il negoziato agricolo nel doha round del wto

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il negoziato agricolo nel doha round del wto
FORUM INTERNAZIONALE
DELL’AGRICOLTURA E DELL’A LIMENTAZIONE
IL NEGOZIATO AGRICOLO
NEL DOHA ROUND DEL WTO
CERNOBBIO 21-22 OTTOBRE 2005
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PRESENTAZIONE
Questo contributo, elaborato in occasione del V Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione (Cernobbio, 21 e 22 ottobre 2005), illustra lo stato delle trattative agricole nel Doha round del
Wto alla vigilia della sesta Conferenza ministeriale Wto che si terrà a Hong Kong dal 13 al 18
dicembre 2005.
L’attuale round negoziale ha preso avvio nel novembre 2001, con la Conferenza ministeriale di
Doha, durante la quale i paesi membri decisero di riunire in un’unica agenda i vari temi da trattare.
L’attenzione particolare che si dichiarò di voler prestare alle esigenze dei paesi in via di sviluppo fa sì
che ad essa ci si riferisca anche come Doha Development Agenda.
I negoziati non hanno avuto vita facile: l’approccio del single undertaking, ossia l’idea di far convergere tutte le trattative verso un unico “maxi-accordo”, è una precisa scelta politica, dalla quale ci si attende che le reciproche concessioni su tavoli negoziali diversi possano condurre ad una maggiore liberalizzazione. Tuttavia, il fatto che ciascun paese debba necessariamente approvare in un’unica soluzione gli accordi raggiunti sui diversi temi, rende le trattative molto complesse.
In questa sede ci si occupa del negoziato agricolo che, pur dovendo rientrare nell’accordo finale
complessivo, ha seguito un percorso autonomo, avviato già nel 2000 sulla base di quanto programmato nell’Accordo sull’agricoltura dell’Uruguay round del Gatt. Tale percorso prevedeva la predisposizione di un documento di “modalità negoziali” (Modalities) entro il marzo 2003, a cui avrebbe fatto seguito
la negoziazione di impegni più precisi da ratificare nella Conferenza ministeriale di Cancun nel settembre 2003. Ciò avrebbe consentito di pervenire all’accordo sull’agricoltura entro il dicembre 2003, per
inglobarlo successivamente nel single undertaking del Doha round.
Le difficoltà nel rispettare le scadenze di tale percorso si sono presentate già nella definizione delle
Modalities ed il fallimento della Conferenza di Cancun, per la verità non strettamente imputabile alle
questioni agricole, ha ulteriormente rallentato il processo. Dopo la battuta di arresto di Cancun, i negoziati sono ripresi e, sia pure con fatica, hanno raggiunto un risultato significativo con l’accordo-quadro
del luglio 2004. Tale accordo prevedeva l’approvazione di un documento di Modalities entro il luglio
successivo, ma anche questa scadenza è saltata. Successivamente, dopo l’estate, vi è stata una forte
accelerazione dell’attività negoziale, con una fitta serie di incontri, culminata tra il 10 e 12 ottobre, con
la presentazione delle proposte dei tre principali attori: gli Usa, l’Unione Europea e il G20.
Questo lavoro ricostruisce il tormentato andamento del negoziato agricolo, dal suo inizio nell’ormai
lontano 2000 fino alla prima decade di ottobre 2005, e ne descrive i principali contenuti, articolati nei
tre classici “pilastri”: accesso al mercato, sussidi alle esportazioni e sostegno interno. Il testo è corredato da quattro appendici in cui si presentano, rispettivamente, la cronologia della trattativa agricola, la
questione delle indicazioni geografiche, le diverse coalizioni con cui i paesi membri partecipano ai negoziati, la Dichiarazione ministeriale adottata a Doha.
Fabrizio De Filippis
Coordinatore scientifico delle pubblicazioni del
Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione
3
IL NEGOZIATO AGRICOLO NEL DOHA ROUND DEL WTO
1. La Doha Development Agenda
pag.
7
2. Il negoziato da Doha a Cancun
“
11
2.1 Il negoziato agricolo
“
11
2.2 Gli altri temi negoziali del Doha round
“
15
3. La conferenza di Cancun
“
17
4. Verso Hong Kong
“
20
4.1 La ripresa del negoziato dopo Cancun
“
20
4.2 L’accordo di luglio 2004
“
23
4.2.1 La parte agricola dell’accordo-quadro
“
23
4.2.2 Gli altri punti dell’accordo-quadro
“
25
“
26
Riferimenti bibliografici
“
33
Appendice 1
Cronologia del negoziato agricolo del Doha round
“
34
Appendice 2
La questione delle indicazioni geografiche
“
35
Appendice 3
Paesi e coalizioni
“
41
Appendice 4
Dichiarazione ministeriale adottata a Doha il 14 novembre 2001
“
46
4.3 Dall’accordo di luglio 2004 alla vigilia della conferenza di Hong Kong
5
1. LA DOHA DEVELOPMENT AGENDA
el novembre 2001 si è svolta a Doha,
nel Qatar, la quarta Conferenza ministeriale del Wto che ha aperto il Doha
round, così chiamato in analogia con i round negoziali che si tenevano all’epoca del Gatt (1).
L’appuntamento di Doha si collocava in un
contesto economico internazionale profondamente cambiato rispetto alla precedente
Conferenza di Seattle del 1999: nel 2001, infatti,
l’economia mondiale si trovava in piena recessione, mentre nel 1999 cresceva a ritmo sostenuto. Se dunque nel 1999 l’economia internazionale non sembrava avere bisogno di stimoli esterni per continuare la sua crescita, nel 2001,
invece, gli stimoli che potevano derivare dalla
prospettiva di una ulteriore apertura dei mercati
apparivano quanto mai necessari per rilanciare
l’economia ed evitare il ritorno a misure protezionistiche da parte dei paesi in recessione. Per
quanto riguarda il contesto politico più generale,
si può sottolineare come a questa mutata situazione economica, già di per sé favorevole al lancio di un nuovo round negoziale, si aggiunse l’influenza degli avvenimenti dell’11 settembre
2001: la Conferenza di Doha - che si teneva peraltro per la prima volta in un paese islamico - era infatti il primo appuntamento internazionale di
rilievo dopo quei tragici giorni e la sua riuscita
assumeva un alto valore simbolico sulla tenuta
della comunità internazionale.
Sul versante interno al Wto, a Doha si fece
tesoro dell’esperienza di Seattle e delle critiche
di scarsa trasparenza rivolte dai Pvs, tentando
di orientare il negoziato verso procedure decisionali più aperte e adottando un’agenda negoziale maggiormente in linea con le attese dei
Pvs stessi, con il chiaro obiettivo politico di dare
loro più peso e più voce sui tavoli multilaterali. A
seguito di trattative serrate che si protrassero
anche al di là della scadenza prefissata, fu approvata una Dichiarazione ministeriale piuttosto
corposa, articolata in 52 paragrafi. Ad essa si
aggiunsero due importanti decisioni riguardanti,
rispettivamente, il rapporto tra tutela della salute
e protezione dei diritti di proprietà intellettuale, e
l’applicazione degli accordi dell’Uruguay round.
La Dichiarazione ministeriale di Doha che, in
virtù dei frequenti riferimenti al tema dello sviluppo e alle esigenze dei Pvs, prese il nome di
Doha Development Agenda (Dda) (2) sancì dunque l’avvio di un nuovo round di trattative multilaterali, riunendo i diversi temi in discussione in un
unico negoziato complessivo, da chiudere entro
il 1° gennaio 2005 con un atto unico finale (single undertaking) (3). I temi affrontati nella Dda sono i seguenti:
N
(1) Al riguardo va ricordato che, mentre l’esistenza del Gatt era politicamente rilevante solo quando il round negoziale era in corso, il
Wto è una istituzione permanente, che in linea di principio non avrebbe bisogno di avviare grandi cicli di negoziati per giustificare la
propria ragion d’essere.
(2) Una versione in lingua italiana della Dichiarazione ministeriale di Doha è riportata in appendice. Per un ulteriore approfondimento si
vedano anche sul sito web del Wto (www.wto.org) il testo originale e il documento The Doha Declaration Explained.
(3) Il single undertaking è la procedura che prevede che tutti gli accordi relativi ai diversi temi dell’agenda negoziale siano sottoscritti nell’ambito di un unico maxi-accordo, senza che vi sia la possibilità, per i paesi membri Wto, di accettare solo alcuni di essi. Lo scopo
di questa procedura negoziale è quello di facilitare l’emergere di un consenso su un pacchetto complessivo, alzando il costo del rifiuto a sottoscrivere un singolo accordo e (quindi) favorendo il trade off fra i vari temi in agenda. Secondo alcuni, tuttavia, l’approccio
del single undertaking può rendere i negoziati più lunghi, complessi e difficili da gestire, innescando la pratica dei veti incrociati e rischiando di sacrificare il raggiungimento di un accordo sui temi per i quali esso sarebbe invece possibile.
7
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Agricoltura. Sulla base di quanto stabilito dagli accordi dell’Uruguay round, i paesi membri
avevano già dato avvio ad un nuovo negoziato
agricolo all’inizio del 2000. Con la Dda l’agricoltura rientra nel negoziato complessivo e viene
fissata al 31 marzo 2003 la scadenza per accordarsi sulle cosiddette Modalities, le regole
in base alle quali congegnare gli impegni in
materia agricola da parte di ciascun paese, da
ratificare alla quinta Conferenza ministeriale
(Cancun). Così, mentre il termine ultimo per gli
altri temi in agenda era fissato al 1° gennaio
2005, nel caso dell’agricoltura si stabilì che i
termini dell’accordo fossero tecnicamente pronti già alla fine del 2003, data di scadenza della
clausola di pace e quindi, almeno implicitamente, dello stesso accordo agricolo dell’Uruguay
round.
tratta di proteggere la salute pubblica. In particolare, si afferma che l’Accordo Trips può e
deve essere interpretato in modo da sostenere
il diritto dei paesi membri del Wto alla protezione della salute e promuovere l’accesso alle
medicine per tutti. Inoltre, sempre in riferimento
alle relazioni tra commercio e diritti di proprietà
intellettuale, la Dda affronta due importanti questioni riguardanti la difesa delle denominazioni
d’origine dei prodotti: da un lato, infatti, si concorda di negoziare l’istituzione di un sistema
multilaterale di notifica e registrazione delle indicazioni geografiche dei vini e delle bevande
alcoliche, per pervenire ad un accordo entro la
Conferenza di Cancun (5); dall’altro, viene ipotizzata la possibilità (su proposta dell’Ue) di garantire un’adeguata protezione anche alle indicazioni geografiche relative a prodotti diversi
da vini ed alcolici.
Servizi. La Dda delinea i principi guida del
negoziato e le scadenze future per discutere
sull’accesso al mercato in materia di servizi.
Prodotti non agricoli. Nella Dda si afferma
l’opportunità di migliorare l’accesso al mercato
dei prodotti non agricoli (con particolare attenzione ai prodotti maggiormente esportati dai
Pvs), per ridurre o eliminare le tariffe, i picchi tariffari, il fenomeno della cosiddetta tariff escalation (4) e le barriere non tariffarie.
Temi di Singapore. Per i cosiddetti “temi di
Singapore” (box 1), la Dda riconosce l’utilità di
introdurre norme multilaterali in tali ambiti ma
non li inserisce tra i punti specifici da trattare
durante il round. Si stabilisce dunque di proseguire il lavoro istruttorio, in vista di negoziati da
lanciare, secondo modalità da definire, subordinatamente all’esistenza di un esplicito consenso da parte di tutti i paesi membri, in occasione
della Conferenza di Cancun.
Trips. In questo ambito, il risultato più importante è rappresentato dalla dichiarazione con
cui vengono accolte le richieste dei Pvs sulla
possibilità di prescindere dalla tutela dei brevetti riconosciuta dall’Accordo Trips quando si
Regole Wto. Diversi paragrafi della Dda sono
dedicati ad una serie di questioni legate all’applicazione degli accordi e alle procedure del
Wto. In linea generale, tali questioni si rife-
(4) Con il termine tariff escalation si intende una struttura tariffaria in cui il livello dei dazi lungo la filiera produttiva aumenta al crescere
del grado di trasformazione dei prodotti, con l’obiettivo, da parte dei paesi che la adottano, di massimizzare la protezione commerciale sul valore aggiunto rispetto a quella sulla materia prima.
(5) In realtà, già l’Accordo Trips dell’Uruguay round prevedeva l’istituzione di un registro multilaterale delle indicazioni geografiche per vini e liquori (art. 23.4) e la possibilità di avviare negoziati per l’estensione della protezione addizionale prevista per vini e liquori ad altri
prodotti alimentari (art. 24.1).
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Box 1
I “TEMI DI SINGAPORE”
I “temi di Singapore” sono così definiti poiché furono discussi per la prima volta nella Conferenza ministeriale di Singapore (1996). Si tratta di regole comuni su questioni relative a:
- investimenti esteri;
- politiche della concorrenza;
- trasparenza negli appalti pubblici;
- agevolazione del commercio.
Sostenitori della necessità di avviare negoziati su tali temi sono sempre stati i paesi sviluppati, con l’Ue in
prima linea, che vedono nell’introduzione di regole certe e trasparenti in tali ambiti l’opportunità di agevolare
l’accesso delle proprie imprese ai mercati degli altri paesi. Dall’altro lato, un largo fronte di Pvs si è sempre
opposto all’adozione di prescrizioni di tale natura, considerandole come indebite ingerenze nella gestione
dei propri sistemi economici.
riscono all’esigenza di chiarire e migliorare le
regole procedurali, la loro trasparenza e la loro
comprensibilità, prestando specifica attenzione
alle esigenze dei Pvs. In riferimento all’applicazione degli accordi, si dà mandato a negoziare
sui punti non ancora risolti dalle decisioni prese
prima e durante Doha; mentre vengono avviati
specifici gruppi negoziali sulle misure anti-dumping, sui sussidi - con particolare attenzione ai
sussidi nel settore della pesca - e sull’applicazione degli accordi regionali, al fine di verificare la loro compatibilità con il sistema multilaterale.
gono anche fornite indicazioni per il lavoro del
Comitato Commercio e ambiente, al quale viene chiesto di esaminare: l’effetto delle misure
ambientali sull’accesso ai mercati (con particolare attenzione ai Pvs); le relazioni tra misure
ambientali e Accordo Trips; la compatibilità dell’etichettatura ambientale (eco-labelling) con le
regole del Wto.
Sviluppo. Numerosi punti della Dda riguardano direttamente i Pvs o i Paesi meno avanzati
(Pma). Fra questi vi sono: il mandato ad esaminare i problemi che le economie di piccole dimensioni (Small economies) hanno nell’integrarsi nel sistema di commercio multilaterale; l’istituzione di un gruppo di lavoro sui temi di commercio, debito e finanza, per fornire un contributo alla riduzione del debito dei Pvs attraverso
il commercio; l’istituzione di un gruppo di lavoro
sulle relazioni fra commercio e trasferimento di
tecnologia; le raccomandazioni in tema di cooperazione tecnica e capacity building, per fornire assistenza tecnica volta a permettere ai
paesi meno sviluppati di accedere ai benefici
del commercio internazionale e ad inserire il
Commercio e ambiente. La Dda dispone
l’avvio di negoziati per chiarire le relazioni che
intercorrono tra le regole del Wto e i vincoli in
materia commerciale previsti dagli Accordi
ambientali multilaterali (Multilateral environmental agreements). Tali accordi sono circa 200 e
almeno 20 di questi contengono disposizioni
relative al commercio. La Dda dà inoltre mandato per avviare negoziati sulla riduzione delle
barriere tariffarie e non tariffarie per il commercio di beni e servizi ambientali. Nella Dda ven-
9
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
commercio nei piani per lo sviluppo e per la riduzione della povertà; l’impegno dei membri
Wto a fornire accesso a dazio zero ai prodotti
dei Pma; la revisione delle clausole sul trattamento speciale e differenziato, con l’obiettivo di
rafforzarle e renderle più incisive ed efficaci.
delle norme in vigore, da concludersi entro
maggio 2003 (6). Tale negoziato, anche in virtù
del suo oggetto istituzionale, è esplicitamente escluso dal single undertaking in cui sono inseriti
tutti gli altri temi.
Commercio elettronico. La Dda conferma
l’impegno a non introdurre dazi sui prodotti trasmessi elettronicamente fino alla Conferenza di
Cancun (7).
Procedura per la soluzione delle controversie. Nel merito della soluzione delle controversie, la Dda indice un negoziato per la revisione
(6) Tale data non è stata rispettata, e nemmeno la successiva scadenza del maggio 2004. Attualmente il mandato per negoziare la riforma del sistema per la soluzione delle controversie è stato rinnovato senza nessuna scadenza precisa.
(7) Sul tema del commercio elettronico, dopo Doha si sono tenute numerose riunioni negoziali aventi per oggetto: la classificazione dei
contenuti delle trasmissioni elettroniche; i legami tra commercio elettronico e sviluppo economico dei paesi; le implicazioni di carattere fiscale; il rapporto tra commercio tradizionale ed e-commerce. Ad oggi, tuttavia, non è stato ancora raggiunto alcun accordo.
10
2. IL NEGOZIATO DA DOHA A CANCUN trib
(8)
2.1 Il negoziato agricolo
tutti i temi dell’agenda negoziale (tali erano, tra
le altre, le proposte presentate da Usa, Ue,
Giappone, Svizzera, India), mentre altre, in molti
casi presentate congiuntamente da gruppi di
paesi, riguardavano temi specifici. In questa fase è stato particolarmente attivo il Gruppo di
Cairns, che ha presentato proposte specifiche
su ciascuno dei tre pilastri del negoziato agricolo (accesso al mercato, regolamentazione delle esportazioni sussidiate e sostegno interno).
Tuttavia gli stessi Pvs, tradizionalmente molto
passivi nelle precedenti tornate negoziali, hanno
fatto sentire la propria voce su numerose questioni - con aggregazioni di paesi diverse, a seconda del tema trattato - quali la “scatola verde”, l’accesso al mercato, il trattamento speciale e differenziato.
Il nuovo negoziato agricolo è proseguito secondo un’agenda molto ricca e su un numero
molto vasto di argomenti: dalle quote d’importazione a tariffa ridotta alla riduzione delle tariffe,
dai sussidi alle esportazioni ai crediti e alle restrizioni sulle esportazioni stesse, dai problemi
relativi alle imprese commerciali di stato a quelli
riguardanti la sicurezza alimentare, la salubrità
dei prodotti alimentari e lo sviluppo rurale. Si
trattava evidentemente di una lista molto aperta
e generica, ancora non organizzata intorno a temi unificanti, quali, ad esempio, i tradizionali tre
pilastri. Da un lato, infatti, alcuni paesi spingevano per dare un’esplicita visibilità, trattandole come punti separati, a questioni quali il trattamento
speciale e differenziato per i Pvs o una serie di
aspetti legati alla salvaguardia dei ruoli non di-
L’
Accordo sull’agricoltura dell’Uruguay
round, insieme agli impegni specifici dei
singoli paesi contenuti nelle schedules,
aveva rappresentato un risultato di grande importanza in materia di relazioni internazionali in
campo agricolo. Tale importanza non va cercata
tanto negli effetti concreti dell’accordo in termini
di liberalizzazione del commercio agricolo, fortemente ridotti dal sistematico “annacquamento”
di molti degli impegni previsti dall’accordo stesso, quanto nell’aver segnato una svolta - e con
essa un punto di non ritorno - nella normativa
internazionale che disciplina i rapporti multilaterali riguardanti l’agricoltura.
Nella piena consapevolezza di avere innescato un processo lungo e difficile, e ancora lontano dal suo compimento, lo stesso accordo aveva impegnato i paesi membri del Wto a far partire un nuovo ciclo di negoziati in materia agricola
già nei primi mesi del 2000 (built-in agenda):
cioè prima della scadenza (2001) del periodo
d’implementazione dell’accordo per i paesi sviluppati e indipendentemente da quanto fosse
accaduto sul versante degli altri accordi Wto. In
ossequio a tale impegno, il nuovo negoziato agricolo ha avuto effettivamente inizio nel marzo
2000 e, nella sua prima fase antecedente alla
Conferenza di Doha, è stato caratterizzato dalla
presentazione di numerosi documenti e di ben
45 proposte negoziali ufficiali, da parte di 126
paesi (9). Molte di queste erano proposte “globali”, cioè riguardanti la posizione di un paese su
(8) Questo paragrafo si basa su De Filippis e Salvatici 2003.
(9) Un riepilogo delle principali tappe del negoziato agricolo nell’ambito del Doha round si trova in appendice.
11
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Box 2
IL DOCUMENTO DI STUART HARBINSON SULLE MODALITIES
Il documento predisposto da Stuart Harbinson sulle Modalities è riassumibile nei seguenti punti principali:
- eliminazione dei sussidi all’esportazione dei paesi sviluppati entro 9 anni (12 anni per i Pvs);
- ridimensionamento e disciplina più rigorosa dei crediti all’esportazione;
- riduzione di tutte le tariffe del 40-60% in 5 anni, con maggiori tagli per le tariffe più alte;
- aumento delle quote d’importazione a tariffa ridotta dal 5% al 10% del consumo interno, con tariffe
invariate rispetto a quelle in vigore, ed eliminazione della clausola speciale di salvaguardia;
- riduzione del sostegno interno distorsivo per i pagamenti della “scatola gialla” del 60% in 5 anni (40% in
10 anni per i Pvs);
- taglio del sostegno della “scatola blu” del 50% in 5 anni (33% in 10 anni per i Pvs);
- mantenimento della clausola de minimis, ma con tagli graduali (per i Pvs la percentuale della clausola de
minimis sarebbe rimasta al 10%).
Riguardo al trattamento speciale e differenziato per i Pvs, si prevedeva un trattamento di favore in ciascuno
dei pilastri delle Modalities: gli aspetti più rilevanti erano l’accesso a dazio zero per i prodotti dei Pma sui
mercati dei paesi sviluppati e la possibilità per i Pvs di mantenere tariffe più alte per ragioni di sicurezza
alimentare.
gle undertaking previsto dal Doha round, e si indicò per esso un’agenda molto serrata, secondo la quale il negoziato agricolo sarebbe dovuto
entrare subito nel vivo, in modo da pervenire ad
un accordo significativo nella successiva Conferenza di Cancun programmata per l’autunno
del 2003. A questo scopo, i paesi avrebbero
dovuto concordare, già entro marzo 2003, una
bozza di accordo contenente l’impianto degli
impegni da sottoscrivere e l’approccio da seguire (le cosiddette Modalities), per definirne i
contenuti concreti nei mesi successivi e poi ratificarli, appunto, in occasione della Conferenza
di Cancun.
L’agenda del negoziato prefigurata dalla Dda
fa riferimento ai tre pilastri del vecchio accordo
rettamente commerciali dell’agricoltura (i cosiddetti non-trade concerns) (10); d’altro lato, l’indicazione generica consentiva, in una fase ancora
preliminare, di non fare impantanare subito il negoziato su temi specifici e particolarmente controversi.
In questo quadro si tenne la quarta Conferenza ministeriale del Wto a Doha che, a differenza di quella precedente, tenutasi a Seattle,
raggiunse buona parte dei risultati che ci si era
prefissati. In particolare, come si è accennato,
la Dichiarazione finale della Conferenza lanciò
un nuovo round di negoziati multilaterali su
un’ampia serie di temi, compresa la trattativa in
materia agricola che era già in corso. In particolare, si stabilì che l’agricoltura rientrasse nel sin-
(10) L’espressione non-trade concerns è il risultato di un compromesso teso ad accontentare, almeno parzialmente, le richieste di paesi
quali il Giappone, la Corea, la Norvegia e l’Ue, che avrebbero voluto porre in discussione il più generale problema di come salvaguardare e valorizzare la “multifunzionalità” dell’agricoltura, nel cui ambito giustificare l’uso di alcuni strumenti di sostegno altrimenti
considerati distorsivi del commercio. L’opposizione della maggioranza degli altri paesi (segnatamente Usa e Gruppo di Cairns) ha
fatto saltare qualsiasi riferimento alla multifunzionalità, sostituendola con la (più generica) esigenza di tenere conto di questioni di natura non commerciale (i non-trade concerns, appunto), come quelle relative a sicurezza alimentare, salubrità e sviluppo rurale, ritenute meno ambigue e comunque gradite anche ad alcuni Pvs.
12
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
agricolo: accesso al mercato, sussidi alle esportazioni e sostegno interno. All’interno di
questa tripartizione vengono comprese la maggior parte delle tematiche oggetto del negoziato
agricolo quali, ad esempio, la riduzione delle tariffe, la variabilità dei dazi, il problema della tariff
escalation, le quote d’importazione a tariffa ridotta, le misure di salvaguardia speciali, il trattamento speciale e differenziato e altri temi relativi
all’accesso al mercato, i sussidi e i crediti all’esportazione, gli aiuti alimentari, le imprese commerciali di Stato e i vincoli all’esportazione. Nell’ambito di questi grandi temi si affrontarono anche le altre questioni menzionate dalla Dichiarazione di Doha, come il trattamento speciale e
differenziato per i Pvs e i non-trade concerns.
Il negoziato che avrebbe dovuto portare alla
predisposizione delle Modalities divenne presto
molto difficile e fu ulteriormente complicato dalla
fase di passaggio in atto nelle politiche agrarie
dei due principali attori: gli Usa, che nel maggio
2002 approvarono il nuovo Farm bill - la legge
pluriennale d’intervento in agricoltura che modificò in parte la posizione Usa nei confronti del
negoziato Wto - e l’Ue, che nel luglio 2002 avviò un tormentato dibattito sulla revisione di medio termine della Pac, destinato a concludersi
solo un anno più tardi.
Mentre i paesi membri non mostravano alcuna
disponibilità a spingere la trattativa verso una fase operativa, per agevolare l’emergere di un impianto negoziale condiviso su cui avviare il confronto, il Presidente del Comitato Agricoltura,
Stuart Harbinson, preparò un testo provvisorio
di Modalities, che prevedeva una serie di impegni e scadenze in materia di regolamentazione
del sostegno interno, di riduzione delle tariffe doganali e di riduzione e graduale abolizione dei
sussidi all’esportazione. Il documento (vedi box
2) voleva essere un compromesso tra le oppo-
ste esigenze espresse dai diversi paesi nelle
proposte iniziali a suo tempo presentate; una
sorta di accordo-quadro da accettare in linea di
massima e da riempire poi di contenuti negoziando nei mesi successivi.
Una prima bozza delle Modalities, redatta nel
febbraio 2003, non incontrò il favore dei paesi
membri che, rimanendo fermi sulle proprie posizioni, si dichiararono insoddisfatti del documento, anche se con motivazioni assai diverse: gli
Usa e il Gruppo di Cairns la giudicarono troppo
conservatrice e poco coraggiosa rispetto all’obiettivo della liberalizzazione commerciale; il
Giappone la considerò del tutto inaccettabile
per ragioni opposte; l’Ue ne denunciò l’eccessivo appiattimento sulla posizione statunitense e
l’omissione di temi a suo avviso irrinunciabili,
come quelli assimilabili ai non-trade concerns.
Una seconda versione della proposta di
Harbinson non si discostò molto dalla precedente e scontentò analogamente tutti i paesi. Di
conseguenza, la scadenza prevista dall’agenda
di Doha per l’approvazione delle Modalities non
fu rispettata e la trattativa entrò in una fase di
stallo, tanto più preoccupante quanto più si avvicinava la data della Conferenza di Cancun.
In questo quadro, l’approvazione della riforma della Pac del giugno 2003, con il suo contenuto fortemente innovativo - in particolare il disaccoppiamento degli aiuti diretti dalla quantità
prodotta - consentì all’Ue di allentare la propria
posizione difensiva sul fronte agricolo e, insieme al febbrile lavoro dei vertici del Comitato
Agricoltura del Wto, diede una scossa al negoziato. In particolare, nell’agosto del 2003, facendo seguito ad una esplicita richiesta di vari
paesi membri del Wto, gli Stati Uniti e l’Ue elaborarono un testo congiunto per proporre una
bozza di accordo; ad esso rispose un gruppo di
Pvs guidati dal Brasile, con un documento poi
13
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
firmato a nome del cosiddetto G20 (11). Tali documenti vennero in qualche misura recepiti nella
bozza di Dichiarazione che il Presidente del
Consiglio generale del Wto, Carlos Perez del
Castillo, elaborò e fece circolare alla vigilia della
Conferenza di Cancun.
Il documento congiunto Usa-Ue rappresentava il tentativo, da parte dei due principali attori, di rilanciare e riprendere in mano il negoziato,
analogamente a quanto fatto in passato in occasione dell’Uruguay round, quando l’accordo agricolo fu di fatto un’intesa bilaterale tra Usa ed
Ue, poi accettata, con qualche concessione, da
tutti gli altri paesi. Per quanto riguarda il sostegno interno, il testo congiunto Usa-Ue prevedeva un ulteriore taglio dei sussidi della scatola
gialla, un limite massimo all’ammontare dei sussidi della scatola blu e un ridimensionamento
della clausola de minimis. Sull’accesso al mercato, la riduzione delle tariffe avrebbe seguito
un triplice approccio: per alcuni prodotti si proponeva una riduzione lineare, ad altri sarebbe
stato applicato un meccanismo volto ad armonizzare - oltre che a ridurre - il livello delle tariffe;
mentre per altri ancora si proponeva il totale azzeramento di tutti i dazi. I Pvs avrebbero goduto
di un trattamento preferenziale e di misure di
salvaguardia per alcuni prodotti dichiarati “sensibili”. I paesi sviluppati avrebbero inoltre accordato il libero accesso (ovvero l’azzeramento dei
dazi) per una certa percentuale di esportazioni
provenienti dai Pvs. Per quanto riguarda i sussidi e i crediti alle esportazioni, essi sarebbero
stati completamente eliminati nel caso di alcuni
prodotti da concordare, di particolare interesse
per i Pvs esportatori, mentre sarebbero stati
sottoposti ad un’ulteriore progressiva riduzione
negli altri casi. Infine, la proposta faceva riferimento ad una differenziazione fra i Pvs, distinguendo i grandi esportatori e riservando loro un
trattamento di minor favore rispetto agli altri
paesi meno sviluppati.
Il documento del G20 forniva una visione alternativa al testo Usa-Ue, rigettando innanzitutto la distinzione fra i grandi esportatori e i Pvs
più poveri. Inoltre, proponeva che la riduzione
dei sussidi distorsivi dovesse essere realizzata
dai soli paesi sviluppati e che essa, in qualche
misura, dovesse riguardare anche le politiche
contenute nella scatola verde. Si richiedeva poi
che il trattamento speciale e differenziato per i
Pvs fosse più ampio ed efficace, che la clausola de minimis relativa al sostegno interno fosse
ridotta e la clausola speciale di salvaguardia
fosse mantenuta per i soli Pvs. Infine, il documento del G20 chiedeva che i prodotti tropicali
e altri prodotti dei paesi più poveri avessero accesso libero sui mercati dei paesi sviluppati e
che i sussidi alle esportazioni fossero totalmente eliminati.
Si trattava di una proposta radicale, sicuramente inaccettabile per Usa e Ue; tuttavia, anche se con toni aspri e con una contrapposizione tra paesi sviluppati e Pvs, mai sperimentata
in passato, il negoziato agricolo sembrava ripartito, sia pure in extremis. In questo quadro, proprio intravedendo la possibilità di riavvicinare le
posizioni, il Presidente del Consiglio generale
del Wto, Carlos Perez del Castillo, predispose
una bozza di accordo, nella forma di Dichiarazione finale da discutere e adottare nella Conferenza di Cancun. La proposta di Perez del
Castillo fu un tentativo di mediazione fra il testo
congiunto Usa-Ue e quello dei Pvs rappresenta-
(11) Il G20 è un gruppo eterogeneo di Pvs a composizione variabile, costituito da un nucleo di 20 paesi cui nel tempo se ne sono affiancati, di volta in volta e in via temporanea, altri. Perciò in alcuni documenti il gruppo viene citato anche con altre sigle quali G20+,
G22 etc. Nel presente lavoro, tuttavia, si è scelto di adottare in modo uniforme la sigla G20 (v. appendice per l’elenco dei paesi).
14
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
ti nel G20, anche se questi ultimi la considerarono come un compromesso eccessivamente
sbilanciato in favore delle posizioni di Stati Uniti
e Unione Europea.
clo di negoziati. Ne conseguiva infatti che, pur
essendo questi temi legati al passato, un eventuale accordo su di essi, di particolare interesse per i Pvs, era comunque subordinato al
buon esito dei negoziati nel loro insieme, divenendo esso stesso merce di scambio sul tavolo
negoziale. Inoltre, non solo su questi temi non
si registrava alcun accordo, neanche sull’ampiezza del mandato negoziale stabilito a Doha,
ma il numero di questioni da affrontare rimaneva assai elevato: si trattava, infatti, di regole per
stabilire la provenienza delle merci, la liberalizzazione del commercio dei prodotti tessili, l’interpretazione dell’Accordo su sussidi e dazi
compensativi, il trattamento speciale e differenziato dei Pvs, le pratiche anti-dumping, le procedure doganali e altro ancora. Anche in questo caso, così come per l’agricoltura, nessuna
delle scadenze previste dalla Dichiarazione di
Doha fu rispettata e su molte questioni si arrivò
a Cancun senza avere idea di quali fossero i
compromessi raggiungibili.
In relazione ai cosiddetti “temi di Singapore”, si è già accennato al fatto che l’avvio dei
negoziati su investimenti, politiche della concorrenza, trasparenza negli appalti pubblici e
agevolazione del commercio avesse incontrato una notevole opposizione da parte dei Pvs
già in occasione della Conferenza di Doha. Le
discussioni svolte all’interno dei singoli gruppi
di lavoro avevano infatti evidenziato molti elementi di disaccordo: l’ampiezza della materia
da includere negli eventuali negoziati; l’incapacità o impossibilità di applicare regole dettagliate da parte dei paesi meno avanzati; l’impatto che la definizione di regole vincolanti potrebbe avere sui processi di sviluppo; il riconoscimento di un trattamento speciale e differenziato per i Pvs, in grado di garantire l’assistenza tecnica e la flessibilità necessarie per
2.2 Gli altri temi negoziali del Doha round
Nell’ambito della normativa sulla protezione
della proprietà intellettuale e la salute pubblica,
proprio alla vigilia della Conferenza di Cancun
si giunse a una decisione multilaterale che sopprimeva gli ultimi ostacoli legati ai brevetti per
l’importazione di farmaci a buon mercato, offrendo la possibilità ai paesi poveri di importare
più facilmente le versioni generiche dei farmaci
sotto brevetto, nel caso in cui essi non fossero
in grado di provvedere internamente alla loro
fabbricazione. Si trattò di una decisione molto
importante, poiché riguardava tutti i prodotti del
settore farmaceutico brevettati, o fabbricati
grazie a un brevetto, compresi i principi attivi
necessari alla loro fabbricazione e i kit diagnostici per la loro utilizzazione.
In relazione al problema della tutela delle indicazioni geografiche, coerentemente a quanto
previsto dall’Agenda di Doha, le questioni dibattute nell’ambito del Consiglio Trips furono
due: la creazione del registro multilaterale per i
vini e le bevande alcoliche; l’estensione del livello “più elevato” di protezione (articolo 23.4
dell’Accordo Trips) ad altri prodotti a denominazione di origine.
Per quanto riguarda il tema della cosiddetta
Implementation, ossia dell’effettiva applicazione
degli impegni sottoscritti con gli accordi
dell’Uruguay round, l’evoluzione dei negoziati
confermò i timori dei Pvs riguardo alla scelta,
sancita nella Conferenza di Doha, di includere
la relativa discussione nell’ambito del nuovo ci-
15
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
l’applicazione delle regole eventualmente concordate. In questo quadro, alla vigilia della
Conferenza di Cancun, la maggior parte dei
Pvs continuava a guardare con grande scetticismo, se non con esplicita ostilità, alla possibilità di iniziare un ciclo di negoziati sui temi di
Singapore.
Anche sul tema dell’accesso al mercato per
i prodotti non agricoli non si era registrata alcuna convergenza significativa sui principali
temi in discussione, pertanto la bozza di Dichiarazione ministeriale preparata alla vigilia
della Conferenza si limitò a riportare la proposta di accordo elaborata dal Presidente del
gruppo negoziale (in analogia con quanto fatto
da Harbinson nel caso della trattativa agricola),
articolata su quattro punti: scelta della formula
per la riduzione generalizzata dei dazi; individuazione dei settori in cui arrivare all’eliminazione delle barriere tariffarie; trattamento speciale
e differenziato per i Pvs; riduzione delle barriere non tariffarie.
In aggiunta ai temi precedentemente elencati, i negoziati avevano affrontato anche altre
questioni, relative al legame tra commercio internazionale e ambiente, al commercio nel settore dei servizi, alla revisione del meccanismo
per la soluzione delle controversie e di altre regole del Wto.
Riguardo ai legami tra commercio internazionale e ambiente, non era prevista alcuna scadenza, anche a causa della natura tutto sommato esplorativa e preliminare del mandato ne-
goziale indicato dalla Dichiarazione di Doha.
Ben più rilevante è stato il negoziato sui servizi,
che si è basato sullo stesso approccio “domanda-offerta” che aveva caratterizzato i primi
round del Gatt in materia di riduzioni tariffarie.
Anche in questo caso si è registrato un certo
ritardo nella predisposizione delle proposte negoziali dei singoli paesi, tipiche dell’approccio
domanda-offerta, ma ciò non sorprende, dato
che la maggior parte dei Pvs considerano la liberalizzazione della fornitura di servizi un interesse preminente dei paesi sviluppati.
Venendo, infine, alla revisione del meccanismo per la soluzione delle controversie, come si
è accennato, essa non era formalmente inclusa
nell’accordo complessivo (single undertaking)
indicato come obiettivo ultimo dell’Agenda di
Doha, ma anche in questo caso la mancanza di
progressi significativi conferma le difficoltà che
caratterizzarono l’attività del Wto nel periodo tra
Doha e Cancun. Tra i punti in discussione, vale
la pena di ricordare: l’introduzione della possibilità per l’Organo permanente di appello di rinviare un caso al collegio giudicante; la possibilità di chiedere il rimborso delle spese sostenute nel corso della disputa e di ottenere compensazioni monetarie (temi particolarmente importanti per i Pvs); il diritto, per le organizzazioni
della società civile, di presentare i propri argomenti sui temi in discussione e la garanzia di
una maggiore pubblicità e trasparenza dell’intera procedura (questioni particolarmente importanti per i paesi sviluppati).
16
3. LA CONFERENZA DI CANCUN
ome si è visto, si giunse all’appuntamento di Cancun senza che fosse
stata rispettata praticamente nessuna
delle scadenze intermedie che erano state
concordate nella Conferenza ministeriale di
Doha. Non solo non si era riusciti a stabilire le
Modalities in materia di agricoltura, ma non si
erano neanche conseguiti i progressi previsti
(e, dal punto di vista dei Pvs, promessi) in materia di: Trips, applicazione degli accordi
dell’Uruguay round, trattamento speciale e differenziato, revisione del meccanismo per la
soluzione delle dispute.
Il fatto che proprio alla vigilia dell’incontro di
Cancun fosse stato raggiunto un accordo sulle condizioni alle quali paesi senza capacità
produttiva potessero importare versioni generiche di farmaci salvavita ancora soggetti a brevetto, o che nelle ultime settimane prima della
Conferenza si fosse registrata un’accelerazione del negoziato agricolo, non fu sufficiente a
riequilibrare in senso positivo il bilancio delle
trattative. Queste difficoltà sono ben rappresentate dalla bozza di Dichiarazione finale preparata dalla presidenza del Consiglio generale
alla vigilia della Conferenza, come ipotesi di
compromesso su cui lavorare. Anche in questo caso, così come era avvenuto nei lavori
preparatori della Conferenza di Doha, la bozza
di Dichiarazione non fu un testo approvato da
tutti i paesi, bensì una proposta di accordo avanzata dal Presidente Carlos Perez del
Castillo e dal Direttore generale Panitchpakdi
Supachai, sulla base della loro personale valutazione di quale sarebbe stato un compromesso possibile. E anche in questa occasione, la
scelta di trasmettere alla Conferenza un testo
non concordato in sede di Consiglio generale
sollevò aspre critiche, soprattutto da parte dei
Pvs.
Oltre all’agricoltura, di cui si è già detto, la
bozza di Dichiarazione si concentrava su altri
quattro punti principali: accesso al mercato
per i prodotti non agricoli, trattamento speciale
e differenziato, applicazione degli accordi precedenti, temi di Singapore. Infine, vale la pena
di sottolineare che la bozza di Dichiarazione
recepiva la specifica proposta sul cotone avanzata da quattro paesi africani - Benin,
Burkina Faso, Ciad e Mali - molto poveri e fortemente dipendenti dalle esportazioni di cotone. Questi chiedevano l’eliminazione, entro il
2006, di tutti i sussidi concessi dai paesi ricchi
(in particolare dagli Usa) ai propri produttori di
cotone e l’introduzione di un meccanismo transitorio per la compensazione delle perdite causate da tali sussidi ai produttori dei paesi poveri.
Nel corso della Conferenza emersero chiaramente i vari contrasti: i Pvs non erano disposti ad accettare l’avvio di negoziati sui temi di
Singapore; gli Usa non volevano mettere in discussione i sussidi ai propri produttori di cotone; sull’agricoltura si andava sviluppando un aspro confronto tra Usa-Ue da una parte e il
G20 dall’altra; sulle denominazioni di origine si
definiva una netta contrapposizione tra Ue e
Svizzera da una parte, Usa e Australia dall’altra; sull’accesso al mercato per i prodotti non
agricoli, infine, vi erano ancora sostanziali obiezioni da parte di molti Pvs riguardo l’ampiezza delle riduzioni tariffarie. In questo qua-
C
17
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
dro, nonostante il tentativo di trovare comunque un accordo, sia pure di basso profilo, la
Conferenza di Cancun si risolse in un sostanziale fallimento. Questo fu sancito da una scarna Dichiarazione finale, particolarmente deludente non solo per la mancanza di accordo
sulle specifiche materie in discussione, ma anche perché priva di qualunque indicazione sull’agenda dei futuri negoziati, in termini di punti
da trattare e/o scadenze da rispettare.
Venendo ad una valutazione del fallimento di
Cancun dal punto di vista dei diversi attori,
non c’è dubbio che i Pvs abbiano ottenuto una
vittoria politica “storica”, poiché hanno dimostrato che se riescono a coalizzarsi possono
far pesare una forza negoziale potente, in grado di reggere alle pressioni congiunte di Usa
ed Ue. Su questo versante, si deve anche registrare una importante novità nel sistema di
alleanze: lo scarso ruolo svolto nel negoziato
dal Gruppo di Cairns - formato da paesi di livello di sviluppo molto diverso tra loro ma uniti
dal comune interesse per la liberalizzazione del
commercio agricolo - e la sua quasi completa
sostituzione da parte del G20, composto dal
segmento politicamente più forte e relativamente meno povero dei Pvs, determinato a ottenere una riduzione dei sussidi e del protezionismo agricolo dei paesi ricchi.
Riguardo ai Pvs più poveri - che non fanno
parte del G20 - da più parti si è affermato che
essi sarebbero stati tra i principali danneggiati
dal fallimento della Conferenza di Cancun, ma
tale conclusione è tutta da verificare, per almeno due motivi. In primo luogo, tali paesi avevano ottenuto, subito prima della Conferenza,
un’importante apertura su un tema che stava
loro molto a cuore, vale a dire la possibilità di
importare versioni generiche di farmaci salvavita a prezzi bassi, in deroga alle regole
dell’Accordo Trips. Inoltre, è opportuno riflettere sull’effettivo interesse dei Pvs più poveri in maggioranza importatori netti di alimenti o le
cui esportazioni comunque beneficiano di consistenti preferenze tariffarie da parte dei paesi
ricchi - ad una liberalizzazione generalizzata
del commercio su base multilaterale e ad una
riduzione dei sussidi all’agricoltura erogati dai
paesi ricchi: se, infatti, i vantaggi di una liberalizzazione generalizzata per i grandi Pvs esportatori sono evidenti, al contrario, l’aumento dei
prezzi mondiali e l’erosione dei trattamenti preferenziali, che ne conseguirebbero, potrebbero risolversi in un danno per molti dei Pvs più
poveri.
Riguardo agli Usa, a differenza di quanto era successo a Doha, durante la Conferenza
essi hanno tenuto un comportamento di basso
profilo, tanto da legittimare il sospetto, da parte di alcuni osservatori, che siano stati i registi
occulti del fallimento di Cancun, o che comunque non considerassero un tale risultato totalmente negativo. Secondo questa lettura, infatti, il fallimento di Cancun avrebbe dato agli
Usa più respiro rispetto alla (allora imminente)
campagna elettorale per la Presidenza, durante la quale sarebbe stato in ogni caso non facile gestire la fase finale del Doha round. Senza
contare che il fallimento della trattativa multilaterale in seno al Wto appariva coerente con la
tendenza dell’amministrazione Bush a negoziare accordi bilaterali, nei quali è certo più facile
e sbrigativo far valere il proprio maggior potere contrattuale.
L’Ue, al contrario, comunque si guardi a
quello che è accaduto a Cancun, appare come la grande sconfitta, specie sul piano politico. Infatti, avendo appena approvato una significativa riforma della politica agricola comune (Pac), l’Ue aveva qualcosa da offrire in
18
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
campo agricolo, dove una volta tanto avrebbe
potuto affrontare il negoziato con un approccio
non esclusivamente difensivo. Su questa base,
l’Ue avrebbe potuto riempire il vuoto di leadership lasciato dagli Usa e proporsi a livello
mondiale come forza di riferimento in un percorso di genuino consolidamento dello spirito
multilaterale del Wto per il governo delle relazioni economiche internazionali. L’Ue, invece,
è tornata a casa a mani vuote: ingenerosamente accomunata agli Usa nel ruolo di attore
“cattivo”, senza aver ottenuto nulla sui temi di
Singapore, senza aver “speso” la propria riforma della Pac a livello internazionale, e, come
prima, disarmata sul terreno della difesa delle
denominazioni di origine, un tema che a
Cancun non ha avuto quella centralità che l’Ue
avrebbe inteso conferirgli.
Sul terreno delle prospettive del Wto, il fallimento di Cancun ha mostrato l’inadeguatezza
di uno stile negoziale tipico del passato, abituato ad ignorare qualunque scadenza intermedia e a puntare tutto sui grandi vertici, ai
quali si rinvia ogni decisione, perché tutti i dossier vengono deliberatamente lasciati aperti
con l’idea che, in base all’approccio del single
undertaking, la possibilità di costruire un “pacchetto” articolato faciliti il raggiungimento di un
accordo a somma positiva, attraverso il trade
off tra i vari temi e il gioco del “do ut des”. Era
questa la procedura tipica del vecchio Gatt dalla cui scuola, non a caso, provengono gran
parte degli attuali negoziatori - che strutturalmente procedeva come un meccanismo intermittente, organizzato intorno ai round negoziali.
Questo meccanismo ha potuto funzionare
finché si trattava di gestire un accordo commerciale, per quanto ricco e articolato come il
Gatt, con un numero di paesi aderenti assai
minore di quello attuale e con un’agenda relativamente più limitata, per lo più strettamente legata a questioni commerciali e comunque molto meno ambiziosa di quella che caratterizza le
trattative nell’ambito del Wto. Invece il Wto
potrebbe, e forse dovrebbe, essere qualcosa
di diverso: una vera e propria organizzazione
internazionale, che si occupa di commercio
ma anche di molte altre questioni ad esso collegate, e che dovrebbe essere messa in grado
di funzionare, per così dire “a ciclo continuo”.
Più in particolare, andrebbe sdrammatizzato
l’attuale ruolo delle Conferenze ministeriali
biennali come eventi fatidici e onnicomprensivi, per trasformarle in sessioni plenarie di dibattito, in cui raccogliere impulsi, determinare
l’agenda dei lavori futuri e ratificare accordi già
di fatto preparati (non necessariamente tutti insieme) attraverso un paziente e quotidiano lavoro scandito da precise scadenze intermedie.
19
4. VERSO HONG KONG
4.1 La ripresa del negoziato dopo Cancun (12)
proca) sia sui temi di Singapore che sulle questioni associate alla difesa delle indicazioni
geografiche.
L’11 gennaio 2004 il negoziatore statunitense Robert Zoellick, a sua volta, inviò una lettera a tutti i Ministri del commercio dei paesi
membri del Wto per indicare la disponibilità
degli Usa a riprendere il negoziato, in modo da
«non far passare invano il 2004». In tema di agricoltura, Zoellick annunciò la disponibilità
Usa a fare passi avanti sul versante della eliminazione dei sussidi all’esportazione e del sostegno interno. Poiché si trattava di concessioni difficilmente accettabili dai negoziatori comunitari, e che comunque non erano state
concordate, con questa mossa gli Usa ruppero di fatto l’alleanza con l’Ue sui temi agricoli,
che aveva prodotto la proposta congiunta redatta nell’agosto 2003 alla vigilia della Conferenza di Cancun.
Sulla base della dichiarazione di disponibilità
degli Usa a riprendere la trattativa, contenuta
nella lettera di Zoellick, il nuovo responsabile
del Comitato speciale Agricoltura del Wto, il
neo-zelandese Timothy Groser, stilò un fitto
programma di incontri, con ben cinque “settimane agricole” di riunioni (fissate tra fine marzo e metà luglio 2004), per tentare di arrivare
a qualche risultato concreto prima dell’estate.
In particolare, l’obiettivo era concordare entro
il 31 di luglio un sia pur generico accordo-quadro (il cosiddetto Framework), cioè l’impianto
dei diversi aspetti da negoziare e l’approccio
con il quale procedere, ovvero cosa e come li-
opo il fallimento della Conferenza di
Cancun, il negoziato del Doha round
entrò in una lunga fase di stallo, in cui
si comprese quasi subito che le possibilità di
una chiusura del round entro la data stabilita
del 1° gennaio 2005 erano praticamente nulle,
per la obiettiva difficoltà di riannodare il filo di
una trattativa diventata più complessa con l’emergere di nuovi attori, quali Cina, India e
Brasile, e che aveva un punto dolente, come
sempre, nell’agricoltura. Alla luce, infatti, degli
insanabili contrasti emersi a Cancun e, soprattutto, della novità costituita dalla nascita del
G20, si trattava di ripartire quasi da zero, in una situazione completamente diversa rispetto
al passato. Più precisamente, bisognava prendere atto del tramonto del vecchio equilibrio
“duopolistico”, fondato sull’incontrastata egemonia di Usa ed Ue, e dell’emergere di uno
scenario “oligopolistico”, in cui gli attori rilevanti sono più numerosi e il gioco negoziale diventa molto più complesso.
In questo quadro, alla fine del novembre
2003, l’Ue rese pubblico un suo strategy paper, contenente gli obiettivi da perseguire e le
condizioni poste per far ripartire il negoziato
Wto. Nel documento, l’Ue ribadì con chiarezza
i propri punti fermi in tema di agricoltura, in
coerenza con quanto deciso con la riforma
della Pac, ma offrì anche una disponibilità a
trattare in modo più flessibile (a condizione,
naturalmente, che tale flessibilità fosse reci-
D
(12) Questo paragrafo si basa su: De Filippis 2004a; De Filippis 2004b.
20
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
beralizzare. La scadenza di fine luglio era in effetti la data limite per evitare di “perdere” l’intero 2004, tenendo conto della materiale impossibilità di alcun progresso significativo del
negoziato nei mesi successivi, politicamente
bloccati dalle elezioni presidenziali Usa e dal
cambio della guardia in seno alla Commissione dell’Ue. Si trattava quindi di mettere sul tavolo del Wto qualcosa di concreto da cui far
ripartire il negoziato entro la fine del 2004, in
vista di una nuova Conferenza ministeriale da
organizzare a Hong Kong alla fine del 2005.
Le prime due riunioni previste dal calendario, quelle di marzo e aprile, dettero però risultati assai poco incoraggianti, dato che non si
registrò alcun avvicinamento delle posizioni dei
principali attori in gioco: gli Usa, l’Ue, il gruppo
G20 (guidato dal Brasile) e il redivivo Gruppo
di Cairns (guidato dall’Australia, ma comprendente anche autorevoli membri del G20 quali
l’Argentina e lo stesso Brasile). Successivamente, la situazione migliorò grazie ad un’iniziativa della Commissione Ue che, alla vigilia
della riunione del Consiglio generale del Wto
del 17-18 maggio 2004, inviò a tutti i Ministri
dei paesi aderenti al Wto una lettera firmata da
Pascal Lamy (l’allora Commissario responsabile del commercio e capo dei negoziatori europei presso il Wto (13) ) e da Franz Fischler
(l’allora Commissario responsabile dell’agricoltura). Con questa lettera, l’Ue ridefiniva la propria posizione rispetto al Doha round, con importanti concessioni sulle due questioni più
spinose dell’intera agenda negoziale, sulle
quali era maturato il fallimento di Cancun: i temi di Singapore e, soprattutto, l’agricoltura,
con particolare riferimento alla vexata quaestio
dei sussidi all’esportazione.
Per quanto riguarda i temi di Singapore, rispetto ai quali l’Ue era stata tra i paesi che a
Cancun ne avevano chiesto l’inserimento nell’agenda del round, la lettera delineava una posizione di grande flessibilità: l’Ue, infatti, si dichiarava pronta a metterne da parte tre (concorrenza, investimenti diretti esteri e trasparenza degli appalti pubblici) - i più indigesti per i
Pvs - accontentandosi di chiedere l’apertura di
trattative solo sul tema della facilitazione del
commercio, assai meno controverso.
Riguardo all’agricoltura, alla quale era dedicata la maggior parte della lettera, si toccavano tutti e tre i temi classici del negoziato agricolo: sostegno interno, accesso al mercato e
sussidi all’esportazione, ma la principale novità
riguardava questi ultimi, con l’esplicita disponibilità messa in campo da Lamy e Fischler a
trattare una data per la loro totale abolizione.
Non solo, quindi, l’abolizione dei sussidi relativi ad una lista ristretta di prodotti di particolare
interesse per i Pvs, come l’Ue aveva dichiarato
sino ad allora, ma di tutti i sussidi all’esportazione di prodotti agricoli. Era dunque un’apertura politicamente molto importante, giacché la
possibilità di continuare a sussidiare l’esportazione dei propri prodotti agricoli sul mercato
mondiale era sempre stata considerata dall’Ue
(in particolare dalla Francia) una sorta di “linea
Maginot” da difendere ad ogni costo.
Che la concessione sui sussidi alle esportazioni agricole fosse considerata molto importante dalla stessa Ue era confermato dal fatto
che la lettera fosse firmata da Franz Fischler,
oltre che da Pascal Lamy: un modo per “certificare” che le concessioni agricole non rappresentavano una fuga in avanti del Commissario
al commercio, responsabile del negoziato
(13) Dal 1° settembre 2005 Pascal Lamy è Direttore generale del Wto.
21
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
complessivo, ma erano pienamente condivise
anche dal responsabile dell’agricoltura. D’altro
canto, l’apertura dell’Ue era condizionata ad analoghe concessioni da parte degli altri attori,
sia sul tema specifico dei sussidi all’esportazione che, più in generale, sugli altri fronti del
negoziato agricolo. Da un lato, infatti, in riferimento alla disciplina delle esportazioni, si ribadiva esplicitamente la richiesta di “parallelismo”, vale a dire la necessità di mettere al
bando anche la componente-sussidio dei crediti agevolati all’esportazione e degli aiuti alimentari degli Usa e a limitare in tal senso l’azione delle imprese di Stato esportatrici di
paesi quali Canada, Australia e Nuova Zelanda; dall’altro, si specificava che le concessioni sui sussidi all’esportazione erano subordinate alla disponibilità degli altri paesi a trattare con approccio costruttivo sugli altri temi agricoli, relativi al sostegno interno e all’accesso al mercato.
Sul sostegno interno l’Ue confermava la sua
disponibilità a ridurre in modo significativo le
misure distorsive del commercio, soprattutto i
sussidi accoppiati contenuti nella scatola gialla
ma anche quelli parzialmente disaccoppiati
contenuti nella scatola blu. Parallelamente,
l’Ue confermava anche la sua totale indisponibilità a prendere in considerazione la richiesta
del G20 di ridurre, o quanto meno contingentare, i sussidi rientranti nell’ambito della scatola verde.
Sul fronte dell’accesso al mercato, ossia in
tema di riduzione delle barriere sulle importazioni, l’Ue, come tutti gli attori in gioco, si dichiarava disponibile a negoziare una riduzione
dei dazi all’importazione, sulla base di una
“formula” un po’ più ambiziosa ed articolata di
quella utilizzata nel precedente accordo dell’Uruguay round, anche se a questa generica
volontà politica non corrispondeva alcuna indicazione concreta.
Le reazioni alla proposta di Fischler e Lamy
sulla possibile abolizione dei sussidi all’esportazione (che in passato avevano rappresentato
un elemento di blocco) furono nel complesso
positive: in particolare, gli Usa accolsero la
svolta dell’Ue con entusiasmo, dichiarandosi
disponibili a fare quanto richiesto sul fronte dei
crediti agevolati all’esportazione e degli aiuti alimentari. Al contrario, sia pure in un contesto
di soddisfazione per la svolta che la nuova posizione Ue avrebbe potuto imprimere al negoziato, qualche riserva emerse nelle reazioni di
altri paesi: Canada e Australia confermarono
la propria riluttanza a regolamentare l’azione
delle aziende di Stato esportatrici, mentre alcuni membri del G20, quali Argentina, Brasile
e India, contestarono l’idea di dividere il fronte
dei Pvs, distinguendo tra quelli a cui concedere ampie esenzioni e quelli a cui chiedere impegni analoghi ai paesi sviluppati. L’Ue, infatti,
aveva ribadito la richiesta, fatta anche dagli
Usa, che i paesi più grandi e più potenti sul
piano commerciale non fossero assimilati al resto dei Pvs, ma fossero, invece, chiamati a fare anch’essi la loro parte, al pari dei paesi sviluppati, in termini di liberalizzazione commerciale.
Sia la lettera di Zoellick che, soprattutto,
quella di Lamy-Fischler, con le importanti concessioni fatte dall’Ue in materia di sussidi alle
esportazioni, ebbero il merito di imprimere una
notevole accelerazione al negoziato. Questo,
infatti, si intensificò moltissimo prima dell’estate 2004, fino a giungere - sia pure con un faticoso compromesso dell’ultima ora, e a coronamento di una trattativa che fu spesso sull’orlo del fallimento - al tanto atteso accordo preestivo.
22
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
4.2 L’accordo di luglio 2004 (14)
fasce, soglie per la definizione delle fasce,
ammontare di riduzione delle tariffe in ciascuna fascia, eventuali tetti tariffari;
- le riduzioni tariffarie saranno imposte a tutti i
paesi membri con l’esclusione dei Pma e con
un trattamento speciale e differenziato per i
Pvs. In aggiunta agli elementi tradizionali del
trattamento speciale e differenziato dei Pvs obblighi ridotti e periodi di applicazione più
lunghi - si introducono ulteriori elementi di
flessibilità per i prodotti considerati “speciali”,
con riferimento agli obiettivi della sicurezza alimentare e della sussistenza o alle necessità
dello sviluppo rurale, e si prevede l’introduzione di un “meccanismo speciale di salvaguardia” per i Pvs;
- le riduzioni concordate verranno applicate alle tariffe consolidate di ogni paese (ossia le
massime possibili), di norma ben più alte di
quelle effettivamente applicate;
- ciascun paese potrà negoziare un “numero
appropriato” di “prodotti sensibili”: tali prodotti possono essere sottratti alla riduzione
prevista dalla formula generale e le corrispondenti linee tariffarie possono godere di una
certa “flessibilità” - tutta da discutere - nell’applicazione degli obblighi di riduzione dei
dazi e di ampliamento delle quote a tariffa ridotta. Comunque, anche nel caso dei “prodotti sensibili” si deve assicurare un miglioramento sostanziale dell’accesso al mercato.
Inoltre, una serie di questioni relative all’accesso al mercato sono citate nel documento
come punti che rimangono nell’agenda negoziale e che devono essere specificamente affrontati nel corso delle trattative: la tariff escalation; una migliore amministrazione delle quote a tariffa
ridotta; la revisione della clausola speciale di
Il 1° agosto 2004 il Consiglio generale del
Wto ha approvato un documento (Doha Work
Programme) composto da una parte generale,
contenente una serie di affermazioni di principio, e da quattro allegati su altrettanti punti specifici: agricoltura, accesso al mercato dei prodotti non agricoli, facilitazioni al commercio e
servizi. Questo accordo-quadro prende sostanzialmente atto dell’impossibilità di concludere i
negoziati della Dda entro la data fissata a Doha
(1° gennaio 2005) e indica come possibile scadenza la sesta Conferenza ministeriale che si
svolgerà a Hong Kong nel dicembre 2005.
4.2.1 La parte agricola dell’accordo-quadro
Per quanto riguarda l’intesa raggiunta in agricoltura (Allegato A - Framework for Establishing
Modalities in Agriculture), che del resto costituiva l’area più importante da cui dipendeva il rilancio dell’intero negoziato, l’accordo-quadro
conferma l’articolazione della trattativa nei tre pilastri tradizionali: accesso al mercato, sussidi all’esportazione e sostegno interno.
Accesso al mercato
In materia di accesso al mercato, si prevedono i seguenti punti:
- le riduzioni delle tariffe saranno regolate da
un approccio unico per fasce che tiene conto
della diversa struttura tariffaria di partenza,
prevedendo riduzioni progressivamente maggiori per le fasce tariffarie più alte, e che eventualmente considera l’imposizione di un
tetto massimo per la singola tariffa. Sono,
dunque, da negoziare i parametri con cui far
funzionare tale approccio, ossia: numero di
(14) Questo paragrafo si basa su: Anania 2004; De Filippis 2004c; Salvatici 2005.
23
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
per fasce (tiered formula). Tale formula, sulla
base di parametri da negoziare, prevede riduzioni differenziate per i diversi paesi, proporzionali al livello di sostegno “consolidato”, vale a dire quello massimo consentito dopo le
riduzioni imposte dal precedente accordo
dell’Uruguay round;
- viene introdotto il cosiddetto downpayment,
ossia l’obbligo di ridurre il sostegno complessivo (dato dalla somma delle misure di sostegno della scatola gialla, della scatola blu e
della clausola de minimis) del 20% rispetto al
suo livello consolidato, già nel primo anno
d’implementazione dell’accordo e indipendentemente dagli impegni previsti per gli anni
successivi;
- con particolare riferimento alla scatola gialla, si
prevede l’introduzione di un tetto massimo al
sostegno specifico di ciascun prodotto, corrispondente al suo livello “medio”, da definire in
base ad un criterio da negoziare. Inoltre, si deve registrare l’apertura all’idea di estendere gli
impegni di riduzione del sostegno aggregato
anche a quello di ciascun prodotto, oltre che
con l’imposizione di tetti, anche attraverso riduzioni specifiche; ciò avverrebbe in risposta
a un’esplicita richiesta dei Pvs, volta ad impedire che i paesi sviluppati possano di fatto aumentare il sostegno accordato ad alcuni prodotti chiave, pur rispettando l’impegno di riduzione del sostegno aggregato;
- anche il sostegno contenuto nella scatola blu
è soggetto ad obblighi di riduzione. Già a
partire dal primo anno di implementazione
dell’accordo, infatti, esso non potrà superare
il 5% del valore della produzione agricola di
ogni paese in un periodo di riferimento da negoziare. Un certo margine di flessibilità potrà
essere concesso ai paesi che in passato abbiano collocato nella scatola blu un ammonta-
salvaguardia; la semplificazione tariffaria (ovvero
l’eliminazione dei dazi fissi o specifici, cioè non
espressi come percentuale ad valorem); l’erosione delle attuali preferenze accordate ai Pma
che potrebbe conseguire alla riduzione generalizzata delle tariffe.
Sussidi alle esportazioni
L’accordo prevede che siano eliminate, entro
una data da stabilire, ma con scadenze differite
per i Pvs, le seguenti forme di sussidio alle esportazioni:
- sussidi diretti alle esportazioni;
- crediti, garanzie ed assicurazioni sulle esportazioni che prevedano un periodo di rimborso
superiore a 180 giorni, o che non siano conformi a regole da stabilire in riferimento ad altri elementi (ad esempio agevolazioni sul livello degli interessi o dei premi) che possano
costituire una forma indiretta di sussidio;
- pratiche distorsive delle imprese commerciali
di Stato (State Trading Enterprises - Ste),
compresi i sussidi pubblici ad esse concessi
e le spese per il ripianamento delle loro perdite; inoltre, la disciplina del potere di monopolio di tali imprese è rinviata a futuri negoziati,
con deroghe per i Pvs nei casi in cui l’obiettivo delle Ste sia la sicurezza alimentare;
- aiuti alimentari non conformi a regole precise
(da negoziare), che saranno rivolte ad evitare
distorsioni commerciali e presteranno particolare attenzione al ruolo delle organizzazioni
internazionali.
Sostegno interno
L’accordo prevede le seguenti misure:
- il “sostegno complessivo” (ovvero la somma
di quello concesso nell’ambito della scatola
gialla, della scatola blu e sotto la clausola de
minimis) verrà ridotto in base ad una formula
24
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
re di sostegno particolarmente elevato.
Inoltre, viene allargata la definizione delle misure collocabili nella scatola blu, in modo da
poter accogliere al suo interno i sussidi associati ai cosiddetti pagamenti anti-ciclici Usa,
attivati con il Farm Bill del 2002;
- la scatola verde rimane al riparo da ogni riduzione, ma andrà verificato che le misure in essa contenute abbiano effettivamente un impatto nullo o minimo sulla produzione;
- per quanto riguarda la clausola de minimis, si
propone di negoziare un minor livello della
percentuale dei sussidi esenti da obblighi di
riduzione (attualmente pari al 5% per i paesi
sviluppati e al 10% per i Pvs). Si stabilisce,
però, che siano esentati i Pvs che utilizzano la
clausola de minimis per programmi di riduzione della povertà degli agricoltori particolarmente svantaggiati.
Con riferimento, invece, al tema della facilitazione degli scambi (l’unico dei temi di Singapore ancora presente nell’agenda di Doha), si è
deciso di avviare negoziati al fine di rendere più
agevole il movimento, la consegna, lo sdoganamento e il transito dei beni, ma i Pvs hanno ottenuto che vengano esplicitamente menzionati i
problemi a cui potrebbero andare incontro i
paesi che non dispongono delle infrastrutture
necessarie per applicare un eventuale accordo
su questo tema.
Per quanto concerne i servizi, l’accordo cerca di accelerare il ritmo dei negoziati, fissando il
maggio 2005 come scadenza per la presentazione delle offerte di liberalizzazione da parte di
ciascun paese. Tale data non è stata rispettata,
e i paesi membri sono attualmente impegnati
nella predisposizione delle offerte.
È infine opportuno ricordare due questioni
specifiche, quella del cotone e quella delle indicazioni geografiche (Ig):
- il problema degli effetti negativi per i Pvs determinati dai sussidi al cotone agli agricoltori
dei paesi sviluppati era stato posto a Cancun
da un gruppo di quattro paesi produttori (Benin, Burkina Faso, Ciad e Mali) (15). Contrariamente a quanto richiesto da questi paesi che avrebbero desiderato aprire un dossier a
parte da gestire con alta priorità - si è deciso
che la questione venga affrontata all’interno
del negoziato agricolo, anche se si sottolinea
che ciò dovrebbe essere fatto in modo “ambizioso, rapido e specifico”;
- nell’allegato relativo all’agricoltura, le indicazioni geografiche sono incluse tra le questioni “di interesse” su cui non si è trovato un
accordo; nella parte generale, invece, esse
4.2.2 Gli altri punti dell’accordo-quadro
Per quanto riguarda i punti dell’accordo-quadro non riguardanti l’agricoltura, i negoziati sull’accesso al mercato per i prodotti non agricoli
erano rimasti a lungo bloccati, secondo alcuni, a
seguito delle difficoltà incontrate nelle trattative
agricole. Il testo concordato a Ginevra ricalca
quindi da vicino la bozza di accordo che era stata predisposta a Cancun, con la sola aggiunta di
un paragrafo iniziale che ricorda la necessità di
ulteriori negoziati sulla formula della riduzione tariffaria, sulla fissazione delle linee tariffarie non
ancora vincolate, sugli elementi di flessibilità di
cui dovrebbero beneficiare i Pvs e sui settori in
cui si potrebbe procedere ad una liberalizzazione completa: in pratica, su tutte le questioni ancora aperte.
(15) Come si è già ricordato, a Cancun questi quattro paesi africani avevano chiesto l’eliminazione di tutti i sussidi entro il 2006 e l’introduzione di un meccanismo transitorio per la compensazione delle perdite causate da tali sussidi ai propri produttori.
25
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
sono menzionate nel paragrafo relativo all’implementazione di accordi già esistenti, per ricordare la necessità di continuare le consultazioni sull’eventuale estensione della protezione delle indicazioni geografiche prevista
dall’articolo 23 dell’Accordo Trips ai prodotti
diversi da vini e liquori.
vrebbero dovuto essere i contenuti del documento di Modalities previsto dall’agenda di
Doha, sui quali già nel marzo 2003 non si era
riusciti a raggiungere un accordo.
Proprio a causa dei molti nodi irrisolti presenti
nell’intesa raggiunta nel luglio 2004, i negoziati
dei dodici mesi successivi sono andati avanti fra
mille difficoltà, facendo registrare ben pochi progressi sostanziali. Con l’obiettivo di giungere ad
una “prima approssimazione” delle Modalities entro il luglio 2005, l’ambasciatore neozelandese
Tim Groser, Presidente del gruppo negoziale sull’agricoltura, ha impegnato i paesi membri in
un’intensa attività negoziale. Nel corso della seconda metà del 2004 vi sono state tre “settimane
agricole” (6-8 ottobre, 15-19 novembre e 13-17
dicembre) più una serie di riunioni formali ed
informali della Commissione agricoltura. Successivamente, nel corso del 2005, i paesi membri si
sono incontrati quasi ogni mese: 7-11 febbraio,
14-18 marzo, 13-19 aprile, 30 maggio-3 giugno
e 11-15 luglio. Inoltre, nei primi sei mesi del
2005, ci sono state ben quattro “mini-ministeriali”
(cioè riunioni dei Ministri di un sottoinsieme dei
paesi membri del Wto): a Davos (Svizzera) in
gennaio, a Mombasa (Kenya) in marzo, a Parigi
(Francia) in maggio e a Dalian (Cina) in luglio.
Nonostante lo sforzo profuso, l’unico risultato
concreto raggiunto entro il luglio 2005, che pure ha richiesto diversi mesi di dure trattative, è
stato l’accordo sulle modalità di calcolo degli
equivalenti ad valorem dei dazi specifici, reso
complicato dalla obiettiva difficoltà di trovare dati affidabili sui prezzi mondiali di riferimento necessari per il calcolo stesso. In materia di accesso al mercato, i paesi membri continuano discutere sulla struttura che dovrà avere la formula di riduzione delle tariffe, e sugli elementi di
flessibilità di cui potranno beneficiare i paesi sviluppati e in via di sviluppo.
4.3 Dall’accordo di luglio 2004 alla vigilia
della conferenza di Hong Kong
L’accordo-quadro del luglio 2004 tenta di risolvere i conflitti sui quali si era registrato il fallimento a Cancun: quello sui temi di Singapore e
quello sulle questioni agricole. Sul primo punto
si è deciso di includere in questo round di negoziati solo uno dei quattro temi di Singapore,
quello relativo alla “facilitazione del commercio”, cioè alle regole per l’accelerazione delle
operazioni di sdoganamento e rilascio dei beni
importati.
Per quanto riguarda la parte agricola, oltre all’importanza politica di un accordo che ha rilanciato il negoziato, scongiurando il pericolo di una crisi istituzionale del Wto, si possono enfatizzare le novità che esso introduce: il downpayment; la regolamentazione del sostegno prodotto per prodotto; la fine dei sussidi all’esportazione; l’esenzione da ogni impegno per i Pma e il
trattamento speciale e differenziato per i Pvs; la
“visibilità” data alla questione del cotone, sia pure all’interno del negoziato agricolo e non come
punto a sé stante. Inoltre, va sottolineata la capacità di tenuta delle nuove alleanze tra Pvs emerse a Cancun e il fatto che esse abbiano
sancito il definitivo tramonto del duopolio UsaUe. Tuttavia, va evidenziato che i contenuti dell’accordo-quadro sul negoziato agricolo risultano assai meno specifici e vincolanti di quanto a-
26
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Sul fronte del sostegno interno, dopo aver deciso che gli impegni di riduzione saranno stabiliti
per fasce di paesi, si è aperta la discussione sulla classificazione dei paesi nelle diverse fasce. A
questo proposito sono importanti, poiché in grado di influenzare il negoziato in corso, anche gli
esiti di due dispute recentemente concluse nell’ambito del Wto: quella intentata contro i sussidi
degli Stati Uniti per il cotone e quella contro i
sussidi dell’Unione Europea per lo zucchero.
Infine, anche nel caso del capitolo negoziale
apparentemente meno controverso, ovvero
quello relativo ai sussidi alle esportazioni, per i
quali si è già convenuto di eliminare, entro una
data da stabilire, tutte le forme di sussidio – diretto e indiretto – rimangono ancora da definire
le nuove regole per le imprese di Stato e gli aiuti alimentari. Peraltro, proprio su questo punto
alcuni paesi dell’Ue – Francia in testa – hanno
criticato la strategia negoziale della
Commissione, in quanto avrebbe “abbassato la
guardia” sui sussidi all’export senza ottenere adeguate e concrete contropartite.
Alla luce di queste difficoltà, non è affatto sorprendente che non si sia riusciti a rispettare la
scadenza di luglio per arrivare ad un accordo di
massima sulle Modalities da approvare in occasione della Conferenza di Hong Kong, in programma dal 13 al 18 dicembre 2005. Infatti, la
distanza che ancora a luglio 2005 si registrava
fra le posizioni in campo era tale che il Presidente Groser non ha ritenuto opportuno tentare
di predisporre un documento che facesse il
punto sullo stato del negoziato, per facilitarne il
riavvio dopo la pausa estiva.
Più in generale, un accordo appare ancora
abbastanza lontano anche in altri importanti capitoli del negoziato: accesso al mercato per i
prodotti non agricoli e i servizi; “trattamento speciale e differenziato” per i Pvs; iniziativa sul coto-
ne; istituzione di un registro internazionale per le
denominazioni di origine di vini e alcolici, ed eventuale avvio di negoziati per l’estensione di un
simile registro anche ad altri prodotti agroalimentari. Da più parti si sottolinea come gli ostacoli incontrati per il raggiungimento di un accordo su questi temi siano dovuti agli scarsi progressi registrati nelle trattative agricole; d’altra
parte, vi è chi ritiene che le difficoltà del negoziato in agricoltura, come già accaduto in passato, possano rappresentare una scusa piuttosto
che la vera causa di un eventuale fallimento della Conferenza di Hong Kong. Esistono, infatti,
autentici e profondi motivi di disaccordo anche
negli altri settori, e poiché questi hanno una rilevanza economica nettamente maggiore del settore agricolo è quantomeno dubbio che quest’ultimo possa effettivamente rappresentare la
condizione essenziale per una positiva evoluzione dei negoziati dell’intero Doha round.
Il tempo a disposizione prima della Conferenza ministeriale di Hong Kong è poco, soprattutto
se si considera il numero, l’importanza e la complessità delle questioni da risolvere, oltre alle divergenze tra i principali attori negoziali. A complicare le cose, all’inizio di agosto 2005, il Presidente del gruppo negoziale sull’agricoltura, Tim
Groser, ha deciso di candidarsi al parlamento ed
è stato sostituito da Crawford Falconer nel ruolo
di ambasciatore della Nuova Zelanda presso il
Wto. Falconer ha assunto anche la presidenza
del gruppo negoziale agricoltura, ma questo
cambio della guardia pochi mesi prima della
Conferenza di Hong Kong certamente non aiuta,
anche perché a Groser venivano unanimemente
riconosciuti una notevole esperienza e lo sforzo
effettuato per migliorare la trasparenza e l’efficienza nella gestione delle trattative.
L’andamento delle trattative degli ultimi due o
tre anni non autorizza certo ad essere ottimisti
27
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Box 3
PROPOSTA USA SULLE QUESTIONI AGRICOLE NEL WTO (10 OTTOBRE 2005)
Articolazione della proposta in due fasi:
- Fase 1: riduzione significativa in 5 anni delle tariffe e delle misure di sostegno interno distorsive del
commercio; eliminazione completa dei sussidi alle esportazioni;
- Fase 2: nei 5 anni successivi, completa eliminazione di ciò che resta delle politiche distorsive del
commercio agricolo.
Accesso al mercato
- Suddivisione delle tariffe in quattro fasce (0-20%, 20%-40%, 40%-60%, oltre 60%) con riduzioni
progressive dal 55% per le tariffe più basse al 90% per le tariffe più alte.
- Adozione di un tetto tariffario del 75%.
- Possibilità di deroghe per “prodotti sensibili”, per non più dell’1% delle linee tariffarie; compensazione per
le minori riduzioni delle tariffe tramite estensione delle quote a tariffa ridotta.
- Trattamento speciale e differenziato per i Pvs con tagli tariffari inferiori e periodi di implementazione più
lunghi.
Sussidi alle esportazioni
Adozione entro il 2010 delle seguenti misure:
- Eliminazione di tutti i sussidi alle esportazioni di prodotti agricoli.
- Disciplina dei programmi di credito alle esportazioni agricole in linea con le ordinarie pratiche commerciali;
durata massima dei crediti pari a 180 giorni.
- Nuova disciplina per le esportazioni delle imprese commerciali di Stato per: ridurne il potere monopolistico
sulle esportazioni, proibire l’uso dei sussidi alle esportazioni, aumentare gli obblighi in materia di
trasparenza degli scambi.
- Eliminazione delle tasse discriminatorie sull’export che incentivano l’esportazione dei prodotti trasformati.
- Disciplina degli aiuti alimentari volta ad impedirne l’uso come strumenti surrettizi di esportazione; rimozione
degli ostacoli per l’invio di aiuti di emergenza.
Sostegno interno
Riduzioni significative, nell’arco di 5 anni, del sostegno interno distorsivo per fasce, con tagli maggiori per i
paesi collocati nelle fasce più alte.
- Riduzione del 60% del livello aggregato del sostegno Usa; introduzione di tetti al sostegno specifico per
prodotto sulla base del periodo 1999-2001.
- Tetto massimo per la scatola blu al 2,5% del valore della produzione agricola.
- Riduzione del 50% (dal 5% al 2,5%) del sostegno che gode dell’esenzione de minimis.
- Riduzione del 53% dell’insieme del sostegno interno distorsivo (scatola gialla, scatola blu e de minimis)
degli Usa.
- Riduzione della misura aggregata del sostegno (scatola gialla) di Ue e Giappone dell’83% e dell’insieme
del sostegno interno distorsivo del 75% per l’Ue e del 53% per il Giappone.
- Nessun tetto alla scatola verde e nessuna variazione significativa nei criteri di classificazione delle politiche
che vi rientrano.
- Introduzione di una “clausola di pace” per evitare contenziosi sulle misure di sostegno all’agricoltura
conformi alle regole adottate.
Fonte: Office of the United States Trade Representative, Facts on Doha Round, ottobre 2005, disponibile sul sito www.ustr.gov
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Box 4
PROPOSTA UE SULLE QUESTIONI AGRICOLE NEL WTO (10 OTTOBRE 2005)
Accesso al mercato
- Suddivisione delle tariffe in quattro fasce (0-30%, 30%-60%, 60%-90%, oltre 90%) con tassi di
riduzione crescenti (dal 20% al 50%) al crescere delle tariffe.
- Tetti per le tariffe del 100% per i paesi sviluppati e del 150% per i Pvs.
- Impegno ad usare in modo contenuto e ben regolamentato le deroghe per la riduzione delle tariffe in caso
di prodotti sensibili, per non più dell’8% delle linee tariffarie; disponibilità a prevedere l’espansione delle
quote a tariffa ridotta per tali prodotti.
- Legame diretto degli impegni in materia di accesso al mercato con il progresso dei negoziati sulle
indicazioni geografiche: richiesta di intensificare l’attività negoziale sul registro multilaterale per le
indicazioni geografiche e di raggiungere ad Hong Kong accordi sull’estensione dei negoziati anche a
prodotti ancora non oggetto di tutela.
Sussidi alle esportazioni
- Rinnovo dell’impegno formalizzato nel 2004 per l’eliminazione dei sussidi alle esportazioni, purché seguito
dagli altri paesi che utilizzano forme di sostegno alle esportazioni.
- Proposta di negoziare ad Hong Kong un percorso di progressiva riduzione del sostegno alle esportazioni
e una data entro la quale arrivare alla loro completa eliminazione.
Sostegno interno
- Suddivisione dei paesi in fasce in base al livello di sostegno erogato con riduzioni maggiori al crescere del
livello di sostegno; collocazione della Ue nella fascia di sostegno più alta, per la quale si propone una
riduzione della misura aggregata del sostegno del 70% (60% per gli Usa).
- Riduzione del 65% (o anche maggiore) del sostegno che gode dell’esenzione de minimis.
- Disponibilità ad accettare l’introduzione di un tetto massimo alla scatola blu anche inferiore al 5% previsto
dall’accordo-quadro del luglio 2004.
- Impegno a negoziare tetti massimi per il sostegno specifico per prodotto.
Fonte: Commissione europea, Doha Round: Statement of EU conditional negotiating proposals - with explanatory annotations,
Memo/05/357, Bruxelles, 10 ottobre 2005; AgraEurope, n. 2178, 14 ottobre 2005.
sul possibile esito della Conferenza di Hong
Kong, ma va sottolineato che la ripresa dei negoziati dopo la pausa estiva ha fatto registrare, insieme ad una notevole accelerazione, alcune importanti novità. La prima mossa l’aveva fatta il gruppo G20, che già in occasione della mini-ministeriale di Dalian, aveva presentato una proposta
sull’accesso al mercato: il punto più controverso
della trattativa agricola e comunque quello a cui il
gruppo è maggiormente interessato. Successivamente, nel corso della mini-ministeriale che si
è svolta a Zurigo lo scorso 10 ottobre, anche Usa
e Ue, in sequenza, hanno messo sul tavolo le loro
proposte “complessive” in materia agricola (vedi
box 3 e 4).
A queste, ha fatto seguito la pronta risposta
del G20 che, il 12 ottobre, ha presentato una
propria posizione (vedi box 5). In essa il G20, oltre a rivedere le proposte di luglio sull’accesso al
mercato, aggiunge indicazioni in materia di sussidi all’esportazioni e sostegno interno.
Come si vede, la differenza tra le posizioni è
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Box 5
PROPOSTA DEL G20 SULLE QUESTIONI AGRICOLE NEL WTO (12 OTTOBRE 2005)
Accesso al mercato
- Riduzione delle tariffe mediante un approccio per fasce in base al seguente schema:
Paesi sviluppati
Pvs
Fasce
Riduzioni
Fasce
Riduzioni
Da 0 a 20 %
45%
da 0 a 30%
25%
tra 20% e 50%
55%
tra 30% e 80%
30%
tra 50% e 75%
65%
tra 80 % e 130 %
35%
oltre 75%
75%
oltre 130%
40%
- Riduzione media delle tariffe: 54% minimo per i paesi sviluppati; 36% massimo per i Pvs.
- Tetti per le tariffe del 100% per i paesi sviluppati e del 150% per i Pvs.
Sussidi alle esportazioni
- Possibilità per i Pvs di adottare misure di ritorsione nei confronti di sussidi alle esportazioni dei paesi
sviluppati.
Sostegno interno
- Riduzione dell’insieme del sostegno interno distorsivo (scatola gialla, scatola blu e de minimis) dei paesi
sviluppati in tre fasce: al di sotto di 10 miliardi di $ Usa, riduzione del 70%; tra 10 e 60 miliardi di $ Usa,
riduzione del 75%; oltre 60 miliardi di $ Usa, riduzione dell’80% (la Ue ricade nella fascia più alta; gli Usa
nella seconda fascia).
- Riduzione del sostegno della scatola gialla in tre fasce: al di sotto di 15 miliardi di $ Usa, riduzione del
60%; tra 15 e 25 miliardi di $ Usa, riduzione del 70%; oltre 25 miliardi di $ Usa, riduzione dell’80% (l’Ue
ricade nella fascia più alta e, anche in questo caso, gli Usa ricadono nella seconda fascia).
- Nessuna riduzione per la scatola gialla dei Pvs.
ancora significativa - forse anche maggiore di
quanto possa apparire dal confronto quantitativo
dei numeri contenuti nelle diverse proposte - ma
la trattativa appare finalmente incamminata nella
giusta direzione. I principali attori, infatti, sembrano aver preso atto che l’approccio seguito in
precedenza – quello di negoziare ciascun aspetto dell’accordo separatamente e in sequenza –
difficilmente avrebbe prodotto risultati significativi e sicuramente non avrebbe consentito alcun
accordo in vista della scadenza di dicembre.
Inoltre, cosa ancora più importante, essi sembrano condividere l’impianto della trattativa, in
termini di cosa trattare e con quali criteri farlo.
Riguardo a quest’ultimo aspetto le differenze
più rilevanti che si riscontrano nelle proposte di
Usa e Ue sono due. Sul versante della proposta Usa, ci si riferisce all’obiettivo generale,
che viene assegnato all’intera trattativa agricola, articolato in due fasi successive: la prima, in
cui ridurre in modo significativo tutte le politiche distorsive del commercio agricolo, e la se-
30
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
conda in cui completare tale processo, arrivando alla loro totale abolizione. Si tratta di un obiettivo troppo ambizioso per essere credibile;
una richiesta molto forte che esula da quanto
fin qui discusso nell’ambito del Doha round e
sembra, piuttosto, un espediente tattico con
cui “avvertire” i propri interlocutori (e forse anche la lobby agricola interna) che l’amministrazione Bush intende fare sul serio. Sul fronte della proposta Ue, va invece sottolineata l’inequivocabile fermezza con cui ci si riferisce alla difesa
delle indicazioni geografiche come ad un punto
irrinunciabile della piattaforma negoziale (16). Si
tratta di un aspetto che finora era rimasto ai
margini delle trattative, ma che riveste un’importanza strategica per gli interessi dell’agricoltura italiana.
In relazione alle strategie dei diversi attori del
negoziato, va infine sottolineato come la propo-
sta del G20 sia stata presentata dal Gruppo come un tentativo di “mediazione” che, su diversi
punti, si colloca effettivamente a metà strada tra
le posizioni di Usa e Ue. Oltre a dimostrare l’intenzione di raggiungere un accordo, il fatto che
il G20 assuma un ruolo di mediazione tra le due
superpotenze la dice lunga sul nuovo assetto
geo-politico dei negoziati multilaterali sul commercio.
In conclusione, il quadro complessivo continua ad essere complicato, ma qualcosa si sta
muovendo e le distanze sembrano meno incolmabili di quanto apparissero fino a poche settimane prima. Il negoziato si è rimesso in moto
ed è attualmente in pieno svolgimento; l’esperienza del passato insegna che molto può accadere, sia in positivo che in negativo, nelle ultime
frenetiche settimane prima della Conferenza ministeriale.
(16) Nel discorso di Peter Mandelson, il Commissario responsabile del commercio estero, in occasione della presentazione della proposta dell’Ue si legge «Ciò che siamo pronti a fare per aumentare l’accesso ai nostri mercati agricoli è ovviamente legato al soddisfacimento dei nostri interessi come esportatori, anche in agricoltura. Per questo consideriamo necessari risultati significativi nell’area
della difesa delle indicazioni geografiche. Intendiamo pertanto aprire subito una trattativa sul Registro, in modo da raggiungere ad
Hong Kong un chiaro accordo per iniziare immediati negoziati sulla estensione del Registro stesso (…)».
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Anania G., “Il negoziato agricolo del Wto: cosa ci aspetta?”, Campagna Amica, ottobre 2004.
De Filippis F., “Il negoziato riparte quasi da zero”, Campagna Amica, marzo 2004a.
De Filippis F., “Ue e Wto: riparte il negoziato”, Campagna Amica, giugno 2004b.
De Filippis F., “Il negoziato Wto riparte da un accordo quadro”, Campagna Amica, settembre 2004c.
De Filippis F., L. Salvatici (a cura di): Wto e agricoltura prima e dopo la Conferenza di Cancun,
Quaderni del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, n.3, ottobre 2003.
Salvatici L., “Doha Development Agenda: l’accordo di luglio e le prospettive future del negoziato agricolo”, Agricoltura, Alimentazione, Economia, Ecologia (AE), Edizioni Lariser, Roma, in corso di pubblicazione.
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Appendice 1
CRONOLOGIA DEL NEGOZIATO AGRICOLO DEL DOHA ROUND
Marzo 2000 - Avvio del nuovo negoziato agricolo - 45 proposte negoziali ufficiali, proposte specifiche del Gruppo
di Cairns sui tre pilastri, attività dei Pvs in tema di scatola verde, accesso al mercato, trattamento speciale e differenziato.
Novembre 2001 - Conferenza di Doha - La trattativa agricola rientra nel round complessivo dell’agenda di Doha
e nel single undertaking. Obiettivo di concordare le Modalities entro il marzo 2003.
Febbraio-Marzo 2003 - Prima e seconda bozza del documento di Stuart Harbinson sulle Modalities Documento di Stuart Harbinson che prevede una serie di impegni in materia di regolamentazione del sostegno
interno, riduzione delle tariffe e graduale abolizione dei sussidi alle esportazioni. Rifiuto della proposta Harbinson
da parte di tutti i paesi membri e stallo nelle trattative.
Agosto 2003 - Testo congiunto Usa-Ue, documento G20 - Dopo il nuovo Farm Bill Usa (2002) e la riforma di
medio termine dell’Ue (2003), viene elaborato un testo congiunto Usa-Ue per una bozza di accordo. Risposta dei
Pvs guidati dal Brasile con il documento del G20.
Settembre 2003 - Proposta di Carlos Perez del Castillo - Bozza di accordo avanzata da parte del Presidente
del Consiglio generale del Wto, Perez del Castillo, nella forma di un sostanziale compromesso tra il testo Usa-Ue
e il documento del G20.
Settembre 2003 - Conferenza di Cancun - Forti contrasti tra i paesi sulla maggior parte dei temi negoziali, mancato accordo e fallimento della Conferenza.
Novembre 2003 - Strategy paper dell’Ue - Documento dell’Ue con gli obiettivi da perseguire nel negoziato e le
condizioni per farlo ripartire. Disponibilità dell’Ue a trattare sui temi di Singapore e sulla difesa delle indicazioni
geografiche.
Gennaio 2004 - Lettera di Robert Zoellick (Usa) - Disponibilità degli Usa a riprendere il negoziato e a fare un
passo avanti nella eliminazione dei sussidi alle esportazioni e nella riduzione del sostegno interno. Rottura di fatto
dell’alleanza Usa-Ue.
Maggio 2004 - Lettera di Pascal Lamy e Franz Fischler (Ue) - Nuova posizione negoziale dell’Ue: rinuncia a tre
temi di Singapore (si mantiene la richiesta di trattative solo sul tema della facilitazione del commercio) e disponibilità a trattare per abolire i sussidi alle esportazioni.
Luglio 2004 - Accordo di luglio 2004 - Approvazione del Framework for Establishing Modalities in Agriculture.
Maggio 2005 - Accordo di Parigi - Definizione delle modalità per il calcolo degli equivalenti ad valorem dei dazi
specifici.
Luglio 2005 - Mini-ministeriale di Dalian - Presentazione della proposta del G20 in materia di accesso al mercato.
Settembre 2005 - Incontro ad alto livello di Parigi - Presentazione di una prima versione delle proposte di Usa e
Ue in materia di accesso al mercato.
Ottobre 2005 - Mini-ministeriale di Zurigo - Presentazione delle proposte “complessive” di Usa, Ue e G20 in
materia agricola.
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Appendice 2
LA QUESTIONE DELLE INDICAZIONI GEOGRAFICHE
Le indicazioni geografiche
nei negoziati commerciali multilaterali
territorio di un paese membro, o di una regione
o località di quel territorio, quando una qualità,
reputazione o altra caratteristica determinante di
tale prodotto può essere attribuita essenzialmente all’origine geografica». Lo stesso articolo
22 dell’Accordo Trips chiarisce le motivazioni
che devono indurre tutti i paesi membri a prevedere mezzi giuridici adeguati per tutelare le indicazioni di origine geografica. La tutela ha sostanzialmente lo scopo di impedire, nella designazione e presentazione di un prodotto, l’utilizzazione di tutti quei mezzi che indicano o suggeriscono che il prodotto in questione è originario di una regione geografica diversa dal vero
luogo d’origine, inducendo così in errore il consumatore; nonché di impedire tutti gli abusi nell’utilizzo delle indicazioni geografiche che costituiscono atti di concorrenza sleale.
Gli articoli 23 e 24 dell’Accordo attribuiscono alle indicazioni geografiche relative a vini e
bevande alcoliche una protezione accresciuta
e rafforzata che, infatti, scatta anche se una utilizzazione abusiva non rischia di indurre in errore il consumatore o creare concorrenza sleale, sia pure con alcune eccezioni in tal senso (1).
Inoltre, si prevede l’apertura di un negoziato ad
hoc per l’istituzione di un registro multilaterale
delle indicazioni geografiche di vini e bevande
alcoliche.
Gli aspetti dell’Accordo Trips che assumono
rilevanza per il settore agricolo e agroalimentare
sono due. In primo luogo, l’individuazione a livello internazionale di una definizione condivisa
di “indicazione geografica”, in piena sintonia
Nella storia dei negoziati commerciali multilaterali, il tema relativo alla tutela delle indicazioni
geografiche è stato affrontato per la prima volta
dall’Accordo Trips (Agreement on trade-related
aspects of intellectual property rights), sottoscritto nel 1994 al termine dell’Uruguay round
del Gatt, che ha introdotto anche in questo campo alcuni principi fondamentali come quello di
non discriminazione (clausola della nazione più
favorita).
Dal 1994 ad oggi la protezione delle indicazioni geografiche ha assunto sempre maggiore
importanza, in concomitanza con la necessità
di garantire eque possibilità di competizione ai
prodotti con una reputazione e una qualità
strettamente legate alla loro origine geografica
e territoriale. Al riguardo, l’obiettivo è evitare
che informazioni errate possano trarre in inganno i consumatori e, di conseguenza, che
prodotti ottenuti in aree geografiche diverse
beneficino di un vantaggio competitivo e di una rendita connessa ad una reputazione immeritata.
La terza sezione dell’Accordo Trips è interamente dedicata alla tutela delle indicazioni di
origine; in particolare gli articoli 22, 23 e 24 definiscono le regole generali e la base giuridica in
materia.
L’articolo 22 definisce le indicazioni geografiche come quelle «indicazioni che servono a
identificare un prodotto come originario di un
(1) Le eccezioni riguardano le indicazioni divenute nomi generici e le indicazioni già registrate come marchi di fabbrica o di commercio.
35
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
con la normativa comunitaria (2). In secondo luogo, appare significativo l’esplicito impegno delle
parti contraenti a negoziare l’istituzione di un registro multilaterale delle indicazioni geografiche
per i vini. Prendendo ad esempio tale impegno,
nell’ambito dei negoziati attualmente in corso,
alcuni paesi, tra cui l’Ue, propongono di allargare l’eventuale registro a tutti i prodotti agricoli
ed agroalimentari.
Le questioni dibattute, e ancor oggi irrisolte,
nell’ambito dei negoziati in corso riguardano essenzialmente: la creazione del registro multilaterale per i vini e le bevande alcoliche; “l’estensione” del livello “più elevato” di protezione (articolo 23.4 dell’Accordo Trips) ad altri prodotti a
denominazione di origine. La Dichiarazione ministeriale di Doha conteneva l’impegno delle
parti a negoziare la creazione di un sistema multilaterale di notifica e registrazione delle indicazioni geografiche per i vini e le bevande alcoliche entro la quinta Conferenza ministeriale di
Cancun (settembre 2003), mentre era assai più
vaga riguardo ad una eventuale “estensione”
del registro ad altri prodotti. Al riguardo, la Dichiarazione invitava comunque il Consiglio Trips
a decidere in merito entro il febbraio 2002.
Dunque, il mandato di Doha riguarda con
certezza solamente l’istituzione del registro multilaterale per vini e bevande alcoliche, ovvero
l’applicazione di una decisione già concordata
nell’ambito dell’Uruguay round del 1994. In ogni caso, tutte le scadenze sono saltate, come
del resto è avvenuto per l’intera Agenda di
Doha, e non si è ancora riusciti a trovare un accordo a causa delle divergenze degli Stati
membri su questioni chiave, come il valore legale da attribuire al registro e le modalità di partecipazione allo stesso.
Le posizioni negoziali dei membri del Wto
sulle indicazioni geografiche
In base alle argomentazioni presentate durante le trattative, le posizioni negoziali dei membri
del Wto sulla costituzione del registro multilaterale per vini e bevande alcoliche possono essere ricondotte a due impostazioni.
Un primo gruppo di paesi, composto da Argentina, Australia, Colombia, Costarica, San
Salvador, Usa, Guatemala, Giappone, Namibia,
Nuova Zelanda, Filippine, Repubblica Dominicana, Canada e Cile, spinge per un sistema volontario di notifica delle indicazioni di origine
che verrebbero registrate in una apposita banca
dati. I governi che decidono di partecipare al sistema dovrebbero consultare tale banca dati
per prendere le decisioni relative alla protezione
da accordare alle indicazioni geografiche, mentre gli altri membri del Wto sarebbero solamen-
(2) L’articolo 2 del regolamento (Ce) n. 2081/92 relativo alla tutela delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli ed alimentari
dell’Unione Europea stabilisce infatti che:
1. La protezione comunitaria delle denominazioni d’origine e delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli ed alimentari è ottenuta
conformemente al presente regolamento.
2. Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) “denominazione d’origine”: il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese la cui qualità o le cui
caratteristiche siano dovute essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori naturali ed umani
e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano nell’area geografica delimitata;
b) “indicazione geografica”: il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e di cui una determinata
qualità, la reputazione o un’altra caratteristica possa essere attribuita all’origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione
e/o elaborazione avvengano nell’area geografica determinata.
36
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
te “incoraggiati” a consultare la banca dati in
questione ma senza alcun obbligo al riguardo.
Dall’altra parte troviamo la proposta dell’Ue,
sostenuta da una comunicazione di Bulgaria,
Cipro, Georgia, Islanda, Ungheria, Malta, Mauritius, Moldavia, Nigeria, Repubblica Ceca e
Slovacchia, Romania, Slovenia, Sri Lanka, Svizzera e Turchia, in cui si sostiene che l’iscrizione
nel registro multilaterale rappresenti una sorta
di “presunzione” del fatto che l’indicazione geografica debba essere protetta in tutti gli altri
paesi, trasferendo su questi ultimi, qualora volessero mettere in dubbio la legittimità della protezione, l’onere della prova. La proposta Ue
prevede la possibilità di opporsi alla registrazione di nomi che si ritiene siano diventati generici,
ma tale opposizione deve essere esercitata entro 18 mesi dalla notifica.
A queste due posizioni estreme si aggiungono la proposta dell’Ungheria per l’istituzione di
un sistema di arbitraggio; mentre Hong Kong e
Cina, nel tentativo di arrivare ad un compromesso, propongono che la registrazione di una
indicazione di origine costituisca una “presunzione” meno vincolante rispetto a quanto richiesto dall’Ue.
Tra le questioni ancora aperte vanno segnalati, oltre agli effetti giuridici dell’iscrizione nel registro, i costi legati alla partecipazione e gli obblighi esistenti per i paesi che decidono di non
partecipare. Si tratta, quindi, di un negoziato assai complesso in cui, sebbene vi siano state anche proposte che hanno cercato di favorire una
mediazione (come quella avanzata da Cina e
Hong Kong), si confrontano le due posizioni
precedentemente delineate.
In vista della quinta Conferenza ministeriale
di Cancun, il Presidente del Consiglio Trips a-
veva preparato una bozza di proposta per l’istituzione del registro, che indicava le differenti
opzioni: una prima opzione, corrispondente alla
posizione “americana”, avrebbe creato un sistema sostanzialmente facoltativo senza obblighi stringenti; una seconda, corrispondente alle proposte dell’Unione Europea, avrebbe creato una “presunzione” in favore dei prodotti registrati. Nell’ambito di questa seconda opzione,
si prendeva poi in considerazione la possibilità
di istituire un organo arbitrale per la risoluzione
delle controversie.
In occasione della Conferenza di Cancun l’intero capitolo delle indicazioni geografiche ha ricevuto scarsa attenzione, venendo incluso nell’ampio novero delle questioni relative all’“implementazione” degli accordi sottoscritti al termine
dell’Uruguay round.
Rispetto alle trattative sulla tutela delle indicazioni geografiche, l’accordo-quadro del luglio
2004 si limita a riaffermare l’impegno dei membri del Wto a progredire nei negoziati sull’istituzione di un sistema multilaterale di notifica e registrazione delle indicazioni geografiche per vini e bevande alcoliche secondo il mandato di
Doha. Nei mesi successivi non si sono fatti molti passi in avanti, tant’è che il rapporto del Presidente del Trade Negotiations Committee al
Consiglio generale del 28 luglio 2005 (3) si limita
ad osservare che non ci sono state evoluzioni in
merito ai temi dell’“implementazione” degli accordi, e in particolare sul tema delle indicazioni
di origine geografica.
Relativamente al comparto vini e bevande alcoliche, va segnalato che il 14 settembre 2005
l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo commerciale “iniziale” sul vino
(vedi box), volto a proteggere le denominazioni
(3) Documento TN/C/5 del 28 luglio 2005.
37
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Box
L’ACCORDO SUL COMMERCIO DI VINI FRA USA E UE DEL 15 SETTEMBRE 2005
Gli impegni previsti dall’accordo in materia di commercio di vini fra Usa e Ue sono i seguenti:
- gli Usa e l’Ue riconoscono espressamente alle rispettive denominazioni vinicole lo status di
“denominazione di origine”;
- gli Usa modificheranno con un apposita legge (da presentare al Congresso) lo status di 17 denominazioni
vinicole europee (fra le principali: Borgogna, Champagne, Chianti, Marsala e Porto) che attualmente sono
considerate “semigeneriche” negli Stati Uniti. La stessa legge ne limiterà l’uso sul territorio statunitense;
- gli Usa accettano i principi fondamentali delle norme comunitarie sull’etichettatura impegnandosi a risolvere
le controversie per via bilaterale anziché tramite i meccanismi di risoluzione delle controversie del Wto;
- l’Ue riconosce le pratiche enologiche statunitensi vigenti non oggetto di deroga comunitaria per le 17
denominazioni per le quali gli Usa si impegnano a cambiare lo status di semigeneriche;
- le esportazioni vinicole comunitarie (anche quelle con titolo alcolometrico superiore al 7%) sono esentate
dal rispetto delle norme in materia di certificazione adottate negli Usa nel 2004. Un’analoga
semplificazione verrà adottata dall’Ue per le 17 denominazioni il cui status di semigeneriche verrà
modificato dagli Usa.
L’accordo è definito “iniziale” perché entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore saranno avviati negoziati per
un accordo più approfondito su indicazioni geografiche, denominazioni di origine, uso delle menzioni
tradizionali, pratiche enologiche, vino a basso contenuto di alcool.
dei vini comunitari. Secondo alcuni, tale accordo potrebbe avere riflessi positivi sulle trattative
per la tutela delle Ig in ambito Wto e va quindi
accolto con favore. Tuttavia, va anche precisato
che si tratta soltanto di un positivo avvio di negoziati che non deve tradursi in un indiscriminato “via libera” per pratiche enologiche controverse, in cambio di insufficienti concessioni sul
piano della tutela delle denominazioni di origine
dalle imitazioni. L’accordo, infatti, rafforza la tutela per Marsala e Chianti ma non dirime ancora
le questioni relative alla protezione di numerosi
altri vini italiani ed europei oggetto di agropirateria negli Stati Uniti.
Per quanto concerne l’estensione del livello
di protezione più elevato (art. 23.4 dell’Accordo
Trips) ad altri prodotti diversi dai vini e dalle bevande alcoliche, la questione appare, se possibile, ancora più complessa. Infatti, non vi è
neanche accordo sull’esistenza di un mandato
a negoziare tale estensione, in quanto esistono
diverse interpretazioni riguardo al testo della
Dichiarazione di Doha.
L’accordo del luglio 2004 autorizzava il Direttore generale a proseguire le consultazioni in
materia, ma il rapporto presentato dal Direttore
al Consiglio il 28 luglio 2005 continua a registrare lo stallo delle negoziazioni. Si legge infatti nel
documento che progressi nella direzione desiderata di una soluzione «non sono stati possibili
a causa delle posizioni divergenti e cristallizzate
delle delegazioni, in particolare sulla questione
dell’estensione delle indicazioni geografiche».
Le posizioni in campo sono quindi fortemente
contrapposte e pare difficile ipotizzare il raggiungimento di un compromesso in tempi brevi.
I fautori dell’estensione della protezione più
elevata (Ue e paesi come Cina, Ungheria, Kenya,
Nigeria, Pakistan, Svizzera, Tailandia, Turchia e
molti altri, detti gli “Amici delle Ig”) sostengono
38
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
che ciò rappresenta una necessità assoluta per
poter meglio commercializzare i propri prodotti
di qualità a denominazione di origine, oggetto
di continue azioni di “usurpazione” che causano non pochi danni economici e di immagine ai
produttori e ingenerano confusione nei consumatori. In particolare gli “Amici delle Ig”, in una
comunicazione del 9 luglio 2003 (4), affermano
che «le indicazioni geografiche sono diritti di
proprietà allo stesso titolo dei marchi di fabbrica o di commercio, dei disegni e modelli industriali e dei brevetti» e che non dovrebbe esservi «alcuna discriminazione tra categorie di prodotti circa l’ottenimento di una protezione efficace». Aggiunge il documento che «non c’è alcuna ragione commerciale, economica o giuridica per limitare la protezione efficace alle sole
indicazioni geografiche dei vini e delle bevande
alcoliche», perché «l’estensione significa semplicemente accordare la protezione garantita
dall’articolo 23 dell’accordo Trips a tutti gli altri
prodotti». Inoltre, «l’estensione non obbligherà
ad adottare nuove regolamentazioni nazionali
perché l’articolo 23 dell’Accordo Trips lascia ai
membri la scelta dei mezzi per applicare la protezione» e per la sua adozione «sarà sufficiente
apportare piccole modifiche al testo dell’articolo 23 e alcuni cambiamenti al testo dell’articolo
24 dell’Accordo Trips».
Gli oppositori (Usa, Australia, Argentina,
Canada, Taipei, Colombia, Panama, El Salvador, Cile, Ecuador, Repubblica Dominicana,
Guatemala, Honduras e Nuova Zelanda) non si
sentono affatto degli “usurpatori” (a volte l’uso
di un determinato nome risale all’arrivo dei primi
colonizzatori), fanno notare i possibili costi derivanti da una protezione più elevata e segnalano
anche il rischio che si finisca per introdurre in
modo surrettizio nuove forme di protezionismo.
A inasprire tale contrapposizione si aggiunge
la richiesta dell’Ue di avviare, parallelamente al
negoziato in sede Trips, una discussione nell’ambito dell’Accordo sull’Agricoltura in materia
di protezione di specifiche indicazioni di origine
di alcuni prodotti agricoli regionali di qualità. A
tale riguardo, nell’ambito del negoziato sull’agricoltura, gli allora 15 Stati membri dell’Unione
Europea avevano stilato, in vista della Conferenza ministeriale di Cancun, un elenco di 41
prodotti regionali di qualità (5) i cui nomi si vogliono “recuperare” e “tutelare”. La necessità di
“recuperare” deriva dal fatto che alcune denominazioni sono ormai legalmente utilizzate (e a
volte depositate come marchi) da anni in alcuni
paesi. In questi casi, un accordo nell’ambito del
Trips non metterebbe in discussione i diritti acquisiti; mentre un accordo nell’ambito del negoziato agricolo avrebbe una valenza diversa: nell’ambito di uno scambio complessivo, infatti, ogni governo si impegna a far rispettare ai produttori nazionali le decisioni prese.
Le dispute Wto in materia
di indicazioni geografiche
Per concludere il quadro delle questioni aperte in tema di indicazioni geografiche va ricordato che esso è stato oggetto anche di due dispute in sede Wto, poi unificate nel corso del tem-
(4) Documento TN/C/W/14/Add. 2.
(5) Si tratta di prodotti europei di comprovata qualità, delle cui denominazioni si fa continuamente abuso in tutto il mondo. Ben 14 prodotti di quest’elenco sono italiani. Solo per citare alcuni dei più noti, ma anche dei più utilizzati, si ricordano: il Prosciutto di Parma, il
Prosciutto San Daniele, il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Pecorino Romano, la Mozzarella di Bufala campana e la
Mortadella di Bologna. Senza dimenticare gli importanti prodotti viticoli, i fiori all’occhiello della nostra viticoltura, come il Chianti, le
Grappe di Barolo e il Marsala.
39
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
po in un solo procedimento, tenuto conto della
omogeneità dell’argomento trattato.
Gli Usa hanno chiesto di avviare le consultazioni con l’Ue in relazione al regolamento comunitario (Ce) n. 2081/92 concernente la protezione delle denominazioni di origine. Secondo gli
Stati Uniti la politica Ue in materia non riconosce né tutela in maniera adeguata i diritti dei
marchi commerciali già esistenti prima dell’entrata in vigore dello stesso regolamento, violando le norme dell’Accordo Trips (6). Il 4 aprile
2003 gli Stati Uniti hanno integrato la precedente richiesta di consultazioni, sostenendo che il
regolamento (Ce) n. 2081/92 rende difficoltoso
l’accesso al sistema a Stati terzi rispetto all’Unione, in violazione del principio di non discriminazione fra produttori nazionali ed esteri (clausola del trattamento nazionale) riconosciuto sia
dall’Accordo Trips che dal vecchio Gatt. Il 17
aprile 2003 anche l’Australia ha chiesto di avviare la procedura adducendo ulteriori motivazioni rispetto a quanto già espresso dagli Stati
Uniti, come ad esempio la rigidità e farraginosità della procedura. Infine, nell’agosto del
2003 gli Stati Uniti e l’Australia hanno chiesto la
costituzione di un nuovo panel, contestando
quella parte del regolamento (Ce) n. 2081/92
che prevede la possibilità di estendere la protezione comunitaria anche alle fasi di condizionamento operate nella zona d’origine dei prodotti
Dop e Igp (per esempio, la grattugiatura del
Grana e l’affettamento del prosciutto), qualora
sia previsto dal relativo disciplinare di produzione. Il panel è stato costituito congiuntamente
nel 2004 e ha reso pubblica la propria relazione
il 13 marzo 2005, nella quale si riconosce che il
sistema di protezione delle Ig dell’Unione Europea è da considerarsi compatibile con gli obblighi Wto. Tuttavia, secondo il panel, la norma
comunitaria che dà ai paesi extra Ue la possibilità di registrare una Ig solo se essi riconoscono
pari protezione ai prodotti comunitari non è
compatibile con il principio di non discriminazione tra produttori nazionali ed esteri. Infine, il panel ha ritenuto che i limiti entro cui l’Ue consente la coesistenza tra marchi commerciali preesistenti e Ig siano sufficientemente circoscritti. Il
rapporto è stato adottato il 20 aprile 2005 e le
parti si sono accordate su un “ragionevole periodo di tempo”, necessario per mettere in pratica le raccomandazioni ivi contenute. Tale periodo scade il 3 aprile 2006.
(6) In particolare, gli Usa fanno riferimento al caso del marchio “Budweiser”, una birra prodotta in territorio americano che porta il nome
di una località europea.
40
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Appendice 3
()
PAESI E COALIZIONI *
1) GRUPPI STRUTTURALI DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO E GEO-POLITICO
Unioni doganali e aree di libero scambio
Acp: Africa – Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Ciad, Comore, Congo,
Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gabon, Gambia, Ghana, Gibuti, Guinea, Guinea Bissau, Guinea Equatoriale,
Kenya, Lesotho, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria,
Rep. Centroafricana, Rep. Democratica del Congo, Ruanda, Saõ Tomé e Principe, Senegal, Seychelles,
Somalia, Sudan, Swaziland, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia, Zimbabwe; Caraibi – Antigua e Barbuda,
Bahamas, Barbados, Belize, Dominica, Grenada, Giamaica, Guyana, Haiti, Rep. Dominicana, Rep. Sudafricana,
Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Trinidad e Tobago; Pacifico – Figi, Kiribati,
Papua Nuova Guinea, Salomone, Samoa, Tonga, Tuvalu, Vanuatu
Asean: Birmania, Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore, Tailandia
Caricom: Antigua e Barbuda, Barbados, Belize, British Virgin Islands, Dominica, Grenada, Guyana,
Giamaica, Montserrat, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Trinidad e
Tobago, Turks e Caicos Islands (Membri osservatori del Caricom: Anguilla, Antille Olandesi, Aruba, Bermuda,
Isole Cayman, Colombia, Haiti, Messico, Puerto Rico, Rep. Dominicana, Venezuela)
Mercosur: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay (Membri osservatori del Mercosur, ovvero Mercosur-plus:
Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica)
Nafta: Canada, Messico, Stati Uniti
Unione Europea: Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda,
Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Rep. Ceca, Rep.
Slovacca, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria
Gruppi con struttura economica o geografica simile
Unione Africana: Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Ciad, Congo, Costa d’Avorio,
Egitto, Gabon, Gambia, Ghana, Gibuti, Guinea, Guinea Bissau, Kenya, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mali,
Marocco, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Ruanda, Rep. Centrafricana, Rep.
Democratica del Congo, Rep. Sudafricana, Senegal, Sierra Leone, Swaziland, Tanzania, Togo, Tunisia,
Uganda, Zambia, Zimbabwe
Gruppo dell’America Centrale: Honduras, Nicaragua, Panama, Rep. Dominicana
Paesi meno avanzati (Pma): Angola, Bangladesh, Benin, Birmania, Burkina Faso, Burundi, Cambogia,
Capo Verde, Ciad, Etiopia, Gibuti, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Haiti, Laos, Lesotho, Madagascar,
Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Mozambico, Nepal, Niger, Rep. Centrafricana, Rep. Democratica del
Congo, Ruanda, Samoa, Senegal, Sierra Leone, Salomone, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Vanuatu, Yemen,
Zambia
Pvs importatori netti di prodotti alimentari (Nfidc): Barbados, Botswana, Costa d’Avorio, Cuba, Egitto,
Giamaica, Honduras, Kenya, Mauritius, Marocco, Pakistan, Perù, Rep. Dominicana, Saint Lucia, Senegal, Sri
Lanka, Trinidad e Tobago, Tunisia, Venezuela
Pvs Piccole Isole (Small Island Developing States, Sids): Barbados, Cuba, Dominica, Giamaica,
Mauritius, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Trinidad e Tobago
2) GRUPPI DI RAPPRESENTANZA IN SENO AL WTO
Fip (Five Interested Parties): Australia, Brasile, India, Stati Uniti, Unione Europea
Fip-plus: paesi membri del Fip con la partecipazione aggiuntiva di Argentina, Benin, Canada, Cina, Corea del
Sud, Giappone, Indonesia, Malesia, Svizzera (i paesi aggiunti non partecipano sempre a tutte le riunioni)
Quad (Quadrilatero): Canada, Giappone, Stati Uniti, Unione Europea
New Quad: Stati Uniti, Unione Europea, Brasile, India
(*) I paesi evidenziati in corsivo non sono ancora membri del Wto.
41
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
3) COALIZIONI NEGOZIALI IN SENO AL WTO
Coalizioni che presentano un’agenda negoziale comune
G90 (coalizione di 64 paesi appartenenti a Unione Africana, Acp, Pma): Angola, Antigua e Barbuda, Bangladesh,
Barbados, Belize, Benin, Birmania, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Cambogia, Camerun, Ciad, Congo, Costa
d’Avorio, Cuba, Gibuti, Dominica, Egitto, Figi, Gabon, Gambia, Ghana, Giamaica, Grenada, Guinea, Guinea
Bissau, Guyana, Haiti, Kenya, Lesotho, Madagascar, Malawi, Maldive, Mali, Marocco, Mauritania, Mauritius,
Mozambico, Namibia, Nepal, Niger, Nigeria, Papua Nuova Guinea, Rep. Centrafricana, Rep. Democratica del
Congo, Rep. Dominicana, Rep. Sudafricana, Ruanda, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine,
Senegal, Sierra Leone, Salomone, Suriname, Swaziland, Tanzania, Togo, Trinidad e Tobago, Tunisia, Uganda,
Zambia, Zimbabwe
G20: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Cuba, Egitto, India, Indonesia, Messico, Nigeria, Pakistan,
Paraguay, Filippine, Rep. Sudafricana, Tanzania, Tailandia, Venezuela, Zimbabwe
G20 plus: paesi membri del G20 con la partecipazione aggiuntiva di Costa Rica, Ecuador, El Salvador,
Guatemala, Perù (i paesi aggiunti non partecipano sempre a tutte le riunioni)
G33: Antigua e Barbuda, Barbados, Belize, Benin, Botswana, Cina, Congo, Corea del Sud, Costa d’Avorio,
Cuba, Filippine, Giamaica, Grenada, Guyana, Haiti, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Mauritius, Madagascar,
Mongolia, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Panama, Perù, Rep. Dominicana, Senegal, Saint Kitts e
Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Sri Lanka, Suriname, Tanzania, Trinidad e Tobago, Turchia,
Uganda, Venezuela, Zambia, Zimbabwe
Gruppo di Cairns: Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Filippine,
Guatemala, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Paraguay, Rep. Sudafricana, Tailandia, Uruguay
G10: Bulgaria, Corea del Sud, Giappone, Islanda, Israele, Liechtenstein, Mauritius, Norvegia, Svizzera, Taipei
Coalizioni che presentano una posizione congiunta su una questione negoziale specifica
Iniziativa del Cotone: Benin, Burkina Faso, Ciad, Mali
Non-trade concerns (Ntc): Barbados, Burundi, Cipro, Corea del Sud, Estonia, Figi, Giappone, Islanda,
Israele, Lettonia, Liechtenstein, Malta, Mauritius, Mongolia, Norvegia, Polonia, Rep. Ceca, Rep. Slovacca,
Romania, Saint Lucia, Slovenia, Svizzera, Trinidad e Tobago, Unione Europea
Economie in Transizione (che hanno sponsorizzato documenti comuni):
(1) G/AG/NG/W/56 (Sostegno interno): Albania, Bulgaria, Croazia, Georgia, Kirghizistan, Lettonia, Lituania,
Mongolia, Rep. Ceca, Rep. Slovacca, Slovenia, Ungheria
(2) G/AG/NG/W/57 (Accesso al mercato): Bulgaria, Croazia, Estonia, Georgia, Kirghizistan, Lettonia, Lituania,
Rep. Ceca, Rep. Slovacca, Slovenia, Ungheria
Gruppo European-EastAsian (che hanno sponsorizzato documenti comuni):
(1) JOB(03)/167: Bulgaria, Corea del Sud, Islanda, Liechtenstein, Svizzera, Taipei
(2) WT/MIN(03)/W/12: Bulgaria, Corea del Sud, Giappone, Islanda, Israele, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera,
Taipei
Gruppi di Pvs (che hanno sponsorizzato documenti comuni):
(1) G/AG/NG/W/13 (Tsd e development box): Cuba, El Salvador, Haiti, Honduras, Kenya, Nicaragua,
Pakistan, Rep. Dominicana, Sri Lanka, Uganda, Zimbabwe
(2) G/AG/NG/W/14 (Scatola verde): Cuba, El Salvador, Haiti, Honduras, Kenya, Nicaragua, Pakistan, Rep.
Dominicana, Sri Lanka, Uganda, Zimbabwe
(3) G/AG/NG/W/37 (Accesso al mercato): Cuba, El Salvador, Haiti, Honduras, India, Kenya, Nigeria,
Pakistan, Rep. Dominicana, Sri Lanka, Uganda, Zimbabwe
42
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
4) CLASSIFICAZIONE DEI PAESI NELLE PRINCIPALI COALIZIONI NEGOZIALI
Paesi
Adesione al Wto
Gruppi e coalizioni di appartenenza
Albania
Angola
Antigua e Barbuda
Argentina
Armenia
Australia*
Austria
Bahrain
Bangladesh
Barbados
Belgio*
Belize
Benin
Birmania*
Bolivia
Botswana
Brasile*
Brunei
Bulgaria
Burkina Faso
Burundi
Cambogia
Camerun
Canada*
Ciad
Cile*
Cina
Cipro
Colombia
Congo
Corea del Sud
Costa d’Avorio
Costa Rica
Croazia
Cuba
Danimarca
Dominica
Ecuador
Egitto
El Salvador
Emirati Arabi Uniti
Estonia
Figi
Filippine
Finlandia
8 settembre 2000
23 novembre 1996
Membro fondatore
Membro fondatore
5 febbraio 2003
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
22 febbraio 1996
Membro fondatore
12 settembre 1995
31 maggio 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
1° dicembre 1996
3 giugno 1995
23 luglio 1995
13 ottobre 2004
13 dicembre 1995
Membro fondatore
19 ottobre 1996
Membro fondatore
11 dicembre 2001
30 luglio 1995
30 aprile 1995
27 marzo 1997
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
30 novembre 2000
20 aprile 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
21 gennaio 1996
30 giugno 1995
7 maggio 1995
10 aprile 1996
13 novembre 1999
14 gennaio 1996
Membro fondatore
Membro fondatore
Economie in Transizione
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Caricom, G90, G33
Mercosur, Fip-plus, G20, Cairns
Fip, Fip-plus, Cairns
Unione Europea
Pma, G90
Acp, Caricom, Nfidc, Sids, G90, G33, Ntc
Unione Europea
Acp, Caricom, G90, G33
Unione Africana, Pma, Fip-plus, G90, G33
Asean, Pma, G90
Mercosur-plus, G20, Cairns
Acp, Unione Africana, Nfidc, G90, G33
Mercosur, Fip, Fip-plus, New Quad, G20, Cairns
Asean
Economie in Transizione, G10
Acp, Unione Africana, Pma, G90, Cotone
Acp, Unione Africana, Pma, G90, Ntc
Asean, Pma, G90
Acp, Unione Africana, G90
Nafta, Fip-plus, Quad, Cairns
Acp, Unione Africana, Pma, G90, Cotone
Mercosur-plus, G20, Cairns
Fip-plus, G20, G33
Unione Europea, Ntc
Mercosur-plus, G20, Cairns
Acp, G90
Fip-plus, G33, G10, Ntc
Acp, Unione Africana, Nfidc, G90, G33
Mercosur-plus, G20, Cairns
Economie in Transizione
Nfidc, Sids, G90, G20, G33
Unione Europea
Acp, Caricom, Sids, G90
G20
Unione Africana, Nfidc, G90, G20
G20
Unione Europea, Ntc
Acp, G90, Ntc
Asean, G20, G33, Cairns
Unione Europea
(*) L’asterisco contraddistingue i membri fondatori del Gatt.
43
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Francia*
Gabon
Gambia
Georgia
Germania
Ghana
Giamaica
Giappone
Gibuti
Giordania
Grecia
Grenada
Guatemala
Guinea
Guinea Bissau
Guyana
Haiti
Honduras
Hong Kong, Cina
India*
Indonesia
Irlanda
Islanda
Israele
Italia
Kenya
Kirghizistan
Kuwait
Lesotho
Lettonia
Liechtenstein
Lituania
Lussemburgo*
Macao, Cina
Macedonia
Madagascar
Malati
Maldive
Malesia
Mali
Malta
Marocco
Mauritania
Mauritius
Messico
Moldavia
Mongolia
Mozambico
Namibia
Nepal
Nicaragua
Niger
Membro fondatore
Membro fondatore
23 ottobre 1996
14 giugno 2000
Membro fondatore
Membro fondatore
9 marzo 1995
Membro fondatore
31 maggio 1995
11 aprile 2000
Membro fondatore
22 febbraio 1996
21 luglio 1995
25 ottobre 1995
31 maggio 1995
Membro fondatore
30 gennaio 1996
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
21 aprile 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
20 dicembre 1998
Membro fondatore
31 maggio 1995
10 febbraio 1999
1° settembre 1995
31 maggio 2001
Membro fondatore
Membro fondatore
4 aprile 2003
17 novembre 1995
31 maggio 1995
31 maggio 1995
Membro fondatore
31 maggio 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
31 maggio 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
26 luglio 2001
29 gennaio 1997
26 agosto 1995
Membro fondatore
23 aprile 2004
3 settembre 1995
13 dicembre 1996
Unione Europea
Acp, Unione Africana, G90
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Economie in Transizione
Unione Europea
Acp, Unione Africana, G90
Acp, Caricom, Nfidc, Sids, G90, G33
Fip-plus, Quad, G10, Ntc
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Unione Europea
Acp, Caricom, G90, G33
G20, Cairns
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Caricom, G90, G33
Acp, Pma, G90, G33
Nfidc, G33
Fip, Fip-plus, New Quad, G20, G33
Asean, Fip-plus, G20, G33, Cairns
Unione Europea
G10, Ntc
G10, Ntc
Unione Europea
Acp, Unione Africana, Nfidc, G90, G33
Economie in Transizione
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Unione Europea, Ntc
G10, Ntc
Unione Europea
Unione Europea
Acp, Unione Africana, Pma, G90, G33
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Pma, G90
Asean, Fip-plus, Cairns
Acp, Unione Africana, Pma, G90, Cotone
Ntc, Unione Europea
Unione Africana, Nfidc, G90
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Unione Africana, Nfidc, Sids, G90, G33, G10, Ntc
Nafta, G20
Economie in Transizione, G33, Ntc
Acp, Unione Africana, Pma, G90, G33
Acp, Unione Africana, G90
Pma, G90
G33
Acp, Unione Africana, Pma, G90
44
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Nigeria
Norvegia*
Nuova Zelanda*
Olanda*
Oman
Pakistan*
Panama
Papua Nuova Guinea
Paraguay
Perù
Polonia
Portogallo
Qatar
Regno Unito*
Rep. Ceca*
Rep. Centrafricana
Rep. Dem. del Congo
Rep. Dominicana
Rep. Slovacca*
Rep. Sudafricana*
Romania
Ruanda
St. Kitts e Nevis
St. Lucia
St. Vincent e Gren.
Salomone
Senegal
Sierra Leone
Singapore
Slovenia
Spagna
Sri Lanka*
Stati Uniti d’America*
Suriname
Svezia
Svizzera
Swaziland
Tailandia
Taipei
Tanzania
Togo
Trinidad e Tobago
Tunisia
Turchia
Uganda
Ungheria
Unione Europea
Uruguay
Venezuela
Zambia
Zimbabwe
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
9 novembre 2001
Membro fondatore
6 settembre 1997
9 giugno 1996
Membro fondatore
Membro fondatore
1° luglio 1995
Membro fondatore
13 gennaio 1996
Membro fondatore
Membro fondatore
31 maggio 1995
1° gennaio 1997
9 marzo 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
22 maggio 1996
21 febbraio 1996
Membro fondatore
Membro fondatore
26 luglio 1996
Membro fondatore
23 luglio 1995
Membro fondatore
30 luglio 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
1° luglio 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
1° gennaio 2002
Membro fondatore
31 maggio 1995
1° marzo 1995
29 marzo 1995
26 marzo 1995
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
Membro fondatore
5 marzo 1995
Acp, Unione Africana, G90, G20, G33
G10, Ntc
Cairns
Unione Europea
Oman,
Nfidc, G20, G33
G33,
Acp, G90
Mercosur, G20, Cairns
Nfidc, G20, G33
Ntc, Unione Europea
Unione Europea
Unione Europea
Unione Europea, Ntc
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Unione Africana, Pma, G90, G33
Acp, Nfidc, G90, G33
Unione Europea, Ntc
Unione Africana, G90, G20, Cairns
Ntc
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Caricom, Sids, G90
Acp, Caricom, Nfidc, Sids, G90, Ntc
Acp, Caricom, Sids, G90, G33
Acp, Pma, G90
Acp, Unione Africana, Pma, Nfidc, G90, G33
Unione Africana, Pma, G90
Asean
Unione Europea, Ntc
Unione Europea
Nfidc, G33
Nafta, Fip, Fip-plus, Quad, New Quad
Acp, Caricom, G90, G33
Unione Europea
Fip-plus, G10, Ntc
Acp, Unione Africana, G90
Asean, G20, Cairns
G10
Acp, Unione Africana, Pma, G90, G20, G33
Acp, Unione Africana, Pma, G90
Acp, Caricom, Nfidc, Sids, G90, G33, Ntc
Unione Africana, Nfidc, G90
G33
Acp, Unione Africana, Pma, G90, G33
Economie in Transizione, Unione Europea
Fip, Fip-plus, Quad, New Quad, Ntc
Mercosur, Cairns
Nfidc, G20, G33
Acp, Unione Africana, Pma, G90, G33
Acp, Unione Africana, G90, G20, G33
Fonte: Wto, 2004
45
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Appendice 4
(*)
DICHIARAZIONE MINISTERIALE ADOTTATA A DOHA IL 14 NOVEMBRE 2001
1.
Il sistema commerciale multilaterale rappresentato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, ha contribuito significativamente alla crescita economica, allo sviluppo e all’occupazione nel corso degli ultimi
50 anni. Siamo decisi, in particolare alla luce del rallentamento economico globale, a proseguire il processo di riforma e liberalizzazione delle politiche commerciali, assicurando in questo modo che il sistema
contribuisca alla ripresa, alla crescita e allo sviluppo. Riaffermiamo pertanto fermamente i principi e gli obiettivi definiti dagli Accordi di Marrakesh, che hanno istituito l’Organizzazione Mondiale del Commercio,
e ci impegniamo a respingere l’uso del protezionismo.
2.
Il commercio internazionale può svolgere un ruolo importante nella promozione dello sviluppo economico
e nell’alleviamento della povertà. Prendiamo atto la necessità che tutti i nostri popoli possano trarre beneficio dalle accresciute opportunità e dai vantaggi del benessere generati dal sistema commerciale multilaterale. Ci riproponiamo di porre i loro bisogni ed i loro interessi al centro del Programma di Lavoro adottato in questa Dichiarazione. Richiamando il preambolo degli Accordi di Marrakesh, continueremo in
ogni sforzo al fine di assicurare che i Paesi in via di sviluppo, e in special modo i meno avanzati tra loro,
abbiano assicurata una parte nella crescita del commercio mondiale che corrisponda alle necessità del
loro sviluppo economico. In tale contesto, un migliore accesso ai mercati, regole equilibrate e mirate,
programmi di rafforzamento di capacità e di assistenza tecnica finanziati in modo sostenibile rivestono un
ruolo primario.
3.
Prendiamo atto la particolare vulnerabilità dei Paesi meno avanzati e le speciali difficoltà strutturali che
essi affrontano nell’economia globale. Ci impegniamo a porre rimedio all’emarginazione dei Paesi meno
avanzati nel commercio internazionale e a migliorare la loro effettiva partecipazione al sistema commerciale multilaterale. Facciamo riferimento agli impegni presi dai Ministri nei nostri incontri a Marrakesh,
Singapore e Ginevra, e dalla comunità internazionale alla Terza Conferenza delle Nazioni Unite sui Paesi
meno avanzati a Bruxelles, al fine di aiutare i Paesi meno avanzati ad ottenere un’integrazione benefica e
significativa nel sistema commerciale multilaterale e nell’economia globale. Siamo determinati a che
l’Omc svolga la sua parte nel perseguire effettivamente questi impegni all’interno del Programma di lavoro che stiamo decidendo.
4.
Ci impegniamo a riconoscere nell’Omc l’unico foro per l’elaborazione di norme commerciali globali e la
liberalizzazione, e prendiamo atto inoltre che gli accordi commerciali regionali possono avere un ruolo importante nel promuovere la liberalizzazione e l’espansione del commercio e nel favorire lo sviluppo.
5.
Siamo consapevoli che le sfide che i Membri devono fronteggiare in un ambito internazionale in rapida evoluzione non possono essere affrontate solo con misure commerciali. Continueremo ad operare con le
istituzioni di Bretton Woods per ottenere una maggiore coerenza nelle politiche economiche globali.
6.
Riaffermiamo con forza il nostro impegno per uno sviluppo sostenibile, come enunciato nel preambolo
degli Accordi di Marrakesh. Siamo convinti che gli obiettivi di mantenere e salvaguardare un sistema
commerciale multilaterale aperto e non discriminatorio, e di agire per la protezione dell’ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile, possono e devono sostenersi a vicenda. Prendiamo nota degli sforzi
dei Paesi Membri di effettuare, su base volontaria, valutazioni nazionali di tipo ambientale delle politiche
commerciali. Prendiamo atto che in base alle norme Omc nessun Paese può essere ostacolato dall’adottare misure per la protezione della vita e della salute umana, animale o vegetale, o dell’ambiente, ai livelli
che esso considera adeguati, purché tali misure non vengano applicate in modo da costituire un mezzo
di discriminazione arbitraria o ingiustificabile tra Paesi con medesime condizioni, o una restrizione mascherata del commercio internazionale, e siano comunque in accordo con le disposizioni degli accordi
(*) Traduzione non ufficiale a cura della Direzione generale per la cooperazione economica del Ministero degli affari esteri.
46
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
dell’Omc. Esprimiamo soddisfazione per la perdurante cooperazione dell’Omc con l’Unep e le altre organizzazioni ambientali intergovernative. Incoraggiamo gli sforzi per promuovere la cooperazione tra l’Omc
e le più significative organizzazioni internazionali ambientali e di sviluppo, specialmente nel periodo precedente al Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sostenibile, che si terrà a Johannesburg, in Sud Africa, nel
settembre del 2002.
7.
Riaffermiamo il diritto dei Membri, ai sensi dell’Accordo generale sul commercio dei servizi, di regolare
ed introdurre nuove regole sulla fornitura di servizi.
8.
Riaffermiamo la nostra Dichiarazione rilasciata alla Conferenza Ministeriale di Singapore per quanto riguarda gli standards di lavoro internazionalmente riconosciuti. Prendiamo nota del lavoro avviato
dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro sulla dimensione sociale della globalizzazione.
9.
Esprimiamo una particolare soddisfazione a che questa Conferenza abbia completato le procedure di adesione nel Wto per Cina e Taipei cinese. Allo stesso tempo ci rallegriamo per l’ingresso di nuovi membri, dalla nostra ultima sessione, quali Albania, Croazia, Georgia, Giordania, Lituania, Moldavia e Oman,
sottolineando inoltre i grandi impegni già presi da questi Paesi in materia di accesso ai mercati. Queste
adesioni rafforzeranno in modo significativo il sistema commerciale multilaterale, così come lo faranno i
28 Paesi che stanno attualmente negoziando il loro ingresso. Diamo grande importanza al fatto che le
procedure d’ingresso siano portate a termine il più rapidamente possibile. In particolare, ci impegniamo
ad accelerare l’adesione dei Paesi meno sviluppati.
10. Nel riconoscere le sfide poste dall’allargamento del numero dei Paesi membri dell’Omc, confermiamo la
nostra responsabilità collettiva nell’assicurare la trasparenza interna e l’effettiva partecipazione di tutti i
membri. Nel sottolineare il carattere intergovernativo dell’Organizzazione, siamo determinati a rendere
più trasparenti le operazioni dell’Omc, anche attraverso una informazione più efficace e rapida, e a migliorare il dialogo con il pubblico. Perciò continueremo a promuovere presso il pubblico una migliore
comprensione dell’Omc, a livello nazionale e multilaterale, e a divulgare i benefici di un sistema commerciale multilaterale libero, fondato su regole certe.
11. Tenendo conto di queste considerazioni, concordiamo di intraprendere il Programma di lavoro ampio ed
equilibrato esposto qui di seguito. Esso comprende sia un programma allargato di negoziati, sia altre importanti decisioni e attività necessarie per far fronte alle sfide che il sistema commerciale multilaterale ha
dinanzi a sé.
Programma di lavoro
Questioni relative all’attuazione (delle regole pregresse)
12. Attribuiamo la massima importanza alle questioni relative all’attuazione delle regole pregresse sollevate
dai Membri, e siamo decisi a trovare soluzioni adeguate. A tale proposito, tenendo presenti le Decisioni
del 3 maggio e 15 dicembre 2000 del Consiglio Generale, adottiamo la Decisione sulle questioni relative
all’attuazione, presenti nel documento Wt/Min(01)/17 per trattare alcuni problemi relativi all’attuazione
sollevati dai Membri. Conveniamo che i negoziati sulle questioni sospese relative all’attuazione saranno
parte integrante del Programma di Lavoro che stiamo decidendo, e che gli accordi conclusi nella prima
fase di questi negoziati saranno trattati conformemente alle disposizioni del successivo paragrafo 47. A
questo proposito, procederemo come segue: (a) laddove nella presente Dichiarazione viene definito uno
specifico mandato per i negoziati, le pertinenti questioni relative all’attuazione saranno trattate in quell’ambito; (b) gli altri problemi insoluti relativi all’attuazione saranno trattati in modo prioritario dai competenti organi Omc, che riferiranno ogni appropriata azione al Comitato per i Negoziati Commerciali, istituito al seguente paragrafo 46, entro la fine del 2002.
47
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Agricoltura
13. Prendiamo atto del lavoro già svolto nei negoziati iniziati al principio del 2000 ai sensi dell’articolo 20
dell’Accordo sull’Agricoltura, incluso il considerevole numero di proposte negoziali presentate da un totale di 121 Membri. Ricordiamo l’obiettivo di lungo termine, previsto nell’Accordo, volto a stabilire un sistema commerciale equo e orientato al mercato, attraverso un programma di riforma fondamentale che
includa una normativa rafforzata e specifici impegni su misure di sostegno e protezione, allo scopo di
correggere e prevenire restrizioni e distorsioni nei mercati agricoli mondiali. Confermiamo il nostro impegno a questo programma. Basandoci sul lavoro già svolto e senza pregiudicare gli esiti dei negoziati, ci
impegniamo a condurre negoziati globali, mirati a: miglioramenti sostanziali nell’accesso al mercato; riduzione, in vista di una progressiva eliminazione, di ogni forma di sussidio alle esportazioni; sostanziali riduzioni negli aiuti nazionali che creano distorsioni al commercio. Concordiamo che il trattamento speciale e
differenziato per i Paesi in via di sviluppo sarà parte integrante di ogni parte del negoziato e sarà incorporato nelle liste di concessioni e impegni e, se opportuno, nelle regole e discipline che devono essere negoziate, in modo che sia effettivo e permetta ai Paesi in via di sviluppo di far fronte alle loro necessità, inclusa la sicurezza alimentare e lo sviluppo rurale. Prendiamo atto delle preoccupazioni non commerciali
riflesse nelle proposte di negoziato sottoscritte dai Membri e confermiamo che le preoccupazioni non
commerciali saranno prese in considerazione nei negoziati, così come previsto dall’Accordo
sull’Agricoltura.
14. Le modalità per ulteriori impegni, ivi incluse le disposizioni sul trattamento speciale e differenziato, saranno stabilite non più tardi del 31 marzo 2003. I partecipanti presenteranno le loro bozze di offerte complessive non più tardi della Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale. I negoziati, inclusi quelli su regole e normative e relativi testi legali, si dovranno concludere nell’ambito e alla data di conclusione dell’agenda negoziale complessiva.
Servizi
15. I negoziati sul commercio dei servizi saranno condotti con l’obiettivo di promuovere la crescita economica di tutti i partner commerciali e lo sviluppo dei Paesi in via di sviluppo e di quelli meno avanzati.
Prendiamo atto del lavoro già svolto nei negoziati, iniziati nel gennaio 2000 e regolati dall’Articolo XIX
dell’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi, e del considerevole numero di proposte presentate
dai Membri su un’ampia gamma di settori e su numerose questioni orizzontali, così come sulla circolazione delle persone fisiche. Riaffermiamo che le Linee-guida e le Procedure per i Negoziati adottate dal
Consiglio per il Commercio dei Servizi il 28 marzo 2001 sono la base per la prosecuzione dei negoziati,
in vista del raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi, come previsto nel Preambolo, Articolo IV e Articolo XIX di quell’Accordo. I partecipanti presenteranno le domande iniziali per impegni specifici entro il 30 giugno 2002 e le offerte iniziali entro il 31 marzo 2003.
Accesso al mercato per prodotti non agricoli
16. Concordiamo che i negoziati devono avere come finalità, con modalità da stabilire, di ridurre o eliminare i
dazi doganali come ritenuto opportuno, inclusa la riduzione o l’eliminazione dei picchi tariffari, dei dazi elevati e della progressività dei dazi, così come delle barriere non tariffarie, in particolare sui prodotti di esportazione dei Paesi in via di sviluppo. La copertura dei prodotti sarà totale e senza esclusioni a priori. I
negoziati terranno pienamente in considerazione le necessità e gli interessi specifici dei Paesi in via di
sviluppo e dei Paesi meno avanzati partecipanti, prevedendo tra l’altro la non piena reciprocità negli impegni di riduzione, secondo quanto previsto dall’Articolo XXVIII bis del Gatt 1994 e le disposizioni previste nel successivo paragrafo 50. A questo fine, le modalità da stabilire includeranno studi appropriati e
misure di rafforzamento delle capacità finalizzate ad assistere i Paesi meno avanzati nella partecipazione
effettiva ai negoziati.
48
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Aspetti commerciali dei diritti di proprieta’ intellettuale
17. Sottolineiamo l’importanza che attribuiamo all’attuazione ed interpretazione dell’Accordo relativo agli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (Trips Agreement), in modo che esso sia di sostegno alla salute pubblica, promuovendo sia l’accesso alle medicine esistenti che la ricerca e lo sviluppo di
nuovi medicinali e, a tale proposito, adottiamo una separata Dichiarazione.
18. In vista di completare il lavoro iniziato nel Consiglio sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (Consiglio Trips) relativamente all’attuazione dell’Articolo 23.4, concordiamo di negoziare l’istituzione di un sistema multilaterale di notifica e registrazione delle indicazioni geografiche per vini e alcolici
entro la Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale. Osserviamo che le questioni relative all’estensione della protezione delle indicazioni geografiche stabilita nell’Articolo 23 a prodotti diversi dal vino e dagli
alcolici saranno trattate nel Consiglio Trips in conformità con il paragrafo 12 della presente
Dichiarazione.
19. Diamo istruzione al Consiglio Trips affinché, nel portare avanti il suo programma di lavoro, anche nell’ambito del riesame previsto dall’Articolo 27.3 (b), del riesame dell’attuazione degli Accordi Trips ai sensi
dell’Articolo 71.1 e del lavoro previsto per adempiere al paragrafo 12 di questa Dichiarazione, esamini,
tra l’altro, il rapporto tra l’Accordo Trips e la Convenzione sulla Diversità Biologica, la protezione delle
conoscenze tradizionali e del folklore, e altri rilevanti nuovi sviluppi segnalati dai Membri ai sensi
dell’Articolo 71.1. Nell’intraprendere questo lavoro, il Consiglio Trips sarà guidato dagli obiettivi e principi indicati negli articoli 7 e 8 dell’Accordo Trips e terrà pienamente conto della dimensione dello sviluppo.
Rapporto tra commercio e investimenti
20. Nel riconoscere l’opportunità di una struttura multilaterale per assicurare condizioni trasparenti, stabili e
prevedibili per investimenti transfrontalieri a lungo termine, in particolare gli investimenti esteri diretti, che
contribuirà all’espansione del commercio, e la necessità di potenziare l’assistenza tecnica e il rafforzamento delle capacità in quest’area, come indicato nel paragrafo 21, conveniamo che i negoziati avranno
luogo dopo la Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale sulla base di una decisione che sarà adottata, per consenso esplicito, durante quella Sessione, sulle modalità dei negoziati stessi.
21. Riconosciamo la necessità dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi meno avanzati di un ulteriore aiuto per
l’assistenza tecnica e il rafforzamento delle capacità in questo settore, incluse analisi e sviluppo di politiche, in modo che essi possano meglio valutare le implicazioni di una cooperazione multilaterale più stretta, al fine di realizzare le proprie politiche e obiettivi di sviluppo, nonché lo sviluppo umano e istituzionale.
A questo scopo, lavoreremo in cooperazione con altre competenti organizzazioni intergovernative, inclusa l’Unctad, e attraverso gli opportuni canali regionali e bilaterali, per assicurare l’assistenza rafforzata e
dotarla di risorse adeguate per rispondere a queste necessità.
22. Nel periodo che ci separa dalla Quinta Sessione, l’ulteriore impegno del Gruppo di lavoro sul Rapporto
tra commercio e investimenti chiarirà i seguenti punti: obiettivi e definizioni; trasparenza, non discriminazione; modalità per impegni precedenti, caratterizzati da un approccio basato sulle liste positive di tipo
Gats; disposizioni sullo sviluppo; eccezioni e salvaguardie in relazione alla bilancia dei pagamenti; consultazioni e soluzione di controversie tra i Membri. Ogni settore di discussione dovrebbe riflettere in modo bilanciato gli interessi dei Paesi d’origine e di quelli di accoglimento, e tenere nel dovuto conto le politiche di sviluppo e gli obiettivi dei Paesi di accoglimento così come il loro diritto a porre delle regole in
funzione dell’interesse pubblico. Dovranno essere prese in considerazione, come parte integrante di ogni
settore di discussione, le necessità speciali di sviluppo, commercio e finanza dei Paesi in via di sviluppo
e dei Paesi meno avanzati, che dovrebbe consentire ai Membri di sottoscrivere obbligazioni e impegni
commisurati con le loro esigenze e circostanze individuali. Dovuta considerazione dovrà essere prestata
alle altre pertinenti disposizioni Omc. Dovrà opportunamente tenersi conto dell’esistenza di accordi bilaterali e regionali in materia di investimenti.
49
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Interazione tra commercio e politica di concorrenza
23. Riconoscendo l’opportunità di un quadro multilaterale per migliorare il contributo della politica di concorrenza allo sviluppo e al commercio internazionale, e la necessità di un’ulteriore assistenza tecnica e
rafforzamento delle capacità in tale settore, di cui al paragrafo 24, conveniamo che i negoziati avranno
luogo dopo la Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale sulla base di una decisione da adottare, per
esplicito consenso, a quella Sessione, sulla modalità dei negoziati stessi.
24. Riconosciamo la necessità dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi meno avanzati di rafforzare l’assistenza
tecnica e il rafforzamento delle capacità in questo settore, incluse analisi e formulazione di politiche, in
modo che questi Paesi possano meglio valutare le implicazioni di una cooperazione multilaterale più
stretta, al fine di realizzare le proprie politiche e obiettivi di sviluppo, nonché lo sviluppo umano e istituzionale. A questo scopo, lavoreremo in cooperazione con altre organizzazioni intergovernative, inclusa
l’Unctad, e attraverso gli opportuni canali regionali e bilaterali, per assicurare un’assistenza rafforzata e
dotata di risorse adeguate per rispondere a queste esigenze.
25. Nel periodo fino alla Quinta Sessione, l’ulteriore impegno del Gruppo di lavoro sull’Interazione tra
Commercio e Politica della Concorrenza chiarirà i seguenti punti: principi fondamentali, inclusa la trasparenza, la non discriminazione e la correttezza nelle procedure, disposizioni su cartelli rigidi; modalità per
forme di cooperazione volontaria; sostegno per il progressivo rafforzamento di istituzioni che favoriscono
la competizione nei Paesi in via di sviluppo, grazie al rafforzamento delle loro capacità. Si terranno in piena considerazione le necessità e gli interessi dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi meno avanzati partecipanti e verrà adottato un adeguato grado di flessibilità nei loro confronti.
Trasparenza negli appalti pubblici
26. Riconoscendo l’opportunità di un accordo multilaterale sulla trasparenza negli appalti pubblici e la necessità di potenziare l’assistenza tecnica e il rafforzamento delle capacità in tale settore, conveniamo che negoziati dovranno avere luogo dopo la Quinta sessione della Conferenza Ministeriale sulla base di una decisione da adottare, per esplicito consenso, in quella Sessione, sulle modalità dei negoziati stessi.
Questi negoziati si baseranno sui risultati nel frattempo ottenuti nel Gruppo di Lavoro sulla trasparenza
negli appalti pubblici e prenderanno in considerazione le priorità dei partecipanti in materia di sviluppo,
specialmente quelle dei Paesi meno avanzati. I negoziati saranno limitati agli aspetti della trasparenza e
perciò non dovranno limitare la possibilità dei Paesi di preferire forniture o fornitori interni. Ci impegniamo ad assicurare assistenza tecnica e sostegno al rafforzamento di adeguate capacità sia durante i negoziati che alla loro conclusione.
Facilitazione degli scambi
27. Nel riconoscere l’opportunità di facilitare ulteriormente il movimento, la consegna e lo sdoganamento delle merci, incluse le merci in transito, e la necessità di potenziare l’assistenza tecnica e il rafforzamento di
competenze in questo settore, conveniamo che negoziati avranno luogo dopo la Quinta Sessione della
Conferenza ministeriale sulla base di una decisione da adottare, per esplicito consenso, in quella
Sessione, sulla modalità dei negoziati stessi. Nel periodo fino alla Quinta Sessione, il Consiglio per gli
scambi di merci esaminerà e, qualora opportuno, chiarirà e migliorerà aspetti pertinenti degli Articoli V,
VIII e X dell’accordo Gatt del 1994 e identificherà le esigenze e le priorità dei Membri in materia di facilitazione degli scambi, in particolare di quelli in via di sviluppo e di quelli meno avanzati. Ci impegniamo ad
assicurare assistenza tecnica e sostegno per il rafforzamento di adeguate capacità in questo settore.
Norme dell’Omc
28. Alla luce dell’esperienza e della crescente applicazione di questi strumenti da parte dei Membri, concordiamo di svolgere negoziati finalizzati a chiarire e migliorare le discipline previste dall’Accordo sull’applicazione dell’articolo VI del Gatt 1994 e dall’Accordo sulle sovvenzioni e misure compensative, mentre
conserviamo i concetti e i principi di base e l’efficacia di questi accordi e dei loro strumenti e obiettivi, te-
50
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
nendo in conto le necessità dei Paesi in via di sviluppo e di quelli meno avanzati partecipanti. Nella fase iniziale dei negoziati, i Paesi partecipanti indicheranno le disposizioni, incluse le discipline su pratiche che
hanno effetti di distorsione sul commercio, che essi intendono chiarire e migliorare nella fase successiva.
Nel contesto di tali negoziati, i partecipanti dirigeranno la propria attenzione a chiarire e a migliorare le discipline dell’Omc sulle sovvenzioni alla pesca, considerata l’importanza di questo settore per i Paesi in
via di sviluppo. Osserviamo che riferimenti ai sussidi all’industria della pesca sono anche riportati nel paragrafo 31.
29. Decidiamo di svolgere negoziati per chiarire e migliorare le discipline e le procedure previste nelle disposizioni attuali dell’Omc che si applicano agli accordi commerciali regionali. I negoziati terranno conto degli aspetti degli accordi commerciali regionali relativi allo sviluppo.
Intesa sulla risoluzione delle controversie
30. Concordiamo di svolgere negoziati al fine di migliorare e chiarificare l’Intesa sulla risoluzione delle controversie. I negoziati dovranno basarsi sul lavoro svolto fino ad allora, così come su ogni proposta aggiuntiva presentata dagli Stati membri, al fine di apportare miglioramenti e chiarimenti non più tardi del
maggio 2003, quando adotteremo le misure per assicurare che i risultati entrino in vigore il più presto
possibile.
Commercio e ambiente
31. Al fine di rafforzare il supporto reciproco di commercio e ambiente, concordiamo di svolgere negoziati,
senza pregiudicarne il risultato finale, in relazione a:
(i) relazioni tra esistenti regole Omc e specifici obblighi commerciali stabiliti negli accordi ambientali
multilaterali (Meas). I Negoziati saranno limitati all’applicabilità delle vigenti regole Omc alle parti
dell’Accordo Mea in questione. I negoziati non pregiudicheranno i diritti Omc di ogni stato membro
che non sia parte in tale Accordo Mea;
(ii) procedure per lo scambio sistematico di informazioni tra i segretariati Mea e i pertinenti comitati
Omc, nonché criteri per concedere lo status di osservatore;
(iii) la riduzione o, se è opportuno, l’eliminazione delle barriere tariffarie e non tariffarie ai beni e ai servizi
ambientali.
Prendiamo nota che le sovvenzioni all’industria della pesca formano parte dei negoziati previsti al paragrafo 28.
32. Raccomandiamo al Comitato sul commercio e ambiente, nel proseguire il lavoro su tutti gli obiettivi nell’agenda dell’attuale mandato, di porre particolare attenzione:
(i) all’effetto delle misure ambientali sull’accesso ai mercati, specialmente in relazione ai Paesi in via di
sviluppo e, in particolare, ai Paesi meno avanzati, e a quelle situazioni nelle quali l’eliminazione o la riduzione delle restrizioni commerciali e delle distorsioni potrebbe portare beneficio a commercio, ambiente e
sviluppo;
(ii) alle disposizioni relative all’Accordo sugli aspetti legati al commercio dei diritti di proprietà intellettuale; e
(iii) alle prescrizioni relative all’etichettatura per fini ambientali.
Il lavoro su tali questioni dovrà includere l’identificazione di qualsiasi necessità volta a chiarire le pertinenti norme Omc. Il Comitato farà un rapporto alla Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale, e formulerà raccomandazioni, se necessario, riguardo ad azioni future, inclusa l’opportunità di negoziati. I risultati di questo lavoro, come pure dei negoziati svolti come da paragrafo 31 (i) e (ii), saranno compatibili con
il carattere aperto e la natura non discriminatoria del sistema commerciale multilaterale, non aggiungeranno o diminuiranno i diritti e gli obblighi degli Stati membri relativamente agli esistenti accordi Omc, in
particolare all’Accordo sull’applicazione di misure sanitarie e fitosanitarie, né altereranno l’equilibrio di
questi diritti e obblighi, e terranno conto delle necessità dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi meno avanzati.
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
33. Riconosciamo l’importanza dell’assistenza tecnica e del rafforzamento delle capacità nel settore del commercio e dell’ambiente per i Paesi in via di sviluppo, in particolare per i Paesi meno avanzati.
Incoraggiamo inoltre la circostanza che conoscenze tecniche ed esperienze del settore siano condivise
tra i Paesi membri che desiderano effettuare verifiche ambientali a livello nazionale. Un rapporto su tale
attività sarà preparato per la Quinta Sessione.
Commercio elettronico
34. Prendiamo nota del lavoro che è stato fatto in Consiglio Generale e in altri competenti organi a partire
dalla Dichiarazione Ministeriale del 20 maggio 1998, e decidiamo di continuare il Programma di lavoro
sul commercio elettronico. Il lavoro ad oggi realizzato dimostra che il commercio elettronico crea nuove
sfide e opportunità di commercio per i Paesi membri in ogni fase di sviluppo, riconosciamo l’importanza
di creare e mantenere un ambiente che sia favorevole agli sviluppi futuri del commercio elettronico.
Raccomandiamo al Consiglio Generale di tenere in conto le disposizioni istituzionali più appropriate per
l’esecuzione del programma di lavoro, e di segnalare gli ulteriori sviluppi alla Quinta Sessione della
Conferenza Ministeriale. Dichiariamo che i Paesi membri manterranno, fino alla Quinta Sessione, la attuale prassi di non imporre diritti doganali sulle trasmissioni elettroniche.
Piccole economie
35. Concordiamo di realizzare un programma di lavoro, sotto l’egida del Consiglio Generale, per esaminare i
problemi relativi al commercio delle piccole economie. L’obiettivo di questo programma di lavoro è formulare risposte alle questioni legate al commercio, ai fini di una piena integrazione delle economie più
piccole e vulnerabili nel sistema commerciale multilaterale, e non ai fini di creare una sotto-categoria di
membri Omc. Il Consiglio Generale riesaminerà il programma di lavoro e formulerà, in occasione della
Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale, raccomandazioni in vista di azioni future.
Commercio debito e finanza
36. Concordiamo di realizzare, in un Gruppo di Lavoro sotto l’egida del Consiglio Generale, un esame dei
rapporti tra commercio, debito e finanza, ed ogni possibile raccomandazione circa le misure che potrebbero essere adottate, nell’ambito del mandato e della competenza Omc, per migliorare la capacità del sistema commerciale multilaterale, al fine di contribuire ad una durevole soluzione del problema del debito
estero dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi meno avanzati e di rafforzare la coerenza delle politiche
commerciali e finanziarie, in modo da salvaguardare il sistema commerciale multilaterale dagli effetti dell’instabilità finanziaria e monetaria. Il Consiglio Generale informerà la Quinta Sessione della Conferenza
Ministeriale sui progressi di tale esame.
Commercio e trasferimento di tecnologia
37. Concordiamo di esaminare, in un Gruppo di Lavoro sotto l’egida del Consiglio Generale, il rapporto tra
commercio e trasferimento di tecnologia, ed ogni possibile raccomandazione circa le misure che potrebbero essere prese nell’ambito del mandato Omc per accrescere i flussi di tecnologia verso i Paesi in via
di sviluppo. Il Consiglio Generale informerà la Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale sui progressi di tale esame.
Cooperazione tecnica e rafforzamento delle capacità
38. Nel confermare che la cooperazione tecnica e il rafforzamento delle capacità sono elementi fondamentali
della dimensione sviluppo del sistema commerciale multilaterale, accogliamo con soddisfazione e sosteniamo la Nuova Strategia Omc per la cooperazione tecnica, il rafforzamento delle capacità, la crescita e
l’integrazione. Incarichiamo il Segretariato, in coordinamento con altri organismi competenti, di sostenere
gli sforzi nazionali per lo sviluppo economico e le strategie volte a ridurre la povertà. L’incarico per l’assistenza tecnica dell’Omc sarà programmato ai fini di aiutare i Paesi in via di sviluppo, i Paesi meno avan-
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
zati e quelli in transizione a basso reddito, ad adeguarsi alle regole e discipline dell’Omc, ad adempiere
agli obblighi ed esercitare i diritti spettanti agli Stati membri, incluso il diritto di beneficiare di un sistema
commerciale multilaterale aperto e basato su regole. Priorità verrà accordata alle economie piccole, vulnerabili e in via di transizione, come pure ai Membri e Osservatori senza stabile rappresentanza a
Ginevra. Riaffermiamo il nostro appoggio al prezioso lavoro svolto dal Centro Internazionale per il
Commercio, che dovrebbe essere potenziato.
39. Sottolineiamo l’urgente necessità di coordinare in modo efficace la prestazione di assistenza tecnica con
i donatori bilaterali, il Comitato per l’assistenza allo sviluppo dell’Ocse e le pertinenti istituzioni intergovernative regionali e internazionali, nell’ambito di un quadro politico e di un calendario coerenti. Nella prestazione coordinata di assistenza tecnica, raccomandiamo al Direttore Generale di consultarsi con le agenzie competenti, i donatori bilaterali e i beneficiari, per identificare modi per migliorare e razionalizzare
il Quadro integrato di assistenza tecnica attinente al commercio a vantaggio dei Paesi meno avanzati
(Integrated Framework) e il Programma integrato congiunto di assistenza tecnica (Jitap).
40. Concordiamo sulla necessità che l’assistenza tecnica benefici di un finanziamento prevedibile e sicuro.
Raccomandiamo pertanto al Comitato bilancio, finanza e amministrazione di elaborare un piano, che
verrà adottato dal Consiglio Generale nel dicembre 2001, che garantisca, per l’assistenza tecnica
dell’Omc, finanziamenti a lungo termine, ad un livello complessivo non inferiore a quello dell’anno corrente e adeguato alle attività sopra descritte.
41. Abbiamo stabilito impegni precisi in materia di cooperazione tecnica e rafforzamento delle capacità in vari paragrafi di questa Dichiarazione Ministeriale. Confermiamo questi specifici impegni contenuti nei paragrafi 16, 21, 24, 26, 27, 33, 38-40, 42 e 43, e confermiamo anche la determinazione di cui al paragrafo
2 circa l’importante ruolo svolto dai programmi di assistenza tecnica e di rafforzamento delle capacità, finanziati in modo sostenibile. Raccomandiamo al Direttore Generale di informare la Quinta Sessione della
Conferenza Ministeriale, e di fare un rapporto provvisorio al Consiglio Generale nel dicembre 2002, sull’applicazione e l’adeguamento di tali impegni nei paragrafi identificati.
Paesi meno avanzati
42. Riconosciamo la gravità delle preoccupazioni espresse dai Paesi meno avanzati (Pma) nella
Dichiarazione di Zanzibar, adottata dai Ministri Pma nel luglio 2001. Riconosciamo che l’integrazione dei
Pma nel sistema commerciale multilaterale necessita di un accesso sostanziale al mercato, di un sostegno per la diversificazione della loro base di produzione e di esportazione, nonché di assistenza tecnica
al commercio e al rafforzamento delle capacità. Concordiamo sulla circostanza che un’integrazione sostanziale dei Pma nel sistema commerciale e nell’economia globale comporterà degli sforzi da parte di
tutti i membri dell’Omc. Ci impegniamo affinché i prodotti che provengono dai Pma abbiano accesso ai
mercati esenti da dazi e da quote. A tale proposito, accogliamo con soddisfazione i significativi miglioramenti nell’accesso al mercato decisi dai Membri Omc alla Terza Conferenza delle Nazioni Unite sui Pma,
tenutasi a Bruxelles nel maggio 2001. Ci impegniamo, inoltre, a prendere in considerazione misure aggiuntive per un progressivo miglioramento delle condizioni di accesso ai mercati dei Paesi meno avanzati. L’adesione dei Pma resta una priorità per gli Stati membri. Lavoreremo per accelerare e facilitare i negoziati con i Pma candidati all’adesione. Raccomandiamo al Segretariato di riproporre nei piani annuali di
assistenza tecnica la priorità dell’adesione dei Pma. Ribadiamo gli impegni assunti nella Terza
Conferenza dei Pma e concordiamo che l’Omc debba tenere in conto, nel formulare il suo programma di
lavoro per i Pma, degli elementi relativi al commercio della Dichiarazione e del Programma di azione di
Bruxelles, conformi al mandato Omc. Raccomandiamo al Sottocomitato per i Paesi meno avanzati di formulare tale programma di lavoro e di relazionare il Consiglio Generale nel corso del suo primo incontro
del 2002 sul programma di lavoro convenuto.
43. Sosteniamo il Quadro integrato per l’assistenza tecnica attinente al commercio a vantaggio dei Paesi meno avanzati (Integrated Framework) in quanto modello sostenibile per il commercio dei Pma. Esortiamo i
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Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto
Paesi sviluppati dell’Omc ad aumentare in modo incisivo i loro contributi al Fondo fiduciario del Quadro
integrato e ai fondi fiduciari extra- budget dell’Omc in favore dei Pma. Esortiamo le agenzie, in coordinamento con partners per lo sviluppo, a migliorare il Quadro Integrato al fine di trattare le difficoltà d’offerta
dei Pma e l’estensione del modello a tutti i Pma, in seguito al riesame del Quadro Integrato e alla valutazione del programma pilota già in corso in alcuni Pma. Chiediamo che il Direttore Generale, in coordinamento con i capi degli altri organismi, presenti, in ordine a tutte le questioni che riguardano i Pma, un
rapporto prowisorio al Consiglio Generale del dicembre 2002 ed un rapporto completo alla Quinta
Sessione della Conferenza Ministeriale.
Trattamento speciale e differenziato
44. Riaffermiamo che le disposizioni sul trattamento speciale e differenziato costituiscono parte integrante
degli accordi Omc. Prendiamo nota delle preoccupazioni espresse a proposito del loro funzionamento
quando tali disposizioni si trovano a fare fronte a specifiche difficoltà nelle quali si imbattono i Paesi in via
di sviluppo ed, in particolare, i Paesi meno avanzati. A tale riguardo, prendiamo anche nota del fatto che
alcuni membri hanno proposto un Accordo quadro sul trattamento speciale e differenziato
(Wt/Gc/W/442). In conseguenza, concordiamo sul fatto che tutte le disposizioni sul trattamento speciale
e differenziato siano riesaminate per rafforzarle e renderle più precise, efficaci ed operative. In questo
senso, sosteniamo il programma di lavoro sul trattamento speciale e differenziato stabilito con la
Decisione sulle questioni relative all’applicazione.
45. I negoziati che saranno condotti secondo i termini di questa Dichiarazione dovranno concludersi non più
tardi del 1° gennaio 2005. La Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale farà un bilancio dei progressi realizzati in tali negoziati, impartirà direttive politiche e, se necessario, prenderà decisioni. Quando saranno stati definiti i risultati dei negoziati in tutti i settori, si terrà una Sessione Speciale della Conferenza
Ministeriale per adottare ed applicare tali risultati.
46. La conduzione generale dei negoziati sarà sotto la supervisione di un Comitato per i negoziati commerciali, a sua volta sotto l’autorità del Consiglio Generale. Il Comitato per i negoziati commerciali dovrà tenere il suo primo incontro non oltre il 31 gennaio 2002. Esso stabilirà i necessari appropriati meccanismi
negoziali e supervisionerà il progresso di tali negoziati.
47. Con l’eccezione dei negoziati al fine di migliorare e chiarificare l’Intesa sulla risoluzione delle controversie, la condotta, la conclusione e l’entrata in vigore dei risultati dei negoziati saranno considerati parti di
un unico impegno. Tuttavia, gli accordi raggiunti in una fase iniziale potranno essere applicati su una base provvisoria o definitiva. Gli accordi iniziali saranno presi in considerazione nel valutare l’equilibrio generale dei negoziati.
48. I negoziati saranno aperti a: 1. tutti i membri dell’Omc; 2. gli Stati e i Territori doganali separati attualmente in fase di adesione e coloro che informino i Membri, nel corso di una riunione ordinaria del
Consiglio Generale, della loro intenzione di negoziare i termini della loro adesione e per i quali sia stato istituito un gruppo di lavoro sull’adesione stessa. Le decisioni sui risultati dei negoziati saranno adottate
solo dai membri dell’Omc.
49. I negoziati saranno condotti in modo trasparente tra i partecipanti, per facilitare l’effettiva partecipazione
di tutti. Saranno condotti con il fine di assicurare benefici a tutti i partecipanti e di raggiungere un equilibrio generale nei risultati dei negoziati.
50. I negoziati e gli altri aspetti del programma di lavoro terranno pienamente in conto il principio del trattamento speciale e differenziato per i Paesi in via di sviluppo e per i Paesi meno avanzati contenuto: nella
Quarta parte del Gatt 1994; nella Decisione del 28 novembre 1979 sul trattamento differenziato e più favorevole, la reciprocità e la più completa partecipazione dei Paesi in via di sviluppo; nella Decisione
dell’Uruguay Round sulle misure in favore dei Paesi meno avanzati e in tutte le altre disposizioni
dell’Omc.
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51. Il Comitato Commercio e Sviluppo e il Comitato Commercio e Ambiente, nell’ambito dei rispettivi mandati, agiranno come foro per identificare e dibattere gli aspetti dei negoziati relativi allo sviluppo e all’ambiente, al fine di contribuire all’obiettivo di dare appropriato rilievo allo sviluppo sostenibile.
52. A quei punti di rilievo del Programma di lavoro che non danno luogo a negoziati è altresì accordata alta
priorità. Essi verranno trattati sotto la supervisione globale del Consiglio Generale, che riferirà alla
Quinta Sessione della Conferenza Ministeriale sui progressi in questo settore.
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Finito di stampare il 17 ottobre 2005