giuseppe zarrella nato il 22\12\1986

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giuseppe zarrella nato il 22\12\1986
GIUSEPPE ZARRELLA
NATO IL 22\12\1986
FREQUENTA L’ULTIMO ANNO DELLA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA DI FISCIANO.
FIN DA GIOVANISSIMO HA COLLABORATO CON MOLTE TESTATE GIORNALISTICHE LOCALI.
DA DUE ANNI E’ IMPEGNATO COME VOLONTARIO ALL’INTERNO DELL’ASS. ONLUS “EUGENIO ROSSETTO” , LA QUALE SI
PROPONE LA TUTELA E L’INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN TUTTO IL SALERNITANO.
AMANTE DELLA FOTOGRAFIA E DELL’ARTE IN GENERALE, HA INIZIATO A SCRIVERE BREVI STORIE CHE VERTONO SU
QUESTIONI E PROBLEMI DI CARATTERE ETICO E SOCIALE.
PARTECIPA ALL’EDIZIONE DI “100THOUSAND POETS FOR CHANGE 2011, 2012, 2013” E AL FESTIVAL “IL POETA E LA
CITTÀ”.
Avevo dieci anni. Volevo scrivere. Babbo Natale mi portò una macchina da scrivere per bimbi, quelle
colorate tutte rosse con i tasti verdi e le lettere che raffiguravano gli animali. Poveri animali. Erano
ingabbiati in quei tasti verdi. C’era la “A” che raffigurava un’anatra, la “B” era una biscia e la “C” era un
cane. Non mi è mai piaciuta quella macchina da scrivere. Maledetto Babbo Natale. Io volevo quella dei
grandi. Con i tasti neri. Bella. Grande. Lucida. Non quella che quando premevi la lettera “C” , cominciava ad
abbaiare.
Il giorno seguente, mia madre cucinava il pranzo di Natale. Mio padre aggiustava una lampadina fulminata
dell’albero finto in salotto. Io presi la mia macchina da scrivere colorata, aprii il balcone e lanciai la mia
fottuta macchina appena ricevuta giù dalla finestra. Un volo di tre piani. Una cascata di lettere sparse si
schiantò sul tettuccio di una Mercedes nero metallizzato. Gli animali finalmente liberi abbandonarono le
loro gabbie colorate.
Vidi un’anatra, un cane, una biscia, una zebra, scappare via lungo la strada. Un urlo dipinse una cometa in
cielo: “Noooooo, la macchina nuova!“. Era il vicino che bestemmiava per il mio gesto rivoluzionario.
Una sola parola dissi, mentre esaltato ed eccitato creavo una coreografia di balli sul terrazzino del mio
balcone: “Libertà!”.
Da quel giorno capii l’importanza delle parole. Di come vengono usate. Di diffidare delle parole “difficili”
utilizzate dai professoroni o dai signori in giacca e cravatta. Le parole difficili sono pericolose, nascondono
una sorpresa di infame comprensione. La parola può essere pesante come piombo o leggera come una
piuma. Dipende dall’uso che se ne fa. Alcune parole possono arrivare a manipolare le coscienze e le menti.
Diffido delle parole mimetiche, quelle che si nascondono tra quelle normali e creano un caos silenzioso. Mi
sono sempre chiesto perché i bicchieri di carta sono di plastica. O perché il nostro mondo lo chiamiamo
terra quando il 70,8% della terra è ricoperto da acqua.
Ci sono alcuni analfabeti che parlano di alcuni concetti al fine di definire in via speculare una cosa
totalmente opposta e contraria. Si parla di operazione di pace per dire l’esatto contrario. Le operazioni di
pace con carrarmati, fucili ed elmetti sono un’operazione di guerra. Chi vi ha insegnato l’uso delle parole?
Utilizzate parole totalmente contrastanti, mettete vicino la parola guerra e la parola pace, aggettivate la
guerra come guerra di pace. Guerra e pace non possono essere accostate. Sono come cane e gatto. Sale e
pepe. Non esistono vie di mezzo. Non esistono guerre di pace.
A scuola disegnavo tutte le bandierine del mondo su di un unico cartellone bianco. La maestra diceva che
tutti gli stati erano fratelli o amici. Ora sento parlare di stati canaglia. Chi ha deciso che uno stato è più
cattivo di un altro?
Se esplode una bomba su di una scuola uccidendo decine di bimbi o insegnanti indifesi che non hanno
alcuna colpa se non quella di esser nati in un terreno martoriato dalla guerra parliamo di effetti collaterali.
Decine di civili morti per errore, come un qualcosa di inevitabile che la guerra necessariamente porta con
se. Se invece un militare che imbraccia un fucile cade sotto il fuoco nemico si parla di eroe di guerra. Quali
eroi? La guerra non ha eroi: ha mercenari. Ha soldati. Gli eroi di guerra sono altri. Sono i medici senza
frontiere, sono i Gino Strada. Che differenza c’è tra le due morti?
Si sente spesso poi l’espressione esportare la democrazia. La democrazia non si esporta come una merce
proveniente dall’Occidente. La democrazia si respira, si vive, la si conosce. E non con le bombe intelligenti.
Ma con l’istruzione, la cultura. Questo rende intelligenti. Le bombe sono stupide, ignoranti, inutili.
Per questo ho preso una decisione.
Ho comprato qualche gomma per cancellare. Dei colori della pace. C’è ne sono rosse, gialle , azzurre, verdi.
Ogni gomma per cancellare dalla nostra mente una parola non giusta. Una parola scorretta. Errata.
Sbagliata. Ecco delle gomme. Prendetele.
Un colpo di gomma per cancellare guerra di pace, effetti collaterali, eroi di guerra, bombe intelligenti,stati
canaglia.
Alla fine, quando avrete cancellato tutte queste parole dal vostro vocabolario, a fatica, ritroverete un foglio
bianco, un po’ sgualcito.
Fatevi prestare dal vostro fratellino, dal vostro cuginetto o da un vostro nipotino un colore dalla suo
astuccio variopinto e scrivete su questo foglio bianco, in maniera indelebile, l’unica parola che non dovrà
mai essere cancellata in quanto è l’unica parola giusta, l’unica parola corretta, l’unica via: PACE.