rappresentanti delle aree montane sono impegnati nella sensibilizzazione per i
problemi dell’economia di montagna a livello comunitario.
Nel corso di numerosi incontri dei rappresentanti dell’Alto Adige, del Trentino, del Tirolo, della
Baviera, e recentemente anche dell’Aosta, del Vorarlberg e del Friuli in occasione del Forum
sull’economia di montagna tenutosi a Bruxelles in data 31 marzo 2009 sono state elaborate delle
proposte per la promozione dell’economia di montagna dopo il 2013. La “risoluzione sull’economia
di montagna” è stata presentata al commissario europeo all’agricoltura Fischer Boel in occasione
della Conferenza internazionale sul futuro dell’economia di montagna tenutasi in data 9 e 10 giugno
2009 a Garmisch-Partenkirchen.
La risoluzione comprende una serie di proposte e di richieste, dalla prosecuzione della prima
colonna dopo il 2012 con il finanziamento di risorse comunitarie, alla preservazione dei pagamenti
per superfici con collegamenti agli standard minimi in termini di ambiente, sicurezza alimentare e
protezione degli animali, fino all’introduzione di un premio per l’allevamento dei ruminanti, con
particolare attenzione rivolta all’allevamento delle vacche da latte.
L’agricoltura di montagna, oltre alla produzione di alimenti di alta qualità, fornisce molteplici
servizi per la comunità. A causa dei limiti posti alla produzione dalle condizioni naturali nelle zone
montane e della distanza dai mercati queste ultime non sono in grado, attraverso i processi di
crescita aziendale e razionalizzazione, di fronteggiare la sempre maggiore concorrenza delle altre
zone. Per assicurare un futuro all’agricoltura di montagna è necessario riconoscere una
compensazione per le sue prestazioni a favore del bene comune che sia adeguatamente elevata e che
corrisponda alle molteplici funzioni svolte dall’agricoltura in tali aree. I firmatari della presente
risoluzione, attraverso le richieste concrete rivolte alla Unione Europea di seguito riportate,
intendono creare le condizioni per il mantenimento di un’agricoltura di montagna vitale anche
successivamente al 2013 ed in vista della futura programmazione comunitaria in materia di politica
agricola comune.
XI. ISTITUZIONALE
Ufficio dell’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino
Lo sforzo congiunto di comunità come il Land Tirolo e le Province Autonome di Bolzano e Trento
cresciute storicamente insieme, di compiere una via comune rappresenta un importante contributo
per l’opera di unificazione Europea e assicura alle loro popolazioni un futuro proficuo nel terzo
millennio. La sempre più forte europeizzazione della politica e la globalizzazione dell’economia e
della comunicazione comportano spesso per i cittadini insicurezza e incertezza. Il riferimento
locale, regionale invece, trasmette un senso di identità, di sicurezza e di patria. In questo ambito
conflittuale si colloca il superamento di confini politici unito alla attuazione dell’idea di Euregio e
l’identificazione dei cittadini con questa Regione Europea.
Dal 1995 le tre regioni gestiscono rappresentanza unitaria transfrontaliera a Bruxelles, che gode di
grande stima e attenzione, al fine di sostenere i loro interessi comuni nell’ambito dell’Unione
Europea.
Secondo la comune opinione delle tre giunte , l’idea di una Regione Europea nell’anno
commemorativo 2009, dovrà essere realizzata anche con il lavoro comune in importanti aspetti della
vita quotidiana quello delle misure preventive per la nostra vita quotidiana, l’incentivazione
dell’economia, la politica occupazionale, dell’energia e della tutela dell’ambiente, la politica dei
trasporti e dell’agricoltura di montagna. La cooperazione nel suo complesso dovrà portare ad un
grado di cooperazione più elevato da parte delle regioni interessate e dei rispettivi cittadini.
Quale segno tangibile di questa rete particolarmente sviluppata, e quale piattaforma centrale per un
rafforzamento della cooperazione e delle attività comuni, dovrà essere istituito un Ufficio comune
dell’Euregio con sede a Bolzano.
Gli incarichi principali dell’Ufficio saranno i seguenti:
* Dare attuazione alle numerose iniziative assunte nell’ambito dell’Euregio e assicurare una rapida
realizzazione. A tale scopo verrà valutata ad intervalli regolari sia la collaborazione nell’ambito dei
singoli progetti, che il loro stato di attuazione e verrà redatta una relazione alle tre Giunte.
* Fornire consulenza alle tre Giunte e dare risposte operative alle varie questioni connesse con
l’Euregio, avendo al contempo uno scambio continuo di informazioni con la sede di Bruxelles
dell’Euregio.
* Svolgere la funzione di piattaforma all’interno dell’Euregio per favorire ed intensificare i contatti
ai più vari livelli e fungere da catalizzatore e punto di collegamento tra i potenziali partner che
dimostrino l’interesse a realizzare le iniziative dell’Euregio.
* Costituire un centro comune per dare risposta a tutte le domande connesse all’Euregio.
La struttura dell’Ufficio dell’Euregio dovrà essere molto snella. L’Ufficio verrà costituito presso
l’Ufficio di Presidenza della Provincia di Bolzano e avrà sede a Bolzano. Nell’Ufficio lavoreranno
congiuntamente collaboratori delle tre Regioni dell’Euregio. In tal modo si garantirà la migliore
connessione con le tre strutture amministrative e ne verrà rafforzata l’efficienza.
L’istituzione dell’Ufficio dell’Euregio non comporta riserva alcuna in merito ad ulteriori
considerazioni sull’approfondimento della collaborazione istituzionale delle tre Regioni nell’ambito
dell’Unione Europea e anzi sosterrà e seguirà gli sforzi in tal senso.
Ai sensi di queste considerazioni le tre Giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino, decidono
di istituire un Ufficio comune dell’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino ed incaricano i rispettivi
dirigenti di attuare la delibera entro l’anno commemorativo in corso.
Innsbruck, il 15 ottobre 2009
L'Adige 15 ottobre
statistiche Pubblicata l'edizione 2009 del fascicolo che li mette a confronto con il Tirolo
Trentino più vecchio dell'Alto Adige
Sono migliaia i dati a disposizione nell'edizione 2009 di «Tirolo, Alto Adige, Trentino», prodotto
congiuntamente dagli uffici di statistica delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del
Bundesland Tirol. Tra i tanti dati disponibili, si può osservare che il Tirolo è la regione più estesa
(12.648 km²), con superficie quasi doppia dell'Alto Adige e del Trentino; viceversa il Trentino è la
regione a più alta densità abitativa (82 abitanti per km²). Il Tirolo (dati 2006) è anche la regione con
più abitanti (700.427), rispetto ai 507.030 trentini e ai 487.673 dell'Alto Adige. Le famiglie residenti
sono in complesso poco meno di 685 mila, di cui 212 mila in Trentino, 193 mila in Alto Adige e
279 mila in Tirolo. I nati sono risultati nell'insieme delle 3 regioni poco più di 17 mila, di cui 5.200
in Trentino e 5.000 in Alto Adige. Il tasso di mortalità infantile risulta molto contenuto e compreso
fra il 2,9 per mille del Trentino ed il 3,9 per mille del Tirolo. L'età media della popolazione è molto
simile nelle 3 aree, passando dai 39,1 anni del Tirolo ai 41,8 del Trentino, mentre in Alto Adige
risulta pari a 39,9 anni. Sul fronte dell'istruzione, nel 2006/07 il Trentino presenta i tassi di
frequenza più elevati sia nelle scuole materne (100%, a fronte del 93% dell'Alto Adige e dell'81%
del Tirolo), sia nelle scuole secondarie superiori. Il tasso di frequenza, al netto della formazione
professionale, è infatti pari all'82,7% in provincia di Trento, al 69,5% in provincia di Bolzano e al
47,1% in Tirolo. Economia: le forze di lavoro risultano pari a 227 mila in Trentino, 235 mila in Alto
Adige e 351 mila in Tirolo. La quota più elevata di occupati in agricoltura si riscontra in Alto Adige,
nell'industria in Trentino (28,3%, rispetto al 24% dell'Alto Adige e al 27,8% del Tirolo), nei servizi
in Alto Adige (69,4%, rispetto al 66,8% del Trentino). Molto basso il tasso di disoccupazione, pari
al 3,1% in Trentino al 2,9% in Tirolo e al 2,6% in Alto Adige. Anche il valore del Pil per abitante è
abbastanza simile e compreso tra i 32.700 euro dell'Alto Adige e i 29.600 euro del Trentino. Nel
turismo il Trentino si segnala per la qualità degli esercizi ricettivi: oltre il 76% degli esercizi ha
infatti tra le 3 e le 5 stelle, rispetto al 62% del Tirolo e al 57,4% della provincia di Bolzano. Il
Trentino si conferma al primo posto per la presenza di sportelli bancari: 10,5 sportelli ogni 10.000
abitanti, rispetto ai 7,5 sportelli del Tirolo e agli 8,4 dell'Alto Adige. Analogamente, in provincia di
Trento risultano elevati i depositi per abitante, superiori ai 26 mila euro, rispetto a Tirolo (22 mila
euro) e Alto Adige (16 mila euro).
L'Adige 15 ottobre
Alta Valsugana In calo le quotazioni di Anesi per la presidenza
Comunità, Moltrer in pole position
ALTA VALSUGANA - Le trattative delle ultime ore fanno schizzare verso l'alto le quotazioni del
sindaco di Fierozzo Diego Moltrer per la presidenza della Comunità di valle Alta Valsugana e
Bersntol, sostenute dal Patt locale e provinciale. Se il toto presidente volgerà a suo favore, Moltrer
sarà anche il rappresentante in giunta della minoranza mochena, d'obbligo per statuto. Nel
contempo scendono quelle di Sergio Anesi , che ha come maggiore sponsor il consigliere
provinciale dell'Upt Renzo Anderle . Rimane però indefinita la composizione della giunta che
prevede sei poltrone assessorili. Infatti sia Pergine sia la zona dei laghi (Levico, Caldonazzo,
Calceranica e Tenna) chiedono due posti ciascuna. Per statuto, le cinque aree in cui è diviso il
comprensorio hanno diritto ad un proprio rappresentante. Dunque, uno per il Pinetano (Sergio
Anesi), uno per la valle dei Mocheni ( Damiano Fontanari , sindaco a Sant'Orsola?), uno per la
Vigolana (vicino al Patt). Per gli ulteriori tre posti vacanti le richieste sono per quattro. Per due a
favore di Pergine si sta battendo il sindaco Silvano Corradi . Con la presidenza a Moltrer uno
andrebbe all'Upt e l'altro al Patt. Invece, se la zona dei laghi conquistasse le due poltrone, una
sarebbe per Levico ed una per Caldonazzo.
L'Adige 16 ottobre
Dellai: «Credo che nemmeno all'opinione pubblica sfugga il significato dell'incontro di Innsbruck.
Nel documento, che è frutto delle discussioni fatte negli ultime mesi, abbiamo messo a fuoco
un'idea più esigente di collaborazione transfrontaliera che ha un forte profilo istituzionale. È un
progetto che affonda le proprie radici nella storia comune, nei molti secoli che hanno visto i nostri
destini, pur nella loro diversità, intrecciarsi ripetutamente, in un bagaglio comune che negli ultimi
tempi è riemerso, forse proprio come reazione ad una globalizzazione che rischia di omologare ogni
territorio. Ma non si può guardare al futuro solo rivolgendo la testa all'indietro. Ecco perché è
necessario guardare al futuro, ad ampi scenari, all'Europa». Questa la dichiarazione che il presidente
della Provincia ha rilasciato dopo l'incontro dei tre governi, quello del Trentino, del Sud e del Nord
Tirolo, che si è tenuto ieri a Innsbruck. Al termine del vertice Luis Durnwalder, presidente della
Provincia autonoma di Bolzano; Günther Platter, presidente del Land Tirolo e Lorenzo Dellai hanno
sottoscritto una lunga dichiarazione congiunta. Dichiarazione che parte dalla presa di coscienza di
una storia comune che, pur con tutte le difficoltà, era quella del Tirolo storico. «Per la prima volta afferma Dellai - sono state poste le basi concrete per l'Euregio». Concretezza che, tra l'altro, è
simbolizzata dall'apertura a Bolzano di un ufficio, nel quale lavoreranno funzionari dei tre
componenti dell'Euregio. Chiamiamole così, le aree di competenza dell'Euregio partono dalla
scuola. E su questo basta citare un passaggio dell'accordo formato dai tre presidenti ieri nella
«capitale» del Nord Tirolo: «La padronanza delle lingue italiana e tedesca è un presupposto
fondamentale a garanzia di una collaborazione di successo e di solide relazioni all'interno
dell'Euregio. L'obiettivo è raggiungibile sostenendo efficacemente l'insegnamento delle lingue
italiana e tedesca nelle scuole dell'Euroregione». Poi, ai primi posti della dichiarazione, c'è la
cooperazione culturale (dalle mostre ai musei). Altro capitolo l'energia anche col ripristino delle
elettrovie tra Nord e Sud Tirolo, fino al Trentino, che vennero «tagliate» con gli attentati degli anni
'60 e la promozione del progetto «Interconnecttirol». Stategica, ovviamente, la politica comune
sulla mobilità. I tre «lander» collaboreranno per il progetto «Alpentransit-Börse» e di politiche per
la realizzazione di quello che viene chiamato il «Green Corridor» del Brennero. Per quanto riguarda
l'ambiebte è previsto il coordinamento per gli interventi in difesa del clima. Interventi che verranno
concordati e confrontati in una serie programmate di conferenze sul clima. Altro capitolo, sempre
per quanto riguarda l'ambiente, l'orso bruno. Introdotto in Trentino, sconfina spesso in Sudtirolo e in
Nord Tirolo, quindi, per evitare altre «guerre» va gestito in modo coordinato. Folto il capitolo che
riguarda l'integrazione economica; l'economia di montagna. Ultimo, ma non certo l'ultimo per
importanza, l'aspetto istituzionale. Punto concreto: l'apertura a Bolzano dell'Ufficio per l'Euregio.
L'Adige 16 ottobre
PERGINE - Quei 62 appartamenti Itea, da costruire nei pressi del cavalcavia Rosmini (lato stazione
ferroviaria), vedranno la luce solamente se saranno, per metà, a canone moderato. È questa la
posizione della giunta comunale, espressa nel corso di un recente incontro con i responsabili
dell'Istituto trentino. «Abbiamo ereditato il progetto dalla giunta Anderle, il bisogno di alloggi da
noi c'è, è innegabile. Dunque non possiamo cancellarlo, ma abbiamo posto il vincolo del 50 per
cento per evitare l'assembramento di una sola tipologia di persone a ridosso del centro. E vicino ad
altre case Itea», dice Corradi. Il riferimento è alle «torri gemelle» di via Graberi, con 49
appartamenti in verticale, costati 6.750.000 euro all'istituto. Corradi esprime in toni sfumati quanto
una certa opinione pubblica teme, ovvero la concentrazione di nuovi immigrati, soprattutto stranieri.
Evidentemente, con il canone moderato si spera di fare filtro. Si colloca tra quello sostenibile (il
vecchio «canone sociale», per i meno abbienti e più disagiati) e il canone di mercato. Che ne dice
l'Itea? «Dobbiamo verificare e concordare con la Provincia - mette le mani avanti il direttore
generale Floriano Gubert - ma io penso che la richiesta di Pergine potrà essere accettata,
specialmente in quanto propone una pluralità di tipologie e crea equilibrio sociale». Assai probabile,
dunque, il semaforo verde. Serve un accordo ufficiale tra Comune e Itea che decida pure chi
costruirà il parco, il parcheggio e la viabilità d'accesso che il progetto generale prevede a servizio
dei 62 nuovi alloggi. La firma è oggetto di discussione nella giunta, dove le parti politiche riflettono
naturalmente le diverse opinioni dei perginesi, ma nessuno sembra avere opposto un no deciso alla
novità, né esultare. «C'è già un'area con edifici di proprietà Itea in via Graberi, quindi ho qualche
perplessità ad aumentare il carico di nuovi alloggi pubblici nella medesima zona - segnala
Massimiliano Beber , assessore autonomista all'urbanistica e all'edilizia - dunque è inderogabile
che almeno il 50 per cento dei nuovi alloggi sia a canone moderato». Anche la vicesindaco Marina
Taffara (Pd) esprime qualche perplessità, quando dice: «Non è l'ideale aggiungere altri 62 alloggi
alla cinquantina già esistenti e non lontani sempre di Itea; comunque rientrano nei 260 che Pergine
dovrà costruire secondo il piano decennale in vigore e siamo ben lontani da quell'obiettivo.
Importante sarà tenere bene d'occhio quella zona, fare in modo che ci possa essere attenzione ai
servizi da dare alla popolazione: l'area è sguarnita dal punto di vista commerciale, sportivo e
culturale». Il fabbisogno di casa è conclamato. A fronte delle circa 500 richieste di alloggio Itea
presentate entro l'estate negli uffici comprensoriali, Itea può proporre solamente 6 appartamenti
nella frazione di Canezza, ormai completati. M.A.
PERGINE - La vicenda dei 62 alloggi Itea progettati dall'Istituto nei pressi del cavalcavia Rosmini
si trascina da anni con rimpalli tra Pergine e Trento. Nell'ultima giunta Anderle, il Patt aveva
puntato i piedi, tanto che l'allora assessore Mara Carli dichiarò un pubblico no alla costruzione,
indicando però una soluzione alternativa: disseminare i nuovi alloggi in aree diverse, riconoscendo
la fame di case dimostrata dalle centinaia di domande per un appartamento Itea presentate negli
uffici comprensoriali anno dopo anno. È ancora questa la posizione del Patt, oggi nella giunta
Corradi? Inoltre, la vicenda è stata trascinata ad arte nel tempo utilizzando la trattativa su chi dovrà
costruire e pagare la viabilità d'accesso, il parco e il parcheggio a servizio del «villagio Itea».
L'Adige 17 ottobre
MATTIA FRIZZERA «Non dobbiamo avere un'idea minimalista dell'Euroregione, ma una visione
di forte responsabilità politico-istituzionale». Lorenzo Dellai avalla l'idea espressa dal Circolo
Gaismayr ieri nel convegno «Regione europea (Euregio) del Tirolo: dalle parole ai fatti?»: un
superamento istituzionale dell'attuale Regione nel quadro della nascita del nuovo soggetto politicoistituzionale, le cui prerogative dovranno trovare riconoscimento nelle Costituzioni di Italia ed
Austria. «Mai ho ravvisato da Trento, Bolzano ed Innsbruck una volontà politica così esplicita continua Dellai - sia interna che esterna. Il Gect intanto sarà uno strumento utile per ragazzi e
giovani, con la valenza di un messaggio culturale senza rischio di blindature e micronazionalismi».
Il presidente del consiglio Giovanni Kessler sprona a creare un grande progetto finanziato dall'Ue,
«con un piano anche per gli adulti di insegnamento dell'italiano e del tedesco, così che gli italiani
non si sentano minoranza nella nuova entità». Dellai individua il nodo della questione: «La
"sblindatura" dei rapporti tra i gruppi linguistici ed una politica euroregionale con la federazione dei
partiti presenti per area di appartenenza». La Svp però è in fase di riflessione interna: dal
«parliamoci» dell'Obmann Theiner che si confronta con gli abitanti di lingua italiana del quartiere
bolzanino Don Bosco al vicesindaco del capoluogo Oswald Ellecosta, che esprime le sue voglie di
autodeterminazione nell'opuscolo «Die gestohlene Zukunft», il futuro rubato. Il capogruppo Elmar
Pichler-Rolle ha questa visione del futuro: «Difficile all'interno aprire la Svp agli italiani, più facile
che a Bolzano venga creato un partito autoctono degli italiani che si riconosca nell'autonomia». Un
passo in quella direzione già ci sarebbe: «Iniziativa per l'Alto Adige dell'ex vicepresidente Michele
Di Puppo». Kessler non esclude che la cooperazione transfrontaliera del Gect possa in futuro aprirsi
anche alla Svizzera e sottolinea come «il Gect vada più avanti della Convenzione di Madrid, che
prevede accordi tra stati nazionali, che non hanno molta voglia di cedere propria sovranità». Kessler
scatena l'ira dei presenti della sala Rosa quando vorrebbe associare ad Euregio la dizione «Trentino
Tirolese». Compito arduo sarà quello di portare l'Euregio tra la gente, «per rispondere alle esigenze
- sottolinea il pragmatico autonomista Michele Dallapiccola - dei nostri contadini, che hanno
chiesto 100 lire (0,05 euro) in più al litro».Tra le proposte illustrate dal presidente del circolo
Gaismayr, Stefano Frenez, anche la costituzione di una rete dei popoli d'Europa per un superamento
progressivo dell'attuale impostazione per «Stati nazionali» ed una seduta comune oltre che dei tre
consigli anche delle giunte. «Lavoriamo dal basso - sintetizza Pichler Rolle - con l'incontro tra le
persone. Nemmeno i politici e gli industriali delle tre province si conoscono». Il consigliere Mauro
Ottobre infine la mette sulla sfida quasi calcistica: Tirolo in risposta alla Padania. È sua anche la
proposta di una bandiera dell'Euregio.
L'Adige 17 ottobre
elezioni Il sindaco di Fierozzo: «Riceverò i cittadini alle 6.30». Il sindaco di Piné: «Un ufficio per il
pubblico»
Comunità, ora è scontro vero
PERGINE - Diego Moltrer e Sergio Anesi competono per la presidenza della Comunità di valle Alta
Valsugana e Bersntol. La sfida era nell'aria, ma ieri l'hanno ufficializzata depositando programmi e
candidature. Sindaco di Fierozzo dal 1995 il primo, 42 anni, imprenditore dal piglio fiero. Il suo
programma è rigorosamente bilingue, scritto in italiano e mocheno. Il secondo è sindaco a Baselga
di Piné, 57 anni e dal 2000 anche presidente del Comprensorio. Conosce bene i palazzi del potere
per lunga frequentazione. Se si chiede a Moltrer cosa ritiene di poter proporre di più e meglio di
Anesi, la risposta è netta. «Intendo costruire veramente un ente nuovo, efficace per i comuni e per la
popolazione, del tutto diverso dal Comprensorio, non un nuovo carrozzone burocratico. E intendo
dialogare con la gente, aiutare chi è in difficoltà». Alla medesima domanda, Anesi risponde in modo
stringato. «Credo di poter legare, anche in virtù della mia lunga esperienza, i piccoli comuni ai
grandi con una corretta mediazione che sappia guardare alle esigenze di entrambi con pari dignità».
Ma è Moltrer ad essere palesemente sostenuto da molti piccoli comuni dei quali è l'alfiere e nel
contempo cerca il consenso di Pergine. Lo sostiene il Patt, (quanto Anesi lo è da una parte
dell'Upt), ma ha trovato anche adesioni trasversali sventolando il vessillo della discontinuità con la
gestione comprensoriale del concorrente. «Discontinuità nei contenuti e nei metodi - precisa - e
anche perché ben cinque delle sette legislature comprensoriali sono andate a Baselga di Piné con
Fulvio Andreatta prima e con Sergio Anesi poi. È tempo di cambiare». Tra le novità del programma,
Moltrer ha inserito il sostegno all'agricoltura di montagna e alla zootecnia, il reddito di garanzia per
gli esercizi commerciali dei centri minori, un team amministrativo di supporto alle attività di
appalto e gestione. E anticipa: «Se eletto, riceverò il pubblico al mattino dalle 6.30 alle 7.30 per
favorire chi lavora e la seduta di giunta sarà subito dopo». Durnwalder fa proseliti. Anesi, ma
perché si è candidato dopo nove anni di presidenza comprensoriale? «Credo di poter essere utile
all'avvio della Comunità in questa particolare fase di transizione portando proprio la lunga
esperienza maturata, per porre le basi al nuovo ente». La presidenza durerà pochi mesi, interrotta
dalle elezioni comunali del 2010. Nel suo programma segnala, tra i molti obiettivi scritti, la volontà
di creare un nuovo rapporto con i cittadini, l'apertura dell'ufficio relazioni con il pubblico e
garantisce impegno a tempo pieno. Moltrer sottolinea il bersaglio che ritiene più importante. «Mi
impegno a portare a casa tutte le competenze della Comunità fin dai primi mesi e nuove risorse
umane soprattutto nel campo dei servizi sociali». L'assemblea sceglierà il 26 ottobre. M. A.
L'Adige 17 ottobre
Levico Niente nomi sul tavolo dell'incontro tra i democratici pro Stefenelli e la coalizione Upt-PattUdc e civiche
Centro e Pd, dialogo «aereo»
LEVICO TERME - La «fotografia» dell'incontro politico dell'altra sera, dedicato alla possibile
costruzione di un'alleanza in vista delle elezioni comunali di maggio 2010, è eloquente. Ecco il
tavolo: da una parte Giovanni Moschen, Giuliano Gaigher, Luciano Pasquale e Maurizio Lancerin ,
tutti del Partito Democratico; dall'altra, l'ampia coalizione nata in queste settimane e alla sua prima
uscita ufficiale, rappresentata da Guido Orsingher e Werner Acler (Upt), Tiziano Vettorazzi e
Silvana Campestrin (Patt), Paolo Pinamonti (per la lista laico socialista Levico Domani), Cristina
Trentini (per Impegno per Levico, legata all'Udc) e Mauro Martinelli (Un Centro per Levico ).
Tanto per chiarire, al governo cittadino contano cinque assessori su sei (a parte il Patt, assente dal
consiglio comunale): il vicesindaco Gianpiero Passamani (Upt), Arturo Benedetti (Un Centro per
Levico), Remo Libardi (Impegno per Levico), Roberto Vettorazzi e Lamberto Postal (Levico
Domani). Insomma, non sfugge il peso politico del nuovo asse Upt-Patt-Udc e affini, che potrebbe
imporre un proprio nome per il nuovo sindaco, senza necessità di altre intese. Forse per questo,
l'altra sera da parte di tutti c'è stata cautela e, come ha sintetizzato Moschen, «ci siamo annusati». Il
Pd rischia infatti, se alza la voce sul nome di Carlo Stefenelli , di essere emarginato. Così si è volato
alto, senza far nomi. «Siamo stati tutti d'accordo sul fatto che la politica deve rinnovarsi - spiega il
coordinatore dell'Upt, Orsingher -, non tanto nei nomi, quanto nel modo di rapportarsi ai problemi
delle categorie economiche, delle persone più bisognose, delle aree più disagiate. È soprattutto un
percorso di partecipazione, che va ricostruito». Vettorazzi, che fa parte del direttivo del Patt,
concorda: «Da osservatori esterni, in questa legislatura abbiamo notato un certo scadimento dei
rapporti tra il palazzo e la popolazione». Colpa di Stefenelli? «Be', certo è il capofamiglia che
condiziona un po' la famiglia...». Quanto all'incontro col Pd, Vettorazzi commenta: «Ci siamo detti
tutto e niente. L'intesa dipenderà dalle prospettive e dalle proposte messe in campo». Moschen
(coordinatore del Pd locale) commenta: «Non drammatizzo il fatto che ci troviamo davanti ad una
coalizione già formata. Certo, non è un mistero che noi sosteniamo Stefenelli e che loro
preferiscono Passamani. Ma è questo, il problema? Se è questo, possiamo anche pensare di cercare
una terza persona. In realtà, il problema è la comunità, le cose da fare. Se ci troviamo d'accordo sui
nodi da affrontare e risolvere, possiamo metterci d'accordo su tutto il resto». Il nuovo
appuntamento, per iniziare a mettere i piedi per terra, ci sarà a congressi Pd e Upt conclusi, ossia
dopo metà novembre. G. Car.
L'Adige 18 ottobre
bruno zorzi Questo è un libro che mancava. Mancava per l'intensità dell'analisi e della
documentazione, ancor prima, mancava perché l'Asar, il grande movimento autonomista che,
nell'immediato dopoguerra, arrivò ad avere qualcosa come 119 mila iscritti, fino ad oggi si poteva
conoscere solo attraverso il libro di Domenico Fedel che venne pubblicato nell'ormai lontano '81,
per quanto riguarda la percezione dell'Autonomia, un'altra era. Lorenzo Baratter ha colmato un
vuoto, in buona parte causato dall'interessata rimozione di questa vicenda politica che ha avuto un
ruolo importante per questa terra e per il Sudtirolo, L'ha colmato col volume «Storia dell'Asar»
che sarà nelle librerie il 26 ottobre e che verrà presentato ufficialmente martedì 27 ad ore 17,30 la
sala Rosa della Regione a Trento. Lavoro dettagliato, anzi minuzioso che è accompagnato da un cd
nel quale vengono riportati i documenti dell'archivio Asar custoditi nella biblioteca Tartarotti di
Rovereto. La storia di un movimento complesso nel quale militavano personalità con storie e idee
diverse che avevano però un sogno che fu, in buona parte tradito, quello, riprendendo un celebre
slogan asarino, dell'«Autonomia integrale da Borghetto al Brennero». L'autonomia regionale, in
nome di una nostalgia pantirolese forte nell'anima dell'Asar, ma anche, e questo era il pensiero di
Valentino Chiocchetti, come elemento della rinascita democratica di questa terra e della stessa Italia
repubblicana. I l libro di Baratter su questo riporta passi bellissimi che documentano come in questo
movimento forte era il sentimento antinazionalista e, elemento ben sottolineato nel libro,
antimilitarista. L'autonomismo si giustificava sì nel ruolo storico del Trentino, terra di incontro tra
mondo latino e germanico, ma anche come via per superare il centralismo statale e del grande
capitale che aveva portato alla guerra. Alle due guerre che devastarono il mondo nel '900. Baratter
affronta poi un capitolo che è quasi un tabù nella storiografia trentina: la presenza in Trentino,
sopratutto dal '45 al '47, di un forte movimento separatista. Sentimento diffuso tra i trentini delusi
dall'annessione all'Italia o che erano stati contrari al distacco del Trentino e del Sudtirolo
dall'Austria dopo la fine dell'Impero. Un «Via da Roma» causato dal malgoverno che i trentini
avevano subito durante il Ventennio; dall'invasione di funzionari fascisti spesso corrotti e arroganti
e totalmente ignoranti della storia e della cultura della nostra terra. Nell'Asar c'era un cuore
repubblicano che vedeva nell'Italia repubblicana la speranza di una rinascita democratica e
federalista; c'era quello cattolico e nostalgico della buona e «cronometrica» amministrazione
asburgica. E c'era anche una componente che guardava decisamente a sinistra (pensiamo alla figura
del socialista Franco Bertoldi) anche se il Pci e il Psi non vedevano di buon occhio quelli che
definivano localismi. Non a caso l'Asar venne attaccata dalla vedova di Cesare Battisti, Ernesta
Bittanti. Così come non a caso, d'altra parte, al movimento asarino aderì un uomo come Adolfo de
Bertolini, prefetto della Provincia di Trento durante l'Alpenvorland. Lorenzo Baratter ripercorre
anche i fatti, apparentemente minori, che danno il senso di quanto l'aspirazione all' autonomia fosse
radicato nel popolo. Racconta le tante provocazioni alle quali gli asarini vennero sottoposti da parte
degli apparati dello Stato; provocazioni nelle quali già si intravedeva quella che sarà la strategia
della tensione degli anni '60 e '70. Lo storico documenta gli scontri a Lavarone con gli ex partigiani
(sopratutto veneti) che vedevano negli asarini pericolosi «austricanti». L'accusa di
«austriacantismo» e di separatismo era un ritornello sulla stampa nazionalista non solo trentina di
allora. Nel libro si descrivono le grandi manifestazioni di massa quella del '46 e quella imponente
del 20 aprile del '47 in piazza Fiera a Trento alla quale parteciparono oltre 30 mila persone: trentini,
sudtirolesi, valdostani, ladini di Cortina. Interessantissima la ricostruzione delle richieste di un
ritorno dell'Ampezzano al Tirolo storico. Vicenda ancora attualissima. S toria, questa dell'Asar, fatta
anche di drammi e traumi. Quello della manifestazione di Mori del settembre del '47 che sfociò in
uno scontro, scientificamente preparato da ex fascisti e dai carabinieri che cercarono di ammainare
una bandiera tirolese. Fatti che portarono all'arresto di una parte del gruppo dirigente asarino e che
furono le avvisaglie del massacro politico al quale l'Asar venne sottoposta fino alla sua dissoluzione
nell'estate del '48. Le vere e proprie persecuzioni alle quali furono sottoposti uomini come Remo
Markt, economista che tra i primi sollevò il problema del «ladrocinio» delle nostre acque da parte
della grandi società elettriche. Andarono a spulciare vecchie carte e scoprirono che, essendo di
padre austriaco, non aveva mai ottenuto, per mene burocratiche, la cittadinanza italiana. Scusa
buona per trasformarlo in apolide e espellerlo come straniero indesiderato. Clara Marchetto eletta
nel '48 in consiglio regionale per il Pptt, in parte il partito erede dell'Asar, che venne eliminata dalla
scena politica e finì in prigione e poi esule a causa di un processo per spionaggio avviato dal
tribunale speciale fascista nel'40 «rispolverato» strumentalmente nel '49. Le umiliazioni inflitte al
professor Valentino Chiocchetti nel mondo della scuola, il suo mondo. Venne sconfitto il progetto
autonomista dell'Asar, profondamente diverso da quello uscito dalla Costituente e che venne
travolto negli anni '50 e '60 dal «Los von Trient». Venne sconfitto il movimento che nel '48 fu
pesantemente attaccato dalla Chiesa (che si fece strumento della Dc, Flaminio Piccoli si distinse in
questo ruolo) e che rimase vittima dell'alleanza con l'Svp che aveva subito la Regione e che, come i
democristiani, temeva l'anima laica e di sinistra dell'Asar. «Secondo me - afferma Lorenzo Baratter
- non è stata una sconfitta perché l'Asar ha avuto comunque un grande ruolo nel dibattito
sull'Autonomia».
Lorenzo Baratter è un giovane storico di 36 anni, un «eretico» rispetto alla storiografia trentina (e
non solo) che, fino ad oggi almeno, ha, diciamo così, dettato la linea. Baratter è uno che non fa
mistero della sua passione autonomista «anche se - precisa - non appartengo a nessun partito».
Protagonista di vivaci dibattiti, anzi polemiche, con colleghi come Vincenzo Calì a Fabrizio Rasera,
su temi dalle nostre parti da sempre sensibili come i sentimenti dei trentini nei confronti dell'Impero
asburgico. Il noto «austriacantismo». «Austriacantismo - dice - un termine che è stato rispolverato
anche l'estate scorsa, non a caso. E che veniva usato contro i militanti e i dirigenti dell'Asar».
L'Asar. Il movimento che ebbe un ruolo fondamentale nella nascita dell'Autonomia trentina e,
Baratter lo sottolinea, sudtirolese. «So che a Bolzano - racconta Baratter - qualcuno che ha già letto
il mio libro sta rivedendo le proprie posizione. Il Trentino non è stato solo Odorizzi». Baratter ha
lavorato tre anni a questo libro finanziato dalla Regione (simbolica la prefazione comune di Durni e
Dellai). Dove ha trovato la documentazione? «In parte nella biblioteca Tartarotti di Rovereto dove
nel 2001 tutto il materiale sull'Asar venne riordinato. Poi ho avuto la possibilità di accedere
all'archivio della Svp conservato nel Landesarchiv di Bolzano». Dalla vicenda dell'Asar può venire
un messaggio per l'oggi? «Sì - afferma -: il senso dell'autonomia come patrimonio di tutti, al di là
delle scelte politiche. Come accade nei Paesi Baschi o alla Catalogna. Nell'Asar militarono persone
che avevano posizioni ideologiche differenti ma tutte volevano l'Autonomia». L'Autonomia,
sottolinea Baratter, non è stata solo il frutto solo dell'accordo Degasperi - Gruber e della Costituente
ma, anche, o soprattutto, di una battaglia popolare. Così come solo popolare può essere la sua
difesa.
L'Adige 18 ottobre
guido pasqualini A inizio 1998 sembrava fosse questione di mesi per avviare i lavori. Undici anni
dopo, a tre anni ormai dal trasloco della Questura da piazza Mostra alla nuova sede di viale Verona,
si scopre che la realizzazione del Museo archeologico trentino nelle ex scuderie del castello del
Buonconsiglio subisce un forte rallentamento, se non uno stop definitivo. A decretarlo è l'assessore
provinciale alla cultura Franco Panizza che, ancora una volta, si trova a remare controcorrente
rispetto all'operato del suo predecessore. Margherita Cogo infatti, appena concluso il trasferimento
della Questura, aveva subito commissionato agli architetti Manuela Baldracchi e Fabio Campolongo
un progetto esecutivo per la realizzazione del Museo archeologico che prevedeva una spesa di circa
6 milioni di euro. Per questo l'allora vicepresidente della Provincia aveva fatto inserire l'intervento
di restauro delle ex scuderie del castello nel piano pluriennale degli investimenti nel settore dei beni
culturali 2003-2008 e puntava ad avviare le procedure d'appalto nel 2008: «Appena il trasloco della
Questura sarà finito - affermò nel 2006 - vorremmo avere in mano un progetto esecutivo. Non
vogliamo perdere tempo». In questa direzione andava anche un protocollo d'intesa siglato un anno e
mezzo fa dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai e dall'allora sindaco di Trento Alberto
Pacher. Ora si torna indietro. Pare che ci sia la volontà di mettere mano alle ex scuderie ma soltanto
per ricavare nuovi uffici da destinare alla Soprintendenza per i beni librari, archivistici e
archeologici, ora sparsi qua e là in città. La prossima settimana ci sarà un incontro tra Panizza e
l'assessore comunale alla cultura Lucia Maestri in cui si discuterà anche del Museo archeologico ma
le intenzioni di Piazza Dante sembrano chiare. «Non abbiamo preso ancora alcuna decisione afferma infatti l'assessore autonomista - ma il dato certo è che nel bilancio della Provincia non ci
sono soldi stanziati per quest'opera. E personalmente non la ritengo nemmeno una priorità. Ora i
nostri pensieri sono rivolti alla costruzione del Muse nell'area ex Michelin e al collegamento tra
centro storico di Trento e palazzo delle Albere grazie al nuovo sottopassaggio finanziato dalla
Provincia». «Prima o poi - continua Panizza - dovrò portare la questione in giunta per discuterla.
Dobbiamo infatti ragionare sul fatto se valga davvero la pena realizzare un Museo archeologico
trentino. Al di là del contenitore dobbiamo infatti pensare ai contenuti e non mi sembra che in
Trentino ci siano collezioni archeologiche tali da giustificare la costruzione di una struttura
dedicata. Reperti sono custoditi ovunque, al castello del Buonconsiglio, a Riva, a Rovereto e al
Museo retico di Sanzeno». Le riflessioni dell'assessore si spostano poi su piazza della Mostra: «Il
problema della sua riqualificazione esiste e credo sia importante collegare il centro storico della
città al castello del Buonconsiglio, come era in origine. Trovo in questo senso molto positivo il
lavoro che sta facendo il comitato nato per la valorizzazione della piazza. Dirò di più, se fossi stato
un amministratore comunale di Trento avrei individuato come obiettivo prioritario la
riqualificazione di piazza Mostra piuttosto che il recupero della piazza di Piedicastello. Ma spendere
soldi per il Museo è cosa diversa». Le malelingue sostengono che la sua sia una mossa per
valorizzare il Museo retico di Sanzeno, nella sua valle di Non: «Per carità - risponde ridendo
Panizza -, è un'ipotesi che non sta né in cielo né in terra. Il Museo retico ha una dimensione giusta
ma non potrà mai ambire a diventare la struttura di riferimento in Trentino. Io sono un grande
sostenitore del collegamento tra Buonconsiglio e città, mentre ritengo che non ci siano reperti
archeologici tali da giustificare un museo. E, al momento, mancano pure i soldi».
Il primo progetto di riqualificazione di piazza Mostra venne redatto nel 1998 dall'ingegner Claudio
Tiso, all'epoca dirigente tecnico del Comune di Trento. Prevedeva l'interramento di via dei Ventuno,
la costruzione di un parcheggio interrato da 400 posti, la pedonalizzazione della piazza e la
realizzazione del Museo archeologico al posto della Questura. Il Comune (assessore all'epoca era
Silvano Grisenti) sembrava intenzionato a partire nel giro di pochi mesi. Poi, invece, tutto si arenò.
Ma il progetto venne ripreso in mano quando, tre anni fa, la Questura si spostò finalmente nella
nuova sede a Trento sud. Così nel dicembre 2007 la giunta provinciale approvò una delibera con cui
affidava al presidente Dellai il compito di sottoscrivere con l'allora sindaco Pacher un protocollo
d'intesa per avviare uno studio di fattibilità su quattro temi: realizzazione del Museo archeologico
trentino ed eventuale suo collegamento con il Castello; interramento di via Bernardo Clesio;
realizzazione sotto la piazza di piani interrati da destinare a parcheggi pertinenziali e a locali di
servizio e parcheggi per le strutture museali; sistemazione della piazza come spazio libero e sua
pedonalizzazione. L'intesa venne sottoscritta l'11 aprile 2008. Ora è di nuovo tutto fermo.
L'Adige 18 ottobre
Nasce l'Unione del Nord, un soggetto politico che si propone di «rivitalizzare il centrosinistra e
rafforzare i valori della centralità, della responsabilità e dell'innovazione sul piano politico». Sarà
presentato ufficialmente la settimana prossima ma già da un mese gli incontri si sono susseguiti fino
a raccogliere l'adesione di numerosi movimenti del Nord Italia, a cominciare dall'Upt, che
concretamente ha promosso questo progetto di «ispirazione degasperiana». Giorgio Lunelli,
capogruppo in Consiglio provinciale per l'Upt, ha già ricevuto l'ok da due consiglieri regionali
friulani, uno veneto, due lombardi, un assessore di Vicenza, da un capogruppo in consiglio
comunale a Verona e anche dal presidente della Provincia di Cremona. Si tratta - spiega Lunelli - di
una «realtà confederale destinata poi a confluire in un progetto nazionale». Un'idea che guarda ad
alleanze con il Pd e l'Udc ed ha incassato il sostegno della lista di Riccardo Illy a Trieste, della Rete
delle liste civiche del Veneto, del Movimento per il centrosinistra della Lombardia, da un gruppo
ligure e da uno di Parma. E che può contare anche sul sostegno di Bruno Tabacci dell'Udc, che
assieme all'ex segretario nazionale della Cisl Savino Pezzotta, aveva lanciato lo scorso anno il
progetto politico della «Rosa Bianca», come possibile alternativa ai partiti di centro. Si guarda
inoltre con interesse alle primarie per l'elezione del segretario del Pd: se dovesse farcela Bersani, è
ipotizzabile che la nuova formazione politica cercherà di intercettare i delusi della corrente di Dario
Franceschini. La scelta del nuovo soggetto politico Giorgio Lunelli l'ha comunicata tra le righe ieri,
durante il suo intervento nel corso dell'assemblea cittadina dell'Upt: «Vogliamo essere i
rappresentanti di un polo degasperiano che per sua natura è alternativo alla Lega Nord e alla
destra». Lo statista è stato presente anche nelle parole del segretario dell'Upt Marco Tanas, che nella
sua tesi congressuale ha citato Alcide Degasperi: «La politica deve farla il popolo, deve dirigere lui
le sorti del Paese». Questi - ha detto Tanas - «sono i valori della politica che vogliamo, gli orizzonti
di quell'Unione per il Trentino che deve essere motore politico dell'innovarsi quotidiano di questa
terra». Durante l'assemblea - cui ha partecipato anche l'ex presidente dell'A22 Silvano Grisenti sono stati votati i quindici candidati per il parlamentino provinciale del partito. E Nicola Ferrante è
stato riconfermato coordinatore dell'Upt a livello cittadino. L'ex segretario provinciale della Cisl ha
lanciato lo slogan «Trento capitale», con cui Ferrante intende riuscire ad affidare al capoluogo «un
ruolo guida nella politica provinciale ma anche nei rapporti con le altre regioni. Dobbiamo investire
su Trento per farne una capitale a livello politico, economico e dello stato sociale delle città
dell'arco alpino». Ma quale è l'obiettivo che si è prefissato Ferrante alla luce dei 758 iscritti a Trento
e dei 3400 totali in tutta la provincia, numeri che ne fanno il primo partito in Trentino come numero
di sostenitori con la tessera? «Dobbiamo essere primi anche nel consenso, questo è il nostro
obiettivo», ha spiegato. Poi un avvertimento: «Litigare è sempre facile, mentre costruire è sempre
più difficile: non ci dobbiamo dilaniare per essere leader o sotto leader di qualche organismo».
Parole in cui sembra di cogliere un riferimento a quanto accaduto nel consiglio circoscrizionale di
Villazzano, dove i tre consiglieri eletti con l'Upt - Carlo Filippi, Enzo Fasani e Umberto Pontalti hanno lasciato l'alleanza con il Pd e la lista civica Insieme per Villazzano alleandosi col
centrodestra. Ma Ferrante non lesina qualche tiratina d'orecchi anche agli alleati: «Non abbiamo
intenzione di essere schiavi di qualche partito e non accettiamo tentativi di egemonia da parte di
nessuno. Agli amici della coalizione chiediamo pari dignità e rispetto reciproco: se non c'è dialogo
ci sentiamo le mani libere». J.V.
L'Adige 18 ottobre
Avio. Eletto il direttivo, in sala anche la Tomasoni: «Ma non sarà la candidata sindaco»
L'Upt si affida a Pinter, guardando a Patt e Pd
ALA - È Alberto Pinter (nella foto) il nuovo coordinatore cittadino dell'UpT di Ala. È stato eletto
l'altra sera nel corso dell'assemblea degli iscritti, alla quale hanno partecipato oltre ad una
quarantina di militanti, anche Tiziano Mellarini, Marco Tanas e Marco Marasca. Trentenne,
ingegnere, con un passato di impegno nello sport cittadino e attualmente presidente
dell'associazione "Noi Oratorio", si è affacciato giovanissimo in politica, aderendo alla Margherita e
frequentando le scuole di formazione di Luciano Azzolini. In sala, l'altra sera, fra i suoi elettori
anche tre nomi di peso dell'attuale amministrazione comunale: il sindaco Giuliana Tomasoni, e gli
assessori Luigino Lorenzini e Pierluigi Tomasoni. I margheritini della scissione del 2004. E questo
solo per dire che la situazione che si ritroverà a gestire il giovane Pinter, si presenta tutt'altro che
facile. Lui non se lo nasconde: «Abbiamo vissuto per sette anni la frattura che tutti conosciamo,
abbiamo bisogno di ripartire da idee condivise per recuperare rapporti incrinati». Ma come uscirne?
«Provando a partire dai programmi e uscire dagli scontri personalistici ». Per quanto riguarda le
alleanze, Pinter ripropone lo schema provinciale: patto di ferro con gli autonomisti, Udc e dialogo
aperto con il Pd. Sul nome del possibile candidato sindaco, per ora nessuna idea. Ma soprattutto
nessun via libera ad un'eventuale ricandidatura targata Upt di Giuliana Tomasoni. Nei cui confronti
Pinter ha esibito piuttosto una certa presa di distanza: «Sapevo che fosse tesserata, ma non mi
aspettavo di vederla in sala. Comunque al momento attuale, non è lei il candidato sindaco
dell'UpT». T. B.
L'Adige 18 ottobre
Mori Politica: Patt e centro buttano fuori l'Upt «indecisa»
Il «Patto» perde un pezzo
MORI - Il «Patto di consultazione permanente delle forze di centro», l'aggregazione nata lo scorso
aprile sulla traiettoria delle elezioni amministrative della prossima primavera, ha perso un pezzo.
Non una scheggia ma un vero macigno: nientemeno che l'Unione per il Trentino. Una novità che
scardina completamente gli equilibri. Venerdì sera un incontro dei vertici locali di Patt, Leali, Uniti
per Mori (area Udc) e Amministrare il Trentino (aggiunto in un secondo tempo) ha sancito
l'espulsione, ufficializzata in un documento che porta in calce le firme di Saverio Radam, Nicola
Ciagi, Leonardo Zanfei e Germano Lorenzi. La clamorosa mossa segue la presa di posizione del
segretario Upt moriano Francesco Moscatelli che da queste pagine, qualche settimana fa, dichiarava
l'intenzione di costruire un'aggregazione di centrosinistra sul modello di quella provinciale. Si tratta
- né più né meno - di una spaccatura interna dell'Upt (di cui in borgata gira voce già da qualche
tempo). Da una parte l'ex candidato sindaco e capogruppo Claudio Poli pro-alleanza con il Patt di
Radam; dall'altra il segretario Francesco Moscatelli rema verso un centrosinistra moriano
«canonico». Entrambi con un loro sèguito: quindi, due correnti in conflitto. In tutto questo,
elemento fondamentale per comprendere la situazione è l'anomalia moriana del Patt, che se a livello
provinciale sta «con» il Pd, a Mori è insanabilmente «contro». «Dopo l'uscita sulla stampa del
segretario Upt abbiamo chiesto notizie - recita il documento dei referenti del Patto - ma non ci viene
detto nulla di chiaro, tutto è molto confuso. Non si può perdere altro tempo, basta con i dubbi. Ci
vuole chiarezza. Per questo abbiamo deciso di proseguire con la coalizione di centro autonomista
anche senza l'Upt». La mancanza di chiarimenti lamentata dalle forze del Patto, naturalmente, è
legata alla mancata sintesi interna all'Upt, in cui nessuna delle due correnti è riuscita a prevalere. E
adesso? «Se il gruppo dell'Upt moriano si dovesse chiarire le idee - scrivono i quattro del Patto - da
noi la porta è aperta. Ma bisogna crederci». Il chiarimento, quando arriverà, dirà cosa attende gli
elettori moriani: un'ampia aggregazione di centro contro la Civitas di Gurlini e il Pd, oppure
un'inedita accoppiata (per Mori) Pd-Upt, alleata probabilmente con la Civitas, contro il Patt di
Radam e le altre forze di centro. M. C.
L'Adige 19 ottobre
l'autonomia
Fare meglio con meno soldi GIORGIO TONINI
È un vero peccato che l'assessore Olivi, un amico e un compagno di partito che apprezzo e stimo da
molti anni, non sia riuscito a trovare, nella sua fitta agenda di impegni istituzionali, lo spazio per
partecipare venerdì sera all'incontro promosso dal circolo Pd di Rovereto con i quattro candidati alla
segreteria provinciale. Se ci fosse riuscito, avrebbe potuto portare il suo contributo ad una
riflessione che si è concentrata non su noi stessi, sulla nostra vita interna di partito, ma su ciò che
dovrebbe starci più a cuore: il futuro nostro e dei nostri figli, il futuro dell'Italia, del Trentino, della
città di Rovereto. E avrebbe anche potuto evitare di presentare il mio pensiero in modo distorto,
come ha fatto sull'Adige di domenica, attribuendomi perfino l'intenzione autolesionistica di
chiudere il Tribunale di Rovereto. Il mio ragionamento è stato assai diverso. Il punto di partenza è
lo stato nuovamente drammatico nel quale versa la spesa pubblica nel nostro paese. Non solo in
termini quantitativi, per l'aumento esponenziale del deficit e del debito: a causa della crisi, che ha
fatto crollare il pil, e dell'inerzia del Governo Berlusconi, che si dimostra ancora una volta incapace
di contenere la spesa. Ma anche in termini qualitativi: perché l'Italia negli ultimi vent'anni non solo
è diventato il paese europeo col più basso livello di crescita economica e il più alto livello di
disuguaglianza sociale, ma è anche il paese nel quale la spesa pubblica, che pure tocca quasi il 50
per cento del reddito nazionale, non riesce ad essere né volano di sviluppo, né fattore di riequilibrio
sociale. E questo perché la nostra spesa pubblica è male organizzata: spendiamo come e più degli
altri paesi europei per la giustizia, la sicurezza, la scuola, la sanità, ma abbiamo mediamente servizi
peggiori, talvolta (è il caso della giustizia) molto peggiori, a causa della cattiva organizzazione.
Promuovere una grande ristrutturazione del nostro apparato pubblico è dunque una priorità assoluta
del Paese, che attende ancora un governo che sia in grado di realizzarla. Finora, il Governo
Berlusconi non ha fatto pressoché nulla: anzi, con Tremonti ha teorizzato che non si fanno riforme
quando c'è la crisi. Vedremo se intenderà fare qualcosa nei prossimi mesi. Se non ci riuscirà, gli
italiani si volgeranno verso di noi, verso il centrosinistra; e se nemmeno noi sapremo mostrarci
all'altezza del compito, cercheranno altre soluzioni, più tecnocratiche e meno democratiche. Alcuni
possibili nuovi protagonisti si stanno già scaldando ai bordi del campo. Io penso che sia meglio per
l'Italia se ci riusciamo noi a dare al Paese un sistema pubblico che diventi fattore di crescita
economica e di uguaglianza sociale. Perché solo noi potremo realizzare questo obiettivo dal basso:
come ci ha insegnato Nino Andreatta, profeta spesso inascoltato, puntando sull'assunzione di
responsabilità di tutto il Paese, di tutte le sue componenti sociali e di tutte le comunità locali e non
sulla delega in bianco ad un supermanager. Il Trentino ha le carte in regola per affrontare con
serenità questa sfida nazionale. Da tempo, almeno da quando abbiamo conquistato le competenze
sulla scuola e sulle strade, per citare solo le più pesanti, la forbice tra risorse e competenze, prima
insostenibile, si è sensibilmente ridotta. Ed è merito storico delle giunte Dellai, in forte sintonia con
i parlamentari di centrosinistra, tra i quali anche il sottoscritto, aver saputo in questi anni tenere duro
nella difesa delle prerogative autonomistiche, dichiarandosi peraltro sempre pronti ad assumere,
come Provincia autonoma, nuove competenze con i relativi oneri: un modo per concorrere, come è
nostro dovere, al risanamento della finanza dello Stato, ma potenziando e non mortificando la nostra
autonomia speciale. Ciò di cui mi vado convincendo da tempo è che questa strategia, che finora è
stata ricca di risultati positivi per la nostra autonomia, oggi non basti più. Non basta più, non solo e
non tanto nel confronto con lo Stato centrale, ma anche e soprattutto in quello con le altre Regioni,
che noi dimostriamo di saper fare meglio degli altri con più risorse degli altri. Come ci aveva
avvertito De gasperi sessant'anni fa, noi dobbiamo riuscire a dimostrare di saper fare «meglio con
meno». Che non vuol dire, ovviamente, che dobbiamo chiedere di avere meno risorse, ma che
dobbiamo metterci nelle condizioni di dimostrare, capitolo di bilancio per capitolo di bilancio, che
sappiamo raggiungere risultati migliori, al netto degli oneri aggiuntivi determinati dalla nostra
orografia, spendendo di meno e non di più degli altri. Altrimenti la nostra autonomia perderà di
legittimazione. Ho l'impressione che se si aprirà il famoso tavolo sul federalismo fiscale, qualunque
sia la cornice legislativa nella quale si svolgerà il confronto, noi non potremo, sul piano politico,
sottrarci a questa verifica. Una verifica nella quale, l'assessore Olivi farebbe bene a saperlo, tutte le
poste di bilancio verranno prese in esame, territorio per territorio, in base al duplice criterio del
«fabbisogno standard» e del «costo standard», indipendentemente dal loro riferimento alla finanza
statale, regionale, o provinciale. E dunque, in quella sede (mi sono permesso di dire
sommessamente) si finirà col parlare anche del Tribunale di Rovereto, come di tante altre questioni
che riguardano l'allocazione delle risorse pubbliche sul nostro territorio. Sarà bene che ci
prepariamo ad un confronto che sarà duro, con argomenti un po' più solidi di quelli proposti
dall'assessore Olivi. È in questo contesto che diventa urgente aprire una riflessione innovativa sul
futuro di Rovereto, anche in vista delle elezioni della prossima primavera. Come è emerso
dall'incontro del circolo del PD, i roveretani sanno meglio di chiunque altro che se Rovereto si
chiude in difesa è perduta. L'unica difesa è l'attacco: ritrovare una propria vocazione, attorno alla
quale rivendicare un ruolo di rango provinciale. Su questa strada i roveretani avranno tutto il Pd del
Trentino al loro fianco. Penso di poter dire, indipendentemente da chi sarà eletto segretario il 25
ottobre.
L'Adige 19 ottobre
l'assessore Ugo Rossi
«Giusto allarme, ma si esagera»
«Siamo all'avanguardia. Ma è vero che quello degli infortuni agricoli è cosa molto complicata da
arginare, perché molto spesso si tratta di singoli piccoli proprietari sui quali è difficile intervenire in
modo diretto afferma l'assessore alla salute Ugo Rossi -. Bisogna lavorare molto sulla prevenzione,
sulla diffusione di sistemi di protezione: cosa che peraltro lo stesso mondo agricolo sta facendo. Io
dico comunque che Boschetti fa bene a tenerci in allarme però le altre considerazioni, ad esempio il
fatto che l'ente pubblico spende più soldi per l'orso che per la sicurezza mi pare che siano temi su
cui ragionare con i numeri, non nell'emotività». E sull'affermazione secondo cui le segnalazioni
sarebbero state insabbiate dagli organi di controllo competenti? «Si tratta di pubblici ufficiali quindi
sono affermazioni che io non commento nemmeno. Si tratta di professionisti che escono sul
territorio, fanno i loro controlli e redigono dei verbali. Quindi credo che fino ad una querela per
falso quei documenti devono essere presi per quello che sono. Certo se Boschetti ha degli elementi
li porti avanti, ma io non posso mettere in discussione quello che mi dice un pubblico ufficiale. Io
so come lavora l'Unità operativa, e queste affermazioni mi sembrano una cosa un po'esagerata».
L'Adige 19 ottobre
Francesco Terreri L'assessore comunale alla cultura Lucia Maestri non è convinta. Le associazioni e
gli operatori del settore, che già a marzo avevano protestato contro la soppressione della
Soprintendenza per i beni archeologici, sono nettamente critici. Ha scatenato una bufera l'annuncio
fatto ieri sull'Adige dall'assessore provinciale Franco Panizza dello stop al Museo archeologico
trentino, previsto all'ex Questura, già scuderia del Castello del Buonconsiglio, in piazza della
Mostra. «Non trovare una sede per il Museo archeologico - afferma il presidente di Italia Nostra
Paolo Mayr - è un assurdo». E il vice Salvatore Ferrari ricorda: «È previsto per legge». Per Panizza
il Museo non è una priorità, anche perché in Trentino non ci sarebbero reperti tali da giustificarlo, e
inoltre nel bilancio della Provincia non ci sono soldi stanziati per l'opera. «Capisco la necessità di
focalizzare le risorse su opere come il Muse - dice l'assessore Maestri, che vedrà Panizza in
settimana - Ma disinvestire sul Museo archeologico significa rendere incompiuta la riqualificazione
di piazza Mostra». Che peraltro Panizza conferma di volere. All'ex Questura potrebbero andare
uffici della Soprintendenza. «Mettere uffici sarebbe un'altra cosa, quel luogo e il suo collegamento
al Castello hanno un significato storico - prosegue Maestri - Verifichiamo se la Provincia non ha
davvero risorse. In ogni caso, l'eventuale scelta di non fare lì il Museo non deve essere un alibi per
impedire il recupero della piazza alla città». Il presidente della sezione trentina di Italia Nostra Mayr
è sconcertato: «Dire che in Trentino il patrimonio archeologico è scarso significa non conoscere la
realtà. Ci sono magazzini pieni di reperti e molti siti archeologici». La Soprintendenza ne ha
classificati 17 come siti attrezzati, con 164 beni. «E poi occorre ricordare i grandi archeologi
trentini, da Paolo Orsi, a cui ha fatto bene l'Adige a dedicare una pagina l'altro giorno, a Federico
Halbherr. Sono più conosciuti nel Mediterraneo che da noi». Il roveretano Halbherr fondò la Scuola
archeologica italiana ad Atene e a giugno proprio l'assessore Panizza ha presenziato al centenario
della fondazione. Il professor Ferrari, storico dell'arte e vicepresidente di Italia Nostra, conferma:
«Che in Trentino ci siano pochi reperti è una valutazione priva di fondamento. E le sedi museali
territoriali hanno bisogno di un punto forte di coordinamento a Trento». Ferrari puntualizza la
situazione normativa. «Il Museo archeologico è stato istituito nell'ambito della Soprintendenza dalla
legge 1 del 2003. Quindi l'assessore contraddice il legislatore». «La normativa del 2003 - spiega
Ferrari - sarebbe però stata cassata dalla nuova legge sulla cultura del 2007, promossa dall'allora
assessore Margherita Cogo, dove l'organizzazione e l'esposizione dei beni archeologici viene
demandata al Museo del Buonconsiglio. Manca però il regolamento e quindi per adesso vale ancora
la legge del 2003». Un tema così importante, aggiunge Ferrari, non può essere liquidato con una
dichiarazione. «Chiediamo che venga aperto un tavolo di confronto con tecnici, operatori,
associazioni culturali per trovare la soluzione migliore».
UFFICIO STAMPA DELLA PROVINCIA – 19 OTTOBRE
Al cimitero di Amras presenti delegazioni italiane, austriache, ungheresi e ucraine
L'ASSESSORE PANIZZA IN AUSTRIA PER COMMEMORARE I CADUTI
Con una cerimonia religiosa e a seguire civile, sabato scorso, nel cimitero di Amras, nei pressi di
Innsbruck, in Austria, si è reso omaggio ai caduti di tutte le guerre, in particolare del primo conflitto
mondiale. Per la Provincia autonoma di Trento era presente l'assessore alla cultura Franco Panizza.
La celebrazione ha offerto lo spunto per riflettere sui valori della pace, della convivenza tra i popoli
e sulla collaborazione nel quadro della comune casa europea.
Numerose le delegazioni militari e dell'associazionismo civile che hanno partecipato alla
commemorazione al fianco delle autorità, tra cui erano presenti anche alcuni amministratori dei
comuni di Pejo, di Ledro e di Mezzolombardo.
A margine si è svolto anche un incontro centrato su possibili comuni iniziative da mettere in campo
per la conservazione e la valorizzazione della memoria sul tema della Grande Guerra.
E' stato anche illustrato il progetto trentino dell'anagrafe on-line dei caduti del primo conflitto
mondiale.
Oltre all'assessore Panizza e all'assessore tirolese Bernhard Tigl hanno partecipato alla cerimonia
Annemarie Wieser Cattani, delegata del Trentino per la Croce Nera , Hermann Hotter, presidente
della Croce Nera Austriaca, Heinrich Schöll, rappresentante della Croce Nera Austriaca, Josef
Schantl, segretario generale della Croce Nera Austriaca, Alberto Miorandi, presidente del Museo
della Guerra di Rovereto e LodovicoTavernini, collaboratore nella ricerca e censimento dei caduti
per conto del Museo della Guerra di Rovereto.
L'Adige 20 ottobre
comunità Salta la commissione
Il Patt si impunta sui sindaci
L'assenza del consigliere provinciale del Patt, Mauro Ottobre, ieri mattina in prima commissione è
stata colta al balzo dalle minoranze (Borga del Pdl e Penasa e Savoi della Lega) che hanno fatto
mancare il numero legale nella discussione sulla riforma della legge sulle Comunità di valle. Il
presidente della commissione, Renzo Anderle (Upt), non ha potuto fare altro che rinviare la riunione
a venerdì prossimo. L'assenza dell'esponente autonomista è stata la conseguenza del fatto che il Patt
non aveva condiviso la proposta di testo unico Lunelli-Giovanazzi, concordata in maggioranza, sul
nuovo sistema di elezione dell'assemblea delle comunità di valle. «Avevamo chiesto più tempo spiega Michele Dallapiccola, capogruppo del Patt in consiglio provinciale - per confrontarci con la
nostra base e soprattutto avevamo chiesto che fosse possibile anche la presenza dei sindaci
nell'assemblea. Oggi (ieri per chi legge, Ndr.) in commissione è stato presentato un emendamento
con l'accordo dell'assessore agli enti locali Mauro Gilmozzi che effettivamente accoglieva le nostre
richieste, ma non lo sapevamo e quando mi hanno avvertito e mi sono presentato era troppo tardi
perché le minoranze avevano già fatto mancare il numero legale. Poco male, ne riparleremo
venerdì». La riforma proposta dalla maggioranza prevede che l'assemblea sia formata dal doppio
del numero dei comuni che fanno parte della Comunità e che metà sia eletta con suffragio
universale e metà rappresenti i singoli comuni attraverso «il sindaco o un suo delegato».
Quest'ultima formulazione è quella che il Patt aveva richiesto e che è comparsa ieri.
L'Adige 20 ottobre
piazza mostra L'associazione: sì al museo archeologico
«Così vive il quartiere»
Gloriana Dalcastagné, presidente dell'associazione piazza Mostra, confessa di essere rimasta
spiazzata. La notizia che la realizzazione del museo archeologico nelle scuderie del Castello del
Buonconsiglio (dove fino a tre anni c'è fa c'era la questura) l'ha lasciata spiazzata.#E come lei tutti
coloro che in questi mesi si erano illusi che, dopo anni, il gran chiacchierare intorno al museo e
all'interramento di via Bernardo Clesio e via dei Ventuno potesse finalmente concretizzarsi.
«Secondo noi - afferma la presidente dell'associazione - il museo deve essere fatto come occasione
di riqualificazione della piazza. La scusa che la Provincia non ha i fondi per realizzare l'intervento
non è credibile. Fanno il museo all'ex Michelin, comprano i capannoni a Campiello e poi li
chiudono per la puzza: se si vuole soldi ce ne sono». Ad imporre lo stop (o quanto meno un
rallentamento) è stato l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza. «Va detto - interviene il
diretto interessato - che in giunta non è stata presa nessuna decisione. È vero che c'è stato un
incontro con Dellai, ma per mettere a posto l'ex questura non ci sono soldi al momento, visto che
abbiano dato priorità ad altri poli museali». In giunta provinciale, però, se n'è già discusso. «È stato
soltanto perché un mio collega assessore - chiarisce Panizza - s'è domandato se in Trentino abbiamo
sufficiente materiale per fare museo archeologico. Non lo so, ma posso dire che in queste ore sto
ripristinando la soprintendenza ai beni archeologici che era stata accorpata ai beni librari alcuni
mesi fa». Sulla necessità di dare più valorizzazione alla piazza l'assessore non ha dubbi e torna a
ribadire di essere «convinto che il collegamento del castello con il centro storico è urgente».
«Comunque - continua Gloriana Dalcastagné - parlerò all'assessore. Del museo ne avevo già
discusso con lui e mi pareva d'accordo. Mi sembra una cosa un po' strana questa sua presa di
posizione». Museo o non museo, all'associazione interessa che la piazza sia utilizzata sempre più
spesso. «Le nostre iniziative sono apprezzate, visto il successo della manifestazione del 10 e 11
ottobre: bella partecipazione alla visita al museo e alle lezioni preparatorie». «Questa dovrebbe
essere la prima piazza di Trento perché è il primo luogo che un turista si trova di fronte quando
arriva a Trento. Con il sindaco e l'assessore Marchesi ne abbiamo parlato spesso e ci hanno dato la
loro parola che una soluzione per il parcheggio si troverà». La gente che abita in piazza Mostra ci
conta.
L'Adige 20 ottobre
TELVE - «Una cosa del genere non mi era mai capitata. Mi dispiace, anche perché vedersi negare la
salva d'onore proprio nel paese che per primo in Trentino ha dedicato nella metà degli anni ‘80 una
via ad Andreas Hofer lascia l'amaro in bocca». Giuseppe Corona è il capitano della Compagnia
Schützen di Telve. E domenica pomeriggio, per l'arrivo del nuovo parroco don Antonio Sebastiani ,
i suoi uomini non hanno potuto salutare a modo loro il prelato. Una decisione, del sindaco Franco
Rigon , che non ha rovinato la festa ma che è destinata a non passare inosservata. «Faccio fatica a
comprendere i motivi di questa decisione, anche perché a Grigno avevamo salutato con la salva
d'onore sia don Giorgio Garbari che il nuovo parroco. Non solo. Nelle scorse settimane la
compagnia ha partecipato ad alcune manifestazioni a Ivano Fracena e Castello Tesino. Solo a Telve
ci è stata negata la salva d'onore». La Compagnia però ha sfilato con le altre associazioni ed e
presenziato alla cerimonia di benvenuto con i tradizionali fucili Mauser K90. «Avevamo richiesto il
permesso al Comune ed anche il consiglio pastorale era d'accordo. Qualche giorno prima, però, ci è
stato negato il nulla osta da parte del sindaco». Con quali motivazioni? «Nonostante la
partecipazione della compagnia dia lustro alla cerimonia che vede coinvolta l'intera comunità risponde il sindaco Rigon - rimane il dubbio sull'opportunità di una partecipazione in armi e dello
sparo di una salva d'onore che male si concilia con il tipo di cerimonia. E che, in ogni caso, non
rientra fra i princìpi ispiratrici della cultura e della tradizione locale». La decisione in paese ha fatto
discutere, e per più d'uno è l'ennesima contrapposizione tra maggioranza e opposizione. La
Compagnia Schützen di Telve è formata da 22 persone: altre 9 vi entreranno a breve. Gran parte di
loro è di Telve e Grigno, ma anche di Borgo e Castelnuovo. Domenica, in ogni caso, tutti hanno
salutato don Antonio Sebastiani. Arrivato da Ponte Arche, Comano e Lomaso dopo aver guidato
anche le parrocchie di Pinzolo, Tione e Carbonare, dal 2001 è delegato della Curia per
l'ecumenismo. Ordinato sacerdote nel 1977, prende il posto di don Franco Torresani - da sette anni
parroco di Telve, Torcegno e Telve di Sopra - che dal 15 novembre sarà parroco in Val di Non. Ad
accoglierlo tanta gente, molti arrivati anche da Carzano, che con il decano don Mario Busarello e
monsignor Tommaso Stenico hanno partecipato alla messa nella chiesa parrocchiale. E c'erano
anche gli Schützen, nonostante il diniego per la salva d'onore. M. D.
L'Adige 20 ottobre
Cles. Nel 1995 e nel 2005 ha preceduto le «mosse» politiche avvenute poi a Trento
Se la borgata è una fucina provinciale
CLES - Cles fucina politica che anticipa le alleanze provinciali? Guardando al passato, si direbbe di
sì. Nel 1995 presidente provinciale era Carlo Andreotti (Patt), sostenuto anche da Pp (ex Dc) e Psdi.
A Cles si va alle comunali: al primo turno la più votata è la sinistra di Maria Pia Flaim . Vince il
ballottaggio, ma è in minoranza: si rifà un anno dopo, conquistando scranno e maggioranza con la
sinistra (Intesa progressista) e Partecipazione (area sinistra dell'ex Dc). Nel 2008 inizia l'era
Lorenzo Dellai , con un centrosinistra che guarda a sinistra. Nel 2005 Dellai è ancora al governo
provinciale, sostenuto da Margherita, Ds, Trentino Domani, Verdi, Autonomia ( Sergio
Casagranda ), Lista Dini ( Sergio Muraro ); tra gli assessori Dario Pallaoro , in lista col Patt. Si va al
voto a Cles: si coalizzano sostenendo la ricandidatura di Giorgio Osele Patt, Margherita, Intesa
Progressista e Dip (area ex socialista). Nasce il centrosinistra-autonomista, che tre anni dopo troverà
dellaiane conferme. Ora Cles sceglie una nuova strada. Il Patt, assieme all'Upt, sostiene Giorgio
Osele; ma il Pd, forza di governo in provincia, sceglie la coalizione del centrosinistra guidato da
Maria Pia Flaim, in cui confluisce buona parte dell'ex «Civica Margherita» ( Mario Springhetti,
Renzo Nicolodi, Luigi Pichenstein ). Alle coalizioni guidate (salvo sorprese dell'ultima settimana)
da Maria Pia Flaim e Giorgio Osele si aggiunge il centrodestra di Marcello Graiff , con una lista del
Pdl, una civica, e quella presentata l'altro giorno dalla Lega Nord. Da sole andranno Intesa
progressista (probabile candidato sindaco Marco Dusini ), e la lista coordinata da Mario Stablum ,
che per candidato sindaco presenta Donatella Benvenuti . G.S.
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 20 OTTOBRE
Al Centro Santa Chiara con la partecipazione dell'assessore alla cultura Franco Panizza
CENACOLO TRENTINO DI CULTURA DIALETTALE: FESTA PER I VENT'ANNI
Parole di sincero apprezzamento per l’attività svolta nei suoi vent’anni di storia dal “Cenacolo
trentino di cultura dialettale” sono venute dall’assessore provinciale alla cultura, Franco Panizza,
che ha definito la poesia dialettale una felice sintesi di genuinità e immediatezza, il mezzo ideale
per esprimere i sentimenti più intimi che ciascuno di noi custodisce nel proprio cuore. "Il dialetto –
ha affermato Panizza – rappresenta un importante strumento di ricerca identitaria ed è doveroso uno
sforzo atto a recuperare la forza espressiva di questa lingua “democratica” che tutti all’interno di
una comunità sanno parlare, purché abbiamo orecchi per ascoltare ed un pizzico di buona volontà
per tradurne i vocaboli più strani e desueti, facendo magari riferimento a quel prezioso tesoro di
esperienza rappresentato dalle persone anziane".
E' successo al Centro Servizi culturali Santa Chiara di Trento, alla festa di compleanno, organizzata
su iniziativa dell’Assessorato provinciale alla Cultura, sul palcoscenico del teatro “Cuminetti”.
Festa che ha avuto per protagonisti i poeti che compongono oggi il “Cenacolo”.
Una sala gremita da oltre trecento persone ed un successo scandito da lunghi e numerosi applausi: è
stato questo il regalo di compleanno che gli appassionati di poesia hanno riservato al “Cenacolo
trentino di cultura dialettale” che l’altra giorno ha festeggiato il ventennale di fondazione. Nato nel
maggio del 1989 su iniziativa di Elio Fox – giornalista, commediografo e studioso dei dialetti (a lui
l'assessore Panizza ha consegnato un riconoscimento) – e di alcune fra le più apprezzate voci
poetiche del panorama provinciale, il “Cenacolo” ha svolto un’azione capillare di diffusione sul
territorio della poesia in dialetto attraverso centinaia di recital in tutte le valli, ed ha inoltre
organizzato scambi culturali ed incontri ed occasioni di reciproca conoscenza con gruppi di poeti
attivi al di fuori dei confini regionali.
Alla festa c'erano dunque Francesca Candotti, Lia Cinà Bezzi, Antonia Dalpiaz – che ha svolto
anche il ruolo di presentatrice –, Luisa Gretter Adamoli, Luciana Sicheri, Lilia Slomp Ferrari, Livio
Andreatta, Mariano Bortolotti, Lorenzo Cosso, Luciano Daldoss, Silvano Forti, Francesco Maria
Gottardi, Fabrizio Groff, Dario Salsa, Corrado Zanol. Ogni poeta ha avuto la possibilità di
presentare al pubblico alcune delle proprie composizioni e la recita dei testi è stata arricchita
dall’accompagnamento musicale curato dal chitarrista Piergiorgio Lunelli.
Non è mancato un momento di accorato e affettuoso ricordo rivolto agli amici poeti che nel
“Cenacolo” hanno potuto percorrere solo un tratto di strada: Bruno Banal, Paolo Cereghini,
Anselmo Chini, Marco Fontanari, Italo Varner e Bruno Groff, al quale è stato anche intitolato un
concorso triveneto biennale di poesia dialettale, organizzato per la prima volta nel 2004 e giunto
ormai alla terza edizione.
Ma i poeti del “Cenacolo” non hanno voluto essere soli in palcoscenico a festeggiare il ventesimo
compleanno: al loro fianco si sono esibiti, infatti, i gruppi strumentali “Aires” e “Il Tamburo del
Sole” con il loro repertorio di musica klezmer e dell’est europeo, gli attori della compagnia teatrale
“Filogamar” di Cognola che hanno interpretato alcune scene tratte da una commedia di Elio Fox ed,
in chiusura, il Coro della SOSAT, storico interprete di quegli stessi valori culturali legati al
territorio, alla storia e alle tradizioni della gente trentina che anche il “Cenacolo” è impegnato a
sostenere e diffondere.
Nel ricco programma della serata si sono ben inseriti anche brevi, garbati cenni commemorativi che
hanno aiutato il pubblico ad approfondire la conoscenza del ventennale percorso culturale del
gruppo poetico. Elio Fox, che del “Cenacolo” rappresenta tutt’ora il perno organizzativo oltre che
un solido riferimento di carattere accademico, ha ricordato le solide radici che questo gruppo di
poeti affonda nel tessuto culturale della terra trentina e la sua capacità di guardare al territorio
utilizzando quei codici linguistici – i dialetti appunto – che lo caratterizzano e lo arricchiscono. Non
senza andare continuamente alla ricerca di colleganza, amicizia e comunione con i rappresentanti di
culture dialettali di altre regioni: nel Veneto in particolare, ma anche in Lombardia ed Emilia
Romagna.
Agli spettatori intervenuti allo spettacolo del ventennale è stato consegnata una copia dell’antologia
“… Vinti ani dopo …” che offre una sintesi significativa della produzione letteraria dei poeti del
“Cenacolo” e ne ripercorre i momenti più significativi dell’attività svolta sul territorio negli ultimi
anni.
L'Adige 21 ottobre
Politica «Saremo accanto al Pd e fuori dall'Udc», dice Giorgio Lunelli dell'Upt
Nasce la rete delle liste civiche del Nord
Oltre il bipartitismo, oltre le ideologie del Novecento. Liste civiche, partiti territoriali e gruppi
autonomi delle regioni del Nord Italia (Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia
Romagna, Lombardia) che si mettono in rete per «riscattare la politica dai limiti e dalle miserie di
questi tempi». Un movimento di centrosinistra «di impronta degasperiana» che raccoglie «le
espressioni territoriali più vicine alla società civile, le esperienze alternative al modello
dell'individualismo e al populismo della cultura partitica attuale della Lega Nord e al liberismo
esasperato del Pdl. L'ambizione di mettere in rete soggetto territoriali in una logica confederale».
Che si chiami Unione del Nord oppure Partito del Nord quello che è stato presentato ufficialmente
ieri a Trento si presenta come alternativa all'attuale quadro politico: «accanto al Pd, ma fuori
dall'Udc», ha detto il capogruppo dell'Upt in consiglio provinciale Giorgio Lunelli. Primo firmatario
dell'«Appello dei territori», documento d'intenti che raccoglie esponenti della rete civica del Veneto
(Marco Zambotti), del Centrosinistra per la Lombardia (Battista Bonfanti), lista friulana Cittadini
(Piero Colussi), della Lista civica per Parma (Elvio Ubaldi), della Lista Civica Cremona (Giuseppe
Torchio), della lista ligure Gente di Centro (Alberto Rovida). Un'idea presentata a Trento,
considerato laboratorio politico, anche perché ha avuto il convinto sostegno di Lorenzo Dellai:
«L'Italia dei territori è molto migliore di come viene rappresentata a livello nazionale. Non voglio
nascondere l'ambizione di questo primo passo. Non si tratta di un partito - ha specificato il
governatore - ma non nascondo l'importanza di un segnale che viene dal Nord del Paese. Speriamo
che si possa avviare anche a livello nazionale».
L'Adige 21 ottobre
LUISA MARIA PATRUNO I ristoranti trentini che utilizzeranno prodotti agricoli e agroalimentari
tipici e biologici all'interno di accordi di «filiera corta» di qualità con i soggetti economici locali
riceveranno dalla Provincia una maggiorazione dell'aliquota base prevista dalle leggi provinciali sui
servizi alle imprese e sugli incentivi alle imprese. In sostanza, chi utilizza e propone prodotti
trentini riceverà più contributi dalla Provincia. La maggiorazione dell'aliquota base potrà arrivare
fino a un massimo di 10 punti percentuali e si potrà prevedere che la partecipazione ad accordi di
filiera dedicata costituisca «titolo preferenziale per l'accesso ad azioni e servizi a favore delle
imprese». Ma perché le nuove norme, una volta approvate, possano essere applicate si dovrà
attendere il via libera della Commissione europea. La novità è contenuta in un emendamento
dell'assessore al commercio e all'agricoltura, Tiziano Mellarini, al disegno di legge che sarà
discusso domani dal consiglio provinciale che contiene «norme per la promozione dei prodotti
agricoli e agroalimentari di prossimità e per l'educazione alimentare e il consumo consapevole». Il
disegno di legge in questione è un testo unificato di tre proposte presentate da Caterina Dominici
(Patt), Roberto Bombarda (Verdi) e dal gruppo del Pd, primo firmatario Michele Nardelli, che
toccano tre aspetti diversi: norme per la promozione del consumo di prodotti agricoli trentini (Patt),
l'utilizzo di prodotti biologici, tipici, tradizionali, privi di organismi geneticamente modificati e
prodotti di prossimità (Km 0) nelle mense si asili, scuole e ospedali (Verdi); norme per l'educazione
alimentare e il sostegno al consumo di prodotti agricoli trentini (Pd). Gli aiuti pubblici alle imprese
private, come i ristoranti, con la costituzione di filiere agroalimentari corte dedicate alla
ristorazione, sono già previsti da altre analoghe leggi già approvate da altre Regioni, che però sono
state stoppate dall'Unione europea. «Sono almeno quattro le Regioni, tra cui il Veneto del ministro
all'agricoltura Zaia, - ricorda l'assessore Mellarini - che hanno approvato leggi come quella che
stiamo discutendo noi e che non hanno ancora potuto utilizzarle perché fino ad ora l'Unione europea
si è sempre espressa in modo contrario rispetto a questi aiuti per violazione delle norme sulla
concorrenza. Come giunta provinciale comunque abbiamo deciso di dare il nostro nulla osta
all'approvazione del disegno di legge inserendo però una clausola sospensiva di efficacia fino
all'avvenuta pubblicazione della comunicazione dell'esito positivo dell'esame di compatibilità da
parte della Commissione della Comunità europea». Insomma, l'assessore Mellarini non nasconde
che le difficoltà non mancano e che la legge potrebbe attendere a lungo prima di vedere una sua
concreta applicazione. «Nel frattempo però - prosegue Mellarini - noi non stiamo fermi e ci stiamo
muovendo sul fronte della certificazione dei prodotti e il marchio di qualità trentino». Il testo di
legge unificato era stato approvato a settembre in commissione con il voto favorevole della
maggioranza e da Mauro Delladio (Pdl) mentre la Lega nord si era espressa con un voto di
astensione. Tra gli altri contenuti vi è anche l'istituzione di una giornata dell'agricoltura trentina per
promuovere la conoscenza dell'agricoltura e dei prodotti trentini, che cadrà l'11 novembre di ogni
anno e nel corso della quale saranno programmate visite a fattorie didattiche e ad aziende agricole.
L'Adige 21 ottobre
Pergine Alle 20.30
L'autonomia: Panizza e Ferrandi ne parlano domani
PERGINE - Iniziano domani gli appuntamenti con «Parlamentiamo?», il percorso di avvicinamento
alla politica e alle istituzioni rivolto alle età comprese tra i 18 ed 30 anni. Si concluderà con un
viaggio a Roma, dal 10 al 13 novembre, per una visita alle istituzioni repubblicane. Alcuni posti
sono ancora disponibili rivolgendosi allo sportello del Centro giovani di vicolo Guglielmi,
[email protected]. Relatori del primo dei quattro incontri (tutti nella sala consiliare di piazza
Municipio, ore 20.30) sono Giuseppe Ferrandi , direttore del Museo storico di Trento e Franco
Panizza , assessore provinciale. Il tema è «2009: ha ancora senso parlare di autonomia?». Lunedì 26
ottobre incontro con Renzo Anderle , consigliere provinciale ed Alessandro Ceschi , direttore del
Consorzio dei Comuni trentini sugli enti locali. Il 3 novembre, sul tema della cittadinanza attiva e
della partecipazione, relatrice sarà Marianna Paonessa , piscologa.
L'Adige 21 ottobre
Telve. Il segretario provinciale del Patt dopo il «no» alla salva d'onore per il parroco
«Sugli Schützen manca conoscenza»
TELVE - «Credo che in tutta questa vicenda ci sia un deficit di conoscenza storica. Quanto accaduto
domenica a Telve mi ha colpito e se dopo 60 anni succedono ancora cose simili, significa che la
storia degli Schützen e l'importanza della loro presenza sul territorio deve essere ancor più
approfondita». Ugo Rossi non l'ha presa bene la decisione del sindaco di Telve di negare la salva
d'onore alla compagnia di Schützen del paese. Il segretario provinciale del Patt stigmatizza
l'accaduto e chiede agli amministratori che si faccia più attenzione. «Certo, cose simili non
dovrebbero accadere e spero che non si ripetano mai più». L'assessore, intanto, coglie l'occasione
per ricordare le buone notizie in arrivo per l'ospedale di Borgo. Ieri mattina, Rossi ha spedito una
lettera all'Azienda sanitaria. «Ho chiesto espressamente che all'interno del piano sanitario di
legislatura, licenziato venerdì scorso dalla giunta, unitamente alla ristrutturazione di Villa Igea
venga data massima priorità al progetto dell'ospedale San Lorenzo. Ho recepito e fatte mie le
sollecitazioni che mi sono arrivate in questi mesi dal territorio, rendendomi conto che per la
Valsugana è troppo importante il presidio ospedaliero di Borgo». Un investimento di circa 20
milioni di euro, gran parte dei quali destinati a ristrutturare l'area di degenza. «All'Azienda sanitaria
è stato anche chiesto - conclude Ugo Rossi - di fornire all'assessorato nel giro di poco tempo un
crono intervento circa la tempistica e le modalità di esecuzione dell'intervento». M. D.
L'Adige 21 ottobre
L'Euregio del Tirolo storico è un ponte verso il futuro Q uesto mese rappresenterà un crocevia
fondamentale per il futuro della nostra Regione. Il 15 ottobre 2009 si sono incontrati a Innsbruck i
governatori della Provincia di Trento, quella di Bolzano e Land Tirol per approfondire gli strumenti
giuridici che l'Unione europea ha messo a disposizione dei territori per istituzionalizzare nuove
forme di collaborazione transfrontaliera tra Regioni con passato storico, sociale e culturale comune.
La discussione proseguirà il 29 ottobre 2009 nel Dreier Landtag che avrà il compito di discutere e
deliberare nuove forme di collaborazione tra i tre territori in materia di politiche agricole, ambiente,
cultura e società. Purtroppo non è stato ancora possibile conferire una veste istituzionale all'Euregio
poiché il Parlamento italiano non ha finora ratificato il protocollo dell'accordo quadro di Madrid. È
fondamentale ricordare che le basi giuridiche per la formazione e lo sviluppo di queste
collaborazioni transfrontaliere sono state gettate dalla stessa Comunità europea e che, quindi, non
sono il frutto di un mero desiderio di autonomia di alcuni esponenti della politica; questo
riconoscimento internazionale e le radici storiche comuni differenziano considerevolmente il
progetto Euregio da quello padano! Il dialogo continuo tra i rappresentanti dei tre territori
consentirà di rafforzare la collaborazione lungo l'asse del Brennero e valorizzare quelle diversità
culturali. L'Euregio dovrà rappresentare una sfida da vincere, un ponte verso il futuro che ci
permetterà di affermare la nostra identità, non di certo padana, e coniugare le nostre radici storiche
comuni con un futuro da protagonisti in Europa. È fondamentale, quindi, che il progetto Euregio
venga sostenuto da tutto il panorama politico regionale. Credo sia importante, inoltre, che l'Euregio
venga portato tra la gente e proprio per questo auspico che il percorso legislativo dell'Euregio Tirolo
venga accompagnato da una serie di incontri aperti alla popolazione al fine di spiegare e illustrare
caratteristiche, opportunità e scenari di sviluppo di questo ambizioso progetto. Mauro Ottobre
L'Adige 21 ottobre
L'archeologia, il museo e i politici miopi
E gregio Direttore leggo nella cronaca di Trento di domenica 18 ottobre, che l'assessore Panizza ha
intenzione di metter mano alle ex scuderie del Castello del Buoncosiglio per ricavarne nuovi uffici
per la Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici. A questa bella notizia si affianca
però l'affossamento della realizzazione, nello stesso edificio, della sede del museo archeologico
provinciale. Le motivazioni addotte sono principalmente quelle della mancanza di soldi e della
mancanza di contenuti (reperti). Mi sembrano entrambi di debole tenuta: non credo che alla
Provincia Autonoma di Trento manchino 6 milioni di euro; è una cifra che per le nostre ricche casse
fa ridere e tirar fuori questo motivo, dopo aver trovato i soldi per spese correnti di altrettanto o
maggior spessore, mi sembra veramente stucchevole. Dice poi l'assessore che secondo lui mancano
i reperti che giustifichino il contenitore: sarei curioso di conoscere il parere dei tecnici del settore,
degli studiosi e degli accademici sull'argomento. A me uomo della strada, pare che comunque i
reperti presenti nelle attuali collezioni del Museo Provinciale nonché quelli che giacciono nei
magazzini da restaurare, giustifichino invece ampiamente la loro esposizione per far conoscere alla
gente trentina il percorso storico dell'uomo in questo territorio. È vero che questi reperti non parlano
con una voce che è quella che piace ai politici, ma esprimono la storia del territorio ricca o povera
che essa sia (e sul povero ho qualche dubbio visto cosa c'è in giro in altre realtà meno ricche di
Trento ma più ricche di passione per il loro passato). Certo è che l'archeologia trentina, che pure
annovera - ed ha annoverato nel passato addirittura qualche luminare - studiosi preparati e invidiati
in sede accademica anche fuori provincia, non esce bene da questa vicenda dopo che già le è stato
assestato un colpo basso con la chiusura/accorpamento della Soprintendenza. Mi auguro che voci
autorevoli e del mondo scientifico, si alzino forti e sdegnate ad evitare questa ipotesi ed ha
richiedere al nostro assessore alla cultura uno sforzo nella ricerca dei fondi necessari, come egli ci
ha già dimostrato di essere in grado di fare. Fatto il contenitore si vedrà subito se i contenuti stanno
larghi o stretti. Ne va della intera storia di questo nostro territorio. Bruno Kaisermann Mezzolombardo Q uando il Trentino era parte dell'Impero Austro-ungarico, l'archeologia era tenuta
in grande considerazione. Grazie al profondo legame con Vienna e la Mitteleuropa, fervevano gli
studi di storia antica e di civiltà scomparse, si ideavano ricerche e spedizioni di respiro
internazionale, crescevano e maturavano protagonisti dell'archeologia europea di indiscusso
spessore, come Federico Halbherr, che ha legato il suo nome ai fondamentali scavi di Creta, Paolo
Orsi, che ricostruì la storia delle popolazioni preromane di Sicilia e Magna Grecia, Giuseppe Gerola
che documentò le testimonianze della Serenissima nell'Egeo e a Rodi. In tempi più vicini a noi in
Trentino si sono imposti maestri dell'archeologia come Renato Perini, scopritore dei villaggi
fortificati di epoca protostorica come il Doss Castel di Fai della Paganella. O Bernardino Bagolini,
precursore e pioniere della moderna archeologia stratigrafica. Gli studi archeologici in Trentino
hanno una lunghissima tradizione. I protagonisti di questa ricerca sono stati innovatori nell'indagine
sul campo. E gli stessi reperti e i siti archeologici presenti in regione testimoniano quali e quanti
ritrovamenti - e di altissima qualità - siano presenti sul nostro territorio. Desta pertanto meraviglia e
sconcerto la decisione della Provincia per bocca dell'assessore alla Cultura Franco Panizza, di
mettere nel cassetto l'atteso progetto di un Museo archeologico, unito al castello del Buonconsiglio,
in grado di valorizzare e arricchire l'offerta culturale della città e dell'intera provincia, strettamente
legato al rifacimento e recupero urbanistico e architettonico di piazza Mostra, la piazza del Castello.
Dopo la soppressione della Sovrintendenza per i beni archeologici è un altro colpo mortale che in
pochi mesi viene assestato all'archeologia in Trentino. Le ragioni di una tale miopia sono
incomprensibili, e fa ridere la risposta che non siamo in grado di permetterci un museo archeologico
perché non ci sono soldi a sufficienza. Una Provincia autonoma che dispone ogni anno di un
bilancio di 4.550 milioni di euro, non ha le risorse per raccogliere le proprie testimonianze
archeologiche e consentirne la fruizione al pubblico, facendo conoscere la propria storia e la propria
cultura? Non sta in piedi. Sarebbe interessante conoscere quali sono le ragioni vere che hanno
decretato l'affondamento del museo archeologico, se faceva ombra a qualcos'altro o a qualcun'altro,
e perché non lo si vuole realizzare, data anche la strategicità della struttura all'interno della
riqualificazione di piazza Mostra. In una città che ha 160.000 euro da buttar via per un po' di sacchi
di sabbia instabili attorno al monumento a Dante e che sborsa fior di quattrini per finanziare con
denari pubblici le provocazioni «d'avanguardia» della galleria Civica che hanno ben pochi legami e
specificità locali, dire che non ci sono soldi per la propria storia e archeologia suon veramente come
una presa in giro. [email protected]
L'Adige 22 ottobre
Perché non faremo il Museo archeologico FRANCO PANIZZA
Gentile direttore, ho letto ieri sull'Adige la lettera del signor Bruno Kaisermann e la Sua risposta in
merito al Museo provinciale di archeologia. Rispondendo anche alle polemiche suscitate da un mio
recente intervento ripreso dal giornale, mi permetta di precisare quanto segue. In quanto assessore
provinciale alla Cultura sono io primo ad essere orgoglioso della «storia» e dell'attualità
dell'archeologia trentina che, come lei ha ben sintetizzato nella sua risposta, può contare su nomi
che hanno dato lustro al Trentino in Italia e all'estero. Sono altrettanto cosciente che esiste un
patrimonio di reperti e di vestigia preistoriche e protostoriche di indubbio valore e consistenza,
tanto che sul territorio trentino esistono già strutture museali di altissimo pregio e valore: la sezione
di archeologia del Castello del Buonconsiglio a Trento, il Museo retico di Sanzeno in Val di Non, la
sezione di archeologia del Museo Civico di Rovereto e quella del Museo Alto Garda di Riva del
Garda, che vanno ad aggiungersi alle realtà museali «all'aperto» delle palafitte di Ledro, delle
Palafitte di Fiavé (per le quali stiamo lavorando in vista della realizzazione di una nuova struttura
museale) e delle innumerevoli «aree archeologiche» che arricchiscono l'offerta culturale e turistica
di tutte le nostre valli (l'Area del Sas di Trento, il «santuario» romano di Campi di Riva, la recente
realizzazione dell'area fusoria di Redebus, la Torre dei Sicconi sul Monte delle Rive a Caldonazzo
ecc.). A ciò, naturalmente, vanno aggiunti gli scavi attualmente in corso e che molto probabilmente
produrranno future nuove aree di visita (La Vela, Prepositura, Sant'Apollinare, sede Facoltà di
Lettere, San Martino di Lundo e di Tenno, gli interventi in corso ai Campi Neri di Cles e alle Terme
romane di Riva del Garda... e mi scusino i trentini se, nell'elenco, mi sono dimenticato di qualcosa).
Non posso sottovalutare l'importanza che riveste, nel settore, la sezione di preistoria e di paleoarcheologia del Museo Tridentino di Scienze Naturali, con i rinvenimenti di Vatte di Zambana, di
Molina di Ledro, con le stupefacenti «pietre dipinte» del Riparo Dalmeri sulla Marcèsina di recente
scoperta e che hanno attirato l'attenzione degli appassionati e degli archeologi di tutta Europa. Tutto
questo patrimonio, però - e qui veniamo al punto della discussione - ha oggi una sua ben precisa
collocazione, è già in una fase ostensiva nelle bacheche e nelle vetrine delle strutture museali aperte
alla fruizione del pubblico a Trento oppure nei punti decentrati di Sanzeno, di Rovereto, di Riva, di
Molina di Ledro, oppure lo saranno tra breve come a Fiavé. Se a tutto questo, poi, aggiungiamo il
forte impulso da me dato per il completamento dei lavori di restauro e di riadattamento di Castel
Thun, che verrà inaugurato - come castello, ma anche come sede museale - il prossimo 17 aprile
2010, e l'attenzione con cui seguo l'evolversi del Muse sulle rive dell'Adige a Trento, nessuno penso
possa dire che l'assessore provinciale alla cultura «non pensa ai musei»! Ecco perché non mi pare
così scandaloso e fonte di polemica affermare che, in un momento di crisi come quello che stiamo
vivendo, le risorse per un Museo provinciale di archeologia non rivestono quelle caratteristiche di
urgenza tali da giustificarne un loro inserimento nel bilancio 2010 della Provincia. Le collezioni e le
strutture oggi in attività, così come quelle che entreranno in attività nei prossimi mesi e nel corso
del prossimo anno, sono sufficienti per esaudire le richieste della didattica (più di 10mila giovani
coinvolti nel corso del 2009!) e quelle (altrettanto significative e polverizzate sull'intero territorio
provinciale) del turismo di qualità (oltre cento sono stati gli appuntamenti con l'archeologia trentina
concordati con le Apt di ambito!). Il budget a nostra disposizione è quel che è: concentriamo, allora,
gli sforzi in termini di risorse finanziarie e umane sulla ricerca, sugli interventi straordinari, sulla
promozione della rete di strutture periferiche e rinviamo a tempi economicamente e socialmente
meno problematici la realizzazione di un progetto come quello del Museo provinciale che, quando
verrà adottato definitivamente dalla giunta provinciale, costituirà senz'altro il coronamento di
un'attività pluridecennale che ha svolto e sta svolgendo in Trentino un piccolo «esercito» di
ricercatori, funzionari ed appassionati ai quali va fin d'ora la nostra gratitudine. Oggi sul tappeto ci
sono altre priorità: nello specifico dell'archeologia, la Provincia ritiene sufficiente la «rete» già
esistente, si è impegnata ad affrontare positivamente e con lungimiranza il problema della
Soprintendenza dei beni archeologici, scommette apertamente nel futuro «Muse» (e quindi anche
sulla sua ricca e significativa sezione di paleo-archeologia), punta alla valorizzazione dell'esistente
(in primis Buonconsiglio, Area del SAS, Sanzeno, Molina di Ledro, Fiavé in futuro e Castel Thun a
partire dal 2010...) e affida al marketing turistico centrale e della periferia la promozione di un
patrimonio che sappiamo tutti essere di primissima qualità e, soprattutto, spalmato su un periodo
storico che copre numerose migliaia di anni, dal lontanissimo Paleolitico al più «recente»
Altomedioevo. Franco Panizza È assessore provinciale alla Cultura
L'Adige 22 ottobre
Il sollecito Voto unanime per la mozione del consigliere provinciale del Patt
Ottobre: «Opera da realizzare celermente»
La Giunta provinciale è impegnata ad attivarsi per fare in modo che il collegamento viario Rovereto
- Alto Garda venga realizzato in tempi più celeri possibili. È quanto prevede - nell'asciutto
dispositivo finale - una mozione presentata dal consigliere arcense Mauro Ottobre e approvata ieri
dal Consiglio provinciale. Un intervento necessario e particolarmente sentito dalla popolazione - ha
ricordato in aula il consigliere provinciale del Patt - e che produrrebbe, in un momento di
particolare crisi economica, effetti positivi sull'intera economia della zona, oltre a risolvere un
problema annoso. Parere favorevole alla mozione è stato espresso in dichiarazione di voto dai
consiglieri Civico, Bombarda, Penasa, Leonardi e Zanon. Posta in votazione, la proposta è stata così
accolta all'unanimità. Lascia invece perplessi la genericità dell'invito, che non fissa neppure date
indicative per le varie fasi dell'opera, ma semplicemente impegna la Giunta provinciale «ad attivarsi
per fare in modo che il collegamento viario Rovereto - Alto Garda venga realizzato il più
celermente possibile». Un po' poco, visto che nel testo Ottobre parla dell'opera come di «un
elemento di cambiamento epocale per gli abitanti del territorio, che avranno molte più opportunità
di lavoro e di sviluppo economico mai conosciuto prima d'ora».
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 22 OTTOBRE
Investire sulla formazione di amministratori, tecnici e liberi professionisti per facilitare i
cambiamenti
A "LA PROVINCIA INFORMA" LA SCUOLA DI GOVERNO DEL TERRITORIO
Attività formative per la pianificazione urbanistica e come supporto all'attuazione della Riforma
istituzionale
Nei giorni scorsi con una delibera proposta dall’assessore all’Urbanistica Mauro Gilmozzi, la
Giunta provinciale ha dato mandato alla Trentino School of Management (società pubblica della
Provincia con funzioni di formazione permanente del personale) di gestire la Scuola di governo del
territorio e del paesaggio (Step) per perseguire obiettivi formativi in materia di pianificazione
territoriale e fornire supporto a Comuni e Comunità per l’attuazione della Riforma istituzionale. A
questo è dedicata la nuova puntata di "La Provincia informa".
La Trentino School of Management con l’istituzione e la gestione della Step (Scuola di governo del
territorio e del paesaggio) si impegna a promuovere e realizzare iniziative formative in materia di
governo del territorio con particolare attenzione al marketing territoriale, come metodo ed obiettivo
della pianificazione; alla valutazione strategica dei piani, come esercizio di responsabilità e
strumento di partecipazione; all’applicazione in materia di pianificazione della tecnica di
misurazione della “carring capacity”; alla formazione di figure professionali innovative in materia
di governo del territorio, come ad esempio quella dei “facilitatori” come tramite tecnico fra la
Provincia e territori, al fine di agevolare le decisioni delle Comunità di valle e dei Comuni; alla
formazione di supporto e servizio del Patrimonio mondiale Dolomiti-Unesco-Dolomiti secondo le
indicazioni della Provincia autonoma di Trento e delle istituzioni partecipanti al procedimento di
candidatura o all’organismo previsto per la gestione del bene;
Trasmessa dalle emittenti trentine “La Provincia informa” è disponibile anche in Internet, al sito
www.uffstampa.provincia.tn.it menu notiziario radiofonico dove è possibile inoltre consultare la
programmazione della puntata da parte delle singole emittenti.
Copia del programma può essere richiesta anche a Format - Centro audiovisivi della Provincia
autonoma di Trento, in Via Zanella 10/2 a Trento (tel. 0461 495117 e-mail
[email protected] - (f.s.)
L'Adige 23 ottobre
PATRIZIA TODESCO Mentre da una parte i sindacati continuano a trattare, con la mediazione
dell'assessore Ugo Rossi, per trovare un accordo con la direzione dell'ospedale S. Camillo per il
pagamento degli arretrati ai dipendenti, su questi è caduta un'altra tegola, decisamente più dolorosa
e preoccupante. Nelle scorse ore in vari uffici provinciali e ai sindacati è infatti arrivata una lettera
con la quale la direzione del S. Camillo annuncia la necessità di procedere al licenziamento di
dodici dipendenti. Motivo del taglio è la cessata attività del laboratorio di analisi con sede in via dei
Mille che nel 2008 aveva fatto registrare una perdita del conto economico di 600 mila euro e la
conseguente chiusura anche del laboratorio di analisi interno. Valutata la situazione e accertato che i
dipendenti in questione non sarebbero ricollocabili all'interno della struttura il S. Camillo ha deciso
di dare il benservito a un dirigente medico (direttore), un biologo, un capotecnico di laboratorio, un
tecnico di laboratorio, un operatore tecnico di laboratorio, un ausiliario, tre infermieri, un coadiutore
di segreteria e due addetti alla segreteria. E la situazione per questi dodici professionisti è tutt'altro
che rosea. «L'ospedale - si legge nella lettera - ha accertato l'impossibilità di evitare la riduzione del
personale che da essi deriva, considerata la natura strutturale degli esuberi e l'inadeguatezza degli
strumenti di legge esistenti». Esclusa anche la possibilità di ricorrere agli ordinari ammortizzatori
sociali (cassa integrazione ordinaria o straordinaria) in quanto non prevista dal settore. Per
l'ospedale, viste le caratteristiche dell'istituto e la conseguente peculiarità di molte delle singole
posizioni di lavoro, «non è ipotizzabile recuperare gli esuberi di personale, nemmeno ricorrendo a
forme di part-time o riduzione generalizzata dell'orario se non in limitati singoli casi». Lapidari i
toni sui tempi in cui il programma dei tagli sarà attuato: «Nel più breve tempo possibile». Durissime
le parole della Cgil. «È uno scandalo - commenta Marco Endrizzi - soprattutto alla luce del fatto che
l'assessore Rossi ha recentemente aumentato i tetti dei ricoveri proprio per consentire al S. Camillo
un aumento delle entrate con la promessa che poi ai dipendenti sarebbero stati pagati gli arretrati. E
invece i lavoratori non hanno ancora visto un euro e sono invece arrivati i tagli». Endrizzi si
riferisce ai 12 licenziamenti annunciati ma non solo. «Negli ultimi mesi molti dipendenti del S.
Camillo se ne sono andati dopo aver vinto un concorso all'Azienda sanitaria e la direzione del S.
Camillo non li ha sostituiti lasciando i reparti in affanno e con personale non sufficiente per
garantire cure adeguate ai pazienti». Proprio ieri, intanto, i sindacati si sono nuovamente incontrati
con i vertici del S. Camillo e un funzionario dell'assessorato per la vecchia e annosa questione degli
arretrati. Nell'ultima riunione di venerdì scorso dal S. Camillo era arrivata l'offerta di chiudere la
questione con 1 milione 200 mila euro. Ieri sono stati fatti nuovamente i conti e il debito dell'istituto
verso i dipendenti sarebbe stato stabilito in 2 milioni e 500 mila euro, ossia il doppio. Accertata la
cifra, però, la trattativa non è andata oltre. Dal S. Camillo non è arrivata nessuna promessa e la palla
è tornata al centro. Ieri l'assessore Rossi non era presente all'incontro, ma i sindacati invocano un
suo ennesimo e risolutivo intervento per chiudere definitivamente la partita.
L'Adige 23 ottobre
LUISA MARIA PATRUNO Il consiglio provinciale ha approvato ieri con i soli voti a favore della
maggioranza di centrosinistra autonomista - e la defezione di Caterina Dominici (Patt) e Luigi
Chiocchetti (Ual) che non hanno partecipato alla votazione - il disegno di legge proposto da Mattia
Civico (Pd) a favore dell'integrazione dei gruppi sinti e rom residenti in Trentino. La legge prevede
che la Provincia, d'intesa con i Comuni, pianifichi la realizzazione di «aree residenziali di
comunità», in base al numero di famiglie sinti e rom residenti in Trentino da almeno dieci anni, al
posto dei campi nomadi attuali, i cui costi saranno sostenuti dalla finanza locale, ovvero i soldi
destinati ai Comuni. In alternativa o aggiunta alle microaree possono essere individuati dalle
amministrazioni comunali immobili da assegnare a gruppi sinti o rom. D'altronde, ha sostenuto
Mattia Civico nella sua relazione in aula: «Oggi il Comune di Rovereto spende per la gestione del
campo nomadi 80.000 euro all'anno e quello di Trento 170.000 euro. Con la stessa cifra di 250 mila
euro l'anno si può fare di più e meglio spostando gli interventi dalla mera gestione alle funzioni
promozionali, per attivare percorsi virtuosi di lavoro e di un abitare che siano basati sulla
responsabilità e sull'integrazione, che sono capisaldi per una maggiore sicurezza sociale per tutti».
Civico ha ricordato che oggi i sinti in Trentino sono 450, il campo nomadi di Ravina ospita 79
persone e quello di Rovereto 72; in appartamento vivono 80 persone mentre i senza fissa dimora
sono almeno 180 e che la materia era regolata da una norma di 24 anni fa. Il dibattito in consiglio
provinciale è stato molto animato visto che da tutto il centrodestra, sebbene con toni diversi, si è
espressa una netta e compatta opposizione al disegno di legge. La reazione più dura e polemica è
stata quella della Lega nord. Il capogruppo Alessandro Savoi in dichiarazione di voto se n'è persino
uscito con un gesto plateale. «So di farmi portavoce - ha dichiarato - del pensiero della maggioranza
dei trentini e dico: più rum e meno rom». E nel dirlo ha mostrato in aula una bottiglia di rum
Bacardi. Al che il presidente del consiglio, Giovanni Kessler, ha commentato: «Non mi sembra che
il rum sia molto trentino». Più argomentata è stata l'opposizione espressa dal Pdl. «Questa legge - ha
dichiarato il capogruppo Walter Viola - va ancora nel solco della cultura assistenziale. Noi riteniamo
invece che accanto ai diritti vadano richiesti anche dei doveri sia per quanto riguarda il lavoro che il
rispetto dell'obbligo scolastico per i bambini». E il consigliere provinciale del Pdl, Rodolfo Borga
ha aggiunto: «Non si è voluto che i consigli comunali si occupassero dell'argomento lasciando le
decisioni alla Provincia, ma poi gli interventi sono in carico alla finanza locale. Noi avevamo
proposto degli emendamenti per prevedere l'obbligo al al lavoro, anche saltuario, invece avranno i
benefici e non gli si potrà chiedere neanche di andare a pulire le strade o a spalare la neve. Lo stesso
- ha detto ancora Borga - per l'obbligo scolastico, non si è prevista nessuna revoca delle
assegnazioni se non viene rispettato l'obbligo scolastico. Infine, la legge permette ai sinti e rom di
accedere ad appartamenti pubblici non per via ordinaria, scavalcando tutte le persone che sono in
lista magari da anni. Non so se questa maggioranza si è resa conto di cosa vuol dire questo e dove
andrà a finire con questa norma». La bocciatura della legge è venuta anche da Nerio Giovanazzi
(Amministrare il Trentino) e da Claudio Eccher (Lista Divina).
È passata invece con la condivisione di tutto il consiglio provinciale la legge per la valorizzazione
dei prodotti agricoli e agroalimentari trentini e di quelli biologici. La legge prevede anche incentivi
economici ai ristoratori che utilizzeranno prodotti locali ed è il frutto della fusione di tre disegni di
legge che erano stati presentati da Michele Nardelli (Pd), Michele Dallapiccola (Patt) e Roberto
Bombarda (Verdi), quest'ultimo si è concentrato soprattutto sull'uso dei prodotti biologici nelle
mense pubbliche, mentre Nardelli ha puntato sull'educazione la valorizzazione della filiera corta e
dei prodotti agroalimentari di prossimità certificata. «La filiera corta - ha detto Nardelli - è anche
sinonimo non solo di sobrietà ma anche di coesione sociale, perché promuove una logica di sistema
tra agricoltori e ristoratori». Il centrodestra non ha avuto difficoltà ad approvare la nuova legge
anche perché una molto simile è già stata approvata dalla Regione Veneto. Ora resta il problema che
per diventare operativa la legge dovrà superare il vaglio delle norme Ue sulla concorrenza. leri,
l'assessore provinciale autonomista Franco Panizza dopo l'approvazione della legge ha espresso
soddisfazione rivendicandone la primogenitura sostenendo che: «L'iter arrivato in fondo ha preso le
mosse da una proposta legislativa redatta dal sottoscritto sul finire della scorsa legislatura raccogliendo anche le frequenti sollecitazioni del mondo della cooperazione agricola - quale
contributo programmatico degli autonomisti, presentato peraltro nel corso di una conferenza stampa
appositamente convocata. All'inizio della legislatura in corso, il progetto legislativo è stato quindi
formalizzato con la presentazione di un disegno di legge».
L'Adige 23 ottobre
La proposta Per valutare se serve o meno il museo
L'invito della maggioranza a Panizza «Visitiamo i luoghi dell'archeologia»
«Caro assessore Panizza, andiamo tutti assieme a compiere una visita sui luoghi in cui sono stati
trovati reperti archeologici o in cui tuttora si sta scavando e soltanto dopo valutiamo se è o meno il
caso di realizzare a Trento un nuovo museo archeologico». È questo il senso di una lettera
sottoscritta dai capigruppo di maggioranza e consegnata ieri in Consiglio provinciale all'assessore
alla cultura dopo la comunicazione, da parte di Franco Panizza, dell'assenza di risorse in bilancio
per prevedere il recupero dell'ex scuderie del castello del Buonconsiglio in cui ospitare il museo
archeologico. Il progetto di ristrutturazione dell'ex Questura, in piazza Mostra, è ormai datato e
avrebbe dovuto concretizzarsi dopo il trasloco, avvenuto tre anni fa, degli uffici della polizia a
Trento sud. Ma per Panizza la realizzazione di questa nuova struttura non è una priorità e nella
nostra provincia non esisterebbero nemmeno reperti tali da giustificare un esborso di sei milioni di
euro, la spesa prevista per il nuovo museo nel progetto commissionato dall'ex assessore provinciale
alla cultura, Margherita Cogo.
L'Adige 23 ottobre
«Per le elezioni comunali lavoreremo con l'Udc per presentarci in lista insieme e, se la nostra
proposta sarà avallata dagli elettori, potremo sviluppare la collaborazione in un progetto politico
comune di grande centro. Da parte di Casini ho incontrato molta disponibilità». Nerio Giovanazzi,
consigliere provinciale di Amministrare il Trentino, formazione con la quale si è presentato l'anno
scorso alle elezioni dopo aver lasciato Forza Italia, nei giorni scorsi ha incontrato a Roma il leader
dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, insieme al commissario del partito in Trentino, Ivo Tarolli, per
sondare il terreno su una possibile intesa in vista delle elezioni comunali di primavera, ma anche
verificare le sintonie politiche su un progetto di centro fuori dai due poli, che ha spinto l'anno scorso
Giovanazzi (a differenza dell'Udc) a presentarsi da solo alle elezioni provinciali non ritrovandosi né
in un centrodestra guidato dalla Lega nord, né in un centrosinistra con il Pd. Giovanazzi non ha
cambiato idea, anzi, ritiene di aver visto più lontano degli altri, considerato anche quanto sta
accadendo a livello nazionale, ed è deciso a coltivare il suo progetto di rinascita, anche in Trentino,
di una forte aggregazione di centro che «non ha bisogno né del Pd né del Pdl e della Lega per
diventare maggioranza». «Per le prossime elezioni comunali - dice Giovanazzi - noi vorremmo
avviare un ragionamento con le forze moderate come l'Upt, il Patt o anche Bertolini se ci fosse e
altri che non si riconoscono in uno schieramento specifico. Oggi come oggi la proposta dell'Upt
mira apparentemente a rafforzare il centro ma rimanendo nel centrosinistra e con questa
impostazione non ci sono le condizioni nell'immediato per lavorare insieme sul piano politico. Alle
comunali però si sa che ci sono situazioni diverse, le coalizioni non sempre coincidono con quella
provinciale e dunque si possono sperimentare nuove alleanze. Io sto lavorando in particolare nei
Comuni della mia zona del Basso Sarca, come Dro, Arco e Riva, stiamo verificando se ci sono le
condizioni per lavorare all'interno di un'alleanza moderata perché crediamo che il progetto di
Amministrare il Trentino sia sempre più attuale, anzi siamo stati antesignani di quanto sta
accadendo. A livello provinciale, poi - prosegue Giovanazzi - mi pare che in questa maggioranza ci
sia in atto uno scontro sotterraneo, non ci sono più le condizioni perché riesca a governare in modo
tranquillo». L.P.
L'Adige 23 ottobre
Pergine L'assessore Tessadri: forti perplessità
Il Patt: «Distribuire sul territorio gli appartamenti del villaggio Itea»
PERGINE - Interviene il Patt cittadino sulla vicenda del «villaggio Itea» di zona Celva ovvero i 62
appartamenti che l'Istituto intende realizzare tra il cavalcavia Rosmini e la stazione ferroviaria. Ne
ha discusso il direttivo e si fa portavoce della posizione di partito l'assessore comunale alle politiche
sociali Renato Tessadri . «Noi abbiamo forti perplessità su quel nuovo insediamento, in quanto si
potrà creare un nuovo assembramento di popolazione dove già si trovano, non lontane, altre due
palazzine Itea con decine di alloggi. Manteniamo la posizione espressa a suo tempo dall'assessore
del Patt Mara Carli , ovvero che è meglio è distribuirli sul territorio». Il Comune ha inviato ad Itea
la richiesta che metà dei 62 appartamenti siano a canone moderato. Per quale motivo? «Per evitare
l'insediamento di soli immigrati, in modo che nella zona Celva ci sia posto anche per la nostra
gente. Noi del Patt condividiamo questa scelta dell'amministrazione, già eravamo riusciti qualche
anno fa a dimezzare il primo progetto di Itea che prevedeva 120 appartamenti. Ora sul 50 per cento
a canone moderato non deroghiamo. Risposte vanno date ed anche agli immigrati, è vero. Quando
sarà avviata la Comunità di valle proporremo che gli alloggi siano spalmati sull'intero territorio, non
solo concentrati a Pergine».
L'Adige 23 ottobre
Telve, giusto dire no agli spari degli Schützen Condivido in pieno la decisione del sindaco di
Telve, Franco Rigon, di non aver concesso gli spari agli Schützen in occasione dell'arrivo del nuovo
parroco a Telve, domenica scorsa. Per quanto simbolico, ritengo anch'io che l'uso delle armi proprio
mal si concilii con una cerimonia religiosa. Inoltre, pur essendo stato Telve il primo Comune ad
aver dedicato negli anni Ottanta una via ad Andreas Hofer come dice Giuseppe Corona (il capitano
della Compagnia Schützen di Telve che, pur essendosi firmato «telvato» proprio su questa rubrica
nei mesi scorsi, non mi risulta residente a Telve), ritengo che la storia e la cultura della Bassa
Valsugana ben poco abbiano a che vedere con i cappelli piumati, se non, purtroppo, l'aver visto
molti suoi figli mandati a morire sul fronte orientale. La cultura di una terra è rappresentata in gran
parte dalla lingua e quella parlata in Bassa Valsugana è sempre stata legata all'italiano, come
dimostrano anche tutti i documenti storici che riguardano la storia di Telve, anche nel periodo di
dominazione tirolese. Tornando a domenica, se lo scopo era il «ritorno di immagine», ritengo tra
l'altro che la Compagnia Schützen (22 soci dice l'articolo, ma forse una dozzina erano presenti,
meno della metà quelli di Telve) dovrebbe essere ben contenta per la visibilità avuta nel corso della
cerimonia (sfilata, «picchetto», gonfalone...oltre all'articolo sul giornale) a confronto di altre
associazioni di Telve che contano numeri ben diversi di soci (US Telve, Gruppo Ana, Sezione Fanti,
GS Lagorai bike, Vvf, Pro Loco, ecc.) e che hanno operato più nell'ombra. Concludo dicendo che,
probabilmente, nell'articolo pubblicato martedì sarebbe stato più opportuno e più costruttivo dare
maggiore spazio ad altri momenti della cerimonia (ad esempio alle interessanti parole di don
Antonio nel corso dell'omelia) che non ad un aspetto meramente folkloristico. Giancarlo Orsingher ,
consigliere comunale di Telve
Far conoscere la storia della Vallarsa cimbra Come ogni anno la Vallarsa ha vissuto domenica la
giornata più sentita dalla gente. Alla fiera di S. Luca a Parrocchia sono arrivati moltissimi Vallarseri
e pure molti dai comuni limitrofi e anche da fuori provincia. Il sindaco Geremia Gios e il suo vice
Rino Dara ebbero l'onore di salutare il presidente della Provincia, Dellai, e pure il sindaco di Carlat,
Alain Cousin, che ha offerto ai presenti il formaggio francese, che io - e penso la maggioranza dei
Vallarseri - preferiscono fare il gemellaggio con il formaggio del «nostro» Iseppi da Valmorbia. In
quanto al gemellaggio, penso che vedere ai Bruni di Vallarsa la signora Carla, consorte del
presidente francese Sarkozy, rimarrà un sogno. Un grazie va al museo etnografico di Riva, che nella
casa comunale «Domenico Raoss» ha esposto al pubblico le carte catastali della Vallarsa intorno al
1850. Così i visitatori hanno potuto vedere che ancora 160 anni or sono la grande maggioranza dei
toponomi in valle erano tedeschi (o come si dice ora cimbri), come per esempio Langacher,
Oberwiese Rossacker. Sarebbe stato utile avere anche una traduzione, perché ora ben pochi
comprendono il cimbro. Ma penso questo si farà prossimamente, in quanto, specialmente per le
scolaresche, è importante far conoscere la storia. Commendatore Arthur F. Stoffella
L'Adige 24 ottobre
Lavis Battaglia napoleonica, polemica sul cippo
Sviluppo di Lavis, variante a rischio Mancano i voti, Prg «postdatato»
LAVIS - La variante al Piano regolatore generale per gli insediamenti in centro storico giovedì è
passata con una formula «creativa». Non essendoci infatti i voti favorevoli di 11 consiglieri,
necessari per l'immediata eseguibilità, la formula scelta è stata quella della «eseguibilità
postdatata»: approvare il 22 ottobre con la clausola che il provvedimento avrà efficacia dal primo
novembre. Devono infatti intercorrere 10 giorni tra l'annullamento dell'adozione della variante Prg
(per la mancata sostituzione di uno scrutatore) ed una nuova approvazione. Infuriato Antonio Moser
(Margherita): «Dopo 5 anni non siamo ancora in grado di portare a termine una variabile
urbanistica». Il gruppo del Pd invece si riserva di verificare la questione presso gli uffici provinciali.
Perplessità del Partito Democratico anche sul cippo commemorativo dei caduti della battaglia
napoleonica del 2 ottobre 1809, 35mila euro stanziati all'interno di una variazione di bilancio. Il
cippo è stato collocato su una particella non di proprietà della parrocchia. Il consigliere Graziano
Tomasin ha chiesto al sindaco il perché non è stata individuata un'altra particella di proprietà del
comune, in quanto essa è esistente proprio nelle immediate vicinanze. Il sindaco Graziano Pellegrini
ha risposto affermando che tale particella, - di proprietà del Comune - è destinata ad un altro
utilizzo, in quanto prevista nel progetto del «Parco fluviale» come via d'accesso al greto dell'Avisio.
Tomasin ha sfruttato l'occasione anche per leggere anche alcuni passi della relazione scritta dal
progettista, l'architetto Andrea Brugnara , soffermandosi sul fatto che il popolo tirolese si oppose
alla politica livellatrice di Monaco. A difesa del cippo è intervenuta Germana Comunello ,
affermando che «fa parte di una serie di eventi culturali, promossi dall'assessorato alla cultura di
Lavis, concepiti prima dell'istituzione dell'anno hoferiano promosso dalla Provincia». Paolo
Facheris ha chiesto una «sospensione pregiudiziale» del cippo: 10 no e 4 sì per la sua proposta.
L'Adige 25 ottobre
Autonomia e futuro
Euregio e Comunità le «carte» di Dellai GIAMPAOLO ANDREATTA
R ispetto agli anni nei quali me ne sono andato dalla Provincia convinto che questo ente più che
«autonomo» stava per diventare «sovietico» e nei quali Bruno Kessler parlava di un «Trentino
piccolo e solo», la situazione oggi è certamente cambiata in meglio. E tuttavia la solitudine
nell'autocompiacimento di se stessi e, più ancora, il pericolo di una resa civile rispetto alla spinta
sovietizzante della Provincia, sono ancora dietro l'angolo. Dellai, anche senza rincorrere agli
annunci di moda, sembra aver compreso questa situazione di permanente pericolo, immaginando
una strategia che, stando ai fatti, mi pare di poter sintetizzare come segue: «ridurre» il peso
dell'istituzione Provincia verso l'alto «dentro» la comunità euro regionale (protocolli di Innsbruck);
«ridurre» il peso dell'istituzione Provincia verso il basso «dentro» la comunità valligiana (legge
sulle Comunità di Valle). «Aumentare» nel contempo la spinta per l'internalizzazione del sapere
pratico, capitalizzando a questo fine le possibilità di una Università che, unica nel nostro Paese,
accanto al Rettore, espressione dell'Accademia, ha anche un Presidente espressione della comunità.
La scommessa dellaiana sembra dunque muoversi su tre fronti - Euroregione, comunità di valle,
sapere diffuso - e misurarsi su due obiettivi; scongiurare il pericolo di un Trentino piccolo e solo
scongiurare il pericolo di un Trentino sovietizzato. La stampa locale - salvo qualche eccezione sembra non aver colto il significato del recente incontro di Innsbruck fra Trentino, Sudtirolo e
Tirolo, con la firma di un pacchetto di trenta provvedimenti e la decisione di dar luogo ad un
organismo di governo transnazionale, sul fondamento di una disposizione europea, mentre,
specularmente l'attenzione della pubblica opinione pare sollecitata più verso le piccole guerre da
pollaio piuttosto che verso la sostanza politico-istituzionale della riforma della comunità di valle.
Eppure la prospettiva è di un assetto anche visivamente nuovo dell'articolazione urbanistica del
potere. Da Innsbruck è partito infatti un segnale chiaro e condiviso sulla centralità politica e non
solo geografica di Bolzano-Bozen, la città costituzionalmente bilingue del sistema, mentre più
ravvicinatamente a noi, già si intravvede all'orizzonte la nascita di un policentrismo urbano a
valenza anche politica oltre che amministrativa, che non potrà non avere ricadute anche sugli altri
partner del sistema, dove il policentrismo o è solo burocratico, come nel caso del Tirolo, o di fatto
non esiste, come nel caso del Sudtirolo. Materia per gli studiosi dei processi formativi degli assetti
istituzionali di governo, ma insieme anche materia di riflessione forse prima ancora che per addetti
alla politica per gli addetti in generale alla società civile. Per il Trentino si tratta infatti di evitare la
chiusura in se stesso, di scongiurare la sovietizzazione da Provincia, di consolidare le ragioni di
un'autonomia, con finalità interetniche e sovranazionali, dimostrando che, per la comunità trentina,
il suo modo di essere autonoma non è a misura di quegli «schei» di cui molti parlano a sproposito.
L'Adige 25 ottobre
In Valsugana gli Schützen ci sono sempre stati Vorrei commentare il divieto agli Schützen di
sparare in occasione dell'arrivo del parroco. Il sindaco ha detto no, noi ci siamo adeguati e la gente
(una parte) ha mugugnato. Se il sindaco avesse dato l'autorizzazione, nessuno avrebbe avuto modo
di che dire. Come fra l'altro avvenuto a Tezze e a Grigno. Veniamo alla storia e cultura della Bassa
Valsugana, che secondo il consigliere comunale Giancarlo Orsingher, nulla ha a che vedere con i
«cappelli piumati». Vada a vedere, chieda lumi al suo assessore alla cultura, e scoprirà che la Bassa
Valsugana e il Primiero hanno gravitato nell'area del cosiddetto Tirolo storico per più di
quattrocento anni, con usi e costumi, cultura e tradizioni, tra le quali anche quella degli Schützen.
Schützen che hanno operato anche da noi con funzioni di difesa territoriale. Si documenti sul «Land
libel» del 1511, editto da «Massimiliano I», sulla storia di Andreas Hofer, sui Stand Schützen, sui
LandSchützen, sui Kaiserjaeger. Con questo piccolo cenno, voglio solo ribadire che la storia della
nostra terra tirolese, la cosi detta «Heimat», non è finita l'11 novembre del 1918, con l'annessione al
Paese che ci ospita. È vero qui si è sempre parlato l'italiano, e così continuerà a essere anche per i
prossimi secoli; d'altra parte il Tirolo è sempre stato un territorio plurilingue dove si parlava,si parla
e si parlerà sempre il tedesco, il ladino, il cimbro, il mocheno e l'Italiano. Per concludere, non mi
sono mai firmato «telvato», ma essendo il legale rappresentante della S.K. Telve, pur non residente
nel Comune di Telve, quando scrivo e porto il pensiero della Schützen Kompanie, come tale mi
firmo. Giuseppe Corona – Telve
Complimenti alla prof Federica Ricci Garotti Lettera aperta alla professoressa Federica Ricci
Garotti. La consuetudine di complimentarsi «a caldo» con qualcuno quando se ne ravvisi l'esigenza
non interferisce con il mio proposito di esprimerle un personale plauso per la sua lettera comparsa
nel quotidiano l'Adige dell'11 ottobre c.a. sul miserando atteggiamento che non pochi trentini
manifestano riguardo la loro identità di popolo. Ciò che sull'argomento è riportato dal giornale
stesso non è infatti soggetto a scadenza poiché concetti tanto lucidi quanto partecipati entrano con
forza nella mente dei lettori e vi permangono. La nuda analisi da lei elaborata sul tema trattato è
oggi innegabilmente riscontrabile in buona parte della popolazione locale; popolazione che
manifesta una dichiarata indifferenza nei confronti della propria storia se non una totale avversione
ad approcciarsene serenamente non intendendo a priori mettere in discussione verità di comodo
inculcate in mille modi e che evidentemente hanno trovato in essa terreno fertile di asservimento.
Le sue osservazioni sulla storia secolare di questa terra confliggono con quanto propagandato dal
regime fascista prima e perseguito da vestali del nazionalismo poi, per il cui tramite vaste schiere di
trentini si sono acriticamente persuase che popolazioni amiche e leali con cui i loro antenati hanno
condiviso per secoli la stessa terra e la medesima storia erano i «cattivi» per antonomasia e tali sono
rimasti. Quei trentini - tirolesi cui piace sentirsi parte di una regione ricca di tradizioni, di storia e di
valori di ricalco mitteleuropeo ma che sanno apprezzare quanto di positivo è rappresentato dalla
cultura italiana in questa terra, che manifestano il loro carattere di antica popolazione austriaca al di
qua delle Alpi e il loro temperamento di matrice italiana quando le varcano, non possono che esserle
riconoscenti e sentirsi gratificati dalla sua nette presa di posizione. Pur confortata dal fatto di non
essere originaria di questo Land e di poter quindi vantare imparzialità di giudizio, non può d'altro
canto attendersi la stessa considerazione da chi, dicendosi trentino, protesta con fiero cipiglio la sua
appartenenza ad una sola, unica nazione. Si accontenti, la prego, di un tardivo sentimento di
imbarazzo che potrebbe cogliere qualche mio corregionale non più tanto certo, grazie al suo dire, di
confidare in un dogma dai piedi d'argilla. Marco de Tisi – Mori
Lavis, 35 mila euro sprecati per il cippo degli Schützen In tempo di crisi economica, la pubblica
amministrazione, per prima, dovrebbe osservare maggiore attenzione nello spendere il denaro dei
propri cittadini. Difendo per principio le iniziative che promuovono ogni forma di cultura a patto
che non ci si dimentichi dell'intero patrimonio storico e culturale del nostro Trentino. Nella delibera
del consiglio comunale di Lavis, datata 22.10.2009, approvata dalla maggioranza di centro destra
leggo testualmente: spesa di euro 35.000 per concessione di contributi straordinari per attività
culturali in relazione alla posa di un cippo commemorativo da parte della compagnia Schützen. In
questo atto, personalmente, intravvedo, un enorme spreco delle risorse pubbliche. La spesa di
35.000 euro, sommata ad altre spese sostenute direttamente dal Comune, per la posa di un semplice
cippo sembra fortemente esagerata e non giustificabile se pensiamo che si tratta dell'intero stipendio
di tre anni di un lavoratore dipendente. Sindaco e giunta, credo dovrebbero rendere conto di tutto
ciò alla propria comunità. Lieto di essere pubblicamente smentito attendo fiduciosa risposta. Onorio
Bassoli , ex assessore del Comune di Lavis