l`associazione nazionale alpini a varese e il `coro del campo dei fiori`
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l`associazione nazionale alpini a varese e il `coro del campo dei fiori`
cultura e storia I L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI A VARESE E IL `CORO DEL CAMPO DEI FIORI' l Gruppo alpini di Varese festeggia il settantesimo compleanno. Le rievocazioni non sono piuÁ di moda ma, in un'epoca in cui valori e tradizioni stentano ad affermarsi, un'occasione come questa riveste un'importante significato culturale. In molti, a torto, si sono fatti un'idea sbagliata del Gruppo alpini e forse pensano che le attivitaÁ in tempo di pace si traducano semplicemente in sterili quanto nostalgici ritrovi in cui si ricordano i momenti epici di tante battaglie. La situazione eÁ invece un po' diversa, in quanto basta osservare la splendida sede varesina degli alpini in via Bizzozero, frutto di un lascito, perche tutto acquisti un'altra prospettiva. Ben organizzato, risultato di un lavoro minuzioso quanto capillare, il Gruppo, pur mantenendo fede agli antichi valori, funziona anche amministrativamente secondo criteri manageriali proprio in virtuÁ delle tante attivitaÁ che si ritrova a gestire. Una doppia ricorrenza per ricordare la filiazione varesina d'un glorioso sodalizio sorto, non a caso, all'indomani della fine del primo conflitto mondiale: l'Associazione nazionale alpini. Nasceva infatti nel 1930 il Gruppo alpini di Varese che ha via via dilatato la propria attivitaÁ nel sociale con interventi sul campo e iniziative IL CORO COMPIE VENT'ANNI benefiche e, dal 1980, in perfetta Il vero simbolo del Gruppo varesino, il cuore degli alpini bosini eÁ rappresentato dal `Coro del Campo dei Fiori'. Questa istituzione locale compie proprio quest'anno venti anni e fa i conti con le nuove esigenze di modernizzazione dei testi dettate dall'evoluzione della societaÁ e dei gusti musicali. Nonostante il suo repertorio piuÁ tradizionale sia considerato out of mode dai giovani, la passione per le antiche melodie e musiche, accompagnata dalla volontaÁ di rinnovamento e di una diversa impostazione, continua ad animare gli sforzi del coro. Gli alpini riscoprono cosõÁ, sulla lunga strada della modernizzazione, celebri pezzi musicali americani del Novecento. Lo stesso Silvio Botter, vicepresidente del Gruppo, sostiene che gli alpini varesini ``stanno preparandosi a eseguire Happy days, un conosciuto classico blues che ha avuto molto successo giaÁ nei cori laici e in quelli delle parrocchie e che potrebbe rientrare nel giaÁ fitto repertorio degli alpini''. Risuonano ancora le sale delle Ville Ponti LOMBARDIA NORD-OVEST sintonia con lo spirito del Corpo, vanta il `Coro del Campo dei Fiori'. Roberto Blumenthal 71 3/2000 La locandina del `Concerto di Natale' del 1989 tenuto dal Coro Campo dei Fiori in Sant'Antonio a Varese. bagaglio classico dell'alpino e rappresenta una formidabile compagna, ancora oggi, delle sue camminate, delle sue lunghe marce e dei momenti di sosta. In questi ultimi anni eÁ diventata sempre piuÁ stretta e fattiva la collaborazione tra il coro del Gruppo di Varese e le parrocchie della provincia, a ulteriore testimonianza di una comunitaÁ di intenti e di valori da trasmettere alle giovani generazioni. Ma il perfetto affiatamento di un coro non si improvvisa. Inizialmente il tentativo di coniugare il mondo della montagna e i suoi canti con le esigenze di divulgazione musicale ha richiesto senza dubbio non pochi sforzi. Si eÁ cercato, fin dalla prima attivitaÁ del coro, di compiere un'opera di canonizzazione dei canti, a volte `scuciti' tra loro. In questo senso si eÁ compiuta una prima opera di rivalutazione dell'arte musicale, del folklore e delle tradizioni popolari. Gli inizi dell'attivitaÁ del coro furono quasi pionieristici. La testimonianza del presidente di allora, Pino Bernasconi, risulta in questo senso illuminante. Si cercoÁ di coinvolgere nelle sorti del neonato coro un po' tutti, dagli amici ai conoscenti, nel tentativo di indurli a provare. I primi tentativi furono `fatali' a molti e contribuirono a ridimensionare le pretese di chi si riteneva un cantante giaÁ affermato. Lentamente la futura struttura del `Coro del Campo dei Fiori' comincioÁ a prendere forma. Le riunioni di prova e le esperienze canore del gruppo rappresentarono il pretesto per formare e rinsaldare tutta una serie di amicizie. Sono sempre stati molti gli alpini che, in abiti civili e dopo un'intensa giornata di lavoro, si incontravano per provare, animati dalla comune passione per il canto e per la montagna. In sostanza questo coro rappresenta un felice connubio tra la `Campo dei Fiori' e il Gruppo alpini di Varese, gloriosa societaÁ escursionistica la prima e centro propulsore della sezione il secondo. Le musiche e le melodie alpine costituiscono un interessante spaccato di vita quotidiana, a testimonianza dell'origine popolare delle melodie, molto spesso scaturite dallo stato d'animo degli alpini, a volte in situazioni di delle note e delle voci del coro, che rievoca, in un'atmosfera di diffusa commozione, la celebre battaglia di Nikolajevka. E a dirigere con sapienza le calde voci degli alpini eÁ ancora oggi l'abile bacchetta del maestro Aurelio Baioni. Il coro varesino, in questi quattro lustri, ha avuto occasione di far apprezzare il suo repertorio anche in molti paesi esteri con i quali, nel frattempo, si sono concretizzati e coltivati anche tanti rapporti umani. Al di laÁ di ogni moda momentanea, la canzone fa comunque parte del 3/2000 72 LOMBARDIA NORD-OVEST La pubblicazione edita nel 1990, in occasione del sessantesimo anno di vita del Gruppo alpini di Varese. di rito e l'adempimento dei doveri di cristiani. Purtroppo le adunate nazionali, nel periodo bellico 1940-45, lasciano spazio a ben altre spedizioni e convogli. Lutti e devastazioni sembrano spegnere l'attaccamento alle Penne nere, ma l'orgoglio del Corpo, il ricordo dei caduti e la volontaÁ di ricostruire riaccendono lo spirito alpino e le sue idealitaÁ. Il vecchio vessillo, dopo la fine del secondo conflitto, torna cosõÁ a essere punto di riferimento per il Gruppo varesino, nuovi reduci e veci ritornano a sperare in un avvenire di pace. La ricostituzione della Sezione eÁ merito di Antonio Santi, capogruppo e grande organizzatore di ogni iniziativa. La morte di Pa' Togn, nel 1947, lascia il segno, anche se gli alpini della cittaÁ-giardino si affezioneranno altrettanto velocemente al nuovo cappellano, reduce di guerra, monsignor Tarcisio Pigionatti, che diventeraÁ nel corso del tempo vero e proprio padre spirituale per tutto il Gruppo, sostenendolo in una serie di esperienze laiche ed ecclesiali. difficoltaÁ: dalle marce alle soste nella steppa, dai cortili ai rifugi alpini, le canzoni del Corpo rappresentano lo specchio dei sentimenti umani e la volontaÁ di superare gli eventi con spirito di sacrificio. Ancora oggi i vecchi alpini si ritrovano al monte Tre Croci per la consueta Festa della montagna. La suggestiva cornice di uomini, ricordi e commemorazioni religiose viene suggellata dalle delicate note del `Coro del Campo dei Fiori': dalla Tradotta alla Paganella, per non dimenticare la piuÁ vasta gamma di melodie natalizie e tedesche come Stille Nacht, fino alle piuÁ note Joska la rossa, L'ultima notte, Le voci di Nikolajevka, Mama, Piero me toca, Camera porta 'n mezz liter e l'altrettanto famosa Jingle Bells. La musica e il patrimonio culturale e tradizionale degli alpini sono oggi entrati, quasi prepotentemente, a far parte del panorama culturale e tradizionale dei varesini. Come non ricordare l'ormai classico appuntamento con il `Coro del Campo dei Fiori' per il canto di Natale in Sant'Antonio della Motta a Varese e le molte altre celebrazioni con accompagnamento canoro nelle cantorie delle chiese varesine? Á LA FONDAZIONE E L'ATTIVITA DEL GRUPPO ALPINI A VARESE Un pugno di varesini, che avevano militato nelle Brigate alpine durante la prima guerra mondiale, fonda nel 1930 il Gruppo alpini di Varese. Lentamente, sotto il gagliardetto della Sezione, si riuniscono reduci e veci per dare vita a un'attivitaÁ che comprende la presenza alle adunate nazionali e, nel proprio ambito, l'organizzazione di riunioni e gite collettive allo scopo di trovare un denominatore comune tra gli iscritti all'associazione. Una delle figure che i vecchi iscritti ricordano con maggior frequenza eÁ quella del primo padre spirituale, il prete artigliere don Antonio Riboni, Pa' Togn, instancabile organizzatore degli appuntamenti di Pasqua e di Natale, un vero esempio per i suoi alpini, quasi `moralmente obbligati' a rispettare le celebrazioni religiose LOMBARDIA NORD-OVEST 73 3/2000 L'incontro dell'arcivescovo di Milano cardinale Carlo Maria Martini con alcuni alpini della Sezione di Varese al Palazzetto dello sport, in occasione della beatificazione di padre Emanuele Marzorati, il 16 febbraio 1989. Proprio nello stesso periodo il Gruppo alpini di Varese si aggiunge alla grande famiglia delle Penne nere nazionali con un gruppo di volontari per partecipare all'opera di ricostruzione del Friuli, tremendamente colpito dal terremoto del maggio 1976, uno dei piuÁ violenti che si siano verificati nella nostra penisola e dalle conseguenze devastanti. In particolare, gli alpini varesini lasciano traccia del loro passaggio al cantiere numero 9 di Cavazzo Carnico, dove ancora oggi vengono ricordati per il loro spirito di dedizione e la preziosa opera prestata. CapacitaÁ organizzative, sinergie e realizzazioni concrete delle Penne nere varesine lieviteranno negli ultimi cinquant'anni, caratterizzati da un'attivitaÁ costante nell'ambito delle direttive dell'Arma, con raduni locali e nazionali, fino agli interventi in caso di calamitaÁ nazionali e all'estero. Il rigido cerimoniale del Gruppo viene modificato agli inizi degli anni Settanta quando vengono inclusi nell'organico anche i `simpatizzanti', i cosiddetti `Amici degli alpini' che diventeranno un indispensabile sostegno alle iniziative del sodalizio. E nel 1974 i sogni diventano realtaÁ: finalmente gli alpini dispongono di una sede funzionale in via Bizzozero, proprio in virtuÁ di una donazione dell'alpino Bonazzola. Dalla mente fervida degli organizzatori nasce, verso la fine del decennio, l'interessante `Festa della montagna' al Campo dei Fiori. 3/2000 GLI ULTIMI VENTI ANNI Gli anni Ottanta della Sezione sono stati contraddistinti da un positivo attivismo proseguito anche nel decennio successivo. Silvio Botter, 74 LOMBARDIA NORD-OVEST La celebrazione della messa al monte Tre Croci durante la `Festa della montagna' il 15 agosto 2000 (foto Blitz). scosso ogni anno sempre maggior successo perche ha saputo conciliare diverse e composite esigenze: da quelle celebrative e religiose delle cerimonie inaugurali al monte Tre Croci, in ricordo dei caduti senza Croce, alle vacanze di lavoro di tanti volontari, dalla partecipazione dei varesini e dei molti visitatori alla valorizzazione della montagna, fino alla costituzione di un'unica fonte di utili dalla quale attingere per le consuete opere di beneficenza. Da sempre gli alpini sono chiamati a privilegiare piuÁ l'essere che l'apparire: l'intero incasso della manifestazione, dedotte le diverse spese, eÁ infatti destinato a elargizioni benefiche, la cui assegnazione avviene ogni anno in occasione delle festivitaÁ natalizie, nel corso della consueta cerimonia nella chiesa di Sant'Antonio alla Motta. Innumerevoli sono gli enti e i sodalizi che hanno goduto dei fondi raccolti dal Gruppo vicepresidente del Gruppo, e Giorgio Grassi, segretario, accompagnati da un consiglio direttivo sempre all'altezza della situazione, organizzano una serie di interessanti iniziative: dalla partecipazione alle adunate e ai raduni nazionali e di sezione all'apertura, due giorni alla settimana, dell'Ufficio di segreteria, dai contributi operativi per iniziative di diversa natura alla realizzazione del Cippo alle penne mozze, fino alle consuete manifestazioni benefiche che si rinnovano ogni anno, tra le quali la sopra ricordata Festa della montagna. Questa autentica festa di Ferragosto, nata modestamente, ai piedi della chiesetta degli alpini al Campo dei Fiori, ha assunto via via non solo un significato simbolico, ma si eÁ trasformata in un appuntamento popolare, anche grazie alla continuitaÁ dell'accoglienza dei proprietari dell'HoÃtel `Campo dei Fiori'. L'iniziativa ha riLOMBARDIA NORD-OVEST 75 3/2000 Il volume e il numero de ``L'Alpino'', mensile dell'Ana, dedicati all'`Operazione Sorriso', che ha visto l'Associazione nazionale alpini impegnata nella costruzione di un asilo a Rossosch. In questa localitaÁ russa nel 1942-43 era stato fissato il comando del Corpo d'armata alpino schierato sul fronte del Don. varesino, tanto che diventa esercizio inutile citarli tutti: tra i piuÁ famosi risultano il `Gruppo Anaconda', l'Istituto assistenza spastica `Anffass', il Gev (Gruppo emodializzati di Varese), il Centro di solidarietaÁ `Gulliver' e l'Istituto `Piccoli di padre Beccaro'. Altrettanto numerosi gli appuntamenti destinati a svolgersi nel corso dell'anno sociale, importanti ricorrenze entrate a far parte del patrimonio della cultura popolare e religiosa: la `Pasqua dell'alpino' nella domenica in Albis, allietata e solennizzata dai canti del coro, il ricordo dei caduti e dei defunti con messe di suffragio al Sacro Monte e alla chiesa della Motta, senza dimenticare naturalmente il tradizionale appuntamento natalizio, appena citato, in Sant'Antonio per la cosiddetta `Festa degli alpini', attesa celebrazione durante la quale vengono anche raccolti consistenti doni, come al solito destinati a enti e associazioni benefiche. L'organico del Gruppo varesino eÁ attualmente composto da 213 alpini e 30 amici degli alpini; due sono le emanazioni piuÁ importanti: una squadra di protezione civile e il coro, attraverso cui ``perpetuare le tradizioni alpine in concrete iniziative di altruismo''. ALLE ORIGINI DELL'ASSOCIAZIONISMO ALPINO Una birreria della vecchia Milano, nella primavera del 1919 chiama a raccolta molti volenterosi reduci della `grande guerra'. Dalla loro volontaÁ e dal loro entusiasmo emerge, infatti, l'ennesima iniziativa solidaristica che coinvolge in prima persona il ragioniere Arturo Andreoletti e il segretario generale del Comune Pizzagalli. Al di laÁ di tutte le polemiche politiche innescate dalle diverse appartenenze politicoideologiche dei partecipanti a questa riunione ± lontana dalle atmosfere tristemente note e decisamente antidemocratiche del putsch della birreria a Monaco di Baviera ±, emerge la volontaÁ di costituire un'associazione che ``tenga vive le tradizioni e le caratteristiche delle penne nere migliorando fra loro i vincoli di fratel3/2000 76 LOMBARDIA NORD-OVEST La Sezione alpini di Varese, con il cappellano militare monsignor Tarcisio Pigionatti, mentre sfila alla 64ã adunata dell'Associazione nazionale alpini a Vicenza, nel 1991. Alla pagina seguente: Nella sede della Sezione alpini a Varese. Si riconoscono: il generale Giacomo Ferrero, Francesco Bertolasi, Carluccio Pozzi, Pietro Merlin e Antonio Verdelli. ro il giornale ufficiale dell'Ana. Intanto, intorno agli anni Venti, vanno moltiplicandosi le sezioni e i gruppi degli alpini, in costante e progressivo aumento non soltanto in Lombardia ma anche nel resto d'Italia; crescono quasi a dismisura le attivitaÁ del Corpo e l'adunata nazionale si trasforma in un appuntamento di fondamentale importanza, come accadeva prima del periodo bellico. Gli alpini si ritrovano ancora piuÁ uniti e piuÁ numerosi negli anni del secondo dopoguerra. A guidare spiritualmente le attivitaÁ dell'Associazione eÁ l'allora presidente nazionale Franco Bo- lanza e che favorisca lo studio dei problemi della montagna''. Il ristorante `Grand'Italia' in Galleria Vittorio Emanuele ospita la prima sede sociale dell'Associazione nazionale alpini (Ana) e il sodalizio comincia la sua attivitaÁ patriottica e rievocativa in un momento politico che gli storici definiscono a tinte forti. L'iniziativa trova seguito e i soci cominciano ad aumentare progressivamente, mentre nel contempo cresce la voglia di realizzare un piccolo organo di informazione. CosõÁ, il 5 gennaio 1920, le rotative finiscono di stampare il primo numero de ``L'Alpino'', ovve- LOMBARDIA NORD-OVEST 77 3/2000 scono i due privilegiati ambiti di intervento dell'Ana. Gli alpini sono ormai entrati stabilmente a far parte delle squadre di Protezione civile, continuano in ogni realtaÁ locale a partecipare alle atttivitaÁ di recupero ambientale, di risorse sia naturali che artistiche. E i campi di intervento della Sezione varesina e del Corpo in generale si sono moltiplicati a oltranza proprio in questo periodo di pace, a ulteriore testimonianza dell'impegno sociale e umanitario delle Penne nere non soltanto tra le mura varesine, ma anche nel resto d'Italia e all'estero. Ricordiamo, a puro titolo d'esempio, l'`Operazione Sorriso', che nel 1992-94 ha visto l'impegno dell'Associazione nazionale alpini a Rossosch, in Russia, per la costruzione di un asilo. Gli alpini rappresentano una realtaÁ `sommersa' ma sempre vigile, che non vive soltanto di ricordi, ma eÁ capace di proiettarsi nel futuro. nomi. I decenni che seguono il conflitto rappresentano un po' la rinascita spirituale non solo del popolo italiano ma anche dell'intero Corpo, che moltiplica gli impegni di vita sociale, specialmente nel campo del volontariato e degli interventi post-terremoto, ai quali partecipa anche il Gruppo varesino con numerosi volontari: dal Friuli all'Irpinia, da Stava alla Valtellina, fino ad altre operazioni di minor rilievo condotte in collaborazione con la Protezione civile. L'Ana oggi eÁ un'associazione che fonda il suo operato su principi ben chiari ispirati a veri e propri ideali e valori etici: dall'amor di patria alle esigenze di libertaÁ, dalla ricerca della pace all'attaccamento alla nostra terra, dalla volontaÁ di vivere una vera amicizia al desiderio di essere solidali, fino alle generiche aperture verso l'esterno. Il sociale e la cultura costitui3/2000 78 LOMBARDIA NORD-OVEST