Un caso di polisensibilizzazione allergica
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Un caso di polisensibilizzazione allergica
Un caso di polisensibilizzazione allergica Riccardo Asero Ambulatorio di Allergologia, Clinica San Carlo, Paderno Dugnano (MI), Italia Introduzione Uno dei compiti più difficili dell’allergologo pratico è la corretta interpretazione dei casi di polisensibilizzazione a inalanti e/o ad alimenti. Questo aspetto ha importanti risvolti pratici, in quanto influenza la scelta del corretto trattamento iposensibilizzante relativamente alla parte respiratoria, e la decisione di allontanare (o di non allontanare) e prescrivere (o non-prescrivere) adrenalina autoiniettabile nel caso delle allergie alimentari. Nel presente documento si presenta un caso paradigmatico di polisensibilizzazione. Caso clinico Anamnesi Un’insegnante di 26 anni si sottopone, per la prima volta, a una visita allergologica lamentando un’ingravescente rinocongiuntivite a carattere stagionale (periodo sintomatologico da inizio aprile a fine giugno) talora associata ad asma notturno, datante da circa quattro anni. L’asma si presenta però anche in stagioni diverse da quella primaverile dopo sforzi fisici, in coincidenza con bronchiti invernali, e dopo permanenza in ambienti caratterizzati dalla presenza di odori particolarmente intensi (ad esem- 4 pio ammoniaca) o di fumo di sigaretta. La paziente riferisce, inoltre, di lamentare “da sempre” prurito alle mani quando manipola la pesca fresca e una classica sindrome orale allergica che segue immediatamente l’ingestione del frutto medesimo; il fenomeno si verifica anche in seguito all’ingestione di succo di frutta alla pesca del commercio, mentre è molto attenuato o del tutto assente se il frutto fresco viene sbucciato prima dell’ingestione. Da circa 10 anni il pizzicore orale tipico compare anche in seguito all’ingestione di mele (con buccia) e ciliegie.Tuttavia, la donna riferisce che da due anni mela e pesca causano sintomi orali significativi anche se sbucciate, e che lo spettro di alimenti che inducono sindrome orale allergica si è allargato a pomodoro, arancio, melone, anguria e banana. Accertamenti eseguiti I test allergologici in vivo (SPT) evidenziano una polisensibilizzazione a inalanti stagionali con franca cutipositività per betulla, nocciolo, olivo, platano, Graminacee, Artemisia, Ambrosia e Plantago lanceolata e reattività cutanea più ridotta nei confronti dei pollini di Parietaria e cipresso. Non vi è sensibilità rilevabile per gli allergeni inalanti perenni (muffe, acari, epiteli di cane e gatto). I test cutanei con alimenti freschi mediante prick-prick rivelano marcata reattività nei confronti di pesca, Un caso di polisensibilizzazione allergica mela, pomodoro e melone, mentre meno reattiva risulta la banana. I test cutanei con estratti commerciali di alimenti vegetali sono positivi per pesca,ciliegia,pomodoro,arancio e nocciola;negativi i test con melone, banana e carota. Graminacee che viene praticato con schema perenne, iniziando con dosi settimanali in crescita, e successivo mantenimento ogni 3 settimane. La durata prevista del trattamento è di 3-5 anni. Procedimento diagnostico e trattamento Le determinazione delle IgE specifiche (Immuno-CAP) effettuate per estratti di pollini vari, pesca, pomodoro e melone dimostrano un livello basso, ma rilevabile, di IgE specifiche per i pollini di betulla, Ambrosia, Artemisia, Plantago e olivo (valori compresi tra 0,8 e 2,3 KU/l) e livelli assai elevati di IgE specifiche per Graminacee (45 KU/l). Il livello di IgE specifiche per la pesca è significativo (8 KU/l) mentre bassissimo è il livello delle IgE specifiche per melone e pomodoro. Viene effettuata anche la determinazione delle IgE specifiche per alcune molecole allergeniche, che risulta positiva per Phl p 1, Phl p 5, Phl p 7, Bet v 2, e Pru p 3 e negativa per Ole e 1, e Bet v 1. Un test di provocazione bronchiale con metacolina evidenzia un moderato grado di iperreattivtà bronchiale. Come prima cosa si sottopone la paziente a un trattamento antinfiammatorio bronchiale inalatorio mediante un’associazione fissa di salmeterolo e fluticasone con lo scopo di ridurre lo stato di iperreattività bronchiale aspecifico. Si raccomanda l’associazione, durante la stagione pollinica primaverile (Graminacee), di una terapia corticosteroidea nasale e antistaminica orale al trattamento suddetto. Si prescrive, inoltre, un ciclo di immunoterapia specifica iniettiva per Discussione La paziente descritta rappresenta un caso piuttosto complesso, ma relativamente frequente, di contemporanea allergia respiratoria e alimentare. È presente un’allergia respiratoria primaria da polline di Graminacee (con asma); questo è testimoniato dalla sensibilizzazione alle proteine allergeniche specifiche maggiori del polline di Graminacee di gruppo 1 e 5, Phl p 1 e Phl p 5. Sul fronte dell’allergia respiratoria è tuttavia presente anche una co-sensibilizzazione nei confronti dei due principali panallergeni pollinici, la profilina (come evidenziato dall’ipersensibilità nei confronti di Bet v 2, la profilina del polline di betulla)(1-3) e le calcium-binding proteins (come dimostrato dalla reattività IgE nei confronti di Phl p 7, la calcium-binding protein del polline di Graminacee) (4-6); tali sensibilità sono alla base della reattività cutanea e sierologica diffusa praticamente a tutti i pollini botanicamente non correlati testati che caratterizza la paziente. Il fatto che in questa paziente i pollini diversi dalle Graminacee non sono causa di allergia è testimoniato dall’assenza di sensibilizzazione nei confronti degli allergeni primari del polline di olivo (Ole e 1) e di betulla (Bet v 1), e dall’assenza di sintomi settembrini da Artemisia e/o Ambrosia 5 Riccardo Asero (le IgE specifiche per gli allergeni maggiori di Ambrosia artemisiifolia e Artemisia vulgaris, Amb a 1 e Art v 1, non sono state dosate in quanto tali proteine ricombinanti non sono ancora disponibili nel sistema ImmunoCAP; tuttavia i livelli di IgE nei confronti degli estratti pollinici standard sono bassi). Gli sporadici sintomi asmatici aperiodici lamentati dalla paziente (in assenza di sintomi nasali suggestivi di esposizione ad allergeni) sono la conseguenza del significativo stato di infiammazione delle basse vie aeree della paziente, come testimoniato dall’esito positivo del test di provocazione bronchiale con metacolina. Quindi, sul fronte dell’allergia respiratoria è possibile concludere che la paziente presenta una “falsa polisensibilità”, essendo in realtà monosensibilizzata al polline di Graminacee in cui riconosce proteine specifiche e i 2 pan-allergeni. La paziente è, infine, affetta da una doppia allergia ad alimenti di origine vegetale, indotta in qualche caso dalle medesime fonti allergeniche. È infatti presente (verosimilmente fin dall’infanzia) un’allergia alimentare primaria da LTP (Lipid Transfer Protein), un panallergene dei vegetali piuttosto pericoloso perché termo- e gastroresistente e quindi in grado di raggiungere, in forma allergenicamente attiva, il piccolo intestino causando reazioni allergiche sistemiche potenzialmente severe (7-10). Sono diagnostici di ipersensibilità a LTP la positività cutanea all’estratto commerciale di pesca (un marker facilmente accessibile di reattività a questa proteina) (11) e la reattività sierologica verso Pru p 3, la LTP di pesca ricombinan- 6 te. Inoltre, l’orticaria da contatto con la buccia di pesca è di frequente riscontro nei pazienti sensibilizzati a LTP, verosimilmente per l’elevata concentrazione della proteina nel “pelo” della pesca” (12), mentre è sempre assente nei soggetti sensibilizzati ad altre proteine allergeniche, quali profilina e proteina omologa di Bet v 1. Infine, altrettanto tipica è la presenza di manifestazioni cliniche in seguito all’ingestione di succo di frutta commerciale alla pesca poiché questa è un’ulteriore riprova della stabilità di questa proteina al calore alla manipolazione. La seconda allergia alimentare, comparsa in epoca successiva, è quella secondaria alla sensibilizzazione al polline di Graminacee e sostenuta dalla profilina. Questo allergene provoca esclusivamente sindrome orale allergica poiché la proteina è rapidamente distrutta dalla digestione peptica (13-15). La sensibilizzazione alla profilina è testimoniata dalla reattività in vitro a Bet v 2 ricombinante e clinicamente dalla presenza di sintomi locali (orali) indotti da pomodoro, arancio, melone, anguria e banana, che recentemente sono stati identificati come marker clinici di sensibilità a questa proteina (16). In conclusione possiamo affermare che casi clinici come quello sopra descritto sono assai istruttivi circa l’utilità di una buona conoscenza delle proteine allergeniche respiratorie e alimentari, della loro relativa rilevanza clinica, e delle loro omologie e reattività crociate (17). Essi pongono l’accento, inoltre, sulla necessità di passare da una diagnostica fondata sull’estratto a una diagnostica fondata sulle molecole nella pratica quotidiana. Un caso di polisensibilizzazione allergica Bibliografia consigliata 1. Valenta R, Duchene M, Petterburger K et al. Identification of profilin as a novel pollen allergen; IgE autoreactivity in sensitized individuals. 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