30 aprile - Sergio Lepri

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30 aprile - Sergio Lepri
30 aprile
Un cadavere con indosso un’uniforme da ufficiale inglese viene fatto
arrivare su una spiaggia della costa occidentale della Spagna; deve far
credere che gli angloamericani sbarcheranno non in Sicilia ma in Sardegna
Su una spiaggia di Huelva il mare ha buttato stamani il corpo di un
ufficiale inglese. Al polso del cadavere è attaccata, con una catenella,
una valigetta nera col monogramma reale. Alla foce di due fiumi, il Tinto
e l’Odiel, che si gettano nel golfo di Cadice oltre lo stretto di
Gibilterra, Huelva è nella Spagna del generalissimo Franco. La Spagna
continua a dichiararsi neutrale, ma è dalla parte dell’Italia di
Mussolini e della Germania di Hitler.
La valigetta dell’ufficiale morto è piena di documenti. Il segreto
passa di mano in mano: dalla gendarmeria locale ai servizi segreti
spagnoli e al ministero degli esteri; da qui all’ambasciata tedesca a
Madrid e poi al ministero degli esteri a Berlino: dopodomani a sera lo
Stato maggiore generale tedesco avrà una fotocopia dei documenti. Alcuni
riguardano i piani di guerra inglesi nel Mediterraneo; i tedeschi già li
conoscono; sono autentici. Altri documenti accennano a un progetto di
sbarco massiccio in Sardegna, in concomitanza con una finta verso la
Sicilia e uno sbarco secondario nel Peloponneso.
E’ la conferma che Hitler vede giusto. In contrasto con Mussolini, che
teme un imminente sbarco angloamericano in Sicilia, Hitler è convinto che
il nemico sbarcherà in Sardegna e forse, contemporaneamente, nei Balcani.
The Man Who Never Was (1), l’”uomo che non fu mai”, l’ufficiale
britannico gettato stamani dalle acque su una spiaggia di Huelva è
partito, già morto, il 18 aprile dal porto di Greenock sulla costa
orientale della Scozia, vicino a Glasgow, a bordo di un sommergibile di
Sua Maestà britannica, il Seraph.
E’
cominciata
l’operazione
“Mincemeat”,
cioè
“Carne
tritata”;
un’espressione un po’ macabra, visto che il cadavere di un annegato nel
Tamigi (sembra che fosse un gallese e si chiamasse Glyndwr Michael) è
stato tolto da un obitorio, è stato rivestito con una uniforme militare
da ufficiale, gli sono stati messi i gradi di maggiore, in tasca la foto
con dedica di una bella ragazza, due lettere d’amore scritte dalla stessa
ragazza e la ricevuta di un anello di fidanzamento con diamante (2). Gli
è stato dato anche un nome: William Martin. Il cadavere è stato poi messo
in un contenitore metallico lungo 180 centimetri e largo 60, con la
scritta ”maneggiare con cura”; e poi a bordo del sommergibile.
L’equipaggio ha cominciato a capire che cosa c’è dentro; hanno deciso di
chiamarlo “Charlie, il nostro nuovo compagno di bordo”.
Stamani alle 4 il Seraph è emerso al largo di Huelva. Dalla torretta
è uscito per primo il tenente Norman Jewell, comandante del sottomarino e
responsabile della missione. Il contenitore è stato trascinato fuori e
deposto sul ponte. Il tenente Jewell e due marinai hanno svitato i dodici
bulloni che chiudevano il coperchio. Il cadavere, immerso nel ghiaccio
secco, indossava, sopra l’uniforme, un impermeabile e un giubbotto di
salvataggio;
il
giubbotto,
gonfiato
al
massimo,
è
chiamato
commercialmente “Mae West”, cioè col nome di una bionda e formosa attrice
americana di cinema e di “musicals”, molto nota negli anni Trenta (uno
dei film di successo: “My little chickadee”, “Mia bella pollastrella”).
La vista del cadavere ha suscitato un certo imbarazzo (tutti in piedi
e a capo chino nel buio della notte, con la poca luce di qualche lampada
di bordo) e il tenente Jewell ha pensato di improvvisare un breve
servizio funebre; ha recitato anche un salmo, il primo che gli è venuto
in mente, ma adatto all’occasione, vista la segretezza della vicenda; è
il salmo 39, che comincia “Porrò un freno alla mia bocca”.
A sinistra il cadavere del “maggiore
Martin” sul sommergibile Seraph; a destra la tomba nel cimitero di Huelva, con la lapide,
posta dopo la fine della guerra, dove è scritto “Glyndwer Michael served as major William
Martin”. Al morto è stato quindi riconosciuto di avere prestato onorato servizio militare
Alle 4.30 il corpo è stato sollevato e lasciato scivolare sulla
fiancata; il vento, che soffiava da sud, ha cominciato a spingerlo verso
la costa. Il tenente Jewell lo ha seguito per accertarsi che andasse
nella direzione giusta e poi ha telegrafato all’Ammiragliato a Londra il
segnale concordato “Mincemeat completata”.
Un’operazione non solo completata ma anche riuscita; fra dieci
settimane, inglesi e americani sbarcheranno non in Sardegna o nei Balcani
ma in Sicilia (3).
Intanto la salma del “maggiore William Martin”, l’”uomo che non fu
mai”, riposa nel cimitero di Huelva.
------------------------------------------------------------------------(1) E’ il titolo di un libro scritto dall’inglese Ewen Montagu, che racconta la vicenda.
(2) I particolari
Mondadori, 2007.
dell’operazione
sono
in
L’isola
di
Mussolini,
di
John
Follain,
(3) Dopo lo sbarco del 9 luglio in Sicilia, Hitler protestò con i suoi perchè nessuno si
era accorto dell’inganno e il suo ministro degli esteri Ribbentrop se la prese con
l’ambasciatore tedesco a Madrid Dieckhoff, non escludendo una complicità delle autorità
spagnole. Ci fu uno scambio di telegrammi fra Berlino e Madrid; eccone uno (pubblicato in
Storia della repubblica di Salò di Frederick Deakin, già cit.): “Nel suo telegramma ella
dichiara di credere che, consegnandoci i documenti inglesi relativi ai piani d'invasione
non si voleva affatto fuorviarci; ella dice che i documenti furono controllati anche dal
nostro controspionaggio senza che ombra di dubbio fosse gettata sulla loro autenticità.
Ancora una gratuita presunzione dell'effettiva origine inglese dei documenti. Il fatto
però che essi dicessero che era in progetto soltanto una finta contro la Sicilia, mentre
invece contro la Sicilia fu sferrata l'offensiva principale, ci consente di concludere
con certezza che i documenti avevano lo scopo deliberato di trarci in inganno, perché ci
avrebbero convinti a non adottare in Sicilia alcun provvedimento difensivo, o
provvedimenti insufficienti. È dunque praticamente certo che gli inglesi fabbricarono di
proposito tali documenti e procurarono che cadessero in mano spagnola affinché
arrivassero fino a noi per vie traverse. Resta a vedere soltanto se gli spagnoli,
accortisi del gioco, ci attirarono scientemente su una pista falsa oppure se anche loro
furono giocati dall’Intelligence Service. Per formulare un giudizio in proposito, la
prego di farmi sapere se le personalità del Ministero degli Esteri spagnolo dalle quali
provengono le notizie evidentemente derivate da quei documenti sono, a suo avviso,
direttamente al servizio dei nostri nemici ovvero se, per qualche altro motivo, quale ad
esempio l'appartenenza alla religione cattolica dei loro informatori, sono a loro volta
rimaste vittima della manovra ordita dagli inglesi”.