L`Europa unita contro il dumping sociale
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L`Europa unita contro il dumping sociale
Albo L’Europa unita contro il dumping sociale di Silvio Faggi Sono sempre di più le iniziative da parte degli Stati della vecchia Europa tese a contenere fenomeni di concorrenza sleale. L’ultima è la lettera dei ministri dei Trasporti alla Commissione Ue F Il vice presidente del Comitato Centrale dell’Albo in rappresentanza delle associazioni di categoria, Silvio Faggi 6 TIR195-2016 ra i tanti problemi che l’Unione europea è chiamata quotidianamente ad affrontare in tema di trasporto, particolare importanza riveste la sperequazione del costo del lavoro fra i conducenti dell’Europa occidentale e quelli dell’Europa orientale; un tema veramente caldo che sta calamitando l’attenzione generale di tutti gli addetti per gli effetti dirompenti che sta generando sull’intero sistema trasportistico. Il dumping sociale praticato da aziende che utilizzano conducenti provenienti da Paesi dell’Europa dell’Est, il cui costo, secondo una recentissima indagine curata da CNR – Comite National Routier –, la struttura del ministero dei Trasporti francese che si occupa di fornire elementi di analisi, presentata a una riunione di UETR a Roma nei giorni scorsi, sta letteralmente mettendo all’angolo le imprese stabilite nei Paesi della vecchia Europa, che devono fare i conti con la progressiva perdita di mercato a favore delle imprese di Paesi come Lituania e Polonia. Il grido di allarme che, sul tema, da tempo le associazioni dell’autotrasporto italiane hanno lanciato non è rimasto isolato. Nei mesi scorsi abbiamo assistito a un proliferare di iniziative da parte di altri Stati della vecchia Europa, dal salario minimo alla legge Macron, tutte tese proprio a contenere fenomeni di concorrenza sleale basati sul minor costo del lavoro. La lettera dei ministri dei Trasporti a Violeta Bulc Ma l’iniziativa più politicamente significativa è probabilmente quella adottata dai ministri dei trasporti di Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Norvegia (vedi anche art. a pag. 11) che il 26 settembre scorso hanno inviato una lettera congiunta al commissario per i Trasporti Ue Violeta Bulc nella quale, fra l’altro, evidenziano che “ci sono due fattori legati a questo settore che ci preoccupano: da un lato notiamo che l’invocazione delle libertà fondamentali è sempre più abusata al fine di evitare l’applicazione delle norme europee che garantiscono una concorrenza leale nel mercato interno europeo. D’altra parte, osserviamo che le attività illegali, le letter box companies (le società di comodo NdR) e le pratiche commerciali sleali stanno diventando sempre più comuni. A parte gli effetti negativi sulla concorrenza sleale, sulla percezione dell’Europa da parte dei cittadini, nonché sulle condizioni di vita dei lavoratori europei, questo comporta notevoli rischi per la sicurezza per il trasporto stradale”. Quindi la concorrenza sleale e la sicurezza della circolazione sono i due elementi su cui l’iniziativa congiunta dei ministri dei trasporti della vecchia Europa intende accendere un faro, ma non solo. Prosegue, infatti, la lettera: “La rigorosa applicazione delle regole che sono efficaci nel settore europeo dei trasporti è una condizione sine qua non per rispondere alla preoccupazione dei nostri cittadini e delle imprese, che si infuriano quando scoprono che si fa uso di scappatoie e che persiste lo spazio per gli abusi nel mercato interno europeo. Se gli Stati membri adottano misure non discriminatorie che si applicano a tutte le imprese e dipendenti che forniscono servizi, indipendentemente dalla loro nazionalità o di altre condizioni, questo approccio non può essere considerato come protezionista, ma semplicemente come l’applicazione dei principi dei trattati europei. In considerazione della crescente incidenza degli abusi o a causa di elusioni, in alcuni casi deliberate, delle norme Ue nel settore dei trasporti su strada che sono attribuibili ad una interpretazione deviata delle reali intenzioni e dagli scopi perseguiti dal legislatore, riteniamo che stia diventando sempre più necessario adottare consistenti misure per impedire tali pratiche improprie. Questo è il motivo per cui alcuni Stati membri, tra cui la Francia, hanno introdotto il divieto ai conducenti di trascorrere il loro periodo di riposo settimanale nella cabina di guida. Vorremmo, tuttavia, sottolineare esplicitamente che la regolamentazione di tali pratiche a livello dell’Ue dovrebbe essere preferita rispetto all’introduzione di norme nazionali”.