Identità e narrazione - Associazione Teranga

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Identità e narrazione - Associazione Teranga
Associazione Teranga
Persona, viandante, migrante
Identità e narrazione
Azioni del Progetto “Tra due rive” nell’anno 2010
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Le azioni previste nel 2010 rappresentano la prima fase del progetto
“Tra due rive”
Il progetto mira a facilitare la costruzione di identità ibride figlie del
tempo della multicultura attraverso l’ascolto delle reciproche narrazioni
presenti su di uno stesso territorio e in diversi paesi
Il percorso prevede una continuità delle fasi di sensibilizzazione e
formazione anche attraverso la realizzazione di gruppi territoriali
(community locali)
Particolare attenzione viene data alle giovani generazioni tanto
autoctone, quanto figlie delle migrazioni, quanto residenti in altri paesi
e impegnate in progetti di scambio con l’Italia.
Il percorso prevede quindi il coinvolgimento di associazioni sia locali
(autoctone e immigrate) sia residenti in altri paesi
Le azioni previste nel 2010 prevedono la partecipazione della
Associazione Takku Ligey del Senegal, della Associazione Agim di Italo
Marocchini di Sassuolo e introducono il rapporto che intercorre tra
costruzione dell’identità (personale e di comunità) e narrazione
La “crisi” dei processi narrativi e della qualità delle relazioni
interpersonali nella società globalizzata è cosa nota ma proprio da
questa crisi emerge l’attenzione da riassegnare alle forme di
comunicazione e di relazione
Proprio da esperienze di altre culture e dalla attuale connotazione
multiculturale dei nostri territori si può attingere per ricevere stimoli e
suggestioni utili al ridisegnare i tratti di una comunità che ridia senso e
forma al termine rispetto.
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Narrare per capire chi siamo
Premessa
L'immagine oggi emergente è quella di una società dell’
iperindividualismo dove domina la solitudine pur in uno spazio in cui
non mancano certo i contatti e i messaggi.
Gli effetti di questa mancanza di contatto portano a situazioni di
disagio.
Parlando di disagio consideriamo quello relazionale.
Sovente viene segnalato con la frase “Non c’è più rispetto”.
Le cosiddette differenze culturali sembrano complicare ancor più le
cose introducendo quelli che sembrano essere ulteriori elementi di
complessità.
La domanda che alcuni pongono è “Non ci rispettiamo più perché non
ci conosciamo più?”
Interessante, a questo proposito, può essere il considerare che l’identità
è una costruzione collettiva segnata da modi e forme della narrazione e
quindi del contatto con sé e con l’altro
Le forme della narrazione strutturano le immagini di sé e dell’altro che
andiamo a costruire in noi e in base a questa immagine, costruiamo poi
le relazioni e le modalità che le contraddistinguono.
L’idea è quella di offrire percorsi sia di sensibilizzazione che di
formazione caratterizzati dal riavvicinare una modalità narrativa nel
contatto con sé e con l’altro
Particolare interesse ci sembra la possibilità di interagire con un
progetto che basa la rinascita di un villaggio sul tema della narrazione
teatrale recuperando la specificità della cultura dell’oralità
Tale cultura ha nella figura del Gwel o Griot il suo rappresentante più
significativo
Per ritrovare quindi un senso del termine rispetto che sembra perduto
può essere utile “apprendere dall’altro”?
I percorsi che proponiamo possono usufruire di una scambio con l’attività
della Associazione Takku Ligey e col progetto delle 3T dando vita ad una
interpretazione della cooperazione come dinamica di scambio e aiuto
reciproco
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Il rispetto
Come ritrovare il rispetto? Cosa è il rispetto?
“Il rispetto è un profumo, o lo senti o non c’è” (proverbio Pulaar)
Non esiste una definizione assoluta del termine rispetto mentre esiste
invece il “sentirsi rispettati”
Il rispetto non è attribuibile ad un comportamento preciso e valido in
ogni luogo e tempo, è uno stato dinamico, relativo al luogo, al tempo,
alla relazione.
Non ci rispettiamo più perché non ci conosciamo più?
Per rispettare l’altro occorre conoscerlo ma anche per farsi rispettare
occorre conoscersi Congruenza ed Empatia sono i due parametri
attraverso cui si declina l'esperienza dell' incontro per permettere il
passaggio reciproco delle storie, il filo del racconto, la nascita di nuove
relazioni … perché amare e raccontare sono inseparabili. Recuperare la
capacità di raccontare di sé per recuperare anche la curiosità verso il
racconto dell’altro
In ambito multiculturale, infatti, un approccio differenzialista che
stigmatizza le differenze in base alle “culture” sembra ostacolare
la costruzione di rapporti e relazioni tra persone.
Come costruire relazioni allora nel tempo della differenza e
dell’individuo?
Narrare per capire chi siamo, narrare per conoscere la differenza
Imparare a raccontare e a narrare il proprio vissuto ed ascoltare il
vissuto degli altri: esprimere il dono con l’esperienza del griot.
Perché il narratore Africano? Perché il griot?
Il griot, la parola, i gesti...
Dal tempo degli antenati, griot è il saggio che sa ascoltare, soffrire,
gioire, amare senza pretendere nulla in cambio.
Egli sa vivere, pensare e tacere
La "griotteria" è una istituzione antica in tutta l'Africa subsahariana e
conosciuta presso l’impero Mandingo di Sundjata Keita del Mali.
Ma non solo in questa regione. Trattasi dell'istituzione che aveva il
delicato compito di risvegliare le coscienze raccontando e narrando il
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passato nelle sue atrocità e nelle sue glorie, una figura presente
ovunque. In questo caso parliamo del griot come di un iniziato.
Il ruolo del griot in ogni caso è quello del maestro educatore e storico
narratore degli avvenimenti e degli eventi. Il racconto si arricchisce ed
arricchisce ogni volta che è narrato.
La funzione del griot
L'uomo o la donna della parola, come vengono definiti comunemente (ci
sono uomini e anche donne griot), fanno da portavoce nelle adunanze e
da conciliatore/trice nelle controversie.
Sono presenti nei momenti particolari della comunità, quali il
matrimonio, l'attribuzione di nomi, la iniziazione all'età adulta e il
funerale, proclamando pubblicamente che il defunto è entrato
dignitosamente nella comunità dei viventi invisibili Il griot racconta gli
eventi e si racconta. Egli rende visita alle famiglie e alle intere
comunità, per consolarle nei momenti di fatica e di difficoltà, ma anche
per ammonirle. Egli è un rappresentante ufficiale della comunità, sia
essa un villaggio o semplicemente un agglomerato di abitati.
Le qualità del griot
 La pazienza: permette al griot di entrare nella relazione con ogni
cosa attraverso l'ascolto, che è la chiave principale da usare per
aprire il cuore alla fiducia. Attraverso la pazienza il griot dimostra
al suo interlocutore che la sua presenza è amichevole e
soprattutto comprensiva delle situazioni del momento.
 La dolcezza: traspare dal tono della voce che è allo stesso modo
dolce ed autorevole sia nel raccontare che nel rispondere alla
comunità o alla persona che lo avvicina.
 La comprensione e il senso della mediazione: entrambe fanno del
griot il vero messaggero, portatore di storie nuove e di nuovo stile,
cioè della figura che non racconta se stesso ma gli altri di cui si
fa il trasmettitore e il punto.
 L'autorevolezza: fa del griot una persona veritiera, sincera e seria
sapendo di avere una grossa e unica responsabilità nei confronti
della comunità e delle persone che incontra sul suo cammino.
 La umanità e la spiritualità: il griot non deve mai considerarsi
"superiore" ma piuttosto uno tra tanti con delle responsabilità
specifiche che non lo esonerano dalle scelte che si devono fare,
per il rispetto delle regole di convivenza pacifica nella comunità..
L'umanità dei griot insegna che sei nell'altro e l'altro è in te. Ed è
solo nella reciprocità e nella relazione che ogni persona diventa sé
stessa e cresce nell'ottica della relazionalità.
La nostra qualità è quella di saperci mettere in cammino per ascoltare e
apprezzare ogni cosa e per non dimenticare, poiché la memoria di ieri è
il mattone per costruire l'oggi e per arricchire il domani di nuove storie
positive
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Le azioni
Presentiamo le azioni possibili da attivare dedicate rispettivamente al
territorio, alle scuole, ai gruppi giovanili
In base alla realtà che esprime e all’interesse che manifesta ogni
territorio si possono attivare nel loro insieme o singolarmente.
Naturalmente è possibile attivare altre azioni in base agli eventuali
bisogni presenti.
1) Lo sguardo sull’altro - Territorio
Obiettivo:
presentare il ruolo che può avere la narrazione in rapporto allo sviluppo
di una comunità
Contenuto:
Organizzazione di uno o più incontri per presentare il Progetto delle 3T
(Teatro, Turismo, Terra) nel villaggio di Dioll Kadd in Senegal Il progetto
di rientro in patria che un immigrato Senegalese sta sviluppando la
coltivazione della terra e il ritorno dei giovani attraverso il teatro e il
turismo responsabile (* allegato)
Destinatari:
comunità immigrate, associazioni
organizzate di partecipazione …
locali,
centri
famiglie,
forme
Possibili sviluppi:
formazione di facilitatori sul territorio
possibili attivazioni di progetti similari da parte di immigrate in
loco
attivazione di percorsi narrativi di reciproca conoscenza tra
autoctoni e immigrati
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2) Lo sguardo sull’altro - Scuole
Obiettivo:
evidenziare il ruolo che può avere la narrazione nella costruzione della
identità personale o di gruppo
Contenuto:
Serie di incontri :
la storia di Sundiata Keita e il racconto epico
la tradizione orale in Africa Occidentale e la figura del griot
il percorso analogo nella nostra cultura
la storia di Mandiaye 'Ndiaye attore e regista teatrale, la sua
attività di ricerca delle radici del teatro nella cultura italiana ed
in quella wolof
film "Keita. L'eredità del griot", di Dani Kouyaté
scambio, elaborazione e condivisione con gli studenti
La compagnia teatrale senegalese Takku Ligey Théatre, fondamentale
nello sviluppo del progetto, fa solitamente una tournée in Italia ogni anno.
Compatibilmente con i programmi della compagnia , si può prevederne la
presenza sia nei percorsi per giovani sia prevedere la partecipazione
degli studenti allo spettacolo teatrale "Sundiata" sull'epopea mitica e
prevedere un incontro con regista ed attori per un dibattito dopo la
visione dello spettacolo.
Destinatari:
Con diverse modalità il percorso può essere proposto alle ultime classi
della Medie inferiori e alle scuole medie superiori e ha come obiettivi
generali quelli di stimolare nei giovani l'interesse per la narrazione
invitandoli al confronto con punti di vista stranianti e presentando il
dialogo costruttivo.
Possibili sviluppi:
percorsi di integrazione didattica sul tema del dialogo, della
narrazione, della memoria
percorsi di narrazione per facilitare la conoscenza tra famiglie
autoctone e immigrate
gemellaggi e/o scambi con la scuola del villaggio di Dioll Kadd
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3) Lo sguardo sull’altro – Giovani
Obiettivo:
aumentare la capacità di contatto con sé e con l’altro
Contenuto:
Laboratori di narrazione utilizzando approcci centrati sulla persona
Incontro con coetanei senegalesi che vivono un’esperienza di ricerca
delle proprie radici
Destinatari:
Si rivolge a figure autoctone o collegate a percorsi della migrazione (2^
generazioni) e partecipanti a forme organizzate presenti sul territorio
(GAC, centri giovani, etc)
Possibili sviluppi:
Continuità dei laboratori di narrazione misti
Percorsi di formazione per operatori dei centri
Organizzazione di viaggi di turismo responsabile o di campi di lavoro
nella comunità di Dioll Kadd
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A chi viene proposto e cosa si chiede
La proposta viene rivolta a Enti Locali, scuole e realtà territoriali
Si propone di:
1) diventare partner del progetto e fornire un contributo finanziario
annuo per concorrere alla copertura delle spese organizzative:
viaggio dal Senegal all’Italia della Associazione
viaggio di coordinamento dall’Italia al Senegal
spese vive di materiale, telefono, spostamenti
oppure
2) di attivare le azioni o una delle azioni previste per l’anno in corso e
valutare successivamente se diventare partner e sostenitori del progetto
complessivo
Ciò che a noi interessa maggiormente è l’ impostare un dialogo e una
concertazione per capire se e come il progetto possa rappresentare una
risorsa sul territorio locale.
Vale a dire che ci interessa costruire relazioni di reciprocità a livello
locale entro le quali valorizzare le reciproche risorse .
Cosa “guadagna” quindi un territorio dall’attivarlo?
I risultati attesi e perseguiti dal progetto sono
conseguenti all’attivarlo o meno in forma pluriennale
naturalmente
I principali risultati possono essere:
formazione di un gruppo misto di giovani (autoctoni e di seconda
generazione) quali facilitatori dello scambio interculturale
avvio di esperienze in ambito socio affettivo tra autoctoni e
immigrati
costituzione di laboratori narrativi e iniziative conseguenti
valorizzazione di associazioni di giovani di seconda generazione
avvio di percorsi nelle scuole con coinvolgimento delle comunità
migranti
valorizzazione di un progetto di rientro in patria di un migrante
come recupero delle proprie radici culturali e scambio con l’Italia
azione di stimolo verso le comunità e possibile supporto per
immigrati che vogliano avviare analoghi processi di cooperazione
circolare
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