Untitled - CLEAN edizioni

Transcript

Untitled - CLEAN edizioni
Indice
Copyright © 2011 CLEAN
via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli
telefax 0815524419-5514309
www.cleanedizioni.it
[email protected]
Tutti i diritti riservati
È vietata ogni riproduzione
ISBN 978-88-8497-168-5
Editing
Anna Maria Cafiero Cosenza
Grafica
Costanzo Marciano
6
8
Premessa
Introduzione
12
28
48
64
Abitare alla Barceloneta
Altre creatività
Mira La Mina
Abbattere e ricostruire
82
Bibliografia minima di riferimento
6
Premessa
7
Questo libro analizza quattro quartieri di Barcellona cercando di
mettere in luce alcune criticità legate alle loro trasformazioni
contemporanee.
Alla descrizione dei piani e dei progetti, nonché della morfologia
dei luoghi, si intervallano interviste agli abitanti dei quartieri o
alle persone che vi lavorano e ai tecnici che hanno contribuito
alla loro trasformazione.
Forte è la presenza delle associazioni di quartiere, le associacions
de veïns, che raccolgono l’eredità delle storiche associazioni di
cittadini coagulatesi alla fine degli anni Sessanta, in pieno
franchismo, e che furono molto attive nel rivendicare il “diritto alla
città” e allo spazio pubblico. Si tratta di voci che testimoniano
modi di vivere, forme di partecipazione o di percezione dei
cambiamenti urbani; di voci che esprimono punti di vista e
micro-storie che troppo spesso sfuggono alle narrazioni ufficiali e
generaliste della storia dell’architettura e della città, ma che sono
invece una componente essenziale per comprendere i processi
più ampi nei quali si trovano di fatto immerse.
Dalla descrizione dei quattro quartieri si può infatti comprendere
come la trasformazione contemporanea di Barcellona si inserisca
in politiche di rigenerazione urbana di portata globale incentrate
sulla cultura, il turismo, il terziario, il marketing e i grandi eventi; e
ne costituisca, in questo senso, un modello emblematico.
Ringrazio AVA Arquitectos, Emanuela Bove, Pedro Cano, Albert
Capella, Paco e Carmen de La Mina, Marcela Baliano Ghiglione,
Stefano Portelli, Aurora e José del Bon Pastor, le cui interviste
compaiono nel testo, per la loro generosa disponibilità a
condividere le loro esperienze. Sono riconoscente a Xavier
Campos e Manuel Fernández dell’Àrea Social del Consorci del
Barri de La Mina, che mi hanno guidato nel quartiere dove
lavorano. Grazie a Miriam Germeno per il paziente e attento
lavoro di sbobinatura e traduzione delle interviste.
Abitare alla Barceloneta
Dalla metà degli anni Novanta, il quartiere della Barceloneta si
aprì alla città. La “piccola Barcellona”, una comunità di pescatori
e poi di operai che abitava un quartiere edificato nel XVIII secolo
sulla spiaggia a ridosso del porto, si trovò al centro del nuovo
fronte mare, tra il Port Vell e la Villa Olìmpica. Il PERI del 19853,
redatto da Manuel de Solà-Morales, già intendeva ovviare alla
segregazione del quartiere, creando una serie di attrezzature da
disporre al di fuori del triangolo di terra occupato
dall’insediamento, in particolare attraverso il riutilizzo dei vecchi
magazzini portuali. Con la loro distruzione e con quella dei
chiringuitos, gli antichi chioschi auto-costruiti dove si vendeva e
mangiava il pesce, con la complessiva riconversione dell’area a
luogo di loisir, con la terziarizzazione del fronte mare, del porto e
dei vicini ex quartieri industriali, l’apertura alla città assunse una
valenza non prevista dal piano. La maggioranza dei vecchi bar
chiusero i battenti, così come le storiche attività commerciali e a
loro posto furono aperte nuove attività commerciali, mentre
giovani stranieri incominciarono a fittare alloggi a settimana, per
lo più “in nero”, a due passi dalla spiaggia. Molti operatori
immobiliari iniziarono a sfruttare la situazione, comprando,
ristrutturando e rivendendo gli immobili acquistati a prezzi
vantaggiosi.
Tuttavia, a parte alcune demolizioni puntuali, l‘impianto
morfologico del quartiere non è stato fino a oggi alterato e la
Barceloneta continua a essere un quartiere di strade strette su cui
3. M. de Solá-Morales, M. Tatjer,
I. Paricio, Rehabilitar la Barceloneta.
La estructura social en la rehabilitación
de la Barceloneta. La Barceloneta,
modelo historico y actual. Soporte fisico
y proyecto urbanístico, in “CAU”, n. 79,
1982; M. de Solá-Morales, M. Tatjer,
I. Paricio, La Barceloneta, in
Ajuntament de Barcelona, Plans i
projectes per a Barcelona, Ajuntament
de Barcelona, Barcellona 1983,
pp. 37-49.
13
14
nella pagina accanto
Passeig de Joan de Borbó
in alto
Passeig de Joan de Borbó
in basso
Carrer de Sivilla
affacciano palazzi di altezze differenti, che dagli originari due
piani arrivano talvolta fino a sette, anche senza fondazioni. Il suo
impianto a maglia ortogonale si compone di lunghi isolati tutti
uguali e le tipologie abitative sono essenzialmente di due tipi: i
quarts de mig, appartamenti che occupano un quadrato di 8,40
metri per lato (la metà di una parcella di 16,80 per 8,40 metri) e i
quarts de casa o quarts de quart, di 4,20 per 4,20 metri. Agli
appartamenti si accede tramite una rampa di scale stretta e in
forte pendenza; non ci sono ascensori e gli abitanti raccontano
che a volte i malati, o chi passa a miglior vita, sono fatti scendere
dalle finestre.
Il PERI per la Barceloneta considerò fondamentale risolvere la
questione abitativa. L’impianto consolidato, un esempio
emblematico di quartiere di fondazione “razionale”, andava
conservato, ma al contempo gli appartamenti risultavano troppo
piccoli e inaccessibili per una popolazione composta per la
maggior parte da anziani. Il piano proponeva di trasformare i
quarts de casa in quarts de mig (soluzione già adoperata
spontaneamente da molti abitanti del quartiere) attraverso
ampliamenti e creazioni di duplex, risalendo alla suddivisione
originaria del lotto e senza alterare la struttura degli edifici.
Indicava inoltre, come ulteriore soluzione, l’intercambio tra le
persone con problemi di mobilità che vivevano ai piani alti con
quelle che vivevano ai piani bassi.
A partire dagli anni Novanta, quando la Barceloneta iniziò a
essere meta turistica, il problema abitativo non era ancora
completamente risolto e i nuovi abitanti, confluiti nel quartiere
fittando e comprando i quarts de mig e i quarts de casa, si
trovarono a convivere con i residenti di lunga data nei vecchi
palazzi senza ascensore.
Nel 2007 fu stilata la “Regulació de l’edificació tradicional de la
Barceloneta, per millorar la seva accessibilitat vertical”, una
variante al piano regolatore generale (PGM) che prevedeva la
18
nelle pagine precedenti
Piazza del mercato della
Barceloneta
nella pagina accanto
Edificio in carrer de Sant Miquel
4. FOCIVESA (Foment de Ciutat Vella) è
la società a capitale pubblico-privato
(60% pubblico, 40% privato) che
gestisce tutti gli interventi di
ristrutturazione urbanistica della Ciutat
Vella, il distretto amministrativo che
comprende i quartieri centrali e più
antichi della città.
possibilità di installare ascensori negli immobili. Nel piano, noto
anche come piano degli ascensori, fu prescritta inoltre un’altezza
omogenea per gli edifici, fino a sette piani, con l’eventuale
sopraelevazione dei palazzi più bassi, fatti salvi gli edifici
catalogati come beni culturali. Ma per predisporre il vano degli
ascensori nei palazzi, a seconda della tipologia dei lotti, gli
appartamenti dovevano essere ristrutturati.
Eduard e Alfredo Vives Torrents (AVA Arquitectos) sono tra coloro
i quali sono stati incaricati di elaborare uno studio tipologico
finalizzato all’installazione degli ascensori negli edifici. Eravamo
vari gruppi, a ognuno dei quali fu assegnata da Foment [Foment
de Ciutat Vella, FOCIVESA4] una zona da analizzare. Foment ci
fornì uno studio tipologico di tutta la zona, un documento con le
linee guida e con i rilievi. Noi studiammo la nostra zona, la punta
della Barceloneta; quindi realizzammo uno studio tipologico dei
quarts de casa, facendo un’attenta analisi dei vari casi, strada per
strada, casa per casa, alla ricerca delle migliori soluzioni
tipologiche per ristrutturare gli appartamenti, per modernizzarli.
Per esempio, queste tre case che hanno una superficie di 20
metri quadrati, sono servite da una sola scala; la nostra proposta
consisteva nell’aggruppare, dove possibile, tre edifici e dotarli di
una sola scala, guadagnando così spazio necessario per collocare
un ascensore, mentre lo spazio prima occupato dalla scala
originaria diventa uno spazio che dà luce alle stanze. Ci sono casi
in cui non si elimina nessuna casa, ma altri dove è inevitabile
sacrificare uno o più alloggi. Nel nostro progetto sono
contemplate tutte le tipologie, tutte il meno “invasive” possibile:
ad esempio, qui, al posto di tre alloggi con una scala molto
angusta, si inserisce una scala nuova, un ascensore. Si tratta di
uno studio minuzioso, minimalista: minima distruzione, minima
costruzione, consolidamento. Questo è il nostro contributo.
Non eliminare gli alloggi non sempre è possibile. Lo è solo
quando le abitazioni hanno gli ingressi vicini, cioè quando le
Strade del quartiere della
Barceloneta
22
nella pagina accanto
Ricard Bofill, Hotel Vela 2010
José Antonio Coderch,
edificio della Barceloneta,
1951-55
scale sono contigue, grossomodo nel 30% dei casi. Per i casi in
cui non è possibile, che sono la maggior parte, sono stati
formulati altri progetti da altri gruppi di architetti che prevedono
una ridistribuzione degli spazi, altri ancora che propongono gli
ascensori esterni, sulla strada.
Alla fine Foment raccolse la nostra proposta insieme a quelle
degli altri gruppi (quattro o cinque), e probabilmente, a partire da
tutte le proposte, ne elaborerà una propria. Il nostro studio
tipologico per la Barceloneta finisce qui.
Il piano stabilì il diritto da parte dei proprietari degli appartamenti
di scegliere autonomamente se dare una quota per la
ristrutturazione del loro palazzo, ma la decisione finale sui lavori
fu affidata a una maggioranza relativa: il 50% più 1.
In questo modo non fu possibile garantire un adeguato controllo
pubblico sul restauro degli edifici e la volontà di una minoranza
che poteva essere pari al 49% (trascurando i locatari, esclusi dal
conteggio) non fu tutelata, incentivando di fatto l’acquisto di
interi edifici da parte dei promotori immobiliari.
L’amministrazione pubblica, attraverso FOCIVESA, fu l’ente
preposto a gestire i progetti, i prestiti da erogare a seconda del
reddito e i processi di rialloggio per coloro i quali, nella
ristrutturazione degli edifici, avrebbero perso il loro alloggio.
Nel frattempo, nelle vicinanze del quartiere, vicino la Estació de
França, iniziò la costruzione di un complesso per 200 residenze di
rialloggio che è stata da poco portata a termine (2010).
Il piano per la Barceloneta è rimasto a lungo in una fase di stallo,
soprattutto a causa delle numerose proteste degli abitanti delle
tante associazioni locali, le quali chiedevano che lo strumento
urbanistico venisse invalidato. I dubbi generati da un piano che
affidava la ristrutturazione di un intero quartiere alla decisione dei
proprietari o dei promotori immobiliari aumentarono quando su
una nuova imboccatura portuaria della Barceloneta, a 20 metri
dalla costa, incominciò la costruzione dell’Hotel Vela, un
24
nella pagina accanto
Josep Miàs,
mercato della Barceloneta, 2007
5. Il progetto dell’hotel è precedente al
piano degli ascensori, esso fu approvato
nel 2001 e ridotto da 154.000 metri
quadri a 129.000, ad accogliere 450
stanze su 88 metri di altezza.
grattacielo specchiante la cui forma evoca per l’appunto quella di
una vela spiegata sul mare, progettato da Ricard Bofill: la sagoma
dell’hotel all’orizzonte lasciò pronosticare un’ulteriore crescita del
valore fondiario della zona e la definitiva riconversione del
quartiere in recinto turistico, con la conseguente espulsione dei
suoi abitanti5. Che effetto farà l’Hotel Vela sulla Barceloneta?
Il quartiere sarà abitato da nuovi turisti che vivranno in
appartamenti più grandi, ristrutturati e con l’ascensore, o dai
lavoratori dell’hotel? L’hotel produrrà più lavoro per il quartiere?
Queste erano alcune delle domande che si ponevano i giovani e
gli anziani nelle riunioni delle associazioni di quartiere, per la
maggior parte, paradossalmente, contrari a che si installassero
ascensori nei propri palazzi.
Emanuela Bove è italiana, è architetta ed era allora responsabile
della commissione di cooperazione locale di Architetti Senza
Frontiere di Catalogna (ASFcat). Lavoravo nella commissione di
cooperazione locale che interviene in appoggio ai settori sociali
più vulnerabili, che maggiormente subiscono gli effetti negativi
delle trasformazioni urbane. La commissione difende il diritto e
l’accesso a una casa dignitosa, appoggia associazioni che
lavorano nell’ambito dell’esclusione sociale e gli abitanti colpiti
dalle trasformazioni urbanistiche. Molto spesso, si rivolgono alla
commissione innanzitutto perché decodifichi quello che un piano
implica. Le trasformazioni che si stanno imponendo a Barcellona
hanno una velocità e un impatto sociale sufficientemente alti da
innescare in maniera crescente una mobilitazione sociale.
Cominciammo a lavorare nella Barceloneta nel 2006. Nell’aprile
Foment de Ciutat Vella aveva elaborato una proposta di modifica
del PGM della Barceloneta per migliorare l’accessibilità verticale
dell’edificazione tradizionale. Le associazioni si mobilitavano per
capire cosa ciò significasse, per avere le informazioni che con
molta difficoltà riuscivano a ottenere. L’informazione è uno
strumento necessario e fondamentale per consentire un reale
25
26
processo di partecipazione. Nelle varie fasi della redazione di un
piano, è inesistente o quasi: l’amministrazione non dà nessuna
spiegazione su quello che si fa. Si può parlare di partecipazione
quando questa avviene solo quando l’approvazione di un piano è
definitiva o quasi?
Chiedemmo un incontro a Foment per sapere quali erano gli
obiettivi del piano. Avvenne a luglio. Ci dissero di aver incaricato
alcuni architetti di elaborare proposte per dotare gli edifici di
ascensori e che il processo era ancora in fase di studio.
Il 23 agosto del 2006, nel Bollettino Ufficiale della Provincia (BOP),
si comunicò l’inizio del procedimento per la variante del PGM
per la Barceloneta. Nel BOP del 23 novembre si pubblicò
l’approvazione iniziale.
Presentammo allegazioni sulle contraddizioni e conseguenze sociali
del piano, sui diritti dei proprietari e degli inquilini, sui criteri delle
sovvenzioni, sulla necessità di tutelare il patrimonio architettonico
tradizionale e sulla assoluta mancanza di un processo
partecipativo. Le allegazioni sono uno strumento di opposizione a
un piano urbanistico, espressione delle inquietudini delle persone
rispetto agli obiettivi della pianificazione. Si possono presentare
entro un mese dalla pubblicazione del piano nel bollettino ufficiale.
Preparare le allegazioni è un lavoro lungo, si tratta di fare delle
opposizioni e delle richieste rispetto a singoli punti o rispetto al
contenuto generale del piano. Nella maggior parte dei casi, non
sono tenute in conto. Anche in questo caso, nessuna fu accolta.
Contemporaneamente iniziammo un lavoro di contatto con le
associazioni del quartiere, raccogliemmo documentazione e
pensammo a un momento di informazione e dibattito, volevamo
organizzare una conferenza. Si fece nel febbraio del 2007 nel centro
civico della Barceloneta. I relatori erano tecnici di differenti
discipline che conoscevano il tessuto urbano e sociale, avevano
lavorato al PERI e alla variante. Essi espressero una visione molto
critica del piano. L’amministrazione invitata non partecipò.
Partecipò molta gente soprattutto del quartiere che espresse le
proprie inquietudini e dubbi. Fu un momento molto bello. Si decise
di chiedere al regidor del distretto di Ciutat Vella Carles Martì una
moratoria all’approvazione preliminare della variante prevista per il
22 febbraio. La moratoria fu respinta.
Il piano non consentiva alla gente del quartiere di rimanerci.
Qual è allora la soluzione? Partire dalle esigenze delle persone,
farne una reale analisi. Partire dal patrimonio costruito non
utilizzato: le necessità delle persone anziane, per esempio, si
possono soddisfare all’interno dello stesso quartiere, riutilizzando e
adeguando edifici esistenti. Non è necessario distruggere per poi
ricostruire.
Barcellona da un lato difende fortemente la sua identità, ma
dall’altro distrugge il suo tessuto urbano e sociale. È una città
che vende un sogno che non ha concretezza umana, con molta
gente che paga una emarginazione enorme.
Dopo anni di dibattiti e discussioni sul piano degli ascensori è
stato recentemente affidato (2010) allo studio Urbaning 09 SL,
diretto da Pere Mogas Maresme, l’incarico di stendere un nuovo
piano che, a quanto oggi è dato sapere, sintetizzerà e armonizzerà
le direttive del PERI della Barceloneta con quelle della variante
del 2007. In questo modo si vuole riconoscere e valorizzare il
valore ambientale dell’insediamento della Barceloneta e dei
quarts de casa, in accordo con le pur necessarie opere di
miglioramento dell’accessibilità agli appartamenti e al quartiere.
L’Hotel Vela è stato da poco inaugurato (2009) e ora contribuisce
a creare lo skyline della Barcellona contemporanea, insieme al
vicino complesso ludico e commerciale del Maremagnum, alle
torri della Villa Olìmpica e dell’area Diagonal Mar. Il processo di
turistizzazione della Barceloneta continua ma per ora l’hotel
rimane un’isola a parte, a cui accedono solo uomini d’affari e
l’élite del turismo internazionale.
27