Reportage su ex musulmano marocchino (traduzione italiana)
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Reportage su ex musulmano marocchino (traduzione italiana)
Emigrato marocchino provoca la sua tribù con il suo cristianesimo Annuncia la sua fede di fronte alla tribù, attacca l’islam e ammette di aver convertito 17 marocchini. Sua sorella insiste ad insegnare il cristianesimo alle sue figlie, dicendo che impareranno l’islam a scuola. • Una fra le donne ascolta il Vangelo in berbero tashalhayt e segue i canali satellitari cristiani. • “Qui nella tribù di Ait Umar in BilfaE, I.H. è riuscito a trovare una cellula per le sue attività evangelistiche fra i membri della sua famiglia. Questo è ovvio per la tribù. Molte altre cose però sono ancora nascoste, specialmente mentre sta ad Ait Melloul e durante i suoi viaggi frequenti in Algeria e in altri paesi arabi”. Così ha detto uno degli abitanti del villaggio Ait Musa della tribù di Ait Umar. • Di fronte alla tribù, circa 40 dei suoi componenti sono stati chiamati ad assistere a un dibattito fra il fiqh e il cristiano dentro la moschea. Il dibattito non ha avuto risultati positivi. Oltre ad evangelizzare e a scuotere la fede dei musulmani, I.H. è sulla bocca di tutti nel villaggio. Egli visiterebbe spesso la tribù di Ait Umar, da cui è proveniente, per guadagnare il massimo numero di residenti alla sua “nuova religione”, cioè al cristianesimo. Così dopo circa due mesi il fiqh della moschea Imkhalaf ha avuto un dibattito pubblico con I.H. alla presenza dei componenti della tribù. La notizia si è sparsa come un fuoco di paglia. “Al-Tajdid” è andato alla fonte ed ha visitato la tribù di Ait Umar per parlare con gli abitanti e con alcuni dei cristiani. Ecco il resoconto. La figlia del fiqh Non è possibile arrivare ad Ait Umar senza un tassi di fortuna o “khataf” perché la strada è praticamente intransitabile e la tribù abita in un posto remoto, a circa 10 km da BilfaE. Lì ci sono diversi villaggi sparsi, ognuno con la propria scuola elementare e moschea. Al-Hussin Abu Umar, un fiqh giovane, è venuto alla tribù per essere la guida delle preghiere dei fedeli nella moschea Imkhalaf. E’ stato il primo a sapere che la figlia del fiqh S.E., che è imam di una moschea di un villaggio vicino, e la cognata di I.H. erano diventate cristiane. In seguito si è sparsa la voce secondo la quale i parenti di I.H. fossero recentemente diventati cristiani rigettando l’islam. Così ha pensato che forse un dialogo sarebbe stato utile. Perciò ha chiamato circa 40 componenti della tribù per assistere a un dibattito fra lui e I.H. dentro la moschea. Al-Hussin ha avuto la convinzione che I.H. era un apostata che aveva abbandonato l’islam. Ha dichiarato che I.H. era cambiato dopo aver abbracciato il cristianesimo, ma che ciò era dovuto soltanto alla sua ignoranza sull’islam. Così Abu Umar ha confermato a “Al-Tajdid”. Nella sua risposta però I.H. ha insultato e ingiuriato il Profeta di Dio (la pace sia su di lui), dicendo che era salito sul monte per suicidarsi. Ha anche detto che il Corano non proviene da Dio ma da un uomo. I.H. ha confessato il suo cristianesimo di fronte a tutti e si è vantato di essere stato capace di convertire in breve tempo 17 musulmani marocchini al cristianesimo. • • Organizzazione evangelistica I.H. è diventato cristiano in Italia dove ha abitato come immigrato dal 1994. E’ emigrato sposando una straniera, ma dopo la morte di lei ha sposato una signora marocchina. Lei è stata la prima che lui ha convertito; in seguito si è rivolto ai suoi parenti. Ha convertito i suoi fratelli E. e H. e poi sua sorella Z. e loro consorti. Così un membro della tribù ha asserito a “Al-Tajdid”. I.H. ha detto alla tribù di aver ottenuto la cittadinanza italiana. Ha anche confermato che il cristianesimo l’aveva cambiato molto, che ha smesso di bere il vino e che ha una pace interiore che non aveva conosciuto prima. Così ha detto un componente della tribù a “Al-Tajdid”. I.H. ha detto a un membro della tribù di avere contatti con un’organizzazione evangelistica. Ora il suo lavoro fondamentale è quello di diffondere il Vangelo. Ha una cellula nella sua tribù che è composta dai suoi parenti. E’ stato capace di convertire tutti i suoi fratelli alla sua nuova religione, cioè al cristianesimo, ma non suo padre; questi l’ha disconosciuto e espulso da casa. Un numero telefonico per essere protetto In una casa modesta Z.H. Affianco al televisore, c’è la foto di un fiore con la scritta: “Questa mia casa è protetta dal sangue del Signore Gesù”. Appassionatamente discute con una signora di zona. Asserisce che il cristianesimo l’abbia cambiata molto e che sia diventata estremamente tollerante malgrado il fatto di essere tagliata fuori dalla sua tribù. Z.H. è la sorella di I.H., il capo della cellula, e aggiunge: “Darò alle mie figlie libertà di religione. A casa impareranno il cristianesimo e a scuola l’islam; in seguito sceglieranno loro ciò che vogliono”. Ecco le parole di Z.H. che è diventata cristiana. Una signora della tribù la visita cercando di convincerla che la sua conversione e quella del marito sono sbagliate, e che l’islam è nobile perché ha molte caratteristiche positive che mancano in qualsiasi altra religione e perché è il sigillo di tutte le religioni. “Al Tajdid” è lì presente al momento di questa conversazione. Z.H. conferma di essere diventata cristiana di spontanea volontà. Ascolta il Vangelo in berbero tashalhayt e segue i canali satellitari cristiani. Ha memorizzato le parole del Vangelo che dicono: “Il Signore Gesù ha detto: chi vi odia, vi odia a causa del Mio nome”. Z.H. commenta: “Tagliandoci fuori dalla tribù i musulmani hanno evidenziato ciò che il nostro Signore Gesù ha profetizzato. E’ una realtà: saremo perseguitati esattamente come fecero con il Messia quando Lo crocifissero. Questa è l’evidenza che il Vangelo non è stato cambiato, come dicono i musulmani. Per me la realtà si trova nel Vangelo”. Conclude la conversazione con la signora che vuole informarla dicendo: “Un capo (non precisa che tipo di capo, potrebbe essere un capo amministrativo, un capo del servizio di sicurezza o un altro capo) ha lasciato il suo numero telefonico da mio fratello, e lui l’ha dato anche a me, in modo che possiamo telefonargli. Se avremo qualche problema con gli abitanti del villaggio potrà proteggerci”. Z.H. stava seguendo i corsi di alfabetizzazione nella moschea, ma alcune donne le hanno rifiutato l’accesso perché avrebbe cercato di convertirle. Le hanno detto che le era proibito entrare in moschea perché non era musulmana. Una fra le donne ha detto: “Z.H. e sua cognata stavano cercando di convertire le donne del villaggio, perciò le donne le hanno espulse per evitare di essere trascinate in qualcosa, soprattutto perché sono analfabete. Lei è stata visitata anche da una donna straniera, accompagnata dal fratello di Z.H. Questa donna parlava fluentemente il berbero tashalhayt”. H. è una donna istruita che continua a parlare con Z.H. e H.S., la figlia del fiqh, nella speranza che forse la loro apostasia fosse dovuta alla pressione della povertà, ma i suoi tentativi sono stati vani. H. ha detto: “Stranamente la figlia del fiqh è una convertita istruita. Mi presta libri da leggere che mettono in dubbio l’islam”. Ecco la condizione della tribù: alcuni dei suoi componenti si sono convertiti al cristianesimo, l’emigrato marocchino continua a fare il suo lavoro in segreto e in pubblico senza essere realmente arrestato per rendere conto. Nessuno gli ha dato opposizione tranne il fiqh della tribù, che non ha trovato nessuna soluzione a parte una disputa di due ore senza alcun risultato da menzionare. Ha rapportato il fatto ai rappresentanti degli affari religiosi ad Agadir, il venerdì ha pronunciato appositamente un sermone sul fenomeno dell’evangelizzazione e ha cominciato a sorvegliare il programma di alfabetizzazione. Riguardo alla necessità di salvaguardare la gente dai pericoli dell’evangelizzazione cristiana, Al-Hussin Abu Umar ha detto: “Gli evangelisti cristiani sono vantaggiati da coloro che, materialmente e intellettualmente, sono deboli a causa dell’analfabetismo che consuma la società. Cerchiamo di rimediare al male con un programma di alfabetizzazione”. Khadija Elimusa Reporter di “Al-Tajdid” a BilfaE. . 17 febbraio 2008