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Poste Italiane SpA - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c.1 - DICB Milano Virginia Gambino Editore Srl - Viale Monte Ceneri 60 - 20155 Milano N. 43 | AGOSTO-SETTEMBRE 2013 TENDENZE E ATTUALITÀ DELLA DISTRIBUZIONE EDILE IL FUTURO È NELLE SUPERCITTÀ (TRA CUI RESTA MILANO) RICONVERSIONE Il 24 settembre tutti a Bergamo al VI Convegno Nazionale YouTrade DOSSIER Il report di YouTrade sui territori del terremoto CERSAIE Tra prodotti novità e protagonisti dell’architettura MONTOLIT VICHI MONTOLI amministratore unico di Brevetti Montolit MASTERPIUMA 3 È LA GRANDE NOVITÀ PER IL TAGLIO DI TUTTI I TIPI DI PIASTRELLE SERIE FLY L’EVOLUZIONE NEL SISTEMA DI DRENAGGIO PLASTIC FLY Sistema di drenaggio in ABS M A D E I N I TA LY Gridiron amplia la sua già estesa gamma di sistemi di drenaggio. 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Conserva l'email mostrandola all'ingresso della fiera, senza passare dalla biglietteria. /mapeispa Mapei con voi: approfondiamo insieme su www.mapei.it LA professionALe The professional choice 1 Ammortizzatore 1 2 Telaio a scatola rinforzato 3 Braccio estensibile per grandi formati 4 Incisione assistita a spinta da 0 a 22 mm 5 Cambio rapido della rotella di incisione 2 6 Squadretta di riferimento ribaltabile 7 Rotazione squadra -45° ÷ +45° 8 Massima precisione, lubrificazione integrata 3 9 Doppio spacco “pulito” 10 100% materiale riciclabile, 100% Made in Italy 4 6 5 7 S I N C E 19 4 6 Brevetti Montolit SpA Via Varese 4/A 21050 Cantello (VA) Italy 9 Tel. ++39 0332 419 211 Fax ++39 0332 418 444 www.montolit.com [email protected] 10 8 Tendenze e attualità della distribuzione edile Anno 6 - Numero 43 - Agosto/Settembre 2013 ...protegge la tua casa da cima a fondo! Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy Tel. 0247761275 [email protected] - [email protected] Direttore responsabile / Publisher Virginia Gambino [email protected] Collaboratori / Contributors Roberto Anghinoni, Umberto Anitori, Beatrice Casarin, Gaia De Lorenzi, Federico Della Puppa, Carlo Lorenzini, Ludovico Lucchi, Sofia Marsigli, Federico Mombarone, Veronica Monaco, Stefano Moriggi, Santina Muscarà, Fabrizia Trombetti (fotografa) Progetto grafico e impaginazione Graphic Design and Page layout Fabio Monauni C&G Youtrade è media partner esclusivo per il settore rivendita e materiali per l’edilizia di gutta 3 punti® guttagarden® guttabeta® STAR Foreign partners per la Germania e i Paesi di lingua tedesca bauSTOFF Partner, per la Russia ToBuild Supporto Tecnico / Technical Support guttadrytek® guttascudo® Coppo Anticato guttafol® FRENO 160 nuovo Luca Berardo Massimo Bussola Claudio Cammi Stefano Colombino Giovanni Pietro Grazioli Gianni Guidoccio Franco Nessi Claudio Troni Cristian Zanni CasaOikos BigMat Cammi Gruppo Uniedil Centredil CRE Eternedile Gruppo Made Gruppo Edilcom Ufficio commerciale - Vendita spazi pubblicitari Commercial department - Sale of advertising spaces Viale Monte Ceneri 60 - Milano Tel. 0247761275 - cell. 3401761951 [email protected] Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Estero annuo € 70,00 Copia singola € 5,00 Per abbonarsi è sufficiente fare richiesta a [email protected] Spedizione in contrassegno guttatec® guttarmatex® 160 gr (ETAG 004) guttasfalto® Stampa / Printing Pigierre srl - via Angelo Maj, 12 - 20135 Milano Responsabilità / Responsability : la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. Tiratura del presente numero: n. 10.000 copie Periodicità / Frequency of publication : mensile - 10 numeri/anno Poste Italiane Spa - Sped. In a.p. - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 - DCB Milano Gutta Italia S.r.l. Via delle Industrie, 4 I-24040 Filago (Bg) Tel. +39 035 499 19 11 Fax +39 035 499 19 19 [email protected] - www.gutta.com Registrazione / Registration: N. 406 del 25-06-2008 del Tribunale Civile e Penale di Milano Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003. editoriale www.youtradeweb.com La tecnologia ci salverà C ambiare, cambiare, cambiare: un mantra che solo i sordi non vogliono (o non possono) ascoltare. Perché l’azienda, ora più che mai, è come un fuoco che deve rinnovarsi in continuazione per riuscire a scaldare il business nel gelo della crisi economica. E la chiave per far scoccare la scintilla e cambiare pelle è una: si chiama innovazione. Ma le imprese italiane in fatto di investimenti sono avare come uno scozzese. Una recente ricerca condotta da Ipsos Mori indica che solo il 14% delle aziende italiane pensa di investire in tecnologia nei prossimi mesi per ridurre i costi, razionalizzare i processi e migliorare la produttività dei dipendenti. Ed è un doppio errore, perché allo stesso tempo gli imprenditori di piccole e medie imprese sotto i 25 dipendenti, oggetto dell’indagine, pensano che, malgrado il momento critico, la situazione economico-finanziaria della propria azienda migliorerà nei prossimi mesi (19%) o resterà uguale (31%). Ed è uno sbaglio anche perché rischiano di raccogliere meno frutti dalla ripresa proprio perché snobbano gli investimenti in hi-tech. Una dimostrazione? Le società che hanno adottato una soluzione di cloud computing mostrano programmi di crescita più ambiziosi. Secondo e Microsoft, più della metà (53%) degli utenti di servizi «sulla nuvola», cioè che utilizzano server remoti per la gestione di documenti e applicazioni, sostiene che questo tipo di tecnologia sia fondamentale per le piccole imprese intenzionate a espandersi. Inoltre, gli utenti che hanno adottato il cloud prevedono un’espansione in nuovi mercati o settori nell’arco di tre-sei mesi, con l’introduzione di un nuovo prodotto e del nuovo servizio in questo arco di tempo. Intendiamoci, non è che affidarsi a un servizio di questo tipo, oppure adottando costosi software di analisi faccia lievitare automaticamente il fatturato. Alla base deve esserci, ovvio, una sana attività commerciale o industriale. Ma dimostra come reinventarsi attraverso l’adozione della tecnologia serva ad ammortizzare i momenti difficili e a mettere il turbo quando il mercato torna a girare. Non ci credete? Una ricerca indipendente del Politecnico di Milano ha calcolato che le azioni di digitalizzazione dei documenti in ufficio portano benefici concreti, fra 1 e 3 euro per ogni cartellina cartacea trasformata in bit, con payback entro i 12 mesi nel caso di conservazione sostitutiva delle fatture attive. E perfino una minore spesa fra 30 e 80 euro per ciclo con payback entro 12 mesi nel caso della completa integrazione e dematerializzazione del ciclo dell’ordine. Non c’è tempo da perdere: bisogna rimboccarsi le maniche e cambiare, cambiare, cambiare. 7 l’econauta di Federico Mombarone Giornalista Attenti alla banda del buco S e non credete a quello che dicono gli imprenditori, leggete ciò che ha scritto in luglio la Banca d’Italia: «Nel secondo trimestre del 2013 le politiche di offerta dei prestiti alle imprese sono divenute lievemente più restrittive, riflettendo principalmente prospettive sfavorevoli per l’attività economica e un connesso maggiore rischio di credito». Insomma, dopo il fiume di parole sulla necessità di fornire liquidità a chi fa lavorare il Paese, cioè il sistema-imprese, nulla è cambiato. Anzi, la situazione sembra peggiorare: i banchieri investono i soldi raccolti o che ottengono dalla Bce a tassi bassissimi in titoli di Stato, che rendono di più. E alle imprese vanno le briciole. Nonostante i proclami dell’Abi, l’associazione dei maggiori istituti di credito, insomma, il credit crunch continua imperterrito. Certo, è più complicato concedere soldi alle imprese quando la congiuntura è difficile e il rischio di insolvenze aumenta. Ma si potrebbe chiedere ai signori banchieri perché questa cautela non è stata utilizzata per i grandi nomi della finanza, quelli che hanno lasciato voragini grandi come il costo dell’abolizione dell’Imu. Prendiamo il caso di Romain Zaleski, finanziere di origine polacca, ma trapiantato in Italia, che nel decennio scorso è stato foraggiato senza limiti dai maggiori istituti. Ora le banche si sono accorte che ha un passivo di 3,2 miliardi (sì, miliardi, non milioni) e che non li rimborserà mai. A una piccola impresa manderebbero un’ingiunzione, un’istanza di fallimento, chiederebbero il sequestro dei macchinari. Pazienza se poi i dipendenti rimangono senza lavoro e l’azienda non riapre più. Con la Tassara (la holding di Zaleski), è invece in corso una lunga trattativa, un minuetto che, scommetteteci, non lascerà in mutande il vegliardo finanziere. Oppure, possiamo fare il caso dei Ligresti, che hanno lasciato un buco da mezzo miliardo dopo aver utilizzato le loro società (quotate in Borsa, per giunta) per gestire gli affari di famiglia. Per non parlare dei casi Parmalat, Cirio… E chi prestava loro i soldi? Risposta esatta: le stesse banche che lesinano fondi alle piccole e medie aziende. Che chiudono le linee di credito agli imprenditori che non utilizzano jet privati per spostarsi e non hanno figlie con la passione per l’equitazione, non hanno alberghi disastrati da piazzare in pancia alle loro società, e perfino terreni da comprare e rivendere a stretto giro di posta, guadagnandoci a spese degli azionisti di minoranza. Insomma, per farvi ascoltare dalle banche dovete prima avere almeno qualche centinaio di milioni di debiti. Poi sì che vi tratteranno con rispetto. INNOVATIVE FINESTRE PER TETTI PIATTI INVITA LA LUCE AD ENTRARE IN CASA TUA Le finestre per tetti piatti FAKRO illuminano con la luce naturale l’interno del vano e danno la possibilità di ventilarlo, offrendo alta funzionalità ed ottimi parametri termoisolanti. Da oggi ogni vano sotto un tetto piatto può essere caldo e pieno di luce naturale NOVITÀ La finestra di tipo F per tetti piatti: - un vetrocamera innovativo dal design moderno - ottimo termoisolamento – coefficiente di trasmittanza, termica U=0,76W/m2K*, possibilità di installare la finestra in edilizia passiva, - disponibile in qualsiasi dimensione (avendo come limiti 60x60 e 120x120) – facile sostituzione delle finestre esistenti, - illuminazione migliore del vano – fino al 16% in più della superficie vetrata rispetto alle soluzioni della concorrenza. Nell’offerta FAKRO sono disponibili anche le finestre per tetti piatti del tipo C con il vetro termoisolante e con la cupola * per finestra D_F DU8 sec. EN 12567-2 www.fakro.it chiacchiere di condominio di Umberto Anitori Ex segretario nazionale ANACI Distacco dall’impianto centralizzato Dubbi sulle applicazioni delle novità della riforma L’ articolo 3 della legge 220/2012, che modifica l’art. 1118 del c.c. recita “Il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. In tal caso il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma“. Se da una parte questo articolo sembra semplificare i rapporti che si vanno a creare per futuri distacchi, dall’altra lascia molti dubbi sull’eventuale applicabilità della norma ai rapporti esistenti. Nella maggior parte dei casi infatti il distaccato, oltre a contribuire alle spese di manutenzione straordinaria, conservazione e messa a norma dell’impianto, contribuisce anche alle spese di gestione versando una quota percentuale convenuta tra le parti ed approvata in assemblea. Nasce quindi un dubbio: lo status dei condomini che si sono già distaccati dall’impianto centralizzato, devono essere uniformati a quanto disposto dalla nuova normativa? Oggi in forza delle nuove disposizioni, anche laddove non si verifichino nuovi distacchi dall’impianto centralizzato, sembrerebbe che i rapporti definiti antecedentemente all’entrata in vigore della nuova normativa debbano essere rivisti sulla base della stessa. In attesa delle prime pronunce giurisprudenziali, purtroppo, dobbiamo prendere atto di come una norma nata con l’intento di semplificare, andrà di fatto a creare nuovi contenziosi. Anche in quei condomini dove il problema aveva trovato una soluzione. Le salon des éco-technologies, de l’énergie et du développement durable 3 > 6 DECEMBRE 2013 Paris Nord Villepinte FRANCE l’avvocato di Ludovico Lucchi del Foro di Milano e-mail [email protected] L’attestato di prestazione energetica e la nullità dei contratti di locazione e compravendita I l Senato ha definitivamente approvato la legge di conversione del D.L. n. 63/2013, entrato in vigore il 4 agosto 2013, introducendo una nuova disposizione (il comma 3 bis dell’art. 6 del Dlgs n. 192/2005) la quale prevede che “L’attestato di prestazione energetica deve essere allegato al contratto di vendita, agli atti di trasferimento di immobili a titolo gratuito o ai nuovi contratti di locazione, pena la nullità degli stessi contratti”. La norma comporta non pochi dubbi. La norma stabilisce testualmente che l’attestato di prestazione energetica debba essere allegato “al contratto di vendita”; l’obbligo di allegazione è dunque limitato al solo contratto di compravendita o deve ritenersi esteso a tutti gli atti traslativi a titolo oneroso? Il Consiglio Nazionale del Notariato (nel dare indicazioni ai professionisti che si troveranno ad applicare tale norma) ha affermato che una limitazione dell’applicabilità della nuova disciplina al solo atto di vendita apparirebbe poco coerente con quelli che sono gli scopi che si intendono perseguire (soprattutto oggi che l’obbligo di allegazione è anche previsto per gli atti traslativi a titolo gratuito) e, dunque, ha ritenuto che se ne debba ammettere l’applicazione all’atto di permuta (in quanto le norme stabilite per la vendita si applicano alla permuta ove compatibili), mentre, al contrario, si dovrebbe escludere che la disciplina in esame si applichi agli atti di divisione in ragione della loro natura dichiarativa. Per quanto riguarda gli altri atti traslativi a titolo oneroso, secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, più che in relazione al dato testuale, sembra più opportuno fare riferimento all’effetto economico del negozio avente per oggetto edifici energeticamente rilevanti, per cui si dovrà ritenere plausibile la sussistenza dell’obbligo di allegazione in occasione della stipula 12 di tutti quegli atti che comportino l’immissione nel mercato immobiliare e la successiva commercializzazione di edifici comportanti un consumo energetico. In base alla nuova norma sono poi soggetti all’obbligo di allegazione gli atti a titolo gratuito che comportino “il trasferimento di immobili”. Dato il generico riferimento “agli atti a titolo gratuito”, secondo il Consiglio Nazionale del Notariato la nuova disciplina dovrà intendersi riferita ad ogni negozio nel quale – anche senza spirito di liberalità – vi sia trasferimento di immobile a titolo gratuito, cioè in tutti i casi in cui a fronte del trasferimento della proprietà o di altro diritto reale su un immobile da una delle parti contrattuali a favore dell’altra, quest’ultima non sopporti alcun sacrificio, non essendo tenuta né a corrispondere un corrispettivo in denaro o in natura, né ad obbligarsi ad un determinato comportamento. L’obbligo di allegazione sorge anche nel caso di stipula di un nuovo contratto di locazione; la nuova disciplina non si applica pertanto ad un contratto che rinnova, proroga o reitera un precedente rapporto di locazione. Sempre secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, la disciplina dettata per la locazione è estesa ai seguenti contratti (sempre che si tratti di nuovi contratti): il leasing avente per oggetto un edificio comportante consumo energetico e l’affitto di azienda, se comprende anche l’affitto di edifici comportanti consumo energetico. La sanzione per il caso di mancata allegazione è la nullità, che può essere fatta valere da chiunque e può essere rilevata d’ufficio dal giudice; inoltre, l’azione per far dichiarare la nullità non è soggetta a prescrizione e, soprattutto, il contratto nullo non può essere convalidato. Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, inoltre, può procedersi all’allegazione di un attestato di certificazione rilasciato prima del 6 giugno 2013, o all’allegazione di copia conforme di un attestato già allegato a precedente atto. Inoltre, in caso di contratto preliminare di vendita, il proprietario deve consegnare al promissario acquirente l’attestato, ma non vi è obbligo di allegazione, né sono previste sanzioni relative alla validità del contratto. Il primo gruppo italiano per il risanamento energetico IL RISANAMENTO ENERGETICO È “BETTER LIVING” perché: 1 Migliora il confort 2 Fa risparmiare 3 Contribuisce a ridurre l’inquinamento ambientale Caldo d’inverno, fresco d’estate, aria più pulita, isolati dal rumore Minore consumo di energia e quindi minori costi Minor consumo di energia quindi minori quantità di CO2 emesse nell’ambiente Diffondere la cultura del better living significa rispondere al bisogno dell’utenza finale di vivere con un maggior confort, risparmiando e con un occhio anche all’ambiente. www.isholnet.it TV MI TO VR TV PD PR GE LU AR 7 aziende 10 punti di distribuzione dislocati nel centro-nord Italia 40 mezzi per il trasporto e la movimentazione dei materiali, sistema informativo centralizzato 50 addetti alle vendite 43.000 mq di superficie I FATTI NOSTRI di Roberto Anghinoni Giornalista (RI)CONVERTITEVI! Abiurare la nostra fede imprenditoriale è ancora più difficile di concretizzare un preventivo. Il nuovo che avanza ci impone nuove scelte, il già vissuto non ci aiuta più. Dobbiamo scegliere che porta aprire O rmai, essere imprenditori della distribuzione edile è diventato un atto di fede, seppure con la “f” minuscola. La fede qui rispettosamente scorporata da ogni possibile riferimento religioso - non prevede di prendere atto della realtà dei fatti, non tiene conto dell’ineluttabilità del mondo che cambia, delle diverse esigenze del mercato. Ci si crede e basta, costi quel che costi. E, nel nostro caso, costa moltissimo. L’idea di continuare a svolgere azione di “rivendita” come è sempre stato fatto, come se fossimo fondamentalisti della compravendita, considerando il nostro magazzino alla strega di un santuariodeposito che generosamente dispensa alle genti merci e qualche volta consigli (solo se richiesti) è un precetto della nostra cultura imprenditoriale. E i precetti non si cambiano, perché sono i capisaldi della fede. Ma convertirsi alla modernità è difficile, anche perché, negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a cambiamenti spesso incoerenti, a indicazioni contrastanti. La ciclicità dell’andamento congiunturale del nostro mercato è sempre stata considerata come un tranquillizzante e suadente sottofondo new age. Un po’ si saliva, un po’ si scendeva, ma tanto sapevamo che poi si sarebbe risaliti, e così via. A un certo punto, poi, la salita non finiva più, ed era così inebriante che mai avremmo pensato che ci sarebbe stata una discesa ancora più ripida della salita e molto più pericolosa. Perché, dunque, cambiare? E poi: cambiare che cosa? Cambiare come? Cambiare chi? Il panico degli ultimi anni ha messo a dura prova la nostra fede imprenditoriale, qualche precetto ha iniziato a vacillare, discorsi e mottetti di alcuni moderni profeti del cambiamento all’inizio erano accolti con scherno, anche se a volte qualche spora ha attecchito nel prato 14 delle nostre convinzioni, generando riflessioni e anche azioni. Così, a forza di sollecitazioni, molti hanno investito nella loro attività, e dopo pochi anni, in piena crisi, hanno dovuto smantellare, perché il magazzino a conduzione famigliare della porta accanto, avendo meno costi, andava meglio di loro. Altri, disubbidendo ai precetti, hanno scelto di inserire materiali e tecnologie di mercati paralleli, dimenticandosi però di affiancare alla fisicità delle proposte una adeguata consulenza tecnica, ignorando inoltre la necessità di una adeguata promozione, attività da sempre nemica della nostra fede. Quello della distribuzione edile ai nostri giorni è ormai per lo più un mercato in stato confusionale, in cerca di una identità perduta che la vecchia fede non riesce più a confortare. E oggi, mentre il problema non è più vendere, ma decidere se e a chi vendere, in considerazione delle scarse garanzie di solvibilità, arriva “Youtrade” a parlare di “riconversione”. Ancora una volta, ci dicono che dobbiamo cambiare pelle, che dobbiamo essere pronti a trasformarci in organizzazioni commerciali camaleontiche e trasformiste per essere pronti ad affrontare ogni diversità, ogni cambiamento, sulla base delle nuove direzioni del mercato. Mi domando che cosa ne sarà della nostra fede e dei precetti che da sempre la governano. Mi domando anche se e in che cosa ci dovremo convertire. Sappiamo che non possiamo permetterci di stare fermi ad aspettare miracoli che non ci saranno. Ma scegliere una direzione per moltissimi colleghi è ancora un azzardo. Siamo davanti a due porte chiuse. Su una c’è scritto “trasformazione”. Sull’altra “specializzazione”. Qualsiasi porta decideremo di aprire, per noi sarà cambiamento. Convertirci a una nuova idea di presenza commerciale sul territorio ci spaventa, perché siamo ancora troppo (coerentemente) legati al concetto di vendita che per noi è primario, mentre per il mercato è secondario, perché prima c’è la consulenza tecnica, quella cosa che ancora non tutti sappiamo offrire. L’unica cosa certa è che decidere di trasformarci (un giorno scopriremo come) o di specializzarci seriamente non è più una questione di fede, ma di scelta consapevole. Il primo precetto del cambiamento. Soluzioni per l’involucro Hi-Tech Oriented Wienerberger offre una gamma completa di soluzioni per soddisfare qualsiasi esigenza costruttiva. Le soluzioni Wienerberger garantiscono una straordinaria inerzia termica e assicurano performance energetiche adatte anche per la progettazione di Edifici a Energia quasi Zero (NZEB). 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Vediamo quali 20 Horizon 2020, la ricerca come motore dello sviluppo la regola delle quattro “r”....................................................................... 64 la taglia piastrelle all-in-one.................................................................... 68 cersaie e la regola dell’innovazione.................................................. 70 rassegna cersaie.................................................................................................. 76 l’arte di saper ascoltare il cliente...................................................... 82 Quando la rivendita è sempre più “casa”......................................... 84 Isholnet: una storia di successo.......................................................... 88 Una libellula sul mercato........................................................................... 90 esperienza come trampolino del cambiamento......................... 94 VI convegno nazionale youtrade riconversione nel segno del risparmio................................................................................ 95 Quando la tecnologia è in blocchi....................................................... 96 Sermoneta, il borgo perfetto................................................................... 98 A Londra, con Aristotele............................................................................ 102 INTERNATIONAL......................................................................................................... 104 NEWS DALLA RETE.................................................................................................. 106 hi tech.......................................................................................................................... 107 zapping........................................................................................................................ 108 QUESTIONI DI GOLA................................................................................................ 110 YOUBOOK...................................................................................................................... 111 YOUnote....................................................................................................................... 112 16 il 24 settembre vi aspettiamo a bergamo per parlare del futuro 25 82 38 dossier i territori del terremoto Quelle crepe dentro di noi L’arte di saper ascoltare il cliente Orsolini svela il segreto del suo successo La regola delle quattro RRRR Quando la rivendita è sempre più “casa” 84 Così la Procacci affronta il mercato 64 cersaie e la regola dell’innovazione Tra prodotti novità e protagonisti di primo piano dell’architettura e del design, Cersaie si conferma uno degli appuntamenti fieristici da non perdere Una libellula sul mercato 70 90 Si chiama Fly la nuova linea Gridiron che unisce qualità tecnica e leggerezza economica, e sogna di volare oltre i confini italiani 17 Il futuro è nelle supercittà (tra cui resta Milano) 18 - youTrend di federico mombarone Uno studio di McKinsey prevede che tra 13 anni l’economia del mondo sarà concentrata in 225 megalopoli, in gran parte in Asia A nche l’economia ha i suoi Branko, specialisti nel predire il futuro. Non consultano, però, i quadri astrali, pianeti dominanti o congiunzioni di segni. Al posto di Bilancia e Leone, Sagittario e Capricorno, gli esperti di megatrend utilizzano numeri, statistiche, andamenti demografici. È la strada che ha seguito mesi fa anche McKinsey, il gruppo principe della consulenza. Il risultato ci riguarda da vicino: gli esperti, infatti, hanno studiato l’andamento (presumibile) degli aggregati urbani. E sono arrivati a una conclusione: il mondo si sta coagulando attorno a grandi città, che saranno il fulcro dello sviluppo e della ricchezza. Non solo: tra le 25 città in più rapida crescita a livello mondiale, 13 saranno cinesi. Non solo: nel 2025 saranno le 225 città più grandi a realizzare il youTrend - 19 30% della crescita economica globale. Insomma, il pianeta si sta sempre più concentrando attorno a megalopoli, che diventeranno hub economici: più del 65% dell’economia mondiale dei prossimi anni si muoverà in queste 600 città in maniera significativa. Una tendenza che interessa anche le nostre imprese di costruzioni: per esempio, Mumbai (India) vedrà la realizzazione di infrastrutture idriche e di viabilità ed è quindi presumibile che lì saranno necessarie imprese per realizzare le infrastrutture. Tra le big del pianeta, sembra quasi un miracolo, al momento c’è anche una città italiana: Milano. Nonostante tutti i suoi problemi, gli analisti di McKinsey, che ha condotto la ricerca a livello globale su 2.600 città, considerano il capoluogo lombardo come la tredicesima metropoli per Prodotto interno lordo (circa 382 miliardi di dollari). Milano sta fuori dai primi 25, invece, quanto popolazione e numero di giovani, mentre è quattordicesima se si conta la ricchezza delle famiglie. Insomma, anche se la crisi ha ridotto il peso della città lombarda, la definizione di capitale dell’economia italiana è ancora meritato. Il futuro, secondo McKinsey, è segnato in quanto a Pil (l’ingresso delle città cinesi farà recedere le metropoli europee), ma nel 2025 Milano resterà nella classifica delle famiglie ad alto reddito. E in Europa, Milano resta quinta per Pil e quarta per reddito famigliare tra le città sopra i 70mila dollari annui (dietro a Londra, Parigi e Mosca) e, sempre in Italia, Roma è tredicesima per tutti e due gli aspetti. Qualcosa cambierà nei 20 - youTrend prossimi 12 anni: sia Milano che Roma avranno perso posizioni nella classifica generale, ma resteranno comunque all’interno il ranking delle 25 migliori europee. In particolare, Milano sarà decima. Il trend dei prossimi 15 anni, insomma, indica che c’è spazio e necessità di dotare Milano e dintorni delle adeguate infrastrutture urbanistiche e che il patrimonio edilizio dovrà essere all’altezza. Anche se nel frattempo il grande sviluppo si sarà spostato a Est, in Asia, la città italiana con maggiore sviluppo economico resterà centrale. Lo dimostra, anche se McKinsey non lo indica, il fatto che Milano e dintorni è l’area con il reddito medio più elevato (sotto la Madonnina siamo a oltre 35mila euro a testa, prima di molte città europee). E se allarghiamo l’orizzonte, al secondo posto per reddito pro capite troviamo città che ormai sono quasi hinterland del capoluogo: Bergamo e Monza, con 31mila euro. Insomma, il grande bacino che sta a Nord della città si traduce in un maxi aggregato urbano dal reddito elevato. Nelle città del futuro, però, sarà fondamentale l’implementazione delle tecnologia. E qui Milano non primeggia, ma per poco: secondo la classifica appena stilata da Between che misura l’utilizzo dell’hi-tech per migliorare qualità della vita e ridurre la spesa, cioè quell’insieme di azioni che trasformano una città in una smartcity. In questo caso Milano è seconda, preceduta di poco da Bologna. Un piccolo gap da superare per rimanere nel megatrend delle grandi metropoli dei prossimi anni. i numeri I n base ai dati (che sono però del 2010) raccolti da McKinsey, Milano è di gran lunga la città più ricca d’Italia, con 358,2 miliardi di dollari. Seguono a grande distanza Roma (182), Venezia (106,3), Napoli (86,1), Torino (84,8) e Firenze (61,5). Un primato negativo, invece, l’Italia lo conquista per concentrazione cittadina di pensionati. Nella classifica europea delle città con maggiore percentuale di persone a riposo spiccano Trieste, al primo posto assoluto, seguita da Genova. Terza è curiosamente la tedesca Chemnitz, ma al quarto posto ecco di nuovo un’italiana: Livorno, mentre al sesto c’è Ravenna. A livello mondiale, invece, la megalopoli con maggiore Pil è e resterà Tokio, seguita da New York. L’ascesa dell’economia del colosso cinese è invece simboleggiata dall’ascesa di Shanghai: tra una decina d’anni sarà al terzo posto mondiale per Prodotto interno lordo, mentre Pechino salirà in quinta posizione. youTrend - 21 Horizon 2020, la ricerca come motore dello sviluppo 22 - youeconomy Horizon 2020 è il nome del nuovo programma dell’Unione Europea per finanziare la ricerca e l’innovazione nella nuova programmazione 2014-2020 che sostituisce i vecchi “programmi quadro” per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico e per la Competitività e l’Innovazione. Al suo interno molte opportunità per le imprese. Vediamo quali di Carlo Lorenzini L a crisi finanziaria del 2008 è iniziata proprio quando il 7° Programma Quadro dell’Unione Europea aveva iniziato a muovere i primi passi. La ricerca, lo sviluppo tecnologico, la competitività e l’innovazione sono temi sempre al centro dell’agenda politica e programmatica europea, che con i programmi quadro aveva definito anche nei periodi precedenti, modalità e strumenti per accedere a fondi destinati all’innovazione e allo sviluppo. La crisi si è inserita in questo percorso e ha potuto contare su una serie di “pacchetti” di stimolo per rimettere in moto l’economia, a partire dalla ricerca e dallo sviluppo tecnologico, veri motori della ripresa, come testimoniano i dati relativi agli investimenti in questi settori messi a frutto negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei e che in Italia, invece, stentano ad affermarsi. Nel nostro paese la spesa pubblica e quella privata per ricerca e sviluppo è più bassa degli altri partner europei: la media nazionale è dell’1,26% sul Pil con un peso della ricerca privata pari allo 0,68% del Pil. Il gap è rilevante, dato che la spesa media europea della ricerca privata è dell’1,24% sul Pil. I paesi più competitivi in Europa investono in ricerca e sviluppo molto più dell’Italia, dalla Francia alla Germania a tutti i paesi scandinavi, con percentuali superiori al 2,2% del Pil e con la spesa privata superiore all’1,4% del Pil, con il record della Finlandia che investe il 3,9% del Pil in ricerca e sviluppo (R&S) e con gli investimenti privati nel settore al 2,7% del Pil. Un adeguato rapporto tra spesa R&S e Pil è uno dei cinque obiettivi cardine stabiliti nell’ambito della strategia “Europa 2020”, definita dalla Commissione europea nel marzo 2010 per accrescere i livelli di produttività, di occupazione e di benessere sociale, anche attraverso l’economia della conoscenza. In tale prospettiva, youeconomy - 23 particolare risalto viene dato alla necessità di incentivare l’investimento privato in R&S. I “programmi quadro” hanno sempre avuto questa funzione e Horizon 2020 ne eredita da un lato le valenze, ma ne amplifica anche la portata, in quanto gli investimenti in ricerca e in innovazione sono fondamentali per costruire un alto livello di qualità della vita e per creare posti di lavoro, aumentando la prosperità e affrontando le sfide della società. Per questi motivi, la ricerca e l’innovazione si collocano al centro della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Rientra in questo contesto l’obiettivo principale di portare la spesa europea per R&S al 3% del Pil entro il 2020. In Italia il MIUR alcuni mesi fa ha presentato un documento sulla programmazione settennale per la ricerca e l’innovazione, chiamato “Horizon 2020 Italia”. L’obiettivo della strategia generale per il sistema della ricerca italiana non è solo quello di accedere con maggiore efficacia alle risorse finanziarie che la Commissione Europea mette a disposizione, ma anche quello di aprire il nostro sistema agli stimoli { Dal 1° gennaio 2014 vi sarà il lancio dei primi bandi 24 - youeconomy La spesa per R&S in Europa Fonte: Istat ed agli incentivi della competizione internazionale. Il documento individua una serie di punti deboli del “sistema Italia” ma al contempo, attraverso i risultati di una ampia consultazione pubblica, individua anche i punti di forza sui quali operare. L’Italia è, nello scenario europeo, uno dei Paesi definiti “moderate innovators”, con una bassa quota di esportazioni ad alto contenuto di tecnologia. Il documento pertanto promuove alcune linee di indirizzo, prima fra tutte la necessità di favorire l’incontro tra la domanda di ricerca e l’innovazione espressa dai cittadini. Il sistema della formazione è individuato come elemento centrale e strategico per la formazione delle cosiddette “comunità intelligenti” (smart communities), sulle quali Horizon 2020 punta moltissimo e che il MIUR ha attivato con i bandi Smart Cities and Smart Commnunities da 655,5 milioni di euro, di cui 25 milioni di euro per giovani ricercatori under 30. Un primo passo verso lo sviluppo di una nuova consapevolezza del nostro paese sull’investimento in R&S. Le opportunità per le imprese sono molte, dato che i fondi europei assegnati al programma sommano 6,7 miliardi di euro eseguiranno le tre priorità di Horizon 2020, ovvero “scienza di eccellenza”, “leadership industriale” e “sfide della società”. Molto interessante al riguardo è l’approccio integrato nei confronti delle PMI, grazie al quale si prevede di dedicare ad esse il 15% circa della dotazione finanziaria complessiva per le sfide della società e le tecnologie abilitanti e industriali. È bene dunque che le nostre imprese si informino e inizino a costruire ipotesi di ricerca sugli assi individuati, che si possono trovare nel nuovo portale “ResearchItaly”, sviluppato dal Consorzio CINECA con l’obiettivo di fotografare, supportare e promuovere la ricerca italiana d’eccellenza, e disponibile, in italiano ed in inglese, all’indirizzo www.researchitaly.it. I tempi per farlo ci sono, ma bisogna prepararsi, in quanto entro la fine del 2013 l’UE adotterà gli atti legislativi su Horizon 2020 e dal 1° Gennaio 2014 vi sarà il lancio dei primi bandi. E l’Italia con le sue imprese dovrà essere protagonista. Guaina liquida bituminosa antiradice rispetta l’ambiente Voc=low Basso impatto ambientale Scopri la simbologia "green" su www.naici.It Impermeabilizzazione di superfici da interrare Riparazione di vecchie guaine Realizza un manto ad elevata elasticità specifico per impermeabilizzare superfici da interrare quali fioriere, giardini pensili, fondazioni ed opere contro terra. Consente unʼapplicazione estremamente semplice tramite rullo o pennello, anche nelle situazioni complesse. Totalmente resistente ai raggi UV è idoneo anche alla riparazione di vecchie guaine bituminose. NP5 Dark è disponibile in confezioni da 1· 5 · 10 e 20 kg Andrea Tranquilli fotografato da Martino Cusano © Maggiori info e scheda tecnica su www.naici.it o inquadrando il QR CODE sottostante ICN s.r.l. - 5° Stradone Sandalo di Levante snc, Nettuno (Roma) | tel: +39 069819416 - fax: +39 069819518 - [email protected] - www.naici.it Il 24 settembre incontriamoci per parlare del futuro main SPONSOR SPONSOR Buffet lunch offerto da: DISTRIBUZIONE L AT E R I Z I VINI offertI da: s. r. l. SISTEMI ANTICADUTA - LINEE VITA con il patrocinio: Costruzioni Installazione e Impianti VI convegno nazionale youtrade Fiera di Bergamo Via Lunga - 24125 Bergamo Tel. +39 035 32 30 911 www.bergamofiera.it VI convegno nazionale riconversione Cambiare pelle, cambiare testa, cambiare aspetto: se il mondo si trasforma, bisogna adattarsi come camaleonti. La selezione darwiniana delle imprese è il dato che ha caratterizzato il primo decennio del secolo. Adesso è arrivato il momento di abbandonare le strade senza uscita: per le aziende è scoccata l’ora della riconversione. Il tema sarà al centro del prossimo Convegno Nazionale di YouTrade, in programma per settembre 2013. L’appuntamento, attraverso il dibattito con gli operatori e gli esperti, fornirà una mappa per attraversare il cambiamento. Il Convegno sarà anche l’occasione per fare il punto sui lavori del Tavolo tecnico, momento di confronto che quest’anno sarà centrato sul nuovo ruolo del rivenditore di materiali. Perché la Riconversione è un’opportunità che riguarda tutti. martedì 24 settembre 2013 ore 9.30 CENTRO CONGRESSI FIERA DI BERGAMO Via Lunga, 1 - Bergamo Ecco a voi il futuro Gli abstract del vI Convegno Nazionale YouTrade C hiamatela, se volete, la legge della giungla. Invece, è solo l’economia. Che piaccia o meno, la crisi sta spazzando via i più deboli e salvando i più forti che, a recessione conclusa, saranno ancora più padroni del campo. Non che questo sia un trend auspicabile, ma è la realtà con cui dobbiamo fare i conti. Appunto: per guardare in faccia la realtà, per cercare di capire i pericoli, ma anche le opportunità che riserva il futuro, torna la grande occasione di confronto organizzata da YouTrade. Nelle ultime due edizioni del convegno annuale abbiamo posto la riflessione sul cambiamento dei fattori esterni all’impresa: dalle dinamiche di mercato orientate sempre più al recupero dell’esistente, all’avvento dell’efficienza energetica e della sostenibilità come elementi imprescindibili per gli operatori. E, ancora, le nuove dinamiche in campo: dall’avvento del consumatore più sensibile ai temi dell’ambiente, alla crescita dei nuovi modelli di acquisto, consumo e investimento degli utenti finali. Perché è impossibile ignorare questi elementi, bisogna affrontarli se si vuole rimanere nella pattuglia dei vincitori. Ma il mondo va avanti, cambia, muta, si riconverte. E così il convegno di YouTrade, in programma il 24 settembre, sarà l’occasione per iniziare una riflessione anche sulle mosse necessarie all’interno dell’impresa e nei rapporti con gli altri soggetti della filiera. Gli aspetti sono molti: per esempio, ottimizzazione dei processi, nuove sinergie, forme di integrazione e di collaborazione. E la riconversione, che significa modifica dei comportamenti fino a oggi utilizzati per rispondere alle esigenze del mercato. Perché se la situazione è diversa, anche le imprese devono adattarsi, riconvertendosi in un processo darwiniano senza sosta. Come va di moda dire adesso, l’organizzazione deve essere più “liquida”, che vuol dire flessibile e adattabile. Insomma, perde chi si siede ad attendere che il passato ritorni, vince che impara come il mercato cambia e vi si adatta nel modo migliore. È una sfida per l’innovazione, in un cammino continuo. Il convegno di settembre sarà dedicato a questo tema e focalizzerà l’attenzione non solo sulla consueta e approfondita analisi congiunturale del mercato, ma soprattutto sulle prospettive di riconversione, sulle necessità di riposizionarsi a livello di filiera, anche in rapporto ai trend di crescita dei nuovi grandi competitor, e sulla necessità di poter contare, per riconvertirsi in modo adeguato, su strumenti e politiche che oggi sono molto carenti, ma sui quali tutti gli operatori devono impegnarsi. L’adattamento al nuovo è un processo individuale, ma è tutto il sistema industriale delle costruzioni e della filiera edilizia che, alla fine, ne beneficia. A patto di tenersi aggiornati e non perdersi il convegno di settembre, naturalmente. Il difficile momento delle costruzioni: picco minimo e ripresa (ma non per tutti) di Lorenzo Bellicini Le costruzioni e la distribuzione dei materiali edili stanno attraversando in questi ultimi mesi del 2013 una fase molto particolare, potremmo dire che stanno vivendo allo stesso tempo, il momento più duro della crisi iniziata nel 2006 e l’inizio di una nuova stagione meno negativa. Non dobbiamo pensare ad una ripresa forte, ma ad una uscita dalla fase di caduta. I segnali che arrivano dall’economia, pur deboli, e comunque non in grado di cancellare la nuova pesante recessione del 2013, descrivono aree del Paese e tipologie di mercato con dinamiche finalmente positive. E per il 2014 lo scenario 28 - youfocus si fa, da più punti di vista, meno negativo. Certo, una parte della ripresa dell’economia viene dalle esportazioni che solo parzialmente e per le imprese maggiori riguardano il settore delle costruzioni e molto poco la distribuzione dei materiali edili. Certo, la domanda interna stenta a riprendere e vi sono settori e aree del Paese che son ben distanti da una fase positiva, ma si può sostenere che si è toccato il picco minimo e si può iniziare a ripartire. Il problema è come. Le esperienze imprenditoriali positive mostrano come solo innovazione e ridefinizione dei modelli di offerta sono in grado di cogliere pienamente i vantaggi del nuovo ciclo di mercato: e paradossalmente solo chi è capace di comprendere i nuovi comportamenti e la nuova forma del mercato può giocare la nuova partita. La nuova era del camaleonte di Federico Della Puppa Nel futuro la competitività delle imprese si giocherà sull’ottimizzazione dei processi, prima ancora che sui prodotti, e le imprese in questa fase devono trovare da sole le motivazioni e le modalità per il cambiamento. La nuova era del mercato, non solo delle costruzioni ma dell’economia in generale, è un’era in cui bisogna guardare dentro noi stessi e chiederci se siamo adeguati al cambiamento che la crisi ci impone o se dobbiamo avviare e impostare modelli di approccio diversi, nuovi, innovativi. La nuova era è l’era dell’adattamento, è l’era dell’impresa camaleonte, che si adatta alle circostanze che l’ambiente propone. Nel mondo delle costruzioni fino a ieri la catena del valore la costruiva il mercato per le imprese. Era la domanda a costruirla e bastava esserci. Oggi e soprattutto domani non sarà più così. La catena del valore va costruita partendo dall’impresa e dalla filiera, ottimizzando l’organizzazione interna e quella esterna, agendo sugli asset che sono in grado di far recuperare e promuovere la competitività delle imprese, a partire da ciò che il mercato offre e dalla domanda, sempre più frammentata, diversificata, qualificata. Non c’è più spazio per l’improvvisazione. L’era del camaleonte è iniziata. programma 09,30 Registrazione 10,00 Apertura dei lavori e saluti 10,15 Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio Federico Della Puppa, docente di economia presso l’Università IUAV di Venezia 10,35 La tempesta è finita? Dopo un 2013 nero, le prospettive per il 2014 Previsioni e classifiche inedite sulla distribuzione di materiali per edilizia Lorenzo Bellicini, direttore di Cresme Ricerche 11,10 Come gestire la nuova Era del camaleonte Federico Della Puppa, docente di economia presso l’Università IUAV di Venezia 11,40 Strategie e proposte concrete per riconvertirsi 12.00 Conclusioni e dibattito 13,00 Buffet lunch youfocus - 29 Il tavolo tecnico di Veronica Monaco M ossa dalla volontà di riflettere sui cambiamenti in corso e comprendere i driver alla base del processo di “riconversione” della filiera, YouTrade ha riunito intorno a un tavolo esperti del settore delle costruzioni ed esponenti del mondo della produzione e della distribuzione. I due incontri del tavolo tecnico, in preparazione del VI Convegno Nazionale, che avrà luogo il 24 settembre presso la Fiera di Bergamo, si Giovanni Pietro Grazioli sono focalizzati proprio sulle trasformazioni strutturali che stanno investendo le costruzioni, e in particolare sul nuovo volto del Alessandra Pettenon rivenditore che, come il camaleonte – diventato mascotte del convegno – deve necessariamente adattarsi alla nuova realtà per rimanere sul mercato. Al secondo e ultimo incontro, che Claudio Troni si è tenuto a Milano lo scorso 27 giugno, hanno partecipato Giovanni Pietro Grazioli (Centredil), Alessandra Pettenon (Fila), Claudio Troni Roberto Anghinoni (Gruppo Made), Roberto Anghinoni (giornalista), Riccardo Cavalli (Fibrotubi), Roberto Nava (Knauf), Giovanni Spagnol e Stefano Morucci Riccardo Cavalli (Naici), Gianni 30 - youfocus Virginia Gambino Heinz Slink Stefano Morucci Guidoccio (CRE), Ubaldo Gambardella (Unifix), Massimo Bussola (Bigmat), Tony Principi (Hauraton Italia), Antongiulio Ceccariglia (Italcementi), Paolo D’Agostino (Redi), Gianluca Menozzi (Termolan), Stefano Marconi e Renato Tesolin (Cap Arreghini). Oltre al moderatore Federico Della Puppa (professore di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università IUAV di Venezia), all’editore di YouTrade Virginia Gianni Guidoccio Ubaldo Gambardella Massimo Bussola Gambino e a un ospite straniero, l’amministratore del gruppo di rivenditori tedesco FDF Heinz Slink, che ha illustrato le caratteristiche di una realtà di mercato completamente diversa da quella italiana. «Il punto chiave oggi è che non dobbiamo gestire la crisi ma il cambiamento – ha esordito il moderatore Federico della Puppa –. Siamo di fronte a un cambiamento epocale: la filiera è cosciente della necessità di razionalizzare il mercato e affrontare by una selezione, ma incontra ancora moltissime difficoltà nel gestire la trasformazione in atto e applicare nuovi modelli organizzativi e imprenditoriali». A offrire qualche spunto sulle possibili direzioni da intraprendere è intervenuto il tedesco Slink. Nato nel 1988, il gruppo FDF (acronimo che sta per “Für Dach und Fassade”, cioè “per il tetto e la facciata”) conta 48 soci, 73 punti vendita e 650 dipendenti, con un fatturato di 331 milioni di euro. «Sono da 12 anni amministratore di FDF, gruppo di rivenditori presente Tony Principi in undici regioni della Germania. Il 90% dei nostri clienti sono professionisti, in prevalenza carpentieri, conciatetti e lattonieri. Una clientela Antongiulio Ceccariglia specializzata che preferisce rivolgersi a strutture in grado di offrire loro materiali e servizi, ma anche un rapporto privilegiato. Per questo in Germania la GDO non si Paolo D’Agostino posiziona in maniera concorrenziale con la rivendita edile, avendo come target di riferimento la clientela privata – spiega Slink –. FDF Roberto Nava possiede un sistema di fatturazione elettronica centralizzato, realizzato in collaborazione con l’Aktivbank di Pforzheim: la fattura arriva in forma Giovanni Spagnol elettronica alla banca che, attraverso una delega sul conto dei consorziati, provvede ai pagamenti, dopo averne verificato la solvibilità. I pagamenti avvengono con una media di 25 giorni, al massimo 90 giorni per fornitori più piccoli. Per migliorare la liquidità, inoltre, FDF si impegna nel pagamento puntuale dei rimborsi, anche durante l’anno. Tutti i proventi degli accordi con i fornitori sono pagati al 100% agli azionisti. Gli acquisti e le campagne di vendita con i fornitori selezionati sono Winkler SAFE L’esclusiva tecnologia WINKLERSAFE per i prodotti a basso impatto ambientale e la costante ricerca dei laboratori WINKLER hanno permesso la nascita di un prodotto straordinario come WINGRIP BITUMINOSO. Winkler SAFE WINGRIP BITUMINOSO IMPERMEABILIZZANTE E PONTE D’AGGRAPPO PER BALCONI, TERRAZZE E BAGNI Pronto all’uso Facile applicazione Rapido Non richiede rete d’armatura Per applicazioni verticali e orizzontali C onfezioni da 5-10 -20 kg Winkler Srl, Via Buonarroti, 15 20093 Cologno Monzese MIlano - Italy Tel. +39 02 26 700 605 Fax +39 02 26 700 621 [email protected] - www.winklerchimica.com decise a livello centrale». E prosegue: «In Germania, tutte le aggregazioni fanno parte di un’associazione nazionale che rappresenta il veicolo per scambiarsi informazioni. I fornitori hanno invece creato una piattaforma informatica utilizzata dai rivenditori specializzati, in cui è possibile trovare e ordinare oltre 600mila articoli diversi». Nonostante il mercato Luca Berardo tedesco sia più evoluto di quello italiano, qualche ingranaggio pare si sia inceppato anche lì, come ha ammesso lo stesso Slink al tavolo tecnico di YouTrade: «Negli Gianluca Menozzi ultimi anni, FDF ha avuto un incremento costante del 15%, grazie anche al piano anti-crisi varato nel 2009 che incentivava le costruzioni Stefano Marconi attraverso interventi di riqualificazione degli edifici. Nell’ultimo anno invece abbiamo subito una flessione: da cinque mesi ormai, anche in Germania, il mercato sembra Renato Tesolin essersi bloccato». Il confronto con la realtà distributiva tedesca del gruppo FDF ha comunque avuto il merito di avviare un dibattito estremamente Federico Della Puppa interessante, che si è aperto con l’intervento di Giovanni Pietro Grazioli, titolare di Centredil: «Non penso che questo tipo di struttura e strategia possa al momento essere valida tout court anche da noi – ha affermato –. Ritengo infatti che sia la clientela a formare il mercato: in Italia l’artigiano è molto meno standardizzato, non abbiamo un tessuto economico che può permettersi dei pagamenti a 30 giorni, i rivenditori di materiali edili sono troppi, non riconosciamo ancora il valore della specializzazione. Nel nostro Paese abbiamo vissuto sulla speculazione di mercato, e non di mercato reale come in Germania, 32 - youfocus e non c’è mai stata una programmazione seria delle risorse. Per questo, ora come ora, dobbiamo gestire la crisi e i cambiamenti Franco Nessi che questa comporta, per arrivare almeno in parte ad assomigliare al mercato tedesco». «Una distribuzione specializzata, come sul modello tedesco, Cristian Zanni – ha proseguito Roberto Nava di Knauf – dovrebbe essere collocata in un mercato dove c’è specializzazione anche della clientela. Ciò che in Italia al momento manca, anche per l’assenza di una solida formazione di base e di controlli sulla professionalità di coloro che operano sul mercato». Il bisogno di specializzazione c’è e si fa sentire. «Il cambiamento non può avvenire dall’oggi al domani, tuttavia qualcosa dalla Germania possiamo impararlo. Ma i rivenditori sono in grado di gestire questo cambiamento? – si chiede il giornalista Rosanna Morghen Roberto Anghinoni – Quanti sono in grado di competere in un mercato in cui si assiste a una pesante riduzione dei volumi e ad una GDO che sta moltiplicando i propri punti vendita? Molti non sono adatti al nuovo mercato e non hanno le risorse strutturali per riconvertirsi. Gli altri invece, che altro possono fare se non specializzarsi?». Lasciamo volutamente aperto il quesito, in attesa che la risposta a questa, e a molte altre domande sul nuovo volto della distribuzione, vengano approfondite durante l’appuntamento annuale con il Convegno Nazionale di YouTrade, giunto quest’anno alla sua sesta edizione. PRIMO INCONTRO DEL TAVOLO TECNICO DI YOUTRADE Innovazione di sistema, programmazione e condivisione, queste le parole chiave emerse durante il primo incontro del tavolo tecnico di YouTrade, tenutosi giovedì 30 maggio a Milano. A partire dal tema cardine della riconversione e del nuovo ruolo del rivenditore, la riflessione si è focalizzata sulla necessità, quasi fisiologica, di un processo di selezione tra produzione e distribuzione, per continuare a operare in un mercato sempre più ristretto e con meno marginalità. A cui si aggiunge la presenza minacciosa di un concorrente che sembra non conoscere flessione: la Gdo. Quali strategie mettere in campo per arginare la crisi? YouTrade allargherà la discussione, approfondendo i temi emersi durante il tavolo tecnico con il pubblico presente al suo VI Convegno Nazionale. Moderato da Federico Della Puppa (professore di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università IUAV di Venezia) e dall’editore di YouTrade Virginia Gambino, il primo incontro del tavolo tecnico ha visto la partecipazione di Paolo D’Agostino (Redi), Tony Principi (Hauraton Italia), Rosanna Morghen e Cristian Zanni (Gruppo Edilcom), Claudio Troni (Gruppo Made), Antongiulio Ceccariglia (Italcementi), Gianluca Menozzi (Termolan), Gianni Guidoccio (CRE), Riccardo Cavalli (Fibrotubi), Franco Nessi (Eternedile), Stefano Marconi e Renato Tesolin (Cap Arreghini), Luca Berardo (CasaOikos), Roberto Nava (Knauf) e Giovanni Spagnol (Naici). akka2a.it La forza e la flessibilità. Un vero leader sa essere forte e affidabile. Un vero leader, allo stesso tempo, sa ascoltare i cambiamenti. 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Le parole, amare come un Fernet, sono state pronunciate da Claudio Andrea Gemme, presidente di Confindustria Anie. Lo svantaggio su cui devono fare i conti le imprese italiane è, in effetti, sempre più pesante. Il divario infrastrutturale rispetto alla Germania nell’ultimo decennio, sono sempre parole di Gemme, “si stima abbia fatto perdere 142 miliardi di Pil”. E, cosa ancora peggiore, dal 1990 l’Italia ha destinato alle infrastrutture «il 35% in meno» rispetto agli altri Paesi. Per non parlare delle risorse comunitarie (cioè i fondi strutturali e Fas): sono stati “utilizzati solo il 12% degli oltre 41 miliardi stanziati per il 2007-2013”. Insomma, non solo le costruzioni, ma un po’ tutto il sistema delle imprese è svantaggiato rispetto ai nostri competitor. Come se giocasse a calcetto su un campo inclinato, con la palla che rotola inesorabilmente verso la nostra porta. Prendiamo il caso dell’energia. Le bollette per le famiglie rimangono affidate a un sistema di sussidi incrociati che fa pagare prezzi europei a chi consuma poco e troppo a chi è costretto a utilizzare più elettricità. Non lo dicono industriali incavolati, ma si legge nella relazione al Parlamento 34 - youeconomy del presidente dell’Autorità per l’Energia Guido Bortoni, presentata a metà giugno. Nell’analisi si legge che il prezzo del gas è più alto tra il 5 e il 10% rispetto a quello della media Ue. E le imprese pagano l’elettricità mediamente il 30% di più, con un divario che, invece di ridursi, aumenta. Unico dato positivo: il prezzo del gas si sta lentamente allineando a quello dell’Europa, grazie ai nuovi benefici { Il divario infrastrutturale rispetto alla Germania nell’ultimo decennio, “si stima abbia fatto perdere 142 miliardi di Pil” dell’apertura internazionale dei mercati all’ingrosso. Ma l’insieme ha un effetto persino paradossale: nella composizione della bolletta, sia per le famiglie che per le imprese, il peso degli oneri che non riguardano la componente energia cresce sempre di più. Ci sono troppe tasse che servono per pagare altro, insomma, e in questo modo si restringono strutturalmente gli spazi di competizione tra fornitori. I dati di confronto con gli altri Paesi sono lì a confermare il problema: secondo Eurostat, l’incremento registrato in Italia, sul fronte dell’energia elettrica, è il terzo maggiore alle spalle di Cipro (+21%) e Grecia (+15%). Una situazione diametralmente opposta a quella di Svezia (-5%), Ungheria (-2%) e Finlandia (-1%). Un altro punto dolente è quello dei trasporti e della logistica. Sotto questo aspetto, l’inefficienza del nostro Paese è stata valutata a 40 miliardi di euro, una specie di tassa invisibile sul sistema economico e produttivo. Gli esperti ritengono che tale gap rispetto alla media europea non si sia modificato negli ultimi anni. Se si riuscisse, quindi, ad abbassare di un solo punto percentuale l’incidenza del costo della logistica e dei trasporti sul valore della produzione, si otterrebbe già un risparmio di circa 10 miliardi l’anno. Non c’è da stupirsi: secondo un report 2012 della Banca Mondiale, l’indice Lpi, che misura l’efficienza della logistica, colloca l’Italia al 24esimo posto nel mondo, dopo quasi tutti gli altri principali Paesi Ue e molti Paesi asiatici. Che fare? Secondo Gemme occorre una strategia di ampio respiro: «Sarebbe anacronistico pensare il contrario. I percorsi e gli scenari in termini di reti e infrastrutture, città, edifici, sono già delineati e si basano sulla capacità di gestire e scambiare informazioni, sulla maggiore richiesta di funzionalità, sulla integrazione, sulla decentralizzazione di intelligenza nelle singole parti. Gli edifici sono destinati a diventare i nodi intelligenti di reti intelligenti e, come tali, parti di un sistema più ampio nel cui contesto il parametro energetico quasi zero dovrà essere ridefinito». Uscire dall’Euro? Il dibattito sull’Euro e sulle opportunità che – secondo alcuni – si aprirebbero per l’Italia con l’uscita dalla moneta unica, è sempre presente. Proviamo a fare il punto della situazione e capire l’effettiva utilità dell’Euro proprio in questa fase di crisi di Federico Della Puppa D i fronte alla crisi e alle difficili e non immediate ricette per superarla, da più parti negli ultimi tempi si è sollevata l’idea che l’uscita dalla moneta unica possa rappresentare per l’Italia un vantaggio competitivo rispetto agli altri paesi. In realtà le resistenze alla moneta unica hanno un lungo corso e sono nate ancor prima che l’Euro nascesse. Ma va ricordato che il percorso che ha portato all’unione monetaria in Europa non è casuale, ma segue un disegno strategico che dal 1957, con la nascita della CEE, ha progressivamente ampliato l’area del libero scambio da 6 36 - youeconomy a 28 Stati. La progressiva eliminazione di ogni barriera al libero movimento di persone, capitali, merci e servizi tra i paesi membri è una delle conquiste economiche e sociali più importanti per il vecchio continente, in quanto il sistema di dazi doganali, barriere tariffarie e non tariffarie, limiti alle importazioni ed esportazioni, di fatto limitavano la competitività dei singoli paesi, e del sistema europeo nel suo insieme, di fronte alle modifiche che la globalizzazione ha progressivamente imposto all’economia mondiale. Un primo tentativo di limitazione delle oscillazioni delle monete era stato introdotto da alcuni paesi europei con lo SME, nel 1978, e con la nascita dei nostri prodotti, derivata dal basso prezzo, sui mercati internazionali. L’economia dell’Italia, al tempo, era basata su un circuito per lo più interno, con barriere all’importazione di prodotti dall’estero, il cui esempio più eclatante fu il blocco delle importazioni di auto dal Giappone. Le condizioni della svalutazione e le barriere tariffarie e non tariffarie di fatto hanno consentito, per un breve periodo, una forte competitività dei nostri prodotti sui mercati esteri, una competitività tuttavia di breve periodo, che ha segnato peraltro una stagione di cambiamenti e di modifiche del sistema economico e politico italiano, a partire da Tangentopoli in poi. Ma { L’uscita dell’Italia dall’Euro ci esporrebbe alla speculazione internazionale e, dopo un impatto positivo di brevissima durata sulla competitività dei nostri prodotti, avrebbe serie ricadute sui costi per l’approvvigionamento delle materie prime e dell’energia dell’ECU. Ma i tassi di cambio e il rafforzamento di alcune monete, in primo luogo il marco, sui mercati mondiali, e l’esposizione di altre monete alle speculazioni, come quella subita dalla lira nel biennio 1992-1993, evidenziarono la necessità di superare il sistema delle banche centrali nazionali e di raggiungere una vera integrazione monetaria sulla base della costituzione di una banca centrale europea. L’idea alla base di questa scelta era la possibilità di governare la stabilità dei prezzi, contribuendo ad una crescita durevole, al benessere economico e all’aumento dell’occupazione. L’eliminazione della discrezionalità delle banche nazionali è uno dei fattori chiave di questa politica, ma è anche una delle chiavi di lettura della voglia, di alcuni, di tornare alle condizioni pre-euro. Perché tale discrezionalità, ad esempio, permetteva azioni e politiche monetarie che, nel breve periodo, fornivano una extracompetizione ai prodotti nazionali. L’esempio più eclatante e relativamente recente è l’ultima svalutazione della lira operata da Ciampi nel 1992. In pochi mesi la nostra moneta perse quasi il 40% di valore rispetto al marco e al dollaro, con conseguente aumento dei prezzi delle materie prime ma anche con una extra-competitività quella breve stagione di competitività non è stata una stagione di crescita reale. Basta osservare l’andamento del Pil del nostro paese, che si è mantenuto sostanzialmente costante negli anni ’90 del secolo scorso, mentre ben diverso è l’andamento a partire dall’introduzione dell’Euro. Infatti la fine dei costi di conversione da una moneta nazionale all’altra ha di fatto eliminato il rischio di cambio, ha aperto ad una nuova stagione della propensione al risparmio e agli investimenti. Nei fatti l’adozione dell’Euro ha sostenuto i mercati finanziari europei e ha favorito l’aumento del commercio. L’Euro ha reso effettivamente i nostri prodotti più competitivi sui mercati internazionali proprio in questo momento di crisi, e la bilancia degli scambi lo conferma. Tuttavia c’è ancora chi teorizza che un’uscita dell’Italia dall’Euro sarebbe una condizione favorevole per la nostra economia, mentre ci esporrebbe alla speculazione internazionale, come accadeva in passato. La possibilità poi di svalutare la nostra moneta, in un mondo fortemente globalizzato, avrebbe solo un effetto di brevissima durata sulla competitività dei nostri prodotti, che sarebbero poi gravati da forti costi per l’approvvigionamento delle materie prime, e tra questi in particolare l’energia. Perché dunque sostenere l’Euro? Non solo per questi motivi, ma anche perché con la moneta unica il fattore prezzo è meno determinante di altri nel definire le categorie della competitività sui mercati. Perché attraverso la stabilità monetaria, la bassa inflazione e il basso costo del denaro gli investimenti sono più sicuri, soprattutti quelli in ricerca e sviluppo. Perché è lì che si genera la competitività. Nel passato l’alta inflazione consentiva a molti soggetti di guadagnare semplicemente giocando sui tempi degli acquisti e delle vendite, magari aumentando la dimensione dei propri magazzini e depositi. Oggi non è più possibile operare in questo modo e la leva della competitività è sulla ottimizzazione dei processi e della gestione. Uscire dall’Euro significherebbe essere esposti, tutti, ad una forte instabilità, perché il debito pubblico italiano è per lo più in mano proprio agli italiani e una svalutazione della nostra moneta si tradurrebbe, ad esempio, in una patrimoniale ai cittadini. La crisi non ammette semplificazioni e ritorni al passato. La crisi impone liberalizzazioni vere, sburocratizzazioni, apertura e sostegno agli investimenti esteri, aumento della spesa in ricerca e sviluppo, valorizzazione del nostro patrimonio materiale e immateriale. Senza Euro la crisi costerebbe molto di più. Semmai la parziale debolezza dell’Euro è dovuta alla mancata integrazione europea sulle politiche fiscali. E lì che bisogna spingere. Integrare a tutti i livelli i paesi europei rafforza il sistema, la nostra moneta e la nostra economia. Le altre ricette, di questi tempi, sono solo slogan che poco hanno a vedere con la effettiva necessità di sostenere le nostre imprese, le loro capacità competitive e i nostri mercati. youeconomy - 37 Quelle crepe dentro di noi Viaggio nei territori dei terremoti italiani per raccontare un’Italia che sembra saper rinascere nonostante gli errori. E che mostra la necessità di mettere in sicurezza gli edifici di Federico Della Puppa dossie terr 38 - youDOSSIER R icordo come fosse ora. Era il 6 maggio 1976, avevo quindici anni e, come tutti i ragazzi di quell’età, a volte ero un po’ esuberante. Era sera e con la mia famiglia e alcuni amici stavamo mangiando una pizza quando, per fare lo spiritoso, mi alzai in piedi per tagliarla meglio. Mia madre mi rimproverò, dicendo di sedermi, dato che stavo facendo tremare il tavolo. Ma proprio in quel momento arrivò un cameriere che ci disse di uscire rapidamente dal locale. Non ero io a far tremare il tavolo, era il terremoto. La scossa fu lunga, molto lunga. E poi ne seguirono altre. All’epoca non c’era internet, esisteva solo la radio, il mezzo più rapido per informarsi sugli avvenimenti. Ma le informazioni erano frammentarie e ricordo l’apprensione di tutti nel cercare notizie, con il titolare del locale che cercava di sintonizzare la radio sui notiziari. Andando a casa quella sera cercavamo di immaginare dove fosse stato l’epicentro. I miei genitori, originari del Friuli, cercavano di tranquillizzarci, dicendo che Mestre, essendo sul bordo della laguna, era un’area sicura. Ma immediatamente il pensiero fu che se noi, che vivevamo in un’area “sicura”, avevamo sentito la scossa così forte, chissà cos’era successo nei luoghi dove il terremoto aveva avuto origine. Il Friuli era vicino a noi, sia geograficamente sia per legami affettivi. La radio iniziò a raccontare frammentariamente il terremoto. I telefoni non rispondevano, non sapevamo come stessero i nostri parenti, non sapevamo esattamente dove e che cosa fosse successo, ma era er remoto youDOSSIER - 39 evidente la sensazione che fosse accaduto qualcosa di molto grave. E il senso di angoscia e una paura sottile iniziò a farsi strada. Ricordo mio padre che continuava a tranquillizzarci, come sempre, dicendo che la nostra casa era solida, che non dovevamo temere. Nei giorni seguenti riuscimmo a metterci in contatto con i nostri parenti, che per fortuna stavano bene. Avevano perso tante cose, la casa e molto altro. Ma erano vivi. Eppure. Eppure un terremoto, anche lontano, ti resta dentro. Resta dentro quella sensazione, particolarissima e unica, nella sua tragicità, di essere in balia di qualcosa 40 - youDOSSIER che non si può fermare. È quella sensazione ben stampata nei ricordi di tutti noi, nei racconti dei nostri amici, come di quella bambina ora adulta che al tempo si trovò a correre a piedi nudi scappando dalla distruzione intorno a sé. Di fronte ad altri eventi catastrofici c’è sempre l’idea che si possa fare qualcosa. Di fronte alle alluvioni, alle frane, agli incendi, al maltempo. Mettere in sicurezza i nostri cari e alle volte anche le nostre cose. Difendersi. Di fronte a certi eventi le difese ci sono e oggi, con i sistemi di previsione e prevenzione, sappiamo già se e che cosa dobbiamo o possiamo aspettarci. Riusciamo a prepararci, perlomeno mentalmente. Gli eventi calamitosi degli ultimi anni ci hanno insegnato molto, in questo senso. Ma di fronte al terremoto siamo inermi. L’unica difesa è difenderci prima, costruendo case antisismiche, mettendo in sicurezza gli edifici. Eppure di fronte alle scosse, nonostante tutte le prevenzioni, non siamo preparati. Perché a differenza delle altre catastrofi, arrivano quando non le aspetti. E capisci che non puoi fare nulla. E quando proseguono, minano le nostre sicurezze, aprendo delle crepe dentro di noi, oltre che sui muri delle case, con lo stillicidio delle “scosse di assestamento”, degli aftershocks, degli sciami sismici. Fin da bambini ci hanno raccontato che dopo la “grande scossa” ci sono quelle di assestamento e che poi finisce tutto e tutto rientra nella normalità. Un modo come un altro per tranquillizzarci. Oggi sappiamo che non è così. I terremoti sono costanti e continui, in tutto il mondo, compreso il nostro Paese. È solo l’intensità che cambia e molte scosse neppure le avvertiamo, ma gli strumenti registrano tutto e, grazie a internet, oggi possiamo sapere esattamente quante e dove sono. Dopo, mai prima. Viviamo su una superficie che crediamo solida ma che invece è mobile, che si sposta e si adatta, a volte addirittura va in liquefazione, e che procede imperterrita nelle sue modificazioni geologiche. Dobbiamo adattarci. Negli ultimi cinque anni in Italia ci sono stati 55 terremoti con intensità superiore al 4° grado della scala Richter. In media un evento significativo ogni mese. Alcuni sono stati particolarmente gravi e catastrofici, l’Abruzzo nel 2009, l’Emilia nel 2012, ma sono tanti gli altri terremoti “dimenticati” perché non hanno causato vittime. Quello più recente e più eclatante è il terremoto della Lunigiana del 2013, il “non evento”, come lo chiamano ormai tutti, dato che i danni esterni alle case sono poco visibili e che non ci sono state vittime. Ma basta entrare dentro le case, vedere le crepe, vedere un patrimonio di ricordi, di vite, di affetti ed effetti personali incrinato dalla forza della natura. E parlando con le persone, sentendo le loro sensazioni, si percepisce il loro stato di precarietà. È quello che resta dentro di noi. I terremoti scavano crepe non solo nelle case, non solo nel terreno, le scavano dentro di noi, portandoci via a volte i nostri cari, ma portando via anche i nostri ricordi, che sono anche fatti di luoghi, di case, di strade, di piazze e di negozi. Il vuoto delle strade deserte, il vuoto delle case abbandonate, il vuoto dei capannoni svuotati delle macchine e delle attrezzature produttive è il vuoto che ci si porta dentro quando si visitano i luoghi nei quali il terremoto ha colpito. Attraversare l’Italia dall’Abruzzo all’Emilia, per visitare i luoghi dove gli eventi sismici degli ultimi quattro anni hanno lasciato una lunga scia di distruzione, morte e di danni ingenti, è raccontare un’Italia colpita nel profondo, ferita indelebilmente, ma è anche accorgersi che il sentimento comune è proseguire, andare avanti, riprendersi i luoghi, come se non vi fosse alternativa alla riappropriazione, alla necessità di dichiarare la propria appartenenza, di testimoniare la propria volontà, di affermare la propria determinazione nel ricominciare. Di affermare la vita, in fin dei conti. Le polemiche innescate dalla gestione del post-terremoto in Abruzzo ruotano proprio attorno al tema della necessità di riconquistarsi i luoghi della propria vita, di farli tornare vivi quanto prima, riempiendoli dei suoni e dei respiri delle persone che da sempre li hanno abitati. Oggi quei luoghi sono vuoti e silenziosi, ma non per volontà dei cittadini. Il contrario di quanto accade nelle città emiliane, dove la vita scorre a fianco e a stretto contatto con gli edifici lesionati, con i cantieri che si affacciano su piazze transennate nelle quali comunque si svolge il mercato, si organizzano concerti, si rioccupano i plateatici. E allora il dolore che si prova di fronte a così tanta distruzione, ai 365 morti, ai 2mila feriti, agli 80mila sfollati dei terremoti recenti, si tramuta in lieve speranza. È il rumore del cantiere in lontananza che rompe il silenzio della grande città abbandonata, è la gru in azione attorno alla quale si muovono i caschetti bianchi e gialli dei tanti operai che, all’ora di pranzo, escono dai cantieri e danno una parvenza di vitalità cittadina. È la quieta rassegnazione di chi si sente abbandonato e dimenticato più degli edifici e delle seconde case, ma che resta nonostante tutto, nonostante il turismo che da risorsa vitale, come per la Lunigiana, scompare del tutto e si trasforma in pochi “turisti del terremoto”, quei visitatori che cercano la distruzione e, qui, non la trovano, andandosene delusi. O come la mamma che al centro de L’Aquila dice al figlio «vedi qui era tutto raso al suolo ma adesso stanno ricostruendo». La lieve speranza è il perdono di chi sente queste frasi e spera solo che domani tornino i turisti, quelli veri. È la sopportazione e la convivenza con le scosse continue, più o meno deboli, che accompagnano questi luoghi e li accompagneranno per sempre. È la caparbietà di chi vuole tornare alla normalità subito, nelle proprie case, cancellando le crepe esteriori, riaprendo subito le fabbriche, i capannoni, le piazze, le strade, i negozi, perimetrando esattamente solo le aree veramente a rischio e chiedendo che la burocrazia non ostacoli la volontà di ripartire. Esattamente da dove si era rimasti. Se c’è una lezione che si impara attraversando questi territori è che rimanere e riappropriarsi dei luoghi è rinascere. La vita dopo un terremoto continua, ma deve continuare lì, mettendo in sicurezza e recuperando tutto ciò che si può recuperare, sgombrando il campo subito dalle macerie, ridando dignità ai luoghi, che significa ridare dignità alle persone. Significa mettere in atto scelte, sistemi e procedure che devono essere partecipate, condivise, socializzate. Certo, ogni terremoto e ogni luogo è diverso dagli altri e la lezione friulana è lontana, anche se nel ricordo è sempre ben presente. Ma un viaggio in queste aree ci racconta di un’Italia che sembra saper rinascere nonostante i tanti errori, alcuni gravi ed eclatanti. E ci dice che è la socialità che va tutelata, prima ancora degli edifici. Ed è facendo con i residenti e non per i residenti che si può trovare la strada giusta. Il dossier che presentiamo in queste pagine fa il punto della situazione sui terremoti recenti, che dal 2009 a oggi, hanno attraversato l’Italia. Lo fa attraverso un racconto fotografico, appunti di viaggio, riflessioni e notizie utili a comprendere che il nostro territorio va tutelato con scelte adeguate alle nostre specificità. Significa comprendere che l’antisismicità non è più una condizione prescrittiva per alcune aree, ma deve essere un elemento strutturale che da Nord a Sud deve permeare tutto il sistema costruttivo italiano e che, proprio vedendo che cosa è stato colpito in questi terremoti, deve partire da una grande azione di messa in sicurezza dei nostri edifici, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, a partire dagli incentivi. Non è un’urgenza, è una necessità inderogabile, che deve essere sorretta politicamente da scelte consapevoli, coerenti e lungimiranti. Le attendiamo da anni e non sono ormai più prorogabili. Ce lo ricorda la corsa di una bambina a piedi nudi mentre il mondo le crolla intorno. È per lei che dobbiamo impegnarci tutti. Per ridare al suo viso il sorriso che le appartiene. Qui e ora. youDOSSIER - 41 Scosse a orario continuato Anche se non sempre li avvertiamo, ogni giorno in Italia si registrano 34 terremoti. Un dato che dovrebbe spingere governo e imprese ad adottare misure di prevenzione. Perché il disastro è in agguato di Federico Della Puppa D a molti anni è attiva la Rete sismica nazionale italiana, che pubblica i parametri dei terremoti registrati e revisionati dagli analisti del Centro nazionale terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. I dati, consultabili online con uno strumento interattivo per la selezione e la creazione di mappe dei terremoti all’indirizzo: http://iside. rm.ingv.it, fanno riferimento a oltre 300 stazioni di rilevamento e a un sistema, ormai ben collaudato, che è in grado di aggiornare la situazione ogni due minuti. Dal 2005 a oggi sono stati registrati oltre 100mila terremoti, ovvero oltre 12mila eventi all’anno, con una media di circa mille al mese. Insomma: circa 34 terremoti ogni giorno. Le oscillazioni possono ovviamente essere elevate, per cui si passa da giornate con pochi eventi a quelle con centinaia di eventi. Per la cronaca, il centomillesimo evento, da quando è stato istituito questo servizio nel 2005, è stato registrato il 26 aprile 2013 alle 2:53 (ora italiana) e ha avuto magnitudo 0.7, ovvero al di sotto della 42 - youDOSSIER soglia dell’avvertibilità, nella zona di Città di Castello, in Umbria, dove da tempo è in atto una sequenza sismica molto ricca di terremoti. Le mappe che si ricavano da Iside evidenziano come il territorio italiano sia ovunque molto attivo, con l’unica eccezione della Sardegna. In particolare tutta l’Italia peninsulare, con una fascia pressoché continua di epicentri dalla Pianura padana alla Sicilia. Ma anche l’arco alpino risulta attivo, particolarmente nei settori occidentale e orientale, e il Mar Tirreno, caratterizzato da terremoti molto profondi (alcune centinaia di chilometri). Secondo uno studio riservato della Protezione civile, che pianifica l’emergenza in caso di terremoti, il numero di crolli, di case inagibili e di abitazioni danneggiate, oltre che di vittime e feriti potenziali, nel caso di un forte terremoto, sono preoccupanti: 160mila a Catania, 112mila a Messina, 85mila a Reggio Calabria, 46mila a Catanzaro, 32mila a Benevento, 19mila a Potenza, 74mila a Foggia, 24mila a Campobasso, 21mila a Rieti, 17.500 a Belluno, per citare solo i capoluoghi più esposti e potenzialmente più colpiti. A questi danni vanno poi sommati gli effetti nelle città vicine, che possono aggravare il bilancio del potenziale disastro. Un disastro che è sotto i nostri piedi quotidianamente e che, ad ogni evento reale, mette in luce la fragilità del nostro territorio, ma soprattutto il tanto tempo sprecato in prevenzione, precauzioni e prescrizioni costruttive dall’ultimo grave terremoto dell’Irpinia, del 1980. L’Aquila e l’Emilia sono lì a ricordarcelo, come peraltro anche la Lunigiana. Quest’ultimo caso è, in particolare, molto interessante perché le prescrizioni antisimiche di quei luoghi hanno fatto sì che nessun edificio sia crollato, e che le strutture esterne abbiano potuto resistere bene. Ma anche dove non si è intervenuto, per esempio sulle partizioni interne, si sono verificati crolli interni e gravi condizioni di inagibilità, nonostante l’attenzione all’antisismicità dei muri perimetrali degli edifici. Recentemente una rete di monitoraggio internazionale, alla quale partecipa il dipartimento di Matematica e geoscienze dell’Università di Trieste, ha acceso un segnale d’allarme sull’Italia centrale e sul Meridione, in particolare sulla Calabria e la Sicilia orientale. D’altronde, basta consultare quotidianamente il bollettino Iside per osservare quante scosse vi sono, molte delle quali non sentite dalla popolazione, ma anche molte ben avvertite, perché oltre la soglia minima di percezione. Chiunque, analizzando i dati, può scoprire che nelle zone del terremoto dell’Emilia del 2012, quest’anno l’attività sismica è stata comunque rilevante, anche se al di sotto della soglia di danno. «Non si registrano danni a persone o a cose», è la frase con la quale i bollettini raccontano un’attività tellurica che nel nostro Paese è in continua evoluzione e della quale dobbiamo essere consapevoli, per mettere in atto politiche di intervento adeguate a garantire una sufficiente sicurezza alle nostre città, grandi e piccole. Un sisma di magnitudo 7 nell’Appennino meridionale, ovvero di una intensità rilevante, ma ritenuta possibile perché già registrata in passato, potrebbe contare fino a 11mila morti e più di 15mila feriti. I dati delle medie mondiali per queste soglie di rischio si fermano a 6.500 morti e 20mila feriti. In Giappone a 50 morti e 250 feriti. La youDOSSIER - 43 grande differenza nei numeri e nelle medie sta tutta nelle tecniche di costruzione impiegate e agli investimenti nella prevenzione. L’Italia fa scarsa prevenzione e l’esito delle regole e delle normative costruttive, basate su mappe sismiche non adeguate, si è evidenziato nel terremoto emiliano del 2012, che ha colpito anche alcune aree del Veneto e della Lombardia. Quello è territorio non solo di case, ma di capannoni e di strutture produttive, che hanno evidenziato tutti i limiti delle modalità costruttive della prefabbricazione spinta all’italiana. E se si ripercorrono i terremoti e le gestioni delle emergenze dal 1968 a oggi, attraverso i dati della Camera dei Deputati è possibile quantificare come la gestione dell’emergenza e la ricostruzione finora sono costate allo Stato 135 miliardi di euro (valori attualizzati al 2008), dei quali 92 stanziati dalla pubblica amministrazione. Gli effetti sui conti pubblici sono ancora oggi di tutta evidenza: per il terremoto del Belice in Sicilia (1968) gli impegni di spesa finanziati da leggi e decreti termineranno nel 2018, per l’Irpinia (1980) nel 2020, per le Marche e l’Umbria (1997) nel 2024, per il Molise (2002) nel 2023, per l’Abruzzo (2009) nel 2033. Soltanto per il Friuli (1976) il capitolo di bilancio è stato archiviato definitivamente nel 2006. La prevenzione è dunque uno degli elementi sui quali intervenire e da 44 - youDOSSIER promuovere attraverso specifiche politiche e azioni, compreso il sostegno agli incentivi governativi che considerano gli interventi antisismici al pari delle spese di ristrutturazione e dunque defiscalizzabili oggi al 50%. Ma da più parti si chiede che tale soglia sia portata al 65%, per agevolare la loro realizzazione e soprattutto per permettere una grande azione di prevenzione e precauzione che potrebbe allineare in alcuni anni l’Italia alle medie internazionali di rischio, con meno vittime potenziali, meno crolli e meno danni patrimoniali. Un beneficio per tutti, per le famiglie, per le imprese, per l’economia, per il patrimonio edificato. Anche in prospettiva di quanto accaduto e che potrebbe accadere con le decisioni del Governo in merito al sostegno alle famiglie e alle imprese in caso di terremoto. Tutti ricordano, infatti, come poche settimane prima del terremoto in Emilia, l’esecutivo aveva proposto la riforma della Protezione Civile, affermando che lo Stato non si sarebbe più fatto carico dei danni subiti dai cittadini in caso di catastrofe naturale. Ciò che è accaduto in Emilia è emblematico, dato che se la ricostruzione è a carico dei danneggiati, il problema è il ruolo che possono assumere le compagnie assicurative, tra polizze che potrebbero divenire molto elevate e in generale una politica mutualistica ancora tutta da definire. Il Governo Letta propone di rendere obbligatoria la copertura assicurativa contro le catastrofi naturali per le aziende, con l’adozione di un sistema che riduca l’aggravio sulle imprese. È evidente che il patrimonio edificato è un bene privato, ma è anche parte della competitività di un Paese. Prevenzione, dunque, ma anche assistenza e assicurazioni adeguate, perché va trovato un punto di equilibrio, tra pubblico e privato, che permetta di rendere adeguate scelte che privatizzano il rischio. Ma le imprese, in caso di eventi eccezionali, devono comunque poter contare su una facilità di accesso alle protezioni da rischi, per esempio attraverso una parziale defiscalizzazione dei premi assicurativi contro le catastrofi. Prevenzione può significare molte cose, dagli interventi sulle strutture alla sottoscrizione di polizze contro i rischi. Ma è evidente che deve essere al centro dell’azione del Governo la sburocratizzazione delle procedure e una vera sussidiarietà nelle azioni di intervento post-sisma. L’esempio più chiaro è l’accelerazione che vi è stata nella risoluzione degli impasse nella gestione del post terremoto a L’Aquila. E in questo senso l’esempio del Friuli è sempre lì a ricordarci che se vogliamo, possiamo e sappiamo farlo. Con l’impegno di tutti. L’Aquila, il silenzio rumoroso della ricostruzione Una visita alla zona rossa de L’Aquila riporta alla dura realtà di una ricostruzione lenta, difficile e complessa. L’enorme spiegamento di sistemi di sicurezza, ponteggi e ancoraggi che reggono i muri della città sono l’indice della necessità di intervenire ricostruendo con la massima sicurezza. Per non subire più in futuro i danni che il terremoto del 2009 presenta in tutta la sua gravità ancora oggi di Federico Della Puppa È stato il quinto terremoto più grave dell’epoca recente (dopo quelli di Messina nel 1908, di Avezzano nel 1915, dell’Irpinia nel 1980 e del Friuli nel 1976): 308 morti, 1.600 feriti, circa 65mila sfollati e danni per 14 miliardi. Il cratere sismico nella zona dell’Aquila ha coinvolto 57 comuni, 42 nella provincia del capoluogo, otto di quella di Teramo, sette di quella di Pescara. Quello abruzzese del 6 aprile 2009 è stato anche il terremoto più seguito dal punto di vista mediatico, non solo perché è rimbalzato attraverso internet, ma anche perché ha ospitato l’incontro del G8 del 2009, che inizialmente doveva essere realizzato in Sardegna e che invece, proprio in omaggio alle popolazioni colpite, il governo ha poi spostato a L’Aquila. La diffusione della comunicazione ha anche favorito l’intervento umanitario di numerosi Paesi per ricostruzione. Ma, accanto al dramma per i cittadini colpiti, il sisma ha portato anche una lunga scia di polemiche e di inchieste della magistratura, alcune delle quali recentemente, e con ulteriore clamore, sono giunte alla 46 - youDOSSIER conclusione. Per esempio, la sentenza che ha comminato condanne per il crollo alla Casa dello Studente o quella legata alla commissione Grandi rischi, peraltro molto discussa, secondo cui la popolazione non sarebbe stata avvertita in modo adeguata del possibile disastro. Ma, al di là delle polemiche e delle decisioni dei giudici, ciò che emerge dall’esperienza del terremoto abruzzese è che, per la prima volta, un evento del genere viene considerato come «non imprevedibile». Certo, un terremoto rimane comunque un evento non programmabile nel giorno e nell’ora, argomentano i magistrati, ma la negligenza nella realizzazione dei lavori di messa in sicurezza antisismica e la scarsa informazione ai cittadini sui rischi potenziali di fenomeni in atto, rappresentano due facce di una medaglia che in realtà ha una sola immagine, quella della prevenzione e della precauzione, qui completamente dimenticate. La tesi non ha mancato di suscitare perplessità. Ma una cosa è certa: le sentenze evidenziano che di fronte all’eventualità di un sisma, le misure precauzionali, la prevenzione e le prescrizioni devono essere fattori al centro dell’operato di tutti i soggetti coinvolti, da chi controlla e deve avvertire di potenziali rischi a chi è chiamato a intervenire per adeguare gli edifici alle norme. Il terremoto a L’Aquila insegna anche che molti morti possono essere evitati con la prevenzione, l’informazione e se si seguono regole edilizie adeguate. Nel caso specifico, la scossa di magnitudo 5,9 sulla scala Richter (ma pari ad una magnitudo momento di 6,3) che alle 3 e mezza di notte ha colpito l’area abruzzese, provocando danni a oltre il 50% degli edifici, in particolare nel centro storico de L’Aquila e in alcune frazioni come Onna, era stata preceduta da una lunga serie di eventi (uno sciame sismico). I primi sono stati di lieve entità, nel dicembre 2008, e poi, dal gennaio 2009, con fenomeni crescenti per frequenza e intensità. Ancora oggi, a distanza di anni, le scosse proseguono molto frequenti, alcune delle quali avvertibili, come quelle della fine di luglio del 2013: segno che l’attività tellurica non è conclusa e che tutti gli interventi di ricostruzione e di messa in sicurezza degli edifici devono comprendere oggi una estrema attenzione alla riduzione del rischio e al non improbabile reiterarsi di terremoti nella zona. Basti considerare che l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha registrato circa 18mila terremoti in tutta l’area della città dell’Aquila nei 12 mesi successivi all’evento catastrofico. A distanza di oltre quattro anni dal sisma qual è la situazione a L’Aquila? Una visita alla zona rossa, ancora molto estesa, riporta alla dura realtà di una ricostruzione lenta, difficile e complessa, per la natura urbanistica del capoluogo e per la notevole presenza di palazzi storici e di un patrimonio storico-artistico di cui la città era ricca, con le oltre cento chiese quasi tutte ancora oggi inagibili. Chi cammina, a oltre quattro anni di distanza dal sisma, nella zona rossa della città non può che provare un’immersione profonda, dolorosa, silenziosa nel dramma. Per dirla con lo scrittore ceco Bohumil Hrabal, è una «solitudine troppo youDOSSIER - 47 rumorosa» quella che ci accompagna nella nostra visita. Una solitudine e un dolore amplificato dal silenzio irreale che pervade tutte le aree della zona rossa. Pochi echi di suoni in lontananza. Solo il battito delle ali dei 48 - youDOSSIER colombi che hanno colonizzato tutti i buchi e le macerie di una città che vuole rinascere, ma che oggi è ancora vietata, chiusa, impermeabilizzata al passaggio, se non per alcune strade, poche, che permettono di avvicinarsi ai luoghi della ricostruzione. Quello che si vede, ancora prima di avvicinarsi alla zona rossa, è l’enorme spiegamento di sistemi di sicurezza, di ponteggi, di ancoraggi che reggono i muri di una città, purtroppo, fantasma. Entrare nel centro storico è immergersi in un numero infinito di nodi e telai e travi, che in alcune aree avvolgono il visitatore completamente, da una parte all’altra della strada, vietando perfino il cielo. L’esistenza della zona rossa e le poche strade aperte potrebbero dare l’impressione che L’Aquila sia di nuovo vivibile. Nel centro città due bar aperti sembrano dire che si può ricominciare. Ma appena si esce dalla strada principale e ci si addentra per le strade e i vicoli vietati al passaggio, senza adeguato lasciapassare, la sensazione è che riportare la vita, la socialità in questi luoghi sarà compito difficile, duro, lungo e che prevede una volontà ferrea, come quella del sindaco Massimo Cialente e di chi si adopera per dare certezza alla ricostruzione. Servono 10 miliardi di euro, e oggi si può contare solo su risorse limitate, 630 milioni di euro fino al 2015, come ha di recente puntualizzato il ministro per youDOSSIER - 49 la Coesione territoriale Carlo Trigilia in una audizione della Camera. Se la ricostruzione durerà dieci anni, come stimato, significa 1 miliardo all’anno. Il governo ha dichiarato che affronterà il tema nella legge di stabilità. Vedremo. Ciò che è verificabile da chiunque, oggi, è la lentezza della ricostruzione. 50 - youDOSSIER Sono passati più di quattro anni ma, a dispetto delle promesse della politica (e delle sceneggiate a uso delle reti televisive) dispensate all’epoca del sisma, in alcune strade tutto sembra immobile, fermo a quella notte, con l’aggiunta del vuoto delle vetrine che ci accompagna, che accresce la sensazione di abbandono e solitudine. La lunga teoria di porte sprangate, con catene e lucchetti, che qui non simboleggiano promesse d’amore, ma solo la tutela dei beni di chi li possiede. Ma che è in qualche modo una promessa d’amore, un segno della voglia di tornare. Le poche porte e finestre aperte testimoniano infatti un abbandono definitivo. In qualche caso si vedono ancora le tazze sui tavoli, che nessuno userà mai più. Paradossalmente le porte chiuse sono un segno positivo, rappresentano l’idea che qui si tornerà, un’idea solo a tratti rovinata dalle erbacce che crescono dappertutto e che testimoniano come la natura sia sempre pronta a riprendersi quello che le abbiamo sottratto. Oppure dalle poche macerie, ancora presenti, che in alcune zone hanno di fatto cristallizzato quella tragica notte. L’infinita sequenza di ponteggi ci assiste nel nostro cammino, ci protegge, ma protegge soprattutto la città e la aiuta a rimettersi in piedi, come le stampelle aiutano noi negli infortuni. E allora guardando con occhi diversi alla zona rossa, non si può non notare i tanti gruppi di tegole ben allineate e pronte a essere rimesse sui tetti, quando sarà il momento. E ci si accorge che la città può rinascere quando all’ora di pranzo dai tanti cantieri escono i caschetti gialli e bianchi degli operai che, invisibili, stanno ricostruendo gli edifici. I grandi cantieri con le grandi gru e i contenitori dei materiali sono ben visibili, ma è nelle piccole strade, nei vicoli laterali dove si riconquista metro a metro l’agibilità, dove il gesto sapiente di un intonacatore evidenzia la cura nel riportare una casa al suo antico splendore, che si respira la ricostruzione. E allora quel silenzio si fa rumore, improvviso, dirompente: è quello dei motori dei miniescavatori che d’improvviso sbucano di fronte a noi e spariscono dentro a un palazzo, dei martelli pneumatici che i teli dei cantieri nascondono alla vista, delle pompe che sigillano con il calcestruzzo le crepe di un dramma che oggi è visibile a tutti, dentro ma anche fuori la zona rossa, e che attira oggi tanti turisti sui luoghi del disastro e del dolore. È da lì che si deve ripartire, dalla socializzazione della ricostruzione, dal mantenere viva l’attenzione sulla necessità di intervenire ben sapendo che non tutto, e forse ben poco, potrà essere «com’era e dov’era». In molte parti della città si dovrà demolire per ricostruire. Ma anche quella sarà una ripartenza. E se sarà fatta con le necessarie e dovute prescrizioni e precauzioni, mettendo la prevenzione al primo posto, e con adeguati finanziamenti, sarà una vera rinascita per L’Aquila. Quella che attendiamo tutti da quella buia notte del 6 aprile 2009. Emilia, la vita nonostante tutto Non sono i danni, ancora visibili, che colpiscono chi attraversa e visita i luoghi del terremoto del 2012, ma la volontà e la caparbietà di un ritorno alla normalità da parte degli abitanti, dei commercianti, delle imprese. È la vita che, nonostante tutto, è più forte di qualsiasi dramma e che qui ha saputo già riprendersi quello che il terremoto voleva portarsi via di Federico Della Puppa I l terremoto che ha colpito l’Emilia e alcune aree del Veneto e della Lombardia il 20 maggio 2012 è stato un evento che ha messo in evidenza, più di tutti gli altri e in tutta la sua drammaticità, come sia cambiata la mappa della sismicità del nostro territorio. Le aree della pianura 52 - youDOSSIER padana fino ad alcuni anni fa erano classificate come potenzialmente sicure e, in caso di eventi sismici, oggetto di danni di piccola entità. I terremoti in Italia negli ultimi 30 anni non hanno provocato tragedie nel territorio tra Torino e Venezia. Ma il 2012 ha rappresentato la presa di coscienza che nessuna area, salvo rare eccezioni, è esclusa da possibili disastri. La conclusione è che bisogna rivedere non solo i parametri di sismicità delle diverse aree geografiche, ma anche le prescrizioni costruttive e di sicurezza. Il terremoto dell’Emilia ha, inoltre, presentato un fenomeno ben conosciuto ma tutto sommato nuovo per l’Italia: la cosiddetta liquefazione dei terreni (cioè quel comportamento dei suoli sabbiosi che, a causa di un aumento della pressione, passano improvvisamente da uno stato solido a uno fluido, instabile). Questo fenomeno ha colpito alcune zone e ha ulteriormente allarmato le popolazioni. Un altro elemento che ha aggravato la situazione è che alle prime due forti scosse, di magnitudo 5,9 registrate alle 4:03 (ora italiana) ne è seguita una di uguale intensità il 29 maggio alle 9:00, seguita da altre tre rilevanti alle 12:55 (magnitudo 5,4), alle 13:00 (magnitudo 4,9) e un ulteriore evento alla stessa ora di magnitudo 5,2. La successione è proseguita il 31 maggio con due scosse oltre la magnitudo 4,0, alle quali poi è seguito uno sciame sismico con un ulteriore forte tremito della terra, di magniutudo 5,1, il 3 giugno. Le scosse e lo sciame sismico sono poi proseguiti ininterrottamente, come dimostrano i dati dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), fino all’evento recente, di magnitudo 4,0, del luglio 2013. Il terremoto del 2012 ha causato complessivamente 27 vittime, delle quali 22 a causa dei crolli, e hanno generato circa 15mila sfollati in un’ampia area compresa tra le province di Modena, Ferrara, Mantova e in alcuni comuni della provincia di Bologna. Rispetto al terremoto all’Aquila il bilancio delle vittime è stato inferiore, ma la stima dei danni complessivi è invece più elevata, perché sono stati colpiti in modo consistente i centri storici di molti comuni, in particolare Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Mirandola, Moglia, Novi di Modena, San Felice sul Panaro, Camposanto, Crevalcore, Mirabello, San Giacomo delle Segnate, youDOSSIER - 53 Bondeno, Finale Emilia, Ficarolo, Reggiolo, Carpi, Cento, Medolla, Poggio Renatico e Poggio Rusco. Danni molto consistenti sono stati subiti dalle costruzioni rurali e industriali, da alcune opere di canalizzazione delle acque, nonché dagli edifici e dai monumenti storici, oltre dagli edifici civili più vecchi. Colpite in modo significativo anche alcune costruzioni degli anni Settanta e Ottanta, mentre il tessuto urbano delle case mono e bifamiliari di recente costruzione ha resistito quasi ovunque. Gli unici stabili di recente costruzione 54 - youDOSSIER danneggiati in modo consistente dal sisma sono stati quelli interessati da fenomeni della citata liquefazione del terreno. I danni stimati ammontano complessivamente a poco più di 13 miliardi di euro, dei quali circa 3,3 per l’edilizia residenziale, 5,3 per le attività produttive, 2,7 per i beni storico‐culturali e gli edifici religiosi. I restanti danni riguardano altri edifici, servizi pubblici e infrastrutture. Questi numeri mettono in evidenza come il terremoto abbia colpito molto profondamente il tessuto produttivo delle aree coinvolte, dove si trovano capannoni industriali e artigianali, costruzioni industriali, oltre ai fabbricati rurali. Attraversare oggi, a poco più di un anno di distanza dal sisma, le aree colpite si constata proprio questa situazione. Ma si avverte anche la volontà di iniziare subito la ricostruzione, per proseguire la produzione nelle fabbriche, mettendo in sicurezza nel più breve tempo possibile tutto ciò che poteva permettere di riprendere la vita normale. Percorrere le strade che da Bondeno portano a Mirandola e poi a Cavezzo, a Concordia sulla Secchia, a Moglia, a Poggio Rusco, a Crevalcore e negli altri comuni disseminati in una campagna coltivata e curata con amore e maestria, riporta quasi un senso di normalità il post terremoto. Le tante case rurali crollate, i capannoni danneggiati e semi smontati, i centri storici transennati racconterebbero altro, se non fosse per il senso di caparbietà e di volontà di riprendere la normalità della vita, nonostante tutto, da parte delle popolazioni coinvolte. Così le piazze storiche, circondate dai palazzi lesionati, sono messe in sicurezza garantendo tuttavia la loro fruizione. Ovunque si leggono cartelli con scritto «aperto» o «siamo aperti». Qui si è usato moltissimo legno e meno ponteggi, si è transennato a filo dei palazzi, lasciando aperte le strade, rendendo percorribili le zone colpite, garantendo l’accesso ai palazzi non lesionati e alle case agibili. Sono state organizzate le piazze all’aperto per gli eventi estivi come se il terremoto non avesse creato delle quinte particolari. Anzi, forse proprio da quelle quinte la vita, quella post terremoto, prende forza. Così a Finale Emilia il mercato è esattamente lì dove è sempre stato, in centro, a ridosso del municipio, lesionato e transennato. A Mirandola la piazza pedonale è occupata dalle sedie e dal palco dove si svolgono in concerti estivi. E a Crevalcore la strada centrale è percorribile da una porta all’altra, i locali del centro stanno riaprendo, rendendo vive queste aree. Sono poche le «zone rosse» ancora esistenti. A Concordia sulla Secchia i vigili del fuoco stanno liberando le ultime macerie dalla piazza, ma appena al di là delle transenne le attività hanno già ripreso, il bar, la farmacia, perfino il negozio che ripara le biciclette. Se c’è una lezione che si impara attraversando i territori del terremoto emiliano è che restare e ripartire subito significa riappropriarsi del territorio che il terremoto vorrebbe rendere insicuro. La sensazione diffusa è in una volontà di rinascita che si scontra non tanto con gli eventi calamitosi, ma con la youDOSSIER - 55 necessaria riorganizzazione delle attività economiche, vero motore della ricostruzione, costrette in alcuni casi a delocalizzarsi o a spostare la propria sede. Ma si scontra anche con le esigenze di una burocrazia che molti, da queste parti, contestano duramente, abituati alla velocità delle scelte e alla capacità operosa di metterle in atto velocemente. Non sono pochi i segnali di una insofferenza alla eccessiva burocratizzazione della gestione degli aiuti e in particolare alle difficoltà di avere certezze sui tempi. Ma al di là delle polemiche, inevitabili, la sensazione è che qui si 56 - youDOSSIER è voluto procedere con velocità per cancellare immediatamente i segni, nefasti, delle crepe e dei crolli. Quasi tutti gli edifici pericolanti sono già stati demoliti, le aree pulite. Pochi edifici di grande dimensione resistono, nella loro inagibilità, a ricordarci che, se si deve costruire, ma in modo sicuro, antisismico e in qualità. Sono quasi totem, quegli edifici, di ciò che non si deve fare. Mentre i cantieri sui palazzi storici, sulle case private sono attivi, l’edilizia industriale smonta e rimonta pezzi, adatta le strutture, riparte esattamente nei luoghi dove è sempre stata, perché l’attaccamento al territorio e la volontà di ricostruirlo è l’esatta dimostrazione di una qualità della vita ricercata e voluta nel passato come oggi. Ed è proprio quella qualità che oggi emerge nonostante le transenne, nonostante i cantieri. È una qualità fatta dalle persone che qui abitano, vivono, lavorano. Una qualità voluta, cercata, vissuta in prima persona, attraverso l’impegno attivo, giorno per giorno, a riportare al centro la vita, nonostante tutto. Ora la tua gru interagisce con un tocco. Fassi è la prima azienda del settore del sollevamento ad abbinare l’uso intelligente di gru articolate con l’impiego di smartphone di ultima generazione. 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Il terremoto, che non ha fatto vittime, ha fatto registrare una serie ininterrotta di scosse nei giorni seguenti, fino alla forte scossa del 30 giugno, con magnitudo 4.4, e a quella del 12 luglio, con magnitudo 3.4, ed ha interessato anche le aree di Ugliancaldo e Equi Terme. In sostanza per circa un mese la Lunigiana, in particolare, è stata colpita da una serie di eventi sismici che hanno interessato i comuni più interni, in particolare Casola, che rimane uno dei 58 - youDOSSIER comuni più colpiti. Su circa 1.300 abitazioni censite, circa 400 risultano lesionate. Complessivamente sono stati verificati 1780 edifici in Lunigiana e 781 in Garfagnana e risultano lesionati e inagibili circa 450 edifici in Lunigiana oltre un centinaio in Garfagnana. Il numero di sfollati presenti nei campi allestiti dalla Protezione civile sono 400 circa in Lunigiana e 240 circa in Garfagnana. I piccoli numeri di questo terremoto, se confrontati con quelli dei terremoti dell’Emilia o dell’Abruzzo, associati all’assenza di vittime e al fatto che molti edifici sono lesionati internamente, ma esternamente non presentano apparentemente danni, hanno derubricato questo sisma alla categoria di “non evento”. La provocazione viene direttamente dalla popolazione residente a Casola in Lunigiana e nei dintorni che, mentre ci presenta i danni e le crepe nei muri delle case e dei negozi, ma anche dei musei e di altri edifici, ci racconta in modo mestamente rassegnato di sentirsi dimenticati. Eppure la giornata di visita inizia proprio alle otto del mattino con una scossa che ci ricorda che qui, da circa un mese, le scosse sono giornaliere, orarie, frequenti, a volte leggere, a volte più sensibili. E ogni scossa è una ferita diretta alle potenzialità turistiche di questo territorio, che è fatto soprattutto di seconde case, di qualche risorsa agrituristica e termale e che solo in estate riesce, con il movimento turistico, a garantirsi un po’ di sostegno economico. Da quando si è saputo del terremoto tutte le prenotazioni sono state annullate, specie quelle dall’estero. Il danno, quindi, non è solo del terremoto, ma è anche nell’immagine di una terra difficile, aspra ma affascinante, se ci si addentra, se si seguono le strade che costeggiano i crinali, strade che non hanno alcuna manutenzione da anni e che, frequentemente, sono interrotte da strettoie nelle quali viene segnalato un principio di frana o di smottamento, o il cedimento della carreggiata. “È così dappertutto” – ci dice Raffaella Castagnoli, fotografa e biocontadina, che vive in una frazione di Bagnone, a pochi chilometri dall’epicentro – “perché non ci sono soldi per sistemare le strade e ormai la popolazione rimasta è poca rispetto ad un tempo. Nel passato si sono spostati tutti verso le aree più produttive, verso le città, e qui sono rimasti in pochi. Noi abbiamo voluto essere tra quei pochi”. Raffaella ci accompagna per le strade e ci racconta di come sia duro vivere in questi luoghi, ma anche della pace e della serenità che si può respirare nelle faggete e nei boschi che circondano queste zone, e dei vecchi borghi sparsi sulle colline, che per lo più sono ormai ridotti a insiemi di seconde case. “Qui la gente è concreta, non fa grandi sogni, ma per vivere si accontenta di quel poco turismo che arriva ogni anno”. E il terremoto quest’anno invece ha cambiato le carte in tavola. Eppure. 23-27.09 AREA 45 STAND 28 25-28.09 PAD. 7 STAND C6 SCOPRI I PARTNER FILA I tuoi fornitori raccomandano FILA. FILA è l’unica azienda raccomandata da oltre 200 produttori di pavimenti e rivestimenti. Un riconoscimento d’eccellenza, frutto dell’impegno costante nella ricerca e sviluppo di soluzioni innovative per la pulizia e il trattamento delle superfici e di un’assistenza tecnica e commerciale presente in oltre 60 paesi. 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L’estensione del verde, lo scenario splendido delle Alpi Apuane, la ricca dotazione di acqua (Equi Terme è una piccola ma rinomata stazione termale), la presenza di alcuni grandi stabilimenti produttivi, come le cartiere di Fivizzano (già messe in crisi all’inizio dell’anno dall’esplosione del metanodotto), le strade non finite. Tutto porta a vedere la Lunigiana come una terra difficile. Eppure. Eppure chi vive qui è abituato a convivere con gli eventi, ad adattarsi agli eventi, come le tante piogge dell’inverno appena dimenticato o come il terremoto, che è diventato nei piccoli paesi, dove tutti si conoscono, un legante ulteriore dei pochi abitanti e villeggianti. A Casola in Lunigiana, uno dei comuni più colpiti, la popolazione ci apre le porte dei negozi e delle case per mostrarci i danni. Senza lamenti, senza recriminazioni. Solo la constatazione delle condizioni nelle quali oggi questa popolazione vive. Casola, 1.000 abitanti e 1.300 case, uno dei tanti piccoli borghi che nel passato erano la forza vitale del territorio italiano e oggi soffrono la loro condizione di perifericità. Eppure. Eppure in questo comune, dove tutti si conoscono, le persone ci accolgono con un sorriso, ci raccontano delle difficoltà di vivere e convivere con il terremoto, ci mostrano i segni del sisma, tutti interni alle case, con le grandi crepe sui muri, con i crolli dei tamponamenti e delle partizioni interne. Le case più vecchie qui risalgono al 1400, quelle più recenti al 1700. Quelle del 1400 hanno retto meglio il terremoto. Ma solo esternamente. Perché questo è un territorio che si era preparato, nel quale in passato si è fatta adeguata prevenzione strutturale. I risultati si vedono. Le crepe esterne sono poche e poco visibili. Come i sorrisi delle persone che incontriamo e che ci aprono le porte delle case e delle camere da letto. Colpisce che molte delle crepe, delle fessure e dei muri rotti è nelle camere da letto. Colpisce vedere che i travi di legno usciti dopo secoli dalla loro sede continuano a fare il loro dovere, reggendo i soppalchi, ma mostrando il bianco del legno delle teste. Le case messe in sicurezza hanno risparmiato in questi luoghi, nonostante la forza delle scosse, il conteggio delle vittime. Gli sfollati stanno piano piano rientrando nelle case rese di nuovo agibili. E in alcuni casi adattandosi a vivere nelle parti agibili delle proprie abitazioni. La cucina, il bagno, il salotto, non le camere da letto o il soggiorno. Gli abitanti si sono adeguati alle scosse, convivono con la paura, ma la paura peggiore è quella di non poter rivitalizzare questi luoghi con il turismo. L’immagine della stazione del treno che collega Equi Terme a Lucca è l’emblema di questo terremoto. Chiusa, transennata, forse per sempre. Eppure. Eppure basterebbe poco a rivitalizzare queste aree, ad inserire la Lunigiana in nuovi territori del turismo verde, ecosostenibile, dove il treno potrebbe essere uno dei mezzi di conoscenza dei luoghi. Ma per ora di sviluppo non se ne parla. Per ora bisogna intervenire urgentemente per mettere in sicurezza le case ancora inagibili e per ridare l’agibilità laddove le condizioni lo permettono. Il Governo ha stanziato 3 milioni di euro per i lavori di “somma urgenza”. Considerando che le case lesionate sono circa 400, si tratta di circa 7.500 euro per abitazione. In qualche caso forse potrebbe bastare, ma vi sono danni che, su edifici del 1400 o del 1700, necessitano di risorse maggiori. Secondo la Regione i fondi necessari per finanziare la ricostruzione in Lunigiana e Garfagnana dopo il terremoto ammontano a circa 55 milioni, ma la verifica dei danni è ancora in corso. Come ad esempio al Museo del Territorio dell’alta Valle Aulella, appena restaurato, che necessita oggi di interventi urgenti al suo interno. Ma anche qui, come per le case intorno, ci si accorge dei danni solo se si entra nelle case. Dev’essere un elemento scritto profondamente nel DNA della Lunigiana. Mostrare un lato e celarne un altro. Al turista, al visitatore disattento, ciò che appare potrebbe sembrare la realtà. Ma la Lunigiana è bella perché nasconde la sua bellezza, perché le cose più belle bisogna cercarle o farsele mostrare da chi, come Raffella Castagnoli, qui vive e lavora. Il terremoto ha svelato, in tutta la sua drammaticità questo lato. All’esterno muri perfetti, all’interno le crepe, le stesse crepe che al primo incontro gli abitanti non vogliono mostrare, dispensando i loro dolci sorrisi. Ma quelle crepe sono ben visibili se ci si ferma a dialogare con loro, se ci si fa raccontare, se si supera la soglia. Quella soglia che spesso ci allontana ma che in questo caso ci avvicina. Una soglia da superare per non dimenticare questa terra, che un “non evento” potrebbe trasformare, con la nostra dimenticanza, in un “non territorio”. La Lunigiana ci chiede attenzione. Diamogliela. youDOSSIER - 61 Consumo di suolo, avanti quasi indietro Una delle azioni promosse dal Governo Letta è stata il proseguimento dell’iter della norma sul consumo di suolo, ormai inderogabile, che le Regioni tuttavia hanno bloccato. Vediamo perché di Carlo Lorenzini L’ Italia è uno dei paesi a maggior consumo di suolo. I dati di una recente ricerca dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulla perdita di naturalità e impermeabilizzazione del territorio evidenziano che dal 1956 al 2010 si è passati dal 2,8% al 7%, nella media nazionale, con una velocità di consumo valutata in 8 metri quadrati al secondo. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8.000 km2 di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2 nel 2010. Un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2 per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 m2. Ma la situazione è molto differenziata a livello regionale e locale. Nel 1956 la graduatoria delle Regioni più cementificate vede la Liguria superare di poco la Lombardia con quasi il 5% di 62 - yougreen territorio sigillato, distaccando - Puglia a parte (4%) - tutte le altre. La situazione cambia drasticamente nel 2010: la Lombardia, superando la soglia del 10%, si posiziona in vetta alla classifica, mentre quasi tutte le altre regioni (14 su 20) oltrepassano abbondantemente { Dal 1956 al 2010 l’Italia è passata da poco più di 8.000 km2 a oltre 20.500 km2 di consumo di suolo, con gravi conseguenze sulla perdita di naturalità e impermeabilizzazione del territorio il 5% di consumo di suolo. Alcuni approfondimenti regionali evidenziano poi che vi sono situazioni di fortissimo consumo in alcune aree. In Veneto ad esempio tutta la fascia centrale della futura città metropolitana di Venezia vede alcuni comuni superare la soglia del 25% di territorio urbanizzato. L’impermeabilizzazione, riducendo l’assorbimento delle acque meteoriche, è una delle cause dell’aumento dei dissesti che ogni anno colpiscono le diverse aree del paese e che creano notevoli danni a cose e persone. Il Governo, il 15 giugno scorso, aveva varato un disegno di legge intitolato “Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato”, ma il testo è stato contestato dalle Regioni in quanto “privo di una visione strategica e complessiva del territorio” con il rischio di “portare a un blocco degli strumenti urbanistici vigenti”. Secondo le Regioni il testo del disegno di legge ha una impostazione concettuale, e il conseguente articolato che ricalca pedissequamente la proposta presentata nella precedente legislatura dall’allora ministro Catania, vanifica di fatto il lavoro emendativo che le Regioni avevano condotto sul ddl. Secondo Portoni per garage e motorizzazioni le Regioni, il tema del consumo di suolo “è complesso e strategico e va inquadrato non in un’ottica settoriale ma al contrario con una visione unitaria di territorio e di politica territoriale integrata”. La posizione, condivisibile, peraltro è suffragata anche da azioni che le singole Regioni stanno portando avanti con propri provvedimenti. Una su tutte, il Veneto, che in questi mesi sta promuovendo una legge regionale sul tema. È di tutta evidenza che una norma nazionale sul consumo di suolo deve non solo rispettare le prerogative regionali, ma deve anche essere in grado di misurare l’impatto sulle norme locali, in primo luogo quelle urbanistiche. Un blocco indifferenziato di tre anni alle attività, se non coordinato, rischia di creare più danni di quelli che vorrebbe contrastare. Con ricorsi, contenziosi e con notevoli problemi di gestione che ricadrebbero in modo diseguale sui comuni e sulle Regioni. Il tema del consumo di suolo è talmente pressante e rilevante che è impensabile ipotizzare che si possa procedere attraverso un disegno di legge non condiviso. La questione riguarda direttamente la costruzione di una politica di governance territoriale che deve essere inquadrata in una visione unitaria e di politica territoriale integrata, e non può riguardare solo l’uso agricolo del territorio, con meccanismi complessi e, a detta delle Regioni, sostanzialmente inapplicabili. Di tutto abbiamo bisogno in questo momento, tranne che di ulteriori norme e provvedimenti che rendano più complessa la gestione dell’uso del suolo e del territorio. È importante che su queste tematiche non si pensi di fare passi avanti che sono, in realtà, dei veri e propri passi indietro. Queste norme, inoltre, hanno un impatto diretto sulle attività edilizie e non si può pensare che la questione sia risolta solo guardando alla quantità di superficie agricola, senza evidenziarne la qualità, le caratteristiche di biodiversità e di integrazione con le altre funzioni del territorio. Aspettiamo dunque gli esiti dell’evoluzione del dibattito, sperando in una maggiore concertazione tra istituzioni per la definizione di una legge quadro che contenga non solo indicazioni su cosa non si deve fare, ma anche su dove e come intervenire per migliorare il nostro territorio e, di conseguenza, anche le nostre città. Porte e portoncini d’ingresso in alluminio Porte in acciaio Il programma di porte e portoni nr. 1 in Europa • Più di 75 anni di esperienza nella produzione di porte, portoni e sistemi di chiusura • Porte d’ingresso con equipaggiamento antieffrazione WK 2 • Porte in acciaio con taglio termico per un’ottima coibentazione termica www.hormann.it La regola delle quattro I rifiuti stanno diventando sempre più una risorsa e in futuro potranno garantire una maggiore sostenibilità dei processi produttivi, un fattore vitale per l’industria delle costruzioni di Carlo Lorenzini 64 - youTrend RRRR L’ Unione Europea, con la Direttiva Quadro sui Rifiuti del 2008, ha spinto da tempo l’azione degli Stati verso una gestione maggiormente integrata dei rifiuti, chiedendo di raggiungere la soglia minima del 50% di raccolta differenziata e orientando i sistemi produttivi verso un maggiore virtuosismo. Il quadro giuridico relativo al sistema di recupero e riciclo dei rifiuti prevede oggi definizioni molto specifiche per il trattamento dei materiali di recupero, inclusa la definizione di materia seconda e sottoprodotto, stabilendo regole più semplici per il loro riutilizzo. La Direttiva europea è stata tradotta nella cosiddetta “regole delle 4 R”, ovvero delle quattro azioni, consequenziali, da seguire nella gestione dei rifiuti: riduzione, riuso, riciclo e recupero. La riduzione è direttamente legata al contenimento della produzione di rifiuti a partire dal processo produttivo e dalla stessa composizione del prodotto. In edilizia ad esempio si tratta di utilizzare prodotti che riducono gli imballaggi, che riducono le emissioni e youTrend - 65 la produzione di scarti. Il riuso riguarda la possibilità di riutilizzare i prodotti, come ad esempio nel recupero dei vecchi mattoni nelle demolizioni (che significa smontare più che demolire) o di altre parti degli edifici. Il riciclo avviene attraverso la riconversione dei rifiuti in nuovi prodotti utili. In edilizia è ciò che avviene quando ad esempio si riciclano materiali come il legno, il polistirolo o il vetro. Il recupero, infine, è il processo di riconversione dei materiali di scarto e non recuperabili altrimenti, come ad esempio attraverso il conferimento del secco non recuperabile per la produzione di energia nei termovalorizzatori. L’Italia ha recepito la Direttiva europea del 2008 nel 2010, con il DLgs n° 205 ma per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti, il panorama attuale può essere suddiviso in filiere ormai consolidate (vetro, carta, metallo, legno, plastica) e filiere ancora allo stato embrionale (rifiuti elettronici, inerti, pannelli fotovoltaici, ecc.). Ma proprio queste ultime fanno intravedere enormi potenzialità di sviluppo. Un esempio di settore con grandi prospettive nel futuro è quello legato al fotovoltaico e agli altri materiali elettrici ed elettronici, per i quali esistono specifiche metodologie di recupero e riutilizzo dei singoli componenti, e il Design+Qualità+Semplicità= Ribes ® tecnologicamente unica! 66 - youTrend Ribes ® cui costo di smantellamento e avvio al ciclo del recupero è già stato pagato all’atto dell’installazione stessa. Anche il recupero degli altri materiali da costruzione a secco oggi rappresenta un potenziale business non solo per gli operatori che agiscono nella filiera dei rifiuti, ma per gli stessi produttori di materiali che, recuperando in parte le materie prime con apposite tecnologie, possono costruire una filiera di valore relativamente ai propri prodotti. Si pensi ad esempio al sistema della costruzione in legno, al cartongesso o ai sistemi isolanti termoacustici. In alcuni casi si stanno aprendo prospettive molto interessanti nell’ottimizzazione dei processi legati alle “quattro R”, come ad esempio ciò che sta avvenendo a Venezia con l’avvio dell’Ecodistretto, un’area di circa 10 ettari nei quali Veritas Ecoricicli e l’amministrazione comunale di Venezia realizzeranno una vera e propria “cittadella del riciclo”, con la collocazione in un’unica area di tutta la filiera del riciclo (vetro, plastica, lattine, carta, ecc.) che ha già dato in questi anni importanti risultati sia in termini occupazionali, sia prefigurando un vero e proprio nuovo ramo d’industria modernissima e sostenibile, capace di trasformare i rifiuti in nuova materia prima. Una filiera che, in particolare nel vetro, sta già portando a nuove importanti collaborazioni di livello internazionale, destinate a fare dell’Eco-distretto di Marghera-Fusina, una delle maggiori aree di settore italiane ed europee. Il settore dell’edilizia e delle costruzioni in futuro potrà beneficiare fortemente del recupero delle materie prime, promuovendo una maggiore sostenibilità non solo dei prodotti non ci credi? edilizi, ma dell’intero ciclo di vita dei manufatti. Un obiettivo al quale tutta Leggi delle il codice QR con deve tendere la filiera costruzioni tuo smartphone e trovare nuove e nelil quale si possono guarda come è facile aree produttive e generare una nuova montarla! per il settore. competitività La nuova recinzione modulare di Grigliati Baldassar Ribes ® è una recinzione realizzata con la tecnologia della elettrofusione e penetrazione totale senza materiale d’apporto, fondendo robusti piatti spessore 4 mm con tondi diametro 12 mm modellati a forgiatura. I tondi sono caratterizzati da un’elegante finitura sferoconica che rende il pannello di recinzione estremamente raffinato e allo stesso tempo compatto. Horizon Free Multisar ...non solo recinzioni La garanzia di un’esperienza che dura da oltre 30 anni Grigliati Baldassar è un’azienda veneta specializzata nella produzione di grigliati orizzontali, recinzioni, cancelli, gradini, scale, complementi per le costruzioni edili e prodotti di supporto agli impianti fotovoltaici. L’esperienza trentennale, la qualità delle materie prime e la cura nelle lavorazioni permettono di offrire prodotti di qualità, completamente Made in Italy. Grigliati Baldassar srl via E. Maiorana 13 - 31025 S. Lucia di Piave TV - Italy tel +39 0438 450850 - fax +39 0438 450811 [email protected] - www.grigliatibaldassar.com Seguici su: La taglia piastrelle all-in-one Si chiama Masterpiuma 3, la grande novità firmata Montolit che permette di risolvere tutti i tipi di problemi legati al taglio di ceramica, vetro e mosaico di Veronica Monaco A ria di novità in casa Brevetti Montolit, azienda alle porte di Varese specializzata nella produzione di attrezzature professionali e macchine per il taglio e la foratura dei materiali lapidei. Presentata ufficialmente al Cersaie 2013 di Bologna, la nuova macchina si chiama Masterpiuma 3 e intende rivoluzionare il modo di lavorare su ceramica, vetro e mosaico. Cento per cento made in Italy e brevettata dall’azienda lombarda, Masterpiuma 3 è una tagliapiastrelle all-in-one che, in un unico prodotto racchiude molte funzionalità, permettendo all’operatore di risolvere tutti i 68 - youprimopiano problemi legati al taglio dei materiali. «Come un coltellino svizzero delle macchine tagliapiastrelle, la nuova Masterpiuma 3 rappresenta una scelta full optional per gli operatori – dichiara Vichi Montoli, amministratore unico di Brevetti Montolit –. La macchina presenta infatti una gamma completa di peculiarità che la rendono estremamente funzionale. Uno fra tutti il braccio estendibile per grandi formati e la squadra goniometrica rinforzata, che può raggiungere un’apertura fino a 180°. Oppure l’incisione assistita da 0 a 22 mm, che garantisce ancora più precisione nell’operazione di taglio, coadiuvata UNA CASE HISTORY A PROVA DI TAGLIO anche da un sistema ergonomico a spinta e dalla lubrificazione integrata dell’incisore». Masterpiuma 3 presenta infatti un piccolo serbatoio collegato da un canalino alla rotellina d’incisione che, tramite un particolare materiale assorbente, permette di mantenere { Masterpiuma 3 rappresenta una scelta full optional per gli operatori grazie una gamma completa di peculiarità che la rendono estremamente funzionale costantemente lubrificata questa parte della macchina, che è quella più soggetta all’uso. «Inoltre – aggiunge Montoli – la rotellina è collocata in una posizione visibile più accessibile all’operatore, in maniera da favorirne anche la pulizia, la manutenzione e l’eventuale sostituzione. Anche se, grazie al rivestimento di titanio, che garantisce la massima scorrevolezza nel taglio e una durata elevata, la Le lastre di grande formato stanno ormai “invadendo” i mercati di tutto il mondo. Architetti e ingegneri prendono sempre più spesso in considerazione l’utilizzo di questa tipologia di ceramiche ultrasottili per la loro versatilità e per gli svariati effetti estetici che è possibile ottenere. Per un recente cantiere in British Columbia, in Canada, sono state utilizzate lastre Laminam da 3 mm portate a misura e posate per la creazione di mobili di pregio all’interno di un ufficio commerciale. Non quindi la solita posa a parete o pavimento ma una speciale applicazione. Le fasi più delicate della posa sono state il taglio e la movimentazione. Trovandosi l’ufficio al terzo piano del palazzo, la fase di movimentazione delle lastre tagliate è risultata particolarmente delicata, dato lo spazio ridotto di manovra all’interno degli unici ascensori disponibili, e i possibili punti di contatto della lastra con pavimento o altri oggetti. Il problema è stato risolto però dall’estrema versatilità del sistema di movimentazione utilizzato. La presenza poi di ventose con doppi sistemi di verifica della tenuta, ha garantito la tranquillità del lavoro dei posatori. La posa è stata realizzata dalla società di costruzioni Marrox Construction e dalla squadra di posa Filip Tile, Granite & Stone Ltd, con il supporto dei tecnici della filiale canadese di Brevetti Montolit, che ha fornito anche i macchinari. rotellina Brevetti Montolit è certificata e garantita fino a 5km di utilizzo». Il telaio a scatola rinforzato, i piedoni antisdrucciolo, i piani in acciaio molleggiati e l’ammortizzatore completano la macchina-novità dell’azienda, rendendo Masterpiuma 3 un prodotto completo per gli operatori. «Abbiamo voluto creare qualcosa di diverso da quello che è possibile trovare attualmente sul mercato – afferma Montoli –. Dalla progettazione alla realizzazione e promozione sul sito dedicato, dai colori alle vernici utilizzate, abbiamo voluto fare qualcosa di veramente nuovo che si rivolgesse sia al posatore che quotidianamente si occupa di posa e taglio di materiali, sia a coloro che non sono professionisti. La macchina, infatti, è talmente semplice e intuitiva da utilizzare, che può essere usata veramente da chiunque». youprimopiano - 69 Cersaie e la regola dell’innovazione Tra prodotti novità e protagonisti di primo piano dell’architettura e del design, Cersaie si conferma uno degli appuntamenti fieristici da non perdere di Veronica Monaco T orna anche quest’anno Cersaie, manifestazione fieristica italiana diventata punto di riferimento internazionale per il settore della ceramica e dell’arredobagno. Giunta alla sua trentunesima edizione, dal 23 al 27 settembre il Cersaie porterà a Bologna oltre 800 espositori tra produttori di piastrelle di ceramica, di arredobagno e apparecchiature igienico-sanitarie, di attività di servizio, materiali per la posa e materie prime, di cui un terzo provenienti dall’estero. Sono trentacinque i paesi presenti, dall’Australia all’Arabia Saudita, dalla Cina agli Stati Uniti, e grande attenzione è stata riservata anche ai paesi emergenti, dall’India al Brasile. Riconfermato inoltre il progetto Cersaie Business, che prevede l’arrivo di circa 250 esponenti del trade, del design e dell’architettura mondiale, tra cui il francese Ora-Ïto (venerdì 27 settembre), i giovani norvegesi dello studio TYIN Tegnestue (mercoledì 25 settembre), Carla Juaçaba, vincitrice Vittorio Borrelli 70 - youfocus { Grès porcellanato, legni ceramici e texture superficiali sempre più simili alla realtà sono le tendenze più attuali del settore ceramico. Grande successo stanno inoltre riscuotendo sul mercato i grandi formati e gli spessori sottili, oltre a soluzioni colorate, antibatteriche e la posa senza adesivi dell’ArcVision Prize – Women and Architecture (venerdì 27 settembre). «Aumenta il numero degli operatori professionali partecipanti al “Cersaie Business”, la cui provenienza copre ora molte delle nazioni più vivaci ed importanti – afferma il neopresidente di Confindustria Ceramica, Vittorio Borrelli –. L’idea che ci guida è l’innovazione continua. Anche per questo abbiamo confermato iniziative importanti, come i convegni “Costruire Abitare Pensare” e “La Città della Posa”, migliorando la qualità dei relatori partecipanti e il coinvolgimento dei professionisti”». Il programma culturale di “Costruire, abitare, pensare” affronta temi di attualità in discussione fra gli architetti, partendo dal significato del costruire e dell’abitare attraverso un ricco calendario di convegni e seminari. Si riconferma inoltre l’appuntamento con la mostra-laboratorio “La Città della Posa”, che ospiterà lezioni teoriche e pratiche di taglio e posa di piastrelle, anche nel segno delle nuove tendenze. «Anche per questo aspetto vale la regola dell’innovazione – dichiara Borrelli –. Il grès porcellanato si conferma la tipologia centrale nella produzione italiana. Cresce l’importanza del colore, anche se non si intravede un’unica cromia in grado di monopolizzare le tendenze estetiche, e crescono i formati dei rivestimenti ceramici con lastre che, con sempre maggiore frequenza, superano i 90 centimetri di lato. Lo spessore sottile, le soluzioni antibatteriche, le ceramiche spessorate a 20 mm e la posa senza adesivi confermano la propria proposta al mercato». Un fermento positivo che testimonia le dinamiche di un mercato in continua evoluzione, nonostante un andamento in flessione, come testimoniano i dati 2012 pubblicati da Confindustria Ceramiche. Secondo le indagini statistiche presentate lo scorso giugno, infatti, si stima che l’industria ceramica italiana abbia raggiunto lo scorso anno un fatturato totale di 4,6 miliardi di euro (-2,85% dal 2011), con un crollo del mercato interno (-19,82%). Il settore si mantiene prevalentemente grazie alle esportazioni (per un totale di 3,66 miliardi,+2,60%) e il 2012 si è mostrato particolarmente positivo solo per le aziende delocalizzate. E per il 2013? “Segnali di rallentamento nell’economia europea, aggravamento della congiuntura immobiliare italiana e youfocus - 71 CALENDARIO EVENTI CERSAIE 2013 Lunedì 23 settembre - Convegno economico “Manifattura e innovazione: la ceramica italiana nella competizione internazionale” (Europauditorium Palazzo dei Congressi - ore 11.00) - Conferenza stampa internazionale e serata Cersaie; relatori Emilio Mussini e Valerio Castelli (Sala Conferenze c/o Ospedale dei Bastardini - Via d’Azeglio - Bologna Centro – ore 18.30) conferma della positiva intonazione sui mercati extra europei sono gli elementi che caratterizzano l’andamento del primo trimestre del 2013 – si legge nel Rapporto di Confindustria Ceramiche –. A fronte di una forte espansione del fatturato verso i paesi extracomunitari (+9,59% il dato complessivo, con crescite a doppia cifra in Russia, Stati Uniti, Africa ed Australia) si contrappone una flessione di alcuni punti percentuali sui mercati europei ed il crollo delle vendite sul mercato interno (-11,55%) che si somma alle forti perdite già registrate nel corso del 2012”. «I risultati congiunturali sono il frutto di dinamiche della domanda sui diversi mercati – commenta il presidente Borrelli –. In Italia, dove l’industria delle costruzioni registra un continuo calo dal 2009, non si intravedono ancora segnali di ripresa, perché purtroppo permangono tutt’ora tutti i fattori di crisi. L’attesa di una inversione di 72 - youfocus tendenza esiste, ma a breve termine sembra più una speranza che una reale possibilità. Diverso è invece il discorso su alcuni mercati esteri, quali gli Stati Uniti, il Medio Oriente e la lontana Australia, dove la ripresa c’è ed ha anche tassi di crescita a doppia cifra. In questi paesi – spiega – la crisi non solo si è metabolizzata, ma in alcuni casi è riuscita a riportare il livello dell’attività edilizia ai livelli pre-crisi e, talvolta, anche oltre. Quello che è cambiato in modo sostanziale è il periodo di analisi. Se in passato era possibile ‘pianificare’, ovvero ragionare sui 12-24 mesi, oggi la trasformazione si è accelerata ed avviene anche in poche settimane, delineando uno scenario in continuo e perenne movimento». Di queste tematiche e del futuro del settore si è discusso anche alla tavola rotonda “Ceramic Futures: from poetry to science fiction”, che si è tenuta a giugno alla Design Library di Milano, e di cui la fiera Cersaie è stata promotrice. Si tratta del primo progetto social dedicato interamente alla ceramica, che durante l’estate ha coinvolto gli studenti di quattro scuole di eccellenza (lo IED di Roma, l’Abadir di Catania, la Glasgow School of Art e il Politecnico di Milano): nei mesi di giugno e luglio i giovani progettisti hanno lavorato in maniera interattiva e collaborativa sulla realizzazione di prototipi innovativi, che verranno esposti proprio al Cersaie di Bologna. «Con questa iniziativa, assolutamente sperimentale nel panorama italiano, abbiamo voluto che gli studenti di quattro scuole di design (una di queste estera) “rileggessero” la ceramica dal principio, reinterpretandone il senso, gli usi, le valenze – spiega Borrelli –. Abbiamo voluto liberarli dal vincolo della prototipazione industriale, perché ci è sembrato importante leggere Martedì 24 settembre - “Ceramic Futures: from poetry to science fiction”; relatori: Stefano Mirti - Elio Caccavale - Irene Bell - Alberto Iacovoni - Laura Negrini - Marco Lampugnani - Ko Sliggers - Lucia Giuliano - Matteo Poli (Galleria dell’architettura 21/22 – ore 10.00) - Inaugurazione mostra “Bathroom Excellence 1998-2012 - ADI Design Index @ Cersaie 2013” (Padiglione 29 – ore 11.00) - “A vision is indeed reality: a tribute to Paolo Soleri”; relatori Aimee Madsen - Roger Tomalty - Michael P. Johnson - Chiara Baglione (Galleria dell’architettura 21/22 – ore 15.00) MERCOLEDì 25 SETTEMBRE - Tyin Tegnestue (Galleria dell’architettura 21/22 – Ore 14.00) Giovedì 26 settembre - “Riccardo Dalisi – Lezione alla rovescia”; relatori Riccardo Dalisi e Fulvio Irace (Europauditorium Palazzo dei Congressi – ore 10.00) Venerdì 27 settembre - “Donna. Architetto”; relatori: Izaskun Chinchilla - Carla Juaçaba - Sarah Robinson - Michael P. Johnson (Galleria dell’architettura 21/22 – ore 10.00) -Ora-Ïto (Galleria dell’architettura 21/22 – ore 15.00) spunti ed elementi nuovi da chi è neofita del prodotto, pur avendo avuto modo di vederlo ed apprezzarlo con specifiche visite ed incontri a Sassuolo. Una sintesi di quanto è emerso verrà esposta a Cersaie, presso la galleria dell’Architettura». La lastra che difende dall’acqua e non solo. • Sistema certificato dall’ITC-CNR per l’esposizione diretta agli agenti atmosferici. • Sistema certificato dall’Istituto Giordano per la resistenza all’effrazione. • Contenuto di riciclato della lastra 84%. • Lastra 100% riciclabile. GREENSHAPING www.siniat.com Art direction - Sara Modica, www.saramodica.it Per fortuna c’è AquaBoard. i t s i n o g Prota e i a s r e c al di Veronica Monaco C ersaie rappresenta anche un momento di dibattito sui temi dell’architettura e del design. Non a caso la fiera, all’interno del format “Costruire, abitare, pensare”, già da qualche anno ospita alcuni dei principali professionisti e guru del settore. Con un approccio internazionale, Cersaie accoglie personaggi emergenti o già affermati, accomunati da un’unica caratteristica: quella di essere in grado di stimolare la riflessione sul presente e sul futuro del costruire, creando così un cartellone ricco di contenuti culturali di altissimo profilo. Una sinergia di sicuro interesse con l’anima più commerciale della fiera, dove è possibile toccare con mano le principali novità delle aziende espositrici. Quest’anno al Cersaie 2013 saranno presenti: - Ora-Ïto (alias Ito Morabito), il designer francese ironico e irriverente, capace di dare vita a prodotti di grande impatto estetico, come il nuovo packaging per i cosmetici di Guerlain o la bottiglia in alluminio per la birra Heineken. OraÏto si occupa anche di allestimenti: suo lo showroom Toyota di Parigi, che rappresenta attualmente la più grande applicazione architettonica in Corian mai realizzata. - Andreas G. Gjertsen e Yashar Hanstad, architetti norvegesi dello Studio TYIN Tegnestue che, in novanta giorni di tempo e un budget di 30mila euro, hanno realizzato a Sumatra un centro di formazione ed educazione per i coltivatori e gli operai del settore della cannella, coinvolgendo attivamente la popolazione locale sia nella fase di progettazione che nella fase di costruzione 74 - youfocus - Carla Juaçaba, vincitrice del premio internazionale ArcVision Women and Architecture, è un architetto brasiliano, impegnato n progetti pubblici e privati relativi a programmi abitativi e culturali. - Izaskun Chinchilla, architetto e designer spagnolo, propone esercizi progettuali multidisciplinari in cui grande attenzione viene data alle ripercussioni sociali, estetiche ed ecologiche delle soluzioni tecniche, oltre le distinzioni stilistiche - Sarah Robinson, presidente del Board of Trustee della Frank Lloyd Wright School of Architetcture, vive e lavora in California. I suoi progetti sfruttano la trasparenza del design moderno, puntando al comfort e ridisegnando lo spazio in maniera funzionale e intuitiva. - Stefano Mirti, progettista Id-Lab, docente di design all’Università Bocconi di Milano. I suoi lavori sono stati esposti al Victoria & Albert Museum di Londra, alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia e alla Beijing First Biennale of Architecture - Elio Caccavale, designer interessato ai collegamenti fra scienze biologiche e bioetica, con particolare riferimento ai metodi di collaborazione nella ricerca. Ha lavorato con Mattel, Dmagic Mobile China, Orange, France Telecom, PBJ Japan e LG Electronics. - Irene Bell, coordinatrice della didattica e responsabile laboratorio ceramiche Glasgow School of Art - Alberto Iacovoni, architetto e direttore scientifico dello IED di Roma, la cui attività spazia dagli allestimenti multimediali ed interattivi fino alla progettazione urbana - Laura Negrini, architetto e direttore IED Design di Roma, svolge attività professionale nel campo del design e della progettazione architettonica di spazi e servizi pubblici - Marco Lampugnani, progettista e partner di Snark Space Making, una rete interdisciplinare aperta che coinvolge architetti, urban planner, geografi, semiologi, economisti e giornalisti ed è attiva nel settore privato e pubblico - Ko Sliggers, graphic designer e docente all’Accademia Abadir di Catania, ha contribuito negli anni ’80 allo sviluppo dello stile Dumbar e attualmente si occupa dell’ideazione di font e collabora con studi di progettazione. - Lucia Giuliano, architetto e direttrice dell’Accademia Abadir, la sua attività si focalizza sull’incontro tra architettura, cultura contemporanea, territorio e problematiche attuali della società. - Aimee Madsen, regista indipendente e autrice del docufilm “Paolo Soleri: Beyond Form” - Roger Tomalty, amministratore di Cosanti Foundation e Arcosanti, ha lavorato a stretto contatto con Soleri nel design architettonico e nella costruzione del progetto Arcosanti negli anni ‘70 - Michael P. Johnson, architetto, famoso per il suo approccio innovativo che pone molta enfasi sull’ambiente, focalizzando l’attenzione sulla scoperta dei valori sensibili allo spirito umano. - Chiara Baglione, architetto e storica dell’architettura, insegna attualmente presso la Facoltà di Architettura e Ingegneria dell’Università Kore di Enna - Riccardo Dalisi, uno dei più noti architetti, designer e artisti italiani, i suoi lavori sono presenti in numerose collezioni private e nei più prestigiosi Musei europei e d’oltreoceano - Fulvio Irace, architetto e docente di Storia dell’Architettura Politecnico di Milano, fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Vico Magistretti ed è nel board of trustees della Fondazione Piano. www.cscedilizia.com SICUREZZA IN PRONTA CONSEGNA - SISTEMI LINEA VITA INDEFORMABILE - PARAPETTI PROVVISORI - PARAPETTI PERMANENTI - ATTREZZATURE DA CANTIERE MADE IN ITALY PRODOTTI DI QUALITÀ CERTIFICATA Da ben 30 anni CSC produce sicurezza per cantieri in quota. 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Non de o eg pi e la nuova all’im servata anch aro Edge 12. passa inos qu vasche S collezione di , stand A182-B183. 5 2 ne lio Padig 4 3 Paintowood of Cerim evoca i legni colorati dei paesaggi marini erosi dalla salsedine. Due finiture lasciano spazio alla comunicazione tra gli ambienti interni ed esterni, sei colori costituiscono il ventaglio cromatico di una collezione dall’aspetto shabby chic. Florim Ceramiche, padiglione 15, stand C1, D2-C7,D8. 5 Melody, la nuova collezione dai toni contemporanei. Elemento caratterizzante è la struttura tridimensionale che permette di rivestire intere pareti, di realizzare bagni dal design pulito ed originale. Ceramiche Supergres, padiglione 26, stand A284-B291. La collezione Jurassic di Cisa Ceramiche si ispira alla contemporaneità pur conservando lo sguardo al passato. Un concetto del vivere gli interni con un’estetica naturale, ottenuta grazie ai colori e alle venature, per un effetto pietra fossile. Padiglione 14, stand D19-E20. 6 Il Cotto Arte e Natura di Industrie Cotto Possagno combina due antiche e tradizionali tecniche di lavorazione nel campo dei pavimenti, quella propria del Cotto Fatto a Mano, funzionale e di gran pregio, con quella dei pavimenti a base di calce dell’elegante Pastellone veneziano. Padiglione 25, stand B134. 76 - youSPECIAL 7 Istà è la doccia per esterni con base in plastica e asta verniciata a polveri in diversi colori. La possibilità di collegarla al tubo per annaffiare la rende un prodotto molto versatile e adattabile a diverse tipologie di abitazioni. Lineabeta, padiglione 30, stand B24. speciale Cersaie 8 Fast è la nu ova Il nome Fast collezione di arredoba gn rim leggero e ge anda all’estrema vers o e sanitari a firma Poz at ometrico, di zi -Ginori. sanitari dai ilità di lavabi e mobili dal segno profili mag gi Showroom ormente ar Vergari in vi rotondati. ale delle In dustrie a B ologna. 9 Hiti è il nuovo radiatore disegnato da Simone Micheli per Antrax IT. Costituito da una piastra ovale in acciaio, può essere installato in verticale, in orizzontale o collocato ad angolo. Hiti è ideale all’interno di moderne abitazioni e sofisticati hotel. Padiglione 33, stand F28–G27. 10 L’acqua viene rievocata, non solo nel nome ma soprattutto nella sua funzione, nelle nuove soluzioni di cabine doccia Acqua 5000 new e Acqua R 5000 new di Duka. Padiglione 21, stand A69–B68. 11 Il classico è di rigore per questa serie ispirata esteticamente ai modelli del primo Novecento, senza trascurare le normative e le esigenze attuali. La collezione Impero rappresenta la scelta ideale per tutti i contesti architettonici in stile classico italiano o coloniale inglese. Olympia Ceramica, padiglione 21, stand B44. 12 Pietra del Mondo è la nuova collezione di Tagina Ceramiche che trae ispirazione dall’animo internazionale dell’azienda stessa, e che prende vita e corpo dalla bellezza di cinque luoghi suggestivi: i Paesi del Nord Europa, Israele, l’Arizona, il Belgio e il Giappone. Padiglione 36, stand A24-B27 Padiglione 36 stand B-28 B-31. 13 La serie Artwork di Ceramiche Refin si ispira ai movimenti delle superfici decorate con le tecniche dello Stucco Veneziano e del Marmorino. Padiglione 36, stand B32-C37/B33. youSPECIAL - 77 speciale Cersaie 14 opone il Eif felgres pr ne, due To a m m ra prog e modulano collezioni ch rali della tu le tonalità na etra in una pi lla de e terra atica dalle scala crom nali minime variazioni to te incisive: en em ma fort Landstone. e Greigetone 25, stand Padiglione 3. 2 1 A122–B 15 La collezione 4D VitrA creata dalla celebre designer Defne Koz si appresta a portare in viaggio gli amanti della ceramica, un viaggio attraverso il tempo. Koz trasporta il design all’interno di uno spazio immaginario, la quarta dimensione. Padiglione 36, stand A38-B43. 18 16 Pure, Elemental, Intrinsic, Basic e Deep: le cinque cromie che compongono la collezione Exential Extreme di GranitiFiandre vanno dal pallore diafano del Pure alla scura profondità del Deep, passando attraverso i toni caldi dell’Elemental per arrivare al greige del Basic. Padiglione 25, stand A164–B165. 78 - youSPECIAL Calx è una collezione semplice e accattivante che combina il tocco retrò di muretti e mosaici dal gusto d’antan con il minimalismo degli ambienti più moderni. Un’estetica attuale che restituisce il calore accogliente degli ambienti familiari. Iris Ceramica, padiglione 26, stand A188– B189. 17 Maxfine di FMG Fabbrica Marmi e Graniti unisce la forza di un formato mai offerto prima con uno spessore minimo: la flessibilità di questo materiale non impone limite alcuno in termini di superficie. Padiglione 26, stand A188–B189. 19 Grazie alle tre nuove varianti della collezione Rusty Stone sarà possibile fare un salto nella preistoria e circondarsi di sfumature che rievocano l’era giurassica. I materiali Rusty Silver, Rusty Gold e Rusty Grey rivelano un’eleganza naturale. Porcelaingres, padiglione 25, stand A242. Sof fio è il la vabo che si integra perf et tam nella parete ente quale si fond , nella e per far uscire solo che realmen la parte Un lavabo ch te serve. e voler uscire sembra da l muro, ma che al te mpo stesso gli dà vita e forma. Antoniolupi , padig 21 , stand A lione 13 -B8. 20 21 Modula è il nuovo rivestimento versatile per la composizione di spazio vasca, doccia, hammam, aree funzionali del bagno, disegnato da AnzaloneBistacchi per Glass. Padiglione 31, stand A55. speciale Cersaie 22 23 I lavabi della collezione Genesis hanno linee morbide che richiamano le armonie del corpo umano. Di forme differenti, compatti e funzionali, declinati in diverse misure e varianti, portano la firma di Creative Lab+. Ceramica Globo, padiglione 32, stand A40-B31. 24 Volutamente ispirata alla sensibilità rinascimentale, Lante Collection evoca le regolari geometrie di uno tra i più belli e leggendari giardini italiani, quello di villa Lante a Bagnaia di Viterbo. Simas, padiglione 30, stand C13-B02. Synergy Stone è la nuova collezione bagno presentata da Fir Italia. La maniglia in DuPont Corian a forma di sasso, trae ispirazione dalle forme compatte e lisce delle pietre che si possono trovare in prossimità di mari e fiumi. Padiglione 29, stand A77-B80. 25 i tessuti Il fascino de eziosi pr ù pi d’arredo as lliant di Atl ri B in ve vi e ri on zi lle co una Concorde, lla da ti en di rivestim a, cosmopolit personalità bagno, spazi ti per ambien x e zone rela benessere . ile ab it im dallo stile in , stand 18 Padiglione B22-C21. 27 La linea New Arco di Provex oggi aggiunge alla tecnologia di base un design minimalista, sottolineato dal minor spessore dei profili, dalla valorizzazione delle parti funzionali e da una nuova maniglia squadrata. Padiglione 29, stand B47. 80 - youSPECIAL 26 Stile ricercato e particolari ricchi di luce dettano il carattere raffinato della collezione Desire di Ceramiche Marca Corona. L’ambiente assume personalità ed eleganza. 30,5x56 rettificato in monoporosa pasta bianca. Padiglione 18, stand B2-C1. 28 Ermitage e le sue tre linee decorative Ermitage, Classic ed Ermitage Impero rappresentano tre modi e stili diversi che appartengono a una collezione che si sa adattare ad altrettanti modi di vivere il proprio spazio abitativo. Rivestimento in formato 25,5x78 rettificato. Ceramiche Settecento, padiglione 20, stand C64-D63. Fila presenta la nuova estensione d’uso di FilaPD15. Il protettivo antimacchia e antisporco per gres porcellanato lappato da oggi è ideale anche per gres naturale strutturato, posato sia all’interno che all’esterno e protegge le superfici aumentandone la brillantezza. Padiglione 45, stand 28. 29 30 Il concept di Boomerang, design di Marco Piva per Gattoni Rubinetteria, rispecchia in dettaglio le caratteristiche di progettazione del suo creatore. L’innovativo sistema assicura una nuova modalità di intervento in caso di manutenzione o sostituzione di parti interne. Padiglione 31, stand B28. 31 Listone Giordano presenta l’evoluzione internazionale dei suoi nuovi “concept store” multisensoriali: il punto vendita diventa luogo familiare, improntato alla naturalezza, alla tattilità e al calore, luogo dove identificarsi vivendo in prima persona la magia del legno. Padiglione 22, stand A90. La collezione Cityline di Flaviker Pi.Sa è nuova e mutevole, concepita per diventare ogni volta espressione unica e originale. Partendo dall’osservazione di lastre in ferro grezzo, il progetto si arricchisce di contaminazioni tra diverse superfici contemporanee. Padiglione 18, stand A20-B19. 33 32 Rassegna a cura di Santina Muscarà e La collezion riana A Precious di a ov nu a un e fr of istica e on ed e vision ncet to co il reinventa rficie pe su di so stes da e, ch a ic ceram finitura, elemento di onista ag diventa prot gli de indiscussa i quali ambienti ne . ta os op pr e vien 16, stand Padiglione C34 -B31. youSPECIAL - 81 L’arte di saper ascoltare il cliente Da più di 133 anni sul mercato grazie a sorriso e dialogo con il cliente, formazione, gestione del credito e marketing. Elementi che la rivendita Orsolini considera fondamentali di Santina Muscarà N el 1955 ha vinto la medaglia d’oro della Camera di Commercio per il progresso economico, nel 2011 le è stato assegnato il premio di riconoscimento di impresa storica d’Italia perché ha raggiunto i 133 anni di iscrizione alla Camera di Commercio, oggi è un’azienda con 300 dipendenti e 24 punti vendita e riceve ancora lettere di ringraziamento da parte dei suoi clienti. Perché l’ascolto e il sorriso sono i punti di forza della Orsolini di Vignanello, in provincia di Viterbo. «In un mondo dominato da iPad e simili, la gente ha bisogno di essere ascoltata, accolta e seguita nelle sue scelte per la casa – sostiene Rino Orsolini, titolare dell’omonima azienda –. Questo è quello che ci differenzia dalla grande distribuzione, che negli ultimi anni sta dominando il mercato». Rino Orsolini 82 - youTalk Non si è mai visto, infatti, che i dipendenti della grande distribuzione ricevano regolarmente lettere, inviti a occasioni importanti come battesimi e matrimoni, regali. Vuoi per la conduzione familiare, vuoi per l’importanza che la Orsolini dà al rapporto umano, ma quel che si instaura nei punti vendita del multipoint laziale è qualcosa di unico e «almeno il 75% dei nostri visitatori è arrivato da noi tramite il passaparola», afferma orgoglioso il titolare. Tutto nasce alla fine dell’Ottocento grazie a Pacifico Orsolini, che intraprende l’attività di commercio di materiali edili, trasformata poi, con Amedeo, Rino e Giorgio, in una solida realtà Comunicazione del fondatore Amedeo Orsolini, risalente alla fine dell’800, che testimonia la propensione al marketing dell’azienda fin dalla sua nascita presente in Lazio, Umbria, Toscana e Abruzzo. «Ora stiamo aprendo due nuove sale mostre a Roma, per allargarci a una fascia più alta del mercato – fa sapere Rino Orsolini -. Crediamo che questo possa essere un altro buon modo per difendersi dalla grande distribuzione e per affrontare il momento congiunturale in atto. Anche perché già Einstein affermava che “è nella crisi che sorge l’inventiva, le LA ORSOLINI OSPITA SQUINZI Lo stabilimento di Patrica (Fr) della Orsolini ha avuto l’onore di ricevere la visita di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, che ha preso parte a un interessante dibattito su economia, crisi e rimedi per uscirne. «Dateci un Paese normale e gli italiani sapranno far vedere cosa sono in grado di fare!», ha esordito il presidente, seguito da Rino Orsolini che ha invitato la politica a essere più decisionista. I dati e le constatazioni emerse fanno paura: sembra che in Parlamento non ci sia urgenza di risolvere i problemi dell’economia reale e in poco più di dieci anni l’Italia ha perso il 9% del Pil e un quarto della produzione di prodotti manifatturieri. Ma Squinzi e Rino Orsolini non si piangono di certo addosso: «C’è bisogno di decisioni che consentano la ripartenza. L’Italia può ancora farcela», affermano. Rino Orsolini e Giorgio Squinzi scoperte e le grandi strategie […]. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro […]”». Questo è lo spirito che muove Orsolini che, più che alle parole, fa affidamento all’agire, ai fatti, nonostante le difficoltà che il nostro Paese sta attraversando «senza gli adeguati supporti politici e sociali – osserva -. La grande distribuzione ogni anno cresce di fatturato e non ha debiti con le banche, mentre nel nostro settore il fallimento è dettato principalmente dalla gestione del credito». Per quanto riguarda le due nuove sale mostre, restando in tema di fatti, il cuore dell’organizzazione rimane la sede principale, dalla quale viene inviato il materiale necessario all’esposizione di pavimenti, rivestimenti, sanitari e rubinetteria. Nei due secoli, infatti, la Orsolini si è dedicata sempre di più alla casa e «oggi offriamo dal cemento al rubinetto - come dice il titolare -. Io e mio fratello ci dividiamo i compiti: lui segue la parte immobiliare e contabile e io quella commerciale, e il segreto della nostra squadra è un po’ simile a quello che usiamo con i clienti, ovvero il dialogo e il rapporto interpersonale. In più ci poniamo degli obiettivi che vengono premiati al momento del raggiungimento». Importante anche il discorso della formazione: «La formazione è vitale – sottolinea Orsolini – perché solo se conosci un prodotto puoi essere convincente e venderlo. Proprio per questo nella nostra sede abbiamo una sala riunioni adibita a ospitare 96 posti, più un tavolo da 26 posti e tutta l’attrezzatura per la formazione interna, per i nostri rivenditori, ed esterna, quindi per gli installatori e i posatori in generale. La formazione coinvolge tutti e anche io vado a scuola un giorno e mezzo al mese. Abbiamo pensato, infatti, ad una formazione familiare per essere sempre aggiornati». Anche la pubblicità è importante e la formazione tiene conto di quest’aspetto: «Spesso non capiamo che la pubblicità è una scienza e va studiata – sostiene il titolare -, ecco perché stiamo dando maggior rilevanza al marketing, con una persona che se ne occupa interamente. Abbiamo inoltre un nuovo settore, Orsolini Green Energy, di cui si occupano persone specifiche, e la nostra rete vendita comporta trentacinque elementi che vanno direttamente in cantiere, facendo da trait d’union tra azienda e rivendita». Insomma, di passi ne sono stati fatti tanti e tanti ancora sono in attesa di essere tracciati: «Vogliamo festeggiare altri 133 anni, aumentare i punti vendita, fare sempre più rete e conquistare ancora mercato», questi gli obiettivi delineati da Orsolini. youTalk - 83 Quando la rivendita è sempre più “casa” Due punti vendita con spazi sempre più specializzati, rivolti a imprese, privati e professionisti. Così la Procacci affronta il mercato, rimanendo un punto di riferimento per il territorio di Santina Muscarà «I solamento e cappotto, cartongesso e colori sono i settori di mercato maggiormente richiesti per quanto riguarda l’edilizia; porte e finestre con il recupero dell’incentivo del 65% sono, invece, i più richiesti per 84 - youTalk quanto riguarda le finiture. La cucina e il bagno rientrano tra gli ambienti per i quali il cliente è più propenso a spendere soldi», sostiene Luigi Procacci, amministratore delegato della Procacci di Mocaiana, frazione del comune di Gubbio (Pg), che negli ultimi anni ha ampliato la propria offerta, seguendo le tendenze del mercato. «Sempre per quel che concerne le finiture – continua l’ad – sono molto richiesti il legno e il finto legno, quindi pavimenti in legno o in gres porcellanato, mentre il professionista è attratto dalle resine e dalla carta da parati, sempre più in voga». Se un tempo, infatti, la Procacci si rivolgeva principalmente alle imprese, adesso è cresciuta l’attenzione verso il privato e i professionisti, con un occhio di riguardo all’arredamento della casa. Finiture e arredobagno per l’azienda non sono mondi nuovi ma trattati da oltre vent’anni, eppure le evoluzioni stanno andando avanti, dall’aver aderito al progetto habiMat di BigMat, che ha apportato cambiamenti di visibilità, target di riferimento e fornitori, all’aver diversificato gli spazi Luigi Procacci youTalk - 85 espositivi. «Tre anni fa abbiamo rilevato un negozio a 15 chilometri di distanza dalla nostra sede centrale e da circa un anno e mezzo vi abbiamo inserito una zona dedicata all’arredamento – racconta Procacci -. L’obiettivo in realtà è quello di diversificare completamente i nostri due punti vendita, trasportando la sezione arredamento nella sede centrale, dotata di 3mila metri quadrati di shoowroom, e specializzando l’altra sede in ferramenta, noleggio attrezzature, cartongesso, pitture. Avremmo così uno spazio per i privati e i professionisti, e uno spazio, a ridosso del centro storico, con prodotti differenti per arrivare un giorno a offrire al cliente un pacchetto completo per la casa». I venditori lavorano sia nei cantieri, che negli studi tecnici e negli showroom. La scelta aziendale, inoltre, è quella di non avere persone che si occupino di tutto: «Abbiamo deciso di specializzare l’azienda in settori, affidandoli ai relativi venditori, perché trattando molti prodotti non è possibile sapere tutto – spiega Procacci -, quindi abbiamo preferito puntare a una maggiore specializzazione, anche se il cliente potrebbe trovarsi a parlare 86 - youTalk servizio dedicato ai tetti ma destinato a estendersi a ogni sezione della casa. Importante la presenza della Procacci sul territorio e se l’attività pubblicitaria in passato era affidata a televisioni locali ed eventi sportivi per i quali l’azienda è stata sponsor, «oggi stiamo puntando anche sull’aspetto culturale, attraverso la promozione di libri, manifestazioni, corsi di filosofia – dichiara Procacci -. Insomma, siamo consapevoli dei cambiamenti del mercato e la sfida è quella di capire come sarà nei prossimi anni». con più interlocutori». Il segreto per una buona esposizione? «Innanzitutto evitare di “far dormire” troppo i prodotti in sala mostre – risponde – e poi noi, per esempio, per pavimenti e finiture riserviamo uno spazio per ogni fornitore, che viene curato e rinnovato insieme, in base alle sue e alle nostre esigenze. Abbiamo anche altre accortezze, per esempio la zona box bagno è divisa in due parti: una ambientata per il privato e una più di tendenza, con oggetti di valore e design, per il professionista che deve progettare il bagno». Altri punti di forza sono i servizi: disegni e progettazione in 3D, ma anche posa in opera di porte e infissi e, quando richiesto, il servizio chiavi in mano. È da poco stato istituito Max Service, un youTalk - 87 Isholnet: una storia di successo Quattro imprenditori operanti nella distribuzione di materiali isolanti termo-acustici decidono di unire le forze e creare la holding Isholnet, dando un nuovo impulso alle proprie aziende e facendosi spazio in un mercato in divenire di Santina Muscarà C i si scambia qualche esperienza, si abbozza qualche consiglio e, senza quasi rendersene conto, ci si ritrova con una holding di partecipazione specializzata nel risanamento energetico a 360 gradi. È questo il risultato nato dall’incontro di quattro imprenditori che, nel 2010, hanno deciso di unirsi sotto il nome di Isholnet. Ecco il chiaro esempio di come la matematica possa essere un’opinione quando si uniscono le giuste forze e uno più uno, anziché fare due, può fare addirittura tre. «Operavamo tutti nel settore della distribuzione di materiali isolanti – racconta uno dei protagonisti di questa avventura, Francesco Galeotti, presidente del Consiglio di Amministrazione Isholnet –, gestendo ognuno la propria azienda. Poi le affinità di vedute e l’amicizia che era nata nel corso degli anni ci ha portati a trasferire le nostre competenze in una società per azioni con la mission, tuttora in atto, di arrivare all’integrazione completa delle nostre aziende». L’unione si è rivelata una sorta di passaggio spontaneo, nonostante Francesco Galeotti 88 - youfocus le aziende in questione non fossero in difficoltà, come sottolinea Galeotti: «Ognuno di noi gestiva un’azienda di successo ma eravamo dell’idea che per affrontare le sfide del futuro fosse necessario cambiare dimensione e dare un nuovo impulso al ciclo di vita delle nostre aziende, confrontando e condividendo l’esperienza acquisita singolarmente. Fondamentale per dare forza e credibilità al progetto è stato proprio il patrimonio di competenze che avevamo maturato nelle nostre aree di azione. In pratica, anziché cambiare il ciclo di vita di aziende singole, abbiamo indirizzato il cambiamento di tutte in un’unica vision, raccogliendo le eccellenze». Dopo aver quindi rilevato il 100% di una delle società, Isotrade, è stato acquistato il 5% di tutte le aziende coinvolte e nel 2011 Isholnet ha esteso lo sguardo su nuovi mercati, alla ricerca di prodotti esclusivi: «Abbiamo iniziato a cercare prodotti, soprattutto materiali isolanti tecnici, in aree al di fuori dei confini europei, principalmente in Estremo Oriente – fa sapere il presidente –. Sono ancora in corso visite mirate a nuovi produttori e stiamo testando prodotti innovativi per nuove applicazioni». Nel 2012 la holding ha rilevato il 60% (ora diventato il 75%) di un’altra società a Parma, e da pochi mesi è stata avviata l’attività di un nuovo magazzino a Treviso. Insomma, Isholnet cresce e, in un periodo in cui molti rivenditori chiudono, ha trovato la strada vincente per farsi spazio in un mercato in divenire, in cui la riqualificazione INNOVAZIONI PER L’EDILIZIA E L’ARCHITETTURA DE N A R G ’ U I P IL TO MONDIALE EVEN NE RUZIO T S O C A L NI L IO E Z D OLU NI , TUTTE LE S 3 FIERE DELLE INNOVAZIO IL TRIPLO LUOGO // D N U O VAO TE PARIS ORDE N V IL L E P IN T 8 0 4 0 RE B M E NOV RE QUARTIEIV O E S P O S IT 2013 Ordin ate il vostro p ass CO Crédits Photo : Henri de Carvalho / Illustration : Jeff van Dyck / Réalisation : energetica si fa sempre più imponente. «Siamo partiti come distributori di materiali isolanti – spiega Galeotti –, ma ci siamo orientati sul risanamento e la riqualificazione a 360 gradi, quindi non proponiamo materiali ma soluzioni complete che coinvolgono sia ciò che riguarda l’isolamento, sia ciò che ha a che fare con le fonti di energia, i sistemi a secco, gli impianti». La nuova vision ha permesso alla holding di trovare ottime soluzioni per il futuro e di superare bene gli ultimi tre anni di crisi economica, lavorando nella riqualificazione di abitazioni, ma anche di fabbricati industriali, ottimizzando i cicli produttivi per il risparmio energetico e proponendo componenti per rendere efficienti macchinari o impianti in maniera mirata. «Quindi siamo legati anche al mondo dell’industria, non solo all’edilizia», constata Galeotti. E alla domanda “Come vede il futuro?”, Galeotti risponde: «La domanda di materiale isolante legata al risanamento energetico dovrebbe sovraperformare nei prossimi anni quella generale del mercato delle costruzioni, anche grazie alle recenti disposizioni governative che recepiscono le indicazioni della Comunità Europea sull’abbattimento delle emissioni di gas serra, da conseguire attraverso una riduzione significativa del consumo di energia per scaldare e rinfrescare le abitazioni». Oltre ad aver compreso e anticipato le esigenze del mercato, quali sono gli altri segreti del successo? «Sicuramente l’unione delle forze e la credibilità che abbiamo con fornitori e clienti. Gli stakeholder per noi sono fondamentali e danno risposte importanti», dichiara il presidente. Nel settore edile i principali interlocutori di Isholnet sono i rivenditori di materiali edili e gli specialisti, come gli applicatori di finiture d’interni, le aziende di costruzioni, impiantistica, isolamento. «Diciamo che il nostro cliente tipico è il magazzino generalista e poi interveniamo anche per risolvere le problematiche di chi solitamente non si rivolge al magazzino – continua –. Il prossimo step? Arrivare a un’integrazione completa delle aziende del gruppo Isholnet: tutte dovranno offrire la stessa gamma di prodotti e soluzioni orientate verso il risanamento e la riqualificazione energetica a 360 gradi». DICE: B9Y FFC2 + D’IN FOS BATIMAT.C OM Per ulteriori informazioni: Saloni Internazionali Francesi Tel.: 02/43 43 531 Fax: 02/46 99 745 e-mail: [email protected] 89 RIUNIAMO LE NOSTRE ENERGIE PER COSTRUIRE IL FUTURO Una libellula sul mercato Si chiama Fly la nuova linea Gridiron che unisce qualità tecnica e leggerezza economica, e sogna di volare oltre i confini italiani di Santina Muscarà U na libellula, simbolo di leggerezza, marchierà e renderà riconoscibile i prodotti della nuova serie Gridiron, “in volo” sul mercato nella stagione autunnale. «La serie si chiamerà Fly – anticipa Diego Pizzol, responsabile marketing e coordinatore ufficio estero di Gridiron –, nome che sottolinea ulteriormente l’immagine di leggerezza del prodotto sotto diversi punti di vista: la materia prima utilizzata (ABS e cemento polimerico), la facilità di posa (impiego di meno manodopera) e di trasporto (meno emissioni di CO2), 90 - youPRODUCT e quindi anche un minor impatto economico e ambientale». La linea unisce due tipologie di prodotti: i canali in ABS e i canali in cemento polimerico. «Li accomuna la stessa griglia e le stesse dimensioni per quanto riguarda la sezione – spiega Pizzol –, nonché il simbolo della libellula sulla parte in superficie». È programmata per il mese di settembre la produzione di Fly, che sarà effettivamente lanciata sul mercato quando ci sarà uno stock considerevole in magazzino, «anche perché – precisa il responsabile – le consegne vengono fatte in quattro/ Diego Pizzol cinque giorni». È così che Gridiron ha affrontato il mercato in questi ultimi tre anni, incrementando i servizi con consegne più rapide, facendo attività di promozione direttamente nelle rivendite edili e mettendole in contatto con i cantieri, organizzando per i progettisti convegni mirati sul drenaggio in diverse province italiane, in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri. «Per la promozione dei prodotti abbiamo puntato molto su Internet – continua Pizzol – offrendo servizi online per la ricerca dei prodotti attraverso un supporto tecnico virtuale che fornisce anche schede tecniche, preventivi e risposte immediate. Contrariamente da quanto avveniva in passato, oggi il 60% del nostro fatturato deriva dai circa quaranta agenti che seguono le rivendite. Gli utili sono stati registrati anche nel 2011 e 2012 perché i clienti che acquistano i nostri prodotti sanno che sono di fascia medio-alta e che puntiamo alla qualità». Altro punto a favore dell’azienda è la vastità di produzione offerta: «Per quanto riguarda il drenaggio produciamo tre tipi di materiali – conferma youPRODUCT - 91 Pizzol –: ABS, cemento polimerico e cemento vibrocompresso Oltre al manufatto, produciamo i profili e la griglia, che può essere in acciaio zincato o in ghisa». Si aggiungono altre tipologie di prodotti come chiusini, grigliato pedonabile e carrabile, recinzioni, cancelli e addirittura zerbini. Il sogno nel cassetto è quello di «spaccare a metà il fatturato con un 50% di mercato italiano e un 50% estero», confida il responsabile, aggiungendo che «l’impegno per i prossimi anni è quello di formare i venditori per ampliare gli sbocchi all’estero, al momento avviati in Francia, Inghilterra, Irlanda, Austria, Svizzera, Slovenia e il raggio intorno alle Alpi. Ma l’obiettivo è di volare in Sud Africa e Nord America». 92 - youPRODUCT GRIDIRON IN STEP Mauro Zanette, responsabile commerciale Italia Valentino Pizzol, amministratore Giancarlo Zanette, amministratore Diego Pizzol, responsabile marketing e coordinatore ufficio estero •Nasce nel 1979 e si occupa di produzione e lavorazione del grigliato, prima per carpentieri e fabbri, poi inserendolo come prodotto standard in piccoli formati nella rivendita. •La produzione si arricchisce con i chiusini. •Si inserisce il drenaggio a partire da una linea tradizionale che ha permesso all’azienda di emergere. •I cavalli di battaglia di oggi sono il drenaggio e il grigliato personalizzato. •Dieci anni fa ha investito nell’azienda Fabris che produce il grigliato pressato. •Attualmente è guidata dalle famiglie Pizzol e Zanette e ha circa un centinaio di dipendenti. Esperienza come trampolino del cambiamento Ecco come Unifix SWG ha messo in campo l’esperienza di oltre trent’anni, per aprirsi a nuovi mercati e offrire nuovi strumenti di competitività alle aziende PUBLIREDAZIONALE N uove strategie, innovazione, affidabilità ed esperienza sono gli ingredienti giusti per affrontare il mercato attuale. Ne è convinta Unifix SWG, l’azienda di Terlano, in provincia di Bolzano, produttrice di soluzioni di fissaggio per i settori della ferramenta e dell’edilizia, del fai da te e della carpenteria, e per i settori elettrico e idraulico. Parte di un gruppo internazionale presente sul mercato italiano da oltre 30 anni, Unifix SWG ha adottato una scelta di campo: investire in tecnologia e 94 - youTalk spostarsi sempre più dal prodotto al servizio, allargando le proprie competenze relative alla progettazione del punto vendita. «Siamo impegnati in nuove sfide che puntano alla “digitalizzazione” degli strumenti di lavoro e ad un’offerta sempre più completa, che affianchi il cliente con un nuovo servizio pensato per potenziare il business e l’immagine dei punti vendita L’appartenenza ad un gruppo internazionale e l’esperienza pluridecennale sul campo, ci hanno permesso di acquisire la cultura di progetto utile alla realizzazione dell’“architettura” dell’ambiente di vendita», spiega Ubaldo Gambardella, responsabile marketing Unifix SWG. Due sono in particolare le soluzioni messe a punto dall’azienda: Unilis e Uniscan. Con Unilis (Unifix Libero Servizio), Unifix SWG propone la personalizzazione degli impianti espositivi attraverso un sistema di vendita flessibile e modulare, pensata sia per la distribuzione assistita che per quella self service, di qualsiasi dimensione. Con Uniscan, invece, l’azienda punta a semplificare il lavoro del rivenditore attraverso un sistema che consente di effettuare i propri ordini in modo semplice e veloce, in ogni momento della giornata. «Nell’innovare, continuiamo a coltivare l’efficienza. Per Unifix SWG è di prioritaria importanza soddisfare il cliente attraverso servizi efficacicontinua Ubaldo Gambardella. UniLis e Uniscan ne sono un esempio, in quanto permettono di organizzare il sistema espositivo e facilitare gli ordini». L’azienda copre le esigenza del punto vendita con approccio globale, attraverso interventi che vanno dallo studio del sistema di vendita, all’offerta di tecnologie pensate per ottimizzare il lavoro del rivenditore. Nel segno del risparmio Pensato come alternativa alla tradizionale rete in rotoli, Super Eco è il nuovo prodotto di Siderurgica Ferro Bulloni, in grado di garantire un sensibile abbattimento dei costi di posa di Gaia De Lorenzi S pesso il costo della recinzione è determinante nella scelta del prodotto da utilizzare. Pensato come alternativa alla tradizionale rete in rotoli, Super Eco è il nuovo prodotto di Siderurgica Ferro Bulloni, in grado di garantire un sensibile abbattimento dei costi di posa. Novità nel settore delle recinzioni metalliche, Super Eco è un pannello di rete elettrosaldata (larghezza di 3300 mm e altezza di 1820 mm) con maglia identica a quella utilizzata per le recinzioni da cantiere, composta da filo zincato a caldo del diametro di 3,3 mm, oppure zincato e poi plastificato in verde RAL 6005. Per la posa vengono utilizzati paletti tondi Ø 48 mm ed il fissaggio è { Super Eco garantisce la posa con il 60% in meno di pali di sostegno eseguito mediante opportuni collari in metallo. Per dare ulteriore rigidità al pannello è possibile inoltre utilizzare, se necessario, i tradizionali fili di tensione. A differenza dell’abituale posa della rete in rotoli, in cui i pali di sostegno vengono solitamente posati ad interasse di circa 2 m uno dall’altro per dare una sufficiente e necessaria robustezza alla recinzione, con il pannello Super Eco è possibile praticare meno fori nel terreno o sul muretto, garantendo l’utilizzo del 60% di pali in meno. 95 Quando la tecnologia è in blocchi BravoBloc, il nuovo sistema di blocchi in calcestruzzo di Italcementi, è facile da usare ma conserva in sé un concentrato di tecnologia e innovazione di Sofia Marsigli I l video di presentazione mostra un bambino che assembla una serie di blocchi come fossero pezzi di lego. E invece si tratta di BravoBloc, la soluzione pratica e innovativa che Italcementi sta presentando ai progettisti di tutta Italia attraverso un Road Show di 14 tappe iniziate a luglio e previste fino a ottobre. «Uno dei valori di BravoBloc è definibile nel termine “facile” – sostiene Anna Borroni, account tecnico commerciale BravoBloc –, che non significa “banale” o “semplice” ma caratterizza un blocco studiato nei minimi dettagli e tecnologicamente avanzato al punto da risultare estremamente facile nel suo utilizzo, nonostante conservi in sé un concentrato di tecnologia e Anna Borroni 96 - youPRODUCT innovazione». L’immagine del bambino risulta quindi azzeccata, perché anche un muratore non specializzato può utilizzare senza difficoltà il nuovo sistema costruttivo a termoblocchi, frutto di un’iniziativa imprenditoriale a cui partecipano Italcementi e Sacme. BravoBloc nasce anche come una sorta di sfida alla crisi economica, portando risposte concrete alle esigenze del cantiere: «Inglobare in un unico blocco di calcestruzzo alleggerito, facile da movimentare, dell’isolante ad alte prestazioni, permette di ridurre una parte delle fasi tradizionali di cantiere e assicura un risultato certo ed efficiente in tempi brevi», spiega Anna Borroni. I principali nodi costruttivi che BravoBloc risolve? «In primo luogo l’incontro tra la parete perimetrale esterna e le divisorie nelle unità abitative – risponde l’account tecnico commerciale –, per il quale abbiamo studiato un blocco a T specifico; poi risolve i problemi dei pilastri e tutti quei nodi come le spallette delle finestre o le aperture, gli architravi, le discontinuità nella muratura». Non solo progettisti e imprese, ma anche i rivenditori possono trarre vantaggio dal nuovo sistema, portando valore aggiunto in termini economici e di qualità, infatti «BravoBloc permette di liberare spazio in magazzino a favore di materiali più performanti e riteniamo possa essere una buona opportunità per ripensare alla rotazione dei prodotti. Ovviamente la rivendita anche in quest’aspetto non sarà lasciata sola, ma messa in sinergia con la progettazione e i cantieri, grazie al nostro approccio come anello di congiunzione tra i diversi attori della filiera», conclude Anna Borroni. Team BravoBloc ARMANDO TESTA ne ia -li er on iett o l gi ig ag t/b om e.i tto sai ie gl er Bi .c w w w Luigi Capraro per Cersaie 2013 ISIA Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Faenza 23-27 Settembre 2013 www.cersaie.it Organizzato da EDI.CER. spa Promosso da ConfInDustRIa CERamICa In collaborazione con segreteria operativa: PROMOS srl - P.O. Box 37 - 40050 CENTERGROSS BOLOGNA - Tel. 051.6646000 - Fax 051.862514 ufficio stampa: EDI.CER. spa - Viale Monte Santo 40 - 41049 SASSUOLO (Modena) - Tel. 0536.804585 - Fax 0536.806510 Sermoneta, il borgo perfetto Prosegue il nostro viaggio nei piccoli borghi italiani, per raccontare la bellezza del nostro territorio e la capacità di valorizzarlo, recuperando e riqualificando i luoghi con sapienza e maestria, e dando loro nuova bellezza di Beatrice Casarin 98 - youplaces S e c’è un aggettivo che possiamo usare senza il rischio di esagerare nel descrivere e raccontare Sermoneta è “perfetto”. Sermoneta è un borgo perfetto, perfetto nella sua dimensione, perfetto nella sua cura e qualità, perfetto negli scorci che presenta al visitatore, perfetto nella sua collocazione nel paesaggio. Forse uno dei punti di maggiore forza di questo borgo è proprio il luogo nel quale sorge. Sermoneta è adagiata in un luogo che racchiude altri luoghi, che li traguarda e li abbraccia, non solo immaginariamente, ma anche fisicamente. La collina che lo ospita, a 257 metri di altezza sul livello del mare, è posizionata tra i monti e il mare e domina la pianura pontina. Ma non è solo vicino a quei luoghi, in realtà li domina, li traguarda, offre al visitatore la possibilità di cogliere come lo spazio attorno – i monti, la pianura, il mare – sia uno spazio che, nella sua bellezza, assume una maggiore qualità proprio per la presenza di Sermoneta. Vi è un intimo legame con il territorio e mentre ci si avvicina attraversando la pianura pontina che da Latina e dal mare ci porta verso il borgo, Sermoneta da ogni lato la si guardi sembra dominare con dolcezza, restituendo già alla vista da lontano parte della sua bellezza. Qui siamo in uno dei borghi più belli d’Italia, uno dei borghi medievali italiani meglio conservati, in un luogo ricco di cultura e di storia, le cui origini si perdono nel tempo. Sermoneta si trova leggermente decentrata rispetto alla via Appia, ma procedendo sia da nord verso sud, da Roma verso Latina per intenderci, oppure al contrario arrivando da sud, da Terracina verso Latina, Sermoneta richiama la vista del viaggiatore. La pianura pontina, con il suo paesaggio ricco, fatto di una agricoltura di qualità, è una quinta perfetta per il borgo, che ha alla sua sommità un castello, quello dei Caetani, che nel passato era il centro di un feudo molto ampio e che è ricordato soprattutto per gli interessi non solo storici, ma soprattutto artistici e culturali che seppe avviare. La quiete dei luoghi, il borgo perfettamente conservato e recuperato, il grande patrimonio storico, artistico e culturale, le tante iniziative di alto spessore che lo contraddistinguono, ne hanno fatto un esempio e hanno portato il borgo a diventare “Bandiera Arancione” per il turismo, titolo ottenuto dal Touring Club Italiano, “Destinazione Europea D’Eccellenza” riconosciuta dall’Unione Europea attraverso il progetto EDEN 2007-2011 e “Gioiello d’Italia”, conferito il 12 febbraio 2013 dal Ministero del Turismo. Ma la qualità di Sermoneta non è solo la qualità del youPLACES - 99 luogo, è l’insieme degli elementi che compongono. Avvicinarsi a Sermoneta significa, come spesso accade per i borghi italiani, salire qualche km per una strada tortuosa dopo aver attraversato una pianura fatta di strade diritte, quasi a comprendere che se nell’Agro Pontino, da e verso Latina, le strade sono dritte e dirette, qui bisogna rallentare, immergersi in una atmosfera diversa, fatta di lentezza, di ascolto, di pace. Lasciando l’auto fuori dal borgo e addentrandosi nelle vie, nelle strade, nei vicoli, nelle piccole piazze, nei passaggi tra vecchie case restaurate e 100 - youplaces abitate, si percepisce che qui il tempo, se vogliamo, si può fermare. Dipende da noi, decidere se rallentare oppure no. E Sermoneta ci accoglie dando a noi la facoltà di scegliere. Possiamo passarci solo una giornata o qualche ora, ma possiamo anche immaginare di restare qui alcuni giorni, come punto di partenza e di arrivo di una visita che deve comprendere, per forza di cose, l’Agro Pontino e i luoghi ai quali Sermoneta è intimamente legata, come ad esempio Latina. Oppure possiamo decidere di venire qui per assaporare non solo il paesaggio e i prodotti enogastronomici, ma anche per partecipare ai tanti eventi culturali che nel corso dell’anno ne rappresentano la vera intimità, dai concerti agli stages, dalle mostre alle rievocazioni, come quella storica della battaglia di Lepanto, che ogni ottobre rinnova nel ricordo l’importanza del passato storico del borgo. Ma un luogo di così elevata qualità, universalmente riconosciuta, al punto da essere una quinta scenografica molto rinomata (Sermoneta è stata set cinematografico per quasi 90 film, uno dei più famosi tra questi è stato “Non ci resta che piangere”), e in grado di richiamare ogni anno oltre 100mila visitatori, pur avendo una scarsa dotazione di posti letto (solo 50 circa), non potrebbe conservare queste doti se non avesse alla sue spalle precise scelte strategiche di valorizzazione. E la tutela del territorio, la conservazione e valorizzazione delle aree è uno degli obiettivi principali Eventi e appuntamenti Sermoneta nel corso dell’anno offre numerosi eventi e manifestazioni, tutti comunicati nel sito ufficiale del comune (www.comunedisermoneta.it). I più importanti sono: •tradizionale Sagra della polenta, ultimo giorno di carnevale •festa di San Giuseppe e Festa dei Fauni, 18 marzo •Maggio sermonetano, spettacoli in strada •Campus internazionale di musica e Festival pontino di musica, giugno e luglio (corsi di perfezionamento e di interpretazione musicale, famosi in Europa e nel mondo per il valore dei docenti e per il modello di vita e di studio seminariale) •mostre di arte contemporanea, tutto l’anno •Chitarra festival, mese di agosto •Fiera di San Michele, fine settembre •Concorsi di pittura estemporanea, prima settimana di settembre •Festa della Madonna della Vittoria e Rievocazione storica della Battaglia di Lepanto, seconda domenica di ottobre •Natale a Sermoneta: presepi artistici nel borgo, concerti e rappresentazioni teatrali durante le festività natalizie dell’Amministrazione comunale, come ci ha raccontato Giuseppina Giovannoli, sindaco quasi in scadenza del secondo mandato: «Noi dobbiamo tutelare il nostro territorio, perché la qualità della vita si misura su ciò che possiamo dare ai nostri cittadini; ma la misuriamo anche sull’attrattività del nostro Comune». Un’attrattività che è in crescita, in forte crescita. Una crescita data dall’espansione, nei territori della pianura più vicini a Latina, di nuovi quartieri residenziali. Perché qui la domanda di residenzialità è alta perché vi è un’alta qualità della vita, che significa qualità dei servizi. «Oggi stiamo riscuotendo i buoni investimenti del passato e del recente 101 - youplaces passato in termini di conservazione e mantenimento dell’esistente, con regole specifiche per il restauro e la valorizzazione del centro storico. Ma abbiamo curato anche l’aspetto urbanistico delle aree comunali in pianura, potenziando al contempo i servizi alle famiglie e alle imprese», afferma Giuseppina Giovannoli, e nelle sue parole si respira la concretezza e la passione per un lavoro, quello del Sindaco, che in questi tempi non è certo facile, qui come negli altri comuni italiani. Ma Sermoneta dimostra che oltre a valorizzare il proprio patrimonio storico, ambientale, culturale ed enogastronomico, si può anche essere un comune virtuoso. È infatti uno dei comuni italiani con il più alto indice di raccolta differenziata, che gli è valso il titolo di “Comune Riciclone” da Legambiente. E questi risultati sono raggiunti anche per una attenta gestione degli strumenti pianificatori, attraverso una sistema di governance che comprende Regione e Soprintendenza, e che a partire dalla revisione del PRG del 1982, ha proceduto attraverso la strutturazione di un piano specifico per il centro storico, che prevede solo il recupero e non ampliamenti e nuovi insediementi, spostando questi ultimi nelle aree della pianura. Ma significa anche aver messo mano all’abusivismo diffuso nelle aree agricole negli anni ’70 e ’80 e aver avviato piani di recupero, proseguendo con i nuovi strumenti oggi in corso di adozione, come la variante al PRG. I punti chiave della pianificazione a Sermoneta oggi sono la mobilità, la viabilità, i servizi scolastici, sociali, culturali. E la popolazione gradisce, al punto da essere cresciuta negli ultimi anni in modo molto consistente, dai 6.600 residenti del 2001 agli oltre 9.100 del 2011. E ciò non dipende solo dalle aree di espansione urbana della pianura, ma proprio dal sistema di servizi che il Comune e il territorio offrono. Visitare Sermoneta dunque non è solo immergersi nella bellezza dell’agricoltura pontina, del borgo storico e dei saperi e sapori del luogo, è rendersi conto che un altro modello di sviluppo è veramente possibile. E che l’Italia è ricca di questi esempi, che forse andrebbero un po’ più studiati e, anche aiutati. youSPECIAL - 101 A Londra, con Aristotele La polis come modello di conoscenza e (dunque) di tolleranza Jatinderpal Singh Bhullar, il primo militare di religione sikh a entrare nelle Scots Guards della regina Elisabetta II indossando non il solito copricapo in pelo d'orso, ma un turbante. di Stefano Moriggi C hi avesse assistito al cambio della guardia a Buckingham Palace l’11 dicembre scorso, aguzzando un po’ la vista avrebbe potuto notare qualcosa (o meglio, qualcuno!) di insolito. Una delle Scots Guards, infatti, pareva essersi concesso qualche licenza di troppo rispetto alla rigorosa divisa d’ordinanza delle celebri Guardie appiedate (footguards) di Sua Maestà. Al posto del tradizionale busby (il colbacco – in origine – di pelle d’orso, alto 47,5 cm), il militare in questione portava un esotico turbante e, non meno vietata dal severo protocollo, esibiva anche una folta barba nera. I più informati già sapevano che quella “curiosa presenza” rispondeva al nome di Jatenderpal Bhullar e che, in realtà, non aveva infranto alcun 102 - youTalk regolamento. Anzi, il venticinquenne di origini indiane era il primo sikh ammesso a presidiare il Palazzo Reale. Per l’occasione, le autorità militari - a cominciare da Elisabetta II, capo delle giubbe rosse - avevano messo mano a norme che erano rimaste inalterate dal 1815, inglobando l’eccezione nella regola. Forse che persino ai piani alti della monarchia si sia cominciato a non equivocare tra rispetto della tradizione e astratta conservazione di un modello (estetico, ma non solo)? Ci sarebbe da augurarselo! Anche perché - ironia della storia - in quelle stesse ore in cui Bhullar prendeva servizio, venivano resi noti i risultati del censimento del 2011. Dopo di che, quella che avrebbe anche potuto suonare come una notizia di colore da rubricare tra le tante eccentricità del Regno, diventava invece a pieno titolo un eloquente segno dei tempi. Limitandosi ai dati relativi alla capitale inglese, emergeva infatti che degli 8,2 milioni di abitanti i “bianchi britannici” per la prima volta erano diventati minoranza: ovvero, se nel 2001 costituivano ancora il 59,8% della popolazione londinese, solo dieci anni dopo erano scesi al 45%. Più nel dettaglio, a fronte di 3 milioni e 700 mila “wasp” (white anglo-saxon protestant), dall’ultimo censimento risultavano un milione e mezzo di asiatici, un milione di africani e caraibici, 100 mila arabi, 405 mila che si sono riconosciuti sotto l’etichetta di “razza mista” e 1 milione e 175 mila di altri gruppi etnici. E, come opportunamente osservava dalle colonne del Corriere della Sera (13/12/2012) Fabio Cavalera, sbaglierebbe chi si limitasse a considerare l’emigrazione per lo più nei termini di un “trend di indigenza”. Nella ricca ed elegante zona di Kensington-Chelsea, per esempio, “i banchieri, gli oligarchi e i professionisti sia russi, sia cinesi, sia arabi, sia indiani, sia anche italiani costituiscono un esercito pari al 30% della popolazione”. Non è mancato chi, alla luce di questi dati, abbia visto nella realtà demografica londinese l’anticipazione di un futuro “globalizzato” e senza identità. Nulla di nuovo, verrebbe da dire... Già il dottor Watson, prima di cominciare a misurarsi con le geometrie della ragione di Sherlock Holmes, aveva definito la Londra della regina Vittoria come “quel grande pozzo nero dal quale tutti gli sfaccendati dell’Impero vengono irresistibilmente inghiottiti” (A. Conan Doyle, Uno studio in rosso, 1881). Ma forse a Watson – e a molti altri come lui – non è mai capitato di imbattersi nella Politica di Aristotele. Diversamente, il dottore partorito dalla mente di Conan Doyle avrebbe potuto capire cosa, secondo il pensatore greco, contraddistingue una città da altre forme di agglomerati urbani. La polis, scriveva il filosofo di Stagira, è tale non per la sua grandezza o per le sue ricchezze, ma solo se “si compone di uomini di tipi differenti”. E precisava: “popolazioni simili non possono dar luogo a una polis”. Certo, Aristotele era un meteco (oggi diremmo uno “straniero” – residente in una Città-Stato, Atene - con un permesso di soggiorno a tempo determinato); tuttavia, ben più che l’auspicio etico di una tolleranza diffusa e praticata verso chi “viene da fuori”, a stimolare la sua argomentazione era la convinzione che la compresenza di diversità è (anzitutto!) una esperienza di conoscenza - degli altri, per differenza da sé; e di sé, nel confronto con gli altri. E la città andrebbe quindi concepita come il teatro delle diversità. Dopotutto, cos’altro significa conoscere se non, appunto, pensare la differenza? E la stessa tolleranza tanto predicata, a meno di concepirla come un fragile spirito di reciproca sopportazione, non può che derivare da quella (doppia) conoscenza che si genera solo nell’incontro tra “diversi”. Ecco allora che l’altro, lo straniero, il diverso diventano addirittura indispensabili, non fosse altro per provare a comprendere davvero se stessi, la propria storia, le proprie tradizioni. La città è il luogo dove tale incontro è possibile e necessario. Sempre e di nuovo. Non rimane dunque che scegliere: passeggiare nella “nuova” Londra sottobraccio ad Aristotele o precipitare nel “pozzo nero” delle (elementari) ansie identitarie, inseguendo qualche “dottor Watson” di ieri o di oggi... youTalk - 103 essere un omaggio alla natura realizzato sia attraverso texture ricordo di lussureggianti vegetazioni sia per le caratteristiche di ecologia e tutela dell’ambiente. L’OCCHIO DELLA TELECAMERA CHE RIDIMENSIONA L’ARCHISTAR PARETI DA ACCAREZZARE Un nuovo rivestimento murario per interni, affascinante, innovativo e ideale per donare un tocco creativo alle pareti di casa. Si tratta di Luce Wall Painting, un prodotto frutto di una ricerca sviluppata da Novacolor del Gruppo San Marco, realtà specializzata da oltre 40 anni nella creazione di finiture d’interni per l’architettura. Una nuova gamma che amplia il settore Cityvision concept dell’azienda di Forlì e lo rinnova con un rivestimento in grado di donare alle pareti sensazioni cromatiche futuristiche abbinate a giochi tattili delle superfici. I timbri tintometrici si arricchiscono delle gradazioni ottenute dalla leggera scabrosità permessa dall’abbinamento delle vernici con rivestimenti d’interni a base di cariche metalliche. Il risultato sono soluzioni tattili e visive innovative. Alle capacità sensoriali suggerite dalla vasta gamma tintometrica, completamente in linea con le ultime tendenze delle decorazioni di interni, si abbina una facilità di utilizzo che rende il prodotto utilizzabile sia dal decoratore professionista sia dal privato. Lo sviluppo di questi elementi decorativi e d’immagine trovano inoltre la fortuna del mercato estero nonostante le normative siano più restrittive e severe. Alla luce di tutto ciò, Novacolor presenta questo nuovo prodotto che si caratterizza per il suo 104 L’architettura contemporanea è fascinosa, ricca di spunti e talvolta tecnologicamente all’avanguardia ma molto spesso si scorda dell’uomo in quanto suo reale fruitore. Il contemporaneo dimentica di dover preferire l’usabilità alla fascinazione. Per questo l’archistar, o meglio le sue creazioni, sono molto spesso calamita di critiche. A questi quesiti, e forse in difesa degli artisti dell’architettura, risponde il tour Living Architectures Marathon, un progetto itinerante che porterà nei principali musei italiani di arte contemporanea una serie di film dedicati all’argomento. Il progetto creato e sviluppato da Ila Bêka e Louise Lemoine nasce dal desiderio di raccontare le architetture attraverso le persone che la abitano portando alla luce la vitalità, la fragilità e la bellezza degli individui che la mantengono ogni giorno. L’opera architettonica abbandona così la seduzione, risultato di interpretazioni che la vogliono monumento devozionale, e inizia a mostrarsi come il risultato dell’unione di spazi, di ambienti e di persone, ovvero come luoghi di vita quotidiana. Il progetto partito con il film “Koolhaas houselife”, nel quale la protagonista è la domestica della villa realizzata da Rem Koolhaas a Bordeaux, ha sin da subito riscosso un notevole successo invitando gli autori a produrre altri quattro film. Protagonisti della serie alcune opere di Richard Meier, Renzo Piano, Frank Gehry ed Herzog&De Meuron. Un lavoro imponente che, dopo le anteprime al Palais de Tokyo e alla Cité de l’Architecture di Parigi, questa estate sarà protagonista di un’intensa maratona di proiezioni gratuite, iniziata il 27 giugno al MAXXI di Roma e che si concluderà il 20 settembre a Casa Cavazzini di Udine. Nel mezzo, il progetto farà tappa anche alla Triennale di Milano, al Centro Pecci di Prato e al MART di Rovereto. LO SCHWEIGHOFER PRIZE 2013 DICE ITALIA Il 2013 è l’anno della sostenibilità e molti progetti iscritti all’ormai tradizionale Schweighofer Prize, premio biennale dedicato al legno, ne hanno ribadito l’importanza. E a vincere è stato un italiano. Il Gran Premio 2013 è stato infatti assegnato a Federico Giudiceandrea della Microtec di Bressanone, un premio alla carriera e ai risultati di anni di attività di ricerca sul campo. L’ingegnere italiano ha dedicato una vita allo studio del legno grezzo realizzando oltre 60 brevetti e dedicandosi con passione a formazione, educazione e divulgazione del tema. Il concorso nato nel 2002 su iniziativa della famiglia Schweighofer, da anni impegnata nella lavorazione del legno e nella divulgazione di questa tipologia costruttiva anche attraverso il premio biennale, è stato assegnato come da tradizione all’interno del Municipio di Vienna. Oltre all’Italia altri quattro progetti – tedeschi, scandinavi e austriaci – si sono contraddistinti tra i 71 partecipanti, convincendo la giuria ad assegnare loro l’ambito Premio all’Innovazione. Ad essere premiati sono state le soluzioni come il Kiesteg Bauelemente – un elemento per la costruzione di legno efficace pur permettendo un uso ridotto di materiale con l’unione di legno e di lamiera forata, un’accoppiata resistente e di alto valore estetico; il Legno-Hybrid che somma i benefici del legno unito ad uno strato di cemento armato prefabbricato; e il Nordic Wooden Cities, ovvero una collaborazione tra enti pubblici e privati scandinavi per lo sviluppo di uno standard per le costruzioni in legno sopra i due piani. La cerimonia di premiazione è stata arricchita dall’esperienza offerta da Foresta Futura, un’installazione interattiva rappresentante il ciclo del legno e le interazioni tra natura, clima, economia e tecnologia. news dalla rete CLOUD E MOBILE PER AUTOCAD www.autocad360.com www.perlite.it 106 L’ENERGIA ALTERNATIVA DIVENTA UN GIOCO www.powermatrixgame.com portoghese e spagnolo, ma il team di sviluppatori sta lavorando per ampliare le lingue disponibili. Pensata sia per iPhone sia per sistemi Android, la app per smartphone è scaricabile dai sistemi online di riferimento, mentre per la versione beta web è necessario visitare il sito www. autocad360.com. PERLITE SI RIFÀ IL LOOK Autodesk Inc rilancia i propri software e immette sul mercato una versione del suo prodotto di punta: Autocad. Nasce, infatti, AutoCAD 360, una linea di applicazioni web e mobile per il disegno industriale, che permette di modificare, creare e condividere ogni progetto in qualsiasi istante. La novità fa parte dell’offerta del pacchetto AutoCAD Pro Mobile, una versione professionale acquistabile con tre possibili modalità tutte connesse. Un vero e proprio cloud pensato per il disegno professionale con un pacchetto funzionalità davvero completo: dalla creazione di nuovi disegni o del caricamento di vecchi progetti alla possibilità di supportare file anche di grosse dimensioni. AutoCAD 360 riesce a connettersi con i maggiori servizi di condivisione dati e presenta una tavolozza dei blocchi di oggetti davvero ricca e completa. Per meglio operare sono stati realizzati nuovi strumenti che facilitano le opzioni più avanzate necessarie per un progetto realmente professionale. Al momento AutoCAD 360 è disponibile in inglese, cinese, francese, tedesco, italiano, giapponese, coreano, soffermandosi sulla veloce presentazione dei prodotti oppure approfittare dell’attenta descrizione del singolo prodotto mostrato attraverso case history, schede tecniche e schemi di capitolato. Molto interessanti sono anche i rimandi a siti esterni di approfondimento scientifico, di presentazione normativa o dedicati alle novità, agli eventi e agli appuntamenti del mondo dell’edilizia. Il sito permette d’iscriversi alla newsletter dell’azienda, un modo per rimanere connessi aggiornati sul mondo Perlite e su tutte le novità e proposte lanciate dall’azienda. Una nuova veste grafica per migliorare la navigabilità del sito. Queste le novità del restyling del sito di Perlite - www.perlite.it – la nota azienda di produzione di perlite espansa. Nuovo design ma anche nuovi contenuti, molto più ricchi e approfonditi per rendere la navigazione del sito utile anche al professionista o alle imprese edili che necessitano di informazioni precise e complete. La home page chiara, accessibile e dall’alta usabilità mette in primo piano le declinazioni principali per conoscere ed utilizzare le soluzioni Perlite nei settori dell’agricoltura, dell’industria e dell’edilizia. Tre link diretti alle sottosezioni, a loro volta suddivise nelle varie categorie del settore, dove l’utente può decidere il livello di approfondimento, Il settore Energy di Siemens ha realizzato un gioco online gratuito nel quale l’utente deve realizzare un sistema energetico sostenibile per una città: Power Matrix. L’utente potrà apprendere gli effetti causati dall’interazione tra diversi tipi di generazione di energia elettrica e le normative che regolano le reti. Il gioco si rivolge sia al professionista sia all’utente interessato al tema, entrambi assumeranno il ruolo di energy manager di un determinata zona rurale e attraverso lo sviluppo energetico diverranno fautori o meno della crescita di questa realtà. Una crescita che passa inesorabilmente attraverso le corrette scelte energetiche, puntando al mix tecnologico intelligente e alla funzionale fornitura di impianti di alimentazione. L’energy manager potrà confrontarsi e scegliere tra i diversi sistemi di produzione dell’energia, dai più tradizionali alle innovative soluzioni delle fonti rinnovabili. Lo sviluppo sostenibile e il mix energetico sono visti come la soluzione ideale. Meglio saranno combinate le fonti energetiche, maggiore sarà la crescita della città. Ma anche gli investimenti in ricerca vengono premiati. L’utente può infatti guadagnare bonus qualora decida di investire nella creazione di nuovi soluzioni per l’uso sostenibile ed efficiente delle risorse. hi AI PIEDI DELLA TECNOLOGIA I calzini sportivi verranno identificati non più solo per la loro comodità d’uso durante l’attività fisica, ma anche perché da oggi si fanno sempre più hi-tech. Nasce infatti Sensoria di Heapsylon, un sofisticato sistema di calza dal tessuto speciale che intreccia al suo interno una serie di sensori in grado di raccogliere durante l’attività fisica tutta una serie di informazioni e di inviarle tramite il dispositivo bluetooth, posizionato ad altezza caviglia, a dispositivi come smarthphone o computer. L’analisi di tutti i dati raccolti permetterà all’utente di modificare o migliorare le sue tipologie d’allenamento. Non solo, Sensoria permette tramite l’accumulo d’informazioni di prevenire il rischio di infortuni o di migliorare il recupero dagli stessi evitando sollecitazioni dannose e pericolose. Una tecnologia da seguire, sperando che presto venga distribuita anche in Italia. GUARDAROBA SPRAY Addio tessuti lavorati a maglia o a macchina, benvenuta tecnologia spray. Nasce infatti Spray-on-Fabric, una nuova tecnica per indossare le nostre magliette preferite, o meglio, per spruzzarle. L’idea è scaturita dall’ingegno del designer spagnolo Manuel Torres e delle conoscenze fisico chimiche di Paul Luckkham dell’Imperial College di Londra. Questo rivoluzionario sistema porterà ad un radicale ripensamento della moda tradizionale: si tratta di un tessuto-non tessuto formato da una miscela di fibre di cotone, polimeri e solventi da spruzzare direttamente sulla superficie che si vuole ricoprire. La creatività trova quindi nuovi terreni nei quali esprimersi. Il materiale viene spruzzato e crea così una patina, che si secca all’istante, facile da personalizzare con colori e persino profumi diversi. Il vantaggio? I vestiti non sono monouso ma resistono ai lavaggi anche in lavatrice. Ma in futuro si guarderà anche ad altri campi applicativi come bende, salviettine, tappezzerie per auto e mobili. ADDIO FELINI è L’ORA DEL SURF NUOVO SOFTWARE PER NOKYA MOBILE Nokya abbandona il problematico Symbian e si tuffa a capo fitto nella tecnologia Microsoft. Il nuovo modello LUMIA 925 baserà la sua tecnologia su Windows Phone. I plus saranno la serie 8o8 Pureview con fotocamera da 8,7 megapixel che permettono foto e riprese video di elevata qualità. Con l’applicazione Smart Camera sarà possibile trasformasi in abili fotografi professionali e le opzioni Best Shot e Action Shot renderanno audaci le prestazioni fotografiche dell’apparecchio. La presenza di Nokya Music renderanno invece interminabili le ore di ascolto dei file audio con la possibilità di creare gratuitamente le playlist. Affascinante risulta anche l’applicazione Map Here che consente un’esperienza unica nella visualizzazione di mappe, viabilità e realtà aumentata. La scocca del nuovo smartphone sarà in metallo con una cornice in alluminio a protezione del potente display Amoled da 4,5 pollici. Il costo dovrebbe aggirarsi dai 599 ai 649 euro per la versione in esclusiva Vodafone. Tante novità sono state presentate al consueto Apple WWDC 2013, tra queste il OS X Mavericks. Il nuovo sistema operativo lanciato dalla casa di Cupertino. Apple ha rinnovato il nome abbandonando le declinazioni feline per una più sportiva denominazione surfistica come la città californiana. Insieme al nome, le novità sono oltre 200 e tra queste si fanno notare le applicazioni per le mappe, iBooks, finder Tag e Tab. Le mappe permettono di pianificare su Mac i viaggi e di condividere in istantanea i risultati con qualsiasi accessorio Apple. Con iBooks invece sarà possibile leggere tutta l’offerta editoriale dello store. Quest’ultima applicazione permette di cambiare supporto - iPad, iPhone, etc - continuando dal punto in cui si aveva interrotto la lettura. I nuovi tag dimostrano lo sforzo degli sviluppatori di semplificare la ricerca dei file, e sono una delle novità più interessanti: basterà etichettare il file con una determinata parola chiave per poi rendere più veloce il suo recupero. Uno stesso file può avere più tag per farlo rientrare in più progetti. I tab invece presentano finalmente la possibilità di raggruppare più finestre in una attraverso l’uso dei pannelli. 107 ZAPPING Roma… a Como con M.V.B. La finitura superficiale simile alla pietra di Roma, il massello autobloccante di M.V.B., ha portato a nuova vita la parte del lungolago di Como tra piazza Cavour e i Giardini di Ponente. L’area, inserita in un intervento di riqualificazione che l’ha resa nuovamente fruibile per i cittadini, è stata trattata in parte a verde con una zona per il gioco bimbi, e in parte pavimentata. Quest’ultima ha visto l’utilizzo del massello Roma, nelle due colorazioni “Lava” per i viottoli di collegamento e “Grigio serizzo” per la passeggiata principale, e di inserti di masselli Quadro, di 24 x 24 cm e Quadro Plus che ha permesso il posizionamento di faretti a luce LED. Particolarmente adatto per pavimentazioni di piazze e strade, Roma di M.V.B. garantisce un’estrema stabilità grazie al sistema di incastro di elementi modulari (interlocking system), pensato già in fase di progettazione per agevolare la posa a macchina e velocizzare le operazioni di cantiere. Ninfa Muretto certifica anche il fissaggio Faraone ripropone Ninfa Muretto, presentando un innovativo sistema brevettato e certificato che comprende anche il fissaggio. La balaustra in vetro Ninfa Muretto è fissata al pavimento con viti certificate Faraone, mentre il fissaggio delle balaustre è su una base in cemento simile ad un terrazzo, e non più su trave in ferro. Già pronta alla consegna e alla posa in opera, il prodotto unisce un design elegante e ricercato ad una tecnologia innovativa e all’avanguardia che comprende le seguenti caratteristiche: sistema brevettato, vetro temperato, altezza massima del vetro di 750 mm, altezza del profilo di soli 88 mm, certificazione alla spinta ed effettuata da ente autorizzato. Wienerberger sostiene la ricostruzione post sisma in Emilia-Romagna Wienerberger ha deciso di sostenere Alessandro Cecchini, fondatore di Young Architects Competitions (YAC) e ideatore del concorso di idee per progettisti under 35 “Post Quake Visions”, dedicato alle tematiche sismiche. Le idee progettuali di intervento sono destinate all’insieme dei lotti compromessi dal terremoto emiliano all’interno del centro storico di Crevalcore, uno dei comuni italiani più danneggiati. I partecipanti potranno elaborare progetti che rispondano a una logica di personalizzazione dell’uso dello spazio architettonico e con finalità di rivitalizzazione culturale e commerciale del centro storico. Sul sito www.youngarchitectscompetitions.com sono disponibili tutti i materiali necessari per lo sviluppo dei progetti. Il concorso è aperto fino all’11 novembre 2013. Silenzio certificato con Isolmant Polimuro Isolmant ha progressivamente ampliato nel tempo la propria gamma di soluzioni per l’isolamento acustico degli edifici. Ultima novità Polimuro, un prodotto che in soli 12 mm è in grado di offrire, integrato in opportune stratigrafie di parete, elevate prestazioni fonoisolanti. Composto da uno strato di Isolmant 5 mm accoppiato su entrambi i lati alla fibra agugliata Fibtec XF3, Isolmant Polimuro è indicato per l’isolamento in intercapedini di dimensioni ridotte, da 2 a 4 cm. L’azione combinata di Isolmant e degli strati di fibra Fibtec XF3 permette di raggiungere, con pareti di massa idonea, elevati valori di isolamento acustico, in quanto fornisce sia l’effetto di fonoassorbimento che di fonoimpedimento. Isolmant Polimuro è inoltre semplice da posare: basta fissare il telo alla parete già costruita mediante tasselli in nylon o mediante listello superiore inchiodato al muro, avendo cura di stendere il materiale in un unico strato continuo utilizzando la battentatura. 108 Un portone di design per Hörmann LPU40 di Hörmann è un portone sezionale in acciaio che si contraddistingue per il design moderno e curato. Dotato di apertura verticale e scorrimento a soffitto, LPU40 consente il massimo utilizzo dello spazio nel garage e nella zona antistante l’ingresso. Adattabile ad ogni tipo di garage, sicuro e resistente nel tempo, LPU40 ha una doppia parete coibentata ed è disponibile in 16 colori preferenziali e, a richiesta, in tutte le tonalità della gamma RAL. Molteplici le varianti estetiche, dalle eleganti finestrature all’inserimento della portina pedonale, dai classici cassettoni S alle moderne grecature (S, M e L) effetto legno Woodgrain. Oltre all’effetto materico della finitura New Silkgrain, finemente ruvida al tatto e di grande resa estetica, LPU40 è disponibile anche nella finitura Micrograin con microprofilatura ondulata, ed effetto simil legno Decograin che dall’autunno 2013 sarà sostituito dalla nuovissima superficie Duragrain, disponibile in 24 motivi decorativi fotorealistici. Riconoscimento internazionale per Laterlite Perform & Protect: il nuovo logo Dewalt che certifica la sicurezza Laterlite ha vinto l’“NCE International Tunnelling Awards” per l’anno 2012, nella categoria “Miglior innovazione tecnologica dell’anno”. Il merito va allo sviluppo di un’originale tecnologia applicativa dell’argilla espansa Leca nel campo delle costruzioni geotecniche, realizzata dalla collaborazione tra Laterlite, la società di progettazione SWS Engineering di Trento e il Dipartimento di Strutture del Politecnico di Milano. L’unione tra le competenze di queste tre realtà ha permesso di ideare, progettare e sperimentare un nuovo impiego per l’argilla espansa nello scavo meccanizzato di gallerie profonde, investigandone in particolare il comportamento come strato di riempimento tra le pareti di scavo e i conci prefabbricati. Sperimentato per il nuovo tunnel di sicurezza del Gran San Bernardo e quello del Frejus, questa tecnica innovativa d’impiego di argilla espansa è attualmente al vaglio anche per altri importanti progetti infrastrutturali. DeWalt concretizza il suo impegno per la riduzione degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, con Perform & Protect (P&P), progetto mondiale che certifica attraverso un logo le prestazioni di protezione degli elettroutensili DeWalt in merito a riduzione delle polveri e delle vibrazioni manobraccio, oltre a un miglior controllo della macchina. In Italia sono già 52 i prodotti che hanno ottenuto il logo Perform & Protect, come la nuova gamma di martelli demo-perforanti da 6, 8 e 10 Kg. Gli altri elettroutensili con logo P&P sono aspiratori solidi/liquidi, martelli elettropneumatici, tassellatori elettropneumatici, smerigliatrici angolari, tassellatori a batteria e i trapani a filo. Perform & Protect a breve allargherà il suo campo d’azione anche alla protezione dal rumore. Sicis inaugura un nuovo showroom a Beijing Da Isover Saint-Gobain, il tetto anti-zanzare Si chiama SyntoDefense ed è uno speciale telo sottotegola tri-strato per tetti a falda ventilati di Bituver, marchio di Isover Saint-Gobain, che assicura una difesa da zanzare, insetti e volatili. Grazie ad uno speciale trattamento certificato a cui è sottoposto in fase di produzione, il telo si è già dimostrato efficace come anti-zanzare, antiinsetti, anti-muffe, antifunghi e alghe, anti-acari e per il controllo dei volatili. È però anche un materiale ecosostenibile, a misura dei residenti e dell’ambiente. È infatti un prodotto organico che sfrutta la nanotecnologia, biodegradabile al 98%, anallergico per l’uomo e gli animali domestici. Composto da una lamina traspirante rivestita su entrambe le facce con film polipropilenico, SyntoDefense è nello stesso tempo traspirante al vapore acqueo e impermeabile all’acqua, oltre ad avere un’alta grammatura e una buona resistenza ai raggi U.V e agli agenti atmosferici. A ottobre 2013 Sicis sbarca in Cina con il suo nuovo showroom, grazie all’accordo siglato con il distributore pechinese, la società Di Lusso Gaopin (Beijing) Design Co.Ltd. Disposto su una superficie di oltre 600 mq, lo showroom presenta due aree: la prima ricrea gli ambienti di un’abitazione con eleganti pavimenti in marmo, pareti in mosaico artistico raffiguranti fantasie floreali, e arredi del brand Sicis Next Art; la seconda parte invece è composta da librerie di mosaici in marmo, vetro ed altri materiali. Pensato ad hoc per il concept store di Beijing, un elegante pavimento a mosaico rende omaggio alla cultura cinese, raffigurando un lungo dragone su sfondi rossi, neri e dorati, mentre le superfici in mosaico impreziosite da ori, iridescenze geometriche e ventagli orientali richiamano l’arte decorativa cinese. 109 Questioni di gola AMMICCANTE DELIZIA Con cipolla, olive, salvia o semplicemente all’olio la focaccia da sempre conquista i palati di gourmet e non solo. Inoltre è un prodotto riconosciuto e quella genovese si può griffare del marchio Pat, Prodotto agroalimentare tradizionale. Dal 2012 però anche il marchio Igp ha fatto sua una particolare versione di focaccia, quella col formaggio di Recco. Uno dei luoghi nei quali si può riassaporarla in tutta la sua tradizionale forma è il panificio Moltedo in via Assereto a Recco. Gli ingredienti sono noti, acqua, farina, sale, crescenza e olio d’oliva, ma le giuste dosi sono uno dei segreti della zona difesi e protetti anche dal consorzio Focaccia di Recco. Il prodotto della Moltedo non si ferma all’Igp ma è diventato anche un presidio Slow food, il merito sta anche nell’uso di un forno girevole il cui movimento rende uno spettacolo il cospargere la superficie con i pezzetti di crescenza. L’impasto viene poi ricoperto da un nuovo strato d’impasto e ripiegato a mano. Questa è la poesia culinaria scritta ogni giorno dal fornaio Gio Batta Moltedo, ma alcuni trucchi del mestiere possono essere rubati approfittando delle lezioni professionali organizzate da Ascom-Confcommercio per panificatori e ristoratori della regione. Striscia rossa: Un’estate a tutta Birra! NETTARE D’ORZO DA PICCOLO PRINCIPE Ormai non si parla più solo di buon vino ed etichette enologiche. Le bionde, ovvero le birre, stanno scalando la classifica delle bevande più apprezzate e anche i birrifici stanno vivendo un periodo di fortuna. In Italia una delle realtà più importanti è il Birrificio del Ducato di Roncole Verdi di Busseto (PR), e da questa fucina nasce L’Ultima luna, una barley wine – ovvero vino d’orzo – di grande carattere. Maturata per 18 mesi in barriques di rovere francese precedentemente utilizzate per il vino Amarone della Valpolicella, questa birra dal colore ramato diviene un viaggio attraverso profumi di frutti rossi e vaniglia che scivolano poi in timbri tipici del sottobosco e ricordi di vigna. Calda e avvolgente al primo sorso diviene poi corposa e priva di gasatura. L’etichetta cita Dalì e Saint-Exupéry: un bimbo che surrealisticamente solleva il mare a ricordo delle opere dell’artista e dello scrittore. Uno stimolo ai giovani a coltivare la passione per la ricerca, la scoperta e la meraviglia. MITOLOGIA DA BICCHIERE Nell’antica Creta, isola nella quale prese avvio la civiltà minoica, con il termine Brùton si era soliti nominare la birra. E litri e litri di Brùton erano le offerte gradite al sacro dio toro, ovvero il Minotauro, rinchiuso nel suo labirintico palazzo di Cnosso, mentre le vestali erano solite cospargersi di questa bevanda durante le danze propiziatorie. Questi ricordi mitologici sono alcune delle motivazioni che hanno portato alla nascita del birrificio Brùton, una realtà sorta sulle rive del fiume Serchio all’interno di una tipica costruzione rurale toscana. E il risultato più rappresentativo è la Birra Bruton, una birra chiara poco alcolica ma, come vuole la tradizione tedesca, caratterizzata da note floreali intense e fresche. Una bionda dissetante e dall’aroma delicato in grado di abbinarsi, vista la sua semplicità gustativa, anche con prodotti delicati come pesce e formaggi poco stagionati. COCCARDA PER LA NERA Il birrificio Rienzbräu di Brunico si ricorda per l’accogliente ristorante dal quale una serie di oblò permettono anche agli ospiti di controllare la fermentazione della birra, prodotta con l’avanguardistico impianto Joh Albrecht, fra i migliori al mondo per la produzione qualitativa della birra. Per questo, le birre Rienzbräu continuano ad inanellare successi e vittorie nei principali concorsi nazionali. Nel 2012 la Nera, birra ambrata e scura dal basso grado alcolico, ha infatti trionfato nella sua sezione sbaragliando tutte le altre concorrenti presenti all’annuale concorso organizzato UnionBirrai. La Nera, dal sapore forte e marcato, ha vinto grazie al suo essere un prodotto che nulla ha da invidiare ai modelli irlandesi. andando per ristoranti BIRRA IN CUCINA Un luogo nel quale è la riscoperta il fil rouge che lega assieme i piatti e le bevande proposte dallo chef Marco Stabile. Si tratta de l’Ora d’Aria il ristornate aperto nel 2010 dal giovane chef quarantenne e che da ormai tre anni convince gli appassionati della tradizione culinaria toscana a fermarsi in via dei Georgofili. Stabile presenta quindi una carta fatta di ingredienti tradizionali, di piatti poveri tipici della cucina toscana, tutto mescolato al ritmo di semplicità e genuinità che dal 2011 è valsa la stella Michelin. Una voglia di riscoperta che ha lanciato la sfida anche al mondo della birra. Dal 2008 infatti lo chef ha iniziato un percorso tra birra e cibo mostrando la forza di questa bevanda come ingrediente di molti dei suoi piatti. Un percorso di ricerca che è stato premiato nel 2011 anche a Identità Golose. In quell’edizione infatti lo chef Stabile è stato insignito del premio Birra in cucina. Il menù attuale non presenta alcun piatto realizzato con l’uso della birra, ma nel sito internet del ristorante l’unica ricetta proposta e consigliata sono le animelle appunto alla birra. Un salto all’Ora d’Aria vale la pena di farlo, quantomeno per provare in tutta la sua varietà un’esperienza culinaria dal timbro toscano e meglio se a pranzo quando viene proposta la versione tapas: piccoli assaggi di tutto il menù a prezzi economici. Ristorante Ora d’Aria Via dei Georgofili 11R – 51022 Firenze (FI) ITALIA T/F +39 055 200 16 99 – [email protected] 110 youbook I signori del rating Conflitti di interesse e relazioni pericolose delle tre agenzie più temute dalla finanza globale di Paolo Gila e Mario Miscali Bollati Boringhieri Collana Temi 2012; pp. 183 14 euro È di poco tempo fa la notizia che l’agenzia Standard & Poor’s ha tagliato il rating dell’Italia a BBB, gettando il nostro Paese a un passo dal gradino junk (spazzatura), uno spauracchio per tutti gli investitori. Le agenzie di rating si sono imposte all’attenzione dell’opinione pubblica per il potere abnorme che hanno nel determinare le sorti dei mercati e degli Stati interi: un loro giudizio può sconvolgere le sorti di una nazione. Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch sono le “tre sorelle” della finanza mondiale. Ma chi sono nella realtà? Chi sono i suoi azionisti, come operano, quali regole sono tenuti a seguire? Basti pensare che parte degli azionisti di Standard & Poor’s e di Moody’s sono il fior fiore dell’industria statunitense dei fondi di investimento. A questo punto una domanda sorge spontanea: chi controlla i controllori? Paolo Gila e Mario Miscali rispondono a queste e a molte altre domande, offrendo una panoramica dettagliata e documentata delle agenzie di rating e individuando, al tempo stesso, le possibili riforme del settore, basate su responsabilità, concorrenza, trasparenza, efficienza e indipendenza. Per chi: esperti di economia e non, il libro, chiaro e scorrevole, aiuta a comprendere i meccanismi che si celano dietro i mostri della finanza internazionale. Dissanguati? La guida pratica per la tutela del consumatore a cura del Codacons De Agostini 2013; pp. 416 14,90 euro Come dimenticare la celebre scena di “Totòtruffa ‘62”, in cui un abile Totò vendeva la fontana di Trevi a un ingenuo turista americano? Diventato emblema del navigato imbroglione, il personaggio interpretato dal celebre comico italiano non è mai scomparso. Tra contratti telefonici e titoli finanziari su cui aleggia l’ombra del sospetto, tranelli dell’ecommerce e frodi alimentari (ricordate il caso delle famose mozzarelle blu?), il pericolo è sempre in agguato. “Per difendersi dalle frodi non serve un supereroe: basta essere informati sui propri diritti” affermano dal Codacons, l’associazione per la tutela dei consumatori, che ha appena dato alle stampe una pratica guida. Attraverso i labirinti della normativa, la guida del Codacons spiega in modo chiaro e semplice come aggirare le trappole, e cosa fare quando invece ci si è già caduti (azioni di risarcimento, class action, fac-simili dei moduli da compilare e link ai siti internet più utili). Per chi: tra polizze assicurative, cartelle esattoriali da salasso, pubblicità ingannevoli e stangate varie, siamo tutti potenziali vittime di truffe e trappole finanziarie. “Non ingoiate il rospo!” è la risposta del Codacons, che ha fatto della tutela dei consumatori la sua mission. Islanda chiama Italia Storia del paese che rifiutò il debito di Andrea Degl’Innocenti prefazione di Loretta Napoleoni Edizioni Ludica - Collana L’Informazione che Cambia 2013; pp. 284 in pdf pp. 219 in ePub 8 euro Una terra di ghiacciai e di vulcani, l’Islanda è stato finora l’unico Paese che ha avuto il coraggio di ribellarsi al debito imposto dai governanti e dalla comunità internazionale. L’inchiesta, condotta dal giovane giornalista Andrea Degl’Innocenti, racconta la rivoluzione islandese, dal sogno neoliberale fino al brusco risveglio del collasso economico causato da governanti corrotti e banchieri senza scrupoli. Degl’Innocenti narra le vicende di un popolo di ex-pescatori, travolto dal progresso e poi dalla sua crisi, che ha deciso di sollevarsi in massa contro la dittatura finanziaria internazionale e di riscrivere le proprie regole, arrivando fino alla stesura di una nuova costituzione condivisa. Infine, il giornalista offre una panoramica di alcune realtà che anche in Italia si adoperano per cambiare la società. Il libro comprende inoltre una prefazione dell’economista Loretta Napoleoni, e si avvale dei contributi di Serge Latouche, teorico della decrescita, Pierluigi Paoletti, fondatore di Arcipelago SCEC, Marco Bersani, del Forum dei movimenti per l’acqua. Il testo è disponibile come e-book in versione ePub e pdf. Per chi: vuole approfondire le vicende di un paese che, con una situazione finanziaria simile alla nostra, se non peggiore, è riuscito a trovare una via d’uscita alla “dittatura del debito”. Ecomafia 2013 Le storie e i numeri della criminalità ambientale di Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente prefazione di Carlo Lucarelli Edizioni Ambiente 2013; pp. 464 25 euro Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento editoriale Legambiente con i dati aggiornati e le storie della criminalità ambientale nel nostro Paese. Dal 1993, anno della prima edizione di “Ecomafia”, lo spessore del volume è cresciuto costantemente, a testimonianza del duro lavoro di contrasto delle forze dell’ordine impiegate quotidianamente nella lotta ai crimini contro l’ambiente, ma anche dell’intensificarsi del fenomeno dell’eco-criminalità. Dallo smaltimento illegale dei rifiuti tossici all’abusivismo edilizio, l’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità fa il punto sulla situazione presente, con la speranza che tra vent’anni non ci sia finalmente più nulla da segnalare. Per chi: un libro per riflettere su un fenomeno sommerso che influenza direttamente le vite di ciascuno di noi, anche per i costi che i reati contro l’ambiente riversano ogni anno sulla collettività. 111 e t o n u yo 24 SETTEMBRE 9 ottobre Smart Energy Expo Fiera internazionale sull’efficienza energetica VI Convegno Nazionale YouTrade “Riconversione” 20 SETTEMBRE Quando: 24 settembre 2013, ore 9.30 Dove: Sala Caravaggio - Centro Congressi Fiera di Bergamo, Via Lunga 1 Maggiori info: www.youtradeweb.com Quando: dal 9 all’11 ottobre Dove: VeronaFiere Viale del Lavoro 8 37135 – Verona Maggiori info: www.smartenergyexpo.net 16 OTTOBRE 25 settembre Ediltek Fiera dedicata al settore edile Quando: dal 20 al 22 settembre 2013 Dove: MalpensaFiere Via XI Settembre 16 21052, Busto Arsizio (Mi) Maggiori info: www.ediltek.info 23 SETTEMBRE Marmomacc 2013 Fiera internazionale di marmo, design e tecnologie Quando: dal 25 al 28 settembre 2013 Dove: VeronaFiere Viale del Lavoro 8 37135 – Verona Maggiori info: www.marmomacc.it Saie 2013 Building innovation exhibition Quando: dal 16 al 19 ottobre Dove: Quartiere Fieristico Bologna Viale della Fiera 20 40128 - Bologna Maggiori info: www.saie.bolognafiere.it 18 OTTOBRE 2 ottobre Cersaie 2013 Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno Made Expo 2013 Fiera internazionale dell’edilizia, dell’architettura e del design Quando: dal 23 al 27 settembre 2013 Dove: Quartiere Fieristico Bologna Viale della Fiera 20 40128 - Bologna Maggiori info: www.cersaie.it Quando: dal 2 al 5 ottobre 2013 Dove: Quartiere Fiera Milano, Rho Strada Statale del Sempione 28 20017 Rho - Milano Maggiori info: www.madeexpo.it 112 KlimaHouse Umbria Fiera dedicata al risparmio energetico degli edifici Quando: dal 18 al 20 ottobre 2013 Dove: Umbria Fiere Piazza Moncada via Nazionale 06083 - Bastia Umbra (Pg) Maggiori info: www.fierabolzano.it/ klimahouseumbria/ 30% di risparmio energetico. 100% di risparmio sulle emissioni. 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