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" Quali differenze esistono TECNICA fra le uova "a terra'' e quelle "biologiche"? di D. Baroli F. De Ambrosi V. Ferrante S.P. Marelli M.G. Mangiagalli P. Pignattelli L.G. Cavalchini l grandi cambiamenti che l'allevamento delle ovaiole sta vivendo impongono una profonda conoscenza dei prodotti finali ottenuti adottando le diverse tecniche a disposizione degli allevatori. l risultati di un'esperienza di campo 20 a llevamento della gallina ovaiola sta vivendo un periodo di g randi cambiamenti a causa sia della norm ativa su l benessere degli animali , che impo ne, nel tempo, l'eliminazione de ll'allevamento in batteria, s ia a causa de lle continue e sempre più pressanti richieste del consumatore per prodotti alimentari più naturali e garantiti no n solo dal punto di vista igienico-sanitari o. L' interesse si è così orientato verso un ritorno ai cibi naturali considerati depositari di una genuina qualità, tipica dei tempi passati, cibi ottenuti utilizza ndo metodi " antichi", ne l rispetto de li ' ambiente (Bi agi et al., 200 1). In questo contesto l' avicoltura italiana, e non solo, sta registrando, da un lato, Io sviluppo dei s istemi di all evame nto a terra per le galline che, pur o ttemperando alle richieste della normativa e del cons um atore verso un a llevamento welfare compatibile, garanti scano a Il ' allevatore rese economi camente produttive, dall 'altro la crescita degli allevamenti biologici che mod ific ano radicalmente il rapporto tra ani- L' Gli autori sono dell'Istituto di Zootecnica, Via Ce/oria, IO - 20133 Milano. male allevato ed ambiente, a favore di una magg iore armonia. La sempre maggiore diffusione dei sistemi di a ll evamento alternativi, intendendo per q uesti qualsiasi forma di all evame nto diversa dal convenzionale (Pignattelli e Sommi, 2001), è quindi oggi una realtà non solo concreta ma che sta acquisendo anche una certa consistenza. I sistemi alternativi sono di diverse tipo logie, ed avendo come scopo principe quello di tutelare il be nessere an imale oltre a quello ambientale (Mugnai et al. , 200 l) si propongono di garantire alle gall ine degl i spazi minimi tali per cui esse possano esprime re il loro etogra mma che, tra l'altro, prevede il razzolamento, la deposizione deli ' uovo nel nido, l' appollaiamento, il bagno di sabbia e la possibilità di aprire c sbattere le ali (Xausa e Segato, 2000). T sistemi di a llevame nto alternativ i, come è ben noto, sono disciplinati attualmente in modo preciso, a parti re dalla Direttiva CE 1999/74 e successivo recepimento (D. L. vo n. 267 del 29/07/03) che stabilisce le norme minime per la pro tezione de lle galline ovaio le, al Rego lamento CE 1274/9 1 che li classifica ne ll e diverse tipologie ed il Regolamento CE l 804/99 che tratta in materia specifica l' allevamento biologico. È chiaro che, da un punto di vista commerciale, l' allevatore che opta per la reali zzazio ne di un prodotto di verso dal convenzionale, soprattutto q uando si tratti di "bio logico" ha la necessità di di vers ificare al massimo la sua produzione, da un lato confere ndo la naturalità richiesta al prodotto, ma anche inducendo il consumatore ad identificare quest' ultimo con delle caratteristi c he differenti , dieteticonutrizio nali o sensori ali se possibi le, poiché lo sforzo produttivo e l'impegno economico è nettamente superiore ri spetto alla rea li zzazione di un prodotto convenzio nale e diventa qu indi necessario spiegare, con delle motivazioni concrete, il sovraprezzo chiesto al co nsumatore co n cui tali prodotti, oggi considerati di nicchia, sono disponibili sul mercato. Scopo de lla ricerca è verificare l'esistenza di parametri quali-quantitativi in grado di differenziare le uova provenienti da un aJJevamento biologico certificato da quelle alternative provertienti da un allevamento a terra indagando sia la produttività da un pu nto di vista quantitativo, sia parametri nutriz io nali AVICOLTURA 2 - 2004 TECNICA d eli ' uovo al fine di far emergere eventuali caratteri distintivi per le due tipologie di prodotti. L'IMPOSTAZIONE DELLA PROVA Sono stati posti a confronto, a fini sperimentali, un allevamento a terra (Alt) e un allevamento biologico certificato (Bio), entrambi di proprietà dello stesso allevatore che utilizza galline Hy-line a li vrea rossa nell' allevamento a terra e ibridi White Leghorn a li vrea bianca nell' allevamento biologico. La scelta di produrre uova biologiche a g uscio bianco nasce proprio dall'esigenza del produttore di rendere distinguibili, in fase di commercializzazione, ali' occhio del consumatore le due di verse produzioni. Entramb i g li allevamenti sono caratterizzati da un a tensostruttura prefabbricata a volta con sistemi di ventilazione (naturale integrata con artificiale), programmi di illuminazione (naturale integrata con artificiale), distribuzione dell'alimento e dell'acqua analoghi. Nell'allevamento a terra Tab. 1 - Tenori analitici del mangime utilizzato nell'allevamento a terra(% sul t.q.). Proteina grezza Grassi Fibra grezza Ceneri Metionina Yrt..A Yrt..D3 Yrt. E {alfa-tocoferoli 91o/o) sono state accasate 2.000 galline Hy-line con un a dens ità pari a 8 capi/m 2 , la disponibilità dei nidi era 1/5,5 capi. L'alimentazione si è basata su un mangime di preparazione az iendale la cui composizione è riportata in tabella l. N eli' allevamento biologico sono state accasate 1.500 galline con una densità pari a circa 4,5 capi/m 2 e quindi 18.0% 4.5% 5.4% 13% 0.45% 13.000 U.l. 3.000U.I. 20mg con ptu spazio a di sposizione rispetto al limite dettato dal Regolamento CE 1804/99 (6 capi/ m 2 ) e che aveva no accesso a i nidi di sponibili nel rapporto l nido/8,3 soggetti. Le galline biologiche avevano a disposizione dei parchetti esterni erbosi per una s uperfic ie pari a 6.000 m 2 (4 m2/capo) c venivano alimentate con un mangime biologico cer- Tab. 2 - Tenori analitici del mangime destinato all'allevamento biologico(% sul t.q.). Proteina grezza Grassi Fibra grezza Ceneri Metionina Ylt. A Yrt..D3 Yrt.. E {alfa-tocoferoli 91%1 20% 7% 3,7% 13% 0,46 13.000U.I 3.000 U.l 20,00 {mg) 100 RISULTATI E DISCUSSIONE 90 80 70 60 "#- 50 40 30 20 10 o ...~ tificato i cui tenori analitici sono riportati in tabella 2. A fini sperimentali nei due allevamenti durante un ciclo produttivo contempora neo sono state osservate a partire dalla 19" settimana di età degli animali, 42 settimane di deposizione. In tale periodo è stata rilevata la produttività da un punto di vista quantitativo e qualitativo nonché la mortalità. Ulteriormente allo scopo di determinare le possibile differenze, da un punto di vista qualitativo e nutrizionale, tra le uova provenienti dall ' allevamento biologico e quello a terra sono stati effettuati mensilmente dei campi oni ran dom s ia di uova sia di mangime. Sulle uova fresche sono stati determinati: il peso dell 'uovo intero e delle sue componenti, il colo re del tuorlo, i lipidi totali sull 'edibile (Folch, 1957) e la composizione ac idica (gascromatografia); queste due ultime analisi sono state effettuate parallelame nte anche su campio ni di mangime. Per effettu are una verifica sulla conservabilità delle uova, campioni posti a 4 oc per 7, 14 e 28 giorni sono stati analizzati per determinare il trend del tenore lipidico e del profilo acidico. rz,\ 1> vv~~~~y~~~~~~~~~~~~ Settimane j ---~r-- All~amento bio -.r- All~amento alt __..__ Curva standard di deposizione l .... Grafico 1 - Percentuale media settimanale di deposizione nelle due tipologie di allevamento e curva standard di riferimento AVICOLTURA 2 - 2004 Dali' elaborazione statistica dei dati produttivi è emerso che le curve di deposizione per i due gruppi di animali allevati non si differenziano sostanzialmente tra loro pur trattandosi di ceppi genetici diversi fattore al quale, anche seco ndo Bittante et al. (1987), è ascrivibile una differenza; ulteriormente sia l'andamento della deposizione delle Hy- line che de ll e White Leghorn e sovrapponibile ad uno standard di riferimento (graf. l). La percentuale media di deposizione settimanale calcolata durante il periodo sperimentale (70,5% Al t vs 2:1. TECNICA 72,7% Bio) non è significativamente diversa nei due allevamenti considerati ma rispecchia comunque la produttività leggermente superiore delle galline bianche rispetto alle rosse. Relativamente alla classificazione delle uova in categorie commerciali A, B e rotte (tab. 3, graff. 2, 3, 4) tutte sono risultate influenzate, come è ben noto, dalla settimana di deposizione, mentre solo le uova di categoria B sono significativamente influenzate dalla tipologia di allevamento, infatti han no un 'incide nza nettamente più alta ne ll'allevamento biologico (2 1 1,3 vs 79,3) (tab. 3). Questo è spiegabile col fatto che nell'allevamento Bio il rapporto fra animali e nidi è superiore rispetto a quello dell'allevamento A (8,3 vs 5,5 capi/nido) ed anche legger mente sottodimensionato rispetto a quanto previsto dal Regolamento CE 1804/99 per la zootecnia biologica (8 capi/nido). In queste condizioni è più probabile che le galline depongano uova a terra con conseguente declassamento commerciale delle stesse per motivi igienicosanitari. In generale, co- ~ ~ p ~ v ~ 10 9 ~ 8 '\ 7 \IV\ 6 \ <O > g 5 ~ 4 3 A \ 2 fA f 7\ ~~l -"'l ~ v A ~~ ......._... ..... ~ o r ~ P ~ v ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ 9 ~ ~ ~ Settimane l-i>- % uova cat B bio -i>- % uova cat B alt l .... Grafico 3 - Percentuale media settimanale di uova di cat B nelle due tipologie di allevamento munque la problematica relativa alle uova che presentano una contaminazione batterica esterna è propria degli allevamenti a terra più di quanto lo sia degli allevamenti convenzio nali in gabbia (Matthes, 1985). Un altro aspetto da considerare è che le gall ine hanno comunque la tendenza a deporre uova a terra soprattutto all'inizio del ciclo di deposizione per mancanza di familiarità ed abitudine ai nidi ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ (Casagr ande Proietti et al., 2001) come si è verificato anche nella presente sperimentazione. Dali ' esame visivo delle uova rotte ed incrinate, in entrambe le tipologie di allevamento, si sono riscontrati gusci con piccoli fori (pinhole cracks), solitamente indicativi di beccate o calpestamento da parte delle galline, o rotture del g uscio a stel la (star cracks) attribuite di ~ ~ ~ ~ ~ ~ Settimane l-i>-% Uova cat. A bio -i>- % Uova cat. A alt ...._ Grafico 2 - Percentuale media settimanale di uova di cat A nelle due tipologie di allevamento 22 ~ ......_ ~ solito a contatti tra uova sul nastro di raccolta (Abrahamsson & Tauson, 1995). Relativamente alla mortalità degli animali non si sono verificate differenze nel confronto tra i due allevamenti anche se una scelta di gestio ne ha portato all'eliminazione dall 'allevamento Alt di 500 galline, pari al 25% del totale accasato, per diminuirne la densità (passata da 8 capi/m2 a 6 capi/m2) in seguito all'insorgenza di evidenti fenome ni di cannibalismo. Non è da trascurare infatti che le ovaiole sono animali sociali e gregari e presentano una vasta gamma di segnali di comunicazione intraspecifica, le caratteristiche sociali determinano l' instaurarsi della gerarchia di gruppo ("peck order") e di una serie di comportamenti agonistici-aggressivi finalizzati al mantenimento delle distanze interindividuali ed all'utilizzo di spazi disponibili (Hughes & Wood-Gush, 1977; Gibson et al., 1988). È evidente come condizioni di allevamento che consentano ampia libertà di comunicazione tra gli animali siano correlati a un ' insorgenza più frequente del fenome no del beccarsi reciprocamente le penne (feather AVICOLTURA 2 · 2004 TECNICA pecking) e del cannibali smo. Tali disturbi comportamentali da patte degli animali si enfatizzano in situazioni di disagio e stress di natura ambientale, ad esempio per eccessiva numerosità o densità del gruppo, per eccessiva intens ità luminosa o tipologia delle strutture d' allevamento (Verga, 2000) e sembra abbiano anche una componente ge netica (Keeling, 1984; Kjaer, 1995). Quindi pur essendo fe nomeni osservabili sia nelle gabbie sia nei sistemi d'allevamento all'aperto (Hughes, 1990) in questi ultimi, in cui di solito le galline hanno maggiori possibilità di espletare un repertorio comportamentale più naturale e sicuramente meno vincolato, il cannibalismo è un problema da tenere in considerazione. [risultati relativi alle uova ed all'analisi delle loro componenti (tab. 4) evidenz iano un a tendenza all a significatività per il peso dell' uovo intero tra i due allevamenti (66 g Alt vs 63,2 g Bio), questo è da attribuirsi prevalente- Tab. 3 - Medie settimanali relative all'effetto della t ipologia di allevamento sulla classificazione commerciale delle uova. AlefimeniD M Plnmi!Cri Uo•a totaH Uon cat. A Uoncat. B Uova rotte Allwamenlo Ilio 11 ES 7.688,4 7.571,8 79,3 37,2 370 360,5 24,5 2,2 8.290,5 8.046,7 211,3 32,4 364,2 354,9 24,1 2,2 mente al differente ceppo genetico allevato infatti gli ibridi a li vrea bianca quali le White-Leghorn producono uova più piccole rispetto agli ibridi rossi ma in un numero leggermente superiore. Peso del tuorlo, albume e guscio non risultano altrettanto condi zionati dalle modalità di allevamento, ad ulteriore conferma del significato biologico deli' uovo quale struttura riproduttiva destinata alla conservazione della specie le cui caratteri stiche costituzionali non sono facilmente modificabili. La determinazione del colore del tuorlo, utilizzando la scala Roche®, ha invece sottolineato un colore sig ni ficati va mente più intenso per le uova provenienti dall'all evamento Alt (11 ,2) rispetto al Bio (l 0,5) questo è da porre in relazione alla differente fonti di pigme nti conte nuti nella dieta destinata ai due allevamenti dal momento che le galline biolog iche ricevevano solo i pigmenti contenuti naturalm e nte ne lle materie prime costituenti il mangime (mais, erba medica) e nessuna integrazio ne aggiuntiva, mentre il mangime delle galline a te rra veniva integrato con pigmentanti. Da ll 'analisi della componente lipidica delle uova e merge che, nonostante la differenza nel tenore l ipidico de lla dieta delle galline (4,5% Alt vs 7,0% Bio) il 0 , 8~----------------------------------------------------------------~ l -ir- % uova rotte bio -+- % uova rotte alt o .st---------7-t-------------------------------------------------~ o+,-,,-,,-,,-,,-,,-,,-,,-,,-,,,,-,,,,-,,-,,~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ Settimane .... Grafico 4 • Percentuale media settimanale di uova rotte nelle due tipoiogie di allevamento 24 p 11 ES ~ ~ n.s. n.s. 0,0015 n.s. valore ri scontrato sull'edibile dell'uovo è pressoché identico (9,9 % Alt vs 10% Bio) ad ennesima conferma di quanto detto sopra relativamente alla rido tta possibilità di modificare I' uovo nelle sue caratteri stiche principali (Speake et al. , 1998). Per quanto riguarda il profilo acidico, il confronto degli acidi grassi tra le uova dei due allevamenti, non trascurando la relazione col relativo contenuto nei mangimi, non è di semplice interpretazione (graff. 5, 6). Ad esempio, l'acido palmitoleico (C16: ln7) a parità di concentrazione nei due mangimi è significativamente più alto nei tuorli dell'allevamento Alt rispetto al Bio, mentre l' acido vaccenico (C l 8: l n7) a parità di contenuto nei mangimi è più presente nei tuorli "biologici"; è anche vero che però entrambi questi acidi grassi monoinsaturi non sono tra quelli che suscitano un particolare in teresse dal punto di vista nutrizio nale. L' acido linoleico (C l8:2n6), il cui contenuto era il doppio nel mangime biologico (caratterizzato da un'alta percentuale di seme di soia che ne è ricco), è risultato maggiormente presente nei tuorli biologici ma, non si depone nel tuorlo in modo proporzionale al tenore del mangime e ciò riconduce al fatto che comunque esiste un limite fisiologico di deposizione nel tuorlo. L' acido linolenico (C 18:3n3) è invece risultato più presente nei tuorli Alt nonostante ne fosse contenuto meno nella rispettiva dieta. È da ricordare che l'acido linoleico e linolenico sono acidi grassi essenziali per le specie avicole ed i mammiferi AVICOLTURA 2 - 2004 20- ,. 18 ,_ - 16 1412- % 1086 .· 4- k 2- ,J,, ' a o l C14:0 C16:0 C16:1n7 C18:0 l~ - Jr"" l l ~ l l C18:1n9 C18:1n7 C18:2n6 C18:3n3 l C20:0 l T l l l l C20:1n9 C20:4n6 C20:5n3 C22:4n6 C22:5n6 C22:5n3 l C22:6n3 Ac. grassi 1:1 Ac. grassi mangime bio 1!!1 Ac. grassi mangime alt. ... Grafico 5 - Profilo acidico della dieta dei due allevamenti l'acido linolenico (Mordenti e Meluzzi, 1997), pur essendo assente nelle due di ete, era presente in entrambi i tuorli con concentrazioni modeste e non significativamente diverse tra loro. Il DHA (C22:6n3) ha un comportamento analogo essendo presente nei tuo rli, non statisticamente diversi tra loro, in concentrazio ni superiori alla dieta. È evidente c he con tali differenze nel profilo acidico è difficile attribuire una responsabilità precisa alla tipologia di allevamento anche perché sono molti i fattori che ne condi zionano la deposizione e quindi è fondamentale il loro apporto alimentare. L'acido docosatetraenoico (C22:4n6) ed il C22:5n6 sono assenti nei due mangimi e, pur non avendo un particolare significato qua ntitativo e nutri zio nale, sono diversi nei due tuorli risultando entrambi significativamente più bassi nelle uova biologiche. Re lati vame nte agli acidi grassi poliinsaturi più significativi da un punto di vista nutri zio nale, quale I'EPA ed il DHA, non sono emersi ri sultati degni di nota, infatti l' EPA (C20:5n3) , essendo sintetizzato a p artire dal- nel tuorlo anche prescindendo dall'apporto puramente quantitativo con la dieta: a partire dalla diversa metabol izzazione della fonte dell'acido grasso per arrivare al ceppo genetico degli animali o a fattori strettamente individual i (stato di salute) (Cobos et al. , 1995; Speake et al. , 1998; Watkins, 1995; Surai e Sparks, 2001). l risultati relativi alla parte sperimentale sulle uova conservate dimostrano che non esistono effetti da parte della tipologia di allevamento sul tenore lipidico del tuorl o e s ulla conservabilità degli acidi grassi. Si ri conferma comunque la sensibilità della componente lipidica, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo , alla conservazione. Infatti, i lipidi total i passa no dall' 11 % sull'edibile fresco al 9, l % a 28 giorni di conservazione a 4 °C. Questo trend calante è stato osservato in modo più o meno sig nificativo, anche a carico di quegli acidi grassi il cui significato in nutrizione umana è ben noto, ad esempio acido oleico, linolenico, linoleico, arachidonico ed il docosaesaenoico (DHA). CONCLUSIONI Tab. 4. Peso dell'uovo intero e delle sue componenti in funzione del tipo di allevamento. Il AlevameniD M Paranll!tri Il Peso albume Peso tuolio Peso guscio Peso uovo intero AVICOLTURA 2 · 2004 39,2 16,9 8,4 66,0 Il ES 0,33 0,23 0,15 1,03 Il Il Allewmenlo Ilio Il 38,6 17,2 8,7 63,2 Il ES 0,33 0,23 0,15 1,03 Il p n.s. n.s. n.s. 0,0684 l l risultati hanno messo in evidenza che, a parità di gestio ne, pur con diverse densità degli animali , non s i sono rilevate sostanziali differe nze tra i parametri rilevati nei due all evamenti sperimentali . 25 TECNICA • Ac. grassi mangime a lt. • Ac. grassi mangime bio % 20 15 C14:0 C16:0 C16:1n7 C18:0 C18:1n9 C1 8:1n7 C18:2n6 C18:3n3 C20:0 C20:1n9 C20:4n6 C20:5n3 C22:4n6 C22:5n6 C22:5n3 C22:6n3 Ac. grassi ""' Grafico 6 - Profilo acidico delle uova provenienti dai due allevamenti Le differenze riscontrate per alcuni aspe tti prod utti vi sono più da ascri versi al diverso ce ppo genetico c he non alla tipologia di allevamento. Questo conferma che probabilmente, la maggiore distinzione tra prodotto altern ativo e biologico risiede ne l! ' idea che sottende quest' ultimo tipo di allevamento, ovvero una zootecnia più sostenibile che recuperi un corretto rapporto tra animale allevato, uomo ed ambiente . È da sottolineare però anche un altro aspetto, ancora sottovalutato, e cioè la diffico ltà da un punto di vista m anageriale di produrre nelle condizioni degli allevamen ti alternativi o biologici, condizioni per molti aspetti nuove agli allevatori, dove gli animali producono e si compo1tano in m odo diverso. In queste realtà produtti ve si avverte il bisogno di calibrare costa nteme nte "il tiro" poiché l' esperienza 26 di gestione più "industriale" che "rurale" dell' allevamento convenzionale è utile sino ad un certo punto ed appartiene più al passato che al futuro. D'altro canto è necessari o che anche il consumatore si evolva , maturando una cosc ie nza che lo porti ad apprezzare ed acquistare il prodotto di verso dal convenzionale non tanto pe r caratteristi che intrinseche diverse del prodotto s tesso , che se po te nzialmente e sis to no rima ngo no comunqu e ancora da dimostrare, quanto per un modo diverso di condurre il processo produttivo che lo origina. Qu esta maturità è già concreta ne i consumato ri dei paesi del Nord Europa che oggi spiegano l' acqui sto, anc he ad un prezzo superiore, di un prodotto in quanto proveniente da un allevamento che mira ad un ridotto impatto ambientale e va verso una zootecnia sostenibile . Questa potrebbe essere l'unica strada per garantire la valid ità economica di un modo di produrre diverso, al di fuori delle • mode e delle tendenze. BIBLIOGRAFIA Abrahamsson P., Tauso n R. ( 1995) - Effects of perc hes at differe nt positions in conventional cages for laying hens of two differe nt strains. 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