L`Adige 01/10/09 LUISA MARIA PATRUNO Il progetto Metroland, l
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L`Adige 01/10/09 LUISA MARIA PATRUNO Il progetto Metroland, l
L'Adige 01/10/09 LUISA MARIA PATRUNO Il progetto Metroland, l'ambizioso sistema di mobilità su ferrovia nelle valli trentine, che il governatore Lorenzo Dellai e l'assessore Alberto Pacher sono decisi a realizzare, suscita o grandi entusiasmi o altrettanto forti scetticismi e decise bocciature. Non sembrano esserci mezze misure. Ieri l'assessore ai lavori pubblici e ai trasporti Alberto Pacher ha dichiarato all' Adige di ieri che già nel bilancio 2010 e in quello di legislatura, che la Provincia sta predisponendo, saranno inserite le prime due linee della rete ferroviaria Metroland, che sono quelle per il collegamento tra Mori ferrovia-Arco-Ponte Arche-Tione (588,9 milioni più 90 milioni per le stazioni), e la tratta Borgo-Cavalese con una lunga galleria di oltre 27 chilometri (690 milioni). A questi progetti si aggiungono quelli da realizzare entro la legislatura per la mobilità alternativa interna come la linea Fiemme-Fassa, la S.Martino-Rosse, il sistema Campiglio. Roberto Bombarda , consigliere provinciale dei Verdi, è al settimo cielo per l'annuncio di Dellai e Pacher che testimonia che su Metroland la giunta vuole fare sul serio. «Sono molto contento - sostiene Bombarda - perché questa è una vera operazione da regione alpina che ci porta al pari di quanto fatto in Svizzera, credo che Dellai con Metroland abbia davvero il modo di lasciare il segno del suo governo e sarà ricordato in positivo se non per altro almeno per questo». Nel merito del progetto Bombarda aggiunge: «Sono molto soddisfatto della nuova versione del progetto elaborato dal dirigente De Col del Dipartimento lavori pubblici della Provincia, perché recepisce in pieno delle proposte di modifica proprio sulla linea Arco-Giudicarie che io avevo presentato a Dellai nella scorsa legislatura alla luce di uno studio che avevo commissionato a Marco Danzi della Cunex di Bolzano, esperto di mobilità ferroviaria. Lo studio confermava la fattibilità e sostenibilità del progetto in base al bacino di utenza e suggeriva però la stazione in più di Ponte Arche, che non era prevista, il cui costo veniva compensato dalla riduzione a una canna invece di due del tunnel». Di parere opposto è invece Walter Viola , capogruppo del Pdl in consiglio provinciale, per il quale Metroland non è altro che un «sogno faraonico». «Prima di pensare a questi progetti faraonici con impegni economici molto consistenti e che rischiano di non giustificarsi non il nostro limitato bacino di utenti - dice Viola - la Provincia dovrebbe cercare di concludere quanto avviato sul fronte delle infrastrutture viarie. Stiamo attendendo il collegamento Vallagarina-Alto Garda, la Valdastico, il collegamento val di Non-val di Sole. Cerchiamo di dare prima le risposte che le nostre comunità attendono da anni e che costano la metà della metà del progetto Metroland». Il consigliere provinciale del Patt, Mauro Ottobre, che è di Arco e dunque direttamente interessato dalla nuova linea di Metroland che collegherà l'Alto Garda alle Giudicarie e alla Vallagarina, dice che si più riuscire a tenere insieme tutto: «Noi da decenni attendiamo il tunnel tra l'Alto Garda e la Vallagarina per risolvere il problema del traffico su gomma. Pacher lo sa e sa anche che noi chiediamo prima di risolvere questo e poi ci va bene che si faccia anche Metroland. Nel tunnel ci può stare la strada e a fianco la ferrovia». In effetti la giunta Dellai ha promesso che farà entrambe le cose. Luca Zeni , capogruppo del Pd, dice che: «Metroland rientra nella nostra idea di sviluppo sostenibile del Trentino che mira a rendere più competitivo l'uso del treno rispetto all'auto». L'Adige 02/10/09 via da seguire Comano Terme, unione dal basso MARIA GARBARI Riferendosi al referendum per la fusione di Lomaso e Bleggio, Margherita Cogo parlava di appuntamento storico che andava oltre le vicende politiche particolari «congiungendo una prospettiva aperta al futuro con la storia secolare di paesi e vallate». Il direttore Giovanetti nella sua risposta sull'Adige poneva l'accento sul passaggio importante che comportava un salto politicoamministrativo perché il Trentino «ha bisogno di superare la frammentazione dei comuni e la loro polverizzazione» e «il percorso tracciato delle fusioni dal basso può essere la via giusta». La questione dei Comuni e della loro polverizzazione ha ritmato il percorso secolare della storia del Trentino in modo così vivo e partecipato da esserne un'asse portante. Conclusa l'età del cesarismo napoleonico ed annesso il Trentino all'Austria e al Tirolo, vennero ricostituiti i 380 Comuni ridotti a 104 Municipi nel Dipartimento dell'Alto Adige. Questa frammentazione delle amministrazioni comunali rimase inalterata per l'intero periodo della sovranità asburgica: i Comuni dei distretti politici della parte italiana del Tirolo al censimento del 1910 risultavano infatti 369. Ciò significava che anche ai minimi aggregati urbani, manciate di case e di uomini arroccati sui pendii delle montagne o nascosti nelle pieghe delle valli, era riconosciuto il carattere di Comune. Tale sistema, che impediva per la mancanza di risorse economiche qualsiasi sviluppo condannando i residenti alla vita di stenti o alla miseria, destinata a sfociare nella massiccia emigrazione, era però conforme ai modelli di vita e di società condivisi dalle popolazioni; gli abitanti del Trentino si sentivano liberi nell'ambito del loro Comune e sicuri di possedere diritti, competenze e funzioni che nemmeno lo Stato avrebbe potuto toccare. I diversi tentativi compiuti nel corso dell' '800 ad opera della legislazione statale e provinciale, appoggiati dagli esponenti della cultura e della vita politica del Trentino per porre un rimedio alla polverizzazione comunale, erano destinati al fallimento per motivi assai diversi, o a rimanere inattuati nel corso della loro concreta attivazione. Nel passaggio del territorio dall'Austria all'Italia alla fine della prima guerra mondiale, il principio di riconoscere una sfera di vita autonoma ad ogni comunità storicamente individuata strappandola al centralismo statale, fu al vertice delle aspirazioni delle forze politiche locali e delle popolazioni. L'avvento del governo Mussolini riportò sulla scena della storia il cesarismo di memoria napoleonica ed i Comuni vennero aggregati fino a raggiungere il numero di 127 attraverso interventi compiuti d'autorità senza mai sentire il parere degli interessati. Questo spiega perché nel 1945, a guerra finita, la volontà di disgregare le strutture amministrative accentrate fu come una raffica di vento che percorse l'intero paese. Non vi era sobborgo, frazione o aggregato di case, anche minimo, che non chiedesse di costituirsi in Comune libero e autonomo, all'interno di una diaspora a volte legata a nostalgie per un mondo patriarcale e a misura d'uomo, ma ormai scomparso. Anche il consiglio comunale di Trento, riunito per la prima volta il 21 agosto 1945, si pronunciò sulla ricostituzione dei Comuni soppressi, dato che gli 11 sobborghi aggregati nel 1926 (Cadine, Cognola, Gardolo, Mattarello, Meano, Povo, Romagnano, Ravina, Sardagna, Villazzano, Sopramonte) aspiravano ad ottenere l'autonomia. Il 20 novembre la richiesta del loro distacco venne inviata alla Prefettura allora retta da Giuseppe Ottolini designato dal Comitato di liberazione nazionale. Nel frattempo erano però emersi i primi dubbi sull'opportunità di un movimento di separazione selvaggia, come nella valle Lagarina dove erano posti in luce i processi di integrazione ormai compiuti e lo sviluppo di comuni interessi economici e turistici. Perplessità cominciarono a serpeggiare pure a Trento cominciando dai consiglieri di Mattarello, Gardolo e Romagnano; tutti, comunque, concordavano sulla necessità della costituzione di consorzi per i servizi d'importanza generale. La vastità del fenomeno di separazione dei Comuni preoccupò il ministero degli Interni che inviò a Trento l'ispettore Tranchida. Egli, in accordo con il sindaco del capoluogo Gigino Battisti ed il prefetto, fissò il principio reso pubblico con circolare prefettizia del 7 febbraio 1946, che la ricostituzione degli ex Comuni potesse avvenire solo nel caso di documentate risorse finanziarie. Nonostante i ripensamenti dovuti alla presa d'atto che la realtà sociale ed economica del Trentino non si era arrestata all'età asburgica, i Comuni ricostituiti furono 119 portando il totale a 223, mentre passavano alla provincia di Bolzano i Comuni della zona mistilingue. Il successo plebiscitario del referendum che ha portato le comunità di Lomaso e Bleggio inferiore a unirsi nel Comune unico di Comano Terme, con un processo identico a quello dello scorso anno per la Valle di Ledro, segna veramente, come ha detto Pierangelo Giovanetti, un salto politico - amministrativo che, cancellando una secolare tendenza alla gelosa salvaguardia dei singoli interessi intrisi di campanilismo, guarda ad un futuro dagli ampi orizzonti. Corrisponde invece alle secolari tradizioni trentine il concepire la gestione degli affari comunali come primo gradino della vita democratica perché espressa dal basso e da tutti i cittadini, punto di partenza per l'effettiva autonomia. L'Adige 02/10/09 FAEDO - Non c'era molta convinzione e nemmeno tanto entusiasmo, nel consiglio comunale dell'altra sera, quando con soli nove voti a favore è stato approvato lo statuto della Comunità di valle: scontata l'astensione della minoranza, che ha aderito al documento del comitato delle minoranze di sei Comuni su otto dell'ambito territoriale (mancano all'appello Mezzocorona e Mezzolombardo), mentre Carlo Rossi ha votato contro poiché non nutre alcuna fiducia nella nuova istituzione. Nel dibattito, soprattutto da parte del sindaco Bruno Faustini , del suo vice Jury Tiengo e dell'assessore Diego Simoni , sono emersi i timori di una logica che pare destinata a far sparire i piccoli comuni. «Sono soddisfatto solo a metà per questo voto - ha detto il sindaco - poiché, malgrado l'ottimo lavoro portato avanti dal collegio degli otto sindaci, rimane la preoccupazione di vederci depauperati dei servizi». Dello stesso tenore l'intervento di Tiengo, il quale teme che i comuni più grossi faranno la parte dei leoni mentre ai più piccoli, come Faedo, rimarranno solo le briciole. Chi è invece dell'idea che la Comunità di valle sia una vantaggiosa opportunità anche per Faedo, è l'assessore Gianluca Tait , il quale si è dichiarato ottimista e fiducioso nel futuro: Faedo, insomma, non diventerà la Cenerentola poiché, anche con l'elezione indiretta, avrà sempre garantiti i suoi rappresentati in assemblea. Il nome Rotaliana-Königsberg a Faedo piace perché identifica il territorio attorno a Castel Monreale, o Castel Königsber come lo chiamano ancora da queste parti. «È stata forse fatta un po' di confusione da coloro che vogliono cancellare questo toponimo - ha spiegato il sindaco - poiché gli abitanti di Faedo e San Michele sanno benissimo a cosa questo nome si riferisce. Tanta gente della Rotaliana, invece, lo chiama ancora "castello cento finestre", senza sapere che questo è il nome del maso. Siamo delusi dalla raccolta di firme indetta per cancellarlo: è come se noi avessimo chiesto di eliminare quello della Rotaliana». L'Adige 02/10/09 NAVE SAN ROCCO Anziani ad Innsbruck L'incontro nella sede del Parlamento con il segretario generale del Landtag, Thomas Hofbauer, è stato il momento più gradito della gita ad Innsbruck per i partecipanti del circolo Anziani e pensionati, accompagnati dal vicesindaco Ugo Garzetti e dall'assessore provinciale Franco Panizza, che ha colto l'occasione per sottolineare l'importanza di un forte impegno delle istituzioni locali per superare definitivamente il confine del Brennero e dare sempre maggior concretezza alla piattaforma politica che anima il progetto Euregio. Garzetti ha portato il saluto della comunità di Nave San Rocco ed ha ringraziato la presidente del circolo, Rosanna Caset, per l'intensa attività svolta dall'associazione. La gita si è conclusa con la tappa voluta da Panizza al Berg Isel, con la visita al monumento ad Andreas Hofer e al Museo dei Tiroler Kaiserjäger. DAL 3 OTTOBRE AL 7 PURTROPPO NON HO POTUTO CONSULTARE L'EDIZIONE ON LINE PERCHE' E' STATA RISERVATA AI SOLI ABBONATI. COMUNQUE SONO STATE PUBBLICATE QUESTE DUE LETTERE: 04 ottobre 2009 Egregio direttore, mi permetto di approfittare di questo spazio per rivolgere un appello. Un appello all’unità rivolto a tutti gli autonomisti trentini. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito a una vera e propria diaspora che ha interessato il mondo autonomista, frammentatosi in diverse formazioni politiche. Il Congresso del Partito Autonomista Trentino Tirolese del 2007 ha rappresentato fortunatamente il momento della riunificazione tra PATT e Genziane. Sarebbe auspicabile che il Congresso del 2009 vedesse la riunificazione di tutto il fronte autonomista, riunificazione tanto più indispensabile ora, per fronteggiare i numerosi attacchi portati ultimamente all’autonomia speciale. In particolare noi giovani riteniamo auspicabile il ritorno in seno al PATT, erede dell’ASAR - il movimento che nel nome dell’autonomia riunì migliaia di trentini - delle figure storiche di questo partito, affinché la loro esperienza si affianchi al nostro entusiasmo. E’ il caso ad esempio di Carlo Andreotti, al quale rivolgiamo uno speciale invito. Riteniamo infatti che la coesistenza delle diverse correnti del mondo autonomista debba rappresentare una ricchezza ed un’occasione di crescita per il PATT, nonché la condizione indispensabile perché questo torni a ricoprire il ruolo che gli compete, al centro della scena politica trentina. Daiana Boller – Coordinatrice Movimento Giovanile PATT 05 ottobre 2009 Egregio direttore, è stagione di congressi questo autunno. E a me pare che tutti i congressi di partito in preparazione rispecchino l’anima dei movimenti politici che li preparano, tranne quello del mio partito, il PATT. Da quando esiste il Partito Autonomista infatti, il suo statuto stabilisce una definitiva incompatibilità tra le cariche di segretario politico e consigliere provinciale, parlamentare, assessore provinciale. Oggi andiamo, in maniera innaturale, in una direzione diversa. La saggezza degli autonomisti del passato, che avevano concepito quella incompatibilità, è evidente; tale precetto infatti ha due scopi, entrambi importanti. Da un lato essa vuole sancire la separazione della attività politica e partitica da quella amministrativa, prendendo atto che chi fa bene l’assessore o il consigliere provinciale non può avere il tempo di fare bene anche il segretario di partito. Dall’altro lato, stabilisce un principio determinante nella vita di un partito: le cariche, i ruoli decisionali, i compiti di comando devono, ribadisco devono, essere divisi tra molte persone, e non possono essere accentrati in poche figure. Il motivo è evidente: in un partito di matrice popolare ( non democristiana, popolare ), la base, gli elettori, in tanto partecipano alla vita di partito in quanto possono determinarla, partecipare efficacemente alle decisioni. Questo accade solo se le cariche interne dal partito vengono dalla base, alla stessa rispondono, e se gli eletti a cariche istituzionali ( assessori provinciali, consiglieri, sindaci..) trovano nelle cariche del partito dei soggetti diversi, che li aiutano, ma che sanno anche dare loro le direttive raccolte dalla base. Se al contrario gli eletti sono loro stessi a ricoprire le cariche che dovrebbero guidarli e controllarli, è evidente che il partito, da popolare, a decisione diffusa, diventa elitario, oligarchico, e le decisioni le prendono in tre, o in due. Risultato: l’elettorato autonomista, che è libero nel pensiero, ed è costantemente corteggiato da molte altre formazioni politiche, scappa dal PATT. E’ già successo e succederà ancora, se non sapremo eleggere un segretario che non sia un assessore provinciale. Credo che come autonomisti dovremo pensarci molto bene; di certo le persone capaci non mancano, non ne abbiamo due sole. Prima del congresso, pensiamoci, ribadisco: è l’unica via se vogliamo crescere. A noi autonomisti non basta una tessera per sentirci partecipi della vita del nostro partito; vogliamo decidere noi quel che si fa. Non lavorare per due o tre capi che ricoprono tutte le cariche e ci chiedono solo e sempre di lavorare per loro, senza poi neanche rappresentare tutte le anime del partito. Pensiamoci, o rischiamo di non frenare il nostro declino. Enrico Froner - Pergine L'Adige 07 ottobre 2009 congresso Entro venerdì il deposito delle candidature alla segreteria provinciale Patt, sono quasi duemila tessere1 Anche il Patt si avvia verso il congresso provinciale del partito che si terrà il 29 novembre al PalaRotari di Mezzocorona per l'elezione del segretario. Lunedì è scaduto il termine del tesseramento mentre entro venerdì alle 14.30 andranno depositate le candidature alla segreteria. Allo stato, l'unico candidato sicuro è il segretario uscente e assessore alla salute e al welfare, Ugo Rossi. Non è ancora chiaro invece se il consigliere provinciale Mauro Ottobre, che aveva manifestato la sua intenzione di sfidare Rossi, alla fine si metterà in gioco, visto che la sua disponibilità non sembra aver raccolto grandi entusiasmi. Prima di venerdì potrebbero comunque emergere anche altre candidature dell'ultima ora, magari espressione di quella parte più tradizionalista del Patt che stenta a riconoscersi nella gestione Rossi-Panizza molto filo dellaiana. Tra l'altro, c'è anche la questione della modifica dello statuto del partito per eliminare l'incompatibilità tra la carica di segretario e quella di assessore e consigliere provinciale, che impedirebbero sia a Rossi che a Ottobre di candidarsi. Per domenica prossima 11 ottobre è stato convocato il consiglio direttivo del partito proprio per esprimersi sulla modifica dello statuto, che viene data per scontata perché la maggioranza del partito è d'accordo. D'altra parte se così non fosse ed entro venerdì risultasse depositata solo la candidatura di Rossi vorrebbe dire che per diventare segretario Rossi dovrebbe dimettersi dalla giunta provinciale e dal consiglio - cosa inverosimile - e 1 Il dato ufficiale dice 1766. il Patt si ritroverebbe senza un candidato segretario eleggibile rischiando il commissariamento. Michele Dallapiccola, presidente della commissione congresso, si dice soddisfatto per la campagna tesseramenti: «Sono circa 2.000 tessere e sono contento perché oltre a tanti nomi nuovi c'è il ritorno di molti autonomisti che da anni non si iscrivevano più». L'Adige 07 ottobre competenze Il «randagismo» passa da Dalmaso a Ugo Rossi È dall'inizio della legislatura che il Partito democratico attende dal presidente Lorenzo Dellai la delega completa sull'energia per il vicepresidente Alberto Pacher, la delega al lavoro per l'assessore all'industria Alessandro Olivi e quella sui giovani per l'assessore all'istruzione Marta Dalmaso. Invece il governatore se le tiene strette e non ci sono avvisaglie di un rimescolamento delle competenze visto che fino ad oggi Dellai ha sempre fatto orecchie da mercante. Il fatto è che ora il Pd non solo non guadagna ma perde competenze, persino quella su «affari relativi alla tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo» che l'anno scorso Dellai aveva attribuito, non si sa in base a quale logica, all'assessore all'istruzione Dalmaso. In effetti cosa c'entrassero i cani non la scuola non si sa, forse per un'assonanza tra animali da compagnia e bambini. Fatto sta che a guadagnare questa competenza, che nella scorsa legislatura era una delle poche attribuite all'assessore verde, Iva Berasi, è ora il Patt. Sarà l'assessore autonomista alla sanità e al welfare a doversi preoccupare di trovare casa ai cani randagi così come deve pensare a dare un tetto agli esseri umani. Il passaggio di competenza dal Dalmaso a Rossi è stato deciso dal governatore Lorenzo Dellai con decreto presidenziale del 25 settembre scorso e pubblicato ieri sul Bollettino ufficiale della Regione. L.P. L'Adige 07 ottobre 2009 Valle di Ledro Ci saranno liste autonomiste Patt in lizza alle comunali L'altra sera si è riunito a Loca di Concei il direttivo locale del Patt con Ezio Toniatti e Gianmario Trentini. Era presente anche il coordinatore del C9, il consigliere provinciale Mauro Ottobre. Nel corso della serata, si è discusso della possibilità di costruire una lista, con proprio simbolo, in controtendenza alle preannunciate liste civiche. Ottobre ha detto che il partito è in forte crescita su tutto il territorio trentino e anche in Val di Ledro quindi c'è la possibilità di «crescere ed essere determinanti alle prossime elezioni comunali di maggio». L'Adige 07 ottobre 2009 VAL DI NON - Mentre l'amministrazione di Giorgio Osele , sindaco dimissionario di Cles, riteneva più indicato il «tunnel corto» del Faè, nella vicina Tuenno il parere è opposto. «Come consiglio comunale abbiamo approvato una mozione a favore», ricorda il sindaco Piero Leonardi . Una mozione in cui nell'estate 2008 si impegnavano sindaco e giunta «ad intraprendere nei confronti della Provincia le azioni volte alla realizzazione del tunnel lungo del Peller». Sulla stessa lunghezza d'onda Fausto Valentini del Patt, in corsa per la carica di sindaco tra pochi mesi. «Per Tuenno il traforo può avere grande importanza. Da 30 anni si parla di sviluppo turistico, ma il decollo non è mai avvenuto. Fossimo a 20 minuti d'auto dalle piste da sci, qualcosa potrebbe cambiare». Su questo concorda Dimitri Loss, titolare del Ristorante Portobello e di un garni: «Sono favorevole al traforo. Da noi qualcuno pernotta, per andare a sciare in Val di Sole. Con il traforo potremmo lavorare anche in inverno, mentre qui si lavora benino solo l'estate». Il presidente del Consorzio Cles Iniziative, Andrea Paternoster , è stato firmatario della petizione a favore del traforo. «Il collegamento tra le due valli deve essere il traforo del Peller. Anche se come clesiano dico che la priorità, per Cles, è togliere il traffico dal centro, quindi va bene anche la circonvallazione est. Se il traforo porterebbe benefici? Bella domanda», considera Paternoster. «Bisogna creare motivazioni perché la gente si fermi in paese. I settori del turismo e del commercio devono darsi una mossa forte». Non ha dubbi Emiliano Tamè , sindaco di Flavon. «Il traforo del Peller? Un'opera da fare. Non credo che a noi ne deriverebbero grandi benefici, ma sarebbe un collegamento comodo, sia per chi si reca in Val di Sole, sia per chi scende a valle per lavoro. La galleria non deve far paura, vedi Mezzolombardo: prima le critiche, ora tutti concordano nel dire che è utile». In alta valle il tema non «tocca». «Non credo che il traforo a noi porterebbe benefici», commenta Bruno Bertol , sindaco di Fondo. «La decisione spetta soprattutto ai diretti interessati, deve essere Cles, a pronunciarsi». E la Comunità di valle? «I temi della viabilità e della mobilità saranno in agenda», dichiara Rolando Valentini , candidato unico alla presidenza del nuovo ente. «Come Comprensorio avevamo sollecitato una discussione, se ne era discusso quand'era ancora assessore Silvano Grisenti, poi non se ne è più parlato. Chiaramente in un tema così importante dovrà essere l'intera comunità di valle ad esprimersi». L'Adige 08 ottobre 2009 «No all'assessore-segretario» Il movimento giovanile del Patt non presenterà un proprio candidato alla segreteria del partito come accadde la volta scorsa quando a sfidare il segretario già in carica Ugo Rossi si era candidato Devis Tamanini, sindaco di Vattaro. «Quest'anno - scrivono in un comunicato i giovani autonomisti - si è scelto di puntare all'ingresso di nuove leve all'interno degli organi intermedi del partito». In compenso, il movimento giovanile, ha presentato un documento congressuale in cui dice no alla modifica dello statuto per eliminare l'incompatibilità tra il ruolo di assessore e consigliere provinciale e di segretario del partito necessaria a Rossi per restare in sella. I giovani dicono no anche alla fusione con l'Upt. L'Adige 08 ottobre scuola Contestate le decisioni del Tar Dominici interviene sulle graduatorie Caterina Dominci, consigliere provinciale del Patt ed ex preside storica del Da Vinci di Trento, ha presentato un'interrogazione per chiedere «immediato intervento della Provincia, anche in sede legislativa», sulla questione legata alle decisioni prese dal Tar dopo i ricorsi di alcuni insegnanti. Una ricorrente aveva fatto domanda per essere inserita nelle graduatorie chiedendo di privilegiare quella per l'insegnamento dell'inglese dove ha più possibilità di ottenere supplenze e, in prospettiva, di passare di ruolo. Ma la Provincia ha disatteso la richiesta non riconoscendole i 24 punti per l'abilitazione alla Ssis in inglese e i 6 per l'abilitazione della seconda lingua, il tedesco. Di qui la decisione del Tar di riammettere in graduatoria l'insegnante. Scelta che Caterina Dominci, pur nel rispetto del tribunale amministrativo, contesta. L'Adige 08 ottobre Brez Aveva dichiarato di parlare a nome del Patt Unificazione scuole, Mauro Ottobre smentisce Caterina Dominici BREZ - Caterina Dominici è intervenuta nei giorni scorsi su queste pagine in merito alla possibile unificazione delle scuole elementari di Cloz e Brez, tema oggetto di interrogazione nei giorni precedenti del suo collega di partito Mauro Ottobre (nella foto), anch'egli consigliere provinciale del Patt. La Dominici aveva dichiarato di parlare a nome del partito, cosa questa che Ottobre non digerisce. «L'intervento della collega è sicuramente legittimo e capibile», afferma Ottobre in una nota, «ma è intervenuta a nome personale. La mia interrogazione di data 15 ottobre 2009 nei confronti dell'assessore provinciale Marta Dalmaso è in linea con il partito autonomista che da sempre ritiene che le scuole nei paesi non vanno chiuse». Nel caso specifico, Mauro Ottobre sottolinea «il consenso popolare mediante referendum che indicava chiaramente di organizzare i servizi a livello sovra comunale con il vicino comune di Cloz riservando a Brez il servizio relativo alla scuola elementare e a Cloz il servizio relativo alla scuola materna. Auspico», conclude il consigliere autonomista, «che le due amministrazioni trovino in comune accordo la scelta giusta tenendo presente che le scuole rappresentano un legame forte con il territorio». L'Adige 08 ottobre Ancora soldi per onorare l'eroe fasullo Hofer Ci toccherà digerire anche questa: la Provincia, leggo sull'Adige del 22 settembre, stanzia ulteriori 100 mila euro per mettere in cantiere altre manifestazioni in onore di Andreas Hofer; importo che si va a sommare ai 200 mila già stanziati in precedenza. Niente male per un eroe tirolese e sottolineo tirolese. Il tutto con conseguente sorriso di soddisfazione dell'assessore alla cultura... tirolese Panizza. Se pensiamo che l'anno prossimo ricorre l'anniversario della sua morte, sai che cagnara per l'eroe della val Passiria, valle che, notoriamente, non fa parte del Trentino. Già, e dunque che ci frega a noi trentini di Hofer? Come quasi tutti i trentini so solo che è vissuto temporaneamente a Ballino facendo il «famei» ovvero il servo agricolo; catturato dai francesi, è stato giustiziato in quel di Mantova; tutto qui. Le sue gesta militari e la sua fama scorrono del tutto legittimamente nelle vallate dell'Alto Adige. Non è dato di capire dunque questa smania trentina di fare un mito di un personaggio che col Trentino non ha niente a che fare. Anzi no! Per la verità un'eccezione si può anche fare, ma quando? Esattamente quando i tirolesi del nord e del sud stanzieranno altrettanti fondi per onorare (magari intitolandogli una via) il nostro martire Cesare Battisti. D'accordo, è una provocazione, ma in quella eventualità immagino lo sconcerto dell'assessore Panizza e anche lo stupore della sindaca di Fiavé che si è presentata alla cerimonia per l'intitolazione di una piazza del suo comune all'oste tirolese senza la fascia tricolore (stile Schützen diciamo...) immagino in attesa che la Provincia provveda a confezionarle quella tirolese bianca e rossa. Infine una domanda al governatore Dellai che, ovviamente, ha approvato il doppio finanziamento. Presidente, ho apprezzato giorni fa la sua dichiarazione di fierezza della sua italianità; ma allora, Presidente, la sua presenza a Innsbruck per una manifestazione antitaliana? In conformità a quel vecchio complesso di sudditanza nei confronti di Durnwalder, della Volkspartei e di tutto quel mondo tedesco dell'Alto Adige. Mario Bonfanti – Trento L'Adige 09 ottobre Segretario che vince non si cambia, a costo di cambiare statuto. L'assessore provinciale Ugo Rossi viaggia spedito verso la riconferma per un altro triennio alla segreteria politica del Partito autonomista trentino tirolese. Domenica 29 novembre verrà reincoronato dopo che i delegati al congresso avranno approvato la modifica dello statuto del partito, di fatto abrogando il secondo comma dell'articolo 29: «I rappresentanti del partito all'interno della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, del Parlamento europeo, nonché del Consiglio regionale della Regione Trentino - Alto Adige/ Südtirol che ricoprano incarichi istituzionali nei Governi europeo, nazionale, regionale, provinciale e nei rispettivi organismi legislativi per il periodo del mandato politico amministrativo non possono assumere l'incarico di segretario politico in quanto incompatibili». È questa l'unica vera difficoltà che dovrà affrontare l'assessore. Anche i dissidenti gli riconoscono di aver fatto crescere il partito, riuscendo a spuntare due posti di peso in giunta provinciale. Ma in molti (si veda a fianco Devis Tamanini ), a prescindere dalla persona, ritengono una forzatura la modifica dello statuto del partito con l'abrogazione dell'incompatibilità tra segreteria politica e mandato amministrativo. Nel frattempo, consapevoli di andare a sbattere contro una corazzata, si sono defilati i potenziali avversari. Il consigliere provinciale Mauro Ottobre , che in un primo tempo si era proposto, ha fatto un mezzo passo indietro: «Cavallo che vince non si cambia. Rossi è l'uomo più forte che abbiamo, ha tenuto la barra diritta e ci ha portato al governo. Sfido chiunque a dire che non ha le carte in regola. Ho ricevuto parecchie sollecitazioni a puntare alla segreteria ma quando ho capito che la mia sarebbe stata una candidatura di spaccatura, ho rinunciato. D'altra parte sono nel Patt solo dal 2005». Peraltro proprio ieri Ottobre ha presentato una tesi congressuale - «Un ponte verso il futuro» - in cui esordisce criticamente sottolineando «la lenta ma inesorabile perdita di consensi (dal 20,1% del 1993 all'8,99% del 2008) che si riflette, purtroppo, nella minor rappresentatività degli esponenti del partito all'interno degli organi politici provinciali». Secondo Ottobre, «in soli quindici anni il Patt ha perso oltre il 50% dei propri elettori che si sono spostati verso altri partiti territoriali quali Lega Nord e Upt. Questi dati devono rappresentare la molla per riportare il partito agli splendori di un tempo». Quasi certamente non sarà della partita neanche Salvatore Ghirardini , assessore comunale a Cles: «Mi ero messo a disposizione - afferma - nel caso in cui il partito avesse ritenuto che ci fossero le condizioni politiche per cambiare il segretario. Ma se Rossi si ricandida, io non ci sarò». Ghirardini avrebbe ricevuto l'appoggio di parte delle sezioni di Cles, Pergine e dell'Alta Valsugana, autentiche roccaforti del Patt in cui molti tesserati non gradirebbero il doppio incarico di Rossi: «Assieme al segretario e a Panizza - spiega però Ghirardini - abbiamo compiuto alcune valutazioni e abbiamo ritenuto di rimandare il cambiamento». G.Pa. Nel 2007 si candidò contro Rossi, raccogliendo il 43% dei consensi. A Devis Tamanini continua a non piacere la linea politica del segretario del Patt ma il sindaco di Vattaro riconosce il lavoro compiuto: «Rossi ha gestito bene il partito anche se rimango molto critico. Io non condivido, come molti altri, il fatto che un assessore sia anche segretario politico e quindi non sarò disponibile a votare la modifica statutaria. E questo va al di là della persona perché Rossi ha lavorato bene. È una questione di metodo». E se la modifica non sarà approvata? «Con un solo candidato segretario, alla fine passerà però ho sentito molti colleghi di partito, anche con una certa visibilità, che non la condividono. Non a caso il Pd ha previsto l'incompatibilità e lo stesso farà l'Upt. Perché non è giusto concentrare troppo potere in mano a una persona; meglio garantire il pluralismo» L'Adige 09 ottobre Cultura Mostra sull'insurrezione in paese Il decennio hoferiano a Lavis LAVIS - In occasione delle rievocazioni hoferiane, anche il Comune di Lavis ha voluto ricordare l'insurrezione tirolese del 1809 attraverso la mostra «Lavis dal 1796 al 1809», inaugurata domenica scorsa, che ripercorre le battaglie napoleoniche combattute proprio a Lavis: 5 settembre 1796, febbraio 1797 e ottobre-novembre 1809. La mostra (aperta tutti i giorni fino al 25 ottobre dalle 16 alle 19) di palazzo Maffei dà la possibilità al visitatore di comprendere, attraverso immagini e documenti dell'epoca provenienti dalle collezioni private e dall'Archivio storico del comune di Faedo, gli avvenimenti bellici del tempo e la vita pubblica e amministrativa della Lavis all'epoca. Di particolare importanza sono le riproduzioni ad olio (ad opera della giovane artista lavisana Jessica Forti ), delle battaglie di Segonzano del 1796, del Monte Corona del 1797 e di un ex voto della prima metà dell'800, il cui originale è tuttora conservato nella chiesa di Loreto a San Lazzaro. Le tematiche trattate nella mostra saranno approfondite nelle conferenze che avranno luogo a palazzo de Maffei nel mese di Ottobre. Oggi, alle 20.30, vi sarà la conferenza dal titolo «Il Trentino alla vigilia delle battaglie napoleoniche: Lavis 1809», a cura di Andrea Casna e Davide Allegri . L'Adige 10 ottobre cultura L'assessore alla cultura ha rinunciato alla nomina e Ivo Gabrielli è il nuovo presidente. Due membri del cda sono in quota Upt S. Chiara, niente poltrona per Panizza jacopo valenti «In questa fase di transizione ritengo che il Santa Chiara abbia bisogno di una guida politica autorevole. Ne parleremo la prossima settimana, quando rientrerà dalle vacanze, con il sindaco di Rovereto Valduga e con il sindaco di Trento. Ma c'è una realtà culturale sul territorio che va aiutata a crescere». Detto, fatto. Anche se le cose, ad autunno ormai inoltrato, non sono certo andate come aveva ipotizzato l'autore di questa dichiarazione, cioè l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza . Che lo scorso 21 luglio aveva annunciato la possibilità di diventare il nuovo presidente del Centro servizi Santa Chiara, per segnarne il nuovo corso dopo i cambiamenti introdotti con la legge voluta da Margherita Cogo, che lo aveva preceduto proprio sulla poltrona della cultura nella passata legislatura. Un provvedimento che prevede il passaggio di mano del Centro Santa Chiara dal Comune di Trento alla Provincia. Ieri, durante il consueto incontro del venerdì con i giornalisti, l'assessore del Patt ha spiegato la retromarcia sulla sua auto-candidatura: «Ritengo di non dovere esporre il Centro a polemiche - ha spiegato Panizza - quindi si è deciso con i Comuni di Trento e Rovereto e d'accordo con la Provincia, di evitare la nomina di politici». Il consiglio d'amministrazione - anche se solo in parte - esce quindi rinnovato: dopo nove anni il presidente Carlo Fait lascia le redini al neo nominato Ivo Gabrielli , già direttore generale della Cassa Rurale di Trento. Non è in realtà del tutto vero però che la politica non c'entri proprio nulla con i componenti nominati all'interno del Cda del S. Chiara. Tutti validi e preparati non c'è dubbio, come peraltro prevede l'articolo 7 del regolamento di organizzazione che prevede che i membri del consiglio d'amministrazione «devono essere scelti fra esperti di comprovata esperienza di carattere manageriale nel settore pubblico o privato, con particolare riferimento al settore culturale, della gestione delle risorse umane e del controllo strategico». Ma almeno in due casi dei legami con i partiti ci sono. È il caso di Renzo Fracalossi , presidente del club «Armonia» e già capo dell'ufficio di gabinetto dell'ex presidente del Consiglio provinciale Dario Pallaoro (Patt) e attualmente dipendente del gruppo consiliare dell'Upt in Consiglio provinciale, che è stato confermato membro del cda. E della new entry Emanuele Montibeller , già assessore alla cultura di Borgo Valsugana in quota Ds che ha poi contribuito a fondare l'Upt. Ci sono poi le nomine in quota Comuni: quello di Trento ha proposto l'ex preside di «Bresadola» e «Rosmini» Grazia Cattani , che è stata quindi riconfermata alla vicepresidenza. Mentre Rovereto ha scelto Gianluigi Bozza , che siede già nel consiglio d'amministrazione dell'Enaip del Trentino con il ruolo di presidente e fa parte anche della Commissione di selezione del Filmfestival della Montagna e in rappresentanza della Provincia fa parte delle commissioni nazionali riguardanti le attività culturali. Nominato anche il collegio dei revisori dei conti che rimarranno in carica per i prossimi cinque anni: rimane al suo posto Renzo Sartori ed entrano i neo nominati Fausto Zeni e Cristina Odorizzi. L'Adige 10 ottobre ALTA VALSUGANA Il Patt sostiene la candidatura del sindaco di Fierozzo: accordo o scontro Comunità, Moltrer vuol sfidare Anesi ALTA VALSUGANA- Salgono le quotazioni del sindaco di Fierozzo Diego Moltrer , nella corsa alla presidenza della Comunità Alta Valsugana/Bersntol. Se fino a pochi giorni fa sembrava quasi scontata l'elezione di Sergio Anesi , presidente del Comprensorio e sindaco a Baselga di Piné, ora l'esponente mocheno sta guadagnando consensi. A meno che non si raggiunga un accordo tra i due, auspicato durante la conferenza dei sindaci che giovedì ne ha discusso, pur tra molti imbarazzi. Entro venerdì 16 ottobre dovranno essere presentate le candidature, accompagnate dai programmi. Ma quale accordo potranno trovare i due? Questa prima Comunità avrà vita breve, fino a poche settimane dopo le elezioni comunali del 2010. Produrrà un patto secondo il quale questi primi mesi vedranno in sella Anesi e nei cinque anni seguenti Moltrer? Ma chi può ora garantire al secondo la sicura elezione? A proporre Anesi è stato Carlo Stefenelli , sindaco di Levico. «Io sostengo la sua candidatura in quanto ha dichiarato apertamente che non si proporrà l'anno prossimo. Può poi essere la persona giusta per gestire questi primi mesi che vedranno la Comunità occupata più in vicende burocratiche che operative». Razionale, Stefenelli, ma non ha tenuto conto che i giochi sono quasi fatti. Da un lato preme per Anesi il consigliere provinciale dell'Upt Renzo Anderle , ma pare non raccolga eccessivi entusiasmi. A favore di Moltrer si muove il Patt valligiano, rinforzato dall'interessamento di Michele Dallapiccola , consigliere provinciale autonomista. La candidatura Moltrer è stata presentata da Devis Tamanini , sindaco piatititno a Vattaro: «La Comunità è un nuovo ente, dunque dobbiamo scommettere sulla discontinuità alla presidenza - spiega - e Moltrer la può rappresentare meglio di Anesi». Il sindaco di Fierozzo, inoltre, potrebbe coagulare il consenso dei piccoli comuni, che mal sopportano il peso dei maggiori, in primo luogo di Pergine. La presidenza a Moltrer, inoltre, scioglie il nodo mocheno. Lo statuto della Comunità prevede una giunta composta da sei persone, ma suddivide in cinque aree il territorio e impone una poltrona a favore della minoranza mochena. Moltrer presidente rappresenterà la sua area e la minoranza. A chi andrà, a quel punto, la sesta poltrona? Pergine le rivendica, ma anche l'area dei laghi (Levico, Caldonazzo, Calceranica e Tenna) ora ci sta pensando. Nella corsa alla presidenza si intersecano dunque logiche partitiche e territoriali, ma la Comunità non è stata pensata e varata per dare vita ad un ente «vicino alla gente»,e lontano dai giochi di palazzo e capace di aggregare? M.A. L'Adige 11 ottobre provincia Panizza visita gli immigrati svizzeri L'assessore Franco Panizza, in visita a San Gallo, in Svizzera, in occasione della presenza della Provincia come ospite all'Olma, la fiera dell'agricoltura e dell'alimentazione, ha incontrato i rappresentanti delle associazioni delle Famiglie trentine e dei circoli trentini presenti in molti cantoni della confederazione elvetica da diversi anni. L'emigrazione in Svizzera di gente del Trentino iniziò nel 1921. Circa tremila trentini trovarono occupazione soprattutto nel Canton Ticino e nel Cantone di Berna: «E il legame resta forte». L'Adige 11 ottobre ISERA - Anche ad Isera si è inaugurata venerdì presso il Museo della cartolina una mostra su Andreas Hofer, dall'originale titolo «1809 - 1810 Andreas Hofer tra mito e storia. Le cartoline raccontano». La mostra resterà aperta in via Galvagni 10 fino al 28 febbraio 2010 curata da Carmelo Nuvoli, il coordinamento editoriale del catalogo è di Alessandro de Bertolini e Mario Cossali. E proprio Cossali, vicesindaco e assessore alla cultura di Isera, nel salutare l'assessore provinciale alla cultura Panizza si è augurato che anche la mostra di Isera, «con le iniziative culturali che la sosterranno possa essere un momento di confronto e di approfondimento, come da più parti auspicato». Sono un centinaio le cartoline in mostra, insieme ad una preziosa sezione di stampe d'epoca. Sono scelte tra le più belle e le più rappresentative del fondo su Andreas Hofer, in un ottimo stato di conservazione e per ognuna è stata curata un'apposita didascalia che ne racconta la provenienza, la storia ed il soggetto. L'Adige 11 ottobre michele comper MORI - Mario Gurlini e i suoi l'avevano promesso già qualche tempo fa: la Civitas - la lista che nel 2004 ha sbaragliato la potentissima Margherita dell'allora sindaco dimissionario Sandro Turella - alle prossime elezioni ci sarà. Non per far presenza, per ripetere il «miracolo». Non solo: ha carte nuove da giocare, primi fra tutti giovani e donne pronti a dar battaglia. Questo per far tacere voci insistenti - messe in giro ad arte, sostenevano gli interessati - che davano il gruppo già finito, frammentato e in buona parte confluito in altri schieramenti. Ma era anche la risposta all'offensiva del gruppone di centro, l'aggregazione con cui il Patt di Saverio Radam e Uniti per Mori di Leonardo Zanfei s'alleavano (dai banchi della maggioranza, dunque «separati in casa» con la Civitas) con parte delle opposizioni: Upt e Leali. Una mossa a sorpresa che in borgata ha portato in anteprima, già in aprile, il progetto di «Comunità autonoma del Trentino». Ora «Noi ci siamo» è diventato lo slogan della «Civitas Mori» (che abbandonando nel nome l'aggettivo di «Nuova» vuole comunicare una trovata maturità) la quale venerdì sera nella sede di via Teatro, forte di 30 tesserati, ha presentato una parte della squadra di giovani e di donne, pronta a scendere in campo nel 2010. «Un gruppo apartitico ma non apolitico - ha sottolineato Romano Osele - in cui si trovano persone di diversa provenienza politica. Soprattutto, siamo soddisfatti di aver centrato l'obiettivo più importante: avvicinare i giovani». «In questo memento una lista civica può ancora dire la sua, soprattutto in una piccola comunità come la nostra - ha detto il sindaco - visto che i grandi partiti mi pare abbiano altri problemi di cui occuparsi. Questi giovani sono qui a testimoniare che abbiamo l'intenzione e la volontà di esserci e di partecipare, mettendo al centro non i colori della politica, ma i problemi da risolvere e i progetti da realizzare». Soddisfatto anche Valter Gazzini, assessore alle pari opportunità: «Trovare donne disposte a impegnarsi in politica non è facile - dice - per cui la mia soddisfazione è ancora maggiore. In questi anni abbiamo ottenuto molto, certo che con una maggioranza più coesa, in futuro potremmo fare di più». L'Adige 11 ottobre POZZA DI FASSA - Oggi l'Union di Ladins di Fassa celebra la festa del ringraziamento. Ogni anno protagonista della giornata è una particolare categoria. Quest'anno soggetti di primo piano sono gli Schützen della Compagnia di Fassa, a 25 anni dalla fondazione e a 200 anni dalle battaglie hoferiane. «Ma sia chiaro - dice Silvano Polner , presidente dell'Union di Ladins di Fassa - che non si tratta di una celebrazione di sapore nostalgico. Abbiamo pensato di dare spazio ai cappelli piumati perché si voleva dare un riconoscimento a chi si è battuto per la difesa del territorio, intesa come difesa dell'identità e dell'ambiente. Nessuno, nel 2009, pensa alla difesa militare del Tirolo. Non è certo la festa del ringraziamento di Hofer». È prevista anche la partecipazione delle Compagnie Schützen di Fiemme, Nova Ponente, Fodom e Ampezzo. Non ci saranno invece gli Schützen della Val Gardena. La cerimonia inizerà oggi alle 15, con la messa nella rinnovata chiesa di Pozza. Alle 16 partirà il corteo: dalla chiesa fino al tendone delle manifestazioni, del Comune. Alla sfilata parteciperà anche la banda musicale dell'alta Fassa, fondata lo scorso anno. Alle 17 verrà presentato il libro «I fassani alle guerre di liberazione», uno scritto di Hugo De Rossi, oggi riproposto e in ladino.italiano e tedesco. L'Adige 11 ottobre I trentini fanno bene a coltivare le loro radici Caro direttore, come si evince dal mio cognome non sono trentina, anche se sono stata adottata molti anni fa, per professione, matrimonio e maternità, tuttavia mi colpiscono molto le opinioni che diversi lettori hanno espresso contro tutto ciò che riguarda gli eventi storici che hanno riguardato la vostra regione. Leggere e sentire dire che ai trentini non importa niente (l'espressione era più arcigna) del mondo germanico, di Andreas Hofer e del Tirolo è un'affermazione che, se fosse davvero condivisa da tutti i trentini o dalla maggioranza di essi, imporrebbe una profonda riflessione sulla propria identità. In generale non mi sembra un segnale di grande consapevolezza affermare spavaldamente di fregarsene di tutto ciò che succede fuori dalla porta di casa. Ma è davvero molto grave, direi quasi sciagurato, affermare con leggerezza che tutto ciò che è successo a 40, 50, 60 chilometri dalla porta di casa non ci riguarda. Si può interpretare il mondo tirolese in maniera diversa, ma non si può negare che ad esso il Trentino sia legato da una storia comune fatta di contatti umani, culturali, storici, commerciali, politici ed economici. Se Trento non fosse stata una provincia asburgica, ad esempio, i Trentini sarebbero stati analfabeti come il resto degli italiani dopo la fine delle due guerre, anziché vantare una lunga storia di diritto all'istruzione dovuta all'Austria; se i trentini fossero davvero stati tutti contenti e convinti della propria intrinseca italianità, non si sarebbero registrate le reazioni negative, perfino rabbiose, contro Cesare Battisti e tutti coloro che trascinarono la gioventù trentina in una guerra sanguinosa senza precedenti; e se, adesso, il sentimento popolare del Trentino è davvero il sentirsi spasmodicamente identici a Verona, o a Milano, o a Modena, consiglierei a tutti coloro che la pensano così di spiegare al resto degli italiani su quali presupposti culturali si basi l'autonomia trentina. Da esterna io ho visto e vedo, invece, la particolarità della storia di questa terra, che si rispecchia nell'appartenenza ad una regione linguisticamente, storicamente e culturalmente lontana dalle radici nazionali e vedo anche l'enorme ricchezza rappresentata nel territorio dalle minoranze, tra le quali ricordo che due sono di lingua germanica. Ma a quanto pare la maggior parte dei trentini ignora totalmente la loro esistenza o, peggio ancora, non ne capisce affatto l'importanza. Se i trentini vogliono rivendicare la loro omologazione alle altre regioni italiane rinunciando alla propria peculiarità, non hanno che da dirlo non solo al tuo giornale, ma anche al governo nazionale che non aspetta altro. Federica Ricci Garotti L'Adige 11 ottobre Patt, congresso farsa di un partito di potere Caro direttore, sono un militante del Patt da un paio d'anni, autonomista convinto e forse qualcosa di più. Volevo anche io esprimere i miei dubbi per quanto riguarda il congresso «farsa» che si terrà a fine novembre. È incredibile come gli attuali vertici si facciano beffa dello Statuto già da anni e che nessuno abbia avuto il coraggio di presentarsi in alternativa non per spaccare il partito, ma almeno per vivacizzare il dibattito interno. In questi anni si è visto come ai militanti e simpatizzanti li si è messi davanti al fatto compiuto senza prima consultare la base e poi ci si stupisce di come mai i voti calino vistosamente ogni anno che passa. Pensare che è proprio per la scarsa democrazia interna che qualche anno fa abbandonai il mio vecchio partito e aderii al Patt evidentemente tutti i partiti sono uguali. Tanto per tenersi la brutta copia era meglio l'originale. Ci si lamenta tanto che il partito non riesce ad attrarre consensi, ma finché rimarrà solo un partito di potere fine a se stesso lo zoccolo duro reggerà e lo voterà però poi non ci lamentiamo che perdiamo voti ad ogni elezione mentre altri movimenti come la Lega aumentano sempre più. Un Trentino autonomo senza trentini non servirà a nulla se non si ferma per sempre l'invasione di personaggi a noi estranei come le migliaia di extracomunitari che ad oggi purtroppo risiedono nella nostra Heimat. In conclusione auspico un ripensamento del Partito dal punto di vista dell'immigrazione prima che sia troppo tardi, prima di ritrovarci noi stranieri in Patria! Auspico un riposizionamento politico visto come attualmente ci trattano gli esponenti del Pd e sinceramente di farci prendere in giro dagli alleati mi è passata la voglia. Antonio Conte L'Adige 12 ottobre Sulle tracce del Trentino napoleonico ANDREA CASNA D opo quasi un secolo di disinteresse, la breve parentesi dell'annessione del Trentino al Regno Italico napoleonico ritorna ad essere oggetto di studio. Il Dipartimento di scienze umane e sociali della facoltà di Sociologia dell'Università di Trento ha promosso un dottorato di ricerca proprio sul Trentino durante la sovranità italica. Ad occuparsene è il ricercatore Davide Allegri. Il lavoro di ricerca, iniziato nell'anno accademico 2008/2009 per concludersi nel 2010/2011, si sta concentrando principalmente sullo studio delle attività della commissione congiunta italo-bavarese a cui fu attribuito il compito di tracciare la linea di confine fra il Dipartimento dell'Alto Adige, composto dall'attuale provincia di Trento e da una piccolissima parte di quella di Bolzano, e il Regno di Baviera nel corso della primavera - estate del 1810. La ricerca, concentrata sullo studio di documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e gli archivi di Trento e Rovereto, si è posta l'obiettivo di ricostruire le trattative diplomatiche che portarono alla costituzione e composizione delle due commissioni per l'individuazione e realizzazione della linea di confine attraverso dei cippi confinari tuttora visibili su alcuni valichi alpini del Trentino settentrionale. Il 14 ottobre del 1809, nella fase finale dell'insorgenza tirolese, l'Austria, dopo la sconfitta subita a Wagram nel luglio dello stesso anno, si vide costretta a cedere nuovamente il Tirolo a Napoleone Bonaparte. Nel febbraio del 1810 il territorio trentino (ad esclusione d una porzione della Val di Fassa e del Primiero) ed il distretto di Bolzano, con il nuovo nome di Dipartimento dell'Alto Adige, furono ceduti al Regno d'Italia, retto dal viceré Eugenio Beauharnais, con capitale Milano. Per la popolazione trentina iniziò una nuova e breve avventura che terminò con la ritirata di Russia di Napoleone ed il rientro degli austriaci nel novembre del 1813. Il governo italico procedette ad una serie di importanti riforme, come l'abbattimento dei diritti di natura feudale, il controllo statale sulla nomina del basso clero e l'istruzione obbligatoria elementare. Fu introdotta anche la censura sulla stampa al fine di creare il consenso popolare attorno al regime napoleonico vitale per la sua stessa sopravvivenza. Il dirigismo italico-napoleonico si manifestò anche in quella che molti indicano come la causa principale della sollevazione tirolese del 1809: vale a dire la leva militare obbligatoria. Forse a causa della guerra combattuta in casa qualche anno prima, sotto il Regno d'Italia non vi furono grosse manifestazioni di ostilità nei confronti della leva militare. Certamente, come hanno dimostrato ricerche recenti, non mancarono manifestazioni dissidenti, ma esse non ebbero certamente quella portata che si registrò nel 1809. Fra il 1810 e il 1813, il Dipartimento dell'Alto Adige consegnò all'armata d'Italia, su una popolazione complessiva di 265 mila anime, un reparto di ben 1660 mila uomini. Stando agli studi di Pietro Pedrotti del 1908, più di mille morirono per la gloria di Napoleone, molti dei quali nella tragica campagna di Russia. Nel 1914, alla vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria, quando erano in corso le trattative per la cessione del Trentino al regno d'Italia, i diplomatici romani chiesero all'Austria che venisse rispettata la «linea napoleonica». Vale a dire il confine settentrionale che nel 1810, un secolo prima, aveva diviso il Dipartimento dell'Alto-Adige dalla Baviera. La linea confinaria, oggetto di studio del dottorato di ricerca di Davide Allegri, partiva dal Piz Boè a est ed arrivava fino al Cevedale, attraverso il crinale settentrionale della Val di Fiemme, la Chiusa della valle dell'Isarco, l'altopiano del Renon, la valle di Non per concludersi in quella di Rabbi. All'interno di questa linea di confine, stabilita per soddisfare esigenze economiche e demografiche, vi erano genti di lingua tedesca. Il 24 settembre del 1812, il viceré Eugenio concesse agli altoatesini l'uso della lingua tedesca negli atti pubblici. L'Adige 12 ottobre MAURA CHIOCCHETTI VAL DI FASSA - «Ogni fassano può guardare con orgoglio alle gesta dei propri antenati e la bandiera sotto la quale tanto spesso sono partiti a difesa della loro Patria terra sia sempre tenuta in grande onore». Le parole di Hugo de Rossi , protagonista della rinascita ladina dei primi decenni del Novecento, famoso soprattutto per le sue ricerche nel campo del folklore, delle tradizioni popolari e della lingua ladina, hanno dato senso e significato alla «Festa del Rengraziament dei ladini di Fassa». Quest'anno la tradizionale celebrazione è stata dedicata a tutti i ladini che nel passato si sono spesi per difendere la libertà politica, territoriale e religiosa di un piccolo popolo da sempre fiero della sua indipendenza e della propria capacità di autogoverno. Uno sguardo al passato che non deve limitarsi a mera euforia celebrativa nel secondo centenario di importanti vicende storiche, ma che sappia attingervi l'educazione all'autonomia, la vera guerra da combattere in tempo di pace. La festa è stata, oltre che un momento di unità, l'occasione di approfondimento storiografico per rinsaldare nei ladini innamorati della loro terra, le radici di una matura coscienza comunitaria e un nuovo sentimento di unione e vicinanza fra tutta la gente ladina. La lezione storica è stata impartita dall'esperto storico Cesare Bernard , coadiuvato dalla presenza della Schützenkompanie Ladins de Fascia che festeggia 25 anni dalla sua fondazione. In questa giornata, la compagnia degli «scizeres» di Fassa ha voluto rappresentare quei fassani che hanno preso volontariamente parte alle guerre di liberazione contro i francesi con a capo il comandante Andreas Hofer. La Union di Ladins ha offerto sull'altare la terra, grembo di valori, la bandiera, guida in tempo di guerra e segno di identificazione in tempo di pace, pane e vino simboli della quotidianità. E agli Schützen ha donato una bandiera, fedele riproduzione della bandiera di Vigo di Fassa, portata nel 1809 dai fassani contro i francesi e i bavaresi. L'Adige 13 ottobre politica Il consiglio provinciale del partito a grande maggioranza ha deciso di non abrogare l'articolo 29 sull'incompatibilità Per confermare Rossi segretario basta una deroga allo statuto del Patt Il Partito autonomista trentino tirolese non cambierà lo statuto per confermare nella carica di segretario provinciale l'assessore alla Salute Ugo Rossi. Lo ha deciso domenica il consiglio provinciale del partito, riunitosi all'hotel Piccolo Principe di Lagolo. L'ipotesi di abrogare di fatto l'articolo 29 dello Statuto - che prevede l'incompatibilità fra la carica di segretario del partito e quella di deputato europeo, italiano, consigliere provinciale o di membro nei governi europeo, nazionale, regionale o provinciale - non piaceva a molti militanti del partito. Così il presidente della commissione congresso, il consigliere provinciale Michele Dallapiccola, e il presidente del Patt Dario Pallaoro (con Rossi nella foto) hanno trovato una mediazione che ha accontentato quasi tutti: l'articolo 29 dello statuto non si tocca ma per Rossi il congresso del partito, convocato per domenica 29 novembre al Palarotari di Mezzocorona, sarà chiamato ad approvare una deroga all'articolo 29 con effetto retroattivo (Rossi è segretario e assessore dallo scorso dicembre) e fino alla scadenza del prossimo mandato, nel 2011. «Abbiamo valutato il fatto - spiega Dallapiccola - che Rossi non solo è il candidato unico alla segreteria ma ha pure lavorato in modo ottimo per il partito in questi due anni. Ci sembrava giusto lasciarlo proseguire nella direzione tracciata fino al 2011. E, abbandonando l'ipotesi della modifica allo statuto, abbiamo reso ancora più forte e compatto il Patt». La proposta è stata infatti approvata dal consiglio del partito con 47 voti a favore e soltanto 3 contrari, fra cui quello del sindaco di Vattaro Devis Tamanini che due anni fa aveva sfidato proprio Rossi per la segreteria. Il congresso di fine novembre qualche modifica allo statuto sarà comunque chiamato ad approvarla. Si prevede infatti l'inserimento, fra gli organi del partito, dei coordinamenti di valle i cui ambiti coincidono con quelli delle sedici Comunità di valle. Per entrarne a far parte è stato abrogato il limite dei due anni di militanza nel partito in qualità di tesserato. Inoltre nel consiglio del partito entreranno a far parte di diritto due rappresentanti del movimento giovanile e due di quello femminile. Ora iniziano le assemblee di ambito in cui Rossi presenterà la sua candidatura e saranno esposte altre tre tesi depositate in vista del congresso dal consigliere provinciale Ottobre, dai giovani e dalle donne. Si parte giovedì 15 ottobre da Lavarone: appuntamento all'albergo Sport di Carbonare alle 20.30. G.Pa. L'Adige 13 ottobre GUIDO SMADELLI CLES - Giornate febbrili in previsione delle elezioni del 29 novembre. La situazione è molto confusa, ma alcune posizioni sono emerse chiaramente. In occasione della riunione delle tre liste di centrosinistra (Pd, una civica, la «Lista di centro» in cui sono confluiti alcuni ex della Margherita), svoltasi domenica sera, i tre gruppi, dopo essersi già confrontati sui programmi, hanno deciso il candidato sindaco: Maria Pia Flaim . Soluzione però su cui il Pd chiede una riflessione. Tre liste anche per il candidato di centrodestra Marcello Graiff : una marchiata Pdl di cui fa parte l'ex consigliere di An Amanda Casula (tra i nomi nuovi trapelati l'universitario Iacopo Valentinotti ), «Rinnova Cles» coordinata da Loris Agostini , e quella annunciata dalla Lega. «Ormai siamo pronti», commenta in proposito il consigliere provinciale del Carroccio Luca Paternoster . «Presenteremo una lista di 16-17 nominativi». Potrebbero essere quattro quelle che sosterranno il centrosinistra autonomista, privo comunque, rispetto all'alleanza di governo provinciale, del Pd. Il sindaco uscente Giorgio Osele sta lavorando ad una propria civica; in casa Patt sono pronte una lista con il simbolo ed una civica autonomista. Ma c'è anche l'Upt, cui lavorano Silvio Pancheri e Marco Fondriest . E da casa Upt sarebbe stato detto ai possibili alleati: assieme sì, ma non con Osele candidato sindaco. L'Unione per il Trentino è andata oltre: proponendo come sindaco Ruggero Mucchi (Patt, ex assessore alla cultura). Bocche cucite e molti telefoni spenti... Per completare il quadro delle dodici liste pronte al varo, ne mancano due: una di centrodestra, con candidato sindaco Donatella Benvenuti, Adriano Taller capolista, e che nelle sue file conta l'ex consigliere di An Mario Stablum , il ginecologo Nicolò Lerro , il tecnico edile Michele Schwarz . Di centrodestra, ma non di sostegno a Marcello Graiff, per le profonde divisioni verificatesi nel corso dell'ultima legislatura in seno ad An, con uscita di Stablum dal gruppo e separazione netta da Amanda Casula e colleghi. Infine Intesa Progressista. «La lista c'è», ammette Giancarlo Zueneli . «Non abbiamo ancora deciso invece per eventuali coalizioni. Abbiamo anche un nostro candidato sindaco (nei giorni scorsi è stato fatto il nome di Marco Dusini ), ma se possibile preferiamo allearci». Con chi? «Il dialogo è aperto con tutti», dichiara Zueneli. «Tranne che con la destra». L'Adige 14 ottobre Nei fumetti si scopre il vero Hofer Francesco Roat G iusto a distanza di duecento anni dal fatidico anno 1809 - quando il comandante Andreas Hofer, dopo aver cacciato francesi, bavaresi e sassoni dal patrio suolo, diviene per breve tempo reggente del Tirolo nel nome del Kaiser Franz - il professor Norbert Parschalk (fra l'altro lontano pronipote dell'eroe tirolese Peter Mayr) ed il grafico e illustratore Jochen Gasser hanno dato alle stampe un delizioso libro a fumetti corredato da puntuali didascalie storiche. Si tratta appunto di «Andreas Hofer. Una storia illustrata» (edizioni A. Weger, 17 euro), nella traduzione italiana del testo e dei fumetti a cura rispettivamente di Ettore Frangipane e Chiara Ravagni. Il lettore potrà ripercorrere così le tappe salienti della vita di questo celeberrimo personaggio, grazie ad una simpatica serie di scenette e disegni, debitamente affiancati da svariate note informative, sempre all'insegna di un'ironica, talora mordace vena espressiva, ben temperata tuttavia dal buon gusto e da una manifesta simpatia verso il Sandwirt, l'audace oste della Val Passiria, destinato dopo una giovinezza difficile ad una straordinaria e irresistibile ascesa che lo farà divenire Comandante superiore e Reggente del Land Tirolo, per poi essere sconfitto non molto tempo dopo dai suoi nemici e in seguito a ciò fucilato nella fortezza di Mantova su ordine di Napoleone, il 20 febbraio 1810 (un'analoga tragica fine patirà, ma a Bolzano, anche il suo compagno Peter Mayr). Però Parschalk e Gasser immaginano per il loro eroe un prosieguo delle sue vicende, perché no, in paradiso dove San Pietro accoglie a braccia aperte il religiosissimo Andreas che si consola sdraiato «sulla sua nuvoletta preferita con un buon bicchier di vino e se la spassa»; chiara allusione questa, da parte dei due autori, alla nota passione del «Padre Hofer» per l'alcool. Tuttavia sembra che non egli non riesca a rimanere in pace nemmeno lassù. E i motivi sono ben comprensibili. A distanza di qualche settimana dalla sua fucilazione (affrontata, va detto, con estrema abnegazione e fierezza, come rimarcano le vignette e il testo che riporta l'«Inno di Andreas Hofer», composto nell'Ottocento dal poeta Julius Mosen), Napoleone sposa infatti l'arciduchessa Luisa, figlia nientemeno che del Kaiser Franz. Un grande smacco per Andreas, che vorrebbe scagliar loro «un bel fulmine» dalla sua nuvola. Ci penserà il buon Dio a calmarlo e a impedirgli così di sconvolgere indebitamente gli eventi storici. Anche perché, altrimenti, il Padreterno si riprenderà la botticella di rosso che gli ha concesso. E questo il Sandwirt proprio non può permetterselo! Battute e scenette di spassosa invenzione fantastica a parte, il libro di Parschalk e Gasser non intende certo essere poco rispettoso nei confronti dell'eroe tirolese per antonomasia. Ne sottolinea piuttosto i tratti più umani, che comportano di necessità debolezze e limiti. Interessante, a tale proposito, la sottolineatura della condotta del "pio" Hofer insediatosi nella Hofburg a Innsbruck quale reggente del Tirolo, che continua a comportarsi come un agricoltore ed un oste concedendo udienza «in maniche di camicia» e obbligando tutti i suoi ospiti, dopo cena, alla recitazione del rosario, cui però spesso seguono intrattenimenti più profani, durante i quali «si gioca a carte, si beve e si canta». L'Andreas Hofer di questi due autori, insomma, vuole farci il ritratto spassionato e per nulla agiografico di un personaggio storico che, per fini propagandistici, è stato fin troppo spesso costretto o innalzato - la si intenda come si preferisce - allo scomodo ruolo di icona del difensore senza macchia e senza paura. Colpiscono e commuovono invece, verso la fine del libro, soprattutto le pagine in cui viene descritta/sottolineata la profonda crisi di Andreas prima e dopo la quarta battaglia (persa) del Bergisel, le quali ci descrivono un Hofer «abbattuto e depresso» che «scrive lettere rassegnate e disperate agli amici in Sudtirolo». Fare storia in modo autentico, sia pure attraverso dei fumetti, è saper dire anche questo; magari attraverso vignette dolci-amare e provocatorie, tuttavia mai irriguardose. L'Adige 14 ottobre Da destra a sinistra un no alle centrali nucleari in Trentino Alto Adige Il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ha espresso oggi contrarietà al ritorno al nucleare in Italia, rifiutando ogni eventuale ipotesi di localizzazione nel proprio territorio di qualsiasi infrastruttura collegata alla produzione di energia legata alle centrali nucleari. È stato inoltre votato di sollecitare il governo ed il parlamento a rivedere le politiche energetiche in Italia. Entrambe le mozioni sono state approvate a larga maggioranza. Ad aprire la discussione generale è intervenuto il consigliere Claudio Eccher che ha espresso voto contrario, come i consigliere Donato Seppi (gruppo misto). Sono seguite le dichiarazioni a favore dei dispositivi di Luca Zeni e Bruno Dorigatti (Partito Democratico per il Trentino), Renzo Anderle (Unione per il Trentino), Mauro Ottobre (Partito Autonomista Trentino Tirolese), Bruno Firmani (GruppoMisto). Contrari alla proposta di voto ed alla mozione anche Rodolfo Borga e Walter Viola(Pdl Trentino), Maurizio Vezzali (Pdl Alto Adige), Giuseppe Filippin, Mario Casna e Franca Penasa (Lega Nord Trentino). Voto di astensione annunciato da Mauro Ferretti (Lista Civica per Divina presidente), Nerio Giovanazzi (Gruppo misto). Il Consiglio ha approvato il disegno di legge sul rendiconto generale della Regione per l' esercizio finanziario 2008, presentato dalla Giunta regionale e una proposta di delibera per l'approvazione del rendiconto, presentata dall'ufficio di presidenza. L'Adige 14 ottobre Inno al Trentino, gli storici irridono il lavoro di Rosa Mi trovo costretto, spero per l'ultima volta, a replicare alla lettera di Mirko Saltori pubblicata su l'Adige del 19 settembre scorso. Lo faccio non certo per spirito di polemica, ma per rettificare alcune considerazioni che mi sono state attribuite. Innanzitutto Saltori, utilizzando un linguaggio che pensavo relegato ai tempi bui della nostra storia, mi pone degli interrogativi invitandomi a fornire delle prove. Se egli avesse letto con più attenzione la mia ricerca, si sarebbe accorto che l'intento del mio lavoro non era quello di fornire delle prove, ma semplicemente di mettere a disposizione degli storici la documentazione in mio possesso. Inoltre non ho mai detto né scritto che l'inno al Trentino sia la scopiazzatura e falsificazione di un precedente inno al Tirolo scovato su un quaderno del «profugo» Livio Rosa. Piuttosto mi sono limitato a confrontare le due versioni, precisando che in epoca nazionalista era abbastanza frequente sottoporre i testi originari a manipolazioni. Non ho mai detto né scritto che don Livio Rosa sia l'autore dell'inno al Tirolo (Trentino), ma ho sempre ribadito che questo testo si trovava semplicemente in una antologia in cui egli aveva raccolto musiche e testi dell'epoca. L'età di don Livio, che comunque nel 1915 aveva già conosciuto l'orrore della guerra in Galizia, non conta proprio nulla. Ad ogni buon conto insistere sul fatto che questa curiosa versione dell'inno al Tirolo sia solo una parodia dell'inno al Trentino, senza cercare ulteriori approfondimenti, mi pare quanto meno azzardato. Sorprende pertanto la veemenza con cui certi storici hanno voluto liquidare il mio lavoro. Non c'è da meravigliarsi allora se, sopperendo alle trascuratezze di questi storici, con la mia ricerca ho cercato di riempire un vuoto e indagare quel periodo storico, ovvero quella parabola discendente, che va dalla prima guerra mondiale al fascismo e segnata duramente da un certo irredentismo che poi confluì nel nazionalismo e nel prefascismo. Sorprende pertanto l'atteggiamento di questi storici, quasi irridente nei confronti dell'antologia scritta da un sacerdote di grandissima cultura che conobbe sulla propria pelle le persecuzioni fasciste. Peccato che il loro giudizio non sia ugualmente severo nei confronti di tanti altri diari presenti e diffusi in qualsiasi altra biblioteca e giustamente finanziati dall'ente pubblico. Mi preme concludere con una osservazione. Il dottor Saltori afferma che nella sua attività di ricerca storica ha sempre cercato di attenersi al più scrupoloso metodo di analisi filologica delle fonti e interpretazioni delle stesse. Mi consta tuttavia che egli non abbia mai consultato l'antologia di don Livio Rosa, custodita presso la casa natale di Legòs di Ledro, né abbia mai parlato con i parenti di questo «profugo». Se un giorno decidesse di farlo, forse potrebbe dissipare ogni dubbio sull'origine dell'inno al Trentino (Tirolo) e portare finalmente delle prove concrete, senza doversi affidare alle polverose copie del «Popolo». Osvaldo Tonina Newsletter Ufficio Stampa Provincia 15 ottobre TIROLO, TRENTINO E SUDTIROLO: LE TRE GIUNTE OGGI RIUNITE AD INNSBRUCK INNSBRUCK - Sono in corso ad Innsbruck i lavori delle tre giunte (Provincia autonoma di Trento, Provincia autonoma di Bolzano e Land Tirol), oggi riunite nel capoluogo tirolese per mettere a punto un documento programmatico che renderà operativi progetti di collaborazione transfrontaliera su aree di interesse comune. Nel suo intervento introduttivo il presidente trentino Lorenzo Dellai ha sottolineato la particolare importanza dell'appuntamento: "Non è un incontro come quelli che abbiamo avuto in passato e mi riferisco al valore politico istituzionale dell'idea di Euroregione della quale parliamo da tempo". Dellai ha parlato di necessità di riscoprire le radici, atteggiamento comprensibile in tempi in cui la globalizzazione spinge verso l'omologazione, alla quale si accompagna la necessità di guardare avanti, per un futuro che richiede oggi di investire sui nostri giovani. (g.p.) L'intervento del presidente alla seduta comune delle giunte di Trento, Bolzano e del Land Tirol DELLAI: "IL SIGNIFICATO PARTICOLARE DELL'INCONTRO AD INNSBRUCK" INNSBRUCK - Sono tre, secondo il presidente trentino Lorenzo Dellai, i punti qualificanti della seduta comune tra le giunte delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Land Tirolo, in corso ad Innsbruck. Ovvero: un forte profilo politico istituzionale, una valenza culturale che rafforza i principi della convivenza e del rispetto reciproco e la messa a punto degli strumenti attraverso i quali realizzare le sinergie concordate. “Credo – ha commentato Dellai - che nemmeno all’opinione pubblica sfugga il significato particolare che assume l’incontro di oggi. Nel documento, che è frutto delle discussioni fatte negli ultime mesi, abbiamo messo a fuoco un’idea più esigente di collaborazione transfrontaliera che ha un forte profilo istituzionale. È un progetto che affonda le proprie radici nella storia comune, nei molti secoli che hanno visto i nostri destini, pur nella loro diversità, intrecciarsi ripetutamente, in un bagaglio comune che negli ultimi tempi è riemerso, forse proprio come reazione ad una globalizzazione che rischia di omologare ogni territorio. Ma non si può guardare al futuro solo rivolgendo la testa all’indietro. Ecco perché è necessario guardare al futuro, ad ampi scenari, all’Europa, ai giovani, alla sensibilità nuova ed alla necessità di accrescere la nostra capacità competitiva”. "Per raggiungere questi obiettivi è possibile oggi utilizzare una serie di strumenti - ha aggiunto Dellai dopo aver ricordato che la questione specifica sarà discussa con i rispettivi consigli entro la fine del mese – “ma non possiamo rinunciare a perseguire idee più ambiziose che passano attraverso l’attuazione dell’Accordo di Madrid”. Di qui l’auspicio che il Parlamento italiano proceda a ratificare l’accordo a suo tempo raggiunto. “Accanto a quella politico istituzionale – ha quindi ripreso il presidente della Provincia autonoma di Trento – penso vada messa in evidenza anche la valenza culturale perché la nostra idea di “euroregione” si basa sui principi del pluralismo, del rispetto reciproco, della pacificazione e della costruzione di rapporti amichevoli, tutto il contrario quindi della deriva verso i nuovi micronazionalismi cui abbiamo di recente assistito, ma che sono espressi da una esigua minoranza delle nostra popolazione. Ci ispiriamo a quell’idea che sta nel bellissimo documento dei vescovi delle nostre diocesi che ci esorta a lavorare in uno spirito di apertura, non di chiusura”. Quanto al terzo ‘valore aggiunto’, Lorenzo Dellai lo ha indicato facendo riferimento al tempo delle sinergie (i tre territori assieme coprono un’area territoriale modesta, se riferita a scenari europei, un’area abitata da circa un milione e mezzo di persone) necessarie per ottimizzare le risorse ed essere competitivi e perché comunque “nessun territorio da solo può tirar fuori tutti i talenti di cui dispone ed è giusto lavorare insieme sui temi del sociale, della scuola, della ricerca, dell’economia, dell’energia. L’idea di creare un ufficio comune è senz’altro buona per dare subito il via libera ai progetti di cui stamane stiamo discutendo”. (gp) Firmata dai presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano e del Tirolo SEDUTA DELLE GIUNTE AD INNSBRUCK, DICHIARAZIONE CONGIUNTA In occasione della seduta di lavoro delle Giunte delle Province autonome di Trento e Bolzano e del Tirolo - oggi, ad Innsbruck - è stata siglata una dichiarazione congiunta. Porta la frma di Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano; Günther Platter, presidente del Land Tirolo e di Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento. Di seguito, il testo integrale. PREMESSA I membri dell’Euregio Tirolo - Alto Adige - Trentino sono caratterizzati dalla comune appartenenza al territorio del Tirolo Storico e dalle comuni tradizioni sociali e culturali nonché da analoghi sistemi di autogoverno, tra cui l’amministrazione del patrimonio comune traggono origine da una antica e comune storia condivisa. Le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo intendono promuovere e sviluppare azioni comuni per rafforzare l’armonizzazione dell’Euroregione. L’opportunità per i tre Enti di realizzare misure e interventi congiunti nei diversi ambiti di competenza può permettere il consolidamento delle tradizionali aspirazioni autonomistiche dei propri territori in un quadro regionale più ampio, maggiormente rappresentativo, che consente una maggiore promozione degli interessi e delle ragioni delle rispettive popolazioni nei confronti degli Stati nazionali e dell’Unione europea. La coesione dei territori è infatti elemento essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di solidarietà sociale e di crescita economica per le popolazioni nonché per la realizzazione di una politica coordinata volta a favorire uno sviluppo sostenibile ed il potenziamento di aree di eccellenza attraverso il coinvolgimento, accanto alle autorità regionali e locali, dei diversi soggetti sociali ed economici presenti sul territorio. Il perseguimento di politiche condivise costituisce il presupposto strategico per riempire di “significato” l’Euroregione, affinché non sia un concetto astratto che non viene percepito dalle popolazioni, ma possa costituire un valore aggiunto alle potenzialità di crescita delle provincie. A tal fine è determinante sviluppare insieme una comune progettualità da applicare in settori particolarmente significativi per accrescere una diffusa conoscenza dell’appartenenza dei territori all’Euroregione e per favorire nuove opportunità per le comunità residenti. Il "Manifesto delle Alpi", concordato dai tre Presidenti in occasione dell’incontro congiunto svoltosi il 26 gennaio 2001 a San Michele all'Adige, che ha già individuato gli obiettivi da perseguire nei settori di maggiore rilevanza, richiede oggi di essere concretamente attuato anche attraverso specifiche azioni e modalità coordinate di scambio e monitoraggio permanente, tenuto conto del nuovo quadro istituzionale che si è venuto a comporre proprio nell’ordinamento europeo e nazionale. Già la Convenzione quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività o autorità territoriali, meglio conosciuta come Convenzione di Madrid, rappresentò un primo passo verso la cooperazione transfrontaliera di diritto pubblico degli enti territoriali. In particolare, in attuazione di quanto dalla stessa previsto, il 27 gennaio 1993 è stato siglato a Vienna l’Accordo quadro tra la Repubblica italiana e la Repubblica d’Austria sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività territoriali che disciplina la conformità delle attività di cooperazione con l’ordinamento costituzionale dei due Stati. Le potenzialità offerte dalla Convenzione di Madrid non hanno tuttavia potuto trovare finora la propria piena realizzazione in quanto non sono ancora stati ratificati dallo Stato italiano i protocolli aggiuntivi addizionali del 1995 e del 1998 che avrebbero tra l’altro consentito di riconoscere ai tre territori la possibilità di sottoscrivere accordi di cooperazione transfrontaliera, anche prevenendo la creazione di specifiche strutture con personalità giuridica. In tale contesto l’evoluzione dell’ordinamento comunitario, conseguente al Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007, ha tuttavia riconosciuto la necessità di attribuire una particolare attenzione alle regioni transfrontaliere, prevedendo tra i propri obiettivi la coesione territoriale, ponendo le basi per la definizione di nuovi strumenti giuridici in grado di valorizzare la collaborazione transfrontaliera e consentire lo sviluppo di un progetto di coesione territoriale e di cooperazione permanente a livello di Euroregione. In questo senso, con regolamento CE n. 1082 del 2006, è stata introdotta la possibilità di costituire gruppi europei di cooperazione transfrontaliera (GECT), quali strutture dotati di personalità giuridica. Tali strutture potrebbero diventare uno strumento operativo significativo per supportare e concretizzare il processo di coesione già avviato tra le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo nell’Euroregione. È opportuno scegliere le modalità operative più idonee per consentire l’avvio di forme di cooperazione permanente, anche in modo tale da definire le priorità delle azioni congiunte in alcuni settori di intervento e raggiungere una costante valutazione dello stato di attuazione delle iniziative intraprese. A tal fine dovranno essere definiti strumenti organizzativi e operativi condivisi, idonei per la realizzazione delle attività previste per il perseguimento degli obiettivi dell’Euroregione. In questo quadro dovrà rafforzarsi la cooperazione nell’ambito dell’Euroregione e favorire lo sviluppo di una effettiva rete tra le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo. Ulteriormente dovranno essere perseguite attività comuni per promuovere in sede europea e nazionale le priorità individuate nell’ambito dell’Euroregione, in particolare per il loro inserimento nei documenti programmatici politici ed operativi di cooperazione europea, nonché per la progettazione e la presentazione congiunta di interventi oggetto di possibile co-finanziamento in ambito europeo. Al contempo le Province autonome di Trento e di Bolzano e il Land Tirolo potrebbero definire proprie procedure per rappresentare una posizione unitaria nell’ambito dei diversi organismi transfrontalieri, quali l’Arge Alp e la Convenzione delle Alpi, per poter promuovere con maggior forza i propri progetti e rendere visibile e percepibile l’Euroregione nei confronti delle Regioni e degli Stati europei. I. FORMAZIONE La formazione è un processo di sviluppo che accompagna ogni persona per tutto l’arco della vita e che le consente di ampliare le proprie capacità intellettuali, culturali e pratiche e di consolidare le proprie competenze personali e sociali. La formazione è un elemento indispensabile per lo sviluppo sociale, e, soprattutto in questo ambito, è di fondamentale importanza per fissare valori comuni in grado di favorire la coesione sociale. Gli interventi che interessano il settore della formazione rappresentano la base per realizzare solide relazioni all’interno dell’Euroregione Tirolo-Alto AdigeTrentino. Per questa ragione sarà garantito maggiore sostegno alla collaborazione già in atto in ambito formativo e saranno promossi lo scambio e il dialogo fra scuole, comprese le scuole bilingui, le scuole ladine, le scuole per la formazione professionale agricola, forestale e di economia domestica, le scuole alberghiere, le autorità scolastiche, istituzioni preposte alla formazione e all’aggiornamento del personale docente, studentesse e studenti, pedagogiste e pedagogisti. Allo scopo saranno attuate le seguenti tre iniziative: 1. Sostegno alla collaborazione in ambito scolastico Le Regioni dell’Euregio definiscono attraverso le rispettive autorità e istituzioni scolastiche un progetto sovraregionale di cooperazione politica in campo formativo, incentrato sull’elaborazione di comuni proposte di formazione-aggiornamento destinate al personale docente. Allo scopo è prevista l’istituzione di una commissione composta da rappresentanti delle suddette istituzioni formative. 2. Promozione di contatti transfrontalieri fra studenti/studentesse dell’Euregio Il contatto transfrontaliero fra studenti/studentesse va promosso attraverso l’istituzione di partenariati fra scuole dell’Euregio. I partenariati scolastici costituiscono la base per una migliore conoscenza e comprensione reciproca e contribuiscono inoltre al miglioramento della qualità scolastica. Il principio che regola i partenariati scolastici è la garanzia per le singole classi di frequentare con regolarità la scuola partner. Scopo dell’iniziativa – oltre all’apprendimento e all’approfondimento delle lingue italiana e tedesca – è la conoscenza diretta della cultura, degli aspetti caratteristici dell’area alpina e della vita quotidiana nell’Euregio. La collaborazione esistente con le scuole ladine della Val di Fassa (TN) in futuro sarà ampliata a tutte le scuole delle valli ladine, Le iniziative per conoscere meglio il gruppo linguistico ladino in futuro dovranno essere ampliate anche alle scolaresche del Trentino e del Tirolo. 3. Potenziamento dell’insegnamento linguistico La padronanza delle lingue italiana e tedesca è un presupposto fondamentale a garanzia di una collaborazione di successo e di solide relazioni all’interno dell’Euregio. L’obiettivo è raggiungibile sostenendo efficacemente l’insegnamento delle lingue italiana e tedesca nelle scuole dell’Euroregione. In questo senso, nelle strutture frequentate regolarmente da utenti provenienti da tutta l'Euregione (ad esempio musei, ospedali, ecc), si vogliono fornire le informazioni sia in lingua italiana che in lingua tedesca. In questo senso, le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino deliberano i punti sopra riportati. II. CULTURA Il crescente significato che le Regioni rivestono all’interno dell’Unione Europea impone un consolidamento nelle relazioni fra le Regioni dell’Euregio: Tirolo, Alto Adige e Trentino. Gli aspetti culturali giocano un ruolo fondamentale in un’ottica di collaborazione transfrontaliera. È essenziale maturare la coscienza delle comuni radici culturali, ma anche la comprensione per le diversità. Per questa ragione sarà dato ulteriore impulso alla cooperazione già esistente in ambito culturale e artistico, anche sostenendo il dialogo con e fra artisti. Allo scopo saranno attuate le tre seguenti iniziative. 1. Mostra interregionale dell’Euregio Le comuni mostre interregionali si sono rivelate ottime piattaforme a sostegno della cooperazione fra i musei delle tre Regioni su tematiche specifiche e progetti comuni. Con la mostra interregionale Labirinto::Libertà del 2009 si conclude anche l’accordo fondato sul principio dell’alternanza nell’organizzazione dell’evento e della reciproca partecipazione finanziaria. Il Tirolo, l’Alto Adige e il Trentino condividono la volontà di mantenere la tradizione delle comuni mostre interregionali dedicate a un tema di attualità, pur prevedendo il rinnovo dell’accordo in forma leggermente modificata. Allo scopo è insediato un gruppo di lavoro con l’incarico di elaborare un nuovo progetto per una comune mostra interregionale. Saranno maggiormente utilizzate le moderne tecnologie di comunicazione e interazione, e si cercherà di raggiungere i giovani mediante una buona elaborazione. 2. Promozione delle cooperazioni museali e del calendario culturale digitale dell’Euregio Si auspica, inoltre, una maggiore collaborazione fra i musei del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino. La realizzazione di progetti comuni ha lo scopo di arricchire la vita culturale delle tre Regioni e vuole rappresentare un elemento di stimolo per la popolazione, finalizzato a far conoscere le Regioni e le relative istituzioni e iniziative culturali. L’intento è quello di migliorare la conoscenza delle peculiarità aspetti culturali e di creare la consapevolezza di possedere un ricco patrimonio culturale, anche attraverso la conoscenza dei numerosi eventi culturali proposti dall’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino. È in programma anche la realizzazione di un comune calendario digitale bilingue, destinato a raccogliere tutti gli eventi culturali in programma nell’Euregio, allo scopo di garantire al pubblico interessato e alla popolazione delle Regioni alpine, attraverso Internet, informazioni aggiornate e capillari. 3. Istituzione di un premio alla cultura transfrontaliero Il premio, assegnato alternativamente dalle tre Regioni, è destinato a sostenere giovani artisti e artiste dell’Euregio Tirolo - Alto Adige – Trentino; il premio vuole rappresentare, inoltre, un omaggio all’arte figurativa contemporanea. I punti sopra indicati sono deliberati dagli organi di governo del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino. III. ENERGIA L’obiettivo fondamentale della politica energetica è volto a garantire un approvvigionamento energetico sicuro, conveniente e sostenibile. A tale fine deve essere garantita la disponibilità di diverse fonti energetiche nonché dell’infrastruttura necessaria per il trasporto (su lunghe distanze) e la distribuzione, in particolare per la corrente e il gas, che richiedono apposite condotte. L’approvvigionamento energetico completo ed efficiente costituisce una base fondamentale del nostro standard economico e di vita. Il fatto che il crescente consumo energetico abbia anche i suoi limiti è stato notato da molte persone solo in seguito a blackout, difficoltà d’importazioni e atteggiamenti politici minacciosi. In particolare per la corrente e il metano, che richiedono apposite condotte, la crescente creazione di reti a livello europeo permette di aumentare la disponibilità grazie ad un sostegno vicendevole dei sistemi e crea inoltre la possibilità di sfruttare in maniera ottimale l’energia idrica quale risorsa locale. Una cooperazione rafforzata dei tre rifornitori di energia regionali TIWAG, SEL AG e Dolomiti Energia spa contribuisce in maniera incisiva al raggiungimento di questo scopo. Fino agli anni 60 dello scorso secolo, il Tirolo e l’Alto Adige erano collegati da una condotta di transito che attraversava il Brennero. Nel contesto degli attentati che hanno avuto luogo in quegli anni in Alto Adige, la Repubblica Italiana troncò questo collegamento. In seguito, le condotte a sud e a nord del Brennero furono utilizzate solo per l’approvvigionamento locale, mentre da allora non esiste più un collegamento elettrico transfrontaliero tra il Tirolo e l’Alto Adige. La riattivazione dell’infrastruttura prevalentemente ancora esistente sarebbe molto semplice da realizzare dal punto di vista tecnico, offrendo grandi vantaggi economici. Con le nuove tecnologie ambientali si apre l’accesso a nuovi e interessanti mercati emergenti, promuovendo al contempo la competitività dell’economia locale. La mobilità elettrica è considerata attualmente come uno dei progetti automobilistici più promettenti del futuro. Dagli sforzi intrapresi a livello internazionale, per i prossimi anni si prospetta una forte crescita. La corrente è considerata il carburante del futuro, pertanto il presidio del settore “elettromobilità” costituisce una grande opportunità per le imprese di approvvigionamento energetico in termini di crescita, valorizzazione d’immagine e fidelizzazione dei propri clienti/utenti. Le giunte del Tirolo e dell’Alto Adige e del Trentino decidono pertanto, basandosi sulla comune affermazione di una maggiore collaborazione nel settore energetico: * la rapida integrazione delle reti elettriche e dei metanodotti a nord e a sud del Brennero; ripristinando coerentemente i collegamenti elettrici attraverso il Brennero; * promuovere il progetto del metanodotto del Brennero “Interconnecttirol” creando i presupposti strutturali per un ottimale collegamento con la rete di metanodotti posta a sud del Brennero; * di elaborare un progetto integrato sull”’elettromobilità”, con l’obiettivo di un’attuazione concertata, anche in collaborazione con i soggetti erogatori di energia presenti sui rispettivi territori. IV. TRAFFICO 1. Green Corridor del Brennero L’Euregio e il corridoio del Brennero si trovano nelle Alpi, in una regione molto sensibile sotto il profilo ecologico. Si tratta di un territorio minacciato dal crescente sfruttamento antropologico. Al fine di proteggere la natura e l’uomo da eventuali danni irreparabili, gli interessi economici dovranno tenere conto delle esigenze ecologiche. Oltre alle sfide che nascono dall’ecologia, l’obiettivo delle giunte dell’Euregio è volto a un orientamento sostenibile a favore degli spazi di vita ed economici lungo le regioni, i comprensori e i comuni del corridoio del Brennero. Pertanto, i rappresentanti delle giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino dichiarano di voler promuovere lo sviluppo di una localizzazione economica autonoma sotto il profilo energetico, con emissioni ridotte e sostenibili, a favore delle generazioni future. Tale dichiarazione comprende in particolare le seguenti misure concernenti le politiche dei trasporti, ambientali ed energetiche: * concertazione di misure di gestione del traffico, quali ad esempio limitazioni temporali per mezzi pesanti (divieto di transito notturno) * monitoraggio ambientale e sanitario transfrontaliero quale base per la concertazione delle misure di gestione del traffico * aumento della quota di mezzi pesanti ad emissioni ridotte * potenziamento del trasporto combinato non accompagnato e dell’infrastruttura ivi necessaria * promozione di trasporti affini alla rotaia, progressivo divieto di trasportare su strada su lunga distanza merci che si prestano al trasporto su rotaia * sostegno del progetto “Alpentransit-Börse” * armonizzazione delle tariffe di utilizzo delle strade ad un livello alto * lungo il corridoio del Brennero dovrebbe essere promossa la disponibilità di energie motrici alternative (carburanti biologici, stazioni di rifornimento di corrente, idrogeno, metano, ecc.), prima autostrada all’idrogeno lungo il corridoio del Brennero * Promozione di modalità costruttive sostenibili, a basso consumo di risorse, ad emissioni ridotte e a basso consumo energetico (esempio casa clima) * Maggiore promozione, a lungo termine, di fonti di energia alternative quali il fotovoltaico, il solare termico e la geotermia * Sviluppo di un progetto comune per l’utilizzo dell’energia eolica al Brennero * Consolidamento della collaborazione nel settore dell’energia elettrica tra il Tirolo e l’Alto Adige, in modo da sfruttare le potenziali sinergie e migliorare la sicurezza di approvvigionamento * Consolidamento della cooperazione tecnologica nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica (idroelettrico, biomassa, biogas, energia eolica alpina, energia solare, pompe di calore, casa passiva, ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, energy contracting, creazioni di reti per il transfer tecnologico, ecc.) 2. Collaborazione transfrontaliera nel settore della sicurezza stradale Gli incidenti stradali costituiscono una grande perdita sociale ed economica. Negli ultimi 25 anni, in numerosi paesi sono stati sviluppati progetti molto validi per migliorare la sicurezza stradale. La sicurezza stradale costituisce un processo di gestione molto complesso, che richiede una progettazione, attuazione e valutazione effettuata secondo criteri di economia di mercato. Programmi di successo sono caratterizzati da una durata pluriennale e da una metodologia ben definita, da un catalogo di misure dettagliato e accompagnato da un piano di valutazione. Durante tutta la durata del programma, è necessaria una capillare attività di pubbliche relazioni per garantire la concertazione tra la popolazione, i livelli decisionali e pratici. I membri dell’Euregio hanno già stati avviato programmi di sicurezza stradale nelle rispettive province, il prossimo passo da compiere sarà costituito dalla collaborazione transfrontaliera in questo settore, vista la viabilità transfrontaliera. A tal fine andranno attuate in particolare le seguenti misure: * campagne d’informazione comuni, transfrontaliere, plurilingui, lungo le maggiori direttrici di traffico * potenziamento delle misure di sicurezza per motociclisti lungo le strade più frequentate * campagne di sensibilizzazione transfrontaliere sui pericoli del traffico stradale rivolte a bambini e adolescenti * controlli a campione transfrontalieri concertati e coordinati durante i periodi delle vacanze * stretta collaborazione nonché sostegno vicendevole delle autorità preposte/polizia stradale in varie occasioni, ad esempio dopo incidenti, in seguito a calamità naturali o per vari divieti di transito straordinari che incidono sulla viabilità dei rispettivi stati confinanti. V. AMBIENTE L’Euregio Tirolo, Alto Adige e Trentino è caratterizzata da un comune spazio di vita e naturale, ed è nell’interesse comune tutelare e proteggere tale spazio nei settori più diversi. A tale fine, le tre giunte decidono di intensificare la collaborazione nei seguenti settori: 1. Vertice comune sul clima Il progetto è volto all’organizzazione ed alla realizzazione di conferenze comuni sul clima, per intensificare lo scambio di informazioni a livello di protezione del clima e delle misure di prevenzione, armonizzare le misure da adottare e migliorare la collaborazione. Dovranno essere presentate sia la situazione attuale della ricerca sul clima e gli scenari aggiornati relativi all’evoluzione climatica nelle regioni interessate, come anche le buone pratiche e le buone strategie nella prevenzione e le misure di adattamento adottate nelle rispettive regioni. Gli elementi chiave con i conseguenti impatti relativi al cambiamento climatico in atto sono il settore dell’energia, le risorse idriche, i trasporti, l’urbanistica e la mappatura delle zone di pericolo, agricoltura e foreste, edilizia e sanità, biodiversità, formazione e cultura. In occasione di ogni conferenza si potranno affrontare più temi, oppure dedicare una conferenza ad un tema centrale. Le conferenze si terranno ad intervalli di due anni rispettivamente in una delle regioni interessate; le lingue di lavoro saranno italiano e tedesco. Gli enti provinciali preposti e le rispettive strutture di ricerca del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino redigono un report comune sui progressi compiuti nella tutela del clima, che sarà presentato in occasione delle conferenze. Nel report saranno valutate le misure adottate negli intervalli tra le conferenze. Per preparare la prima conferenza dovrà essere redatto un programma comune delle misure di prevenzione e di adattamento da attuare nelle province. Tale pacchetto di misure dovrà essere aggiornato ogni due anni in seguito al vertice sul clima. Inoltre, in occasione della conferenza sul clima sarà assegnato un “climate award” per l’iniziativa migliore e per il comune più attento al clima. 2. Gestione congiunta delle tematiche legate alla presenza dell’orso bruno A seguito del progetto di reintroduzione dell’orso bruno attuato in provincia di Trento, la presenza del plantigrado è andata ad interessare ripetutamente, a partire dall’anno 2005, anche il territorio della provincia di Bolzano e del Land Tirol. E prevedibile che la presenza del plantigrado e la particolare attenzione pubblica ossia potenziali conflitti possano verificarsi con maggiore frequenza in futuro. Pertanto, dovrà essere garantita una gestione coordinata dei conflitti legati ai predatori, in particolare dell’orso bruno. Negli ultimi anni, la collaborazione tra le autorità venatorie del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino è stata notevolmente intensificata; appare pertanto indicato formalizzare la collaborazione mediante un accordo specifico. Il Tirolo, l’Alto Adige ed il Trentino convengono di istaurare una collaborazione rivolta ad una gestione condivisa e coordinata delle tematiche relative alla presenza dell’orso bruno. Vengono individuate le seguenti autorità, all’interno delle relative Amministrazioni, quali referenti in materia di orso: * per la Provincia autonoma di Bolzano: l’Ufficio caccia e pesca * per la Provincia autonoma di Trento: il servizio Foreste e Fauna – Ufficio Faunistico * per il Land Tirolo: Abteilung Landwirtschaftliches Schulwesen, Jagd und Fischerei La presente convenzione impegna le sopraccitate autorità di riferimento in materia di gestione dell’orso a garantire: * la tempestiva comunicazione di spostamenti di orsi in direzione dei rispettivi confini; * la consegna dei campioni organici rinvenuti ad un comune laboratorio di genetica, individuato presso il laboratorio di genetica dell’ISPRA di Bologna, al fine di poter fruire di un’unica banca dati; * la collaborazione, nei limiti delle rispettive capacità organizzative, a prestare reciproca consulenza e/o assistenza per la gestione di orsi problematici e la formazione di squadre d’intervento per situazioni di emergenza; * lo scambio di materiale in materia di monitoraggio, prevenzione ed indennizzo dei danni e della comunicazione al pubblico; * incontri, a cadenza almeno annuale, allo scopo di reciproco aggiornamento; * un raccordo con gli stati, i Länder e le regioni confinanti. 3. Catasto degli eventi geologici Da sempre, l’arco alpino è interessato da costanti movimenti geologici, che si presentano ai suoi abitanti sotto forma di fenomeni di franamenti, crolli e assestamenti del terreno. Gli eventi salienti si possono ricostruire ancora dopo molto tempo, in particolare perché rimangono impressi nella memoria degli interessati e trovano riscontro anche nelle cronache. La posizione geografica degli eventi, l’andamento temporale e la frequenza con la quale si ripetono permettono di individuare il potenziale di rischio di determinate aree. Inoltre, consentono di rendere visibile anche una maggiore crescita del numero di eventi registrati negli ultimi anni, evidenziando il collegamento a fenomeni quali il cambiamento climatico (scioglimento del permafrost) e l’ampliamento delle aree insediative. Considerata la complessità della struttura geologica dell’arco alpino, un rilevamento capillare del potenziale di rischio non è fattibile; tuttavia, la mappatura degli eventi noti permette di delimitare i luoghi di pericolo e di fornire indicazioni motivate che possono incidere nella previsione di aree insediative, turistiche e sulla costruzione delle infrastrutture dei trasporti. Le due provincie ed il Land Tirolo presentano delle situazioni di rischio analoghe, permettendo di concentrare in maniera efficiente ed economica i lavori per il rilevamento ed la conseguente realizzazione del “Catasto degli eventi geologici”. In questo senso appare ragionevole approfondire la collaborazione. VI. SANITÀ La promozione della salute e la prevenzione sono determinanti per evitare il rischio di malattie. Il considerevole miglioramento delle condizioni materiali di vita ed il progresso della medicina hanno contribuito ad aumentare notevolmente la vita media della popolazione. Considerato l’aumento della vita media, l’obiettivo dovrà essere quello di garantire che la popolazione possa godere di buona salute più a lungo possibile. Al fine di garantire anche in futuro libero e pari accesso al progresso medico a tutte le fasce della popolazione, si rende necessario il miglioramento dell’efficienza accompagnata da una riduzione dei costi nel settore sanitario. Pertanto, l’Euregio dichiara di voler adottare le seguenti misure in ambito sanitario e di prevenzione: * Prevenzione in ambito sanitario: partendo dal rilevamento della situazione esistente, andranno concordate campagne di prevenzione da realizzare in modo transfrontaliero * Formazione in ambito sanitario: misure congiunte nella formazione specialistica e adozione di misure comuni per prevenire una futura carenza di medici * Qualità in ambito sanitario: il progetto del Tirolo per rilevare ed evitare errori dei medici il sarà ampliato all’Alto Adige ed al Trentino * Misure strutturali in ambito sanitario: si dovrà valutare il potenziale di sinergie negli istituti sanitari e ospedalieri, ad esempio mediante forniture comuni * Ricerca in ambito sanitario: la collaborazione nel settore della ricerca medica e delle scienze infermieristiche dovrà essere maggiormente promossa. VII. RICERCA ED INNOVAZIONE Ricerca e innovazione sono ambiti decisivi; solo il loro consolidamento permette di garantire lo sviluppo di una regione e la sua capacità di affrontare il futuro in maniera sostenibile. In particolare, per la ricerca si evidenzia il nesso fondamentale tra passato e futuro. In questo senso, le tre giunte decidono di promuovere la collaborazione nei tre settori sotto elencati: 1. Alleanza per la ricerca “Euregio” La “Research Alliance Euregio” persegue l’obiettivo di rafforzare gli ambiti di scienza, ricerca e innovazione nelle tre regioni confinanti, Tirolo, Alto Adige e Trentino mediante iniziative comuni e di sviluppare ed ottimizzare il legame tra i sistemi scientifici, di ricerca ed innovazione interni alle tre aree, alle loro corporazioni e istituzioni. Da quanto emerso dal lavoro preliminare, realizzato su livello tecnico, per la concreta realizzazione di questa alleanza per la ricerca, le tre giunte provinciali intendono prendere una decisione di base per la collaborazione nell’ambito di una tale intesa. Il piano elaborato prevede concrete proposte per la realizzazione di un tale progetto di cooperazione: * Formazione universitaria: Per una rafforzata collaborazione tra le università si prevede l’istituzione, a tempo determinato, di una cattedra per l’economia regionale. Dovrà essere multilingue e itinerante e, presso le relative università, dovranno essere inclusi nell’offerta formativa corsi inerenti le economie regionali. Inoltre, si prevede di intensificare lo scambio di ricercatori, studenti e docenti. * Ricerca: Dovrà essere istituito un fondo di ricerca per il finanziamento di progetti comuni riguardanti temi di interesse condiviso, che sarà utilizzato mediante procedimento di selezione pubblico. Attualmente esistono proposte per progetti comuni nell’ambito dell’utilizzo delle riserve idriche, della ricerca sul genoma applicato all’agricoltura e della ricerca biomedica. * Innovazione e tecnologia: La collaborazione tra i tre centri di sviluppo dovrà essere rafforzata per potenziare e qualificare le prestazione di servizi offerti a imprese/aziende sulla base di progetti concordati. La collaborazione in ambito tecnologico dovrà essere intensificata, sia sotto il profilo della formazione, sia sotto il profilo della ricerca applicata e dello sviluppo. A tale proposito, l’intensificazione della collaborazione tra le università e le imprese economiche ed industriali riveste un’importanza centrale. Per lo sviluppo sostenibile dell’Euregio, la creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare nel settore tecnologico costituisce un obiettivo prioritario e strategico. 2. Sostegno per la ricerca storica regionale Nell’“Istituto per la storia regionale”, che sarà avviato alla fine dell’anno della commemorazione nell’Alto Adige (in Tirolo e nel Trentino esistono già progetti paragonabili), dovrebbero essere previsti anche esperti del Tirolo e del Trentino per rendere possibile una collaborazione ingegnosa che potrà organizzare insieme anche nel futuro dei progetti di ricerca scientifica. Il progetto di un libro di storia unico è nato dall’impegno profuso per un’ottica condivisa della storia provinciale per tutti i gruppi linguistici. Sarebbe auspicabile che quest’iniziative venisse estesa anche a tutte le altri componenti dell’Euregio al fine di raggiungere una migliore comprensione della storia ai sensi di uno spirito europeo. In tal senso i progetti UE dovrebbero essere programmati coinvolgendo tutte le componenti dell’Euregio. Progetti per agevolare una miglior conoscenza del gruppo linguistico ladino, quali ad es. “Viac tla Ladinia” (Viaggio in terra ladina), dovrebbero essere estesi anche a gruppi di studenti del Trentino e del Tirolo. 3. Innovazione ed edilizia sostenibile L’estensione alla regione del Tirolo del Protocollo di intesa già sottoscritto tra l’Alto Adige ed il Trentino per la creazione di un “metadistretto” dell’edilizia sostenibile, che prevede la creazione di standard di classificazione energetica degli edifici e la creazione di banche dati sui trend di mercato e sulle tecnologie e imprese operanti sul territorio, potrebbe contribuire a: * diffondere la consapevolezza delle tecnologie e dei centri di competenza esistenti nelle tre regioni mediante azioni di sensibilizzazione fra operatori del settore; * creare un “cluster” o distretto fra imprese della filiera delle costruzioni sostenibili; * attivare gli Enti di promozione (il TIS, Zukunftstiftung, Trentino Sviluppo) per la partecipazione delle imprese ad iniziative comuni; * attivare sinergie con istituti di certificazione (Casaklima, Consorzio trentino per l’edilizia sostenibile, Assessorati all’ambiente) per migliorare la visibilità delle competenze acquisite nel campo delle tecnologie ambientali. Dovrà essere studiata la possibilità giuridica di attivare bandi su tematiche comuni, come ad esempio la citata edilizia sostenibile, per progetti congiunti di R&S presentati da imprese residenti nei territori delle due provincie e del Land Tirolo. VIII. ECONOMIA L’Euregio riveste un ruolo economico centrale nell’arco alpino ed assume un importante funzione come ponte tra le regioni economicamente forti della Germania meridionale e dell’Italia settentrionale. L’Euregio è caratterizzata da una struttura economica equilibrata nei settori della produzione di beni materiali, del commercio e del turismo. Per garantire la forza economica dell’Euregio, accoppiata ad un elevato tasso di occupazione, le condizioni quadro per le imprese devono essere costantemente migliorate, mobilizzando al contempo il potenziale ancora inutilizzato della collaborazione economica. 1. Promozione congiunta dell’Euregio Una delle colonne portanti delle celebrazioni dell’anno commemorativo “1809-2009” e della campagna “La storia incontra il futuro” era costituita dalla manifestazione “ Il Tirolo e l’Alto Adige salutano Vienna” tenutasi dal 12 al 14 giugno 2009 presso la Rathausplatz di Vienna. La presentazione congiunta dell’Euregio era incentrata sui settori dell’economia, del turismo, della ricerca e della formazione. Durante le due giornate aperte al pubblico il 13 e 14 giugno, ben 80.0000 persone hanno visitato la manifestazione. Sulla base del successo della manifestazione di Vienna si dovrebbe riflettere su eventuali manifestazioni successive. Oltre al Tirolo e all’Alto Adige, anche il Trentino dovrebbe essere coinvolto nella progettazione. Quale obiettivo si propone una rappresentazione completa e interterritoriale dei tre partner di progetto, basati sugli elementi centrali: valorizzazione dell’immagine,’informazione sull’Euregio Tirolo, Alto-Adige-Trentino ed un collegamento concludente di elementi tradizionali e moderni. In questo senso, le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino deliberano di conferire ai rispettivi organi preposti l’incarico di elaborare una proposta per la promozione congiunta della localizzazione Euregio. 2. Premiazione comune transfrontaliera delle imprese sostenibili La crisi economica mondiale ed il cambiamento climatico globale mostrano chiaramente che uno sviluppo duraturo è possibile solo nel rispetto dei principi della sostenibilità. La sostenibilità richiede l’attuazione simultanea, paritetica e concertata di obiettivi economici, sociali ed ambientali, e pertanto il rispetto della sostanza e la tutela delle capacità rigenerative delle risorse naturali. Un approccio orientato alla sostenibilità offre all’economia l’opportunità di una garanzia duratura e dello sviluppo delle competitività, ed è l’interfaccia per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. Le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino * considerano la sostenibilità un presupposto essenziale per uno sviluppo duraturo, e intendono promuovere azioni volte ad un maggiore rispetto del principio della sostenibilità; * incaricano i rispettivi organi preposti di valutare dettagliatamente la possibilità di elaborare un progetto che prevede la certificazione volontaria delle imprese che operano secondo i principi della sostenibilità, adottando una metodologia e standard comuni. IX. COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO L’iniziativa Global Marshall Plan, nata nel 2003, si prefigge l’obiettivo di creare un mondo in equilibrio: gli interessi economici, sociali ed ambientali dovranno essere concertati e realizzati in modo sostenibile. A tal fine ci si avvale di standard sociali ed ambientali vincolanti a livello globale, di un’economia di mercato competitiva e in grado di offrire sicurezza sociale a tutti gli uomini, della distribuzione equa delle risorse nonché della tutela dell’ambiente naturale anche per le generazioni future. L’Euregio Tirolo- Alto-Adige-Trentino ha deciso di impegnarsi nell’ambito di questa iniziativa globale. Con l’istituzione di una regione partner comune sarà garantito che gli obiettivi comuni potranno essere effettivamente realizzati in un ambito ben definito. Per tenere simbolicamente conto del carattere transfrontaliero dell’Euregio, come regione partner è stato scelto un territorio transfrontaliero tra Uganda e Tanzania ( distretti Masaka e Rakai in Uganda e la regione di Kagera in Tanzania). In questo territorio, il Tirolo, l’Alto Adige ed il Trentino realizzeranno insieme progetti concertati della collaborazione allo sviluppo. Gli obiettivi fondamentali da perseguire nella regione partner sono: * garantire la sicurezza alimentare nonostante gli impatti del cambiamento climatico * garantire l’accesso all’acqua potabile pulita a distanze ragionevoli * prevenzione sanitaria sufficiente ed accessibile per tutta la popolazione * adozione di misure economiche atte ad aumentare i redditi estremamente bassi-con particolare riguardo ai giovani - ed incentivare la piccola imprenditoria * sensibilizzazione ed informazione di gruppi sociali svantaggiati. Tali misure saranno accompagnate da iniziative mirate a sensibilizzare la popolazione nell’Euregio per la collaborazione allo sviluppo. Le giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino dichiarano di aderire agli obiettivi del Global Marshall Plan e deliberano di realizzare il progetto di collaborazione con una regione partner transfrontaliera tra Uganda e Tanzania. X. ECONOMIA DI MONTAGNA Già da alcuni anni, i rappresentanti delle aree montane sono impegnati nella sensibilizzazione per i problemi dell’economia di montagna a livello comunitario. Nel corso di numerosi incontri dei rappresentanti dell’Alto Adige, del Trentino, del Tirolo, della Baviera, e recentemente anche dell’Aosta, del Vorarlberg e del Friuli in occasione del Forum sull’economia di montagna tenutosi a Bruxelles in data 31 marzo 2009 sono state elaborate delle proposte per la promozione dell’economia di montagna dopo il 2013. La “risoluzione sull’economia di montagna” è stata presentata al commissario europeo all’agricoltura Fischer Boel in occasione della Conferenza internazionale sul futuro dell’economia di montagna tenutasi in data 9 e 10 giugno 2009 a Garmisch-Partenkirchen. La risoluzione comprende una serie di proposte e di richieste, dalla prosecuzione della prima colonna dopo il 2012 con il finanziamento di risorse comunitarie, alla preservazione dei pagamenti per superfici con collegamenti agli standard minimi in termini di ambiente, sicurezza alimentare e protezione degli animali, fino all’introduzione di un premio per l’allevamento dei ruminanti, con particolare attenzione rivolta all’allevamento delle vacche da latte. L’agricoltura di montagna, oltre alla produzione di alimenti di alta qualità, fornisce molteplici servizi per la comunità. A causa dei limiti posti alla produzione dalle condizioni naturali nelle zone montane e della distanza dai mercati queste ultime non sono in grado, attraverso i processi di crescita aziendale e razionalizzazione, di fronteggiare la sempre maggiore concorrenza delle altre zone. Per assicurare un futuro all’agricoltura di montagna è necessario riconoscere una compensazione per le sue prestazioni a favore del bene comune che sia adeguatamente elevata e che corrisponda alle molteplici funzioni svolte dall’agricoltura in tali aree. I firmatari della presente risoluzione, attraverso le richieste concrete rivolte alla Unione Europea di seguito riportate, intendono creare le condizioni per il mantenimento di un’agricoltura di montagna vitale anche successivamente al 2013 ed in vista della futura programmazione comunitaria in materia di politica agricola comune. XI. ISTITUZIONALE Ufficio dell’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino Lo sforzo congiunto di comunità come il Land Tirolo e le Province Autonome di Bolzano e Trento cresciute storicamente insieme, di compiere una via comune rappresenta un importante contributo per l’opera di unificazione Europea e assicura alle loro popolazioni un futuro proficuo nel terzo millennio. La sempre più forte europeizzazione della politica e la globalizzazione dell’economia e della comunicazione comportano spesso per i cittadini insicurezza e incertezza. Il riferimento locale, regionale invece, trasmette un senso di identità, di sicurezza e di patria. In questo ambito conflittuale si colloca il superamento di confini politici unito alla attuazione dell’idea di Euregio e l’identificazione dei cittadini con questa Regione Europea. Dal 1995 le tre regioni gestiscono rappresentanza unitaria transfrontaliera a Bruxelles, che gode di grande stima e attenzione, al fine di sostenere i loro interessi comuni nell’ambito dell’Unione Europea. Secondo la comune opinione delle tre giunte , l’idea di una Regione Europea nell’anno commemorativo 2009, dovrà essere realizzata anche con il lavoro comune in importanti aspetti della vita quotidiana quello delle misure preventive per la nostra vita quotidiana, l’incentivazione dell’economia, la politica occupazionale, dell’energia e della tutela dell’ambiente, la politica dei trasporti e dell’agricoltura di montagna. La cooperazione nel suo complesso dovrà portare ad un grado di cooperazione più elevato da parte delle regioni interessate e dei rispettivi cittadini. Quale segno tangibile di questa rete particolarmente sviluppata, e quale piattaforma centrale per un rafforzamento della cooperazione e delle attività comuni, dovrà essere istituito un Ufficio comune dell’Euregio con sede a Bolzano. Gli incarichi principali dell’Ufficio saranno i seguenti: * Dare attuazione alle numerose iniziative assunte nell’ambito dell’Euregio e assicurare una rapida realizzazione. A tale scopo verrà valutata ad intervalli regolari sia la collaborazione nell’ambito dei singoli progetti, che il loro stato di attuazione e verrà redatta una relazione alle tre Giunte. * Fornire consulenza alle tre Giunte e dare risposte operative alle varie questioni connesse con l’Euregio, avendo al contempo uno scambio continuo di informazioni con la sede di Bruxelles dell’Euregio. * Svolgere la funzione di piattaforma all’interno dell’Euregio per favorire ed intensificare i contatti ai più vari livelli e fungere da catalizzatore e punto di collegamento tra i potenziali partner che dimostrino l’interesse a realizzare le iniziative dell’Euregio. * Costituire un centro comune per dare risposta a tutte le domande connesse all’Euregio. La struttura dell’Ufficio dell’Euregio dovrà essere molto snella. L’Ufficio verrà costituito presso l’Ufficio di Presidenza della Provincia di Bolzano e avrà sede a Bolzano. Nell’Ufficio lavoreranno congiuntamente collaboratori delle tre Regioni dell’Euregio. In tal modo si garantirà la migliore connessione con le tre strutture amministrative e ne verrà rafforzata l’efficienza. L’istituzione dell’Ufficio dell’Euregio non comporta riserva alcuna in merito ad ulteriori considerazioni sull’approfondimento della collaborazione istituzionale delle tre Regioni nell’ambito dell’Unione Europea e anzi sosterrà e seguirà gli sforzi in tal senso. Ai sensi di queste considerazioni le tre Giunte del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino, decidono di istituire un Ufficio comune dell’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino ed incaricano i rispettivi dirigenti di attuare la delibera entro l’anno commemorativo in corso. Innsbruck, il 15 ottobre 2009 L'Adige 15 ottobre statistiche Pubblicata l'edizione 2009 del fascicolo che li mette a confronto con il Tirolo Trentino più vecchio dell'Alto Adige Sono migliaia i dati a disposizione nell'edizione 2009 di «Tirolo, Alto Adige, Trentino», prodotto congiuntamente dagli uffici di statistica delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Bundesland Tirol. Tra i tanti dati disponibili, si può osservare che il Tirolo è la regione più estesa (12.648 km²), con superficie quasi doppia dell'Alto Adige e del Trentino; viceversa il Trentino è la regione a più alta densità abitativa (82 abitanti per km²). Il Tirolo (dati 2006) è anche la regione con più abitanti (700.427), rispetto ai 507.030 trentini e ai 487.673 dell'Alto Adige. Le famiglie residenti sono in complesso poco meno di 685 mila, di cui 212 mila in Trentino, 193 mila in Alto Adige e 279 mila in Tirolo. I nati sono risultati nell'insieme delle 3 regioni poco più di 17 mila, di cui 5.200 in Trentino e 5.000 in Alto Adige. Il tasso di mortalità infantile risulta molto contenuto e compreso fra il 2,9 per mille del Trentino ed il 3,9 per mille del Tirolo. L'età media della popolazione è molto simile nelle 3 aree, passando dai 39,1 anni del Tirolo ai 41,8 del Trentino, mentre in Alto Adige risulta pari a 39,9 anni. Sul fronte dell'istruzione, nel 2006/07 il Trentino presenta i tassi di frequenza più elevati sia nelle scuole materne (100%, a fronte del 93% dell'Alto Adige e dell'81% del Tirolo), sia nelle scuole secondarie superiori. Il tasso di frequenza, al netto della formazione professionale, è infatti pari all'82,7% in provincia di Trento, al 69,5% in provincia di Bolzano e al 47,1% in Tirolo. Economia: le forze di lavoro risultano pari a 227 mila in Trentino, 235 mila in Alto Adige e 351 mila in Tirolo. La quota più elevata di occupati in agricoltura si riscontra in Alto Adige, nell'industria in Trentino (28,3%, rispetto al 24% dell'Alto Adige e al 27,8% del Tirolo), nei servizi in Alto Adige (69,4%, rispetto al 66,8% del Trentino). Molto basso il tasso di disoccupazione, pari al 3,1% in Trentino al 2,9% in Tirolo e al 2,6% in Alto Adige. Anche il valore del Pil per abitante è abbastanza simile e compreso tra i 32.700 euro dell'Alto Adige e i 29.600 euro del Trentino. Nel turismo il Trentino si segnala per la qualità degli esercizi ricettivi: oltre il 76% degli esercizi ha infatti tra le 3 e le 5 stelle, rispetto al 62% del Tirolo e al 57,4% della provincia di Bolzano. Il Trentino si conferma al primo posto per la presenza di sportelli bancari: 10,5 sportelli ogni 10.000 abitanti, rispetto ai 7,5 sportelli del Tirolo e agli 8,4 dell'Alto Adige. Analogamente, in provincia di Trento risultano elevati i depositi per abitante, superiori ai 26 mila euro, rispetto a Tirolo (22 mila euro) e Alto Adige (16 mila euro). L'Adige 15 ottobre Alta Valsugana In calo le quotazioni di Anesi per la presidenza Comunità, Moltrer in pole position ALTA VALSUGANA - Le trattative delle ultime ore fanno schizzare verso l'alto le quotazioni del sindaco di Fierozzo Diego Moltrer per la presidenza della Comunità di valle Alta Valsugana e Bersntol, sostenute dal Patt locale e provinciale. Se il toto presidente volgerà a suo favore, Moltrer sarà anche il rappresentante in giunta della minoranza mochena, d'obbligo per statuto. Nel contempo scendono quelle di Sergio Anesi , che ha come maggiore sponsor il consigliere provinciale dell'Upt Renzo Anderle . Rimane però indefinita la composizione della giunta che prevede sei poltrone assessorili. Infatti sia Pergine sia la zona dei laghi (Levico, Caldonazzo, Calceranica e Tenna) chiedono due posti ciascuna. Per statuto, le cinque aree in cui è diviso il comprensorio hanno diritto ad un proprio rappresentante. Dunque, uno per il Pinetano (Sergio Anesi), uno per la valle dei Mocheni ( Damiano Fontanari , sindaco a Sant'Orsola?), uno per la Vigolana (vicino al Patt). Per gli ulteriori tre posti vacanti le richieste sono per quattro. Per due a favore di Pergine si sta battendo il sindaco Silvano Corradi . Con la presidenza a Moltrer uno andrebbe all'Upt e l'altro al Patt. Invece, se la zona dei laghi conquistasse le due poltrone, una sarebbe per Levico ed una per Caldonazzo. L'Adige 16 ottobre Dellai: «Credo che nemmeno all'opinione pubblica sfugga il significato dell'incontro di Innsbruck. Nel documento, che è frutto delle discussioni fatte negli ultime mesi, abbiamo messo a fuoco un'idea più esigente di collaborazione transfrontaliera che ha un forte profilo istituzionale. È un progetto che affonda le proprie radici nella storia comune, nei molti secoli che hanno visto i nostri destini, pur nella loro diversità, intrecciarsi ripetutamente, in un bagaglio comune che negli ultimi tempi è riemerso, forse proprio come reazione ad una globalizzazione che rischia di omologare ogni territorio. Ma non si può guardare al futuro solo rivolgendo la testa all'indietro. Ecco perché è necessario guardare al futuro, ad ampi scenari, all'Europa». Questa la dichiarazione che il presidente della Provincia ha rilasciato dopo l'incontro dei tre governi, quello del Trentino, del Sud e del Nord Tirolo, che si è tenuto ieri a Innsbruck. Al termine del vertice Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano; Günther Platter, presidente del Land Tirolo e Lorenzo Dellai hanno sottoscritto una lunga dichiarazione congiunta. Dichiarazione che parte dalla presa di coscienza di una storia comune che, pur con tutte le difficoltà, era quella del Tirolo storico. «Per la prima volta afferma Dellai - sono state poste le basi concrete per l'Euregio». Concretezza che, tra l'altro, è simbolizzata dall'apertura a Bolzano di un ufficio, nel quale lavoreranno funzionari dei tre componenti dell'Euregio. Chiamiamole così, le aree di competenza dell'Euregio partono dalla scuola. E su questo basta citare un passaggio dell'accordo formato dai tre presidenti ieri nella «capitale» del Nord Tirolo: «La padronanza delle lingue italiana e tedesca è un presupposto fondamentale a garanzia di una collaborazione di successo e di solide relazioni all'interno dell'Euregio. L'obiettivo è raggiungibile sostenendo efficacemente l'insegnamento delle lingue italiana e tedesca nelle scuole dell'Euroregione». Poi, ai primi posti della dichiarazione, c'è la cooperazione culturale (dalle mostre ai musei). Altro capitolo l'energia anche col ripristino delle elettrovie tra Nord e Sud Tirolo, fino al Trentino, che vennero «tagliate» con gli attentati degli anni '60 e la promozione del progetto «Interconnecttirol». Stategica, ovviamente, la politica comune sulla mobilità. I tre «lander» collaboreranno per il progetto «Alpentransit-Börse» e di politiche per la realizzazione di quello che viene chiamato il «Green Corridor» del Brennero. Per quanto riguarda l'ambiebte è previsto il coordinamento per gli interventi in difesa del clima. Interventi che verranno concordati e confrontati in una serie programmate di conferenze sul clima. Altro capitolo, sempre per quanto riguarda l'ambiente, l'orso bruno. Introdotto in Trentino, sconfina spesso in Sudtirolo e in Nord Tirolo, quindi, per evitare altre «guerre» va gestito in modo coordinato. Folto il capitolo che riguarda l'integrazione economica; l'economia di montagna. Ultimo, ma non certo l'ultimo per importanza, l'aspetto istituzionale. Punto concreto: l'apertura a Bolzano dell'Ufficio per l'Euregio. L'Adige 16 ottobre PERGINE - Quei 62 appartamenti Itea, da costruire nei pressi del cavalcavia Rosmini (lato stazione ferroviaria), vedranno la luce solamente se saranno, per metà, a canone moderato. È questa la posizione della giunta comunale, espressa nel corso di un recente incontro con i responsabili dell'Istituto trentino. «Abbiamo ereditato il progetto dalla giunta Anderle, il bisogno di alloggi da noi c'è, è innegabile. Dunque non possiamo cancellarlo, ma abbiamo posto il vincolo del 50 per cento per evitare l'assembramento di una sola tipologia di persone a ridosso del centro. E vicino ad altre case Itea», dice Corradi. Il riferimento è alle «torri gemelle» di via Graberi, con 49 appartamenti in verticale, costati 6.750.000 euro all'istituto. Corradi esprime in toni sfumati quanto una certa opinione pubblica teme, ovvero la concentrazione di nuovi immigrati, soprattutto stranieri. Evidentemente, con il canone moderato si spera di fare filtro. Si colloca tra quello sostenibile (il vecchio «canone sociale», per i meno abbienti e più disagiati) e il canone di mercato. Che ne dice l'Itea? «Dobbiamo verificare e concordare con la Provincia - mette le mani avanti il direttore generale Floriano Gubert - ma io penso che la richiesta di Pergine potrà essere accettata, specialmente in quanto propone una pluralità di tipologie e crea equilibrio sociale». Assai probabile, dunque, il semaforo verde. Serve un accordo ufficiale tra Comune e Itea che decida pure chi costruirà il parco, il parcheggio e la viabilità d'accesso che il progetto generale prevede a servizio dei 62 nuovi alloggi. La firma è oggetto di discussione nella giunta, dove le parti politiche riflettono naturalmente le diverse opinioni dei perginesi, ma nessuno sembra avere opposto un no deciso alla novità, né esultare. «C'è già un'area con edifici di proprietà Itea in via Graberi, quindi ho qualche perplessità ad aumentare il carico di nuovi alloggi pubblici nella medesima zona - segnala Massimiliano Beber , assessore autonomista all'urbanistica e all'edilizia - dunque è inderogabile che almeno il 50 per cento dei nuovi alloggi sia a canone moderato». Anche la vicesindaco Marina Taffara (Pd) esprime qualche perplessità, quando dice: «Non è l'ideale aggiungere altri 62 alloggi alla cinquantina già esistenti e non lontani sempre di Itea; comunque rientrano nei 260 che Pergine dovrà costruire secondo il piano decennale in vigore e siamo ben lontani da quell'obiettivo. Importante sarà tenere bene d'occhio quella zona, fare in modo che ci possa essere attenzione ai servizi da dare alla popolazione: l'area è sguarnita dal punto di vista commerciale, sportivo e culturale». Il fabbisogno di casa è conclamato. A fronte delle circa 500 richieste di alloggio Itea presentate entro l'estate negli uffici comprensoriali, Itea può proporre solamente 6 appartamenti nella frazione di Canezza, ormai completati. M.A. PERGINE - La vicenda dei 62 alloggi Itea progettati dall'Istituto nei pressi del cavalcavia Rosmini si trascina da anni con rimpalli tra Pergine e Trento. Nell'ultima giunta Anderle, il Patt aveva puntato i piedi, tanto che l'allora assessore Mara Carli dichiarò un pubblico no alla costruzione, indicando però una soluzione alternativa: disseminare i nuovi alloggi in aree diverse, riconoscendo la fame di case dimostrata dalle centinaia di domande per un appartamento Itea presentate negli uffici comprensoriali anno dopo anno. È ancora questa la posizione del Patt, oggi nella giunta Corradi? Inoltre, la vicenda è stata trascinata ad arte nel tempo utilizzando la trattativa su chi dovrà costruire e pagare la viabilità d'accesso, il parco e il parcheggio a servizio del «villagio Itea». L'Adige 17 ottobre MATTIA FRIZZERA «Non dobbiamo avere un'idea minimalista dell'Euroregione, ma una visione di forte responsabilità politico-istituzionale». Lorenzo Dellai avalla l'idea espressa dal Circolo Gaismayr ieri nel convegno «Regione europea (Euregio) del Tirolo: dalle parole ai fatti?»: un superamento istituzionale dell'attuale Regione nel quadro della nascita del nuovo soggetto politicoistituzionale, le cui prerogative dovranno trovare riconoscimento nelle Costituzioni di Italia ed Austria. «Mai ho ravvisato da Trento, Bolzano ed Innsbruck una volontà politica così esplicita continua Dellai - sia interna che esterna. Il Gect intanto sarà uno strumento utile per ragazzi e giovani, con la valenza di un messaggio culturale senza rischio di blindature e micronazionalismi». Il presidente del consiglio Giovanni Kessler sprona a creare un grande progetto finanziato dall'Ue, «con un piano anche per gli adulti di insegnamento dell'italiano e del tedesco, così che gli italiani non si sentano minoranza nella nuova entità». Dellai individua il nodo della questione: «La "sblindatura" dei rapporti tra i gruppi linguistici ed una politica euroregionale con la federazione dei partiti presenti per area di appartenenza». La Svp però è in fase di riflessione interna: dal «parliamoci» dell'Obmann Theiner che si confronta con gli abitanti di lingua italiana del quartiere bolzanino Don Bosco al vicesindaco del capoluogo Oswald Ellecosta, che esprime le sue voglie di autodeterminazione nell'opuscolo «Die gestohlene Zukunft», il futuro rubato. Il capogruppo Elmar Pichler-Rolle ha questa visione del futuro: «Difficile all'interno aprire la Svp agli italiani, più facile che a Bolzano venga creato un partito autoctono degli italiani che si riconosca nell'autonomia». Un passo in quella direzione già ci sarebbe: «Iniziativa per l'Alto Adige dell'ex vicepresidente Michele Di Puppo». Kessler non esclude che la cooperazione transfrontaliera del Gect possa in futuro aprirsi anche alla Svizzera e sottolinea come «il Gect vada più avanti della Convenzione di Madrid, che prevede accordi tra stati nazionali, che non hanno molta voglia di cedere propria sovranità». Kessler scatena l'ira dei presenti della sala Rosa quando vorrebbe associare ad Euregio la dizione «Trentino Tirolese». Compito arduo sarà quello di portare l'Euregio tra la gente, «per rispondere alle esigenze - sottolinea il pragmatico autonomista Michele Dallapiccola - dei nostri contadini, che hanno chiesto 100 lire (0,05 euro) in più al litro».Tra le proposte illustrate dal presidente del circolo Gaismayr, Stefano Frenez, anche la costituzione di una rete dei popoli d'Europa per un superamento progressivo dell'attuale impostazione per «Stati nazionali» ed una seduta comune oltre che dei tre consigli anche delle giunte. «Lavoriamo dal basso - sintetizza Pichler Rolle - con l'incontro tra le persone. Nemmeno i politici e gli industriali delle tre province si conoscono». Il consigliere Mauro Ottobre infine la mette sulla sfida quasi calcistica: Tirolo in risposta alla Padania. È sua anche la proposta di una bandiera dell'Euregio. L'Adige 17 ottobre elezioni Il sindaco di Fierozzo: «Riceverò i cittadini alle 6.30». Il sindaco di Piné: «Un ufficio per il pubblico» Comunità, ora è scontro vero PERGINE - Diego Moltrer e Sergio Anesi competono per la presidenza della Comunità di valle Alta Valsugana e Bersntol. La sfida era nell'aria, ma ieri l'hanno ufficializzata depositando programmi e candidature. Sindaco di Fierozzo dal 1995 il primo, 42 anni, imprenditore dal piglio fiero. Il suo programma è rigorosamente bilingue, scritto in italiano e mocheno. Il secondo è sindaco a Baselga di Piné, 57 anni e dal 2000 anche presidente del Comprensorio. Conosce bene i palazzi del potere per lunga frequentazione. Se si chiede a Moltrer cosa ritiene di poter proporre di più e meglio di Anesi, la risposta è netta. «Intendo costruire veramente un ente nuovo, efficace per i comuni e per la popolazione, del tutto diverso dal Comprensorio, non un nuovo carrozzone burocratico. E intendo dialogare con la gente, aiutare chi è in difficoltà». Alla medesima domanda, Anesi risponde in modo stringato. «Credo di poter legare, anche in virtù della mia lunga esperienza, i piccoli comuni ai grandi con una corretta mediazione che sappia guardare alle esigenze di entrambi con pari dignità». Ma è Moltrer ad essere palesemente sostenuto da molti piccoli comuni dei quali è l'alfiere e nel contempo cerca il consenso di Pergine. Lo sostiene il Patt, (quanto Anesi lo è da una parte dell'Upt), ma ha trovato anche adesioni trasversali sventolando il vessillo della discontinuità con la gestione comprensoriale del concorrente. «Discontinuità nei contenuti e nei metodi - precisa - e anche perché ben cinque delle sette legislature comprensoriali sono andate a Baselga di Piné con Fulvio Andreatta prima e con Sergio Anesi poi. È tempo di cambiare». Tra le novità del programma, Moltrer ha inserito il sostegno all'agricoltura di montagna e alla zootecnia, il reddito di garanzia per gli esercizi commerciali dei centri minori, un team amministrativo di supporto alle attività di appalto e gestione. E anticipa: «Se eletto, riceverò il pubblico al mattino dalle 6.30 alle 7.30 per favorire chi lavora e la seduta di giunta sarà subito dopo». Durnwalder fa proseliti. Anesi, ma perché si è candidato dopo nove anni di presidenza comprensoriale? «Credo di poter essere utile all'avvio della Comunità in questa particolare fase di transizione portando proprio la lunga esperienza maturata, per porre le basi al nuovo ente». La presidenza durerà pochi mesi, interrotta dalle elezioni comunali del 2010. Nel suo programma segnala, tra i molti obiettivi scritti, la volontà di creare un nuovo rapporto con i cittadini, l'apertura dell'ufficio relazioni con il pubblico e garantisce impegno a tempo pieno. Moltrer sottolinea il bersaglio che ritiene più importante. «Mi impegno a portare a casa tutte le competenze della Comunità fin dai primi mesi e nuove risorse umane soprattutto nel campo dei servizi sociali». L'assemblea sceglierà il 26 ottobre. M. A. L'Adige 17 ottobre Levico Niente nomi sul tavolo dell'incontro tra i democratici pro Stefenelli e la coalizione Upt-PattUdc e civiche Centro e Pd, dialogo «aereo» LEVICO TERME - La «fotografia» dell'incontro politico dell'altra sera, dedicato alla possibile costruzione di un'alleanza in vista delle elezioni comunali di maggio 2010, è eloquente. Ecco il tavolo: da una parte Giovanni Moschen, Giuliano Gaigher, Luciano Pasquale e Maurizio Lancerin , tutti del Partito Democratico; dall'altra, l'ampia coalizione nata in queste settimane e alla sua prima uscita ufficiale, rappresentata da Guido Orsingher e Werner Acler (Upt), Tiziano Vettorazzi e Silvana Campestrin (Patt), Paolo Pinamonti (per la lista laico socialista Levico Domani), Cristina Trentini (per Impegno per Levico, legata all'Udc) e Mauro Martinelli (Un Centro per Levico ). Tanto per chiarire, al governo cittadino contano cinque assessori su sei (a parte il Patt, assente dal consiglio comunale): il vicesindaco Gianpiero Passamani (Upt), Arturo Benedetti (Un Centro per Levico), Remo Libardi (Impegno per Levico), Roberto Vettorazzi e Lamberto Postal (Levico Domani). Insomma, non sfugge il peso politico del nuovo asse Upt-Patt-Udc e affini, che potrebbe imporre un proprio nome per il nuovo sindaco, senza necessità di altre intese. Forse per questo, l'altra sera da parte di tutti c'è stata cautela e, come ha sintetizzato Moschen, «ci siamo annusati». Il Pd rischia infatti, se alza la voce sul nome di Carlo Stefenelli , di essere emarginato. Così si è volato alto, senza far nomi. «Siamo stati tutti d'accordo sul fatto che la politica deve rinnovarsi - spiega il coordinatore dell'Upt, Orsingher -, non tanto nei nomi, quanto nel modo di rapportarsi ai problemi delle categorie economiche, delle persone più bisognose, delle aree più disagiate. È soprattutto un percorso di partecipazione, che va ricostruito». Vettorazzi, che fa parte del direttivo del Patt, concorda: «Da osservatori esterni, in questa legislatura abbiamo notato un certo scadimento dei rapporti tra il palazzo e la popolazione». Colpa di Stefenelli? «Be', certo è il capofamiglia che condiziona un po' la famiglia...». Quanto all'incontro col Pd, Vettorazzi commenta: «Ci siamo detti tutto e niente. L'intesa dipenderà dalle prospettive e dalle proposte messe in campo». Moschen (coordinatore del Pd locale) commenta: «Non drammatizzo il fatto che ci troviamo davanti ad una coalizione già formata. Certo, non è un mistero che noi sosteniamo Stefenelli e che loro preferiscono Passamani. Ma è questo, il problema? Se è questo, possiamo anche pensare di cercare una terza persona. In realtà, il problema è la comunità, le cose da fare. Se ci troviamo d'accordo sui nodi da affrontare e risolvere, possiamo metterci d'accordo su tutto il resto». Il nuovo appuntamento, per iniziare a mettere i piedi per terra, ci sarà a congressi Pd e Upt conclusi, ossia dopo metà novembre. G. Car. L'Adige 18 ottobre bruno zorzi Questo è un libro che mancava. Mancava per l'intensità dell'analisi e della documentazione, ancor prima, mancava perché l'Asar, il grande movimento autonomista che, nell'immediato dopoguerra, arrivò ad avere qualcosa come 119 mila iscritti, fino ad oggi si poteva conoscere solo attraverso il libro di Domenico Fedel che venne pubblicato nell'ormai lontano '81, per quanto riguarda la percezione dell'Autonomia, un'altra era. Lorenzo Baratter ha colmato un vuoto, in buona parte causato dall'interessata rimozione di questa vicenda politica che ha avuto un ruolo importante per questa terra e per il Sudtirolo, L'ha colmato col volume «Storia dell'Asar» che sarà nelle librerie il 26 ottobre e che verrà presentato ufficialmente martedì 27 ad ore 17,30 la sala Rosa della Regione a Trento. Lavoro dettagliato, anzi minuzioso che è accompagnato da un cd nel quale vengono riportati i documenti dell'archivio Asar custoditi nella biblioteca Tartarotti di Rovereto. La storia di un movimento complesso nel quale militavano personalità con storie e idee diverse che avevano però un sogno che fu, in buona parte tradito, quello, riprendendo un celebre slogan asarino, dell'«Autonomia integrale da Borghetto al Brennero». L'autonomia regionale, in nome di una nostalgia pantirolese forte nell'anima dell'Asar, ma anche, e questo era il pensiero di Valentino Chiocchetti, come elemento della rinascita democratica di questa terra e della stessa Italia repubblicana. I l libro di Baratter su questo riporta passi bellissimi che documentano come in questo movimento forte era il sentimento antinazionalista e, elemento ben sottolineato nel libro, antimilitarista. L'autonomismo si giustificava sì nel ruolo storico del Trentino, terra di incontro tra mondo latino e germanico, ma anche come via per superare il centralismo statale e del grande capitale che aveva portato alla guerra. Alle due guerre che devastarono il mondo nel '900. Baratter affronta poi un capitolo che è quasi un tabù nella storiografia trentina: la presenza in Trentino, sopratutto dal '45 al '47, di un forte movimento separatista. Sentimento diffuso tra i trentini delusi dall'annessione all'Italia o che erano stati contrari al distacco del Trentino e del Sudtirolo dall'Austria dopo la fine dell'Impero. Un «Via da Roma» causato dal malgoverno che i trentini avevano subito durante il Ventennio; dall'invasione di funzionari fascisti spesso corrotti e arroganti e totalmente ignoranti della storia e della cultura della nostra terra. Nell'Asar c'era un cuore repubblicano che vedeva nell'Italia repubblicana la speranza di una rinascita democratica e federalista; c'era quello cattolico e nostalgico della buona e «cronometrica» amministrazione asburgica. E c'era anche una componente che guardava decisamente a sinistra (pensiamo alla figura del socialista Franco Bertoldi) anche se il Pci e il Psi non vedevano di buon occhio quelli che definivano localismi. Non a caso l'Asar venne attaccata dalla vedova di Cesare Battisti, Ernesta Bittanti. Così come non a caso, d'altra parte, al movimento asarino aderì un uomo come Adolfo de Bertolini, prefetto della Provincia di Trento durante l'Alpenvorland. Lorenzo Baratter ripercorre anche i fatti, apparentemente minori, che danno il senso di quanto l'aspirazione all' autonomia fosse radicato nel popolo. Racconta le tante provocazioni alle quali gli asarini vennero sottoposti da parte degli apparati dello Stato; provocazioni nelle quali già si intravedeva quella che sarà la strategia della tensione degli anni '60 e '70. Lo storico documenta gli scontri a Lavarone con gli ex partigiani (sopratutto veneti) che vedevano negli asarini pericolosi «austricanti». L'accusa di «austriacantismo» e di separatismo era un ritornello sulla stampa nazionalista non solo trentina di allora. Nel libro si descrivono le grandi manifestazioni di massa quella del '46 e quella imponente del 20 aprile del '47 in piazza Fiera a Trento alla quale parteciparono oltre 30 mila persone: trentini, sudtirolesi, valdostani, ladini di Cortina. Interessantissima la ricostruzione delle richieste di un ritorno dell'Ampezzano al Tirolo storico. Vicenda ancora attualissima. S toria, questa dell'Asar, fatta anche di drammi e traumi. Quello della manifestazione di Mori del settembre del '47 che sfociò in uno scontro, scientificamente preparato da ex fascisti e dai carabinieri che cercarono di ammainare una bandiera tirolese. Fatti che portarono all'arresto di una parte del gruppo dirigente asarino e che furono le avvisaglie del massacro politico al quale l'Asar venne sottoposta fino alla sua dissoluzione nell'estate del '48. Le vere e proprie persecuzioni alle quali furono sottoposti uomini come Remo Markt, economista che tra i primi sollevò il problema del «ladrocinio» delle nostre acque da parte della grandi società elettriche. Andarono a spulciare vecchie carte e scoprirono che, essendo di padre austriaco, non aveva mai ottenuto, per mene burocratiche, la cittadinanza italiana. Scusa buona per trasformarlo in apolide e espellerlo come straniero indesiderato. Clara Marchetto eletta nel '48 in consiglio regionale per il Pptt, in parte il partito erede dell'Asar, che venne eliminata dalla scena politica e finì in prigione e poi esule a causa di un processo per spionaggio avviato dal tribunale speciale fascista nel'40 «rispolverato» strumentalmente nel '49. Le umiliazioni inflitte al professor Valentino Chiocchetti nel mondo della scuola, il suo mondo. Venne sconfitto il progetto autonomista dell'Asar, profondamente diverso da quello uscito dalla Costituente e che venne travolto negli anni '50 e '60 dal «Los von Trient». Venne sconfitto il movimento che nel '48 fu pesantemente attaccato dalla Chiesa (che si fece strumento della Dc, Flaminio Piccoli si distinse in questo ruolo) e che rimase vittima dell'alleanza con l'Svp che aveva subito la Regione e che, come i democristiani, temeva l'anima laica e di sinistra dell'Asar. «Secondo me - afferma Lorenzo Baratter - non è stata una sconfitta perché l'Asar ha avuto comunque un grande ruolo nel dibattito sull'Autonomia». Lorenzo Baratter è un giovane storico di 36 anni, un «eretico» rispetto alla storiografia trentina (e non solo) che, fino ad oggi almeno, ha, diciamo così, dettato la linea. Baratter è uno che non fa mistero della sua passione autonomista «anche se - precisa - non appartengo a nessun partito». Protagonista di vivaci dibattiti, anzi polemiche, con colleghi come Vincenzo Calì a Fabrizio Rasera, su temi dalle nostre parti da sempre sensibili come i sentimenti dei trentini nei confronti dell'Impero asburgico. Il noto «austriacantismo». «Austriacantismo - dice - un termine che è stato rispolverato anche l'estate scorsa, non a caso. E che veniva usato contro i militanti e i dirigenti dell'Asar». L'Asar. Il movimento che ebbe un ruolo fondamentale nella nascita dell'Autonomia trentina e, Baratter lo sottolinea, sudtirolese. «So che a Bolzano - racconta Baratter - qualcuno che ha già letto il mio libro sta rivedendo le proprie posizione. Il Trentino non è stato solo Odorizzi». Baratter ha lavorato tre anni a questo libro finanziato dalla Regione (simbolica la prefazione comune di Durni e Dellai). Dove ha trovato la documentazione? «In parte nella biblioteca Tartarotti di Rovereto dove nel 2001 tutto il materiale sull'Asar venne riordinato. Poi ho avuto la possibilità di accedere all'archivio della Svp conservato nel Landesarchiv di Bolzano». Dalla vicenda dell'Asar può venire un messaggio per l'oggi? «Sì - afferma -: il senso dell'autonomia come patrimonio di tutti, al di là delle scelte politiche. Come accade nei Paesi Baschi o alla Catalogna. Nell'Asar militarono persone che avevano posizioni ideologiche differenti ma tutte volevano l'Autonomia». L'Autonomia, sottolinea Baratter, non è stata solo il frutto solo dell'accordo Degasperi - Gruber e della Costituente ma, anche, o soprattutto, di una battaglia popolare. Così come solo popolare può essere la sua difesa. L'Adige 18 ottobre guido pasqualini A inizio 1998 sembrava fosse questione di mesi per avviare i lavori. Undici anni dopo, a tre anni ormai dal trasloco della Questura da piazza Mostra alla nuova sede di viale Verona, si scopre che la realizzazione del Museo archeologico trentino nelle ex scuderie del castello del Buonconsiglio subisce un forte rallentamento, se non uno stop definitivo. A decretarlo è l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza che, ancora una volta, si trova a remare controcorrente rispetto all'operato del suo predecessore. Margherita Cogo infatti, appena concluso il trasferimento della Questura, aveva subito commissionato agli architetti Manuela Baldracchi e Fabio Campolongo un progetto esecutivo per la realizzazione del Museo archeologico che prevedeva una spesa di circa 6 milioni di euro. Per questo l'allora vicepresidente della Provincia aveva fatto inserire l'intervento di restauro delle ex scuderie del castello nel piano pluriennale degli investimenti nel settore dei beni culturali 2003-2008 e puntava ad avviare le procedure d'appalto nel 2008: «Appena il trasloco della Questura sarà finito - affermò nel 2006 - vorremmo avere in mano un progetto esecutivo. Non vogliamo perdere tempo». In questa direzione andava anche un protocollo d'intesa siglato un anno e mezzo fa dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai e dall'allora sindaco di Trento Alberto Pacher. Ora si torna indietro. Pare che ci sia la volontà di mettere mano alle ex scuderie ma soltanto per ricavare nuovi uffici da destinare alla Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici, ora sparsi qua e là in città. La prossima settimana ci sarà un incontro tra Panizza e l'assessore comunale alla cultura Lucia Maestri in cui si discuterà anche del Museo archeologico ma le intenzioni di Piazza Dante sembrano chiare. «Non abbiamo preso ancora alcuna decisione afferma infatti l'assessore autonomista - ma il dato certo è che nel bilancio della Provincia non ci sono soldi stanziati per quest'opera. E personalmente non la ritengo nemmeno una priorità. Ora i nostri pensieri sono rivolti alla costruzione del Muse nell'area ex Michelin e al collegamento tra centro storico di Trento e palazzo delle Albere grazie al nuovo sottopassaggio finanziato dalla Provincia». «Prima o poi - continua Panizza - dovrò portare la questione in giunta per discuterla. Dobbiamo infatti ragionare sul fatto se valga davvero la pena realizzare un Museo archeologico trentino. Al di là del contenitore dobbiamo infatti pensare ai contenuti e non mi sembra che in Trentino ci siano collezioni archeologiche tali da giustificare la costruzione di una struttura dedicata. Reperti sono custoditi ovunque, al castello del Buonconsiglio, a Riva, a Rovereto e al Museo retico di Sanzeno». Le riflessioni dell'assessore si spostano poi su piazza della Mostra: «Il problema della sua riqualificazione esiste e credo sia importante collegare il centro storico della città al castello del Buonconsiglio, come era in origine. Trovo in questo senso molto positivo il lavoro che sta facendo il comitato nato per la valorizzazione della piazza. Dirò di più, se fossi stato un amministratore comunale di Trento avrei individuato come obiettivo prioritario la riqualificazione di piazza Mostra piuttosto che il recupero della piazza di Piedicastello. Ma spendere soldi per il Museo è cosa diversa». Le malelingue sostengono che la sua sia una mossa per valorizzare il Museo retico di Sanzeno, nella sua valle di Non: «Per carità - risponde ridendo Panizza -, è un'ipotesi che non sta né in cielo né in terra. Il Museo retico ha una dimensione giusta ma non potrà mai ambire a diventare la struttura di riferimento in Trentino. Io sono un grande sostenitore del collegamento tra Buonconsiglio e città, mentre ritengo che non ci siano reperti archeologici tali da giustificare un museo. E, al momento, mancano pure i soldi». Il primo progetto di riqualificazione di piazza Mostra venne redatto nel 1998 dall'ingegner Claudio Tiso, all'epoca dirigente tecnico del Comune di Trento. Prevedeva l'interramento di via dei Ventuno, la costruzione di un parcheggio interrato da 400 posti, la pedonalizzazione della piazza e la realizzazione del Museo archeologico al posto della Questura. Il Comune (assessore all'epoca era Silvano Grisenti) sembrava intenzionato a partire nel giro di pochi mesi. Poi, invece, tutto si arenò. Ma il progetto venne ripreso in mano quando, tre anni fa, la Questura si spostò finalmente nella nuova sede a Trento sud. Così nel dicembre 2007 la giunta provinciale approvò una delibera con cui affidava al presidente Dellai il compito di sottoscrivere con l'allora sindaco Pacher un protocollo d'intesa per avviare uno studio di fattibilità su quattro temi: realizzazione del Museo archeologico trentino ed eventuale suo collegamento con il Castello; interramento di via Bernardo Clesio; realizzazione sotto la piazza di piani interrati da destinare a parcheggi pertinenziali e a locali di servizio e parcheggi per le strutture museali; sistemazione della piazza come spazio libero e sua pedonalizzazione. L'intesa venne sottoscritta l'11 aprile 2008. Ora è di nuovo tutto fermo. L'Adige 18 ottobre Nasce l'Unione del Nord, un soggetto politico che si propone di «rivitalizzare il centrosinistra e rafforzare i valori della centralità, della responsabilità e dell'innovazione sul piano politico». Sarà presentato ufficialmente la settimana prossima ma già da un mese gli incontri si sono susseguiti fino a raccogliere l'adesione di numerosi movimenti del Nord Italia, a cominciare dall'Upt, che concretamente ha promosso questo progetto di «ispirazione degasperiana». Giorgio Lunelli, capogruppo in Consiglio provinciale per l'Upt, ha già ricevuto l'ok da due consiglieri regionali friulani, uno veneto, due lombardi, un assessore di Vicenza, da un capogruppo in consiglio comunale a Verona e anche dal presidente della Provincia di Cremona. Si tratta - spiega Lunelli - di una «realtà confederale destinata poi a confluire in un progetto nazionale». Un'idea che guarda ad alleanze con il Pd e l'Udc ed ha incassato il sostegno della lista di Riccardo Illy a Trieste, della Rete delle liste civiche del Veneto, del Movimento per il centrosinistra della Lombardia, da un gruppo ligure e da uno di Parma. E che può contare anche sul sostegno di Bruno Tabacci dell'Udc, che assieme all'ex segretario nazionale della Cisl Savino Pezzotta, aveva lanciato lo scorso anno il progetto politico della «Rosa Bianca», come possibile alternativa ai partiti di centro. Si guarda inoltre con interesse alle primarie per l'elezione del segretario del Pd: se dovesse farcela Bersani, è ipotizzabile che la nuova formazione politica cercherà di intercettare i delusi della corrente di Dario Franceschini. La scelta del nuovo soggetto politico Giorgio Lunelli l'ha comunicata tra le righe ieri, durante il suo intervento nel corso dell'assemblea cittadina dell'Upt: «Vogliamo essere i rappresentanti di un polo degasperiano che per sua natura è alternativo alla Lega Nord e alla destra». Lo statista è stato presente anche nelle parole del segretario dell'Upt Marco Tanas, che nella sua tesi congressuale ha citato Alcide Degasperi: «La politica deve farla il popolo, deve dirigere lui le sorti del Paese». Questi - ha detto Tanas - «sono i valori della politica che vogliamo, gli orizzonti di quell'Unione per il Trentino che deve essere motore politico dell'innovarsi quotidiano di questa terra». Durante l'assemblea - cui ha partecipato anche l'ex presidente dell'A22 Silvano Grisenti sono stati votati i quindici candidati per il parlamentino provinciale del partito. E Nicola Ferrante è stato riconfermato coordinatore dell'Upt a livello cittadino. L'ex segretario provinciale della Cisl ha lanciato lo slogan «Trento capitale», con cui Ferrante intende riuscire ad affidare al capoluogo «un ruolo guida nella politica provinciale ma anche nei rapporti con le altre regioni. Dobbiamo investire su Trento per farne una capitale a livello politico, economico e dello stato sociale delle città dell'arco alpino». Ma quale è l'obiettivo che si è prefissato Ferrante alla luce dei 758 iscritti a Trento e dei 3400 totali in tutta la provincia, numeri che ne fanno il primo partito in Trentino come numero di sostenitori con la tessera? «Dobbiamo essere primi anche nel consenso, questo è il nostro obiettivo», ha spiegato. Poi un avvertimento: «Litigare è sempre facile, mentre costruire è sempre più difficile: non ci dobbiamo dilaniare per essere leader o sotto leader di qualche organismo». Parole in cui sembra di cogliere un riferimento a quanto accaduto nel consiglio circoscrizionale di Villazzano, dove i tre consiglieri eletti con l'Upt - Carlo Filippi, Enzo Fasani e Umberto Pontalti hanno lasciato l'alleanza con il Pd e la lista civica Insieme per Villazzano alleandosi col centrodestra. Ma Ferrante non lesina qualche tiratina d'orecchi anche agli alleati: «Non abbiamo intenzione di essere schiavi di qualche partito e non accettiamo tentativi di egemonia da parte di nessuno. Agli amici della coalizione chiediamo pari dignità e rispetto reciproco: se non c'è dialogo ci sentiamo le mani libere». J.V. L'Adige 18 ottobre Avio. Eletto il direttivo, in sala anche la Tomasoni: «Ma non sarà la candidata sindaco» L'Upt si affida a Pinter, guardando a Patt e Pd ALA - È Alberto Pinter (nella foto) il nuovo coordinatore cittadino dell'UpT di Ala. È stato eletto l'altra sera nel corso dell'assemblea degli iscritti, alla quale hanno partecipato oltre ad una quarantina di militanti, anche Tiziano Mellarini, Marco Tanas e Marco Marasca. Trentenne, ingegnere, con un passato di impegno nello sport cittadino e attualmente presidente dell'associazione "Noi Oratorio", si è affacciato giovanissimo in politica, aderendo alla Margherita e frequentando le scuole di formazione di Luciano Azzolini. In sala, l'altra sera, fra i suoi elettori anche tre nomi di peso dell'attuale amministrazione comunale: il sindaco Giuliana Tomasoni, e gli assessori Luigino Lorenzini e Pierluigi Tomasoni. I margheritini della scissione del 2004. E questo solo per dire che la situazione che si ritroverà a gestire il giovane Pinter, si presenta tutt'altro che facile. Lui non se lo nasconde: «Abbiamo vissuto per sette anni la frattura che tutti conosciamo, abbiamo bisogno di ripartire da idee condivise per recuperare rapporti incrinati». Ma come uscirne? «Provando a partire dai programmi e uscire dagli scontri personalistici ». Per quanto riguarda le alleanze, Pinter ripropone lo schema provinciale: patto di ferro con gli autonomisti, Udc e dialogo aperto con il Pd. Sul nome del possibile candidato sindaco, per ora nessuna idea. Ma soprattutto nessun via libera ad un'eventuale ricandidatura targata Upt di Giuliana Tomasoni. Nei cui confronti Pinter ha esibito piuttosto una certa presa di distanza: «Sapevo che fosse tesserata, ma non mi aspettavo di vederla in sala. Comunque al momento attuale, non è lei il candidato sindaco dell'UpT». T. B. L'Adige 18 ottobre Mori Politica: Patt e centro buttano fuori l'Upt «indecisa» Il «Patto» perde un pezzo MORI - Il «Patto di consultazione permanente delle forze di centro», l'aggregazione nata lo scorso aprile sulla traiettoria delle elezioni amministrative della prossima primavera, ha perso un pezzo. Non una scheggia ma un vero macigno: nientemeno che l'Unione per il Trentino. Una novità che scardina completamente gli equilibri. Venerdì sera un incontro dei vertici locali di Patt, Leali, Uniti per Mori (area Udc) e Amministrare il Trentino (aggiunto in un secondo tempo) ha sancito l'espulsione, ufficializzata in un documento che porta in calce le firme di Saverio Radam, Nicola Ciagi, Leonardo Zanfei e Germano Lorenzi. La clamorosa mossa segue la presa di posizione del segretario Upt moriano Francesco Moscatelli che da queste pagine, qualche settimana fa, dichiarava l'intenzione di costruire un'aggregazione di centrosinistra sul modello di quella provinciale. Si tratta - né più né meno - di una spaccatura interna dell'Upt (di cui in borgata gira voce già da qualche tempo). Da una parte l'ex candidato sindaco e capogruppo Claudio Poli pro-alleanza con il Patt di Radam; dall'altra il segretario Francesco Moscatelli rema verso un centrosinistra moriano «canonico». Entrambi con un loro sèguito: quindi, due correnti in conflitto. In tutto questo, elemento fondamentale per comprendere la situazione è l'anomalia moriana del Patt, che se a livello provinciale sta «con» il Pd, a Mori è insanabilmente «contro». «Dopo l'uscita sulla stampa del segretario Upt abbiamo chiesto notizie - recita il documento dei referenti del Patto - ma non ci viene detto nulla di chiaro, tutto è molto confuso. Non si può perdere altro tempo, basta con i dubbi. Ci vuole chiarezza. Per questo abbiamo deciso di proseguire con la coalizione di centro autonomista anche senza l'Upt». La mancanza di chiarimenti lamentata dalle forze del Patto, naturalmente, è legata alla mancata sintesi interna all'Upt, in cui nessuna delle due correnti è riuscita a prevalere. E adesso? «Se il gruppo dell'Upt moriano si dovesse chiarire le idee - scrivono i quattro del Patto - da noi la porta è aperta. Ma bisogna crederci». Il chiarimento, quando arriverà, dirà cosa attende gli elettori moriani: un'ampia aggregazione di centro contro la Civitas di Gurlini e il Pd, oppure un'inedita accoppiata (per Mori) Pd-Upt, alleata probabilmente con la Civitas, contro il Patt di Radam e le altre forze di centro. M. C. L'Adige 19 ottobre l'autonomia Fare meglio con meno soldi GIORGIO TONINI È un vero peccato che l'assessore Olivi, un amico e un compagno di partito che apprezzo e stimo da molti anni, non sia riuscito a trovare, nella sua fitta agenda di impegni istituzionali, lo spazio per partecipare venerdì sera all'incontro promosso dal circolo Pd di Rovereto con i quattro candidati alla segreteria provinciale. Se ci fosse riuscito, avrebbe potuto portare il suo contributo ad una riflessione che si è concentrata non su noi stessi, sulla nostra vita interna di partito, ma su ciò che dovrebbe starci più a cuore: il futuro nostro e dei nostri figli, il futuro dell'Italia, del Trentino, della città di Rovereto. E avrebbe anche potuto evitare di presentare il mio pensiero in modo distorto, come ha fatto sull'Adige di domenica, attribuendomi perfino l'intenzione autolesionistica di chiudere il Tribunale di Rovereto. Il mio ragionamento è stato assai diverso. Il punto di partenza è lo stato nuovamente drammatico nel quale versa la spesa pubblica nel nostro paese. Non solo in termini quantitativi, per l'aumento esponenziale del deficit e del debito: a causa della crisi, che ha fatto crollare il pil, e dell'inerzia del Governo Berlusconi, che si dimostra ancora una volta incapace di contenere la spesa. Ma anche in termini qualitativi: perché l'Italia negli ultimi vent'anni non solo è diventato il paese europeo col più basso livello di crescita economica e il più alto livello di disuguaglianza sociale, ma è anche il paese nel quale la spesa pubblica, che pure tocca quasi il 50 per cento del reddito nazionale, non riesce ad essere né volano di sviluppo, né fattore di riequilibrio sociale. E questo perché la nostra spesa pubblica è male organizzata: spendiamo come e più degli altri paesi europei per la giustizia, la sicurezza, la scuola, la sanità, ma abbiamo mediamente servizi peggiori, talvolta (è il caso della giustizia) molto peggiori, a causa della cattiva organizzazione. Promuovere una grande ristrutturazione del nostro apparato pubblico è dunque una priorità assoluta del Paese, che attende ancora un governo che sia in grado di realizzarla. Finora, il Governo Berlusconi non ha fatto pressoché nulla: anzi, con Tremonti ha teorizzato che non si fanno riforme quando c'è la crisi. Vedremo se intenderà fare qualcosa nei prossimi mesi. Se non ci riuscirà, gli italiani si volgeranno verso di noi, verso il centrosinistra; e se nemmeno noi sapremo mostrarci all'altezza del compito, cercheranno altre soluzioni, più tecnocratiche e meno democratiche. Alcuni possibili nuovi protagonisti si stanno già scaldando ai bordi del campo. Io penso che sia meglio per l'Italia se ci riusciamo noi a dare al Paese un sistema pubblico che diventi fattore di crescita economica e di uguaglianza sociale. Perché solo noi potremo realizzare questo obiettivo dal basso: come ci ha insegnato Nino Andreatta, profeta spesso inascoltato, puntando sull'assunzione di responsabilità di tutto il Paese, di tutte le sue componenti sociali e di tutte le comunità locali e non sulla delega in bianco ad un supermanager. Il Trentino ha le carte in regola per affrontare con serenità questa sfida nazionale. Da tempo, almeno da quando abbiamo conquistato le competenze sulla scuola e sulle strade, per citare solo le più pesanti, la forbice tra risorse e competenze, prima insostenibile, si è sensibilmente ridotta. Ed è merito storico delle giunte Dellai, in forte sintonia con i parlamentari di centrosinistra, tra i quali anche il sottoscritto, aver saputo in questi anni tenere duro nella difesa delle prerogative autonomistiche, dichiarandosi peraltro sempre pronti ad assumere, come Provincia autonoma, nuove competenze con i relativi oneri: un modo per concorrere, come è nostro dovere, al risanamento della finanza dello Stato, ma potenziando e non mortificando la nostra autonomia speciale. Ciò di cui mi vado convincendo da tempo è che questa strategia, che finora è stata ricca di risultati positivi per la nostra autonomia, oggi non basti più. Non basta più, non solo e non tanto nel confronto con lo Stato centrale, ma anche e soprattutto in quello con le altre Regioni, che noi dimostriamo di saper fare meglio degli altri con più risorse degli altri. Come ci aveva avvertito De gasperi sessant'anni fa, noi dobbiamo riuscire a dimostrare di saper fare «meglio con meno». Che non vuol dire, ovviamente, che dobbiamo chiedere di avere meno risorse, ma che dobbiamo metterci nelle condizioni di dimostrare, capitolo di bilancio per capitolo di bilancio, che sappiamo raggiungere risultati migliori, al netto degli oneri aggiuntivi determinati dalla nostra orografia, spendendo di meno e non di più degli altri. Altrimenti la nostra autonomia perderà di legittimazione. Ho l'impressione che se si aprirà il famoso tavolo sul federalismo fiscale, qualunque sia la cornice legislativa nella quale si svolgerà il confronto, noi non potremo, sul piano politico, sottrarci a questa verifica. Una verifica nella quale, l'assessore Olivi farebbe bene a saperlo, tutte le poste di bilancio verranno prese in esame, territorio per territorio, in base al duplice criterio del «fabbisogno standard» e del «costo standard», indipendentemente dal loro riferimento alla finanza statale, regionale, o provinciale. E dunque, in quella sede (mi sono permesso di dire sommessamente) si finirà col parlare anche del Tribunale di Rovereto, come di tante altre questioni che riguardano l'allocazione delle risorse pubbliche sul nostro territorio. Sarà bene che ci prepariamo ad un confronto che sarà duro, con argomenti un po' più solidi di quelli proposti dall'assessore Olivi. È in questo contesto che diventa urgente aprire una riflessione innovativa sul futuro di Rovereto, anche in vista delle elezioni della prossima primavera. Come è emerso dall'incontro del circolo del PD, i roveretani sanno meglio di chiunque altro che se Rovereto si chiude in difesa è perduta. L'unica difesa è l'attacco: ritrovare una propria vocazione, attorno alla quale rivendicare un ruolo di rango provinciale. Su questa strada i roveretani avranno tutto il Pd del Trentino al loro fianco. Penso di poter dire, indipendentemente da chi sarà eletto segretario il 25 ottobre. L'Adige 19 ottobre l'assessore Ugo Rossi «Giusto allarme, ma si esagera» «Siamo all'avanguardia. Ma è vero che quello degli infortuni agricoli è cosa molto complicata da arginare, perché molto spesso si tratta di singoli piccoli proprietari sui quali è difficile intervenire in modo diretto afferma l'assessore alla salute Ugo Rossi -. Bisogna lavorare molto sulla prevenzione, sulla diffusione di sistemi di protezione: cosa che peraltro lo stesso mondo agricolo sta facendo. Io dico comunque che Boschetti fa bene a tenerci in allarme però le altre considerazioni, ad esempio il fatto che l'ente pubblico spende più soldi per l'orso che per la sicurezza mi pare che siano temi su cui ragionare con i numeri, non nell'emotività». E sull'affermazione secondo cui le segnalazioni sarebbero state insabbiate dagli organi di controllo competenti? «Si tratta di pubblici ufficiali quindi sono affermazioni che io non commento nemmeno. Si tratta di professionisti che escono sul territorio, fanno i loro controlli e redigono dei verbali. Quindi credo che fino ad una querela per falso quei documenti devono essere presi per quello che sono. Certo se Boschetti ha degli elementi li porti avanti, ma io non posso mettere in discussione quello che mi dice un pubblico ufficiale. Io so come lavora l'Unità operativa, e queste affermazioni mi sembrano una cosa un po'esagerata». L'Adige 19 ottobre Francesco Terreri L'assessore comunale alla cultura Lucia Maestri non è convinta. Le associazioni e gli operatori del settore, che già a marzo avevano protestato contro la soppressione della Soprintendenza per i beni archeologici, sono nettamente critici. Ha scatenato una bufera l'annuncio fatto ieri sull'Adige dall'assessore provinciale Franco Panizza dello stop al Museo archeologico trentino, previsto all'ex Questura, già scuderia del Castello del Buonconsiglio, in piazza della Mostra. «Non trovare una sede per il Museo archeologico - afferma il presidente di Italia Nostra Paolo Mayr - è un assurdo». E il vice Salvatore Ferrari ricorda: «È previsto per legge». Per Panizza il Museo non è una priorità, anche perché in Trentino non ci sarebbero reperti tali da giustificarlo, e inoltre nel bilancio della Provincia non ci sono soldi stanziati per l'opera. «Capisco la necessità di focalizzare le risorse su opere come il Muse - dice l'assessore Maestri, che vedrà Panizza in settimana - Ma disinvestire sul Museo archeologico significa rendere incompiuta la riqualificazione di piazza Mostra». Che peraltro Panizza conferma di volere. All'ex Questura potrebbero andare uffici della Soprintendenza. «Mettere uffici sarebbe un'altra cosa, quel luogo e il suo collegamento al Castello hanno un significato storico - prosegue Maestri - Verifichiamo se la Provincia non ha davvero risorse. In ogni caso, l'eventuale scelta di non fare lì il Museo non deve essere un alibi per impedire il recupero della piazza alla città». Il presidente della sezione trentina di Italia Nostra Mayr è sconcertato: «Dire che in Trentino il patrimonio archeologico è scarso significa non conoscere la realtà. Ci sono magazzini pieni di reperti e molti siti archeologici». La Soprintendenza ne ha classificati 17 come siti attrezzati, con 164 beni. «E poi occorre ricordare i grandi archeologi trentini, da Paolo Orsi, a cui ha fatto bene l'Adige a dedicare una pagina l'altro giorno, a Federico Halbherr. Sono più conosciuti nel Mediterraneo che da noi». Il roveretano Halbherr fondò la Scuola archeologica italiana ad Atene e a giugno proprio l'assessore Panizza ha presenziato al centenario della fondazione. Il professor Ferrari, storico dell'arte e vicepresidente di Italia Nostra, conferma: «Che in Trentino ci siano pochi reperti è una valutazione priva di fondamento. E le sedi museali territoriali hanno bisogno di un punto forte di coordinamento a Trento». Ferrari puntualizza la situazione normativa. «Il Museo archeologico è stato istituito nell'ambito della Soprintendenza dalla legge 1 del 2003. Quindi l'assessore contraddice il legislatore». «La normativa del 2003 - spiega Ferrari - sarebbe però stata cassata dalla nuova legge sulla cultura del 2007, promossa dall'allora assessore Margherita Cogo, dove l'organizzazione e l'esposizione dei beni archeologici viene demandata al Museo del Buonconsiglio. Manca però il regolamento e quindi per adesso vale ancora la legge del 2003». Un tema così importante, aggiunge Ferrari, non può essere liquidato con una dichiarazione. «Chiediamo che venga aperto un tavolo di confronto con tecnici, operatori, associazioni culturali per trovare la soluzione migliore». UFFICIO STAMPA DELLA PROVINCIA – 19 OTTOBRE Al cimitero di Amras presenti delegazioni italiane, austriache, ungheresi e ucraine L'ASSESSORE PANIZZA IN AUSTRIA PER COMMEMORARE I CADUTI Con una cerimonia religiosa e a seguire civile, sabato scorso, nel cimitero di Amras, nei pressi di Innsbruck, in Austria, si è reso omaggio ai caduti di tutte le guerre, in particolare del primo conflitto mondiale. Per la Provincia autonoma di Trento era presente l'assessore alla cultura Franco Panizza. La celebrazione ha offerto lo spunto per riflettere sui valori della pace, della convivenza tra i popoli e sulla collaborazione nel quadro della comune casa europea. Numerose le delegazioni militari e dell'associazionismo civile che hanno partecipato alla commemorazione al fianco delle autorità, tra cui erano presenti anche alcuni amministratori dei comuni di Pejo, di Ledro e di Mezzolombardo. A margine si è svolto anche un incontro centrato su possibili comuni iniziative da mettere in campo per la conservazione e la valorizzazione della memoria sul tema della Grande Guerra. E' stato anche illustrato il progetto trentino dell'anagrafe on-line dei caduti del primo conflitto mondiale. Oltre all'assessore Panizza e all'assessore tirolese Bernhard Tigl hanno partecipato alla cerimonia Annemarie Wieser Cattani, delegata del Trentino per la Croce Nera , Hermann Hotter, presidente della Croce Nera Austriaca, Heinrich Schöll, rappresentante della Croce Nera Austriaca, Josef Schantl, segretario generale della Croce Nera Austriaca, Alberto Miorandi, presidente del Museo della Guerra di Rovereto e LodovicoTavernini, collaboratore nella ricerca e censimento dei caduti per conto del Museo della Guerra di Rovereto. L'Adige 20 ottobre comunità Salta la commissione Il Patt si impunta sui sindaci L'assenza del consigliere provinciale del Patt, Mauro Ottobre, ieri mattina in prima commissione è stata colta al balzo dalle minoranze (Borga del Pdl e Penasa e Savoi della Lega) che hanno fatto mancare il numero legale nella discussione sulla riforma della legge sulle Comunità di valle. Il presidente della commissione, Renzo Anderle (Upt), non ha potuto fare altro che rinviare la riunione a venerdì prossimo. L'assenza dell'esponente autonomista è stata la conseguenza del fatto che il Patt non aveva condiviso la proposta di testo unico Lunelli-Giovanazzi, concordata in maggioranza, sul nuovo sistema di elezione dell'assemblea delle comunità di valle. «Avevamo chiesto più tempo spiega Michele Dallapiccola, capogruppo del Patt in consiglio provinciale - per confrontarci con la nostra base e soprattutto avevamo chiesto che fosse possibile anche la presenza dei sindaci nell'assemblea. Oggi (ieri per chi legge, Ndr.) in commissione è stato presentato un emendamento con l'accordo dell'assessore agli enti locali Mauro Gilmozzi che effettivamente accoglieva le nostre richieste, ma non lo sapevamo e quando mi hanno avvertito e mi sono presentato era troppo tardi perché le minoranze avevano già fatto mancare il numero legale. Poco male, ne riparleremo venerdì». La riforma proposta dalla maggioranza prevede che l'assemblea sia formata dal doppio del numero dei comuni che fanno parte della Comunità e che metà sia eletta con suffragio universale e metà rappresenti i singoli comuni attraverso «il sindaco o un suo delegato». Quest'ultima formulazione è quella che il Patt aveva richiesto e che è comparsa ieri. L'Adige 20 ottobre piazza mostra L'associazione: sì al museo archeologico «Così vive il quartiere» Gloriana Dalcastagné, presidente dell'associazione piazza Mostra, confessa di essere rimasta spiazzata. La notizia che la realizzazione del museo archeologico nelle scuderie del Castello del Buonconsiglio (dove fino a tre anni c'è fa c'era la questura) l'ha lasciata spiazzata.#E come lei tutti coloro che in questi mesi si erano illusi che, dopo anni, il gran chiacchierare intorno al museo e all'interramento di via Bernardo Clesio e via dei Ventuno potesse finalmente concretizzarsi. «Secondo noi - afferma la presidente dell'associazione - il museo deve essere fatto come occasione di riqualificazione della piazza. La scusa che la Provincia non ha i fondi per realizzare l'intervento non è credibile. Fanno il museo all'ex Michelin, comprano i capannoni a Campiello e poi li chiudono per la puzza: se si vuole soldi ce ne sono». Ad imporre lo stop (o quanto meno un rallentamento) è stato l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza. «Va detto - interviene il diretto interessato - che in giunta non è stata presa nessuna decisione. È vero che c'è stato un incontro con Dellai, ma per mettere a posto l'ex questura non ci sono soldi al momento, visto che abbiano dato priorità ad altri poli museali». In giunta provinciale, però, se n'è già discusso. «È stato soltanto perché un mio collega assessore - chiarisce Panizza - s'è domandato se in Trentino abbiamo sufficiente materiale per fare museo archeologico. Non lo so, ma posso dire che in queste ore sto ripristinando la soprintendenza ai beni archeologici che era stata accorpata ai beni librari alcuni mesi fa». Sulla necessità di dare più valorizzazione alla piazza l'assessore non ha dubbi e torna a ribadire di essere «convinto che il collegamento del castello con il centro storico è urgente». «Comunque - continua Gloriana Dalcastagné - parlerò all'assessore. Del museo ne avevo già discusso con lui e mi pareva d'accordo. Mi sembra una cosa un po' strana questa sua presa di posizione». Museo o non museo, all'associazione interessa che la piazza sia utilizzata sempre più spesso. «Le nostre iniziative sono apprezzate, visto il successo della manifestazione del 10 e 11 ottobre: bella partecipazione alla visita al museo e alle lezioni preparatorie». «Questa dovrebbe essere la prima piazza di Trento perché è il primo luogo che un turista si trova di fronte quando arriva a Trento. Con il sindaco e l'assessore Marchesi ne abbiamo parlato spesso e ci hanno dato la loro parola che una soluzione per il parcheggio si troverà». La gente che abita in piazza Mostra ci conta. L'Adige 20 ottobre TELVE - «Una cosa del genere non mi era mai capitata. Mi dispiace, anche perché vedersi negare la salva d'onore proprio nel paese che per primo in Trentino ha dedicato nella metà degli anni ‘80 una via ad Andreas Hofer lascia l'amaro in bocca». Giuseppe Corona è il capitano della Compagnia Schützen di Telve. E domenica pomeriggio, per l'arrivo del nuovo parroco don Antonio Sebastiani , i suoi uomini non hanno potuto salutare a modo loro il prelato. Una decisione, del sindaco Franco Rigon , che non ha rovinato la festa ma che è destinata a non passare inosservata. «Faccio fatica a comprendere i motivi di questa decisione, anche perché a Grigno avevamo salutato con la salva d'onore sia don Giorgio Garbari che il nuovo parroco. Non solo. Nelle scorse settimane la compagnia ha partecipato ad alcune manifestazioni a Ivano Fracena e Castello Tesino. Solo a Telve ci è stata negata la salva d'onore». La Compagnia però ha sfilato con le altre associazioni ed e presenziato alla cerimonia di benvenuto con i tradizionali fucili Mauser K90. «Avevamo richiesto il permesso al Comune ed anche il consiglio pastorale era d'accordo. Qualche giorno prima, però, ci è stato negato il nulla osta da parte del sindaco». Con quali motivazioni? «Nonostante la partecipazione della compagnia dia lustro alla cerimonia che vede coinvolta l'intera comunità risponde il sindaco Rigon - rimane il dubbio sull'opportunità di una partecipazione in armi e dello sparo di una salva d'onore che male si concilia con il tipo di cerimonia. E che, in ogni caso, non rientra fra i princìpi ispiratrici della cultura e della tradizione locale». La decisione in paese ha fatto discutere, e per più d'uno è l'ennesima contrapposizione tra maggioranza e opposizione. La Compagnia Schützen di Telve è formata da 22 persone: altre 9 vi entreranno a breve. Gran parte di loro è di Telve e Grigno, ma anche di Borgo e Castelnuovo. Domenica, in ogni caso, tutti hanno salutato don Antonio Sebastiani. Arrivato da Ponte Arche, Comano e Lomaso dopo aver guidato anche le parrocchie di Pinzolo, Tione e Carbonare, dal 2001 è delegato della Curia per l'ecumenismo. Ordinato sacerdote nel 1977, prende il posto di don Franco Torresani - da sette anni parroco di Telve, Torcegno e Telve di Sopra - che dal 15 novembre sarà parroco in Val di Non. Ad accoglierlo tanta gente, molti arrivati anche da Carzano, che con il decano don Mario Busarello e monsignor Tommaso Stenico hanno partecipato alla messa nella chiesa parrocchiale. E c'erano anche gli Schützen, nonostante il diniego per la salva d'onore. M. D. L'Adige 20 ottobre Cles. Nel 1995 e nel 2005 ha preceduto le «mosse» politiche avvenute poi a Trento Se la borgata è una fucina provinciale CLES - Cles fucina politica che anticipa le alleanze provinciali? Guardando al passato, si direbbe di sì. Nel 1995 presidente provinciale era Carlo Andreotti (Patt), sostenuto anche da Pp (ex Dc) e Psdi. A Cles si va alle comunali: al primo turno la più votata è la sinistra di Maria Pia Flaim . Vince il ballottaggio, ma è in minoranza: si rifà un anno dopo, conquistando scranno e maggioranza con la sinistra (Intesa progressista) e Partecipazione (area sinistra dell'ex Dc). Nel 2008 inizia l'era Lorenzo Dellai , con un centrosinistra che guarda a sinistra. Nel 2005 Dellai è ancora al governo provinciale, sostenuto da Margherita, Ds, Trentino Domani, Verdi, Autonomia ( Sergio Casagranda ), Lista Dini ( Sergio Muraro ); tra gli assessori Dario Pallaoro , in lista col Patt. Si va al voto a Cles: si coalizzano sostenendo la ricandidatura di Giorgio Osele Patt, Margherita, Intesa Progressista e Dip (area ex socialista). Nasce il centrosinistra-autonomista, che tre anni dopo troverà dellaiane conferme. Ora Cles sceglie una nuova strada. Il Patt, assieme all'Upt, sostiene Giorgio Osele; ma il Pd, forza di governo in provincia, sceglie la coalizione del centrosinistra guidato da Maria Pia Flaim, in cui confluisce buona parte dell'ex «Civica Margherita» ( Mario Springhetti, Renzo Nicolodi, Luigi Pichenstein ). Alle coalizioni guidate (salvo sorprese dell'ultima settimana) da Maria Pia Flaim e Giorgio Osele si aggiunge il centrodestra di Marcello Graiff , con una lista del Pdl, una civica, e quella presentata l'altro giorno dalla Lega Nord. Da sole andranno Intesa progressista (probabile candidato sindaco Marco Dusini ), e la lista coordinata da Mario Stablum , che per candidato sindaco presenta Donatella Benvenuti . G.S. UFFICIO STAMPA PROVINCIA 20 OTTOBRE Al Centro Santa Chiara con la partecipazione dell'assessore alla cultura Franco Panizza CENACOLO TRENTINO DI CULTURA DIALETTALE: FESTA PER I VENT'ANNI Parole di sincero apprezzamento per l’attività svolta nei suoi vent’anni di storia dal “Cenacolo trentino di cultura dialettale” sono venute dall’assessore provinciale alla cultura, Franco Panizza, che ha definito la poesia dialettale una felice sintesi di genuinità e immediatezza, il mezzo ideale per esprimere i sentimenti più intimi che ciascuno di noi custodisce nel proprio cuore. "Il dialetto – ha affermato Panizza – rappresenta un importante strumento di ricerca identitaria ed è doveroso uno sforzo atto a recuperare la forza espressiva di questa lingua “democratica” che tutti all’interno di una comunità sanno parlare, purché abbiamo orecchi per ascoltare ed un pizzico di buona volontà per tradurne i vocaboli più strani e desueti, facendo magari riferimento a quel prezioso tesoro di esperienza rappresentato dalle persone anziane". E' successo al Centro Servizi culturali Santa Chiara di Trento, alla festa di compleanno, organizzata su iniziativa dell’Assessorato provinciale alla Cultura, sul palcoscenico del teatro “Cuminetti”. Festa che ha avuto per protagonisti i poeti che compongono oggi il “Cenacolo”. Una sala gremita da oltre trecento persone ed un successo scandito da lunghi e numerosi applausi: è stato questo il regalo di compleanno che gli appassionati di poesia hanno riservato al “Cenacolo trentino di cultura dialettale” che l’altra giorno ha festeggiato il ventennale di fondazione. Nato nel maggio del 1989 su iniziativa di Elio Fox – giornalista, commediografo e studioso dei dialetti (a lui l'assessore Panizza ha consegnato un riconoscimento) – e di alcune fra le più apprezzate voci poetiche del panorama provinciale, il “Cenacolo” ha svolto un’azione capillare di diffusione sul territorio della poesia in dialetto attraverso centinaia di recital in tutte le valli, ed ha inoltre organizzato scambi culturali ed incontri ed occasioni di reciproca conoscenza con gruppi di poeti attivi al di fuori dei confini regionali. Alla festa c'erano dunque Francesca Candotti, Lia Cinà Bezzi, Antonia Dalpiaz – che ha svolto anche il ruolo di presentatrice –, Luisa Gretter Adamoli, Luciana Sicheri, Lilia Slomp Ferrari, Livio Andreatta, Mariano Bortolotti, Lorenzo Cosso, Luciano Daldoss, Silvano Forti, Francesco Maria Gottardi, Fabrizio Groff, Dario Salsa, Corrado Zanol. Ogni poeta ha avuto la possibilità di presentare al pubblico alcune delle proprie composizioni e la recita dei testi è stata arricchita dall’accompagnamento musicale curato dal chitarrista Piergiorgio Lunelli. Non è mancato un momento di accorato e affettuoso ricordo rivolto agli amici poeti che nel “Cenacolo” hanno potuto percorrere solo un tratto di strada: Bruno Banal, Paolo Cereghini, Anselmo Chini, Marco Fontanari, Italo Varner e Bruno Groff, al quale è stato anche intitolato un concorso triveneto biennale di poesia dialettale, organizzato per la prima volta nel 2004 e giunto ormai alla terza edizione. Ma i poeti del “Cenacolo” non hanno voluto essere soli in palcoscenico a festeggiare il ventesimo compleanno: al loro fianco si sono esibiti, infatti, i gruppi strumentali “Aires” e “Il Tamburo del Sole” con il loro repertorio di musica klezmer e dell’est europeo, gli attori della compagnia teatrale “Filogamar” di Cognola che hanno interpretato alcune scene tratte da una commedia di Elio Fox ed, in chiusura, il Coro della SOSAT, storico interprete di quegli stessi valori culturali legati al territorio, alla storia e alle tradizioni della gente trentina che anche il “Cenacolo” è impegnato a sostenere e diffondere. Nel ricco programma della serata si sono ben inseriti anche brevi, garbati cenni commemorativi che hanno aiutato il pubblico ad approfondire la conoscenza del ventennale percorso culturale del gruppo poetico. Elio Fox, che del “Cenacolo” rappresenta tutt’ora il perno organizzativo oltre che un solido riferimento di carattere accademico, ha ricordato le solide radici che questo gruppo di poeti affonda nel tessuto culturale della terra trentina e la sua capacità di guardare al territorio utilizzando quei codici linguistici – i dialetti appunto – che lo caratterizzano e lo arricchiscono. Non senza andare continuamente alla ricerca di colleganza, amicizia e comunione con i rappresentanti di culture dialettali di altre regioni: nel Veneto in particolare, ma anche in Lombardia ed Emilia Romagna. Agli spettatori intervenuti allo spettacolo del ventennale è stato consegnata una copia dell’antologia “… Vinti ani dopo …” che offre una sintesi significativa della produzione letteraria dei poeti del “Cenacolo” e ne ripercorre i momenti più significativi dell’attività svolta sul territorio negli ultimi anni. L'Adige 21 ottobre Politica «Saremo accanto al Pd e fuori dall'Udc», dice Giorgio Lunelli dell'Upt Nasce la rete delle liste civiche del Nord Oltre il bipartitismo, oltre le ideologie del Novecento. Liste civiche, partiti territoriali e gruppi autonomi delle regioni del Nord Italia (Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia) che si mettono in rete per «riscattare la politica dai limiti e dalle miserie di questi tempi». Un movimento di centrosinistra «di impronta degasperiana» che raccoglie «le espressioni territoriali più vicine alla società civile, le esperienze alternative al modello dell'individualismo e al populismo della cultura partitica attuale della Lega Nord e al liberismo esasperato del Pdl. L'ambizione di mettere in rete soggetto territoriali in una logica confederale». Che si chiami Unione del Nord oppure Partito del Nord quello che è stato presentato ufficialmente ieri a Trento si presenta come alternativa all'attuale quadro politico: «accanto al Pd, ma fuori dall'Udc», ha detto il capogruppo dell'Upt in consiglio provinciale Giorgio Lunelli. Primo firmatario dell'«Appello dei territori», documento d'intenti che raccoglie esponenti della rete civica del Veneto (Marco Zambotti), del Centrosinistra per la Lombardia (Battista Bonfanti), lista friulana Cittadini (Piero Colussi), della Lista civica per Parma (Elvio Ubaldi), della Lista Civica Cremona (Giuseppe Torchio), della lista ligure Gente di Centro (Alberto Rovida). Un'idea presentata a Trento, considerato laboratorio politico, anche perché ha avuto il convinto sostegno di Lorenzo Dellai: «L'Italia dei territori è molto migliore di come viene rappresentata a livello nazionale. Non voglio nascondere l'ambizione di questo primo passo. Non si tratta di un partito - ha specificato il governatore - ma non nascondo l'importanza di un segnale che viene dal Nord del Paese. Speriamo che si possa avviare anche a livello nazionale». L'Adige 21 ottobre LUISA MARIA PATRUNO I ristoranti trentini che utilizzeranno prodotti agricoli e agroalimentari tipici e biologici all'interno di accordi di «filiera corta» di qualità con i soggetti economici locali riceveranno dalla Provincia una maggiorazione dell'aliquota base prevista dalle leggi provinciali sui servizi alle imprese e sugli incentivi alle imprese. In sostanza, chi utilizza e propone prodotti trentini riceverà più contributi dalla Provincia. La maggiorazione dell'aliquota base potrà arrivare fino a un massimo di 10 punti percentuali e si potrà prevedere che la partecipazione ad accordi di filiera dedicata costituisca «titolo preferenziale per l'accesso ad azioni e servizi a favore delle imprese». Ma perché le nuove norme, una volta approvate, possano essere applicate si dovrà attendere il via libera della Commissione europea. La novità è contenuta in un emendamento dell'assessore al commercio e all'agricoltura, Tiziano Mellarini, al disegno di legge che sarà discusso domani dal consiglio provinciale che contiene «norme per la promozione dei prodotti agricoli e agroalimentari di prossimità e per l'educazione alimentare e il consumo consapevole». Il disegno di legge in questione è un testo unificato di tre proposte presentate da Caterina Dominici (Patt), Roberto Bombarda (Verdi) e dal gruppo del Pd, primo firmatario Michele Nardelli, che toccano tre aspetti diversi: norme per la promozione del consumo di prodotti agricoli trentini (Patt), l'utilizzo di prodotti biologici, tipici, tradizionali, privi di organismi geneticamente modificati e prodotti di prossimità (Km 0) nelle mense si asili, scuole e ospedali (Verdi); norme per l'educazione alimentare e il sostegno al consumo di prodotti agricoli trentini (Pd). Gli aiuti pubblici alle imprese private, come i ristoranti, con la costituzione di filiere agroalimentari corte dedicate alla ristorazione, sono già previsti da altre analoghe leggi già approvate da altre Regioni, che però sono state stoppate dall'Unione europea. «Sono almeno quattro le Regioni, tra cui il Veneto del ministro all'agricoltura Zaia, - ricorda l'assessore Mellarini - che hanno approvato leggi come quella che stiamo discutendo noi e che non hanno ancora potuto utilizzarle perché fino ad ora l'Unione europea si è sempre espressa in modo contrario rispetto a questi aiuti per violazione delle norme sulla concorrenza. Come giunta provinciale comunque abbiamo deciso di dare il nostro nulla osta all'approvazione del disegno di legge inserendo però una clausola sospensiva di efficacia fino all'avvenuta pubblicazione della comunicazione dell'esito positivo dell'esame di compatibilità da parte della Commissione della Comunità europea». Insomma, l'assessore Mellarini non nasconde che le difficoltà non mancano e che la legge potrebbe attendere a lungo prima di vedere una sua concreta applicazione. «Nel frattempo però - prosegue Mellarini - noi non stiamo fermi e ci stiamo muovendo sul fronte della certificazione dei prodotti e il marchio di qualità trentino». Il testo di legge unificato era stato approvato a settembre in commissione con il voto favorevole della maggioranza e da Mauro Delladio (Pdl) mentre la Lega nord si era espressa con un voto di astensione. Tra gli altri contenuti vi è anche l'istituzione di una giornata dell'agricoltura trentina per promuovere la conoscenza dell'agricoltura e dei prodotti trentini, che cadrà l'11 novembre di ogni anno e nel corso della quale saranno programmate visite a fattorie didattiche e ad aziende agricole. L'Adige 21 ottobre Pergine Alle 20.30 L'autonomia: Panizza e Ferrandi ne parlano domani PERGINE - Iniziano domani gli appuntamenti con «Parlamentiamo?», il percorso di avvicinamento alla politica e alle istituzioni rivolto alle età comprese tra i 18 ed 30 anni. Si concluderà con un viaggio a Roma, dal 10 al 13 novembre, per una visita alle istituzioni repubblicane. Alcuni posti sono ancora disponibili rivolgendosi allo sportello del Centro giovani di vicolo Guglielmi, [email protected]. Relatori del primo dei quattro incontri (tutti nella sala consiliare di piazza Municipio, ore 20.30) sono Giuseppe Ferrandi , direttore del Museo storico di Trento e Franco Panizza , assessore provinciale. Il tema è «2009: ha ancora senso parlare di autonomia?». Lunedì 26 ottobre incontro con Renzo Anderle , consigliere provinciale ed Alessandro Ceschi , direttore del Consorzio dei Comuni trentini sugli enti locali. Il 3 novembre, sul tema della cittadinanza attiva e della partecipazione, relatrice sarà Marianna Paonessa , piscologa. L'Adige 21 ottobre Telve. Il segretario provinciale del Patt dopo il «no» alla salva d'onore per il parroco «Sugli Schützen manca conoscenza» TELVE - «Credo che in tutta questa vicenda ci sia un deficit di conoscenza storica. Quanto accaduto domenica a Telve mi ha colpito e se dopo 60 anni succedono ancora cose simili, significa che la storia degli Schützen e l'importanza della loro presenza sul territorio deve essere ancor più approfondita». Ugo Rossi non l'ha presa bene la decisione del sindaco di Telve di negare la salva d'onore alla compagnia di Schützen del paese. Il segretario provinciale del Patt stigmatizza l'accaduto e chiede agli amministratori che si faccia più attenzione. «Certo, cose simili non dovrebbero accadere e spero che non si ripetano mai più». L'assessore, intanto, coglie l'occasione per ricordare le buone notizie in arrivo per l'ospedale di Borgo. Ieri mattina, Rossi ha spedito una lettera all'Azienda sanitaria. «Ho chiesto espressamente che all'interno del piano sanitario di legislatura, licenziato venerdì scorso dalla giunta, unitamente alla ristrutturazione di Villa Igea venga data massima priorità al progetto dell'ospedale San Lorenzo. Ho recepito e fatte mie le sollecitazioni che mi sono arrivate in questi mesi dal territorio, rendendomi conto che per la Valsugana è troppo importante il presidio ospedaliero di Borgo». Un investimento di circa 20 milioni di euro, gran parte dei quali destinati a ristrutturare l'area di degenza. «All'Azienda sanitaria è stato anche chiesto - conclude Ugo Rossi - di fornire all'assessorato nel giro di poco tempo un crono intervento circa la tempistica e le modalità di esecuzione dell'intervento». M. D. L'Adige 21 ottobre L'Euregio del Tirolo storico è un ponte verso il futuro Q uesto mese rappresenterà un crocevia fondamentale per il futuro della nostra Regione. Il 15 ottobre 2009 si sono incontrati a Innsbruck i governatori della Provincia di Trento, quella di Bolzano e Land Tirol per approfondire gli strumenti giuridici che l'Unione europea ha messo a disposizione dei territori per istituzionalizzare nuove forme di collaborazione transfrontaliera tra Regioni con passato storico, sociale e culturale comune. La discussione proseguirà il 29 ottobre 2009 nel Dreier Landtag che avrà il compito di discutere e deliberare nuove forme di collaborazione tra i tre territori in materia di politiche agricole, ambiente, cultura e società. Purtroppo non è stato ancora possibile conferire una veste istituzionale all'Euregio poiché il Parlamento italiano non ha finora ratificato il protocollo dell'accordo quadro di Madrid. È fondamentale ricordare che le basi giuridiche per la formazione e lo sviluppo di queste collaborazioni transfrontaliere sono state gettate dalla stessa Comunità europea e che, quindi, non sono il frutto di un mero desiderio di autonomia di alcuni esponenti della politica; questo riconoscimento internazionale e le radici storiche comuni differenziano considerevolmente il progetto Euregio da quello padano! Il dialogo continuo tra i rappresentanti dei tre territori consentirà di rafforzare la collaborazione lungo l'asse del Brennero e valorizzare quelle diversità culturali. L'Euregio dovrà rappresentare una sfida da vincere, un ponte verso il futuro che ci permetterà di affermare la nostra identità, non di certo padana, e coniugare le nostre radici storiche comuni con un futuro da protagonisti in Europa. È fondamentale, quindi, che il progetto Euregio venga sostenuto da tutto il panorama politico regionale. Credo sia importante, inoltre, che l'Euregio venga portato tra la gente e proprio per questo auspico che il percorso legislativo dell'Euregio Tirolo venga accompagnato da una serie di incontri aperti alla popolazione al fine di spiegare e illustrare caratteristiche, opportunità e scenari di sviluppo di questo ambizioso progetto. Mauro Ottobre L'Adige 21 ottobre L'archeologia, il museo e i politici miopi E gregio Direttore leggo nella cronaca di Trento di domenica 18 ottobre, che l'assessore Panizza ha intenzione di metter mano alle ex scuderie del Castello del Buoncosiglio per ricavarne nuovi uffici per la Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici. A questa bella notizia si affianca però l'affossamento della realizzazione, nello stesso edificio, della sede del museo archeologico provinciale. Le motivazioni addotte sono principalmente quelle della mancanza di soldi e della mancanza di contenuti (reperti). Mi sembrano entrambi di debole tenuta: non credo che alla Provincia Autonoma di Trento manchino 6 milioni di euro; è una cifra che per le nostre ricche casse fa ridere e tirar fuori questo motivo, dopo aver trovato i soldi per spese correnti di altrettanto o maggior spessore, mi sembra veramente stucchevole. Dice poi l'assessore che secondo lui mancano i reperti che giustifichino il contenitore: sarei curioso di conoscere il parere dei tecnici del settore, degli studiosi e degli accademici sull'argomento. A me uomo della strada, pare che comunque i reperti presenti nelle attuali collezioni del Museo Provinciale nonché quelli che giacciono nei magazzini da restaurare, giustifichino invece ampiamente la loro esposizione per far conoscere alla gente trentina il percorso storico dell'uomo in questo territorio. È vero che questi reperti non parlano con una voce che è quella che piace ai politici, ma esprimono la storia del territorio ricca o povera che essa sia (e sul povero ho qualche dubbio visto cosa c'è in giro in altre realtà meno ricche di Trento ma più ricche di passione per il loro passato). Certo è che l'archeologia trentina, che pure annovera - ed ha annoverato nel passato addirittura qualche luminare - studiosi preparati e invidiati in sede accademica anche fuori provincia, non esce bene da questa vicenda dopo che già le è stato assestato un colpo basso con la chiusura/accorpamento della Soprintendenza. Mi auguro che voci autorevoli e del mondo scientifico, si alzino forti e sdegnate ad evitare questa ipotesi ed ha richiedere al nostro assessore alla cultura uno sforzo nella ricerca dei fondi necessari, come egli ci ha già dimostrato di essere in grado di fare. Fatto il contenitore si vedrà subito se i contenuti stanno larghi o stretti. Ne va della intera storia di questo nostro territorio. Bruno Kaisermann Mezzolombardo Q uando il Trentino era parte dell'Impero Austro-ungarico, l'archeologia era tenuta in grande considerazione. Grazie al profondo legame con Vienna e la Mitteleuropa, fervevano gli studi di storia antica e di civiltà scomparse, si ideavano ricerche e spedizioni di respiro internazionale, crescevano e maturavano protagonisti dell'archeologia europea di indiscusso spessore, come Federico Halbherr, che ha legato il suo nome ai fondamentali scavi di Creta, Paolo Orsi, che ricostruì la storia delle popolazioni preromane di Sicilia e Magna Grecia, Giuseppe Gerola che documentò le testimonianze della Serenissima nell'Egeo e a Rodi. In tempi più vicini a noi in Trentino si sono imposti maestri dell'archeologia come Renato Perini, scopritore dei villaggi fortificati di epoca protostorica come il Doss Castel di Fai della Paganella. O Bernardino Bagolini, precursore e pioniere della moderna archeologia stratigrafica. Gli studi archeologici in Trentino hanno una lunghissima tradizione. I protagonisti di questa ricerca sono stati innovatori nell'indagine sul campo. E gli stessi reperti e i siti archeologici presenti in regione testimoniano quali e quanti ritrovamenti - e di altissima qualità - siano presenti sul nostro territorio. Desta pertanto meraviglia e sconcerto la decisione della Provincia per bocca dell'assessore alla Cultura Franco Panizza, di mettere nel cassetto l'atteso progetto di un Museo archeologico, unito al castello del Buonconsiglio, in grado di valorizzare e arricchire l'offerta culturale della città e dell'intera provincia, strettamente legato al rifacimento e recupero urbanistico e architettonico di piazza Mostra, la piazza del Castello. Dopo la soppressione della Sovrintendenza per i beni archeologici è un altro colpo mortale che in pochi mesi viene assestato all'archeologia in Trentino. Le ragioni di una tale miopia sono incomprensibili, e fa ridere la risposta che non siamo in grado di permetterci un museo archeologico perché non ci sono soldi a sufficienza. Una Provincia autonoma che dispone ogni anno di un bilancio di 4.550 milioni di euro, non ha le risorse per raccogliere le proprie testimonianze archeologiche e consentirne la fruizione al pubblico, facendo conoscere la propria storia e la propria cultura? Non sta in piedi. Sarebbe interessante conoscere quali sono le ragioni vere che hanno decretato l'affondamento del museo archeologico, se faceva ombra a qualcos'altro o a qualcun'altro, e perché non lo si vuole realizzare, data anche la strategicità della struttura all'interno della riqualificazione di piazza Mostra. In una città che ha 160.000 euro da buttar via per un po' di sacchi di sabbia instabili attorno al monumento a Dante e che sborsa fior di quattrini per finanziare con denari pubblici le provocazioni «d'avanguardia» della galleria Civica che hanno ben pochi legami e specificità locali, dire che non ci sono soldi per la propria storia e archeologia suon veramente come una presa in giro. [email protected] L'Adige 22 ottobre Perché non faremo il Museo archeologico FRANCO PANIZZA Gentile direttore, ho letto ieri sull'Adige la lettera del signor Bruno Kaisermann e la Sua risposta in merito al Museo provinciale di archeologia. Rispondendo anche alle polemiche suscitate da un mio recente intervento ripreso dal giornale, mi permetta di precisare quanto segue. In quanto assessore provinciale alla Cultura sono io primo ad essere orgoglioso della «storia» e dell'attualità dell'archeologia trentina che, come lei ha ben sintetizzato nella sua risposta, può contare su nomi che hanno dato lustro al Trentino in Italia e all'estero. Sono altrettanto cosciente che esiste un patrimonio di reperti e di vestigia preistoriche e protostoriche di indubbio valore e consistenza, tanto che sul territorio trentino esistono già strutture museali di altissimo pregio e valore: la sezione di archeologia del Castello del Buonconsiglio a Trento, il Museo retico di Sanzeno in Val di Non, la sezione di archeologia del Museo Civico di Rovereto e quella del Museo Alto Garda di Riva del Garda, che vanno ad aggiungersi alle realtà museali «all'aperto» delle palafitte di Ledro, delle Palafitte di Fiavé (per le quali stiamo lavorando in vista della realizzazione di una nuova struttura museale) e delle innumerevoli «aree archeologiche» che arricchiscono l'offerta culturale e turistica di tutte le nostre valli (l'Area del Sas di Trento, il «santuario» romano di Campi di Riva, la recente realizzazione dell'area fusoria di Redebus, la Torre dei Sicconi sul Monte delle Rive a Caldonazzo ecc.). A ciò, naturalmente, vanno aggiunti gli scavi attualmente in corso e che molto probabilmente produrranno future nuove aree di visita (La Vela, Prepositura, Sant'Apollinare, sede Facoltà di Lettere, San Martino di Lundo e di Tenno, gli interventi in corso ai Campi Neri di Cles e alle Terme romane di Riva del Garda... e mi scusino i trentini se, nell'elenco, mi sono dimenticato di qualcosa). Non posso sottovalutare l'importanza che riveste, nel settore, la sezione di preistoria e di paleoarcheologia del Museo Tridentino di Scienze Naturali, con i rinvenimenti di Vatte di Zambana, di Molina di Ledro, con le stupefacenti «pietre dipinte» del Riparo Dalmeri sulla Marcèsina di recente scoperta e che hanno attirato l'attenzione degli appassionati e degli archeologi di tutta Europa. Tutto questo patrimonio, però - e qui veniamo al punto della discussione - ha oggi una sua ben precisa collocazione, è già in una fase ostensiva nelle bacheche e nelle vetrine delle strutture museali aperte alla fruizione del pubblico a Trento oppure nei punti decentrati di Sanzeno, di Rovereto, di Riva, di Molina di Ledro, oppure lo saranno tra breve come a Fiavé. Se a tutto questo, poi, aggiungiamo il forte impulso da me dato per il completamento dei lavori di restauro e di riadattamento di Castel Thun, che verrà inaugurato - come castello, ma anche come sede museale - il prossimo 17 aprile 2010, e l'attenzione con cui seguo l'evolversi del Muse sulle rive dell'Adige a Trento, nessuno penso possa dire che l'assessore provinciale alla cultura «non pensa ai musei»! Ecco perché non mi pare così scandaloso e fonte di polemica affermare che, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, le risorse per un Museo provinciale di archeologia non rivestono quelle caratteristiche di urgenza tali da giustificarne un loro inserimento nel bilancio 2010 della Provincia. Le collezioni e le strutture oggi in attività, così come quelle che entreranno in attività nei prossimi mesi e nel corso del prossimo anno, sono sufficienti per esaudire le richieste della didattica (più di 10mila giovani coinvolti nel corso del 2009!) e quelle (altrettanto significative e polverizzate sull'intero territorio provinciale) del turismo di qualità (oltre cento sono stati gli appuntamenti con l'archeologia trentina concordati con le Apt di ambito!). Il budget a nostra disposizione è quel che è: concentriamo, allora, gli sforzi in termini di risorse finanziarie e umane sulla ricerca, sugli interventi straordinari, sulla promozione della rete di strutture periferiche e rinviamo a tempi economicamente e socialmente meno problematici la realizzazione di un progetto come quello del Museo provinciale che, quando verrà adottato definitivamente dalla giunta provinciale, costituirà senz'altro il coronamento di un'attività pluridecennale che ha svolto e sta svolgendo in Trentino un piccolo «esercito» di ricercatori, funzionari ed appassionati ai quali va fin d'ora la nostra gratitudine. Oggi sul tappeto ci sono altre priorità: nello specifico dell'archeologia, la Provincia ritiene sufficiente la «rete» già esistente, si è impegnata ad affrontare positivamente e con lungimiranza il problema della Soprintendenza dei beni archeologici, scommette apertamente nel futuro «Muse» (e quindi anche sulla sua ricca e significativa sezione di paleo-archeologia), punta alla valorizzazione dell'esistente (in primis Buonconsiglio, Area del SAS, Sanzeno, Molina di Ledro, Fiavé in futuro e Castel Thun a partire dal 2010...) e affida al marketing turistico centrale e della periferia la promozione di un patrimonio che sappiamo tutti essere di primissima qualità e, soprattutto, spalmato su un periodo storico che copre numerose migliaia di anni, dal lontanissimo Paleolitico al più «recente» Altomedioevo. Franco Panizza È assessore provinciale alla Cultura L'Adige 22 ottobre Il sollecito Voto unanime per la mozione del consigliere provinciale del Patt Ottobre: «Opera da realizzare celermente» La Giunta provinciale è impegnata ad attivarsi per fare in modo che il collegamento viario Rovereto - Alto Garda venga realizzato in tempi più celeri possibili. È quanto prevede - nell'asciutto dispositivo finale - una mozione presentata dal consigliere arcense Mauro Ottobre e approvata ieri dal Consiglio provinciale. Un intervento necessario e particolarmente sentito dalla popolazione - ha ricordato in aula il consigliere provinciale del Patt - e che produrrebbe, in un momento di particolare crisi economica, effetti positivi sull'intera economia della zona, oltre a risolvere un problema annoso. Parere favorevole alla mozione è stato espresso in dichiarazione di voto dai consiglieri Civico, Bombarda, Penasa, Leonardi e Zanon. Posta in votazione, la proposta è stata così accolta all'unanimità. Lascia invece perplessi la genericità dell'invito, che non fissa neppure date indicative per le varie fasi dell'opera, ma semplicemente impegna la Giunta provinciale «ad attivarsi per fare in modo che il collegamento viario Rovereto - Alto Garda venga realizzato il più celermente possibile». Un po' poco, visto che nel testo Ottobre parla dell'opera come di «un elemento di cambiamento epocale per gli abitanti del territorio, che avranno molte più opportunità di lavoro e di sviluppo economico mai conosciuto prima d'ora». UFFICIO STAMPA PROVINCIA 22 OTTOBRE Investire sulla formazione di amministratori, tecnici e liberi professionisti per facilitare i cambiamenti A "LA PROVINCIA INFORMA" LA SCUOLA DI GOVERNO DEL TERRITORIO Attività formative per la pianificazione urbanistica e come supporto all'attuazione della Riforma istituzionale Nei giorni scorsi con una delibera proposta dall’assessore all’Urbanistica Mauro Gilmozzi, la Giunta provinciale ha dato mandato alla Trentino School of Management (società pubblica della Provincia con funzioni di formazione permanente del personale) di gestire la Scuola di governo del territorio e del paesaggio (Step) per perseguire obiettivi formativi in materia di pianificazione territoriale e fornire supporto a Comuni e Comunità per l’attuazione della Riforma istituzionale. A questo è dedicata la nuova puntata di "La Provincia informa". La Trentino School of Management con l’istituzione e la gestione della Step (Scuola di governo del territorio e del paesaggio) si impegna a promuovere e realizzare iniziative formative in materia di governo del territorio con particolare attenzione al marketing territoriale, come metodo ed obiettivo della pianificazione; alla valutazione strategica dei piani, come esercizio di responsabilità e strumento di partecipazione; all’applicazione in materia di pianificazione della tecnica di misurazione della “carring capacity”; alla formazione di figure professionali innovative in materia di governo del territorio, come ad esempio quella dei “facilitatori” come tramite tecnico fra la Provincia e territori, al fine di agevolare le decisioni delle Comunità di valle e dei Comuni; alla formazione di supporto e servizio del Patrimonio mondiale Dolomiti-Unesco-Dolomiti secondo le indicazioni della Provincia autonoma di Trento e delle istituzioni partecipanti al procedimento di candidatura o all’organismo previsto per la gestione del bene; Trasmessa dalle emittenti trentine “La Provincia informa” è disponibile anche in Internet, al sito www.uffstampa.provincia.tn.it menu notiziario radiofonico dove è possibile inoltre consultare la programmazione della puntata da parte delle singole emittenti. Copia del programma può essere richiesta anche a Format - Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento, in Via Zanella 10/2 a Trento (tel. 0461 495117 e-mail [email protected] - (f.s.) L'Adige 23 ottobre PATRIZIA TODESCO Mentre da una parte i sindacati continuano a trattare, con la mediazione dell'assessore Ugo Rossi, per trovare un accordo con la direzione dell'ospedale S. Camillo per il pagamento degli arretrati ai dipendenti, su questi è caduta un'altra tegola, decisamente più dolorosa e preoccupante. Nelle scorse ore in vari uffici provinciali e ai sindacati è infatti arrivata una lettera con la quale la direzione del S. Camillo annuncia la necessità di procedere al licenziamento di dodici dipendenti. Motivo del taglio è la cessata attività del laboratorio di analisi con sede in via dei Mille che nel 2008 aveva fatto registrare una perdita del conto economico di 600 mila euro e la conseguente chiusura anche del laboratorio di analisi interno. Valutata la situazione e accertato che i dipendenti in questione non sarebbero ricollocabili all'interno della struttura il S. Camillo ha deciso di dare il benservito a un dirigente medico (direttore), un biologo, un capotecnico di laboratorio, un tecnico di laboratorio, un operatore tecnico di laboratorio, un ausiliario, tre infermieri, un coadiutore di segreteria e due addetti alla segreteria. E la situazione per questi dodici professionisti è tutt'altro che rosea. «L'ospedale - si legge nella lettera - ha accertato l'impossibilità di evitare la riduzione del personale che da essi deriva, considerata la natura strutturale degli esuberi e l'inadeguatezza degli strumenti di legge esistenti». Esclusa anche la possibilità di ricorrere agli ordinari ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria o straordinaria) in quanto non prevista dal settore. Per l'ospedale, viste le caratteristiche dell'istituto e la conseguente peculiarità di molte delle singole posizioni di lavoro, «non è ipotizzabile recuperare gli esuberi di personale, nemmeno ricorrendo a forme di part-time o riduzione generalizzata dell'orario se non in limitati singoli casi». Lapidari i toni sui tempi in cui il programma dei tagli sarà attuato: «Nel più breve tempo possibile». Durissime le parole della Cgil. «È uno scandalo - commenta Marco Endrizzi - soprattutto alla luce del fatto che l'assessore Rossi ha recentemente aumentato i tetti dei ricoveri proprio per consentire al S. Camillo un aumento delle entrate con la promessa che poi ai dipendenti sarebbero stati pagati gli arretrati. E invece i lavoratori non hanno ancora visto un euro e sono invece arrivati i tagli». Endrizzi si riferisce ai 12 licenziamenti annunciati ma non solo. «Negli ultimi mesi molti dipendenti del S. Camillo se ne sono andati dopo aver vinto un concorso all'Azienda sanitaria e la direzione del S. Camillo non li ha sostituiti lasciando i reparti in affanno e con personale non sufficiente per garantire cure adeguate ai pazienti». Proprio ieri, intanto, i sindacati si sono nuovamente incontrati con i vertici del S. Camillo e un funzionario dell'assessorato per la vecchia e annosa questione degli arretrati. Nell'ultima riunione di venerdì scorso dal S. Camillo era arrivata l'offerta di chiudere la questione con 1 milione 200 mila euro. Ieri sono stati fatti nuovamente i conti e il debito dell'istituto verso i dipendenti sarebbe stato stabilito in 2 milioni e 500 mila euro, ossia il doppio. Accertata la cifra, però, la trattativa non è andata oltre. Dal S. Camillo non è arrivata nessuna promessa e la palla è tornata al centro. Ieri l'assessore Rossi non era presente all'incontro, ma i sindacati invocano un suo ennesimo e risolutivo intervento per chiudere definitivamente la partita. L'Adige 23 ottobre LUISA MARIA PATRUNO Il consiglio provinciale ha approvato ieri con i soli voti a favore della maggioranza di centrosinistra autonomista - e la defezione di Caterina Dominici (Patt) e Luigi Chiocchetti (Ual) che non hanno partecipato alla votazione - il disegno di legge proposto da Mattia Civico (Pd) a favore dell'integrazione dei gruppi sinti e rom residenti in Trentino. La legge prevede che la Provincia, d'intesa con i Comuni, pianifichi la realizzazione di «aree residenziali di comunità», in base al numero di famiglie sinti e rom residenti in Trentino da almeno dieci anni, al posto dei campi nomadi attuali, i cui costi saranno sostenuti dalla finanza locale, ovvero i soldi destinati ai Comuni. In alternativa o aggiunta alle microaree possono essere individuati dalle amministrazioni comunali immobili da assegnare a gruppi sinti o rom. D'altronde, ha sostenuto Mattia Civico nella sua relazione in aula: «Oggi il Comune di Rovereto spende per la gestione del campo nomadi 80.000 euro all'anno e quello di Trento 170.000 euro. Con la stessa cifra di 250 mila euro l'anno si può fare di più e meglio spostando gli interventi dalla mera gestione alle funzioni promozionali, per attivare percorsi virtuosi di lavoro e di un abitare che siano basati sulla responsabilità e sull'integrazione, che sono capisaldi per una maggiore sicurezza sociale per tutti». Civico ha ricordato che oggi i sinti in Trentino sono 450, il campo nomadi di Ravina ospita 79 persone e quello di Rovereto 72; in appartamento vivono 80 persone mentre i senza fissa dimora sono almeno 180 e che la materia era regolata da una norma di 24 anni fa. Il dibattito in consiglio provinciale è stato molto animato visto che da tutto il centrodestra, sebbene con toni diversi, si è espressa una netta e compatta opposizione al disegno di legge. La reazione più dura e polemica è stata quella della Lega nord. Il capogruppo Alessandro Savoi in dichiarazione di voto se n'è persino uscito con un gesto plateale. «So di farmi portavoce - ha dichiarato - del pensiero della maggioranza dei trentini e dico: più rum e meno rom». E nel dirlo ha mostrato in aula una bottiglia di rum Bacardi. Al che il presidente del consiglio, Giovanni Kessler, ha commentato: «Non mi sembra che il rum sia molto trentino». Più argomentata è stata l'opposizione espressa dal Pdl. «Questa legge - ha dichiarato il capogruppo Walter Viola - va ancora nel solco della cultura assistenziale. Noi riteniamo invece che accanto ai diritti vadano richiesti anche dei doveri sia per quanto riguarda il lavoro che il rispetto dell'obbligo scolastico per i bambini». E il consigliere provinciale del Pdl, Rodolfo Borga ha aggiunto: «Non si è voluto che i consigli comunali si occupassero dell'argomento lasciando le decisioni alla Provincia, ma poi gli interventi sono in carico alla finanza locale. Noi avevamo proposto degli emendamenti per prevedere l'obbligo al al lavoro, anche saltuario, invece avranno i benefici e non gli si potrà chiedere neanche di andare a pulire le strade o a spalare la neve. Lo stesso - ha detto ancora Borga - per l'obbligo scolastico, non si è prevista nessuna revoca delle assegnazioni se non viene rispettato l'obbligo scolastico. Infine, la legge permette ai sinti e rom di accedere ad appartamenti pubblici non per via ordinaria, scavalcando tutte le persone che sono in lista magari da anni. Non so se questa maggioranza si è resa conto di cosa vuol dire questo e dove andrà a finire con questa norma». La bocciatura della legge è venuta anche da Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) e da Claudio Eccher (Lista Divina). È passata invece con la condivisione di tutto il consiglio provinciale la legge per la valorizzazione dei prodotti agricoli e agroalimentari trentini e di quelli biologici. La legge prevede anche incentivi economici ai ristoratori che utilizzeranno prodotti locali ed è il frutto della fusione di tre disegni di legge che erano stati presentati da Michele Nardelli (Pd), Michele Dallapiccola (Patt) e Roberto Bombarda (Verdi), quest'ultimo si è concentrato soprattutto sull'uso dei prodotti biologici nelle mense pubbliche, mentre Nardelli ha puntato sull'educazione la valorizzazione della filiera corta e dei prodotti agroalimentari di prossimità certificata. «La filiera corta - ha detto Nardelli - è anche sinonimo non solo di sobrietà ma anche di coesione sociale, perché promuove una logica di sistema tra agricoltori e ristoratori». Il centrodestra non ha avuto difficoltà ad approvare la nuova legge anche perché una molto simile è già stata approvata dalla Regione Veneto. Ora resta il problema che per diventare operativa la legge dovrà superare il vaglio delle norme Ue sulla concorrenza. leri, l'assessore provinciale autonomista Franco Panizza dopo l'approvazione della legge ha espresso soddisfazione rivendicandone la primogenitura sostenendo che: «L'iter arrivato in fondo ha preso le mosse da una proposta legislativa redatta dal sottoscritto sul finire della scorsa legislatura raccogliendo anche le frequenti sollecitazioni del mondo della cooperazione agricola - quale contributo programmatico degli autonomisti, presentato peraltro nel corso di una conferenza stampa appositamente convocata. All'inizio della legislatura in corso, il progetto legislativo è stato quindi formalizzato con la presentazione di un disegno di legge». L'Adige 23 ottobre La proposta Per valutare se serve o meno il museo L'invito della maggioranza a Panizza «Visitiamo i luoghi dell'archeologia» «Caro assessore Panizza, andiamo tutti assieme a compiere una visita sui luoghi in cui sono stati trovati reperti archeologici o in cui tuttora si sta scavando e soltanto dopo valutiamo se è o meno il caso di realizzare a Trento un nuovo museo archeologico». È questo il senso di una lettera sottoscritta dai capigruppo di maggioranza e consegnata ieri in Consiglio provinciale all'assessore alla cultura dopo la comunicazione, da parte di Franco Panizza, dell'assenza di risorse in bilancio per prevedere il recupero dell'ex scuderie del castello del Buonconsiglio in cui ospitare il museo archeologico. Il progetto di ristrutturazione dell'ex Questura, in piazza Mostra, è ormai datato e avrebbe dovuto concretizzarsi dopo il trasloco, avvenuto tre anni fa, degli uffici della polizia a Trento sud. Ma per Panizza la realizzazione di questa nuova struttura non è una priorità e nella nostra provincia non esisterebbero nemmeno reperti tali da giustificare un esborso di sei milioni di euro, la spesa prevista per il nuovo museo nel progetto commissionato dall'ex assessore provinciale alla cultura, Margherita Cogo. L'Adige 23 ottobre «Per le elezioni comunali lavoreremo con l'Udc per presentarci in lista insieme e, se la nostra proposta sarà avallata dagli elettori, potremo sviluppare la collaborazione in un progetto politico comune di grande centro. Da parte di Casini ho incontrato molta disponibilità». Nerio Giovanazzi, consigliere provinciale di Amministrare il Trentino, formazione con la quale si è presentato l'anno scorso alle elezioni dopo aver lasciato Forza Italia, nei giorni scorsi ha incontrato a Roma il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, insieme al commissario del partito in Trentino, Ivo Tarolli, per sondare il terreno su una possibile intesa in vista delle elezioni comunali di primavera, ma anche verificare le sintonie politiche su un progetto di centro fuori dai due poli, che ha spinto l'anno scorso Giovanazzi (a differenza dell'Udc) a presentarsi da solo alle elezioni provinciali non ritrovandosi né in un centrodestra guidato dalla Lega nord, né in un centrosinistra con il Pd. Giovanazzi non ha cambiato idea, anzi, ritiene di aver visto più lontano degli altri, considerato anche quanto sta accadendo a livello nazionale, ed è deciso a coltivare il suo progetto di rinascita, anche in Trentino, di una forte aggregazione di centro che «non ha bisogno né del Pd né del Pdl e della Lega per diventare maggioranza». «Per le prossime elezioni comunali - dice Giovanazzi - noi vorremmo avviare un ragionamento con le forze moderate come l'Upt, il Patt o anche Bertolini se ci fosse e altri che non si riconoscono in uno schieramento specifico. Oggi come oggi la proposta dell'Upt mira apparentemente a rafforzare il centro ma rimanendo nel centrosinistra e con questa impostazione non ci sono le condizioni nell'immediato per lavorare insieme sul piano politico. Alle comunali però si sa che ci sono situazioni diverse, le coalizioni non sempre coincidono con quella provinciale e dunque si possono sperimentare nuove alleanze. Io sto lavorando in particolare nei Comuni della mia zona del Basso Sarca, come Dro, Arco e Riva, stiamo verificando se ci sono le condizioni per lavorare all'interno di un'alleanza moderata perché crediamo che il progetto di Amministrare il Trentino sia sempre più attuale, anzi siamo stati antesignani di quanto sta accadendo. A livello provinciale, poi - prosegue Giovanazzi - mi pare che in questa maggioranza ci sia in atto uno scontro sotterraneo, non ci sono più le condizioni perché riesca a governare in modo tranquillo». L.P. L'Adige 23 ottobre Pergine L'assessore Tessadri: forti perplessità Il Patt: «Distribuire sul territorio gli appartamenti del villaggio Itea» PERGINE - Interviene il Patt cittadino sulla vicenda del «villaggio Itea» di zona Celva ovvero i 62 appartamenti che l'Istituto intende realizzare tra il cavalcavia Rosmini e la stazione ferroviaria. Ne ha discusso il direttivo e si fa portavoce della posizione di partito l'assessore comunale alle politiche sociali Renato Tessadri . «Noi abbiamo forti perplessità su quel nuovo insediamento, in quanto si potrà creare un nuovo assembramento di popolazione dove già si trovano, non lontane, altre due palazzine Itea con decine di alloggi. Manteniamo la posizione espressa a suo tempo dall'assessore del Patt Mara Carli , ovvero che è meglio è distribuirli sul territorio». Il Comune ha inviato ad Itea la richiesta che metà dei 62 appartamenti siano a canone moderato. Per quale motivo? «Per evitare l'insediamento di soli immigrati, in modo che nella zona Celva ci sia posto anche per la nostra gente. Noi del Patt condividiamo questa scelta dell'amministrazione, già eravamo riusciti qualche anno fa a dimezzare il primo progetto di Itea che prevedeva 120 appartamenti. Ora sul 50 per cento a canone moderato non deroghiamo. Risposte vanno date ed anche agli immigrati, è vero. Quando sarà avviata la Comunità di valle proporremo che gli alloggi siano spalmati sull'intero territorio, non solo concentrati a Pergine». L'Adige 23 ottobre Telve, giusto dire no agli spari degli Schützen Condivido in pieno la decisione del sindaco di Telve, Franco Rigon, di non aver concesso gli spari agli Schützen in occasione dell'arrivo del nuovo parroco a Telve, domenica scorsa. Per quanto simbolico, ritengo anch'io che l'uso delle armi proprio mal si concilii con una cerimonia religiosa. Inoltre, pur essendo stato Telve il primo Comune ad aver dedicato negli anni Ottanta una via ad Andreas Hofer come dice Giuseppe Corona (il capitano della Compagnia Schützen di Telve che, pur essendosi firmato «telvato» proprio su questa rubrica nei mesi scorsi, non mi risulta residente a Telve), ritengo che la storia e la cultura della Bassa Valsugana ben poco abbiano a che vedere con i cappelli piumati, se non, purtroppo, l'aver visto molti suoi figli mandati a morire sul fronte orientale. La cultura di una terra è rappresentata in gran parte dalla lingua e quella parlata in Bassa Valsugana è sempre stata legata all'italiano, come dimostrano anche tutti i documenti storici che riguardano la storia di Telve, anche nel periodo di dominazione tirolese. Tornando a domenica, se lo scopo era il «ritorno di immagine», ritengo tra l'altro che la Compagnia Schützen (22 soci dice l'articolo, ma forse una dozzina erano presenti, meno della metà quelli di Telve) dovrebbe essere ben contenta per la visibilità avuta nel corso della cerimonia (sfilata, «picchetto», gonfalone...oltre all'articolo sul giornale) a confronto di altre associazioni di Telve che contano numeri ben diversi di soci (US Telve, Gruppo Ana, Sezione Fanti, GS Lagorai bike, Vvf, Pro Loco, ecc.) e che hanno operato più nell'ombra. Concludo dicendo che, probabilmente, nell'articolo pubblicato martedì sarebbe stato più opportuno e più costruttivo dare maggiore spazio ad altri momenti della cerimonia (ad esempio alle interessanti parole di don Antonio nel corso dell'omelia) che non ad un aspetto meramente folkloristico. Giancarlo Orsingher , consigliere comunale di Telve Far conoscere la storia della Vallarsa cimbra Come ogni anno la Vallarsa ha vissuto domenica la giornata più sentita dalla gente. Alla fiera di S. Luca a Parrocchia sono arrivati moltissimi Vallarseri e pure molti dai comuni limitrofi e anche da fuori provincia. Il sindaco Geremia Gios e il suo vice Rino Dara ebbero l'onore di salutare il presidente della Provincia, Dellai, e pure il sindaco di Carlat, Alain Cousin, che ha offerto ai presenti il formaggio francese, che io - e penso la maggioranza dei Vallarseri - preferiscono fare il gemellaggio con il formaggio del «nostro» Iseppi da Valmorbia. In quanto al gemellaggio, penso che vedere ai Bruni di Vallarsa la signora Carla, consorte del presidente francese Sarkozy, rimarrà un sogno. Un grazie va al museo etnografico di Riva, che nella casa comunale «Domenico Raoss» ha esposto al pubblico le carte catastali della Vallarsa intorno al 1850. Così i visitatori hanno potuto vedere che ancora 160 anni or sono la grande maggioranza dei toponomi in valle erano tedeschi (o come si dice ora cimbri), come per esempio Langacher, Oberwiese Rossacker. Sarebbe stato utile avere anche una traduzione, perché ora ben pochi comprendono il cimbro. Ma penso questo si farà prossimamente, in quanto, specialmente per le scolaresche, è importante far conoscere la storia. Commendatore Arthur F. Stoffella L'Adige 24 ottobre Lavis Battaglia napoleonica, polemica sul cippo Sviluppo di Lavis, variante a rischio Mancano i voti, Prg «postdatato» LAVIS - La variante al Piano regolatore generale per gli insediamenti in centro storico giovedì è passata con una formula «creativa». Non essendoci infatti i voti favorevoli di 11 consiglieri, necessari per l'immediata eseguibilità, la formula scelta è stata quella della «eseguibilità postdatata»: approvare il 22 ottobre con la clausola che il provvedimento avrà efficacia dal primo novembre. Devono infatti intercorrere 10 giorni tra l'annullamento dell'adozione della variante Prg (per la mancata sostituzione di uno scrutatore) ed una nuova approvazione. Infuriato Antonio Moser (Margherita): «Dopo 5 anni non siamo ancora in grado di portare a termine una variabile urbanistica». Il gruppo del Pd invece si riserva di verificare la questione presso gli uffici provinciali. Perplessità del Partito Democratico anche sul cippo commemorativo dei caduti della battaglia napoleonica del 2 ottobre 1809, 35mila euro stanziati all'interno di una variazione di bilancio. Il cippo è stato collocato su una particella non di proprietà della parrocchia. Il consigliere Graziano Tomasin ha chiesto al sindaco il perché non è stata individuata un'altra particella di proprietà del comune, in quanto essa è esistente proprio nelle immediate vicinanze. Il sindaco Graziano Pellegrini ha risposto affermando che tale particella, - di proprietà del Comune - è destinata ad un altro utilizzo, in quanto prevista nel progetto del «Parco fluviale» come via d'accesso al greto dell'Avisio. Tomasin ha sfruttato l'occasione anche per leggere anche alcuni passi della relazione scritta dal progettista, l'architetto Andrea Brugnara , soffermandosi sul fatto che il popolo tirolese si oppose alla politica livellatrice di Monaco. A difesa del cippo è intervenuta Germana Comunello , affermando che «fa parte di una serie di eventi culturali, promossi dall'assessorato alla cultura di Lavis, concepiti prima dell'istituzione dell'anno hoferiano promosso dalla Provincia». Paolo Facheris ha chiesto una «sospensione pregiudiziale» del cippo: 10 no e 4 sì per la sua proposta. L'Adige 25 ottobre Autonomia e futuro Euregio e Comunità le «carte» di Dellai GIAMPAOLO ANDREATTA R ispetto agli anni nei quali me ne sono andato dalla Provincia convinto che questo ente più che «autonomo» stava per diventare «sovietico» e nei quali Bruno Kessler parlava di un «Trentino piccolo e solo», la situazione oggi è certamente cambiata in meglio. E tuttavia la solitudine nell'autocompiacimento di se stessi e, più ancora, il pericolo di una resa civile rispetto alla spinta sovietizzante della Provincia, sono ancora dietro l'angolo. Dellai, anche senza rincorrere agli annunci di moda, sembra aver compreso questa situazione di permanente pericolo, immaginando una strategia che, stando ai fatti, mi pare di poter sintetizzare come segue: «ridurre» il peso dell'istituzione Provincia verso l'alto «dentro» la comunità euro regionale (protocolli di Innsbruck); «ridurre» il peso dell'istituzione Provincia verso il basso «dentro» la comunità valligiana (legge sulle Comunità di Valle). «Aumentare» nel contempo la spinta per l'internalizzazione del sapere pratico, capitalizzando a questo fine le possibilità di una Università che, unica nel nostro Paese, accanto al Rettore, espressione dell'Accademia, ha anche un Presidente espressione della comunità. La scommessa dellaiana sembra dunque muoversi su tre fronti - Euroregione, comunità di valle, sapere diffuso - e misurarsi su due obiettivi; scongiurare il pericolo di un Trentino piccolo e solo scongiurare il pericolo di un Trentino sovietizzato. La stampa locale - salvo qualche eccezione sembra non aver colto il significato del recente incontro di Innsbruck fra Trentino, Sudtirolo e Tirolo, con la firma di un pacchetto di trenta provvedimenti e la decisione di dar luogo ad un organismo di governo transnazionale, sul fondamento di una disposizione europea, mentre, specularmente l'attenzione della pubblica opinione pare sollecitata più verso le piccole guerre da pollaio piuttosto che verso la sostanza politico-istituzionale della riforma della comunità di valle. Eppure la prospettiva è di un assetto anche visivamente nuovo dell'articolazione urbanistica del potere. Da Innsbruck è partito infatti un segnale chiaro e condiviso sulla centralità politica e non solo geografica di Bolzano-Bozen, la città costituzionalmente bilingue del sistema, mentre più ravvicinatamente a noi, già si intravvede all'orizzonte la nascita di un policentrismo urbano a valenza anche politica oltre che amministrativa, che non potrà non avere ricadute anche sugli altri partner del sistema, dove il policentrismo o è solo burocratico, come nel caso del Tirolo, o di fatto non esiste, come nel caso del Sudtirolo. Materia per gli studiosi dei processi formativi degli assetti istituzionali di governo, ma insieme anche materia di riflessione forse prima ancora che per addetti alla politica per gli addetti in generale alla società civile. Per il Trentino si tratta infatti di evitare la chiusura in se stesso, di scongiurare la sovietizzazione da Provincia, di consolidare le ragioni di un'autonomia, con finalità interetniche e sovranazionali, dimostrando che, per la comunità trentina, il suo modo di essere autonoma non è a misura di quegli «schei» di cui molti parlano a sproposito. L'Adige 25 ottobre In Valsugana gli Schützen ci sono sempre stati Vorrei commentare il divieto agli Schützen di sparare in occasione dell'arrivo del parroco. Il sindaco ha detto no, noi ci siamo adeguati e la gente (una parte) ha mugugnato. Se il sindaco avesse dato l'autorizzazione, nessuno avrebbe avuto modo di che dire. Come fra l'altro avvenuto a Tezze e a Grigno. Veniamo alla storia e cultura della Bassa Valsugana, che secondo il consigliere comunale Giancarlo Orsingher, nulla ha a che vedere con i «cappelli piumati». Vada a vedere, chieda lumi al suo assessore alla cultura, e scoprirà che la Bassa Valsugana e il Primiero hanno gravitato nell'area del cosiddetto Tirolo storico per più di quattrocento anni, con usi e costumi, cultura e tradizioni, tra le quali anche quella degli Schützen. Schützen che hanno operato anche da noi con funzioni di difesa territoriale. Si documenti sul «Land libel» del 1511, editto da «Massimiliano I», sulla storia di Andreas Hofer, sui Stand Schützen, sui LandSchützen, sui Kaiserjaeger. Con questo piccolo cenno, voglio solo ribadire che la storia della nostra terra tirolese, la cosi detta «Heimat», non è finita l'11 novembre del 1918, con l'annessione al Paese che ci ospita. È vero qui si è sempre parlato l'italiano, e così continuerà a essere anche per i prossimi secoli; d'altra parte il Tirolo è sempre stato un territorio plurilingue dove si parlava,si parla e si parlerà sempre il tedesco, il ladino, il cimbro, il mocheno e l'Italiano. Per concludere, non mi sono mai firmato «telvato», ma essendo il legale rappresentante della S.K. Telve, pur non residente nel Comune di Telve, quando scrivo e porto il pensiero della Schützen Kompanie, come tale mi firmo. Giuseppe Corona – Telve Complimenti alla prof Federica Ricci Garotti Lettera aperta alla professoressa Federica Ricci Garotti. La consuetudine di complimentarsi «a caldo» con qualcuno quando se ne ravvisi l'esigenza non interferisce con il mio proposito di esprimerle un personale plauso per la sua lettera comparsa nel quotidiano l'Adige dell'11 ottobre c.a. sul miserando atteggiamento che non pochi trentini manifestano riguardo la loro identità di popolo. Ciò che sull'argomento è riportato dal giornale stesso non è infatti soggetto a scadenza poiché concetti tanto lucidi quanto partecipati entrano con forza nella mente dei lettori e vi permangono. La nuda analisi da lei elaborata sul tema trattato è oggi innegabilmente riscontrabile in buona parte della popolazione locale; popolazione che manifesta una dichiarata indifferenza nei confronti della propria storia se non una totale avversione ad approcciarsene serenamente non intendendo a priori mettere in discussione verità di comodo inculcate in mille modi e che evidentemente hanno trovato in essa terreno fertile di asservimento. Le sue osservazioni sulla storia secolare di questa terra confliggono con quanto propagandato dal regime fascista prima e perseguito da vestali del nazionalismo poi, per il cui tramite vaste schiere di trentini si sono acriticamente persuase che popolazioni amiche e leali con cui i loro antenati hanno condiviso per secoli la stessa terra e la medesima storia erano i «cattivi» per antonomasia e tali sono rimasti. Quei trentini - tirolesi cui piace sentirsi parte di una regione ricca di tradizioni, di storia e di valori di ricalco mitteleuropeo ma che sanno apprezzare quanto di positivo è rappresentato dalla cultura italiana in questa terra, che manifestano il loro carattere di antica popolazione austriaca al di qua delle Alpi e il loro temperamento di matrice italiana quando le varcano, non possono che esserle riconoscenti e sentirsi gratificati dalla sua nette presa di posizione. Pur confortata dal fatto di non essere originaria di questo Land e di poter quindi vantare imparzialità di giudizio, non può d'altro canto attendersi la stessa considerazione da chi, dicendosi trentino, protesta con fiero cipiglio la sua appartenenza ad una sola, unica nazione. Si accontenti, la prego, di un tardivo sentimento di imbarazzo che potrebbe cogliere qualche mio corregionale non più tanto certo, grazie al suo dire, di confidare in un dogma dai piedi d'argilla. Marco de Tisi – Mori Lavis, 35 mila euro sprecati per il cippo degli Schützen In tempo di crisi economica, la pubblica amministrazione, per prima, dovrebbe osservare maggiore attenzione nello spendere il denaro dei propri cittadini. Difendo per principio le iniziative che promuovono ogni forma di cultura a patto che non ci si dimentichi dell'intero patrimonio storico e culturale del nostro Trentino. Nella delibera del consiglio comunale di Lavis, datata 22.10.2009, approvata dalla maggioranza di centro destra leggo testualmente: spesa di euro 35.000 per concessione di contributi straordinari per attività culturali in relazione alla posa di un cippo commemorativo da parte della compagnia Schützen. In questo atto, personalmente, intravvedo, un enorme spreco delle risorse pubbliche. La spesa di 35.000 euro, sommata ad altre spese sostenute direttamente dal Comune, per la posa di un semplice cippo sembra fortemente esagerata e non giustificabile se pensiamo che si tratta dell'intero stipendio di tre anni di un lavoratore dipendente. Sindaco e giunta, credo dovrebbero rendere conto di tutto ciò alla propria comunità. Lieto di essere pubblicamente smentito attendo fiduciosa risposta. Onorio Bassoli , ex assessore del Comune di Lavis