l`orchetto - Compagnia TeatroBlu

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l`orchetto - Compagnia TeatroBlu
“L’ORCHETTO”
di Suzanne Lebeau
con CLAUDIO CASADIO
e DANIELA PICCARI
musiche originali
Marco Biscarini
Regia e scenografia
Marcello Chiarenza
L’Orchetto vive solo con sua madre in una casa nel cuore di una foresta impenetrabile, in un luogo
ritirato, lontano dalla comunità del vicino villaggio.
Pensa di essere un bambino come tutti gli altri ma, il primo giorno di scuola, i suoi compagni si accorgono
subito della sua diversità: è il figlio di un orco che, però, una madre amorevole ha cresciuto con infinita
tenerezza.
Per sfuggire all’attrazione irresistibile che prova per il sangue fresco, l’Orchetto dovrà affrontare tre
difficili prove, dalla cui riuscita dipenderanno la sua crescita, la sua trasformazione e la sua salvezza. Se
saprà superare queste prove, il coraggioso protagonista potrà esaudire il grande sogno di essere accettato, con
tutte le sue differenze e le sue contraddizioni, all’interno della comunità del villaggio.
L’Orchetto, con i suoi sei anni, la sua forza straordinaria e la sua terribile eredità, ci riconcilia con la nostra
parte oscura, in una storia che racconta la diversità ma anche la forza di lottare per cambiare se stessi, per
affermarsi e per vincere i propri limiti.
La scelta artistica di Accademia Perduta cade, quindi, su di un racconto nero e tenero, che attinge la propria
ispirazione dalle fiabe popolari ed è portato sulla scena grazie alla scrittura fine ed intelligente della grande
autrice per ragazzi Suzanne Lebeau. Un testo, presentato in anteprima assoluta in Italia, che è già stato
rappresentato in tredici paesi in tutto il mondo e che ha avuto un grande successo, soprattutto in Francia,
dove questa raffinata autrice canadese è conosciuta ed apprezzata.
Claudio Casadio, Daniela Piccari e Marcello Chiarenza si confrontano con questo testo poetico,
ironico e suggestivo e lo fanno proprio, con l’intento di divertire, affabulare ma anche far riflettere il
pubblico dei bambini e delle famiglie.
L’allestimento, creato appositamente da Marcello Chiarenza, si avvale di un utilizzo magico dello spazio
teatrale, in cui gli attori si muovono con leggerezza ma anche con drammaticità ed il gioco di scena prevede
un susseguirsi di piccole magie, un’evoluzione di continue suggestioni visive e sonore, che avvince lo
spettatore, fino allo scioglimento finale.
Le musiche originali, infatti, pensate per accompagnare un forte impatto emotivo, creano un sottofondo che
sottolinea la drammaticità dei vari momenti dello spettacolo.
Età consigliata : 7 – 14 anni / Durata : 1 ora
Contatti: Monica BARTOLINI [email protected]
Tel. 0545 64330 - Info: www.accademiaperduta.it
« L’Orchetto”
Approfondimenti pedagogici
LA TRAMA ED I SUOI SIGNIFICATI
L’Orchetto è un bambino molto speciale:
vive solo con sua madre in una casa nel cuore
della foresta, in un luogo ritirato, lontano dalla
comunità del vicino villaggio. Non sa nulla del
passato della propria famiglia né delle proprie
origini ed è sicuro di essere un bambino di sei
anni come tutti gli altri.
Il primo giorno di scuola, però, i suoi compagni
non tardano ad accorgersi della sua diversità: “Sei
grande come il mio papà!” esclama stupito uno
dei compagni di classe. In realtà egli è, infatti, il figlio di un orco, di un uomo sanguinario e
spaventoso anche se l’amore e l’infinita tenerezza con cui la madre lo ha cresciuto, nutrendolo solo
di verdure e tenendolo scrupolosamente lontano dalle tentazioni suscitate dal sapore della carne, lo
hanno reso gentile, amorevole ed in parte inconsapevole della
propria natura di orco.
Molto presto, però, il contatto con il mondo esterno, con la
scuola, con la maestra e con i compagni lo metteranno faccia a faccia
con la realtà e con il suo vero io.
Per sfuggire all’attrazione irresistibile che prova per il sangue fresco,
l’Orchetto dovrà affrontare tre difficili prove, dalla cui riuscita
dipenderanno la sua crescita, la sua trasformazione e la sua salvezza.
Se saprà superare queste prove, il coraggioso protagonista potrà
esaudire il grande sogno di essere accettato, con tutte le sue
differenze e le sue contraddizioni, all’interno della comunità del
villaggio.
L’Orchetto, con i suoi sei anni, la sua forza straordinaria e la sua
terribile eredità, ci riconcilia con la nostra parte oscura, in una storia
che racconta la diversità ma anche la forza di lottare per cambiare se
stessi, per affermarsi e per vincere i propri limiti.
TEMI PREVALENTI
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La storia de “L’Orchetto” pone lo spettatore di
fronte a tematiche forti quali:
La diversità.
Le difficoltà di inserirsi e di farsi accettare in
un contesto sociale.
La capacità dell’individuo di autoredimersi, di
salvarsi e di farsi accettare nonostante le
difficoltà.
La capacità di una comunità di trovare in se
stessa le risorse per comprendere e superare le
differenze.
L’importanza dell’amicizia che supera ogni
barriera.
La possibilità del bambino di instaurare una relazione virtuosa e positiva con il mondo degli
adulti.
I temi prevalenti ed i punti nevralgici della storia troveranno,
però, uno sviluppo ed una conclusione insolita, in parziale
contrasto con la tradizione della fiaba classica ma in pieno
accordo con le tendenze della letteratura contemporanea: il finale
della storia, infatti, resterà, in parte aperto mentre alcune ombre,
piccole ma oscure, si poseranno su ben precisi nodi dell’intreccio
così come sull’esito finale delle tre prove affrontate
dall’Orchetto. La soluzione non del tutto chiara di alcuni dettagli
è, in realtà, lo stratagemma letterario messo in campo
dall’autrice per lasciare al pubblico dei bambini la possibilità di
scoprire o inventare certi “come” o certi “perché” della vicenda;
per non fornire facili soluzioni “predigerite” ma lasciare aperta,
per il pubblico dei bambini, una porta sull’immaginario, in
questo modo la fruizione dello spettacolo da parte del giovane
spettatore invece di essere univoca e passiva si trasforma in un
contributo vero ed attivo alla creazione dell’opera d’arte.
TECNICHE E LINGUAGGI TEATRALI UTLIZZATI
“L’Orchetto” è un racconto ad un tempo
tenero ed oscuro, composto, in maniera del
tutto originale, dalla scrittrice canadese
Suzanne Lebeau.
La storia, però, attinge a piene mani dalla
tradizione, riproponendo i topoi caratteristici
presenti nella struttura della fiaba classica
come:
- la diversità del protagonista: l’Orchetto
assomiglia a tutti gli altri bambini ma non è
affatto uguale a loro: pur essendo un
bambino di sei anni è grande e grosso come
un uomo adulto.
- la famiglia spezzata: il protagonista della vicenda non hai mai conosciuto il proprio padre e questa
mancanza, pur nella sua drammaticità, sarà una delle leve più forti che lo guideranno nel percorso di
evoluzione e di crescita.
- La casa nel bosco: il luogo ritirato, lontano dalla comunità del villaggio, dove la vita sembra essere
sospesa, dove accadono e sono accadute cose magiche, strane,
incomprensibili e perfino paurose, dove tutto è incominciato e,
naturalmente, dove tutto dovrà finire.
- Il bosco stesso: luogo di mistero, di percorso iniziatico, di
fuga, di riparo, il bosco è anche il luogo in cui avviene il
momento del contatto profondo fra l’uomo e la natura nei suoi
aspetti più cupi, ma anche in quelli più gioiosi e luminosi: in
questo luogo tutti gli elementi della natura (gli alberi, i
cespugli, gli animali, i lupi, le farfalle ma anche i fenomeni
atmosferici come il vento e la neve) prendono parte alle
emozioni dei personaggi, entrano nella vicenda narrata e
partecipano attivamente alla soluzione finale.
- Il sangue: la goccia, la macchia di sangue, l’idea del sangue è,
in molte fiabe classiche (“La Bella addormentata nel bosco”,
“Barbablù”, “Cenerentola”, “Biancaneve” e molte altre) il
segnale chiaro della rivelazione di un mistero, la chiave di volta
di un enigma, il punto di partenza per il percorso iniziatico.
- Le tre prove: come in ogni fiaba classica che si rispetti, anche
ne “L’Orchetto” il protagonista dovrà affrontare tre difficili
prove per giungere, infine, alla felice soluzione
dell’intreccio. A differenza di quanto accade nella
fiaba classica, però, le prove che l’Orchetto dovrà
affrontare sono sì contro qualcosa di mostruoso e
di pericoloso ma, questa volta, l’antagonista da
contrastare non si trova al di fuori bensì
all’interno, nel più profondo dell’animo del
protagonista.
- L’allontanamento da casa: il superamento delle
tre prove e quindi il successo del percorso di
crescita e di evoluzione potrà essere compiuto
soltanto a patto che l’Orchetto si allontani con
decisione dalla casa della famiglia. I pericoli e le prove li dovrà affrontare non in solitudine (dato che
vedremo quanto preziosi saranno i suoi aiutanti) ma obbligatoriamente attingendo alle sole proprie
forze e soprattutto lontano dallo sguardo amorevole, dal sostegno e dalla protezione della madre e
della casa in cui è cresciuto.
- La redenzione attraverso l’amore e/o l’amicizia: L’Orchetto ha un’amica molto speciale,
Pamela, una bambina che - “quasi magicamente” - non ha paura della sua natura di orco e si
dimostrerà pronta ad affrontare molti pericoli per aiutarlo a superare le tre prove.
- Il deus ex-machina: la figura del padre che, a
metà strada fra la realtà e l’immaginario, giunge
inattesa e riemerge da un oscuro passato per
aiutare il figlio nel difficile percorso di crescita
e di salvezza in cui si è incamminato.
- La rosa bianca: come in molte fiabe della
tradizione (“La Bella e la Bestia”, “La Bella
addormentata nel bosco”…) la rosa bianca
suggella la difficile vittoria del bene sul male.
Con le sue molteplici simbologie di purezza (il
colore bianco) ma anche di pericolo sempre
imminente (le spine) la rosa bianca ricorre in
questa fiaba come segnale forte e fortemente
riconoscibile di gentilezza, di felicità raggiunta ma anche dello “spinoso” percorso necessario per
giungere alla meta.
La messa in scena dello spettacolo si avvale di molteplici linguaggi, attraverso i quali vengono
mutuati gli eventi nella loro concatenazione ma soprattutto i messaggi e le diverse emozioni suscitate
dalla storia.
Innanzi tutto la parola: la struttura dello spettacolo è quella della prosa classica. Attraverso
l’interazione fra i due personaggi
principali della vicenda, L’Orchetto e sua
madre, si sviluppa un’interazione scenica
basata principalmente sul dialogo.
Al dialogo, si alternano molti momenti di
narrazione in cui i due personaggi
principali, raccontandosi a vicenda ciò che
è loro accaduto al di fuori dello spazio e
del momento presente della finzione
scenica, danno vita a numerosi altri
personaggi, che si delineano fortemente
anche senza essere fisicamente presenti
sulla scena.
Ai vari linguaggi della prosa, abbiamo
scelto di innestare una comunicazione
visuale molto intensa: a dispetto della
scenografia - solo apparentemente – molto
semplice, lo spettacolo offre al pubblico
immagini
suggestive
e
fortemente
significative: la scenografia cambia forma e
trasforma lo spazio scenico, le luci,
prevalentemente di colore bianco, blu e
rosso, sottolineano con forza i nodi
principali
dell’intreccio,
inducono
sensazioni e preludono alle atmosfere. Sono,
però, soprattutto gli oggetti di scena, creati
dalla fantasia di Marcello Chiarenza (oltre che regista anche scenografo e scultore di fama
internazionale) a dare corpo alle immagini mentali che lo spettacolo suggerisce di continuo ed a
rendere veramente magica e suggestiva l’atmosfera che permea tutto lo spettacolo.
Oltre alla parola, alle luci ed alle immagini, i messaggi e le emozioni dello spettacolo vengono
trasmessi anche attraverso la musica: le musiche originali composte dal musicista Marco Biscarini,
sono pensate per accompagnare un forte impatto emotivo, creano un sottofondo che sottolinea la
drammaticità dei vari momenti dello spettacolo, ma arrivano persino ad essere protagoniste di molti
momenti della storia, in cui
riescono, da sole, ad esprimere
sentimenti, presagi ed atmosfere.
Oltre che con le suggestive
melodie,
alcuni
passaggi
fondamentali della vicenda sono
narrati attraverso le canzoni:
questi brani originali – tratti dal
testo di Suzanne Lebeau ma poi
rielaborati ed arrangiati da
Biscarini e Casadio con poesia ed
intensità – oltre ad offrire
un’ulteriore cifra espressiva ed
una forma di linguaggio ancora
diversa, colpiscono lo spettatore
direttamente al cuore.
LE FONTI
“L’Orchetto” propone, in traduzione, una versione italiana
del testo teatrale per ragazzi “L’Ogrelet” (pubblicato a
Montreal nel 1997) della commediografa canadese Suzanne
Lebeau: Accademia Perduta, assieme a Claudio Casadio, il
suo direttore e storico interprete dei principali successi della
Compagnia, proviene da un’intensa esperienza di tournée e di
lavoro a stretto contatto con la cultura francofona, una
collaborazione, iniziata nel 2004, che continua tutt’ora.
Mettendo in scena questo spettacolo, Claudio Casadio sceglie
di valorizzare e condividere con il pubblico italiano questa
preziosa esperienza di vita e di arte.
In particolare, si osservi che in Italia non è così comune che
vi siano importanti scrittori che compongono e pubblicano
sceneggiature teatrali rivolte in modo specifico all’infanzia
mentre, in ambito culturale francofono, tale fenomeno ha
trovato, negli ultimi decenni, un’ampia diffusione: la messa
in scena dell’Orchetto intende, fra l’altro, promuovere
e diffondere questo interessante genere letterario.
In Francia, in Canada, in Svizzera ed in Belgio le
varie versioni de “L’Ogrelet”, realizzate da diverse
compagnie teatrali, hanno avuto, negli ultimi anni,
un’incredibile fortuna ed un grande successo di critica
e di pubblico.
Questo testo, presentato in anteprima assoluta in
Italia, è già stato rappresentato in tredici paesi in tutto
il mondo.
NOTE DI REGIA
Una stanza trasparente, senza pareti, ci permette di vedere attraverso i muri immaginari, come nei
disegni dei bambini.
Una pedana inclinata a favore del pubblico, è il praticabile che delimita esattamente il pavimento
della stanza e nasconde nel vuoto sottostante alcune sorprese.
Sul fondo una porta senza stipite, imperniata nel pavimento, si apre e si chiude facendo entrare gli
attori e la luce del sole e della luna.
Si sollevano delle botole, da sotto sbucano piccole sedie e tavolo che fanno della stanza una cucina,
se ne apre un’altra che solleva un cuscino, dal buco-cassetto si estrae una coperta e siamo in camera
da letto.
Un’altra ancora fa apparire uno specchio,
l’attore attinge acqua da sotto per lavarsi il
viso, ed eccoci in bagno. Dall’alto cala una
lampada al centro della stanza, davanti
scende una finestra sostenuta da fili, come
un’altalena, a delimitare la parete frontale
immaginaria della nostra casa, ora completa.
Due alberelli vengono piantati in un gesto,
come lance conficcate sulle tavole del
palcoscenico antistante la pedana; così in un
istante è stato determinato lo spazio esterno:
ora la casa è nel bosco.
La semplicità, la trasparenza e la velocità di
montaggio delle immagini determinano il mutare dello spazio, ci permettono di vedere
contemporaneamente il dentro, il fuori, il tempo che passa e cambia: il giorno, la notte, il caldo della
casa ed il freddo in giardino mentre nevica solo sugli alberi.
La danza figurativa dello spazio permette alle immagini di parlare con analoga fluidità con cui il
racconto procede alla velocità delle parole. Luci, azioni, parole e oggetti, tutti elementi sinfonizzati
in una partitura da ascoltare con gli occhi oltre che con le orecchie. (Marcello Chiarenza)
PROPOSTA DI LAVORO
Si consiglia di effettuare, dopo la visione dello
spettacolo, un lavoro di trasposizione della fiaba
nella nostra vita di tutti i giorni, proponendo ai
ragazzi la ricerca, nel mondo che li circonda e
nel loro immaginario, di personaggi e situazioni
che abbiamo attinenza con quelli della storia
dell’Orchetto. Da qui si potranno inventare
storie che ripropongano la stessa dinamica della
fiaba ma con questi nuovi personaggi.
ACCADEMIA PERDUTA/
ROMAGNA TEATRI :
PROFILO DELLA COMPAGNIA
Accademia Perduta/Romagna Teatri, oggi Teatro Stabile d’Arte Contemporanea diretto da Ruggero
Sintoni e Claudio Casadio, viene fondata da un gruppo di giovani attori nel 1982. Nel 1986 diventa
Organismo stabile di Produzione, Programmazione, Promozione e Ricerca Teatrale per l’infanzia e
la gioventù. Dal momento della sua fondazione ad oggi, Accademia Perduta è impegnata in
un’intensa e fertile attività di produzione di spettacoli per ragazzi, contraddistinti da alcuni comuni
denominatori quali l’attenzione al fantastico, all’immaginario, al coinvolgimento emotivo degli
spettatori. Con diverse formazioni artistiche all’attivo, la Compagnia ha portato i suoi spettacoli in
tournée in tutta Italia arrivando, col tempo, a valicare i confini nazionali e partecipando a numerose
rassegne e festival nazionali ed internazionali.
Dal 2000 ad oggi Accademia Perduta ha sviluppato anche importanti progetti di Teatro d’Impegno
Civile e, negli anni, sviluppa anche diversi progetti culturali dedicati, in varie forme, all’idea della
spiritualità, ed alla realizzazione di un nuovo genere di spettacolo che consiste in un’originale forma
di circo/teatro (Il Circo della Pace, in collaborazione con le comunità cittadine). Dal 2009
Accademia Perduta, che prosegue la propria attività artistica in molteplici settori dell’arte figurativa,
collabora anche alla realizzazione di progetti cinematografici e, con il Festival 2Mondi di Spoleto,
all’organizzazione dello spazio del festival dedicato al Teatro per Ragazzi.
Per ulteriori informazioni: www.accademiaperduta.it
CLAUDIO CASADIO
Claudio Casadio si è formato e diplomato presso
l’Accademia Antoniana di Arte Drammatica di Bologna,
è
co-fondatore
della
compagnia
Accademia
Perduta/Romagna Teatri, attore, regista ed autore di testi
teatrali.
Attore di fama internazionale, si è esibito nei più
importanti teatri italiani ed europei ed è stato ospitato da
prestigiosi contesti culturali quali il Festival 2Mondi di
Spoleto,
Ravenna
Festival,
Giffoni
Festival,
VolterraTeatro, Theaterherbst di Berlino, Festival Momix
(Kingersheim – Francia), Festival Teatralia (Madrid –
Spagna).
Nel 2007 è vincitore del premio per il miglior spettacolo
al Festival Momix per Pollicino che gli vale anche il
Biglietto d’Oro AGIS/ETI in Italia.. In Spagna, collabora
con la compagnia Teatro Paraiso di Bilbao dove ha curato
la regia degli spettacoli per ragazzi Los Musicos de
Bremen (2007) e El flautista de Hamelin (2009).
Nel 2009 debutta nel cinema interpretando il ruolo di
protagonista maschile nel film L’Uomo che verrà di Giorgio Diritti, che riceve due premi maggiori
presso il Festival Internazionale del Cinema di Roma, il Marco Aurelio d’Oro ed il David di Donatello.
La sua esperienza cinematografica prosegue con il film Romanzo di una strage di Marco Tullio
Giordana.
Per la stagione teatrale 2012/13 è di nuovo sul palco scenico con Oscura Immensità di Massimo
Parlotto, uno spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e da Accademia Perduta, per la regia di
Alessandro Gassman.
DANIELA PICCARI
Daniela Piccari studia canto e si dedica alla musica classica, jazz e
rock e all’età di 18 anni inizia a lavorare come attrice. Nel 1980,
laureata in lettere, si trasferisce in Danimarca per far parte del
gruppo internazionale di teatro “Farfa” fondato da Iben Nagel
Rasmussen e parte del “Nordisk Teaterlaboratorium” diretto da
Eugenio Barba (Odin Teatret). Nel 1985 con l’attrice Tove
Bornhoft fonda la compagnia Teatro Rio Rose che dirige tuttora.
Nel 1995 in Italia inizia la collaborazione con Accademia
Perduta/Romagna teatri con lo spettacolo “La Gazza Ladra”.
“Tourandot” è l’opera per ragazzi successiva che rende stabile la
partecipazione di Daniela Piccari alle produzioni di Accademia. E’
del 2001 lo spettacolo “Hansel e Gretel” tuttora in tournèe.
Della ricerca sul teatro musicale fanno parte anche gli incontri con i
poeti come Nino Pedretti e Raffaello Baldini. Le loro poesie in
dialetto romagnolo diventano canzoni nei concerti “Voci” e “La leuna zala” composti da Andrea Alessi.
Dallo studio della sonorità legata a una lingua arcaica Daniela Piccari passa alla musica sacra con il
concerto dedicato a Edith Stein “A piedi scalzi” composto da Alessandro Nidi e scritto da Giampiero
Pizzol. “Shakespeare in qua e in là”,produzione Ravenna Festival 2002, riprende la cadenza romagnola
con la vena comica che la rende ancora più popolare. “Esportazione senza filtro- Musica al Caffè” è una
produzione di Ravenna festival 2003 documentata in un cd che segna l’incontro felice dei tre autori
musicali sempre presenti nel percorso di Daniela Piccari: Andrea Alessi, Thomas Clausen, Simone
Zanchini. Con gli stessi compositori è in programma la realizzazione di un nuovo concerto: ”A mare
blu” scritto da Ilaria Milandri e prodotto da Accademia .
IL REGISTA: MARCELLO CHIARENZA
Nasce in Sicilia nel 1955 ed è diplomato presso il Liceo Artistico
“Beato Angelico” di Milano. Successivamente si è laureato in
architettura presso il Politecnico di Milano.
Marcello Chiarenza opera nel campo della figurazione simbolica e
della drammaturgia della festa. Negli ultimi quindici anni ha svolto
il ruolo di scultore, scenografo, conduttore di laboratori, autore e
regista teatrale. Si è occupato di installazioni, mostre, percorsi
figurativi all’aperto e al chiuso, allestimenti teatrali e di piazza.
Ha esposto le proprie opere in prestigiosi contesti a Milano,
Barcellona, Londra, Copenaghen Ben Ari (Israele), Lille e molti
altri.
I principali allestimenti figurativi e spettacoli di piazza sono: Vidi
Aquam (allestimenti figurativi, opera di E. Morricone, Villa Reale di Milano); Santa Rosalia, la più
importante festa barocca d’Europa, davanti alla cattedrale ed al Palazzo dei Normanni di Palermo;
Pirati Italiani, Berlino.
Tra le numerose regie e scenografie si ricordano principalmente: Giufà (regia M. Baliani); Corto
Maltese (regia G. Gallione; musiche P. Conte); 7 Conversazioni invisibili tra Marco Polo e Kublai
Kan (scene; regia A. Bressanello; Consorzio per il
Carnevale di Venezia); Tom Thumb (testi, scene e
regia; Lyngo Theatre, Londra).
Per Accademia Perduta/Romagna Teatri ha realizzato
scene, testi e regie di numerosi spettacoli, tra cui
Hansel & Gretel, La storia di un soldato e Pollicino.
Ha lavorato in molte città in Italia ed all’estero, nei
parchi naturali, in riva ai fiumi ed ai laghi, in riva al
mare ed in montagna, nei centri storici, nelle piazze,
nei castelli, nel rudere di una chiesa distrutta dal
terremoto.
I temi che predilige sono interni al corpo simbolico dell’anno solare, agli elementi della natura, al
ciclo delle stagioni: scaturiscono immagini custodite dal respiro del tempo, dalla memoria spirituale
che storia delle religioni e psicologia del profondo studiano, e che emergono dai miti e dalle fiabe,
dal linguaggio immortale che continua a parlarci attraverso le forme dei simboli.
L’AUTORE DELLE MUSICHE: MARCO BISCARINI
Marco Biscarini esordisce professionalmente
come arrangiatore, dirigendo l’Orchestra della
RAI durante l’edizione 1994 del Festival di San
Remo per il cantautore Franz Campi. Seguono
molteplici esperienze che attraversano ogni genere
musicale fino a realizzare, nel 2003, gli
arrangiamenti dei brani scritti dal clarinettista
francese Michel Portal.
In occasione del Concorso Internazionale di
Composizione legato alla commemorazione della
Strage del 2 agosto, Biscarini ha ottenuto uno dei
più alti riconoscimenti della sua carriera di compositore, vincendo il primo premio nell’edizione del
concorso del 2000 (con il brano Solo per questa notte per sassofono e orchestra) e il secondo nel
2001 (con il brano Da lontano… adagio per fisarmonica e orchestra). Numerose sono, inoltre, le sue
composizioni per organici da camera e i suoi lavori di musica elettroacustica, eseguiti in Italia e
all’estero. Ha lavorato alla colonna sonora di Viva San Isidro! di Alessandro Cappelletti (1995) con
il compositore Daniele Furlati e de La tempesta di Gianvittorio Baldi (2002) con il compositore
Gianluca Baldi.
Una tappa importante del percorso compositivo di Marco Biscarini è stata la realizzazione dell’opera
lirica La famosa invasione degli orsi in Sicilia, rappresentata nel 2003 al Teatro Comunale di
Modena, per la regia di Francesco Esposito.
Dopo due Diplomi d’Onore (1994 e 1995) vinti nei corsi tenuti da Ennio Morricone all’Accademia
Chigiana di Siena, Marco Biscarini si è occupato dell’applicazione della musica in contesti diversi da
quelli usuali. Del 2003 è l’installazione audiovisiva In vitro – Le Tune-Elle (Ancona). Quest’ultima
esperienza, poi, nasce nel contesto del progetto www.desia.it, per cui Marco Biscarini realizza
materiale per arredi sonori. Nel 2004 le musiche di Biscarini sono state utilizzate per la rassegna
Danzoom (con coreografie di Mauro Bigonzetti).
Nel 2005 compone la colonna sonora del film Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, regista con cui
torna a collaborare nel suo secondo lungometraggio L’uomo che verrà (2009).
L’ORCHETTO
ACCADEMIA PERDUTA/ROMAGNA TEATRI
Prodotto in collaborazione con
SCÈNE NATIONALE D’ALBI
e con il sostegno di
Centre Culturel Jean L’Hôte de Neuves Maisons
Centre Culturel Pablo Picasso de Homécourt
Centre Culturel Paul Bailliart de Massy
Espace Culturel de Vendenheim
L’Espal – théâtre du Mans
MJC Intercommunale de Ay
Théâtre de Vienne – Scène Rhône-Alpes