(C) Fioretti Nicola, 2004 1

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(C) Fioretti Nicola, 2004 1
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Q
uesta guida è nata allo scopo di aiutare gli utenti che si apprestano ad installare per la prima
volta Slackware Linux e devono affrontare alcuni aspetti della configurazione di questa meravigliosa
distribuzione. In questa piccola guida ho cercato di fornire le conoscenze di base per configurare i
vari aspetti del sistema e cominciare così fin da subito a lavorare in maniera ottimale con Slackware
Linux. Vedremo come installare questa meravigliosa distribuzione, creare gli utenti, gestire i
pacchetti e configurare i vari componenti del sistema e quali strumenti questa distribuzione mette a
disposizione dell'utente.
Questa guida è in continuo sviluppo, quindi vi prego di fare riferimento al sito http://linux.arione.net
per ottenere l'ultima versione aggiornata della guida!
Tengo a precisare che questa è la prima versione della guida, la quale sarà in continuo sviluppo e
aggiornamento.
Nella prossima versione verranno introdotti nuovi argomenti come la configurazione del database
MySQL, creazione di pacchetti binari .tgz, configurazione del Server X, e tanto altro ancora...
Fioretti Nicola
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Indice del Documento
01.
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COS' E' SLACKWARE LINUX................................................pag.04
ANNUNCIO della NASCITA di SLACKWARE LINUX..............................pag.05
PERCHE' SCEGLIERE SLACKWARE............................................pag.06
PROCURARSI SLACKWARE e PROCEDERE ALLA sua INSTALLAZIONE................pag.07
REPERIRE le INFORMAZIONI per POTER OPERARE CORRETTAMENTE...............pag.14
DUAL BOOT SLACKWARE – WINDOWS..........................................pag.15
GESTIONE UTENTI........................................................pag.15
TRADURRE LE MAN PAGES IN ITALIANO......................................pag.17
ABILITARE il MODULO APM per lo SPEGNIMETO del PC......................pag.17
LA GESTIONE dei PACCHETTI .tgz in SLACKWARE............................pag.18
PKGTOOL, il TOOL di SLACKWARE LINUX....................................pag.20
CONSENTIRE il MONTAGGIO dei DISPOSITIVI CD-ROM e FLOPPY agli UTENTI...pag.22
AVVIARE SLACKWARE in MODALITA' GRAFICA...............................pag.22
CONFIGURARE MOUSE e TASTIERA in SLACKWARE..............................pag.23
MONTAGGIO di DISPOSITIVI USB...........................................pag.24
ACCEDERE alle PARTIZIONI WINDOWS.......................................pag.25
ACCESSO ad INTERNET con PPP............................................pag.25
MANTENERE SEMPRE AGGIORNATA la PROPRIA SLACKWARE con SWARET............pag.26
DARE LA POSSIBILITA' di SPEGNERE il PC a TUTTI gli UTENTI..............pag.27
UTILIZZARE i TASTI SPECIALI della TASTIERA.............................pag.27
INSTALLAZIONE dei DRIVER per SCHEDE GRAFICHE nViDIA....................pag.28
ASSICURARE una BUONA SICUREZZA di BASE al SISTEMA......................pag.29
AVVIARE PROGRAMMI e DEMONI all'AVVIO del SISTEMA.......................pag.32
ABBELLIRE il NOSTRO LILO...............................................pag.33
INSTALLARE VMWARE SOTTO SLACKWARE LINUX................................pag.34
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01. COS'E' SLACKWARE LINUX?
Slackware è stata la prima distribuzione Linux ad ottenere un largo consenso. Una distribuzione può
essere definita come un sistema operativo Gnu/Linux, progettato e configurato da un team di
sviluppo o produttore.
Molte volte viene utilizzato il termine improprio di Linux, che in realtà, è esclusivamente il kernel,
mentre l'insieme del kernel e dei programmi che compongono l'intero sistema operativo sono una
distribuzione.
Ogni distribuzione si distingue per il numero e il tipo di programmi che in essa troviamo ed il tipo di
pacchetti supportati (.rpm, .tgz, .deb, ecc.). Ogni produttore inoltre, spesso e volentieri, apporta delle
modifiche al kernel, ottimizzandolo per la propria distribuzione e per il proprio target.
Le distribuzioni più famose sono Slackware, Debian, SuSE, Mandrake, Red Hat, Gentoo. Tengo a
segnalare anche l'italiana QiLinux che, pur essendo relativamente giovane, è davvero molto valida
ed il mio augurio è quello che possa presto sfondare ed affermarsi al pari di altre distribuzioni.
Slackware Linux è nata ad opera di Patrick Volkerding il 17 luglio 1993. La data di rilascio è molto
importante per capire il perché della divisione in gruppi dei pacchetti che la compongono. In quel
periodo infatti i CD-ROM non erano ancora diventati diffusi come al giorno d'oggi e per cui era
comodo separare la distribuzione in gruppi di pacchetti in modo da poterli copiare comodamente su
floppy.
- Patrick Volkerding, il creatore di Slackware Linux -
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02. ANNUNCIO della NASCITA di SLACKWARE LINUX
L'annuncio non rientra negli scopi prefissi da questa guida, ma ho voluto inserirlo comunque per
completezza e per assecondare la curiosità di alcuni utenti ai quali è cara la storia della propria
distribuzione. Di seguito è riportato il post con il quale Patrick Volkerding ha annunciato la nascita
della sua distribuzione. Questo post è apparso il 16 luglio 1993 sul newsgroup “comp.os.linux”
From: Patrick J. Volkerding ([email protected])
Subject: ANNOUNCE: Slackware Linux 1.00
Newsgroups: comp.os.linux
Date: 1993-07-16 17:21:20 PST
The Slackware Linux distribution (v. 1.00) is now available for
anonymous FTP. This is a complete installation system designed for
systems with a 3.5" boot floppy. It has been tested extensively with
a 386/IDE system. The standard kernel included does not support SCSI,
but if there's a great demand, I might be persuaded to compile a few
custom kernels to put up for FTP.
This release is based largely on the SLS system, but has been enhanced and
modified substantially. There are two main disk series, A (13 disks) and
X (11 disks). Some of the features:
Series A:
About what you'd expect from SLS series A, B, and C. Plus:
Source for the Linux DOS emulator version 0.49.
The FAQ for kernel level 99pl10.
Kernel source and image at .99pl11 Alpha.
[compiled with these options: math emulation support, normal hard drive
support, TCP/IP, System V IPC, -m486, minix fs, ext2 fs, msdos fs, nfs,
proc support, and PS/2 style mouse support. You may need to recompile if
you have some other type of busmouse. The kernel was compiled with libc
4.4.1, g++ 2.4.5]
The new keytable utilities.
The NET-2 networking package, preconfigured to use loopback.
A public domain version of ksh, and tcsh 6.04 (with the bugs worked out)
GNU gcc, g++, and Objective-C at versions 2.4.5
Includes and libraries at version 4.4.1
mailx, quota utilities, experimental winapi source, sound drivers.
The TCL toolkit and samples.
In addition, the installation program has been improved to offer more
information about the packages (and the installation procedure itself)
as you install.
The install program can also automatically install LILO, configuring it
to boot either from your master boot record or from OS/2's Boot Manager.
Series X:
Also, all the packages you would get in the SLS X series, plus:
XFree-86 version 1.3.
Open Look Virtual Window Manager made the default window manager.
XS3 server offers support for S3 based video cards.
XV 3.00 Image viewer is included.
PEX files from the XFree-86 distribution are included.
Although TEX support is not included in the Slackware release, the you may
install the SLS T series from the install program.
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At this point, the install disk itself is running .99pl8. I'm working on it :^)
Also, installation from other than a 3.5" floppy has not been tested, but might
work. 5.25" floppy will not work because of file sizes. At this point, I have
no plans to support a 5.25" version.
How to get the Slackware(tm) release:
The Slackware release may be obtained be anonymous FTP from
mhd3.moorhead.msus.edu in directory /pub/linux/slackware. At least initially,
this release will be in the form of 3.5" disk images which should be copied
to floppies using the RAWRITE.EXE program, or dd under Linux.
Please note that our FTP software does not support limiting the number of
concurrent anonymous logins. PLEASE try to go easy on this machine. If things
get out of hand, access may be restricted.
Other sites are, of course, welcome to help out with the load by mirroring
the distribution.
If you find any problems with the distribution, or if you have any suggestions
for improvements, please let me know. If you know of more up-to-date versions
of software in the distribution, I'd like to hear about that, too.
-Patrick Volkerding
[email protected]
[email protected]
Tengo a precisare che esiste anche una versione tradotta del post sopra riportato, i curiosi avranno
comunque modo di trovarlo in rete.
Sul sito ufficiale di Slackware Linux www.slackware.com potete trovare questo post e tante altre
curiosità sulla distribuzione e sul team di Slackware.
03. PERCHE' SCEGLIERE SLACKWARE LINUX?
Sicuramente una delle cose che riesce a confondere di più un utente, specie se si trova per la prima
volta ad installare GNU/Linux, è la scelta della distribuzione da adottare. In questo breve paragrafo
voglio mettere in luce alcune differenze e caratteristiche proprie di Slackware Linux.
Slackware è una distribuzione che consente ai propri utenti di conoscere in maniera più approfondita
il sistema operativo GNU/Linux. Questa conoscenza si acquisisce semplicemente per il fatto che i tool
di configurazione non sono così user-friendly come in altre distribuzioni e la quasi totalità delle scelte
di configurazione deve essere fatta dall'utente e non da procedura che automatizzano il tutto.
Questi tool grafici infatti rendendo la vita dell'utente più semplice ma allo stesso tempo nascondono
tutto quello che sta dietro alle comode interfacce grafiche.
Spesso e volentieri si è costretti a leggere pagine di manuale e documentazione di vario genere, ma
in questo modo l'utente piano piano acquisisce una notevole padronanza del sistema.
Un'altra differenza che intercorre tra Slackware e le altre distribuzioni di successo è la scelta di non
adottare uno dei formati che hanno sfondato prepotentemente nel mondo GNU/Linux, il formato RPM
(Red Hat Package Manager), continuando a preferire l'ormai storico formato .tgz (anche se Slackware
è in grado di gestire anche i pacchetti RPM).
I punti di forza di Slackware sono la sua velocità (assieme a Gentoo è la distribuzione più veloce) e le
richieste hardware limitate.
Slackware è una distribuzione che ha fatto la storia di GNU/Linux e ogni utente dovrebbe per lo meno
provarla, ma attenti, correreste il rischio di diventare Slackware-dipendenti come me...
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0.4 PROCURARSI SLACKWARE e PROCEDERE ALLA sua INSTALLAZIONE
0.4.1 Prima di cominciare
Prima di poter utilizzare Slackware Linux, dovete procuravi una copia dei CD di installazione ed
installarla sul vostro PC.
Slackware
può
essere
acquistata
in
versione
completa
presso
il
sito
ufficiale
http://www.slackware.com. Con l'acquisto avrete diritto a 30 giorni di supporto via e-mail ed al
manuale di Slackware Linux, in più contribuirete a sostenere il progetto Slackware Linux.
Slackware può essere scaricata liberamente da http://linuxiso.org o da uno dei suoi numerosi mirrors.
In alternativa se non disponete di una connessione veloce potete rivolgervi al LUG a voi più vicino.
Attenzione!
Visto che i tool di partizionamento disponibili in Slackware non
consentono di ridimensionare le partizioni senza perdere i dati in esse
contenuti vi consiglio di ridimensionare eventuali partizioni di Windows
(se questo fosse installato sul vostro PC) prima di cominciare con
l'installazione di Slackware con appositi tool (QtParted ecc.)
0.4.2 Installazione di Slackware Linux
Attualmente la quasi totalità dei PC in circolazione consentono il boot da CD, quindi vedremo i passi
esecutivi per portare a termine questo tipo di installazione.
Se l'hardware in vostro possesso non dovesse offrire tale possibilità non preoccupatevi troverete le
necessarie informazioni sulla procedura da seguire anche per questo caso.
Prima di procedere con l'installazione si Slackware Linux vi prego di leggervi attentamente il primo
capitolo di questo documento in modo da non commettere errori o perdere dati.
0.4.3 Boot e avvio del sistema
La procedura di installazione di Slackware Linux segue l'ormai consolidato metodo del boot da CD.
Quindi sarà sufficiente inserire il CD nel lettore e riavviare il PC. Ovviamente questo presume che il
vostro BIOS sia già precedentemente impostato opportunamente, cioè in maniera tale da utilizzare
come prima periferica il lettore CD per l'avvio.
Se il vostro BIOS è già settato in maniera opportuna al riavvio del PC dovrebbe comparire la
schermata di benvenuto di Slackware.
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-Schermata di benvenuto di Slackware Linux -
Come mai non compare la schermata di benvenuto?
• Verificare nelle impostazioni del BIOS di aver impostato come “First Boot”
il lettore CD-ROM!
• Il CD non è stato masterizzato correttamente o è difettoso!
• Il vostro hardware non supporta il boot da CD!
0.4.4 Scelta del kernel da utilizzare durante l'installazione
Terminata la prima fase di caricamento il sistema ci presenterà un prompt “boot:” al quale indicare
quale tipo di kernel utilizzare durante la procedura di installazione.
Premendo "INVIO", il programma di installazione caricherà il kernel di default, bare.i (kernel per PC di
fascia media e con controller IDE/ATAPI).
Se il vostro PC, dispone di hardware “inusuale”, potete premere "F3" e selezionare il kernel più
adatto alla configurazione del vostro sistema fra quelli disponibili:
adaptec.s
è un kernel con supporto per controller SCSI e RAID
bare.i
è il kernel di default con supporto IDE/ATAPI
jfs.s
equivalente al bare.i con l'aggiunta del supporto per file system IBM Journaled
raid.s
kernel che supporta controller Compaq Smart Array, Mylex DAC960,
AcceleRAID e eXtremeRAID
scsi.s
kernel con supporto SCSI generico
scsi2.s
kernel con supporto per vecchi controller SCSI
speakup.i
dispone del supporto Speakup
xfs.i
equivalente del bare.i con l'ggiunta del supporto per filesystem SGI e XFS
Journaled
0.4.5 Scelta del layout della tastiera
Dopo il caricamento del kernel e dei relativi driver, vi verrà data l'opportunità di scegliere il layout
della tastiera da voi utilizzata.
Per effettuare tale scelta è sufficiente premere “1” al prompt:
Enter 1 to select keyboard map: 1 [INVIO]
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-Schermata di selezione layout tastiera-
Vi verrà mostrato un elenco completo di tutti i layout delle tastiere presenti in commercio. Scorrendo
la schermata incontrerete la voce "qwerty/it.map" (layout tastiera italiana), una volta selezionata,
premete INVIO.
Dopo aver testato l'effettiva corrispondenza dell'impostazione con l'hardware in nostro possesso
premiamo nuovamente “1” su riga vuota e proseguiamo oltre.
Se la scelta compiuta non dovesse andare bene è possibile rifiutarla premendo "2" (nuovamente su
riga vuota), cercarne una alternativa e quindi accettarla premendo nuovamente "1"(sempre su riga
vuota).
Confermata la scelta del layout corretto la procedura di installazione continuerà ultimando le ultime
fasi si inizializzazione che vi porteranno alla schermata di login.
0.4.6 Login
Arrivati a questo punto il sistema ci presenterà una schermata di login
Slackware login:
per consentirci di entrare nel sistema. Al momento l'unico utente abilitato è l'utente root
(amministratore), quindi logatevi come "root" (non è richiesta password alcuna) e date il via al vero
processo di installazione.
0.4.7 Preparazione del disco fisso (Hard Disk)
Per poter installare Slackware Linux sul vostro PC dovrete preparare il vostro hard disk in modo da
poter ospitare il nuovo sistema operativo.
Le partizioni che andrete a creare saranno utilizzate per l'installazione di Slackware Linux.
Come minimo sono richieste due partizioni; una da utilizzare come partizione root (/) ed una per lo
spazio da dedicare alla swap.
Prima di passare al partizionamento vero e proprio vediamo un paio di concetti che ci torneranno utili
nella fase successiva.
Linux, come saprete, identifica gli hard disk in maniera differente rispetto a sistemi operativi come
ad esempio MS-DOS o Windows (scelti come esempio solo per via della loro grande diffusione),
quindi vale la pena di vedere in che modo sono identificati:
DISPOSITIVO
DESCRIZIONE
/dev/hda
Unità Master sul primo canale ATA (IDE1)
/dev/hdb
Unità Slave sul primo canale ATA (IDE1)
/dev/hdc
Unità Master sul secondo canale ATA (IDE2)
/dev/hdd
Unità Slave sul secondo canale ATA (IDE2)
Visto che l'installazione completa occupa circa 2 Gb più lo spazio di swap, il consiglio è di creare una
partizione di root di dimensione minima attorno ai 3Gb ed una partizione di swap che sia almeno di
128-256Mb.
Attenzione!
La partizione di swap è la partizione usata dal sistema operativo come
memoria RAM aggiuntiva. Una volta esaurito lo spazio nella memoria RAM, i
dati che andrebbero in essa scritti saranno immagazzinati sull'Hard Disk e
più precisamente nella swap. Questi dati rimangono in swap sino a che non
si libererà dello spazio in RAM. La dimensione della swap può essere decisa
arbitrariamente dall'utente. La stragrande maggioranza delle persone
consiglia una dimensione pari a quella della memoria RAM a disposizione
sulla macchina.
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I tool di partizionamento messi a disposizione da Slackware Linux sono fdisk e cfdisk. In questo breve
paragrafo vedremo come utilizzare cfdisk che sotto alcuni aspetti risulta più semplice da utilizzare
rispetto allo stretto parente fdisk.
-cfdisk all'opera-
Se avete un solo Hard Disk e sul quale creare le vostre partizioni è sufficiente digitare
cfdisk
che aprirà la schermata di lavoro.
Se invece disponete di due Hard Disk e volete installare Slackware sul secondo HD digitare cfdisk /
dev/hdN (Al posto della N inserire una delle lettere a-d secondo la tabella mostrata in precedenza).
Una volta entrati in cfdisk potete cominciare a creare le partizioni in base alle vostre esigenze. Per
fare questo seguite questi semplici passi:
1) Selezionate la voce Free Space, spostatevi usando le frecce direzionali sulla voce NEW,
premete "INVIO" e scegliete primary.
2) Digitare la dimensione della partizione di root e digitate "INVIO"
3) In maniera del tutto analoga create la partizione di swap nello spazio rimanente.
4) Una volta dichiarate le dimensioni delle nostre partizioni dobbiamo specificare il loro tipo. Per
fare questo e sufficiente selezionare per ognuna delle due partizioni la voce TYPE, dando a quella
di root il codice 83, mentre per la partizione swap il codice 82.
5) Selezionare BOOTABLE per la partizione di root.
6) A questo punto per creare realmente le due partizioni sul disco dobbiamo selezionare WRITE e
quindi scegliere QUIT.
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All'uscita da cfdisk, ci viene raccomandato di riavviare il sistema (non è indispensabile ma conviene
farlo), per fare questo è sufficiente l'ormai famosa combinazione di tasti CTRL+ALT+CANC.
Attenzione!
E' DI IMPORTANZA VITALE EFFETTUARE UN BACK UP DEGLI EVENTUALI FILE
PRESENTI SULL VOSTRO HAD DISK CHE VOLETE SALVARE PRIMA DI
PROCEDERE CON IL PARTIZIONAMENTO.
PENA LA PERDITA DEI VOSTRI DATI!
0.4.8 Il programma di Installazione
Se avete scelto di riavviare il sistema (scelta consigliata) dovrete ripetere la selezione del kernel, la
scelta del layout della tastiera e il login al sistema.
Una volta crete le vostre partizioni, siete pronti per cominciare l'installazione di Slackware Linux. Il
prossimo passo del processo di installazione è quello di lanciare il programma di setup. Il programma
di setup viene lanciato semplicemente digitando “setup” al prompt. setup è un programma che offre
un menu pseudo-grafico da gestire tramite tastiera, utilizzando le frecce direzionali e la barra
spaziatrice, che vi guiderà durante l'installazione dei pacchetti e la configurazione del vostro
sistema.
-Schermata iniziale di pkgtool-
Analizziamo una ad una le voci presenti nel menu e vediamo a cosa servono:
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HELP
Se è la prima volta che installate Slackware Linux, o Linux in generale, potrebbe
essere una buona idea leggere questo help. In questo help sono contenute
informazioni di base e le istruzioni per l'installazione. Purtroppo l'help è in inglese.
KEYMAP
Server per scegliere il layout della tastiera a vostra disposizione (italiana =
qwerty/it.map). Se la scelta fatta in precedenza era corretta potete passare
tranquillamente oltre.
ADDSWAP
Se in precedenza avevate creato una partizione di swap, questa sezione del menu vi
consente di abilitarla. Verrano mostrate tutte le partizioni di swap presenti sul vostro
hard disk (se disponete di più partizioni), a voi basterà selezionare quella creata, che
verrà formattata e abilitata.
TARGET
Nella sezione target verranno mostrate tutte le partizioni di tipo Linux Native
disponibili sul vostro hard disk (partizioni con codice 83).
SOURCE
In questa sezione dovrete specificare la sorgente di installazione, ovvero il dispositivo
dal quale dovranno essere letti i pacchetti per essere installati su hard disk.
Le possibilità sono: floppy, CD-ROM, NFS o directory premontata.
Ovviamente se state installando da CD la vostra scelta ricadrà su CD-ROM e così via.
SELECT
La sezione select, vi permette di selezionare quali pacchetti installare e quali
escludere dall'installazione.
Per la scelta dei gruppi di pacchetti da installare fare riferimento alla tabella dei
pacchetti esposta in precedenza. (vedi NOTA)
INSTALL
Questa sezione prevede che siano già state compiute le necessarie scelte nelle
sezioni precedenti (target, source, select).
Nota!
Se intendete procedere con una selezione personalizzata dei pacchetti
sappiate che l'unico gruppo che dovrete assolutamente installare è il gruppo
“A”, il quale vi consentirà di lavorare con un sistema base. Tutti gli altri
pacchetti sono “opzionali".
0.4.9 Avvio dell'installazione vera e propria
Dopo aver dato uno sguardo alle voci del menu di installazione procediamo con l'installazione di
Slackware Linux.
Se avete già letto l'HELP (consiglio comunque di dargli almeno un'occhiata) o la cosa non vi interessa
dovete procedere esattamente come fatto in precedenza scegliendo il layout della tastiera (vi ricordo
che per la tastiera italiana il layout equivale a qwerty/it.map), confermate e vi troverete di fronte alla
schermata di selezione dello spazio di swap. Il processo di installazione identificherà
automaticamente la partizione di swap, quindi si tratterà essenzialmente di confermare tale scelta
premendo "INVIO". Dopo la conferma partirà la formattazione di tale partizione che una volta
ultimata vi porterà ad una nuova schermata relativa al file /etc/fstab, confermate premendo ancora
una volta "INVIO".
Alla prossima schermata scegliete la partizione di tipo Linux e selezionate l'opzione Quick. Ora
dovrete scegliere quale file system da utilizzare fra quelli proposti, normalmente la scelta ricade su
ext3, vi verrà richiesta la densità di inode, sappiate che normalmente viene impostata a 4096 byte.
Ora partirà la formattazione della partizione di root al termine della quale vi verrà richiesto di
confermare nuovamente le modifiche effettuata al file /etc/fstab.
A questo punto vi verrà richiesto di selezionare il dispositivo sorgente dal quale installare i vari
pacchetti che compongono Slackware Linux. Se state installando da CD-ROM dovrete selezionare
necessariamente CD-ROM, selezionate la voce autoscan e premete INVIO, in questo modo Slackware
rileverà automaticamente il vostro lettore CD.
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Il passaggio successivo riguarda la scelta dei pacchetti da installare, se volete un sistema completo
scegliete FULL.
Una volta installati tutti i pacchetti dovrete scegliere il kernel, che verrà installato da CD. Se la scelta
che avevate fatto in precedenza era bare.i ora selezionate bzimage scorrendo la lista
(/cdrom/kernel/bare.i/bzImage).
Ora è il momento di creare un floppy di avvio, quindi inserite un floppy (non è richiesto che sia
formattato) e date "INVIO", dopo la creazione del primo floppy vi verrà data l'opportunità di crearne
altre copie di sicurezza.
Il programma di installazione creerà lo SrollKeeper, al seguito della quale arriverete alla schermata di
configurazione del modem.
In questa fase, se possedete un modem analogico dovrete specificare su quale porta è collegato,
altrimenti selezionate no-modem. Dopo il modem è la volta della configurazione dell' hotplug e
dovrete scegliere se attivare tale funzione, per altro molto comoda oppure se disattivarla (tale
funzione permette di rilevare nuovo hardware connesso ecc.).
0.4.10 Configurare LILO
L'installazione prosegue con la configurazione di LILO (LInux LOader), ovvero il boot manager di
Linux. Scegliete expert e successivamente begin e nella casella di testo che vi apparirà specificate
gli eventuali parametri da passare al kernel (se avete bisogno di passargliene), un parametro che è
utile passare se possedete un masterizzatore è l'emulazione SCSI scrivendo hdN=ide-scsi (al posto
della N inserire la lettera corrispondente all'unità riferendovi alla tabella mostrata in precedenza).
Ora è il momento di configurare l'aspetto della shell, normalmente si opta per la configurazione di
default. Eccoci quindi di fronte alla scelta che ci permetterà di installare LILO in uno dei seguenti
modi:
ROOT
Installa LILO sul primo settore della partizione di root (l'avvio richiede l'ausilio di
un boot-manager sul MBR che vada a richiamare LILO)
FLOPPY
Installa LILO su floppy (per accedere a Slackware dovrete inserire il floppy
all'avvio del PC)
MBR
Installa LILO sul Master Boot Record (Installa LILO sul MBR del vostro Hard Disk,
diventando così il vostro boot manager di default).
Dopo a conferma della scelta vi sarà permesso di personalizzare alcuni aspetti di LILO (tempo di
attesa prima che LILO lanci il sistema operativo in automatico; quale sistema operativo lanciare, se
ce ne sono più di uno installati sul PC, per default). Dopo questi ultimi ritocchi vi verrà richiesto di
specificare il nome del dispositivo da cui avviare il sistema operativo, ad esempio /dev/hda1, nella
casella di testo specificate il nome da dare alla sezione di LILO che lancerà Slackware (il nome non
deve contenere spazi).
Nota!
Una cattiva configurazione di LILO potrebbe causare l'impossibilità di
avviare Windows. Se incorrete in questa situazione consultate la sezione
“DUAL BOOT SLACKWARE – WINDOWS”
0.4.11 Configurare mouse e rete
Se il vostro mouse è di tipo seriale ora dovrete specificare la porta a cui è collegato e di seguito
scegliete se attivare all'avvio gpm (utility per eseguire il copia/incolla con il mouse all'interno delle
shell). La configurazione della rete è il prossimo passo che ci attende. La rete va configurata in
qualunque caso anche se non disponete di una scheda di rete. La prima scelta da fare è il nome da
assegnare al vostro PC (evitare nomi troppo lunghi in quanto il nome specificato apparirà al prompt
della shell), la seconda scelta invece riguarda il dominio (se il vostro PC non è in rete inventatevene
uno a caso).
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Ora dovrete indicare il vostro indirizzo IP seguendo quest criteri: se il vostro PC non è in rete
selezionate loopback, se siete membri di una rete aziendale specificate l'IP del server DHCP oppure
potete specificare static IP e inserire tutti i dati richiesti nelle schermate successive.
0.4.12 Ultimi settaggi
La shell dispone di un gran numero di font, se volete andare sul sicuro ed avere la certezza di vedere
correttamente tutti i caratteri selezionate default8x16.psfu.gz, confermate e procedete con la scelta
del clock selezionando Hardware Clock is set to local time , scegliete in seguito Europe/Rome. Dopo
questa impostazione possiamo scegliere quale sarà il window manager di default (KDE, Gnome ecc.),
vedete voi qual'è che vi consente di lavorare con più disinvoltura (se non avete presente come sono i
vari window manager scegliete pure KDE e non ve ne pentirete). La password di root è la scelta che
andremo a compiere arrivati a questo punto, una raccomandazione è quella di scegliere una
password abbastanza lunga, che possibilmente non sia una parola presente nei vocabolari e che
contenga oltre che a lettere anche dei numeri (giocate anche inserendo alternativamente lettere
minuscole e maiuscole), in questo modo avrete una password abbastanza sicura.
0.4.13 Riavvio del PC e primo avvio di Slackware
Scegliete la voce exit e rimuovete il CD. Riavviate il PC e al prossimo avvio, salvo particolari
inconvenienti, vi verrà mostrato il menu di LILO che vi permetterà di selezionare quale sistema
operativo avviare oppure verrà avviato normalmente Slackware nel caso che sul vostro PC non sia
stato installato alcun sistema operativo a parte Linux.
Nota!
Il login di Slackware è impostato per default in modalità testuale (shell), per
avviare KDE o Gnome è necessario digitare startx, una volta usciti da KDE o
Gnome ritornerete alla modalità testuale, per riavviare il sistema digitare
reboot oppure premere CTRL+ALT+CANC. Se volete spegnere il PC digitare
shutdown -h in alternativa potete digitare anche "init 0".
0.5. REPERIRE le INFORMAZIONI per POTER OPERARE CORRETTAMENTE
Come per il resto delle distribuzioni Linux, ci sono molteplici strade da seguire e molte risorse dalle
quali attingere. La prima che ogni utente Linux dovrebbe sempre tenere presente e cominciare fin da
subito a familiarizzare è il comando man.
Voglio cominciare quindi fin da subito ragionando sull'importanza delle man pages. Le man pages
sostanzialmente sono delle guide in linea che caratterizzano non solo la distribuzione Slackware, ma
tutto il mondo Unix e Linux. Per quasi la totalità del software e dei comandi esistono le relative man
pages che forniscono la documentazione per il comando desiderato (sintassi, opzioni, argomenti
accettati ecc.)
Per accedere alle man pages di un comando o programma è sufficiente digitare man seguito dal
nome del comando o programma di cui si vuole andare a leggere la relativa documentazione.
La sintassi di questo comando è davvero banale ed è la seguente:
man <nomecomando>
Vediamo un esempio che richiama la man page relativa al comando ls
man ls
Per consultare la guida è sufficiente spostarsi verso il basso o verso l'alto utilizzando le frecce
direzionali e una volta terminata la consultazione premere “q” per uscire.
Il consiglio che mi sento di darvi è quello di consultare sempre le man pages di un comando almeno
per i primi utilizzi, in modo da non dover impazzire a capirne la sintassi e trovare una risposta
immediata ed esaustiva.
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Un'altra fonte davvero consistente ed utile per l'utilizzo corretto dei programmi installati sul sistema
è la directory /usr/doc. La maggior parte dei pacchetti infatti, contengono al loro interno, oltre ai
sorgenti dei programmi, la relativa documentazione che solitamente consiste dei classici file
README, delle istruzioni per l'utilizzo del software, la licenza sotto la quale sono rilasciati ecc.
La documentazione inclusa all'interno dei pacchetti viene installata nel vostro sistema assieme al
software e risiede nella directory /usr/doc
Se le man pages non forniscono alcuna informazione riguardo qualche comando o programma è
consigliabile cercare all'interno della directory /usr/doc.
0.6. DUAL BOOT SLACKWARE - WINDOWS
Molti utenti prima di passare a Linux completamente, mantengono su una partizione del proprio Hard
Disk, Microsoft Windows. Dopo l'installazione di Slackware se avete scelto di installare LILO sul
vostro MBR vi sarete di certo accorti LILO (Linux Loader) vi consente di avviare solamente Slackware
Linux e non l'altro sistema operativo presente sul vostro PC.
Per poter avviare l'altro sistema operativo dobbiamo operare qualche modica al file di configurazione
di LILO ed in particolare al file /etc/lilo.conf (consultare la man page di lilo.conf per maggiori
informazioni)
Sotto la riga “# Linux bootable partition config ends” aggiungiamo le seguenti righe che
consentiranno di avviare il sistema operativo MS-Windows
# La parte per avviare MS-DOS
other = /dev/hdb1
# Indica la partizione in cui risiede il sistema operativo Windows
label = Windows
# Specifica l'etichetta che apparirà una volta caricato LILO (Windows)
table = /dev/hdb
# La tabella delle partizioni per il secondo disco
Per rendere effettive le nostre modifiche dobbiamo ora lanciare il comando lilo (consultare la man
page di lilo.conf per maggiori informazioni). Prima di fare questa operazione è preferibile lanciare il
comando lilo -t che farà un test senza sovrascrivere il vostro MBR riportandovi le modifiche che
l'operazione introdurrà e vi segnalerà possibili problemi! In caso di problemi risolverli e poi lanciare
lilo per sovrascrivere il vostro MBR.
0.7. GESTIONE degli UTENTI
Dopo l'installazione di Slackware Linux, si rende necessaria la creazione di un utente “normale”, in
quanto durante il processo d'installazione l'unico utente che viene creato è root.
L'utente root è l'utente che possiede tutti i privilegi e detiene pieno potere sul sistema, è
l'amministratore del sistema. Questo utente andrebbe utilizzato solo ed esclusivamente quanto la
situazione lo richiede (installazione programmi, modifica delle configurazioni ecc.) in quanto qualsiasi
errore potrebbe causare la compromissione del funzionamento dell'intero sistema.
Alla luce di questo fatto vi sarà chiaro che a meno che la necessità non lo richieda è sempre meglio
logarsi come utente normale a meno di reale necessità.
La gestione degli utenti può avvenire utilizzando la shell e quindi in modalità testuale oppure
utilizzando la modalità grafica, utilizzando il desktop enviroment KDE e l'apposito tool kuser.
Per primo vedremo come gestire gli utenti utilizzando la shell testuale.
0.7.1 Aggiungere utenti
Per creare un utente si utilizza l'apposito script che risiede in /usr/sbin/adduser
Una volta lanciato tale script verranno presentate alcune domande per la creazione del nuovo utente
e verrà completata la fase di registrazione dell'account appena creato.
(consultare la man page di adduser per maggiori informazioni)
Gli script che vi aiuteranno per la gestione dell'account sono i seguenti:
/usr/bin/passwd
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Questo script torna utile quando si intende cambiare la password di un utente e in particolare se
viene invocato senza alcun argomento cambierà la password dell'utente attuale (quello con cui
siamo logati). Vi verrà chiesta la vecchia password, dopo di che, la nuova password che verrà
richiesta due volte per evitare errori di battitura
Attenzione!
ttenzione alle maiuscole e minuscole e alla lunghezza della nuova password
che dovrà essere composta da almeno sei caratteri, la nuova password non
dovrà coincidere con quella vecchia.
(consultare la man page di passwd per maggiori informazioni)
/usr/bin/chfn
chfn è utilizzato per cambiar le così dette ”finger information”, ovvero le informazioni salvate nel file
/etc/passwd. Le informazioni che possono essere modificate tramite chfn sono, il vero nome
dell'utente, l'ufficio, il numero di telefono e il numero di casa, informazioni sempre riferite all'utente
(consultare la man page di chfn per maggiori informazioni)
/usr/bin/chsh
Lo script chsh viene utilizzato per cambiare la propria shell di login. Se non ne viene passata una
come argomento sarà direttamente chsh a richiederne una all'utente. Le shell che vengono accettate
da chsh sono tutte le shell che compaiono nell'elenco contenuto all'interno del file /etc/shells.
(consultare la man page di chsh per maggiori informazioni)
0.7.2 Rimuovere utenti
La rimozione di un utente avviene lanciando lo script /usr/sbin/userdel. Lo scopo di userdel è quello di
eliminare l'account e i file relativi a tale account, eliminando tutte le voci che si riferiscono al suo
login.
(consultare la man page di userdel per maggiori informazioni).
0.7.3 Gestione degli utenti con kuser
La gestione in modalità grafica avviene in maniera molto pratica e veloce ed è forse più intuitiva per
gli utenti alle prime armi, vediamo come avviene utilizzando il tool kuser di KDE.
Lanciando kuser da un terminale oppure ricercandolo all'interno del menu K, ci troveremo di fronte
alla seguente finestra.
KUser è un'applicazione davvero semplice. Nella finestra principale si possono vedere due linguette:
la lista degli utenti e quella dei gruppi. Per modificare un utente o un gruppo, fare il doppio click su di
-kuser all'azione-
esso. La finestra di dialogo delle proprietà dell'utente e del gruppo apparirà
(C) Fioretti Nicola, 2004
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L'interfaccia è pulita ed intuitiva e non penso ci sia bisogno di illustrarla nel dettaglio. Kuser, mette a
disposizione tutti gli strumenti per la gestione degli utenti e potremo infatti creare, eliminare,
modificare sia gli utenti che i gruppi presenti nel sistema con estrema facilità.
0.8. TRADURRE le MAN PAGES in ITALIANO
Tutti gli utenti linux conosceranno sicuramente il progetto Pluto e chi di voi si avvicina per la prima
volta a questo mondo avrà sicuramente modo di imparare a conoscerlo. Per ottenere le man pages in
lingua italiana sulla nostra Slackware ci affideremo proprio al lavoro del team di Pluto.
L'operazione è semplice ed indolore. La prima cosa da fare è scaricare il file “man-pages-it0.3.3.tar.gz” (il nome può variare a seconda della versione che reperirete, in generale sarà manpages-it-X.X.X.tar.gz, al posto delle X ci sarà la versione del pacchetto) dal sito
http://ftp.pluto.linux.it/pub/pluto/ildp/man/
Una volta scaricato tale file portatevi nella directory in cui è contenuto e date il comando:
tar zxvf man-pages-it-0.3.3.tar.gz
necessario per la decompressione dell'archivio, seguito dal comando:
make install
che provvederà ad installare le man pages sul sistema (operazione che richiede i privilegi di root. Se
siete logati come utente normale potete ottenere i privilegi di root digitando il comando “su”[INVIO]
e digitando la password di root).
Ora per completare il processo dovrete impostare la variabile LANG a it_IT all'interno del vostro file
nascosto “.bash_profile”.
Per compiere la modifica aprite il file con il vostro editor preferito (nel esempio utilizzo mcedit come
editor).
mcedit /home/nome_vostro_utente/.bash_profile
che aprirà il file bash_profile ed inserite la seguente riga all'interno del file
export LANG=it_IT
A questo punto non vi rimane che provare a visualizzare il manuale di un qualsiasi comando
lanciando il comando:
man nome_comando
Nell'archivio che avete scaricato dal server di Pluto troverete informazioni aggiuntive all'interno del
file “Readme”.
0.9. ABILITARE IL MODULO APM per lo SPEGNIMENTO del PC
Un “problema” che viene riscontrato dopo l'installazione di Slackware Linux è quello dello
spegnimento del PC (tengo a precisare che non è un problema ma una scelta del team di sviluppo).
Infatti anche se noi proviamo a dare il comando
halt
oppure
shutdown -h now
il sistema procede killando tutti i processi e mostra a video la scritta “power down”. A questo punto
(C) Fioretti Nicola, 2004
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dobbiamo procedere noi con lo spegnimento del PC premendo il pulsante POWER. Questo
inconveniente può essere risolto semplicemente editando il file /etc/rc.d/rc.modules.
Una volta aperto questo file con il vostro editor preferito procedete con togliere tutti i # (che servono
per commentare la riga affinché non venga considerata) davanti a “modprobe apm” e controllare
che all'interno del file /etc/rc.d/rc.M non siano presenti altri # alla riga relativa a /usr/sbin/apmd.
Dopo queste modifiche quando invocherete il comando halt o uno di quelli sopra riportati il vostro PC
si spegnerà automaticamente.
1.0. LA GESTIONE dei PACCHETTI .tgz in SLACKWARE
Slackware al pari di qualunque altra distribuzione possiede il proprio gestore di pacchetti (package
management). I pacchetti di Slackware Linux sono archiviati in un formato ottenuto utilizzando le
utility tar e gzip ed utilizzano l'estensione .tgz
L'archivio così ottenuto mantiene la struttura della directory a partire dalla directory / (root) senza
contenere i link simbolici. All'interno del pacchetto sono spesso presenti anche alcuni script che
hanno lo scopo di ricreare i necessari link simbolici ed operare eventuali aggiustamenti.
Questo formato di pacchetto non prevede alcun script per il controllo delle dipendenze (come invece
avviene con il formato .RPM).
Il vantaggio di utilizzare il package management della propria distribuzione (nello specifico i .tgz di
Slackware) consiste nel fatto che questo ci consente di mantenere in ordine i pacchetti installati nel
sistema, tenendo traccia di ogni installazione e rimozione in un apposito database.
1.0.1 Dove reperire i pacchetti binari per la distribuzione Slackware
Oltre ai sorgenti che potete scaricare dalla rete o reperire sui CD allegati alle varie riviste dedicate al
mondo Linux, che andranno compilati, esiste la possibilità di installare dei pacchetti già compilati
(binari). Prima di cercare in rete date un'occhiata sui CD di Slackware in vostro possesso sui quali
potrete trovare un elevato numero di pacchetti. Una volta appurato che il pacchetto cercato non è
presente potete procedere con la ricerca in rete del vostro pacchetto.
I siti che mi sento in dovere di segnalarvi per reperire i vostri pacchetti sono:
http://www.slackware.com/pb/ (Sito ufficiale di Slackware Linux)
http://www.slacky.it
http://linuxpackages.net
1.0.2 Installazione dei pacchetti .tgz
Il comando utilizzato per l'installazione dei pacchetti binari sotto Slackware Linux è installpkg.
La sintassi di questo comando è la seguente:
[root=<path>] installpkg [option] <nome_pacchetto>
La variabile ROOT viene utilizzata quando si desidera installare un pacchetto in una posizione
diversa di quella di default (normalmente non serve specificare nulla a meno di esigenze particolari).
L'installazione tipica di un pacchetto avviene nella seguente modalità:
installpkg nome_pacchetto.tgz
Ad esempio se volessimo installare il programma di masterizzazione k3B digiteremo il seguente
comando (considerando come nome pacchetto “k3b-0.11.6-i486-1sl.tgz”):
installpkg k3b-0.11.6-i486-1sl.tgz
Le opzioni disponibili per installpkg sono le seguenti:
-m: Esegue un makepkg (utility per la creazione di pacchetti) nella directory corrente.
-r: Installa ricorsivamente tutti i pacchetti presenti all'interno della directory corrente e nelle sue
(C) Fioretti Nicola, 2004
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sottodirectory.
-warn: Visualizza i cambiamenti che subirà il sistema nel caso si decida di installare il pacchetto
specificato.
Le informazioni del database dei pacchetti installati, si trova in /var/log/packages, mentre gli
eventuali script di post installazione (se presenti) prenderanno posto in
/var/log/scripts/nome_pacchetto
(consultare la man page di installpkg per maggiori informazioni).
1.0.3 Rimozione di pacchetti .tgz dal sistema
Nel corso delle vostre prove e sperimentazione di nuovi programmi potreste avere la necessità di
rimuovere un pacchetto precedentemente installato. La rimozione di un pacchetto avviene in
maniera molto semplice e del tutto simile all'installazione come sintassi. Il comando utilizzato per
rimuovere i pacchetti dal sistema si chiama removepkg.
La sintassi di questo comando è la seguente:
[ROOT=<path>] removepkg [option]<nomepacchetto>
Come nel caso dell'installazione vista in precedenza la variabile ROOT può essere omessa a meno
che non intendiate memorizzare le informazioni della romozione in una directory diversa da quella di
default.
Le opzioni che si possono utilizzare con questo comando sono le seguenti:
-copy: Con questa opzione il pacchetto non viene rimosso ma viene copiato uguale all'originale nella
directory /var/log/setup/tmp/preserved_packages
-keep: Tiene traccia dei file temporanei creati durante la procedura di romozione e viene utilizzato
per scopi di debugging
-preserve: Il pacchetto viene rimosso ma prima ne viene fatta una copia di sicurezza nella directory
/var/log/setup/tmp/preserved_packages
-warn: Visualizza eventuali problemi che potrebbero insorgere a causa della rimozione del pacchetto
Il comando removepkg procede oltre che alla rimozione dei file che compongono il pacchetto anche
alla rimozione di eventuali link simbolici che potrebbero essere creati dallo script di postinstallazione.
Le informazioni riguardanti i pacchetti rimossi dal sistema vengono conservate all'interno della
directory /var/log/removed_packages mentre quelle relative ad eventuali script vengono salvate in
/var/log/removed_packages
Tipicamente la rimozione di un pacchetto avviene in questo modo (Continuiamo con il nostro
programma di esempio K3B )
removepkg 3b-0.11.6-i486-1sl.tgz
(consultare la man page di removepkg per maggiori informazioni).
1.0.4 Aggiornamento di un pacchetto presente sul sistema
L'aggiornamento dei pacchetti è un operazione abbastanza frequente nei sistemi operativi Linux,
visto il continuo lavoro della comunità di programmatori Open Source. In Slackware l'aggiornamento
di un pacchetto avviene lanciando il comando upgradepkg.
La sintassi prevista da questo comando è la seguente:
[ROOT=<path>] upgradepkg <nome_pacchetto>
oppure
[ROOT=<path>]
upgradepkg
(C) Fioretti Nicola, 2004
<nome_pacchetto>
[options]
<vecchio_pacchetto>
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<nuovo_pacchetto>
La procedure di aggiornamento di un pacchetto operata da upgradepkg prevede l'installazione del
nuovo pacchetto e solo ad installazione avvenuta viene fatta la rimozione del vecchio pacchetto. La
seconda sintassi presentata viene utilizzata quando il nome del pacchetto da una versione all'altra
viene modificato il nome del programma (caso remoto ma comunque possibile).
Normalmente l'aggiornamento di un pacchetto avviene in questo modo (Ipotizziamo che sul sistema
sia presente la versione 0.11.5 di K3B che vogliamo aggiornare alla versione 0.11.6 e che il nuovo
pacchetto si chiami “3b-0.11.6-i486-1sl.tgz”):
upgradepkg 3b-0.11.6-i486-1sl.tgz
(consultare la man page di upgradepkg per maggiori informazioni).
1.0.5 Conversione di pacchetti .RPM in .tgz
Slackware dispone di un tool che consente la conversione di pacchetti in formato .RPM (Red Hat
Package Manager), utilizzati dalla stragrande maggioranza delle distribuzioni Linux, in pacchetti in
formato .tgz (Slackware). Il tool in questione si chiama rpm2tgz. Dopo la conversione di formato il
pacchetto è gestibile dal Package Manager di Slackware Linux come visto in precedenza.
La sintassi di rpm2tgz è la seguente:
rpm2tgz <nome_pacchetto.rpm>
Dopo la conversione del pacchetto .rpm si otterrà un pacchetto che avrà lo stesso nome del
pacchetto .rpm specificato ma con estensione e formato .tgz
Attenzione!
Tengo a precisare che Slackware Linux è in grado di gestire i pacchetti .rpm
al pari delle altre distribuzioni. Per la gestione dei pacchetti RPM vi consiglio
di consultare la man page del comando rpm oppure consultare il piccolo
HOW-TO che ho scritto e che troverete sul sito. L'utilizzo di rpm2tgz è spesso
sconsigliato ed al suo utilizzo è meglio compilarsi da soli i sorgenti del
programma desiderato.
(consultare la man page di rpm2tgz per maggiori informazioni).
1.1. PKGTOOL, il TOOL di SLACKWARE LINUX
Il tool pkgtool è esclusivo della distribuzione Slackware Linux ed offre la possibilità di eseguire
diverse operazioni tra cui la gestione dei pacchetti .tgz e la configurazione di alcuni aspetti del
sistema. Per poter accedere a pkgtool dovete prima ottenere i privilegi di root (se non siete logati
come root dovete digitare come al solito il comando “su”[INVIO] e digitare la password di root). Il tool
viene invocato semplicemente lanciando il comando pkgtool dalla shell.
La prima schermata che verrà visualizzata è quella rappresentata in figura. Una volta entrati in
pkgtool vi troverete davanti un menu principale che vi consentirà di operare le vostre scelte.
I tasti che dovrete utilizzare per spostarvi attraverso le vari voci dei menu sono semplicemente
frecce direzionali, la barra spaziatrice per la selezione delle varie voci ed INVIO per confermare.
•
•
•
•
“Current” viene utilizzato per installare i pacchetti presenti all'interno della directory corrente. Se i
pacchetti presenti all'interno della directory corrente sono più di uno verrà richiesta conferma per
ognuno di essi.
“Other” viene utilizzato per installare dei pacchetti che risiedono all'interno di una directory
diversa da quella corrente e vale lo stesso discorso visto al punto precedente.
“Floppy” serve per installare pacchetti che si trovano su floppy
“Remove” viene utilizzato per procedere con la rimozione di uno o più pacchetti presenti sul
sistema. Una volta selezionata questa voce pkgtool interrogherà il database dei pacchetti
installati sul sistema e ve ne mostrerà la lista comprensiva della relativa descrizione per ognuno
(C) Fioretti Nicola, 2004
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di essi. Per procedere con la rimozione potete scorrere la lista con le frecce direzionali e una volta
trovato il pacchetto desiderato selezionarlo premendo la barra spaziatrice. Una volta terminata la
fase di selezione del/dei pacchetto/i interessati premete INVIO per la conferma dell'operazione.
-Schermata principale di pkgtool -
•
•
•
“View” mostra semplicemente la lista di tutti i pacchetti installati sul sistema e vi mostra la
descrizione relativa ad ognuno di essi.
“Setup” è forse il menu più interessante del tool. Grazie a questo sottomenu saremo in grado di
avviare i vari script di configurazione di Slackware.
Gli script che potete utilizzare sono molti e vi aiuteranno a configurare la vostra Slackware. La
prima voce che incontrerete è:
• “06.scrollkeeper” viene utilizzato per aggiornare il database della documentazione di
Gnome
• “70.install-kernel” utile per l'installazione di un kernel Linux da floppy
• “80.make-bootdisk” vi consente di creare un disco di avvio per il vostro sistema (utile se
avete intenzione di apportare modifiche al vostro LILO ed in caso di errori vi consentirà di
avviare comunque la vostra Slackware)
• “90.modem-device” viene utilizzato per selezionare su quale porta avete installato il vostro
modem per una futura configurazione.
• “hotplug” vi consente di attivare o disattivare il supporto ad hotplug che serve per
consentire al sistema di rilevare al boot eventuali dispositivi che verranno aggiunti al
sistema (il consiglio è quello di attivare l'hotplug)
• “mouse” serve per configurare il mouse per consentire di copiare ed incollare testi ecc. da
konsole.
• “netconfig” vi consente di procedere con la configurazione della rete
• “services” viene utilizzato per selezionare quali servizi attivare o meno all'avvio del
sistema (ad esempio potete selezionare se attivare il demone di apache, mysql ecc.)
• “setconsolefont” vi consentirà di selezionare la tipologia di carattere che vorrete utilizzare
per la shell
• “timeconfig” vi permette di selezionare il vostro fuso orario
• “xwmconfig” viene utilizzato per selezionare quale desktop enviroment vorrete utilizzare di
default all'avvio del server X (KDE, Gnome, xfce, fluxbox ecc.)
“Exit” Esce da pkgtool
(consultare la man page di pkgtool per maggiori informazioni)
(C) Fioretti Nicola, 2004
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1.2. CONSENTIRE il MONTAGGIO dei DISPOSITIVI CD-ROM e FLOPPY agli
UTENTI
Spesso molti utenti che installano Slackware per la prima volta, specialmente se sono alle prime armi
con Linux, riscontrano il problema del montaggio dei dispositivi da parte dell'utente “normale” senza
capirne la motivazione.
Slackware per motivi di sicurezza consente il montaggio dei dispositivi CD-ROM al solo utente “root”
e quindi gli utenti non sono in grado di portare a termine il montaggio.
La soluzione di questo problema è di facile soluzione e si tratta di modificare il file di configurazione
/etc/fstab. Tale file contiene informazioni descrittive sui vari file system (consultare la man page di
fstab per maggiori informazioni)..
In particolare dopo aver editato tale file con il nostro editor preferito e comunque dopo aver ottenuto
i privilegi di root, dobbiamo andare a modificare le righe relative al lettore CD-ROM e alle altra unità.
Ma prima di vedere come operare è meglio vedere, almeno a grandi linee cosa contiene il file
/etc/fstab per meglio comprendere cosa andremo a fare.
Il file di configurazione /etc/fstab contiene informazioni descrittive sui vari file system.
Tutte le informazioni presenti all'interno di questo file sono scritte rispettando una sintassi specifica,
la quale prevede che ogni riga sia composta da sei campi, ognuno del quale definisce uno specifico
comportamento del dispositivo. Ogni file system è descritto in un record ed occupa una sola riga. I
campi di ciascun record sono separati tra da tab e il loro ordine deve sempre essere rispettato.
Analizziamo ad esempio la seguente riga relativa al lettore CD-ROM
/dev/cdrom
/mnt/cdrom
iso9660
noauto,user,ro
0
0
Questa riga come potete notare è formata dai sei campi di cui sopra si era accennato. Ora vediamo
per ogni campo quale significato esso rappresenta all'interno di fstab.
Dispositivo
Punto di
Montaggio
Tipo
File System
Opzioni di Montaggio
Opzioni
Dump
Opzioni
Check
/dev/cdrom
/mnt/cdrom
iso9660
noauto,user,ro
0
0
Se non avete ancora modificato il vostro /etc/fstab dopo l'installazione dovreste trovarvi in questa
situazione:
/dev/cdrom
/mnt/cdrom
iso9660
noauto,owner,ro
0
0
Come potete notare tra le opzioni di montaggio trovate la voce “owner” anziché “user” e questo
dichiara che solo l'utente root può montare il dispositivo in questione, per poter consentire il
montaggio anche da parte degli altri utenti del sistema dovrete cambiare l'opzione “owner” con
“user” come mostrato nell'esempio qui di seguito
/dev/cdrom
/mnt/cdrom
iso9660
noauto,user,ro
0
0
Eventualmente potrete approfondire l'argomento in seguito perché questo argomento esula dallo
scopo di questa guida.
1.3. AVVIARE SLACKWARE in MODALITA' GRAFICA
Slackware per default viene avviata in modalità testuale, questo significa che dopo aver caricato il
sistema vi apparirà il prompt dei comandi anziché un gestore di sessione grafico come con SuSE o
Mandrake. A questo punto per accedere al Desktop Enviroment (KDE, Gnome o altro) di default
(C) Fioretti Nicola, 2004
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dovrete digitare startx. Se invece volete fare in modo Slackware si avvii direttamente in modalità
grafica dovrete editare il file di configurazione /etc/innittab e modificare il runlevel. Il file di
configurazione /etc/inittab descrive quali processi verranno avviati all'avvio del sistema. Init inoltre
distingue diversi runlevel ognuno dei quali può avere il proprio insieme di processi da avviare.
In genere su Linux sono utilizzati i seguenti runlevel:
Runlevel 0 : Questo runlevel avvia la sequenza di arresto del sistema (shutdown)
Runlevel 1: Questo runlevel rappresenta la modalità singolo utente, nessun altro utente può
collegarsi, il servizio di rete è disabilitato.
Runlevel 2: In genere è quello predefinito quando si opera in modalità testuale, tutti i servizi sono
attivi.
Runlevel 3: Inutilizzato. Può essere dedicato ad usi personali
Runlevel 4: E' il runlevel predefinito quando si vuole avviare Slackware Linux in modalità grafica
Runlevel 5: Inutilizzato. Può essere dedicato ad usi personali
Runlevel 6: Il runlevel 6 è quello di reboot.
Da notare che i runlevel di Slackware sono leggermente rispetto a quelli delle altre distribuzioni (ad
esempio per le altre distribuzioni il runlevel 5 serve per avviare il sistema in modalità grafica)
Alla luce di questo tutto quello che dobbiamo fare è modificare il runlevel richiamato all'avvio del
sistema. Dopo aver editato con il vostro editor preferito il file /etc/inittab portatevi alla riga
# Default runlevel. (Do not set to 0 or 6)
id:3:initdefault:
e sostituite il 3 con il 4 in questo modo
# Default runlevel. (Do not set to 0 or 6)
id:4:initdefault:
Da in poi la vostra Slackware partirà sempre in modalità grafica proponendovi all'avvio il manager di
sessione gdm dal quale potrete decidere quale desktop enviroment utilizzare (KDE, Gnome, xfce
ecc.), quale utente utilizzare per effettuare la login ecc.
Attenzione!
Potete utilizzare qualsiasi runlevel vogliate tranne che lo 0 e il 6, per ovvi
motivi!
(consultare la man page di inittab per maggiori informazioni)
1.4. CONFIGURARE MOUSE e TASTIERA in SLACKWARE
L'installazione di default del server X (server grafico utilizzato nelle varie distribuzioni Linux e BSD) il
mouse viene configurato come un mouse a tre tasti generico e quindi senza il supporto per lo scroll.
L'abilitazione dello scroll avviene modificando il file di configurazione del server X, ovvero il file
/etc/X11/XF86Config.
Mouse PS/2
Dopo aver ottenuto i privilegi di root editiamo tale file con il nostro editor preferito e portiamoci alla
sezione “Core pointer's InputDevice section” e in particolare sotto la riga “Input Device”
e modifichiamo il protocollo utilizzato dal nostro mouse in questo modo:
Option "Protocol" "IMPS/2"
(C) Fioretti Nicola, 2004
23
Aggiungiamo successivamente le seguenti righe:
Option "ZAxisMapping" "4 5"
Option "Emulate3Buttons" "no"
Al prossimo avvio del server X (mediante il comando startx) il nostro mouse sarà perfettamente
funzionante e potremo utilizzare tranquillamente il nostro scroll.
Ottimizzazione per il Mouse Ottico
Per poter sfruttare al meglio la maggiore ricoluzione di cui i mouse ottici sono dotati bisogna
aggiungere sempre all'interno del file di configurazione, all'interno della sezione “Core pointer's
InputDevice section” la seguente riga:
Option
“Resolution”
“600”
Il numero indicato nel terzo campo indica la risoluzione (espressa in dpi) e solitamente riportata sulla
confenzione o comunque sul manuale cartaceo del vostro mouse, normalmente comunque è di 600
dpi, quindi potete lasciare invariata tale riga.
Vedrete che dopo questa modifica il vostro mouse sarà notevolmente più sensibile.
Layout italiano in modalità grafica
Ogni tipologia di tastiera (inglese, italiana, tedesca ecc.) possiede il proprio layout che consente di
digitare correttamente i caratteri disponibili per la specifica lingua, nel caso specifico dell'italiano,
l'impostazione del corretto layout ci consentirà di digitare i caratteri “à é è ò ù”. Per la configurazione
del layout italiano in modalità grafica dobbiamo apportare una modifica al file di configurazione
/etc/X11/XF86Config. Dopo aver ottenuto i privilegi di root ed aver editato con il nostro editor
preferito tale file portiamoci alla sezione “Core keyboard's InputDevice section” e modifichiamo la
riga
# Option "XkbLayout" "de"
nella seguente
Option "XkbLayout" "it"
(consultare la man page di XF86Config per maggiori informazioni)
1.5. MONTAGGIO di DISPOSITIVI USB
Durante l'installazione Slackware vi consente di attivare la funzione “HOT PLUG” che permette al
sistema di riconoscere i nuovi dispositivi che vengono collegati al sistema. Se non lo avete già
attivato in fase di installazione potete sempre attivarlo in qualsiasi momento utilizzando il tool
PKGTOOL (vedi relativo capitolo). Dopo aver collegato il dispositivo USB (pendrive oppure HD
esterno) lanciate, dopo aver acquisito i privilegi di root, il comando
tail -F /var/log/messages
per vedere a quale device è associato il dispositivo. L'output che vi verrà ritornato sarà simile al
seguente:
Mar 29 17:58:45 darkstar kernel: sda: sda1
Mar 29 17:58:45 darkstar kernel: USB Mass Storage support registered.
....
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Da questo output possiamo vedere che il dispositivo USB è stato correttamente riconosciuto ed
associato al device /dev/sda1.
Ora potete crearvi una directory (che fungerà da punto di montaggio ad esempio /mnt/usb) e
procedere con il montaggio vero e proprio del dispositivo lanciando il seguente comando come root:
mount /dev/sda1 /mnt/usb
A questo punto potete accedere al contenuto della vostra pendrive o HD USB semplicemente
portandovi all'interno della directory /mnt/usb.
Ovviamente possiamo “registrare” il nuovo dispositivo all'interno del file /etc/fstab e crearci la
relativa icona su KDE per montare il dispositivo con un click.
Per fare questo è sufficiente aggiungere all'interno del vostro /etc/fstab la seguente riga:
/dev/sda1
/mnt/usb
auto
noauto,users,rw
0
0
(Ricordo che il file /etc/fstab è modificabile solamente dall'utente root, quindi se non siete logati
come root assumetene i privilegi).
Dopo aver apportate queste modifiche ad /etc/fstab createvi l'icona sul desktop di KDE ed il gioco è
fatto.
(Per maggiori informazioni consultare le man page di fstab, hotplug e tail)
1.6. ACCEDERE alle PARTIZIONI WINDOWS
Se avete installato Slackware Linux assieme ad un altro sistema sistema operativo che utilizza un file
system di tipo NTFS (ad esempio Windows 2000 ed XP) avrete la necessità di accedere ai dati
salvati in tale partizione e quindi vediamo come procedere.
Attualmente il supporto a partizioni di tipo NTFS è garantito in sola lettura anche se esiste la
possibilità (aggiornando il kernel alla versione 2.6.x) di andare in scrittura anche se comunque in
maniera limitata. Al momento fermiamoci qui e vediamo come è possibile accedere in lettura alla
nostra partizione NTFS .
Innanzitutto dovete editare il file /etc/fstab ed aggiungere la seguente riga:
/dev/hda1
/mnt/win
ntfs
auto,users,ro
0
0
Dove “/dev/hda1” indica la partizione NTFS da montare, “/mnt/win” il punto di montaggio, “ntfs” il
tipo di filesystem, “auto,user,ro” sta ad indicare che la partizione verrà montata all'avvio, sarà
accessibile dagli utenti del sistema e l'accesso sarà in sola lettura.
(Per maggiori informazioni consultare le man page di fstab)
1.7. ACCESSO ad INTERNET con PPP
Slackware Linux mette a disposizione dei propri utenti lo strumento pppsetup che permette la
configurazione di una connessione dialup. Dal punto di vista visivo è del tutto analogo a pkgtool ed a
netconfig. L'esecuzione di pppsetup è concessa al solo utente root e quindi se non siete logati come
root ottenete i privilegi e lanciate il comando
pppsetup
Il programma vi consentirà di immettere le informazioni necessarie per la corretta configurazione
della vostra connessione, come ad esempio il numero di telefono del vostro ISP , il baud rate del
vostro modem, la stringa di inizializzazione del vostro modem ed altre informazioni. Non
spaventatevi, per molte delle domande che vi verranno fatte esistono delle opzioni di default che
(C) Fioretti Nicola, 2004
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vanno bene nella maggior parte dei casi.
Dopo l'esecuzione di pppsetup vengono creati i file ppp-go e ppp-off, utilizzati relativamente per
avviare e terminare la connessione PPP. Al pari di pppsetup questi due script devono essere lanciati
con privilegi di root.
(consultare la man page di pppsetup per maggiori informazioni)
1.8. MANTENERE AGGIORNATA la PROPRIA SLACKWARE con SWARET
Possiamo definire swaret un po' come il live update di RedHat o apt-get di Debian, non si tratta altro
che un'utilità di gestione pacchetti, che collegandosi ai mirror slackware, fornisce una lista dei
pacchetti nuovi non presenti nelle iso ufficiali e permette l'installazione di questi. Un'utilità molto
comoda per l'upgrade del proprio sistema, soprattutto per chi non come me possiede un
collegamento veloce. Ma anche con un 56k gli aggiornamenti sono veloci, swaret sfrutta a pieno il
collegamento coi mirror slackware.
1.8.1 Come ottenere swaret?
Nell'ultimo rilascio di Slackware linux swaret si trova nel secondo CD, quello degli extra, dove sono
presenti anche gimp 1.3.20, gcc 3.3.1 e altre versioni software considerate ancora non stabili. Potete
trovarlo anche sui mirror slackware come pacchetto.
1.8.2 Il file di configurazione
Prima di tutto è necessario modificare il file di configurazione di swaret. In un'installazione standard
si trova in /etc/swaret.conf.new. Questo file va aperto con un editor di testi, modificato, quindi
rinominato in swaret.conf. Sono di seguito elencate alcune delle opzioni principali perché swaret
funzioni correttamente:
VERSION=x.x
//versione della propria slack es 9.0 o 9.1
PACKAGES=1 o 0 //esegue ricerca sui pacchetti standard
PATCHES=0 o 1 //esegue ricerca sulle patches
EXTRA=1 o 0
//sui pacchetti extra SOURCES=0 o 1 //sui pacchetti sorgente NIC=lo o ethx //con lo
usa una connessione locale, con ethx (ethx è il device di rete) una connessione di rete
Ovviamente i parametri di configurazione sono molti altri, e per scoprirli vi invito a vedere le pagine
di manuale dedicate a swaret.conf col comando "man swaret.conf".
1.8.3 Ricevere la lista dei pacchetti
Prima di decidere se installare un pacchetto o meno è bene ricevere la più recente lista dei pacchetti
aggiornati. Per farlo basterà passare il parametro --update all'eseguibile swaret. Digitando "swaret -update" swaret comincerà a collegarsi con i mirror slackware per ricevere la lista dei pacchetti.
Questa lista ovviamente varierà a seconda del valore di alcuni settaggi dello swaret.conf. Se EXTRA
fosse impostato su 1 la lista dei pacchetti verrebbe aggiornata anche con i pacchetti extra. Se la
vostra linea è veloce in pochi secondi tutto dovrebbe essere finito, altrimenti un paio di minuti ci
vorranno.
1.8.4 Visualizzare la lista dei pacchetti
Ora che sono state ricevute tutte le informazioni necessarie sui nuovi pacchetti presenti sui mirror
slackware è possibile visualizzarne la lista completa e decidere eventualmente quali aggiornare. Per
ricevere la lista usare il comando "swaret --list". Una pagina alla volta verranno elencati sulla nostra
consolle tutti i pacchetti installati sul nostro sistema con indicato nome, e peso. Accanto ad ogni
pacchetto viene fornita inoltre l'informazione più utile che ci informa sullo stato di installazione del
pacchetto in questione. "(status: installed)" ci informerà che il pacchetto è correttamente installato,
"(status: not installed)" del contrario. E' da questa lista che dobbiamo scegliere quali pacchetti
vogliamo aggiornare, ovviamente sarà inutile aggiornare un pacchetto con accanto
"(status:installed)" perché già presente sul sistema. Quando si riceve la lista dei pacchetti il mio
consiglio è ti attivare l'opzione EXTRA nello swaret.conf, infatti negli extra sono presenti molti
pacchetti utili come le ultime versioni in sviluppo di gimp o gcc e swaret stesso.
(C) Fioretti Nicola, 2004
26
1.8.5 Installare un pacchetto
Guardatevi bene la lista dei pacchetti ottenuta come spiegato nel paragrafo precedente e scegliete
quelli che secondo voi meritano di essere aggiornati. Se ad esempio usate linux come piattaforma
multimediale sarà inutile installare il pacchetto di una nuova versione di php o mysql, mentre se
fosse disponibile un nuovo pacchetto per xine cambierebbe tutto. Anche per l'installazione il
comando è dei più semplici: "swaret --install KEYWORD" dove KEYWORD può è una parola chiave
presente nel nome dei pacchetti che si vuole installare. Eseguito il comando uno ad uno verrà
chiesta conferma sulla volontà di installare i pacchetti contenenti la KEYWORD nel nome. Una volta
fatte le proprie scelte parte il download,il check dell'md5sum, quindi l'installazione del pacchetto è
automatica. Una volta ultimate queste operazioni non resta che cominciare ad usare il software
contenuto nel pacchetto appena installato.
(consultare la man page di swaret per maggiori informazioni)
1.9. DARE LA POSSIBILITA' di SPEGNERE il PC a TUTTI gli UTENTI
Slackware Linux normalmente consente lo spegnimento del PC al solo utente root, questo significa
che se siamo loggati come utente “normale” per spegnere il PC dobbiamo prima ottenere i privilegi
di root. Per ovviare questa restrizione e consentire lo spegnimento del PC a tutti gli utenti del
sistema dobbiamo attivare il bit SUID abbinando la proprietà all'utente root (SUID-root).
Per fare questo è sufficiente digitare il comando:
chmod 4755 /sbin/shutdown
Dopo aver invocato questo comando, tutti gli utenti saranno in grado di spegnere il PC
tranquillamente senza utilizzare il comando “su” per ottenere i privilegi di root (in questo modo il
comando shutdown viene impartito come se fosse stato lanciato direttamente dall'utente root).
NOTA:
Se dopo aver settato il bit SUID e digitando il comando
shutdown -h now
vi viene notificato il messaggio “ -bash: shutdown: command not found”,
questo non dipende dal fatto che abbiate operato in maniera errata ma è
dato dal fatto che normalmente l'utente “normale” non possiede la directory
/sbin all'interno della propria variabile di ambiente PATH.
Per arrestare il nostro sistema quindi dovremo lanciare il comando completo
del percorso completo che sarà:
/sbin/shutdown -h now
Per ovviare questo inconveniente basta editare il file .bash_profile (il punto
prima del nome indica che è un file nascosto) che si trova all'interno della
nostra home ed aggiungere alla variabile PATH la directory /sbin.
(consultare la man page di chmod, shutdown per maggiori informazioni)
2.0. UTILIZZARE i TASTI SPECIALI della TASTIERA
Molte tastiere, specie se di recente fabbricazione, mettono a disposizione dell'utente alcuni tasti
speciali destinati a scopi specifici, ad esempio avviare il browser, piuttosto che il client di posta e
tanto altro ancora.
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Con Linux è possibile utilizzare questi tasti nello stesso modo che vengono utilizzati sotto windows,
basta sapere quali strumenti utilizzare.
I programmi che andremo ad utilizzare (non compresi nelle ISO ufficiali di Slackware) sono
xbindkeys _config ed xbindkeys.
Sostanzialmente xbindkeys è un programma che gira in background che rimane in attesa che venga
premuto un tasto o una combinazione di tasti associata al lancio di un'applicazione. Dal punto di
vista pratico viene associato un tasto o una combinazione ad un dato comando da lanciare.
Questi pacchetti software li potete trovare già pacchettizzati in uno dei siti segnalati in precedenza.
Il loro utilizzo è davvero semplice, l'unica cosa che dovete fare è configurare a vostro piacimento
xbindkey tramite il comando xbindkey_config e ricordarvi di lanciarlo ogni qualvolta accedete al
server grafico. Per lanciare in maniera automatica xbindkey potete editare il file .xinitrc all'interno
della vostra directory home ed aggiungere la seguente riga
xbindkeys &
prima della riga che lancia il vostro window manager di default.
-Screenshot di xbindkeys-
Maggiori informazioni su xbindkeys e xbindkeys_config possono essere trovate all'interno della
directory /usr/doc/xbindkeys-x.x.x e /usr/doc/xbindkeys_config-x.x.x, dove al posto delle x vi sarà la
versione installata sul sistema del pacchetto in questione.
2.1. INSTALLAZIONE dei DRIVER per SCHEDE GRAFICHE nViDIA
Dopo l'installazione di Slackware vi sarete di certo accorti che, anche se la vostra scheda grafica
nViDIA è stata riconosciuta correttamente, non disponete dell'accelerazione hardware 3D. Questo
avviene in quanto i driver prodotti da nViDIA non sono rilasciati sotto licenza GPL e quindi la maggior
parte delle distribuzioni Linux ha deciso di non includerli all'interno della loro collezione di pacchetti e
Slackware non fa eccezione.
Per scaricare i driver ufficiali aggiornati portatevi sul sito ufficiale di nvidia al seguente URL:
http://www.nvidia.com
(C) Fioretti Nicola, 2004
28
L'installazione degli “NVIDIA Accelerated Linux Driver Set”consente di sfruttare le GPU NVIDIA con
Linux x86 e offre il supporto delle funzioni 2D accelerate e delle API OpenGL e consentono
un'accelerazione hardware ottimizzata delle applicazioni OpenGL .
Dopo aver fatto il download dei driver, il cui nome presumibilmente sarà simile al seguente “NVIDIALinux-x86-1.0-5328-pkg1.run” potete iniziare l'installazione uscendo da X, quindi passare alla
directory contenente il file scaricato e lanciare il comando (ovviamente dopo aver acquisito i privilegi
di root):
NVIDIA-Linux-x86-1.0-4496-pkg1.run
Il file .run è un archivio autoestraente ed avvia automaticamente l'estrazione del contenuto
dell'archivio ed esegue l'utility `nvidia-installer` in esso contenuta, che guida l'utente nell'intera
procedura di installazione dei driver di NVIDIA.
Una volta terminata la procedura di installazione dovete far sapere al server X della presenza del
nuovo driver appena installato. Per fare questo dobbiamo editare il file /etc/X11/XF86Config e
sostituire il driver fino ad ora utilizzato (“nv” oppure “vesa”) con il nuovo driver nvidia. Per fare
questo dobbiamo portarci all'interno della sezione “Graphics device section” e cercare la riga:
Driver "nv" (o Driver "vesa")
e modificarla con
Driver "nvidia"
Nella sezione modulo, accertarsi di avere:
Load "glx"
Se esistenti, dovranno essere eliminate anche le seguenti righe:
Load "dri"
Load "GLcore"
Se tutto è andato a buon fine al prossimo riavvio del server X dovreste vedere il logo di nViDIA e
l'accelerazione hardware 3D funzionerà correttamente.
Attenzione!
L'installazione dei driver nViDIA va fatta SOLO dopo essere usciti dal server
X. Sul sito di nViDIA potrete trovare maggiori informazioni in merito.
Per maggiori informazioni potete consultare la guida ufficiale reperibile sul sito di nViDIA (disponibile
anche in lingua italiana) nella quale troverete anche la configurazione dell'uscita TV ecc.
2.2. ASSICURARE una BUONA SICUREZZA di BASE al SISTEMA
Normalmente uno degli aspetti che gli utenti tendono a tralasciare è la messa in sicurezza del
proprio sistema con ovvi e successivi problemi che questa mancanza può far insorgere. Per evitare le
spiacevolezze che possono incorrere dal sottovalutare la sicurezza del sistema vediamo come
possiamo garantirci una sicurezza abbastanza buona per il nostro PC di casa.
2.2.1 La scelta di una password sicura
La prima difesa contro un possibile attacker, locale e remoto, è rappresentata dalla vostra
password. L'importanza della password è discussa in vari documenti che possono aiutarvi nella
scelta di una password intelligente e abbastanza sicura (anche se essa in realtà non rappresenta mai
una difesa insormontabile se si ha accesso fisico alla macchina).
Il consiglio è quello di scegliere una password di almeno 10 caratteri alfanumerici. Non utilizzate mai
(C) Fioretti Nicola, 2004
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il vostro nome o quello dei vostri familiari come password. La vostra password non deve essere una
parola che compare nei dizionari e vocabolari, in quanto questo agevola i programmi utilizzati per
crackare le password che si basano su dizionari e ricercano le possibili parole presenti in una o più
lingue.
2.2.2 L'utente root
Come abbiamo già visto in precedenza l’utente root è l’utente che gode di pieni poteri all’interno del
sistema ed è quindi preferibile utilizzare tale utente solo ed esclusivamente quando la situazione lo
richiede.
Se un attacker dovesse ottenere l’accesso al vostro sistema come root potrebbe causare danni
irreparabili e agire indisturbato, quindi per accedere al sistema e lavorare utilizzate sempre un
utente “normale”.
Qui si seguito sono riportate alcune regole che è bene seguire
1. Utilizzate un utente “normale” ed eventualmente aggiungetelo al gruppo whell qualora questo
utente dovesse avere la necessità di poter eseguire uno switch user a root (Ottenere i privilegi di
root lanciando il comando ‘su’ [password di root]. Se un utente non appartiene al gruppo whell non
può fare uno switch user!).
2. Non lanciate applicazione come utente root (server X ecc.)
3. Non abbandonare mai il PC quando siete loggiati come root
2.2.1 Arrestare i servizi inutili e chiudere le porte
Per ottenere un minimo di sicurezza è di fondamentale importanza sapere quali porte del nostro
computer sono aperte e da quali servizi esse sono gestite. Uno strumento utile allo scopo è il portscan netstat. Per avere un elenco delle porte aperte sul nostro sistema lanciamo il seguente
comando:
netstat -l
Dopo aver consultato tale elenco possiamo cominciare con il fermare tutti i servizi di cui non
abbiamo bisogno, possibilmente partendo da quelli lanciati dal super daemons inetd (che sono
potenzialmente i più pericolosi e che risultano normalmente inutili). Per fermare tali servizi dovrete
editare il file di configurazione /etc/inetd.conf e commentare ogni riga che richiama i servizi che
risultano essere inutili per le nostre attività (inserendo un # ad inizio riga). A meno di esigenze
particolari potete commentare tutte le righe tranne quella relativa al servizio di autentificazione di
AUTH (utile per alcuni server FTP, e-mail ecc.).
Oltre ad inet ci sono molti altri demoni che tengono aperte alcune porte e quindi se quest'ultimi non
ci sono strettamente necessari è meglio arrestarli al fine di ottenere una maggiore sicurezza.
Dopo aver riavviato il sistema proviamo nuovamente a controllare con netstat quali porte sono
aperte e cerchiamo di identificare quelle a noi inutili per terminare i servizi che ne fanno uso. Per
l'identificazione dei servizi possiamo affidarci al comando fuser (vi rimando alla man pages di fuser
per maggiori informazioni) il quale è in grado di identificare i processi che stanno utilizzando i file e
quindi anche le porte.
La sintassi da utilizzare è la seguente:
fuser -v porta/protocollo
Ad esempio se vogliamo “sondare” la porta 22 dobbiamo digitare:
fuser -v 22/tcp
Questo comando ci tornerà un output simile al seguente:
22/tcp root 23424 ... sshd
Osservando l'output non vi sarà difficile immaginare che “sshd” è il nome del processo che sta
tenendo aperto la porta 22 e che “23424” è il PID del processo.
Per terminare il processo sshd dobbiamo utilizzare il comando kill (vi rimando alla man pages di fuser
(C) Fioretti Nicola, 2004
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per maggiori informazioni) utile per forzare la terminazione di un processo.
La sintassi di questo comando è la seguente:
kill -n PID
(dove n specifica il tipo di segnale da mandare al processo e PID identifica il processo da
terminare)
Nella fattispecie dobbiamo lanciare il seguente comando:
kill -9 23424
che provocherà l' immediata terminazione del servizio fino al prossimo riavvio della macchina. Per
fare in modo che che tale demone non sia mai più avviato automaticamente, dovete ricercare il file
all'interno della directory /etc/rc.d e commentare all'interno gli script di inizializzazione la riga
relativa all'attivazione del servizio.
Ovviamente questa metodologia di lavoro è da considerarsi valida per tutti gli altri servizi che avete
intenzione di arrestare.
(consultare la man page di netstat, fuser, kill per maggiori informazioni)
2.2.2 L'importanza di mantenersi aggiornati
Anche se nel paragrafo precedente abbiamo visto come chiudere le porte ed arrestare i servizi inutili
al fine di garantirci un buon livello di sicurezza non pensate di essere in totale sicurezza e quindi non
abbassate la guardia. Questo avviso non è fatto al fine di mettere paura all'utente ma per cercare di
renderlo il più responsabile possibile per quanto riguarda l'ambito della sicurezza.
Molto probabilmente una delle cose più importanti da fare e purtroppo spesso e volentieri snobbata
dalla maggior parte degli utenti, è mantenere costantemente aggiornato il sistema. L'aggiornamento
se fatto in maniera intelligente aiuta ad incrementare notevolmente il livello di sicurezza del sistema.
E' ovvio che l'aggiornamento non deve essere assiduo e non si rende necessaria un estenuante
ricerca dell'ultimissima versione del software, ma è sufficiente aggiornare i nostri pacchetti quando
vengono segnalati problemi di sicurezza.
Bisogna porre molta attenzione alle patch messe a disposizione per il kernel linux, le quali
aggiungono ad esso un maggiore grado di sicurezza. Sostanzialmente queste patch introducono
nuove protezioni per quanto riguarda i possibili problemi derivati da fenomeni come i famigerati
buffer overflows ecc.
2.2.3 Impostare una password per LILO (LInux LOader)
Per aumentare il livello di sicurezza del vostro sistema è possibile impostare una password per il
bootmanager LILO. La password può essere utilizzata in due modalità, globale oppure per immagine.
Dovete porre molta attenzione perché le password sono salvate in chiaro nel file di configurazione di
LILO.
Per impostare la password come globale dovete impostare la password all’inizio del file di
configurazione. Per procedere con l’impostazione della password globale in LILO editate il file di
configurazione /etc/lilo.conf ed aggiungete queste righe in cima al file:
password=VOSTRAPWD
restricted
dalay=3
Se invece intendete impostare la password solamente ad un’immagine il file /etc/lilo.conf andrà
modificato nella seguente maniera:
image=/boot/bzimage
read-only
password=VOSTRAPWD
restricted
In alternativa potete omettere l’opzione resctricted, questo comporta l’immissione della password ad
(C) Fioretti Nicola, 2004
31
ogni riavvio del sistema.
Affinché le modifiche apportate al vostro file /etc/lilo.conf diventino effettive dovrete ora procedere
lanciando il comando /sbin/lilo
2.2.3 Firewall in Slackware
Il firewall contribuisce ad aumentare il livello di sicurezza del sistema, ma non deve essere “lo
strumento” che ne garantisce la sicurezza. Molto probabilmente, risulta più efficace l'arresto di tutti i
servizi e deamons che non sono indispensabili e la configurazione ottimale dei daemons che
intendiamo lasciare attivi sul sistema, del firewall stesso.
In Slackware Linux è presente iptables, uno strumento utile per la realizzazione del nostro firewall. Il
funzionamento di iptables è abbastanza complesso e quindi non verrà trattato all'interno di questo
documento. Anziché affidarci direttamente ad iptables è preferibile utilizzare l'interfaccia di
configurazione guarddog. guarddog ovviamente non è l'unica interfaccia disponibile ma
personalmente la ritengo una scelta affidabile e di semplice utilizzo. guarddog supporta un buon
numero di protocolli e permette di definirne altri manualmente.
Come abbiamo già detto in precedenza esistono altre interfacce di configurazione che possono
essere utilizzate, tra tutte mi sento di segnalarvi firestarter e fwbuilder.
-Screenshot di guarddog-
2.3 AVVIARE PROGRAMMI e DEMONI all'AVVIO del SISTEMA
Una delle necessità che potrebbe verificarsi è quella di dover avviare un demone od un programma
particolare all'avvio del sistema. Per garantire che un servizio o un programma venga avviato
all'avvio del sistema dobbiamo editare il file di configurazione /etc/rc.d/rc.local.
Editiamo tale file ad esempio con l'editor mcedit lanciando il comando
(C) Fioretti Nicola, 2004
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mcedit /etc/rc.d/rc.local
All'interno di questo file dovrete inserire il comando o il servizio da avviare ed il gioco è fatto. Al
prossimo riavvio il programma o servizio da voi desiderato verrà avviato assieme al sistema.
2.4 ABBELLIRE il NOSTRO LILO
Come vi sarete di certo reso conto il bootloader LILO di default è abbastanza semplice e poco
fantasioso e colorato. Esiste la possibilità di abbellire e rendere più giocoso il nostro bootloader
seguendo dei piccoli passi che vedremo qui si seguito.
Attenzione!
Prima di procedere, munitevi (se già non ce l’avete) di un floppy di boot che
vi tornerà utile nel malaugurato caso che qualcosa andasse storto e
compromettesse il vostro LILO.
Visto che andremo a modificare dei file di configurazione è necessario essere logati come root o
quanto meno dovrete ottenerne i privilegi lanciando il comando su e digitando la password di root.
Cominciamo facendoci una copia di backup del file di configurazione di lilo che modificheremo in
maniera tale che se si verificassero errori sia facile ripristinare il tutto. Per fare un backup digitiamo il
comando
cp /etc/lilo.conf /etc/lilo.conf-backup
Ora procediamo con lo scaricare una versione patchata di LILO in grado di fornire possibilità di usare
menu
grafici
animati.
Questa
versione
patchata
di
LILO
è
disponibile
presso:
http://members.optusnet.com.au/rkelsen/lilo.html
Una volta scaricato il nuovo LILO procediamo con la sua installazione digitando il comando
upgradepkg nomepacchetto
A questo punto dobbiamo ripristinare il file lilo.conf (nell’eventualità che questo sia stato sovrascritto
dall'installazione del nuovo LILO) e quindi digitiamo:
mv etc/lilo.conf-backup /etc/lilo.conf
Adesso è il momento di mettere mano al nostro file di configurazione /etc/lilo.conf, in modo che esso
vada a caricare le animazioni installate assieme al nuovo LILO.
Editate con il vostro editor preferito il file /etc/lilo.conf e inserite la seguente stringa (vedi esempio
sottostante):
message=PathAssoultoDellaDirectoryContenteLeAnimazioni/NomfileAnimato.boot
Di default in Slackware il path dovrebbe essere il seguente:
/usr/share/lilo-bootscreens/
Di conseguenza la riga aggiunta nel mio file /etc/lilo.conf è la seguente:
message=/usr/share/lilo-bootscreens/penguins.boot
(C) Fioretti Nicola, 2004
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# LILO configuration file
# generated by 'liloconfig'
#
# Start LILO global section
append="hdc=ide-scsi"
boot="/dev/hda"
message = /usr/share/lilo-bootscreens/penguins.boot
........
-Esempio del file /etc/lilo.conf modificato-
Adesso non vi rimane che salvare il file ed uscire. Digitate il comando
lilo -t
e se questo non riporta errori andate a sovrascrivere il vostro lilo con il comando
lilo -v
Riavviate il sistema e godetevi il vostro nuovo bootmanager in azione! Ovviamente le schermate
possono essere cambiate e ne potete trovare molte in rete. Cominciate la vostra ricerca sul sito
http://kde-look.org e cercate boot splash.
2.2 INSTALLARE VMWARE SOTTO SLACKWARE LINUX
VMware è un programma che consente di creare una macchina vituale all'interno del nostro
ambiente di lavoro. Grazie a questo programma possiamo emulare ad esempio macchine Windows
sotto Linux o altre macchine Linux o *BSD sotto Linux. Esistono due versioni di questo programma,
una per GNU/Linux ed una per MS-Windows.
VMware, purtroppo, è un software commerciale, la cui ottica quindi si trova al di fuori della filosofia
che sta alla base di GNU/Linux e del software libero. Questa sua caratteristica mi ha fatto pensare
molto e inizialmente non volevo trattare questo argomento all'interno di questa guida, ma poi mi
sono reso conto che questo argomento poteva comunque essere interessante per vari utenti.
Vmware inoltre consente di creare delle reti virtuali tra le macchine virtuali.
Per quanto la versione Linux, Vmware, è distribuito in formato .rpm oppure .tar.gz. Nella stragrande
maggioranza delle distribuzioni, l'installazione d questo software è davvero semplice ed indolore,
mentre per la nostra Slackware l'installazione si “complica” un pochino!
La prima cosa da fare è quella di scaricare il pacchetto dal sito ufficiale http://www.vmware.com e
successivamente procedere con la sua decompressione.
A questo punto dobbiamo preparare la nostra Slackware per procedere con la corretta installazione
di questo software. Dal punto di vista pratico, questo significa creare delle directory che Vmware si
aspetta di trovare per copiare al loro interno alcuni file necessari al suo funzionamento. Da shell,
dopo aver ottenuto i privilegi di root, portiamoci all'interno della directory /etc, digitando:
cd /etc
Creiamo la directory init.d
mkdir init.d
Sempre da /etc lanciamo il seguente comando
for i in {0,1,2,3,4,5,6}; do mkdir rc$i.d; done
Che creerà le seguenti directory rc0.d, rc1.d, rc2.d, rc3.d, rc4.d, rc5.d, rc6.d.
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Portiamoci ora all'interno della directory dove abbiamo decompresso vmware e facciamo partire
l'installazione lanciando il comando ./vmware-install.pl e prepariamoci a rispondere alle domande
che l'installer ci porrà.
A questo punto vmware è pronto per essere utilizzato e quindi potete lanciare da shell il comando
vmware.
L'utilizzo di vmware è abbastanza intuitivo ed il wizard vi guiderà nella creazione della vostra
macchina virtuale e nella sua configurazione. Ovviamente se intendete di far girare più macchine
virtuali assicuratevi di possedere una macchina con molta, molta RAM e con una CPU abbastanza
potente perché Vmware richiederà molte risorse!
Note su Vmware
Se volete utilizzare la rete tra le vostre macchine virtuali, ricordatevi di
impartire il seguente comando:
cp /etc/init.d/vmware /etc/rc.d/rc.vmware
(C) Fioretti Nicola, 2004
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E per finire ecco a voi la mia fedele Slackware...
-Slackware Linux 9.1, KDE 3.2.2- by flower (Fioretti Nicola)
(C) Fioretti Nicola, 2004
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Ringraziamenti:
Voglio ringraziare il mio amico Velenux (Simone Bianchini) per avermi concesso di inserire
all'interno del documento la guida su swaret e per avermi dato una mano nella realizzazione di
questa guida . Sul sito “The Slack-it Linux Project” di Velenux troverete altre guide e risorse
dedicate alla distribuzione Slackware Linux!
Mi sento di segnalare il comodissimo script creato da Velenux e reperibile sul suo sito che vi
consentirà di crearvi i vostri pacchetti binari .tgz partendo dai sorgenti, del quale è disponibile
anche una versione con interfaccia grafica realizzata con Xdialog.
Per visitare il sito di Velenux andate al seguente URL:
http://web.tiscali.it/gnu.linux/index.html
Slackware è un marchio registrato da Slackware Linux, Inc
Linux è un marchio registrato da Linus Torwalds
Per qualsiasi tipo di segnalazione di errori o imprecisioni riscontrate all'interno della
guida o per collaborare all'espansione di questa guida vi prego di contattarmi via e-mail
all'indirizzo [email protected]
Le informazioni contenute in questo documento possono essere diffuse e riutilizzate in base alle
condizioni poste dalla licenza GNU (General Public License), come pubblicato dalla Free Software
Foundation.
In caso di modifica del documento e/o di riutilizzo parziale dello stesso, secondo i termini della
licenza, le annotazioni riferite a queste modifiche e i riferimenti all'origine di questo documento,
devono risultare evidenti e apportate secondo modalità appropriate alle caratteristiche dell'opera
stessa.
Copyright © 2004 Fioretti Nicola
Altinum LUG -Roveretohttp://lorix.org
email: [email protected]
(C) Fioretti Nicola, 2004
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