Dalla foresta all`albero: l`Europa a sostegno delle comunità
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Dalla foresta all`albero: l`Europa a sostegno delle comunità
Dalla foresta all’albero: l’Europa a sostegno delle comunità locali Intervista all’Assessore provinciale alle Politiche Comunitarie Remo Andreolli Assessore Andreolli, in Trentino spesso si insiste sulla necessità di tutelarsi dai rischi di uno sviluppo “a due velocità”: da un lato le aree trainanti, dall’altro le comunità periferiche o svantaggiate. Dall’Europa può venire un aiuto in questo senso? Certamente. La Commissione europea si è dotata di specifici strumenti finanziari, i Fondi strutturali, che servono proprio a ridurre le differenze di sviluppo a livello regionale o locale. In un primo tempo si è puntato soprattutto alle infrastrutture fisiche, come le strade e le altre vie di comunicazione. Ora però l’attenzione si sta rivolgendo anche ad altri fattori: l’innovazione tecnologica, il terziario innovativo, i servizi al cittadino. 2 Remo Andreolli Il Trentino cosa sta facendo in concreto? Il Trentino attualmente è impegnato nella realizzazione di un programma-pilota di Azioni Innovative denominato “Servizi per il miglioramento delle condizioni di vita nelle piccole comunità periferiche”, approvato dalla Commissione Europea con un contributo a valere sul fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Per la realizzazione di questo programma bisognava individuare un’area che avesse caratteristiche specifiche: la scelta è caduta sulla Valle del Chiese. Il programma ha come obiettivo generale l’utilizzo dello strumento telematico per migliorare le condizioni socioeconomiche della popolazione residente, e per invertire la tendenza allo spopolamento delle aree più periferiche. I suoi risultati potranno in futuro essere estesi ad altre aree del territorio provinciale. Che tipi di intervento sono previsti? Le azioni principali sono tre. La prima è “Negozio virtuale ad accesso facilitato”, che si propone di combattere la chiusura dei punti vendita nelle zone periferiche e di ridurre i disagi per i cittadini, attraverso la diffusione del commercio elettronico e la gestione comune della logistica. La seconda azione, denominata “Telecentro per teleservizi”, punta all’inserimento professionale delle categorie meno avvantaggiate e delle donne in particolare. L’attenzione è rivolta soprattutto al telelavoro, ai servizi a distanza, alla teleformazione. La terza azione, denominata “Anziano ben servito”, si propone di migliorare i servizi offerti agli anziani. Non sono cose un po’ troppo lontane dalla realtà quotidiana delle nostre valli? Dobbiamo liberarci dall’idea che l’innovazione sia una questione che riguarda i centri urbani, sedi di università e centri di ricerca, o di grandi industrie, mentre la montagna sarebbe destinata a rimanere prigioniera dei suoi stereotipi. Al contrario, le nuove tecnologie dell’informazione, facenti perno sul computer e sulle reti informatiche, hanno proprio questo di straordinario: che annullano il concetto di centro e di periferia. Per chi vuole aprire, ad esempio, una società che offre servizi on-line, risiedere in un piccolo paese di montagna non è un handicap o uno svantaggio, a patto che vi siano in loco le infrastrutture indispensabili per far decollare la sua attività. Ma non è tutto: la tecnologia oggi è in grado di portare servizi e prestazioni molto specialistiche anche nelle località più remote: è quello che il Trentino da tempo sta sperimentando ad esempio con la telemedicina. Qualche altro esempio? Le iniziative possono essere molteplici. Con riferimento al programma si può passare dalle più semplici, come garantire un accesso collettivo ad Internet, alle più com- Cimego plesse, come la sperimentazione di tecnologie digitali avanzate - ad esempio, accesso radiosatellitare ad Internet - a beneficio di zone rurali, isolate o difficilmente raggiungibili, per sperimentare nuove modalità di trasporti collettivi cosiddetti a chiamata, per migliorare la possibilità di movimento della popolazione; la realizzazione di un sistema di telemedicina con scambio di informazioni tra i medici e le strutture ospedaliere, la realizzazione di forme di teleformazione anche universitaria. L’importante è che ogni iniziativa intrapresa veda il coinvolgimento diretto della comunità che ne deve trarre beneficio. In questo senso la Valle del Chiese, che si è dotata di un Patto territoriale in linea con queste premesse, offre molte garanzie. Ma per approfittare delle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica è necessario avere una formazione adeguata. Anche su questo versante le cose si stanno muovendo. Innanzitutto, non dimentichiamo che nelle nostre valli oggi ci sono molti giovani con titolo di studio elevato, che conoscono l’inglese, che adoperano quotidianamente Internet. Loro sono la nostra “testa di ponte”. Ma il problema della cosiddetta alfabetizzazione alle nuove tecnologie è reale, e se lo pone anche l’Unione europea. Per questo molta attenzione viene rivolta ai programmi di formazione e di diffusione delle buone prassi: nelle piccole e medie imprese, nella pubblica amministrazione, nelle famiglie, negli esercizi commerciali, nella scuola; insomma, presso tutti gli attori locali dello sviluppo. In due parole, come definirebbe la strategia dell’Unione europea che sta dietro alla diffusione di questo genere di programmi? È una strategia che, oltre a guardare alla ‘foresta’, ovvero al panorama globale, continentale, guarda sempre di più anche al singolo ‘albero’, ovvero alle tante realtà locali, cercando di interpretarne i bisogni, e a valorizzarne le peculiarità. L’obiettivo è far crescere delle economie regionali fondate sulla conoscenza e sull’innovazione, aiutando in particolare le regioni svantaggiate ad innalzare il loro livello tecnologico. Per raggiungere questo obiettivo le vie sono diverse: la creazione di reti di imprese, la collaborazione sempre più stretta fra mondo produttivo e dei servizi e i centri di ricerca o le università - anche attraverso la mediazione dei BIC, gli incubatori di impresa la messa a disposizione di nuovi strumenti finanziari, come i capitali di rischio per avviare delle nuove società e così via. Poi ovviamente ogni realtà ha le sue esigenze specifiche. Ad esempio, noi ci concentriamo sul commercio, sui trasporti e sul miglioramento dei servizi perché è lì che abbiamo individuato uno dei motivi di disagio di chi vive nelle periferie, o sull’occupazione femminile perché, com’è noto, in una realtà come quella trentina, dove la disoccupazione è quasi sconosciuta, uno dei segmenti più deboli del mercato del lavoro è quello delle donne, specie se in cerca di nuova occupazione dopo un periodo di inattività. Marco Pontoni 3