Programma di sala GENNAIO 2016
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Programma di sala GENNAIO 2016
LE ST AGIO NI 2015 • 2016 CONSERVATORIO TEATRO VITTORIA +SPAZIOQUATTRO POLMONI SABATO +SpazioQuattro ORE 10-13 GENNAIO PROVE APERTE 9 DOMENICA 10 Teatro Vittoria ORE 17 GENNAIO PROVA GENERALE MARTEDÌ Conservatorio G. Verdi ORE 21 12 GENNAIO POLMONI I Fiati dell’Orchestra Filarmonica di Torino Giampaolo Pretto maestro concertatore e flauto solista Supervirtuosi, allegri, emozionanti, i dieci fiati dell’Oft affrontano quattro capolavori. Non li conoscete? Approfittate! Gordon Jacob (1895 - 1984) Old Wine in New Bottles The Wraggle Taggle Gipsies The Three Ravens Begone, Dull Care! Early One Morning Charles Gounod (1818 - 1893) Petite Symphonie per nove fiati in si bemolle maggiore op. 216 Adagio e Allegretto Andante cantabile Scherzo Finale Louis Théodore Gouvy (1819 - 1898) Petite Suite Gauloise per nove fiati op. 90 Introduction et Menuet Aubade Ronde de nuit Tambourin Jean Françaix (1912 - 1997) Neuf Pièces Caractéristiques Presto - Amoroso - Notturno - Subito vivo - Allegro Andantino - Leggierissimo - Moderato - Finale Isabelle Massara - flauto II e ottavino Luigi Finetto - oboe I Marco Vittorio Rossero - oboe II Massimo Mazzone - clarinetto I Lucia Marino - clarinetto II Paolo Dutto - fagotto I Anna Vittoria Zanardi - fagotto II e controfagotto Marco Panella - corno I Stefano Fracchia - corno II Nel mondo magico che J. K. Rowling ha costruito intorno a Harry Potter, la musica, curiosamente, ha pochissimo posto. Soltanto in uno degli episodi, Harry Potter e il calice di fuoco, compare una rock band popolare fra i giovani apprendisti maghi, The Weird Sisters. I loro strumenti, però, sono assolutamente comuni, con una mescolanza di elettrico e di barocco a creare un leggero colore arcaicizzante: vari set di batteria, chitarre e basso elettrici, liuto, cornamusa, violoncello, contrabbasso. Niente che faccia il paio con la posta tramite gufi, con il deluminatore usato per spegnere le luci dei lampioni, con le fotografie animate, gli armadi svanitori e così via. La realtà magica di Hogwarts esplode in un turbine di effetti strabilianti, ma la musica e gli strumenti musicali restano identici a quelli che conosciamo. Potremmo pensare si tratti di una trascuratezza o di un dettaglio privo di interesse. Ma la musica, se ci pensiamo, non ha bisogno di essere trasfigurata dalla fantasia, perché è la cosa più magica inventata dagli uomini nel loro mondo babbano. La musica per strumenti a fiato, oltretutto, è quella che maggiormente corrisponde a questa parentela con il magico. Se il suono si propaga nell’aria, quello degli strumenti a fiato è anche prodotto da una colonna d’aria in vibrazione, è pura aria, musica che pare essere disincarnata. Il corpo del suono si percepisce solo quando si considerano i materiali con i quali sono costruiti gli strumenti e la fisicità del performer. A volte negli intervalli fra un pezzo e l’altro, o fra un movimento e l’altro, gli esecutori soffiano negli strumenti non per suonare, ma per pulirli, producendo rumori che danno un senso di improvvisa concretezza a una musica che sembrava galleggiare nell’atmosfera. Non è un caso che ai complessi di fiati, dalle Harmonie del Settecento boemo fino agli assortimenti più vari della musica da camera del Novecento, sia stata affidata un’estetica della leggerezza e non è un caso che, sul versante opposto, la musica concreta abbia avuto ai suoi inizi un gesto di rovesciamento come quello di Edgar Varèse, il quale nel 1936 pensò non alla tradizione del flauto, ma alla sua materia (nella fattispecie il platino), scrivendo Density 21.5. Il nome di Gordon Percival Septimus Jacob sembra in effetti uscire dalle pagine di Harry Potter. Magia e attrattiva, magic and appeal, erano del resto ciò che Gordon Jacob diceva di voler produrre quando scriveva la sua musica. Per giungere a questo obiettivo puntava sull’immediatezza comunicativa di una scrittura limpida, nella quale anche l’uso della dissonanza doveva servire a rendere più ricco il colore del suono, senza nessun valore strutturale. Old Wine in New Bottles, brano composto nel 1959, si basa su quattro canzoni popolari inglesi: altre quattro sarebbero state utilizzate quasi vent’anni dopo da Gordon Jacob in More Old Wine in New Bottles (1977), vero e proprio sequel di questa prima suite. Dieci sono i fiati che compaiono come obbligati nella partitura di Old Wine in New Bottles. Nove sono quelli coinvolti da Charles Gounod nella Petite Symphonie scritta nel 1885, cioè quasi al termine di un secolo che aveva visto gli strumenti a fiato evolvere in modo spettacolare dal punto di vista tecnico e costruttivo. L’aggiunta delle valvole a trombe e corni, l’invenzione della tuba, quella del sax, lo sviluppo del flauto traverso da parte di Theobald Böhm sono stati alcuni dei contributi della ricerca musicale al mondo magico degli strumenti a fiato, che offriva a Gounod una tavolozza di suoni e di possibilità molto diverse da quanto era disponibile solo cinquant’anni prima. Fu il flautista Paul Taffanel, fondatore di una società per la musica da camera con strumenti a fiato, a commissionargli questo brano, uno dei pochi di carattere non sacro dell’ultima produzione di Gounod. L’impianto strumentale è quello delle serenate di Mozart: quattro coppie di oboi, clarinetti, fagotti e corni. In omaggio a Taffanel, Gounod aggiunse il flauto solista, che diventa lo strumento trainante della composizione. La magia degli strumenti a fiato dipende anche dal fatto che aria e leggerezza producono un effetto di lontananza proiettato non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Louis Théodore Gouvy aveva uno spiccato interesse per la storia antica, per il mito greco, le leggende nordiche e il mondo medievale. Era nato nella Saar, territorio conteso tra la Francia e la Prussia, ed era considerato dai contemporanei un musicista di rango, come testimoniano i giudizi di Hector Berlioz e la stima di Johannes Brahms. La Petite Suite Gauloise, scritta nel 1888, è concepita proprio come un cammino all’indietro nella storia. Nella solenne introduzione Gouvy affida un breve intervento solistico a tutti gli strumenti, digradando verso un minuetto che ha ancora un’impostazione sinfonica, ottocentesca. L’Aubade riconduce verso la lirica amorosa di origine medievale mentre i due movimenti finali, Ronde de Nuit e Tambourin, rievocano danze rinascimentali e barocche. Se la musica, per Jean Françaix, aveva essenzialmente il compito di produrre incanto, gli strumenti a fiato ne erano i suoi interpreti elettivi e proprio per questo egli ha dedicato a questo genere di composizioni una parte consistente del suo lavoro. I Neuf Pièces Caractéristiques, scritti nel 1973, sono uno specchio della poetica di Françaix, con la sua giocosità, il virtuosismo, la varietà ritmica e soprattutto il piacere di sorprendere l’ascoltatore con qualcosa di magico e di inatteso nella sua epoca, al punto da poter anche generare una reazione di rifiuto. Stefano Catucci Giampaolo Pretto, primo flauto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, dal 2012 è maestro per l’Orchestra Giovanile Italiana e dal 2014 partner artistico dell’Oft. Diplomatosi brillantemente in composizione al Conservatorio “G. Verdi” di Torino, ha studiato direzione con Piero Bellugi. Dal 2009 ad oggi ha diretto, oltre ai complessi fiesolani, l’orchestra georgiana “Zakaria Paliashvili”, l’Orchestra Sinfonica di Aosta, l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, la cinese Wuhan Philarmonic, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese e l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari. Nel 2015 ha aperto la Stagione dell’Oft con la Nona di Mahler e per il 2016 è invitato sul podio dell’Orchestra di Padova e dell’Orchestra Haydn di Bolzano. Come solista, ha inciso decine di CD: l’integrale dei concerti di Mozart con la European Union Chamber Orchestra e la Südwestdeutsche Kammerorchester Pforzheim, il Concerto di Petrassi con l’Orchestra del Maggio Fiorentino, Ruah di Ivan Fedele – di cui è dedicatario – con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il Concierto Pastoral di Rodrigo con l’Oft. Nel 1993 ha fondato il Quintetto Bibiena, gruppo di fiati con cui, nel corso di un intenso ventennio concertistico, ha ottenuto i massimi riconoscimenti internazionali. Tra i premi ricevuti, il “Siebaneck-Abbiati” della critica italiana con il Quintetto Bibiena, il “Pressenda” e il “Barison” come solista. Attivo come compositore, ha proposto in più occasioni il suo Nine Rooms, concerto per flauto, violoncello e archi; nel 2014 l’Ex Novo Ensemble di Venezia ha ospitato la prima esecuzione del quartetto A Flat, mentre il 2016 vedrà la creazione del suo concerto per clarinetto, commissione dell’Orchestra Haydn di Bolzano. Il canale Sky Classica gli ha dedicato due ritratti, per le serie “I notevoli” e “Contrappunti”. I Fiati dell’Orchestra Filarmonica di Torino sono una nuova costola che, cresciuta in seno alla formazione principale, ha ora raggiunto una propria autonomia, in modo simmetrico rispetto al gruppo degli Archi. Sotto la guida di Giampaolo Pretto, i Fiati dell’Orchestra Filarmonica di Torino si sono avviati lungo un percorso di affascinanti esplorazioni musicali, di cui questo concerto rappresenta la prima tappa. PROSSIMO CONCERTO martedì 16 febbraio 2016 Torino, Conservatorio “G. Verdi” ore 21 Orchestra Filarmonica di Torino Alexander Mayer direttore Musiche di Kernis, Brahms, Beethoven mood-design.it Stampa: Agit Mariogros Industrie Grafiche S.r.l. Con il patrocinio di Con il sostegno di Con il contributo di Fornitori ufficiali www.oft.it L’INIZIATIVA SI SVOLGE IN SEDI PRIVE DI BARRIERE ARCHITETTONICHE