l`orchetto - Compagnia TeatroBlu
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l`orchetto - Compagnia TeatroBlu
“L’ORCHETTO” di Suzanne Lebeau con CLAUDIO CASADIO e DANIELA PICCARI musiche originali Marco Biscarini Regia e scenografia Marcello Chiarenza L’Orchetto vive solo con sua madre in una casa nel cuore di una foresta impenetrabile, in un luogo ritirato, lontano dalla comunità del vicino villaggio. Pensa di essere un bambino come tutti gli altri ma, il primo giorno di scuola, i suoi compagni si accorgono subito della sua diversità: è il figlio di un orco che, però, una madre amorevole ha cresciuto con infinita tenerezza. Per sfuggire all’attrazione irresistibile che prova per il sangue fresco, l’Orchetto dovrà affrontare tre difficili prove, dalla cui riuscita dipenderanno la sua crescita, la sua trasformazione e la sua salvezza. Se saprà superare queste prove, il coraggioso protagonista potrà esaudire il grande sogno di essere accettato, con tutte le sue differenze e le sue contraddizioni, all’interno della comunità del villaggio. L’Orchetto, con i suoi sei anni, la sua forza straordinaria e la sua terribile eredità, ci riconcilia con la nostra parte oscura, in una storia che racconta la diversità ma anche la forza di lottare per cambiare se stessi, per affermarsi e per vincere i propri limiti. La scelta artistica di Accademia Perduta cade, quindi, su di un racconto nero e tenero, che attinge la propria ispirazione dalle fiabe popolari ed è portato sulla scena grazie alla scrittura fine ed intelligente della grande autrice per ragazzi Suzanne Lebeau. Un testo, presentato in anteprima assoluta in Italia, che è già stato rappresentato in tredici paesi in tutto il mondo e che ha avuto un grande successo, soprattutto in Francia, dove questa raffinata autrice canadese è conosciuta ed apprezzata. Claudio Casadio, Daniela Piccari e Marcello Chiarenza si confrontano con questo testo poetico, ironico e suggestivo e lo fanno proprio, con l’intento di divertire, affabulare ma anche far riflettere il pubblico dei bambini e delle famiglie. L’allestimento, creato appositamente da Marcello Chiarenza, si avvale di un utilizzo magico dello spazio teatrale, in cui gli attori si muovono con leggerezza ma anche con drammaticità ed il gioco di scena prevede un susseguirsi di piccole magie, un’evoluzione di continue suggestioni visive e sonore, che avvince lo spettatore, fino allo scioglimento finale. Le musiche originali, infatti, pensate per accompagnare un forte impatto emotivo, creano un sottofondo che sottolinea la drammaticità dei vari momenti dello spettacolo. Età consigliata : 7 – 14 anni / Durata : 1 ora Contatti: Monica BARTOLINI [email protected] Tel. 0545 64330 - Info: www.accademiaperduta.it « L’Orchetto” Approfondimenti pedagogici LA TRAMA ED I SUOI SIGNIFICATI L’Orchetto è un bambino molto speciale: vive solo con sua madre in una casa nel cuore della foresta, in un luogo ritirato, lontano dalla comunità del vicino villaggio. Non sa nulla del passato della propria famiglia né delle proprie origini ed è sicuro di essere un bambino di sei anni come tutti gli altri. Il primo giorno di scuola, però, i suoi compagni non tardano ad accorgersi della sua diversità: “Sei grande come il mio papà!” esclama stupito uno dei compagni di classe. In realtà egli è, infatti, il figlio di un orco, di un uomo sanguinario e spaventoso anche se l’amore e l’infinita tenerezza con cui la madre lo ha cresciuto, nutrendolo solo di verdure e tenendolo scrupolosamente lontano dalle tentazioni suscitate dal sapore della carne, lo hanno reso gentile, amorevole ed in parte inconsapevole della propria natura di orco. Molto presto, però, il contatto con il mondo esterno, con la scuola, con la maestra e con i compagni lo metteranno faccia a faccia con la realtà e con il suo vero io. Per sfuggire all’attrazione irresistibile che prova per il sangue fresco, l’Orchetto dovrà affrontare tre difficili prove, dalla cui riuscita dipenderanno la sua crescita, la sua trasformazione e la sua salvezza. Se saprà superare queste prove, il coraggioso protagonista potrà esaudire il grande sogno di essere accettato, con tutte le sue differenze e le sue contraddizioni, all’interno della comunità del villaggio. L’Orchetto, con i suoi sei anni, la sua forza straordinaria e la sua terribile eredità, ci riconcilia con la nostra parte oscura, in una storia che racconta la diversità ma anche la forza di lottare per cambiare se stessi, per affermarsi e per vincere i propri limiti. TEMI PREVALENTI La storia de “L’Orchetto” pone lo spettatore di fronte a tematiche forti quali: La diversità. Le difficoltà di inserirsi e di farsi accettare in un contesto sociale. La capacità dell’individuo di autoredimersi, di salvarsi e di farsi accettare nonostante le difficoltà. La capacità di una comunità di trovare in se stessa le risorse per comprendere e superare le differenze. L’importanza dell’amicizia che supera ogni barriera. La possibilità del bambino di instaurare una relazione virtuosa e positiva con il mondo degli adulti. I temi prevalenti ed i punti nevralgici della storia troveranno, però, uno sviluppo ed una conclusione insolita, in parziale contrasto con la tradizione della fiaba classica ma in pieno accordo con le tendenze della letteratura contemporanea: il finale della storia, infatti, resterà, in parte aperto mentre alcune ombre, piccole ma oscure, si poseranno su ben precisi nodi dell’intreccio così come sull’esito finale delle tre prove affrontate dall’Orchetto. La soluzione non del tutto chiara di alcuni dettagli è, in realtà, lo stratagemma letterario messo in campo dall’autrice per lasciare al pubblico dei bambini la possibilità di scoprire o inventare certi “come” o certi “perché” della vicenda; per non fornire facili soluzioni “predigerite” ma lasciare aperta, per il pubblico dei bambini, una porta sull’immaginario, in questo modo la fruizione dello spettacolo da parte del giovane spettatore invece di essere univoca e passiva si trasforma in un contributo vero ed attivo alla creazione dell’opera d’arte. TECNICHE E LINGUAGGI TEATRALI UTLIZZATI “L’Orchetto” è un racconto ad un tempo tenero ed oscuro, composto, in maniera del tutto originale, dalla scrittrice canadese Suzanne Lebeau. La storia, però, attinge a piene mani dalla tradizione, riproponendo i topoi caratteristici presenti nella struttura della fiaba classica come: - la diversità del protagonista: l’Orchetto assomiglia a tutti gli altri bambini ma non è affatto uguale a loro: pur essendo un bambino di sei anni è grande e grosso come un uomo adulto. - la famiglia spezzata: il protagonista della vicenda non hai mai conosciuto il proprio padre e questa mancanza, pur nella sua drammaticità, sarà una delle leve più forti che lo guideranno nel percorso di evoluzione e di crescita. - La casa nel bosco: il luogo ritirato, lontano dalla comunità del villaggio, dove la vita sembra essere sospesa, dove accadono e sono accadute cose magiche, strane, incomprensibili e perfino paurose, dove tutto è incominciato e, naturalmente, dove tutto dovrà finire. - Il bosco stesso: luogo di mistero, di percorso iniziatico, di fuga, di riparo, il bosco è anche il luogo in cui avviene il momento del contatto profondo fra l’uomo e la natura nei suoi aspetti più cupi, ma anche in quelli più gioiosi e luminosi: in questo luogo tutti gli elementi della natura (gli alberi, i cespugli, gli animali, i lupi, le farfalle ma anche i fenomeni atmosferici come il vento e la neve) prendono parte alle emozioni dei personaggi, entrano nella vicenda narrata e partecipano attivamente alla soluzione finale. - Il sangue: la goccia, la macchia di sangue, l’idea del sangue è, in molte fiabe classiche (“La Bella addormentata nel bosco”, “Barbablù”, “Cenerentola”, “Biancaneve” e molte altre) il segnale chiaro della rivelazione di un mistero, la chiave di volta di un enigma, il punto di partenza per il percorso iniziatico. - Le tre prove: come in ogni fiaba classica che si rispetti, anche ne “L’Orchetto” il protagonista dovrà affrontare tre difficili prove per giungere, infine, alla felice soluzione dell’intreccio. A differenza di quanto accade nella fiaba classica, però, le prove che l’Orchetto dovrà affrontare sono sì contro qualcosa di mostruoso e di pericoloso ma, questa volta, l’antagonista da contrastare non si trova al di fuori bensì all’interno, nel più profondo dell’animo del protagonista. - L’allontanamento da casa: il superamento delle tre prove e quindi il successo del percorso di crescita e di evoluzione potrà essere compiuto soltanto a patto che l’Orchetto si allontani con decisione dalla casa della famiglia. I pericoli e le prove li dovrà affrontare non in solitudine (dato che vedremo quanto preziosi saranno i suoi aiutanti) ma obbligatoriamente attingendo alle sole proprie forze e soprattutto lontano dallo sguardo amorevole, dal sostegno e dalla protezione della madre e della casa in cui è cresciuto. - La redenzione attraverso l’amore e/o l’amicizia: L’Orchetto ha un’amica molto speciale, Pamela, una bambina che - “quasi magicamente” - non ha paura della sua natura di orco e si dimostrerà pronta ad affrontare molti pericoli per aiutarlo a superare le tre prove. - Il deus ex-machina: la figura del padre che, a metà strada fra la realtà e l’immaginario, giunge inattesa e riemerge da un oscuro passato per aiutare il figlio nel difficile percorso di crescita e di salvezza in cui si è incamminato. - La rosa bianca: come in molte fiabe della tradizione (“La Bella e la Bestia”, “La Bella addormentata nel bosco”…) la rosa bianca suggella la difficile vittoria del bene sul male. Con le sue molteplici simbologie di purezza (il colore bianco) ma anche di pericolo sempre imminente (le spine) la rosa bianca ricorre in questa fiaba come segnale forte e fortemente riconoscibile di gentilezza, di felicità raggiunta ma anche dello “spinoso” percorso necessario per giungere alla meta. La messa in scena dello spettacolo si avvale di molteplici linguaggi, attraverso i quali vengono mutuati gli eventi nella loro concatenazione ma soprattutto i messaggi e le diverse emozioni suscitate dalla storia. Innanzi tutto la parola: la struttura dello spettacolo è quella della prosa classica. Attraverso l’interazione fra i due personaggi principali della vicenda, L’Orchetto e sua madre, si sviluppa un’interazione scenica basata principalmente sul dialogo. Al dialogo, si alternano molti momenti di narrazione in cui i due personaggi principali, raccontandosi a vicenda ciò che è loro accaduto al di fuori dello spazio e del momento presente della finzione scenica, danno vita a numerosi altri personaggi, che si delineano fortemente anche senza essere fisicamente presenti sulla scena. Ai vari linguaggi della prosa, abbiamo scelto di innestare una comunicazione visuale molto intensa: a dispetto della scenografia - solo apparentemente – molto semplice, lo spettacolo offre al pubblico immagini suggestive e fortemente significative: la scenografia cambia forma e trasforma lo spazio scenico, le luci, prevalentemente di colore bianco, blu e rosso, sottolineano con forza i nodi principali dell’intreccio, inducono sensazioni e preludono alle atmosfere. Sono, però, soprattutto gli oggetti di scena, creati dalla fantasia di Marcello Chiarenza (oltre che regista anche scenografo e scultore di fama internazionale) a dare corpo alle immagini mentali che lo spettacolo suggerisce di continuo ed a rendere veramente magica e suggestiva l’atmosfera che permea tutto lo spettacolo. Oltre alla parola, alle luci ed alle immagini, i messaggi e le emozioni dello spettacolo vengono trasmessi anche attraverso la musica: le musiche originali composte dal musicista Marco Biscarini, sono pensate per accompagnare un forte impatto emotivo, creano un sottofondo che sottolinea la drammaticità dei vari momenti dello spettacolo, ma arrivano persino ad essere protagoniste di molti momenti della storia, in cui riescono, da sole, ad esprimere sentimenti, presagi ed atmosfere. Oltre che con le suggestive melodie, alcuni passaggi fondamentali della vicenda sono narrati attraverso le canzoni: questi brani originali – tratti dal testo di Suzanne Lebeau ma poi rielaborati ed arrangiati da Biscarini e Casadio con poesia ed intensità – oltre ad offrire un’ulteriore cifra espressiva ed una forma di linguaggio ancora diversa, colpiscono lo spettatore direttamente al cuore. LE FONTI “L’Orchetto” propone, in traduzione, una versione italiana del testo teatrale per ragazzi “L’Ogrelet” (pubblicato a Montreal nel 1997) della commediografa canadese Suzanne Lebeau: Accademia Perduta, assieme a Claudio Casadio, il suo direttore e storico interprete dei principali successi della Compagnia, proviene da un’intensa esperienza di tournée e di lavoro a stretto contatto con la cultura francofona, una collaborazione, iniziata nel 2004, che continua tutt’ora. Mettendo in scena questo spettacolo, Claudio Casadio sceglie di valorizzare e condividere con il pubblico italiano questa preziosa esperienza di vita e di arte. In particolare, si osservi che in Italia non è così comune che vi siano importanti scrittori che compongono e pubblicano sceneggiature teatrali rivolte in modo specifico all’infanzia mentre, in ambito culturale francofono, tale fenomeno ha trovato, negli ultimi decenni, un’ampia diffusione: la messa in scena dell’Orchetto intende, fra l’altro, promuovere e diffondere questo interessante genere letterario. In Francia, in Canada, in Svizzera ed in Belgio le varie versioni de “L’Ogrelet”, realizzate da diverse compagnie teatrali, hanno avuto, negli ultimi anni, un’incredibile fortuna ed un grande successo di critica e di pubblico. Questo testo, presentato in anteprima assoluta in Italia, è già stato rappresentato in tredici paesi in tutto il mondo. NOTE DI REGIA Una stanza trasparente, senza pareti, ci permette di vedere attraverso i muri immaginari, come nei disegni dei bambini. Una pedana inclinata a favore del pubblico, è il praticabile che delimita esattamente il pavimento della stanza e nasconde nel vuoto sottostante alcune sorprese. Sul fondo una porta senza stipite, imperniata nel pavimento, si apre e si chiude facendo entrare gli attori e la luce del sole e della luna. Si sollevano delle botole, da sotto sbucano piccole sedie e tavolo che fanno della stanza una cucina, se ne apre un’altra che solleva un cuscino, dal buco-cassetto si estrae una coperta e siamo in camera da letto. Un’altra ancora fa apparire uno specchio, l’attore attinge acqua da sotto per lavarsi il viso, ed eccoci in bagno. Dall’alto cala una lampada al centro della stanza, davanti scende una finestra sostenuta da fili, come un’altalena, a delimitare la parete frontale immaginaria della nostra casa, ora completa. Due alberelli vengono piantati in un gesto, come lance conficcate sulle tavole del palcoscenico antistante la pedana; così in un istante è stato determinato lo spazio esterno: ora la casa è nel bosco. La semplicità, la trasparenza e la velocità di montaggio delle immagini determinano il mutare dello spazio, ci permettono di vedere contemporaneamente il dentro, il fuori, il tempo che passa e cambia: il giorno, la notte, il caldo della casa ed il freddo in giardino mentre nevica solo sugli alberi. La danza figurativa dello spazio permette alle immagini di parlare con analoga fluidità con cui il racconto procede alla velocità delle parole. Luci, azioni, parole e oggetti, tutti elementi sinfonizzati in una partitura da ascoltare con gli occhi oltre che con le orecchie. (Marcello Chiarenza) PROPOSTA DI LAVORO Si consiglia di effettuare, dopo la visione dello spettacolo, un lavoro di trasposizione della fiaba nella nostra vita di tutti i giorni, proponendo ai ragazzi la ricerca, nel mondo che li circonda e nel loro immaginario, di personaggi e situazioni che abbiamo attinenza con quelli della storia dell’Orchetto. Da qui si potranno inventare storie che ripropongano la stessa dinamica della fiaba ma con questi nuovi personaggi. ACCADEMIA PERDUTA/ ROMAGNA TEATRI : PROFILO DELLA COMPAGNIA Accademia Perduta/Romagna Teatri, oggi Teatro Stabile d’Arte Contemporanea diretto da Ruggero Sintoni e Claudio Casadio, viene fondata da un gruppo di giovani attori nel 1982. Nel 1986 diventa Organismo stabile di Produzione, Programmazione, Promozione e Ricerca Teatrale per l’infanzia e la gioventù. Dal momento della sua fondazione ad oggi, Accademia Perduta è impegnata in un’intensa e fertile attività di produzione di spettacoli per ragazzi, contraddistinti da alcuni comuni denominatori quali l’attenzione al fantastico, all’immaginario, al coinvolgimento emotivo degli spettatori. Con diverse formazioni artistiche all’attivo, la Compagnia ha portato i suoi spettacoli in tournée in tutta Italia arrivando, col tempo, a valicare i confini nazionali e partecipando a numerose rassegne e festival nazionali ed internazionali. Dal 2000 ad oggi Accademia Perduta ha sviluppato anche importanti progetti di Teatro d’Impegno Civile e, negli anni, sviluppa anche diversi progetti culturali dedicati, in varie forme, all’idea della spiritualità, ed alla realizzazione di un nuovo genere di spettacolo che consiste in un’originale forma di circo/teatro (Il Circo della Pace, in collaborazione con le comunità cittadine). Dal 2009 Accademia Perduta, che prosegue la propria attività artistica in molteplici settori dell’arte figurativa, collabora anche alla realizzazione di progetti cinematografici e, con il Festival 2Mondi di Spoleto, all’organizzazione dello spazio del festival dedicato al Teatro per Ragazzi. Per ulteriori informazioni: www.accademiaperduta.it CLAUDIO CASADIO Claudio Casadio si è formato e diplomato presso l’Accademia Antoniana di Arte Drammatica di Bologna, è co-fondatore della compagnia Accademia Perduta/Romagna Teatri, attore, regista ed autore di testi teatrali. Attore di fama internazionale, si è esibito nei più importanti teatri italiani ed europei ed è stato ospitato da prestigiosi contesti culturali quali il Festival 2Mondi di Spoleto, Ravenna Festival, Giffoni Festival, VolterraTeatro, Theaterherbst di Berlino, Festival Momix (Kingersheim – Francia), Festival Teatralia (Madrid – Spagna). Nel 2007 è vincitore del premio per il miglior spettacolo al Festival Momix per Pollicino che gli vale anche il Biglietto d’Oro AGIS/ETI in Italia.. In Spagna, collabora con la compagnia Teatro Paraiso di Bilbao dove ha curato la regia degli spettacoli per ragazzi Los Musicos de Bremen (2007) e El flautista de Hamelin (2009). Nel 2009 debutta nel cinema interpretando il ruolo di protagonista maschile nel film L’Uomo che verrà di Giorgio Diritti, che riceve due premi maggiori presso il Festival Internazionale del Cinema di Roma, il Marco Aurelio d’Oro ed il David di Donatello. La sua esperienza cinematografica prosegue con il film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Per la stagione teatrale 2012/13 è di nuovo sul palco scenico con Oscura Immensità di Massimo Parlotto, uno spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e da Accademia Perduta, per la regia di Alessandro Gassman. DANIELA PICCARI Daniela Piccari studia canto e si dedica alla musica classica, jazz e rock e all’età di 18 anni inizia a lavorare come attrice. Nel 1980, laureata in lettere, si trasferisce in Danimarca per far parte del gruppo internazionale di teatro “Farfa” fondato da Iben Nagel Rasmussen e parte del “Nordisk Teaterlaboratorium” diretto da Eugenio Barba (Odin Teatret). Nel 1985 con l’attrice Tove Bornhoft fonda la compagnia Teatro Rio Rose che dirige tuttora. Nel 1995 in Italia inizia la collaborazione con Accademia Perduta/Romagna teatri con lo spettacolo “La Gazza Ladra”. “Tourandot” è l’opera per ragazzi successiva che rende stabile la partecipazione di Daniela Piccari alle produzioni di Accademia. E’ del 2001 lo spettacolo “Hansel e Gretel” tuttora in tournèe. Della ricerca sul teatro musicale fanno parte anche gli incontri con i poeti come Nino Pedretti e Raffaello Baldini. Le loro poesie in dialetto romagnolo diventano canzoni nei concerti “Voci” e “La leuna zala” composti da Andrea Alessi. Dallo studio della sonorità legata a una lingua arcaica Daniela Piccari passa alla musica sacra con il concerto dedicato a Edith Stein “A piedi scalzi” composto da Alessandro Nidi e scritto da Giampiero Pizzol. “Shakespeare in qua e in là”,produzione Ravenna Festival 2002, riprende la cadenza romagnola con la vena comica che la rende ancora più popolare. “Esportazione senza filtro- Musica al Caffè” è una produzione di Ravenna festival 2003 documentata in un cd che segna l’incontro felice dei tre autori musicali sempre presenti nel percorso di Daniela Piccari: Andrea Alessi, Thomas Clausen, Simone Zanchini. Con gli stessi compositori è in programma la realizzazione di un nuovo concerto: ”A mare blu” scritto da Ilaria Milandri e prodotto da Accademia . IL REGISTA: MARCELLO CHIARENZA Nasce in Sicilia nel 1955 ed è diplomato presso il Liceo Artistico “Beato Angelico” di Milano. Successivamente si è laureato in architettura presso il Politecnico di Milano. Marcello Chiarenza opera nel campo della figurazione simbolica e della drammaturgia della festa. Negli ultimi quindici anni ha svolto il ruolo di scultore, scenografo, conduttore di laboratori, autore e regista teatrale. Si è occupato di installazioni, mostre, percorsi figurativi all’aperto e al chiuso, allestimenti teatrali e di piazza. Ha esposto le proprie opere in prestigiosi contesti a Milano, Barcellona, Londra, Copenaghen Ben Ari (Israele), Lille e molti altri. I principali allestimenti figurativi e spettacoli di piazza sono: Vidi Aquam (allestimenti figurativi, opera di E. Morricone, Villa Reale di Milano); Santa Rosalia, la più importante festa barocca d’Europa, davanti alla cattedrale ed al Palazzo dei Normanni di Palermo; Pirati Italiani, Berlino. Tra le numerose regie e scenografie si ricordano principalmente: Giufà (regia M. Baliani); Corto Maltese (regia G. Gallione; musiche P. Conte); 7 Conversazioni invisibili tra Marco Polo e Kublai Kan (scene; regia A. Bressanello; Consorzio per il Carnevale di Venezia); Tom Thumb (testi, scene e regia; Lyngo Theatre, Londra). Per Accademia Perduta/Romagna Teatri ha realizzato scene, testi e regie di numerosi spettacoli, tra cui Hansel & Gretel, La storia di un soldato e Pollicino. Ha lavorato in molte città in Italia ed all’estero, nei parchi naturali, in riva ai fiumi ed ai laghi, in riva al mare ed in montagna, nei centri storici, nelle piazze, nei castelli, nel rudere di una chiesa distrutta dal terremoto. I temi che predilige sono interni al corpo simbolico dell’anno solare, agli elementi della natura, al ciclo delle stagioni: scaturiscono immagini custodite dal respiro del tempo, dalla memoria spirituale che storia delle religioni e psicologia del profondo studiano, e che emergono dai miti e dalle fiabe, dal linguaggio immortale che continua a parlarci attraverso le forme dei simboli. L’AUTORE DELLE MUSICHE: MARCO BISCARINI Marco Biscarini esordisce professionalmente come arrangiatore, dirigendo l’Orchestra della RAI durante l’edizione 1994 del Festival di San Remo per il cantautore Franz Campi. Seguono molteplici esperienze che attraversano ogni genere musicale fino a realizzare, nel 2003, gli arrangiamenti dei brani scritti dal clarinettista francese Michel Portal. In occasione del Concorso Internazionale di Composizione legato alla commemorazione della Strage del 2 agosto, Biscarini ha ottenuto uno dei più alti riconoscimenti della sua carriera di compositore, vincendo il primo premio nell’edizione del concorso del 2000 (con il brano Solo per questa notte per sassofono e orchestra) e il secondo nel 2001 (con il brano Da lontano… adagio per fisarmonica e orchestra). Numerose sono, inoltre, le sue composizioni per organici da camera e i suoi lavori di musica elettroacustica, eseguiti in Italia e all’estero. Ha lavorato alla colonna sonora di Viva San Isidro! di Alessandro Cappelletti (1995) con il compositore Daniele Furlati e de La tempesta di Gianvittorio Baldi (2002) con il compositore Gianluca Baldi. Una tappa importante del percorso compositivo di Marco Biscarini è stata la realizzazione dell’opera lirica La famosa invasione degli orsi in Sicilia, rappresentata nel 2003 al Teatro Comunale di Modena, per la regia di Francesco Esposito. Dopo due Diplomi d’Onore (1994 e 1995) vinti nei corsi tenuti da Ennio Morricone all’Accademia Chigiana di Siena, Marco Biscarini si è occupato dell’applicazione della musica in contesti diversi da quelli usuali. Del 2003 è l’installazione audiovisiva In vitro – Le Tune-Elle (Ancona). Quest’ultima esperienza, poi, nasce nel contesto del progetto www.desia.it, per cui Marco Biscarini realizza materiale per arredi sonori. Nel 2004 le musiche di Biscarini sono state utilizzate per la rassegna Danzoom (con coreografie di Mauro Bigonzetti). Nel 2005 compone la colonna sonora del film Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, regista con cui torna a collaborare nel suo secondo lungometraggio L’uomo che verrà (2009). L’ORCHETTO ACCADEMIA PERDUTA/ROMAGNA TEATRI Prodotto in collaborazione con SCÈNE NATIONALE D’ALBI e con il sostegno di Centre Culturel Jean L’Hôte de Neuves Maisons Centre Culturel Pablo Picasso de Homécourt Centre Culturel Paul Bailliart de Massy Espace Culturel de Vendenheim L’Espal – théâtre du Mans MJC Intercommunale de Ay Théâtre de Vienne – Scène Rhône-Alpes