Settimanale 07/03 (News)
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Settimanale 07/03 (News)
Coordinato da Valeria Lai agenzia adiconsum • anno XV - n. 7 • 3 febbraio 2003 Stampato in proprio in febbraio 2003 In questo numero: Paniere Istat 2003: un restyling poco riuscito Europa: Euro, un anno dopo Prezzi e tariffe/1 - Paniere 2003: un restyling poco riuscito Europa - Euro, un anno dopo Prezzi e tariffe/2 - Incontro Mastella-associazioni consumatori Prezzi e tariffe/3 - Ritorna la doppia esposizione dei prezzi Prezzi e tariffe/4 - Primi dati sui consumi delle famiglie nel 2002 Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88 – Sped. in abb. post. comma 20/c art.2 L.662/96 Filiale di Roma Adiconsum News PREZZI E TARIFFE Paniere 2003: un restyling poco riuscito Severo giudizio del segretario generale Adiconsum, Paolo Landi, sul nuovo paniere 2003 elaborato dall’Istat: “Nessun cambiamento di rilievo e nessun accoglimento delle nostre proposte. Il nuovo paniere non rispecchia ancora i reali consumi delle famiglie italiane”. Lo scorso 28 gennaio in una conferenza stampa l’Istituto nazionale di statistica ha presentato il nuovo paniere 2003. Ma di “nuovo”, a dire il vero, c’è ben poco: le correzioni delle voci e dei pesi dei prodotti presenti nel paniere Istat non comportano, ad avviso di Adiconsum, alcun cambiamento di rilievo. Il peso delle assicurazioni,ad esempio, oggetto di forti critiche lo scorso anno, pur passando da 0,31 a 0,41, non è indicativo delle spese sostenute dalle famiglie italiane in questo settore, come invece da noi richiesto: l’incidenza reale di tale voce sul bilancio familiare è pari al 6%, 10-15 volte superiore al peso assegnato dall’Istituto. E non c’è da meravigliarsi! La rilevazione delle spese di assicurazione infatti vengono calcolate come differenza tra i premi pagati nell’anno dalle famiglie e i rimborsi corrisposti alle stesse a seguito di sinistri. A parere dell’Istat, tale metodologia permette di evitare “duplicazioni nel sistema di ponderazione”. A detta di Adiconsum, invece, tale metodologia prescinde da tutta una serie di altri fattori la cui considerazione invece renderebbe il peso delle assicurazioni più vicino a quello reale. Nella revisione del paniere non sono state accolte le proposte avanzate dalla nostra associazione al presidente dell’Istat Biggeri nell’incontro dello scorso 5 settembre (vedi Adiconsum News n. 58/ 02) sull’utilizzo delle rilevazioni telematiche mediante codice a barre (che eliminerebbero distorsioni, non trasparenza e manipolazioni nel rilevamento dei prezzi), e sul calcolo dell’inflazione suddiviso per fasce di reddito (basso, medio e medio-alto), che lo stesso ministro Marzano aveva condiviso. Sempre nel corso della conferenza, l’Istat ha anche anticipato alla stampa i primi dati provvisori sull’inflazione del mese di gennaio 2003 nelle città campione che ha registrato una prevedibile riduzione conseguente al calo dei consumi. Nessuna novità quindi neanche su questo fronte. Pubblichiamo uno stralcio della presentazione del nuovo paniere 2003. Per il testo integrale visitare il sito www.istat.it alla voce “dossier prezzi”. Il Paniere Istat 2003 Come è ormai consuetudine dal 1999, anche per l’anno in corso, l’Istat ha provveduto a rivedere il paniere dei prodotti. Gli aggiornamenti di quest’anno hanno riguardato: • l’ampliamento della base territoriale (costituita ora da 81 comuni, 20 capoluoghi di regione e 61 capoluoghi di provincia, comprese le città di Vicenza, Imperia, Rieti, Benevento e Rimini); • la definizione del nuovo paniere di prodotti; • la stima del sistema di ponderazione (quella che stabilisce il peso di ogni prodotto). Test noi consumatori 2 Adiconsum News Sono rimaste immutate invece, contrariamente a quanto richiesto dalla nostra associazione, le modalità di rilevazione dei prezzi e a questo proposito apriamo una breve parentesi. Le rilevazioni infatti non vengono effettuate con le stesse tecniche su tutto il territorio nazionale: a Milano ad esempio vengono effettuate con pistola laser e “computer palmare” in grado di controllare automaticamente lo scostamento rispetto al prezzo monitorato in precedenza. Nella quasi totalità delle altre rilevazioni, particolarmente al sud, queste vengono effettuate manualmente trascrivendo i dati sempre a mano negli appositi stampati predisposti dall’Istat. La metodologia adottata a Milano ha il duplice vantaggio della maggiore precisione dei dati e della certezza dell’effettuazione della rilevazione. Ma ha anche un altro riscontro: è la dimostrazione che la richiesta dell’Adiconsum, diversa ma con uguale obiettivo, di effettuare le rilevazioni direttamente dai rilevatori di cassa è pienamente praticabile. Tre sono gli indici dei prezzi calcolati dall’Istat: 1. l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) che si riferisce all’aggregato economico più ampio quello cioè relativo ai consumi finali individuali delle famiglie residenti ed è per tale motivo considerato in Italia l’indice principale; 2. l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), che si riferisce ai consumi delle famiglie facenti capo ad un lavoratore dipendente extragricolo (ad esso fa riferimento la maggior parte delle norme nazionali che prevedono l’adeguamento periodico di valori espressi in moneta corrente); 3. l’indice armonizzato dei prezzi al consumo per i paesi dell’Unione Europea (IPCA). Ricordiamo che la determinazione degli indici nazionali NIC e FOI è basata sul prezzo pieno di vendita escluse quindi le riduzioni temporanee di prezzo (sconti, promozioni, ecc.), mentre per l’indice IPCA si considera il prezzo effettivamente pagato dal consumatore tenendo conto delle riduzioni temporanee di prezzo. • • • • I tre indici hanno in comune i seguenti elementi: la rilevazione dei dati riguardanti i prezzi svolta in prevalenza dagli Uffici Comunali di Statistica (UCS) e per la restante parte dall’Istat; la base territoriale; la metodologia di calcolo; la classificazione del paniere, articolato in 12 capitoli di spesa. La classificazione dei prodotti rilevati I prodotti rilevati sono saliti da 930 a 960. Questi a loro volta sono raggruppati in 577 “posizioni rappresentative” le quali sono ricomprese in 207 “voci di prodotto”, in 107 “gruppi di prodotto”, in 38 “categorie di prodotto” e in 12 “capitoli di spesa”. I numeri indici vengono diffusi con un livello di dettaglio che giunge alle 207 voci di prodotto; per gli utenti che ne facciano richiesta sono disponibili gli indici elementari delle 577 posizioni rappresentative. I prezzi dei prodotti componenti il paniere vengono rilevati in 29.000 unità di rilevazione, alle quali si aggiungono 10.000 abitazioni per le rilevazioni degli affitti. Il nuovo paniere (comprensivo delle 34 posizioni rappresentative inserite ex novo e delle 21 invece soppresse) risulta quindi così composto: Test noi consumatori 3 Adiconsum News L’Istituto ha precisato che per l’anno 2003 la revisione del paniere è stata effettuata utilizzando i più recenti dati relativi ai consumi finali delle famiglie (specificatamente quelli relativi all’anno 2001), stimati nell’ambito della Contabilità Nazionale e basati sulle informazioni provenienti dall’indagine sui consumi delle famiglie, integrati dai dati relativi all’importazione di beni, provenienti dalle statistiche di commercio con l’estero, e quelli riguardanti la produzione industriale e dai dati analitici sui prezzi alla produzione dei prodotti industriali, sui prodotti agricoli, sulla produzione dell’acquacoltura italiana e sulle strutture e presenze turistiche. Sono state anche consultate fonti statistiche esterne all’Istat. Di seguito la tabella con i pesi dei capitoli di spesa del NIC Riassumendo quindi rispetto allo scorso anno hanno presentato gli incrementi di peso più marcati, in termini relativi i seguenti capitoli di spesa: • Abbigliamento e calzature: ......................................... + 5,5%; • Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi: ........................ + 5,4%; • Servizi sanitari e spese per la salute: ........................ + 2,2%; • Bevande alcoliche e tabacchi: ................................... + 2,2%. Test noi consumatori 4 Adiconsum News Hanno presentato le diminuzioni più consistenti i seguenti capitoli: • Mobili, articoli e servizi per la casa: .............................. - 3,%; • Ricreazione, spettacoli e cultura: ................................ - 3,3%; • Comunicazioni: ........................................................... - 2,4%; • Prodotti alimentari e bevande non alcoliche: .............. - 2,1%. EUROPA Euro, un anno dopo Il 2002 l’euro l’ha trascorso tra accuse di colpevolezza e di innocenza. Ora a distanza di un anno tracciamo un primo bilancio. Indicato da molti come la causa degli aumenti generalizzati dei prezzi avvenuti proprio in concomitanza con la sua introduzione, l’euro ha compiuto un anno. Un’indagine condotta dall’Istituto nazionale del Consumo francese ci rivela come i consumatori di sei Paesi europei (Austria, Lussemburgo, Germania, Portogallo, Belgio, Italia, Irlanda, Paesi Bassi e Francia) hanno vissuto questo primo anno. Hanno risposto: • • • • • • • • • Austria: Bundesarbeitskammer-Abteilung Konsumentenpolitik; Lussemburgo: Union Luxembourgeoise des Consommateurs (ULC) Germania: Leitung und Koordination Projekt Euro-Akzeptanz Portogallo: Centro Europeu do Consumidor Portugal Belgio: Association des Consommateurs/Verbrui kersunie/Test Achats Italia: Adiconsum Irlanda: Consumers association of Ireland Paesi Bassi: Consumentenbond Communications and Consumer Policy Department Francia: Institut national de la Consommation. Prima domanda: I cittadini del vostro paese usano ancora come riferimento la vecchia moneta? Persiste la doppia esposizione dei prezzi moneta nazionale-euro? Qual’è l’unità monetaria più largamente usata nelle conversazioni? Risposte alla prima domanda Austria. La vecchia moneta rimane ancora come riferimento per confrontare il valore della nuova moneta. Circa metà della gente la usa regolarmente. Dopo il periodo di doppia esposizione stabilito dalla legge, due terzi degli spacci commerciali hanno continuato ad indicare il doppio prezzo. Attualmente tale quota è scesa ad un terzo. Lussemburgo. La vecchia moneta è ancora usata come riferimento. La doppia affissione non esiste più. Nelle conversazioni il riferimento monetario è ancora il vecchio franco. Germania. Non c’è alcuna legge che permette la doppia esposizione. Molte persone hanno ancora il marco tedesco nella loro testa e nelle conversazioni spesso parlano dei prezzi rifrendoli alla vecchia moneta. Per i grandi numeri come affitti o prestiti si ricorre ancora al marco tedesco. Portogallo. La maggioranza dei consumatori ha memorizzato in euro le piccole spese quotidiane. Per gli acquisti non usuali o di grande valore la maggioranza converte il prezzo nella vecchia moneta per decidere se è un buon prezzo. Test noi consumatori 5 Adiconsum News Anche i giornali e la televisione fanno riferimento alla vecchia valuta quando riportano grosse cifre per farsi capire dai cittadini. La doppia esposizione persiste nei supermercati, ma è quasi del tutto scomparsa nella maggior parte degli esercizi commerciali. Durante le conversazioni, la gente usa la vecchia moneta specialmente se parla di grosse cifre. Belgio. La doppia esposizione dei prezzi è stata in vigore per tutto il 2002. Durante le conversazioni i consumatori ricorrono ancora frequentemente ai franchi e così pure la stampa e le autorità. Italia. Il riferimento alle vecchie lire è ancora molto forte anche se lentamente i consumatori italiani cominciano a ricordare i prezzi dei prodotti in euro senza fare riferimento alla vecchia divisa. Irlanda. I consumatori irlandesi usano la vecchia moneta come standard di riferimento per i grandi numeri (salari, costo delle case e delle macchine, ecc.). Paesi Bassi. Durante le conversazioni la gente esprime i prezzi in euro e fiorini. Francia. Doveva durare sei mesi, ma la doppia esposizione dei prezzi perdura ancora nei grossi centri commerciali e circa 2/3 della popolazione chiede che duri per tutto il 2003. Il riferimento al franco è onnipresente. Il 78% dei francesi, soprattutto persone con più di 55 anni, utilizza calcolatrici o convertitori per conoscere il prezzo. Soltanto il 3% della popolazione si esprime sempre in euro, e l’8%, soprattutto giovani dai 18 ai 34 anni, l’utilizzano di frequente. Seconda domanda: I cittadini del vostro paese sono favorevoli all’eliminazione delle monete da 1 e 2 centesimi? E alla creazione delle banconote da 1 e 2 euro? Risposte alla seconda domanda: Austria. Ci sono molto problemi con la percezione dei centesimi. Alcuni si lamentano della somiglianza delle monete tra loro, altri del loro eccessivo numero. Un’ampia maggioranza di persone dice che non c’è alcun bisogno di banconote da 2 euro. Lussemburgo. I cittadini non vogliono la rimozione delle monete da 1 e 2 cent né sono favorevoli alla creazione di banconote da 1 e 2 euro. Germania. Non c’è alcuna discussione sull’abolizione degli spiccioli da 1 e 2 cent né sulla trasformazione delle monete da 1 e 2 euro in banconote, poiché ai tempi del marco tedesco, esistevano monete da 1 e 2 pfennig e da 1 e 2 marchi. Portogallo. La maggior parte dei consumatori sono favorevoli all’eliminazione delle monete da 1 e 2 cent perché hanno valore troppo piccolo e sono di piccola taglia e per questo sono le maggiori responsabili delle difficoltà negli scambi. Sebbene non siano stati commissionati sondaggi d’opinione, la sostituzione delle monete da 1 e 2 euro in biglietti non è un desiderio così forte nei portoghesi. Belgio. Non ci sono dati in merito. Ai consumatori belgi le piccole monete piacciono. Test noi consumatori 6 Adiconsum News Italia. Siamo contrari all’abolizione delle monetine da 1 e 2 cent perché, a nostro avviso, ciò produrrebbe un innalzamento dei prezzi. L’esistenza di questi spiccioli assicura più competizione. Al contrario sosteniamo la conversione delle monete da 1 e 2 euro in banconote perché ridurrebbe il numero dei centesimi e soprattutto perché psicologicamente, il consumatore dà maggior valore alle banconote. I biglietti da 1 e 2 euro potrebbero aiutare i consumatori a dare il giusto valore alla nuova valuta. Irlanda. In ordine alla tutela dei prezzi c’è una generale visione che le monete da 1 e 2 cent dovrebbero essere mantenute. Forse i giovani consumatori non condividono del tutto questa opinione. I consumatori irlandesi sono favorevoli più al biglietto da 2 euro che a quello da 1 euro. Paesi Bassi. Non ci sono sondaggi su questo argomento. Francia. Una ristretta maggioranza di francesi è favorevole alla soppressione delle monetine da 1 e 2 cent pura e semplice. Soprattutto per i giovani tutti questi spiccioli non fanno altro che appesantire inutilmente il portamonete. Altri ritengono che loro eliminazione porterebbe a nuovi aumenti dei prezzi e che i commercianti tenderanno ad arrotondare per eccesso. Per contro i francesi non sono interessati ad avere biglietti da 1 e 2 euro. Terza domanda: Che bilancio date del passaggio all’euro dopo un anno dalla sua introduzione? Quali i cambiamenti, quali i problemi incontrati? Che cosa altro si può fare? Risposte alla terza domanda: Austria. Ci sono stati aumenti nel settore dei servizi, ad esempio circa la metà dei ristoranti ha applicato aumenti moderati, alcuni in maniera più pesante, altri non hanno aumentato affatto. Nessuna campagna di educazione e/o informazione rivolta ai consumatori è stata realizzata dal governo o dalle istituzioni europee dopo il 1° gennaio 2002, campagna che sarebbe stata utile soprattutto nei primi mesi per risolvere i problemi pratici, le percezioni soggettive o le interpretazioni sbagliate. Anche i media hanno fallito completamente in questo ruolo. Lussemburgo. Tutti i prezzi hanno subito arrotondamenti. Germania. In alcuni settori come i servizi e i ristoranti i prezzi sono aumentati, come mostrano anche le statistiche. I prezzi per l’abbigliamento, i mobili o gli affitti sono aumentati poco. Le persone hanno colto l’aumento dei prezzi sui prodotti di largo consumo e sui servizi. Alcune persone hanno avuto difficoltà nel cambiare i francobolli e le carte telefoniche pagate in marchi tedeschi ed aventi quindi valore diverso da quello in euro. Le persone non nutrono nessun sentimento verso l’euro; esse devono imparare il valore dell’euro come un linguaggio. Portogallo. Il cambiamento non ha provocato grandi traumi. Non ci sono state manifestazioni nostalgiche della vecchia moneta. È importante rinforzare la formazione sull’euro per i cittadini più vulnerabili. Test noi consumatori 7 Adiconsum News Belgio. Il passaggio all’euro è stato relativamente ben accettato. Nonostante l’abitudine ai prezzi in euro sia stata veloce, l’adattamento ai nuovi valori è invece stata più lenta. Italia. Il bilancio è stato disastroso. Nel nostro Paese l’introduzione dell’euro ha portato aumenti speculativi dei prezzi. Irlanda. Gli irlandesi hanno sofferto aumenti dei prezzi prima e durante l’introduzione dell’euro. Paesi Bassi. Problemi economici hanno portato all’euro una brutta fama. I prezzi elevati sono stati un grosso problema che si ritiene scomparirà nel 2003. Francia. I francesi hanno l’euro nel loro portamonete, ma il franco nella loro testa e nelle loro conversazioni, soprattutto le persone anziane. I francesi ritengono che il passaggio all’euro ha avuto un effetto inflazionistico sui prezzi con un aumento dei prezzi dei beni di consumo a partire da novembre 2001 e dei servizi da gennaio 20023. Le impressioni dei consumatori sono state confermate dai dati statistici. Una netta maggioranza ha dichiarato di aver avuto qualche problema nella tenuta dei conti nel 2002. L’11% dei francesi ha dichiarato di aver acquistato di più rispetto al passato nei Paesi di Eurolandia. (a cura di Valeria Lai e Fabio Picciolini) PREZZI E TARIFFE Incontro Mastella-associazioni consumatori Una serie di audizioni sulla questione prezzi ha visto sfilare innanzi alle Commissioni industria di Camera e Senato tutti gli attori delle polemiche sui prezzi dell’anno appena trascorso: Confcommercio e Confesercenti, Eurispes e associazioni consumatori. In questo quadro si inserisce anche l’incontro con il vicepresidente della Camera dei Deputati, on. Clemente Mastella, che il 21 gennaio scorso ha visto protagoniste l’Adiconsum e le altre associazioni della Coalizione dei consumatori . In quell’occasione, come si legge in una nota rilasciata dalla Camera, “la Coalizione ha chiesto all’onorevole di farsi carico di un rapporto diretto tra Parlamento e associazioni dei consumatori affinché il costo della vita, che incide pesantemente sui consumi delle famiglie, sia oggetto di un esame più approfondito da parte delle forze politiche. L’on. Mastella si è impegnato ad esaminare i dati che stanno emergendo anche dalle audizioni parlamentari in corso (n.d.r. ad esempio con Confcommercio e Confesercenti), sostenendo in Parlamento una politica molto più incisiva a difesa delle famiglie”. Ritorna la doppia esposizione dei prezzi Una decisione anacronistica, questa la posizione dell’Adiconsum in merito alla decisione del ministro Marzano di reintrodurre la doppia indicazione dei prezzi in lire ed euro. Il Ministro delle Attività produttive ha ufficializzato la reintroduzione della doppia esposizione dei prezzi lira-euro fino a giugno 2003. Test noi consumatori 8 Adiconsum News La decisione ha una motivazione giusta (maggiore chiarezza per le famiglie), ma una sostanza del tutto marginale e una ben diversa efficacia rispetto alla proposta dell’Adiconsum formulata nell’anno 2000 di obbligare l’esposizione del doppio prezzo per due anni a partire dal mese di gennaio 2001. La decisione del Ministro, infatti, non rende obbligatoria l’esposizione del doppio prezzo, pertanto ogni esercente potrà liberamente decidere se metterla in pratica o meno. La decisione del ministro viene poi dopo che per tutto il 2002 i prezzi sono stati liberamente e spesso artificiosamente aumentati. Ora, eventualmente, si attende una riduzione dei prezzi sia per la promessa riduzione dell’inflazione (tutta da verificare), sia per la riduzione del costo del denaro, già avvenuta a livello europeo, ma che in Italia ha visto solamente una riduzione degli interessi a favore dei cittadini e delle imprese e non ancora quella dei finanziamenti. Suggeriamo comunque ai consumatori di non servirsi di quegli esercizi commerciali che non esporranno il doppio prezzo perché, con molta probabilità, intendono nascondere ulteriori rialzi non giustificati dei prodotti venduti. Primi dati sui consumi delle famiglie nel 2002 Due autorevoli istituti di ricerca, AcNielsen e Prometeia, hanno pubblicato i primi dati sui consumi del 2002 e le prime previsioni per il 2003. Bisognerà attendere ancora per registrare la tanto attesa ripresa dei consumi. Le prime proiezioni per il 2003 non sono buone, si attende comunque un recupero per abitazione, arredamento, elettrodomestici e abbigliamento. La ripresa ci sarà solo nel 2004. Previsioni 2003 2002 2001 Prodotti confezionati di largo consumo -0,80% -3,50% -1,00% Aumento dei prezzi +3,00% +4,20% +5,70% Prodotti “no food” +1,10% -3,30% -1,40% Elaborazione AcNielsen 2002 2001 Spesa delle famiglie -0,30% Arredamento -0,70% -0,50% elettrodomestici -1,70% -1,50% abbigliamento +0,6% 1,30% Elaborazione Prometeia Inflazione Il 2002 ha visto un’inflazione definitiva del 2,50% (2,70% nel 2001), rispetto a quella programmata dell’1,70%. Il dato del 2002 inciderà anche nel 2003, in quanto è previsto un effetto trascinamento di oltre un punto percentuale. Test noi consumatori 9 Adiconsum News www.adiconsum.it un click e sei in adiconsum online per te tutte le notizie ed i servizi dell’associazione – – – – – – news e attualità dei consumi comunicati stampa eventi (forum, seminari, convegni, corsi) dossier e studi specifici facsimile di reclami, ricorsi, richieste di risarcimento tutte le pubblicazioni (Test noi consumatori, Guide del consumatore, Adibank, CD Rom ecc.) – iscrizione e consulenza online Partecipa anche tu alla nostra attività di difesa del consumatore: sei il benvenuto tra noi ADICONSUM, DALLA PARTE DEL CONSUMATORE. 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