NA 6 2013_NasAzz Congresso

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NA 6 2013_NasAzz Congresso
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
Fermacarte in onice
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Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in polyestere e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza
Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO LXXIV - N. 6 -NOV./DIC. 2013 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM
L’ITALIA DOPO L’8 SETTEMBRE È SPEZ ZATA IN DUE: AL SUD IL GOVERNO LEG GITTIMO DEL RE AL NORD LA REPUBBLI CA SOCIALE DI MUSSOLINI
LA LINEA GUSTAV DIVIDE IL CAMPO DI
BATTAGLIA TRA TEDESCHI E ALLEATI
SOMMARIO
PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
In copertina
“L’Italia dopo l’8 settembre 1943”
In questo numero:
pag. 9
Il Calendario Azzurro 2014
pag. 18
Ricordo delle quattro giornate
da pag. 32
La PS nel terremoto di Messina
COME COLLABORARE
La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è
aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto
informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in
formato elettronico devono essere “ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non pubblicati,
NON si restituiscono.
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Sommario
Editoriale:
Lettere a “Il Nastro Azzurro”
La Presidenza Nazionale comunica
Il Congresso nazionale
Michele Maddalena negli USA
70° anniversario del sacrificio di
Salvo D’Acquisto
• Il Calendario Azzurro 2014
• L’invasione della Sicilia e la Marina
• 10 anni fa il Campo del Tricolore
• Riesumate 22 salme della Gamucci
• La rivolta di Matera
• La Maggioranza silenziosa
• Ricordo delle quattro giornate
• La battaglia di Lero
• La battaglia di Monterotondo
• Nasce la Repubblica Sociale Italiana
• Roma città aperta
• Il riscatto di Mignano Montelungo
• Cap. Pil. Loris Bulgarelli
• Cap. Carlo Piazza: chi era costui?
• MOVM eccellenti: S. Scirè Risichella
• Angeli tra le rovine
• Parliamone ancora
• Notizie in Azzurro
• Azzurri che si fanno Onore
• Cronache delle Federazioni
• Recensioni
• Azzurri nell’azzurro dei cieli
• Consigli Direttivi
• Potenziamento periodico
• Oggettistica del Nastro Azzurro
Pag.
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“Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le
vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIII - n.° 5 - SettembreOttobre 2013 - Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org
- E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria
Atanasio, Graziano Maron,Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Chiara
Caradente - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e
stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: Aprile 2012 - C.F.
80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor
Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C
Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
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IL NASTRO AZZURRO
EDITORIALE:
il nostro futuro
Azzurre
e
non dobbiamo essere solo presenti alle cerimonie
Cari
Azzurri,
istituzionali, peraltro ora decisamente ridotte, ma
quando
leggerete
che dobbiamo vivere le realtà dei nostri tempi.
questo parole il nostro
L’archivio informatico sui Decorati ci ha perXXIX Congresso sarà termesso di avere contatti con importanti realtà istiminato e l’Istituto inituzionali, di scambiare idee e di ricevere preziosi
zierà un quadriennio
consigli. Stiamo ad esempio prendendo contatti
che mi auguro meno
con un Ateneo di Roma per esaminare la possibilità
sofferto del precedendi realizzare dei corsi post-laurea. Il master è un
te. Abbiamo dovuto confrontarci con una crisi
titolo accademico concesso alle persone che
generale del Paese che ha avuto dei riflessi negahanno seguito studi in uno specifico settore di stutivi su di noi in termini di risorse economiche
dio o area di pratica professionale. E’ una forma di
ormai ridotte ad elemosina, canoni di affitto di
apprendimento oggi molto richiesta in quanto
alcune Federazioni portati dall’Agenzia del
assegna ai frequentatori un punteggio, che può
Demanio a livelli insostenibili e, non ultima, la
essere utilizzato in concorsi pubblici.
dura legge anagrafica che ci ha privato di punti di
Stiamo concorrendo con altri Enti ed
riferimento essenziali in termini di determinazioAssociazioni ad un finanziamento della Presidenza
ne, iniziativa ed esempio.
del Consiglio per iniziative
Uno per tutti il nostro
connesse alle celebrazioni del
non è più possibile esistere 70°
Presidente Onorario Giorgio
anniversario
della
facendo esclusivamente riferi- Resistenza e della Guerra di
Zanardi.
Queste difficoltà ci hanno mento al passato, è necessario Liberazione con due progetti
fatto capire che non è più
molto interessanti che, se
possibile esistere facendo adeguarsi ai tempi, utilizzando approvati, richiederanno la
esclusivamente riferimento al il nostro patrimonio culturale e collaborazione e la partecipapassato, è necessario ade- storico, i mezzi che la tecnolo- zione attiva di tutte le
guarsi ai tempi, utilizzando il gia oggi ci offre e le diversifica- Federazioni e di tutti i Soci
nostro patrimonio culturale e
dell’Istituto.
storico, i mezzi che la tecno- te opportunità presenti nelA questo numero del periologia oggi ci offre e le diversi- l’ambito culturale.
dico è allegato l’ormai tradificate opportunità presenti
zionale Calendario. Il 2014 è
nell’ambito culturale.
dedicato alla Marina Militare
Ecco perché è stato prodotto uno sforzo econoed ai suoi Decorati. E’ un doveroso omaggio ad una
mico per aggiornare il nostro sito internet, con
Forza Armata ed ai suoi Uomini che hanno scritto
l’obiettivo che diventi non solo un mezzo di comupagine indelebili nella nostra storia, compiendo
nicazione interno ma anche un punto di riferimenazioni che a distanza di anni mantengono inalterato per gli appassionati di storia. Le iniziative reata in tutti noi l’ammirazione per il coraggio, la
lizzate ad esempio ad Arezzo, Catanzaro, Potenza
determinazione ed il senso del dovere dimostrato.
e Foggia su argomenti che non riguardavano solo il
A tutti Voi, alle vostre Famiglie, all’Istituto i
Valor Militare, ci hanno consentito di far conoscepiù cari auguri di Buon Natale e l’auspicio che il
re ad una vasta platea l’Istituto. Gli apprezzamen2014 ci riservi qualche buona notizia in più.
ti espressi dai convenuti ci hanno fatto capire che
Carlo Maria Magnani
L’Istituto del Nastro Azzurro augura Buone Feste
IL NASTRO AZZURRO
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LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale
dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare
e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”.
La seguente lettera, indirizzata dal gen. Giuseppe Calamani, socio del Nastro
Azzurro ed ex Presidente di Assoarma, all'avv. Francesco Atanasio, Presidente
della Federazione di Siracusa e Consigliere Nazionale, a seguito della pubblicazione del suo articolo "La Campagna di Tunisia" alle pagg. 20 e 21 del n.° 3-2013
de "Il Nastro Azzurro", è stata girata in copia anche alla Presidenza dell'Istituto.
Gentile avvocato,
ho letto sul n.° 3 del Nastro Azzurro 2013 la sua eccellente sintesi della Campagna di Tunisia. Messe è
stato un grandissimo comandante e gli sono stato alla dirette dipendenze dal 1 febbraio 1943 al 13 maggio 1943 quale Capo Centro Collegamenti e Cifra della 1^ Armata.
In tale incarico ho naturalmente seguito, giorno dopo giorno, la sua eccezionale attività.
Sono stato quindi testimone delle "questioni" con Von Arnim (Comandante gruppo di Armate) ed i vertici Italia - Germania ed ho organizzato i collegamenti per le trattative di resa dell'VIII Armata.
Ho trasmesso a radio Coltano (?) - dopo varie vicissitudini - migliaia di messaggi unificati alle famiglie
dei soldati delle Armate (tutti recapitati) e con una A/310 ho tenuto i collegamenti con Roma fino alle ore
17,00 del 3 maggio. Ed ho assistito alla "discesa dell'ultima bandiera italiana in Africa".
Con tanti ringraziamenti e vivissimi complimenti per il suo articolo.
Cordialmente
gen. Giuseppe Calamani
(socio del Nastro Azzurro)
L'argomento che il nostro periodico ha cominciato a trattare sistematicamente già dalla fine del 2012 è
l'approfondimento, attraverso le testimonianze di chi visse quei fatti, della storia della nostra Patria 70 anni
orsono. Si tratta di un periodo particolarmente complesso e di grave difficoltà da cui poi ebbe origine l'Italia
odierna, pertanto "Il Nastro Azzurro" sta dedicando più di un articolo in ogni suo numero a tali eventi.
L'articolo sulla "Campagna di Tunisia", a cui fa riferimento il gen. Calamani nella sua lettera rivolta
all'avv. Atanasio è particolarmente importante perché mette in luce tre aspetti poco noti: come si è giunti
allo spostamento del fronte dalla Libia, ex colonia italiana ormai perduta, in Tunisia, territorio coloniale
francese, la notevole capacità di combattimento sostenuta dall'Asse nonostante l'enorme divario di mezzi e
materiali bellici esistente con gli Alleati e la bellissima figura di comandante del generale Giovanni Messe,
uno dei migliori ufficiali comandanti che le Forze Armate italiane hanno potuto schierare nel conflitto e
potrei aggiungere, uno dei più grandi e meno noti eroi italiani.
La tempra del generale Messe è stata ricordata molto bene dalla lettera del generale Calamani che, pur
nello stile sobrio, quasi riservato, fa trasparire rispetto, ammirazione ed affetto per il suo diretto superiore che ha saputo gestire sia la difficilissima situazione tattica in cui si sono trovate le forze dell'Asse, molto
inferiori di numero e mezzi, sia i rapporti non sempre ideali tra le forze italiane e quelle tedesche.
"Il Nastro Azzurro" aveva già in passato più volte ricordato la figura del generale Messe, in particolare
con l'articolo pubblicato sul n. 3-2008 alle pagg. 20 e 21 in cui si narravano proprio le drammatiche fasi finali ricordate dalla lettera del gen. Calamani, e si tracciava la carriera del grande condottiero evidenziandone la capacità di infondere negli uomini a lui affidati grande fiducia e consapevolezza e di trarne la massima volontà di combattere e resistere anche nelle peggiori condizioni.
Non va dimenticato che egli fu uno dei pochi generali d'Armata che seppe meritare una promozione sul
campo anche nella sconfitta: infatti si trattò di una sconfitta più che onorevole, fatta pagare a caro prezzo
al vincitore e chiusa solo dopo che la resa era stata "autorizzata" personalmente da Mussolini, resosi conto
che ormai non c'era più alcuna ragione perché la 1^ Armata dovesse continuare a combattere.
Per tutte queste ragioni, ho ritenuto opportuno pubblicare la lettera che il generale Calamani ha scritto all'avv. Atanasio, affinché sia ancora una volta onorata la leggendaria figura di Giovanni Messe.
Gentilissimo Generale Magnani,
faccio parte di quella minoranza di cittadini che si sente ancora italiano in questa terra espropriata da
politicanti corrotti, da associazioni a delinquere di ogni risma e nazionalità, da poveri diavoli che hanno
paura ad esibire la propria italianità pena l'accusa di razzismo! Coloro che non ce la fanno più sono fuggiti (non emigrati) all'estero, hanno preferito abbandonare il territorio in cui sono nati, in quanto sono cresciuti senza conoscere il significato della Terra dei Padri: la Patria!
Se dici queste cose in giro, ti fischiano dietro, ti dileggiano, dicono che farnetichi e che la Nazione non
esiste più, esiste il villaggio globale ed il mercato globale, e quindi sei un cittadino del mondo, devi rinnegare millenni di storia che secondo i mondialisti, deve farci vergognare in quanto sempre secondo loro,
è fatta di colonialismo e guerre!
Una desolazione culturale che spesso scoraggia anche noi che ci occupiamo delle nostre amate
Associazioni e che ci fanno pensare che tutto finirà, quando l'ultimo di noi se ne sarà andato per sempre!
Mi sento rinfrancato quando mi viene recapitato il Notiziario del Nastro Azzurro, quando vedo che altre
persone ben più istruite e acculturate di me, pensano e dicono le cose che penso e dico anch'io, quando
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IL NASTRO AZZURRO
sento esprimere sentimenti di amore di Patria, senso dell'Onore, senso del Dovere fino al sacrificio estremo! Allora penso a tutti coloro che ancora muoiono in nome della nostra Nazione, lo fanno mentre indossano la divisa militare italiana e mentre sul mezzo o sul luogo dove stanno svolgendo il Loro Servizio, sventola la Bandiera d'Italia!
Grazie Generale, per l'impegno e la dedizione con cui Ella assolve i compiti non facili di Presidente
Nazionale, grazie per l'esempio che a tutti noi, serve di sprone per continuare a mantenere accesa la fiamma ideale che non dovrà mai spegnersi e diventare cenere!
Grazie!
Alberto Gradin
(Socio simpatizzante
della Federazione di Pescara)
Gent.mo Gradin,
non è facile commentare una lettera come la sua, dalla quale traspare tanta rabbia e delusione per un
degrado morale e culturale che appare inarrestabile. Eppure un filo di speranza c'è e sembra trasparire
anche dalle righe del suo stesso scritto quando lei dichiara di sentirsi "... rinfrancato ..." leggendo su "il
Nastro Azzurro "... le cose che ..." pensa e dice anche lei.
Mi creda, l'Italia reale non è quella dei mass media, non è quella descritta dalla RAI, soprattutto da RAI
3 testata per la quale ogni occasione è buona per gettare fango e discredito sulle nostre povere istituzioni.
L'ultima la ho vista solo qualche giorno fa per puro caso e ... per pochi secondi (non ho resistito ed ho cambiato canale per rabbia). In prima serata RAI 3 ha mandato in onda uno spezzone di filmato con in sovraimpressione lo stemma e la scritta "Marina Militare" che documentava l'improba fatica dei nostri sommozzatori militari comandati a recuperare le salme dei naufraghi del barcone affondato nei pressi di Lampedusa a
metà ottobre.
La cosa che mi ha fatto male era una ulteriore iscrizione sovraimpressa: "Male nostrum", con cui si parafrasava il nome dell'operazione "Mare nostrum" che le nostre Forze armate e Forze dell'Ordine stanno conducendo dopo che quell'ennesima tragedia del mare pare abbia finalmente mosso a compassione(?) i vertici
europei. Questa evidente strumentalizzazione dello stemma della Marina Militare, usato con quella disinvoltura a significare che la tragedia era stata causata forse proprio da chi cerca di evitare che l'Italia sia una
specie di colabrodo dove si può accedere in tutte le maniere, purché siano clandestine, con tutti i rischi connessi che sovente diventano reali, mi ha fatto davvero imbestialire.
Se abbiamo un "servizio pubblico" radiotelevisivo che, nonostante sia sotto il controllo di una
"Commissione parlamentare di vigilanza", riesce a trasmettere in prima serata messaggi così fuorvianti, non
possiamo meravigliarci che l'Italia sia preda della demagogia così ben sintetizzata nella sua lettera. Se poi
aggiungiamo che questo “servizio pubblico” lo finanziamo col “Canone RAI” obbligatorio per legge per tutti
i possessori di apparecchi televisivi ...
Eppure, glielo ripeto, l'Italia non è quella! Gli italiani non sono quelli descritti, o meglio, lo sono ma ...
in minoranza. Purtroppo però, si tratta di una minoranza molto "rumorosa" che riesce, complice anche l'incapacità di farsi sentire della maggioranza "silenziosa", a far credere che chi s'indigna perché dall'Africa la
gente vuole venire in Italia pagando gli scafisti della mafia piuttosto che seguendo le regole previste dalle
nostre leggi, è "razzista"; chi s'indigna perché dopo che questi poveracci sono giunti a Lampedusa rischiando
la vita e dando tutto ciò che avevano agli scafisti mafiosi, poi viene loro offerto solo un "posto di lavoro" da
pulitore di vetri delle automobili ai semafori o di venditore di rose nei ristoranti, è "razzista"; chi s’indigna
perché la Francia ha già ultimato la sua quota del nuovo traforo del Frejus mentre in Val di Susa il lavori
sono frenati, bloccati da anni dai cosiddetti NOTAV, delle cui ragioni sappiamo tutto mentre nulla si sa di
quelle per cui il traforo si deve fare, è "insensibile ai temi ambientali"; chi s'indigna perché i nostri giovani
migliori devono andare all'estero per veder valorizzate le loro qualità è un "retrogrado"; chi s'indigna perché, sebbene se ne parli, il merito non è assolutamente incoraggiato, anzi vale sempre e soltanto un dannoso egualitarismo, è "fascista". Potrei continuare, ma servirebbe a poco.
Una cosa voglio dirle: stia tranquillo! La maggioranza la pensa come lei e come me, purtroppo però, ciò
non si riesce più a percepirlo perché si tratta di una maggioranza "silenziosa", che ha altro da fare nella vita
che andare a fare chiasso in piazza chiedendo il rispetto di diritti esasperati, chiedendo di NON fare ciò che
serve per l'utilità comune, chiedendo di sostenere tutto ed il contrario di tutto senza mai rimboccarsi le
maniche per contribuire al progresso della nostra Patria e della nostra società.
Questa minoranza "rumorosa" sta diffondendo da decenni la sensazione che l'intero popolo italiano voglia
non lavorare, voglia essere equalizzato, voglia distruggere la ricerca (salvo poi lamentarsi perché in Italia
non se ne fa abbastanza), voglia eliminare il concetto stesso di "impegno", di fatica, di sacrifico destinati ad
uno scopo: tutto deve essere facile, scontato, a disposizione ... ma chi deve pensarci? Lo Stato, che diamine! Peccato che lo Stato siamo noi.
Lei allora si chiederà da dove viene la mia convinzione che si tratta solo di una minoranza, sebbene molto
"rumorosa". Semplice: i risultati delle elezioni dimostrano che la maggioranza degli italiani, per quanto disorientata e bombardata continuamente dai mass media con propaganda del tipo di quella che le ho descritto poc'anzi, è orientata secondo quei canoni di pensiero che lei ha molto ben esposto nella sua appassionata lettera. Più diventa ossessiva la propaganda sfascista, più la “maggioranza silenziosa” degli italiani si ritira dalle piazze, si allontana dalla politica urlata, prende le distanze dai “diritti pretesi” senza senso del
dovere.
L’unico male è che il pensiero della maggioranza silenziosa viene raccolto solo da piccole testate giornalistiche come questa e non, come sarebbe giusto, anche dai grandi giornali nazionali e dalle televisioni.
Grazie per il suo bel messaggio e vive cordialità.
IL NASTRO AZZURRO
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LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA
XXIX CONGRESSO NAZIONALE
DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
Quando questo numero de “Il Nastro Azzurro” giungerà ai soci e agli abbonati, il XXIX
Congresso Nazionale dell’Istituto avrà già avuto luogo, saranno stati già eletti i titolari
delle cariche sociali che dirigeranno l’Istituto per i prossimi quattro anni e sarà già stata
tracciata la linea di attività che l’Istituto cercherà di porre in essere nel prossimo quadriennio.
Sul n.°1-2014 sarà pubblicato un ampio resoconto dei lavori congressuali, uno stralcio
dei punti salienti della “Relazione Morale” presentata ai delegati al Congresso, un dettagliato consuntivo sul quadriennio appena trascorso e l’intervista al Presidente
Nazionale eletto in cui egli traccerà un consuntivo del suo programma per l’Istituto.
Poiché la rivista sarà in stampa proprio nel periodo del Congresso, non è possibile qui
anticipare nulla su tale evento ed è altresì troppo tardi per dare indicazioni utili a chi vi
dovrà partecipare.
Quindi, rinviamo i lettori al prossimo numero per un approfondito servizio.
MICHELE MADDALENA MARCIA NEGLI STATI UNITI D’AMERICA
Michele Maddalena, il protagonista della “Marcia dell’Unità d’Italia” svolta sotto l’egida
dell’Istituto del Nastro Azzurro e dell’UNUCI dal 3 novembre 2010 al 17 marzo 2011, percor rendo a tappe tutto il territorio nazionale, ha compiuto un’altra delle sue imprese: la
“Marcia della cultura italiana in America”, attraversando tutti gli Stati Uniti da costa a costa
e giungendo a Washington per consegnare al Presidente USA il crest dell’Istituto del Nastro
Azzurro (fig. in basso). Il successo dell’impresa è testimoniatop dalla lettera che l’Ambasciatore italiano negli USA, Claudio Bisogniero, ha inviato a Michele Maddalena (pag. accanto).
Di seguito potete leggere il diario del giorno dell’arrivo scritto proprio da Michele
Maddalena al quale va sempre il plauso dell’intero Istituto per la sua eccezionale capacità di
convogliare grandi idealità nella sua passione per la marcia.
Quanto sotto riportato è, per il momento, la conclusione della "Marcia della Cultura Italiana". Dico per
il momento, in quanto non potevo arrivare, a Washington, in un momento peggiore.
- Arrivo previsto: 6 ottobre 2013
- Arrivo effettivo: 3 ottobre 2013
Il forte anticipo della conclusione è nato dal fatto che, al di
là della programmazione, ogni tappa ha dovuto essere armonizzata con la disponibilità dell'alloggio (motel e similari), per
cui raramente le distanze chilometriche sono scese al di sotto
dei 40 Km. giornalieri, con non poche punte al di sopra dei 50.
La mattina del 3 ottobre 2013, dopo una notte trascorsa a
Lanhan (11 miglia da Washington, pari a circa 17,6 Km.), sono
partito alle 06.30 e, alle 09.30, mi sono fermato, già abbondantemente dentro la Capitale, per darmi una sistemata. Alle
10.00 sono giunto a Mt. Vernon square, a poche centinaia di
metri dalla Casa Bianca. Noto un insolito via vai di poliziotti e
di macchine della polizia, oltre ad un paio di ambulanze, ma
non vi do peso. Sto per sedermi sul bordo di un'aiuola quando,
improvvisamente, sono accerchiato da quattro poliziotti in
assetto di guerra (giubbetto antiproiettile, casco, paratia salva
occhi, ecc.). Non c'è voluto molto per capire che non dovevo
fare alcuna mossa sospetta. Uno dei quattro, con la canna
della pistola e tenendosi a distanza di sicurezza, mi intima di
mostrare il contenuto del mio borsone sul carrello. Con molta
calma, tiro fuori tutto il contenuto, compreso le pergamene e
i due contenitori con i crest del Nastro Azzurro e dell'Unuci.
Non ho potuto fare a meno di ridere sotto i baffi, nel vedere
lo scatto indietro fatto dai quattro alla vista dei due contenitori. Sempre interpretando il loro linguaggio, capisco che devo
poggiarli a terra e a vista e, molto lentamente, devo aprirli. La
certezza che il borsone non contenesse materiale esplosivo e
che "quei due contenitori blu"
altro non erano che due volgarissimi crest, scioglie di colpo
ogni nervosismo. Chiedo se, tra
loro, ci fosse qualcuno che
capisse l'italiano. La non risposta non vuol dire che non vi
fosse, perché ho potuto toccare
con mano, durante tutto il percorso, che i discendenti da italiani, non amano farsi riconoscere, sia che capiscano, o che
non capiscano la lingua.
Un'altra caratteristica, che
accomuna sia ex italiani che ex
in genere, è la parola Italia.
Tutti credono che l'Italia sia la
Sicilia, e che tutti i siciliani,
siano di Palermo. Scusate la
divagazione. Dunque, dissoltasi
la tensione, quello che sembra
il capo fra i quattro, mi intima
di allontanarmi, indicandomi
anche la direzione. Ogni mio
tentativo, con pergamena ben
in vista, di far capire la mia
intenzione (consegnare le pergamene e i crest alla Casa
Bianca) cade nel vuoto. Così,
mi avvio lungo la direzione indicata e raggiungo una seconda
piazza. Apro la carta di
Washington e mi rendo conto di
essere sulla Massachusetts avenue. Mi fermo, sistemo in il carrello e... che faccio adesso? Il primo pensiero corre all'Ambasciata e mi do
da fare. Dopo diverse telefonate, con entusiastiche "chiacchierate" con il centralino automatico, finalmente riesco a sentire una voce umana. Spiego chi sono, cosa faccio e cosa mi è capitato. La voce mi dice di
attendere qualche secondo e, dopo una trentina di secondi, riappare. Mi chiede se so dove mi trovo ("Ah,
benissimo, lei è vicino all'Ambasciata. A piedi, credo ci vorranno circa tre quarti d'ora. Venga, l'aspettiamo!). Per prima cosa, mi pizzico la guancia. Sono proprio sveglio, non c'è che dire! Venti minuti dopo sono
al cancello della nostra Ambasciata. Mi riceve il dott. Cristiano Maggipinto, minstro plenipotenziario consolare e un altro membro dell'Ambasciata. Dapprima increduli, man mano che faccio vedere le ricevute dei
motel il loro atteggiamento si trasforma in aperta ammirazione. "Signor Maddalena, mi scusi, ma è certo
che ha 73 anni?" "Dott. Maggipinto, ha ragione! Non sono 73, ma 27. Mi spiego meglio. Per raggiungere il
secolo di vita, mi mancano ancora 27 anni. E, quelli ce li ho! I 73, ormai, sono solo un ricordo. Ovvero,
sono svaniti." L'ammirazione, a sua volta, si trasforma in meraviglia alla vista delle pergamene e dei crest.
Si scioglie ogni formalismo e il dott. Maggipinto (di Noci, provincia di Taranto) mi spiega il trattamento
ricevuto dai poliziotti americani. Introno alle 09.30, vicino al Congresso, una macchina ha tentato di sfondare il cordone di scurezza e la guidatrice è stata uccisa. "Lasci pure a noi il materiale. Sarà per noi un
punto d'onore consegnarlo, a nome suo, al presidente Obama.". La precisazione che io sono solo il modesto messaggero cade nel vuoto. Ubi major, minor cessat! La "Marcia della Cultura Italiana" è ufficialmente conclusa. Non resta che tornare a casa.
Michele Maddalena
(Socio della Federazione di Latina e marciatore solitario)
ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
18.990
14.990
14.990
14.990
14.990
13.350
9.993
CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA
49.998
49.998
42.063
24.490
2.990
2.798
2.798
70° ANNIVERSARIO DEL SACRIFICIO
DI SALVO D’ACQUISTO
I
l 70° Anniversario del sacrificio del Servo di Dio
Vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto
M.O.V.M. “alla memoria” è stato celebrato con due
sentite cerimonie: una svoltasi a Napoli, sua città natale, il 21 settembre e l’altra il 23 settembre alla Torre di
Palidoro sul luogo del martirio.
Il Ministro della Difesa Sen. Prof. Mario Mauro ha
ricordato D’Acquisto definendolo un “giovane eroe
custodito nella memoria collettiva del paese ha sacrificato la vita in nome del prossimo e della giustizia e va
ricordato alle generazioni che verranno”.
Nella città partenopea si sono riunite per la commemorazione tutte le Sezioni dell’Associazione Nazionale
Carabinieri intitolate all’Eroe con il Presidente
Nazionale dell’A.N.C. Gen.C.A. Libero Lo Sardo. In mattinata è stata celebrata la Santa Messa, officiata
dall’Arcivescovo Ordinario Militare d’Italia Emerito
Mons. Vincenzo Pelvi, nella Basilica di S.Chiara, l’antica
chiesa che oltre ad ospitare le Reali Tombe dei Borbone
di Napoli accoglie il sepolcro del Carabiniere Martire. Al
termine, il Comandante Generale dell’Arma Gen. C.A.
Leonardo Gallitelli ha deposto una corona d’alloro sulla
tomba del Martire. In serata migliaia di napoletani si
sono ritrovati in Piazza del
Plebiscito per un evento
evocativo e musicale dedicato all’eroico ed amato
concittadino, evento che
ha visto tra i protagonisti
la celeberrima Banda della
Benemerita.
Altrettanto toccante la
cerimonia svoltasi alla
Torre di Palidoro dove il
giovane sottufficiale rincuorò cristianamente i
ventidue ostaggi condannati a morte e costretti a
scavarsi la fossa per un
presunto attentato causato
dallo scoppio di una bomba
all’interno della torre, probabilmente residuo di un
sequestro d’armi effettuato dalla G.d.F. che prima dell’armistizio presidiava la
torre e che fu maneggiata con eccessiva imperizia dai
tedeschi, causando la morte di due soldati germanici ed
il ferimento di altri due. Salvo D’Acquisto, fallito ogni
tentativo di dimostrare la totale estraneità degli ostaggi ed essendo stato violentemente percosso egli stesso,
si assunse la responsabilità dell’attentato salvando così
la vita agli altri, ma sacrificando la propria. In seguito a
questo sublime atto d’amore, con cui concluse la sua
esistenza terrena a soli ventitré anni, il 17 febbraio 1945
il Luogotenente Generale del Regno Umberto di Savoia
gli conferiva la M.O.V.M. “alla memoria”. Nel 1983 la
Chiesa Cattolica, su proposta dell’allora Ordinario
Militare d’Italia Mons. Gaetano Bonicelli, e dopo accurate indagini sulla sua intera esistenza, ne diede avvio alla
causa di beatificazione.
Il comandante della Legione Carabinieri Lazio Gen.
Gaetano Maruccia, alla presenza del Sindaco di
Fiumicino Esterino Montino, ha deposto una corona
d’alloro dinnanzi la stele eretta in memoria del Martire
ai piedi della Torre, dietro di lui “sull’attenti” il fratello dell’eroe, prof. Alessandro D’Acquisto.
Le note del Silenzio risuonavano ancora più vibranti
8
grazie alla quiete della campagna circostante; sullo
sfondo il mare che Salvo tanto amava. Dopo aver dato
lettura della motivazione della M.O. è stata recitata la
Preghiera del Carabiniere che nella sua parte finale
sembra proprio ben rappresentare il gesto di D’Acquisto
“ … testimoniare con la fedeltà fino alla morte l’amore
a Dio e ai fratelli italiani”. Il Gen. Maruccia ha poi passato in rassegna il Picchetto d’Onore dell’Arma e lo
schieramento misto formato da rappresentanti della
Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Capitaneria di
Porto, Polizia Provinciale di Roma, Associazione
Nazionale Polizia di Stato, A.N.C e dal sottoscritto, in
rappresentanza dell’Istituto del Nastro Azzurro, schierato a fianco del Carabiniere Paolo Padovani, Presidente
della sezione A.N.C di Torrimpietra-Palidoro intitolata
all’eroico Vicebrigadiere.
Al termine della cerimonia il Prof. Alessandro
D’Acquisto mi ha espresso parole di ringraziamento nei
riguardi dell’Istituto del Nastro Azzurro, che conosce da
molti anni, e mi ha fatto dono graditissimo di una toccante dedica sul volume biografico dell’amato fratello.
L’Arma dei Carabinieri ha mostrato estrema cortesia
e disponibilità nei riguardi
Gabriele Gigliotti dell’Istituto e del sottoscritto mettendomi a
alla Torre di disposizione una vettura
Palidoro dell’Arma, condotta dal
Vicebrigadiere
Angelo
Tancredi, per accompagnarmi alla Torre di
Palidoro e per ricondurmi a
casa al termine della cerimonia. Un ringraziamento
particolare al Maggiore
Angelo Pitocco ed al
Maggiore Massimo Pesa
Comandante la Compagnia
C.C. Roma Parioli. Il Ten.
Tommaso Angelone (un
carabiniere, nell’accezione più nobile del termine),
che ha seguito personalmente l’iter necessario per
garantire la mia presenza a
Palidoro, al ritorno a Roma
inaspettatamente mi ha fatto dono di un caro effetto
personale inerente il suo servizio nell’Arma.
Un ultimo pensiero lo vorrei dedicare a mio nonno,
l’Azzurro Generale Medico Francescantonio Gigliotti,
anche lui Decorato per aver rischiato più volte la vita
affinché tante altre fossero salve e rimanendo in conseguenza di ciò invalido, a cui debbo in parte la mia devozione a Salvo avendone più volte incoraggiato lo studio
ed avendomelo posto come esempio di giovane virtuoso
cui trarre ispirazione: posso affermare di aver sentito
spiritualmente la loro presenza vicina.
La storia di Salvo D’Acquisto è una storia intensa ed
al tempo stesso semplice, fatta di persone semplici ma
di valori profondi e autentici, valori che il tempo non
scalfisce, che l’individualismo non riesce ad annichilire
e lo scarso senso civico obliare perché rappresentano il
senso più profondo dell’esistenza, il significato più puro
dell’amore come dono, valori che possono essere vissuti e seguiti solo rimanendo ad essi, parafrasando il
motto dell’Arma, “Fedeli nei secoli”.
Gabriele Gigliotti
(Socio della Federazione di Roma)
IL NASTRO AZZURRO
FOTO COPERTINA DEL CALENDARIO QUI
E A PAG. 2
Il Nastro Azzurro anche quest'anno pubblica, in alle- periodo storico importante per la nostra Patria, nel
gato a questo numero della rivista, il CALENDARIO cui contesto è inserita la figura di almeno un militaAZZURRO. Il tema dell'anno 2014 è "I Decorati al re Decorati al Valor Militare nel periodo considerato.
Valor Militare della Marina Militare".
L'intento del CALENDARIO AZZURRO 2014 non è di
Ovviamente non vi sono riportati tutti i Decorati riproporre ancora una volta la storia d'Italia, ma di
appartenuti alla Marina da quando il Re di Sardegna approfondire, attraverso l'esempio dei Decorati ivi
Carlo Alberto istituì, nel 1833, la Medaglia al Valor ricordati, il Valore del marinaio italiano in tutte le
Militare. Il Calendario riporta per ciascun mese un epoche.
BREVE STORIA DELLA MARINA ITALIANA
L
'armata navale del Regno d'Italia venne formata dall'unione della piccola Real Marina Sarda con la Marina
borbonica, che contribuì con equipaggi esperti e navi di buona qualità al suo potenziamento, e con le
meno potenti marinerie toscana, garibaldina e successivamente pontificia. Il 17 marzo 1861, con la proclamazione del Regno da parte del Parlamento di Torino, nacque la Regia Marina. L'allora Presidente del
Consiglio Camillo Benso di Cavour sostenne che il Regno doveva dotarsi di una forza navale potente che facesse dell'Italia una nazione di spiccato carattere marittimo. L'impegno di Cavour portò ad un notevole sviluppo
della flotta, che si interruppe con la battaglia di Lissa. Perché la Regia Marina tornasse a dotarsi di navi
moderne ci vollero dieci anni, con lo sviluppo della classe Caio Duilio. Grazie ad ingegneri navali come
Benedetto Brin, Cuniberti e Masdea vennero prodotte classi di navi interessanti, ma sempre in numero limitato a causa delle necessità di bilancio del paese.
La guerra italo-turca fu il primo vero banco di prova per la nuova flotta, che schierava praticamente le
stesse navi poi impegnate nella prima guerra mondiale, durante la quale, tuttavia, non vi fu mai alcuna vera
e propria "battaglia navale" con la flotta austro-ungarica.
Le scelte operate tra le due guerre (niente portaerei, poca innovazione tecnologica) condizionarono infine pesantemente le strategie e le capacità operative della Regia Marina nella seconda guerra mondiale,
durante la quale, pur battendosi validamente, essa subì una serie di sconfitte e non riuscì ad impedire il
sostanziale predominio della Royal Navy nel Mar Mediterraneo.
Dopo il conflitto, a seguito al referendum con cui veniva proclamata la Repubblica Italiana, la denominazione della forza armata cambiò in Marina Militare, ereditando la struttura della Regia Marina e quelle unità
navali che le condizioni armistiziali avevano lasciato all'Italia. Con la firma del trattato di pace nel 1947, vennero poste serie limitazioni al numero e alla tipologia di naviglio e di armamenti utilizzabili dalla Marina,
mentre un considerevole lotto di unità veniva ceduto alle potenze vincitrici in conto riparazione danni di
guerra. Ma il mutato scenario internazionale e l'adesione italiana alla NATO , richiesero un'immediata nuova
espansione, sostenuta anche con la cessione da parte degli Stati Uniti d'America di alcune unità navali e con
un programma di costruzioni finanziato dalla "legge navale" degli anni '70, necessario per far fronte alla
minaccia del Patto di Varsavia. Conclusasi la guerra fredda, dall’inizio del XXI secolo, è stato attuato un programma di ridimensionamento dovuto alla revisione dei compiti assegnati alla Marina Militare di controllo e
condotta delle operazioni navali nelle acque territoriali ed internazionali con una forza in grado di operare
autonomamente garantendosi la protezione dalle offese aeree, di superficie e subacquee, cui affiancare una
componente anfibia in grado di svolgere limitate operazioni.
A seguito dell'abolizione del servizio di leva e della revisione della spesa pubblica causata dalla crisi economica iniziata nel 2008, la Marina Militare sta riducendo il personale che, dai 31.000 effettivi del 2012, passerà a 27.000 nel 2024.
IL NASTRO AZZURRO
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L’INVASIONE DELLA SICILIA, L’ARMISTIZIO, LA REGIA MARINA
CONVEGNO MARINA MILITARE DI AUGUSTA
S
Foto di gruppo dei relatori
abato 7 settembre 2013 si è svolta presso il
Circolo Ufficiali della Marina Militare “C.F.
Vandone” di Augusta una rievocazione nel 70°
Anniversario della “Battaglia di Sicilia 1943” organizzata dal “Museo della Piazzaforte” di Augusta,
dall’Associazione “Lamba Doria” di Siracusa, dalla
Federazione di Siracusa dell’Istituto del Nastro
Azzurro fra Decorati al Valore Militare e dal
Comando di Marisicilia. Il convegno ha avuto per
titolo: “L’invasione: fine della Piazzaforte ed i
Caduti per la Bandiera; l’Armistizio ed il sacrificio
della Corazzata Roma” sì da rendere immediatamente esplicito il collegamento fra gli eccezionali
avvenimenti militari e diplomatici che segnarono
la storia d’Italia e del mondo fra il 10 luglio e l’8
settembre 1943. L’esigenza del convegno è sorta
nel momento in cui da più parti – spesso senza la
dovuta preparazione – sono state promosse manifestazioni “celebrative” autoreferenziali e o del tutto
inidonee a rappresentare con un minimo di fondamento storico i drammatici eventi dell’estate 1943.
L’iniziativa del 7 settembre è stata presentata alle
Autorità civili e militari intervenute ed al qualificato e folto uditorio presente dal Contrammiraglio
Giuseppe Abbamonte, Presidente del Circolo
Ufficiali M.M. di Augusta. Ha aperto i lavori l’Avv.
Antonello Forestiere, Direttore del “Museo della
Piazzaforte” Augusta e vice presidente della
Federazione provinciale di Siracusa, che ha relazionato sul tema: “I Caduti italiani per la Bandiera
nel territorio della Piazzaforte nel luglio 1943".
Forestiere ha presentato un’accurata analisi della
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situazione della Piazzaforte al momento dell’invasione, descrivendo le forze costiere italiane stanziate, le batterie antiaeree ed antinave ed i personaggi più significativi che componevano la catena
di Comando e ha poi tratteggiato le operazioni militari nel territorio di Augusta dopo lo sbarco alleato.
Diversamente dalle ricostruzioni storiografiche stereotipate che, prescindendo da un’analisi della
situazione e del contesto tattico e strategico degli
eventi, hanno liquidato per anni con giudizio impietoso la fase dell’occupazione della Piazzaforte di
Augusta, è emerso come più di uno furono i duri
scontri sostenuti dai nostri militari contro le truppe
nemiche, spesso incredule di trovare una tale resistenza da parte di unità non specializzate e soprattutto armate in maniera inadeguata: rievocati così
con dovizia di particolari i combattimenti svoltisi
presso il Ponte Grande sull’Anapo, Luogo Grande ed
il Ponte della Peppa sopra Punta Cugno; ad Arcile
ed al caposaldo di Cozzo Telegrafo vicino Brucoli; le
fasi, seppure contenute, di resistenza italo-tedesca
anche allo sbarco dei reparti speciali britannici
direttamente ad Augusta il 12 luglio 1943; le azioni
risolute di sommergibili, motosiluranti ed Arditi; le
numerose e disperate missioni di nostri aviatori dei
“Tuffatori” e dei bombardieri sul porto di Augusta e
nelle acque antistanti assiepate di naviglio alleato,
coronate dalle numerose Decorazioni al Valor
Militare, alla Memoria ed a viventi, concesse ai loro
protagonisti (si veda l’articolo pubblicato sul n.
4/2013 del Nastro Azzurro). Il Dott. Alberto
Moscuzza, Presidente dell’Associazione “Lamba
IL NASTRO AZZURRO
Doria” ha ricordato la vicenda del sommergibile italiano “Bronzo” che gli inglesi, dopo averlo mitragliato e fortunosamente catturato al largo, ormeggiarono presso il Porto Grande di Siracusa con parte dei
caduti ancora riversi in coperta. E’ stato reso noto
che nel luglio del 2014 quella banchina, per iniziativa della “Lamba Doria”, sarà intitolata ufficialmente
ai marinai che persero la vita in quello sfortunato
episodio bellico.
L’Avv. Francesco Atanasio, Presidente della
Federazione di Siracusa dell’Istituto Nastro Azzurro
fra Decorati al Valor Militare, ha affrontato il delicato e complesso argomento delle controverse fasi
dell’Armistizio del settembre 1943 intervenendo sul
tema: “Da Roma a Brindisi: storia di un armistizio”. Il
relatore ha ripercorso le vicende politiche e diplomatiche che determinarono la resa dell’Italia agli
anglo-americani alla luce della più accurata e attenta opera di rivisitazione storiografica portata avanti dalla rivista “Nuova Storia
Contemporanea”, diretta dal Prof.
Francesco Perfetti, Capo Ufficio Storico
del Ministero degli Affari Esteri. La decisione di avviare dei negoziati con gli
anglo-americani in Portogallo, le missioni
di Lanza d’Aieta, Castellano e Zanussi, la
totale “chiusura” delle potenze alleate a
qualsivoglia collaborazione con il governo
italiano (lasciato all’oscuro sia della data
dell’invasione del territorio peninsulare
che della data dell’annuncio dell’armistizio), i preconcetti ideologici nel valutare
le proposte italiane, la fraudolenta imposizione di un doppio testo armistiziale
(con il timore da parte del Comando
alleato di Algeri di un rifiuto da parte del
governo italiano dinanzi alle umilianti
clausole del c.a. armistizio “lungo”), le
oggettive difficoltà di comunicazioni fra tutte le parti
cointeressate, le diverse valutazioni di natura geopolitica del governo britannico e di quello statunitense,
le responsabilità personali maturate a Roma e ad
Algeri nella mancata attuazione dell’operazione
“Giant II” e nell’indicazione dell’effettiva data dell’operazione “Avalanche”, la miopia dei vertici alleati dinanzi alle richieste di rinvio da parte di Roma, le
ragioni della prevedibile crisi delle Forze Armate italiane, il gravissimo “errore” strategico degli angloamericani nel sottovalutare il peso più che rilevante
che la resa di uno Stato come l’Italia poteva avere
nella conduzione complessiva della guerra contro la
Germania, l’impatto dell’armistizio sull’opinione
pubblica d’oltreoceano, le ricadute diplomatiche in
Europa della resa italiana: questi alcuni dei temi
affrontati dal relatore che, come nel caso della c.d.
“mancata difesa” della Piazzaforte di Augusta, hanno
suggerito nuovi temi di riflessione e di analisi su un
evento che ha segnato e segna tutt’ora la vicende
italiane.
L’Ing. Salvatore Leanza del Comitato Scientifico
dell’Associazione “Lamba Doria” ha riferito delle sue
originali ricerche sul campo di concentramento
“Camp Pow 369” realizzato nella zona di Priolo (piccolo centro vicino Siracusa), anche per prigionieri
politici, da parte degli inglesi.
Ha concluso gli interventi, il C.V. Francesco
Loriga, Direttore dell’Ufficio Storico della Marina
Militare, sul tema “Luglio 1943: la difficile scelta
strategica della Marina: il sacrificio della Corazzata
IL NASTRO AZZURRO
Roma”. L’autorevole relatore ha descritto la consistenza delle forze della Regia Marina in Italia, nel
Mediterraneo e nell’Atlantico prima dell’invasione
della Sicilia, la coesione ideale da questa mantenuta
tenuta sino all’ultimo, le ragioni della sua condotta
operativa prima e dopo l’8 settembre 1943, la sofferta obbedienza agli ordini del Sovrano all’annuncio
dell’armistizio e dell’ordine di raggiungere il porto di
Malta quando quasi immediata era maturata la
volontà di autoaffondarsi. Le pagine di sublime eroismo compiute dagli uomini della Regia Marina in quei
frangenti sono compendiate dalla tragica fine della
Corazzata “Roma” a seguito della quale perirono
l’Ammiraglio Bergamini e quasi tutto l’equipaggio,
ma anche del sacrificio degli ammiragli Campioni e
Mascherpa, “giustiziati” nel 1944 per essere rimasti
fedeli al giuramento prestato. E’ seguita la proiezione di un breve filmato realizzato dalla Marina Militare
Il sommergibile “Ascianghi”
sul recente ritrovamento della “Roma” al largo della
Sardegna. Il Contrammiraglio Roberto Camerini,
Comandante di Marisicilia, concludendo i lavori, ha
sottolineato l’importanza dell’evento soffermandosi
sugli argomenti affrontati dai relatori, che ha ringraziato per i contributi offerti, e ha sottolineato il
rilievo che la Marina Militare ha conferito al ritrovamento della Corazzata “Roma”, quale momento di
memoria e riflessione sul sacrificio di tutti i marinai
caduti in mare, ai quali sarà d’ora in avanti dedicata
la giornata del 9 settembre.
La manifestazione è stato arricchita dalla presenza di un gruppo di figuranti della “Lamba Doria” in
divise d’epoca italiane, tedesche, inglesi ed americane e dai modelli del sommergibile “Ascianghi” e del
“Barchino” della Regia Marina realizzati da Giuseppe
Saraceno del Museo della Piazzaforte; il collezionista
siracusano Gabriele Scozzarella ha esposto alcuni
pezzi delle sua raccolta di radio militari del periodo.
Le Sale del Circolo hanno anche ospitato la Mostra itinerante di immagini realizzata e dati informativi realizzata dalla Marina Militare in ricordo della
Corazzata “Roma” e del suo equipaggio. Copiosa la
presenza dei Soci della Federazione provinciale del
Nastro Azzurro, presente con il suo Presidente onorario Gen. B. CC Dott. Nicola Snaiderbaur, i Presidenti
delle Sezioni di Augusta, Noto e Lentini comm. Failla,
cav. uff. Maiore e cav. uff. Grancagnolo, i consiglieri
avv. Failla, cav. uff. Fazzino, il segretario M.llo
Buccheri.
11
A TREVISO DIECI ANNI FA SI INAUGURAVA IL CAMPO DEL TRICOLORE
I
l 2 novembre 2003, veniva inauLe due stele e la targa sul pengurato in forma solenne il Campo
none della Bandiera
del Tricolore situato all' interno
del cimitero Di San Lazzaro (TV).
L'area antistante il sacrario dei
Partigiani, grande circa 260 metri
quadrati, fu donata dal Comune di
Treviso, affinché fosse destinata
alla inumazione delle spoglie dei
Decorati al Valor Militare e dei
Mutilati ed Invalidi di Guerra.
Fu
il
vescovo
monsignor
Mistrorigo, figlio di un alpino
Decorato di Medaglia di Bronzo
nella Grande Guerra, a benedire il
Campo del Tricolore. Parteciparono
all'avvenimento le rappresentanze
dell'Associazione Nazionale dei
Mutilati ed Invalidi di Guerra e della
Federazione Provinciale di Treviso
dell'Istituto Nastro Azzurro, le autorità Comunali e le associazioni combattentistiche.
Era presente il Presidente regionale dell'Associazione Nazionale dei
Mutilati ed Invalidi di Guerra, Cav.
Uff. Giulio Vescovi.
Negli interventi, tutti molto sentiti, fu messo in luce lo spirito col
quale Il Campo del Tricolore era
stato edificato, in particolare fu
ricordato "... l'Avv. Renato Capraro
potuto essere qui adesso ma ... che ha sempre
che ebbe la felice idea di realizzare quest'opera
appoggiato in maniera determinante i nostri properché fossero ricordati i Mutilati e gli Invalidi di
getti ..." l'opera è stata realizzata.
Guerra insieme con i Decorati al Valore Militare.
Un pensiero fu infine rivolto al "... Geom. Paon
Ossia coloro che hanno sofferto in modo indelebile
che fu il progettista di questa opera bellissima
nel proprio corpo le conseguenze nefaste della
nella sua semplicità ed un ricordo anche al Cav. di
Guerra e coloro che hanno saputo affrontare con
Gr. Croce Walter Omiccioli, oggi assente per gravi
eroismo la dura legge del dovere ...". Poi fu reso
ragioni di salute, che ne fu l'esecutore ..."
atto che "... Grazie all'Amministrazione Comunale
Il momento clou della cerimonia fu quando il
di Treviso, che ha concesso l'area ed ora ha donato
Magg. Pannicelli, Presidente del Consiglio
la targa con l'Inno del Tricolore, che andremo a scoComunale, rimosse il drappo tricolore che copriva
prire insieme con il rappresentante del Comune.
una targa che riportava incisi i versi dell'Inno del
Grazie al Pro sindaco dott. Gentilin, che non ha
Tricolore, apposta sull'asta della Bandiera situata a
L’avv. Renato Capraro, nato a Belluno il 03 maggio1925 e deceduto a Treviso il 15 marzo
2002, ha partecipato alla Lotta di Liberazione ottenendo la Decorazione al Valore Militare con
la seguente motivazione:
“Prendeva parte a numerose azioni dando ripetute prove di ardimento, capacità e spirito di sacrificio. Catturato durante una rischiosa missione, riusciva abilmente ad evadere
insieme ad un altro commilitone, procurando serie perdite all’avversario.
Paese di Treviso 5 aprile 1945”
Ha perso il bràccio destro e gli è stata riconosciuta pensione di guerra. Iscritto alla sezione A.N.M.I.G. di Belluno nel 1951, trasferitosi a Treviso nel 1957, è entrato a far parte del
Consiglio Direttivo della sezione dal 1999 fino alla morte con la carica di Consigliere.
Si è prodigato e ha ottenuto dal Comune di Treviso uno spazio nel Cimitero Maggiore di
San. Lazzaro per la sepoltura dei Decorati al Valor Militare e dei Mutilati di Guerra intitolato
"Campo del Tricolore" dove è stato sepolto.
12
IL NASTRO AZZURRO
lato delle due stele con i distintivi
dell'Associazione Mutilati ed Invalidi di
Guerra e della Federazione del Nastro
Azzurro.
La targa era stata donata
dall'Amministrazione Comunale.
Di fronte alle due stele, hanno trovato posto le ventisei tombe destinate
all'inumazione di tredici Mutilati e tredici Decorati.
L'opera è stata progettata dal geometra Paon ed è stata ideata dallo
scomparso avv. Renato Capraro, consigliere della Associazione; egli purtroppo deceduto il 15 marzo del 2002 non
ha potuto vederla nella sua suggestiva
realizzazione che è stata oggetto di
ammirazione fra gli intervenuti.
La salma dell'avv. Capraro è stata
la prima ad essere traslata per l'inumazione nella nuova zona sepolcrale
destinata a riunire simbolicamente tutti coloro che
hanno dato molto per la Patria.
I fondi per la realizzazione dell'opera sono stati
raccolti grazie alle generose sottoscrizioni di enti ed
organizzazioni, e dei soci di entrambe le Associazioni,
sebbene la Federazione del Nastro Azzurro, come
peraltro riconosciuto anche nel memorandum stipulato tra le due associazioni, avesse contribuito in
misura maggiore, sia economica che soprattutto di
impegna da parte dei suoi vertici.
Infatti, nel Memorandum si trova esplicitamente
scritto che il "... Monumento ai Decorati al Valor
Militare ed ai Mutilati ed Invalidi di guerra é stato
eretto per volontà delle due Associazioni nel terreno
concesso in uso cinquantennale dal Comune di
Treviso nel Cimitero Maggiore, pur riconoscendo una
particolare preminente attività da parte del
Presidente dell'Associazione del Nastro AZzurro.
Infatti la convenzione con il Comune, con la quale
é stato concesso il terreno cimiteriale, è stata stipulata dal Presidente del Nastro Azzurro il quale si è
assunto anche l'onere non solo della progettazione e
costruzione ma anche delle spese relative, eccettuata la spesa per la costruzione delle croci a ricordo
dei Mutilati ed Invalidi di guerra che sarà assunta
dall'Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di
guerra..."
In base alla Convenzione stipulata col Comune di
Treviso, saranno le due Associazioni a gestire l'assegnazione dei luoghi di sepoltura nel Campo del tricolore, secondo il Regolamento in calce alla
Convenzione riportato nel riquadro.
REGOLAMENTO PER LE SEPOLTURE NEL
CAMPO DEL TRICOLORE
1) Il campo del Tricolore é stato dato in concessione gratuita per 50 anni dal
Comune di Treviso per l'inumazione di 13 soci della Federazione del Nastro
Azzurro di Treviso e di 13 soci della Associazione Nazionale Mutilati ed
Invalidi di guerra di Treviso.
2) I soci dovranno fare domanda per iscritto alle rispettive associazioni che ne
daranno comunicazione ai servizi cimiteriali del Cimitero Comunale di S.
Lazzaro;
3) La domanda potrà essere fatta anche dai parenti entro il 4 grado (cugini) alle
rispettive associazioni che ne daranno comunicazione ai servizi cimiteriali
del Cimitero di S. Lazzaro.
4) Le inumazioni avverranno a spese dei parenti in accordo tra i Servizi
Cimiteriali e la Agenzia pompe funebri incaricati.
5) Sulla croce potrà essere scritto, a spese dei parenti, solo il nome e l'anno di
nascita e di morte;
6) I fiori saranno graditi solo nel vaso comune fra le stele delle Associazioni,
esclusi altri oggetti (fotografie, lumini e quant'altro);
7) Data la gratuità del posto concesso per 50 anni saranno gradite offerte alle
Associazioni per la manutenzione del Campo.
IL NASTRO AZZURRO
13
RIESUMATE 22 SALME
DELLA COLONNA GAMUCCI
contro i tedeschi saranno considerati fratelli
d’arma”. Questo era l’appello del comando partigiani albanese dopo la dichiarazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’inizio di uno
sterminio senza precedenti per l’efferatezza
con cui si accanirono contro i nostri militari sia
i partigiani locali che l’esercito tedesco.
Nel 1993 siamo stati inviati nuovamente in
Albania alla ricerca del luogo dell’eccidio di
129 carabinieri appartenenti alla colonna
Gamucci. Ricoverato nell’ospedale di Tirana,
rintracciammo il Ten.Col. Kadri Hoxka, all’epoca comandante di un battaglione partigiani e
accusato dello sterminio dei nostri militari. Ci
trovammo di fronte un uomo paralizzato, ma la
sua stretta di mano ci dette l’impressione che il
fardello dei suoi 81 anni avesse intaccato solo le
gambe. Disse che ci avrebbe fatto da guida sul
luogo dell’eccidio in quanto il suo desiderio era
quello di pregare per quei poveretti e che per
quella strage si dichiarava innocente perché,
avendo avuto ordine di procedere alla fucilazione dal suo comandante, Henver Hoxka, poi divenuto Presidente dell’Albania per oltre 50 anni,
si era rifiutato di obbedire dato che quei carabinieri avevano combattuto al loro fianco contro
i tedeschi, dunque da non considerare dei nemici. Il giorno
successivo andammo a prelevarlo a casa, con lui era presente un ingegnere geologo suo parente e ci portammo nel
luogo esatto della strage noto come “Guri Imuzkaqit” sul
monte Panit a nord est di Labinat località Fushigurre di
Elbasan, dove giungemmo dopo qualche ora di macchina
lungo impervie strade montane. La commozione di aver
trovato il luogo esatto dove erano stati fucilati i 129
Carabinieri a 50 anni dalla strage, fu enorme! Emozione
dovuta anche dal fatto che eravamo i primi ad essere giunti in quel luogo dopo anni di ricerche inutili effettuate da
altre delegazioni. Il racconto fatto da Hoxha è stato orribile, la nostra interprete traduceva il tutto con il volto rigato dalle lacrime. Cominciammo a sondare il terreno alla
ricerca di qualche segno di riconoscimento ma sembrava
tutto irreale. I nostri lavori andarono avanti diversi giorni
alla ricerca di resti mortali o di oggetti vari, facemmo
ricerche anche nel vicino canalone che, ci raccontavano, in
inverno con le piogge si trasforma in fiume. Così accadde
anche nella primavera dopo l’eccidio, quando, con lo scioglimento delle nevi, vennero portati a valle i resti dei
nostri carabinieri. Per questo fu sopranominato il “fiume
degli italiani”. I pochissimi resti rinvenuti, assieme ad una
manciata di terra del luogo, furono traslati al Sacrario
Militare di Bari.
I 129 Carabinieri furono portati in quella radura, spogliati di tutto per non rovinare le divise che servivano ai
partigiani, trucidati barbaramente e lasciati alla fine senza
sepoltura. Al comando del plotone di esecuzione c’era il
Capitano Albanese Xhela Staravecka, inquadrato nel battaglione comandato dal Ten. Col. Kadri Aziz Hoxha, parente
di Henver Hoxka. Negli anni Cinquanta il Comandante
Hoxha fu condannato all’ergastolo in contumacia. Il Cap.
Staravecka anche egli condannato all’ergastolo venne
rimesso in libertà dopo qualche mese di carcere. Sulle
vicende di questa pagina nera successiva all’8 settembre
1943 dovrebbe essere a breve pubblicato un libro.
Negli anni successivi tornai ancora in terra d’Albania
con il mio capo delegazione Magg. Ciro Cantore con il quale
si creò una forte collaborazione.
Nel 1994, sulla base di segnalazioni inviate al
Commissariato Generale ONORCADUTI da ex militari che
avevano combattuto in quelle zone e da cittadini locali tornammo ancora per le ricerche di sepolture. A volte capitava che certe indicazioni non erano veritiere, ma comun-
Uno schizzo della Grotta dei Pipistrelli
N
el mese di settembre del 1992, una delegazione di
ONORCADUTI (Commissariato Generale Onoranze
Caduti in Guerra) operò in Albania alla ricerca, recupero e rimpatrio, di 14 militari italiani morti nel corso della
Seconda guerra mondiale; contestualmente, nella cosiddetta Grotta dei Pipistrelli, compì il ritrovamento dei resti
di 64 carabinieri catturati e trucidati dopo la battaglia di
Selenice, in una missione che ebbe inizio il 13 novembre al
comando del Maggiore Ciro Cantore, cui ebbi l’onore di
prendere parte insieme con il gruppo rocciatori della
Brigata Alpini “Julia“ comandata dal Capitano Alberto
Zamboni.
Essendo la zona della Grotta dei Pipistrelli raggiungibile solo a piedi o dal cielo, fummo elitrasportati sul luogo
dove incontrammo il capo del villaggio, il quale raccontò
quanto accaduto nel lontano aprile 1943. Dopo la battaglia
di Selenice, infatti 64 carabinieri, fatti prigionieri e portati in quella località, furono spogliati e trucidati prima di
essere gettati nella foiba. Ascoltando attentamente ogni
sua parola, avemmo la sensazione che quella persona
avrebbe potuto essere uno degli esecutori materiali della
strage. Testimonianze degli abitanti della zona riferiscono
che alcuni carabinieri erano ancora vivi quando furono gettati nella foiba, cosa che risultò veritiera perché uno di
essi fu trovato circa dieci metri più in alto, forse nel tentativo di portarsi verso l’uscita.
Gli alpini, calatisi in profondità fino a circa 40 metri,
portarono alla luce i resti di quel carabiniere, con ancora
indosso piastrino di riconoscimento. Enorme fu la commozione in quel preciso istante: ero infatti alla mia prima
esperienza, e le parole che riuscii a pronunciare furono
“Bentornato a casa”.
I lavori durarono molti giorni e i corpi recuperati solamente di 22, perché a causa delle intemperie e degli smottamenti verificatisi in 50 anni, i corpi erano stati ricoperti
da una spessa coltre di fango e pietre solidificandosi: si
sconsigliava dunque l’uso dei martelli pneumatici per il
pericolo di frane. I resti mortali dei carabinieri furono infine traslati e inumati nel Sacrario Militare Caduti d’Oltremare di Bari, con una commovente cerimonia alla presenza di autorità civili e militari.
“Tutti coloro che si consegneranno alle nostre truppe,
avranno lo stesso trattamento che godono i prigionieri di
guerra italiani in URSS – USA – Inghilterra. Tutti coloro che
passeranno nelle nostre file e combatteranno per la causa
14
IL NASTRO AZZURRO
que tutte degne di verifica. Censimmo il cimitero di
Tirana, dove giacciono diversi italiani, ma solamente quattro di essi risultarono nostri Caduti e quindi esumati e traslati in Italia. Trovammo, inoltre, le sepolture di altri militari in vari “Cimiteri degli Eroi Albanesi” lì sepolti perché
tali venivano considerati avendo combattuto al fianco dei
Partigiani contro i tedeschi (e gli italiani).
Durante i lunghi viaggi di trasferimento da una località
all’altra, il più delle volte in montagna, ci imbattemmo in
piccoli villaggi abbandonati a se stessi e in gente che sembrava vivesse in un altro mondo. Cercavo di immaginare
come potesse essere stata la loro vita nel periodo della
presidenza di Henver Hoxha, la risposta mi fu data da un
vecchio del posto, il quale fermandomi per strada, mi chiese in un italiano stentato come stava il Duce. Al momento
rimasi interdetto e non sapevo cosa rispondere: era la conferma a quello che avevo sentito, e cioè che avevano vissuto per 50 anni nel terrore e nell’ignoranza. Quell’anno
riesumammo Caduti ad Elbasan, Bence e Kuci ma purtroppo quasi tutti Ignoti. A Kuci, cercammo ma inutilmente la
terza fossa comune degli Ufficiali Italiani della Divisione
"Perugia" (tutti gli Ufficiali furono giustiziati dai tedeschi
dopo l’armistizio). Tutti i tentativi andarono a vuoto perché
qualcuno che diceva di conoscere il luogo esatto, non lo ha
mai voluto svelare. Quando nel 1995 portammo a compimento l’opera di esumazione di Caduti in sepolture singole, provai una sana curiosità nel notare che tutti erano
sepolti rivolti dalla stessa parte, e in risposta alla mia
domanda mi fu detto che era stato l’ultimo saluto a questi
nostri Eroi rivolgere il loro capo verso la Patria per la quale
avevano donato le loro giovani vite. Il numero dei Caduti
fatti rientrare in Italia in quegli anni non è stato rilevante
perché già negli anni Sessanta un gruppo di militari con a
capo il Gen. Bandini aveva effettuato ricerche per quasi
tre anni rimpatriando i corpi di circa 20.000 Caduti.
Noi abbiamo provato l’emozione di riesumare 22 carabinieri infoibati nella Grotta del Pipistrello e aver rintracciato il luogo esatto dell’eccidio dei Carabinieri della
colonna Gamucci e aver conosciuto, forse, il responsabile
materiale di quella efferatezza. Un’ultima considerazione
da parte mia: perché l’ingresso alla Grotta del Pipistrello
non è stata chiusa con una lapide a ricordo dei Carabinieri
infoibati e perché non è stata posto un cippo sul Monte
Panit in memoria dei Carabinieri trucidati con a capo il Col.
Giulio Gamucci?
Domenico Caccia
L'ECCIDIO DEI CARABINIERI
Nel letto di un torrente che si forma durante le piogge invernali, a circa 250 chilometri dalla città di Tepelene, c'è una
fossa comune dove sono sepolti i resti di 129 carabinieri italiani. Furono massacrati, dopo un calvario di sevizie e di
brutalità, con colpi alla nuca, un proiettile per ciascuno di loro, da partigiani comunisti il 4 novembre 1943. Per alcuni mesi, quei carabinieri, comandati dal tenente colonnello Gamucci, avevano combattuto al fianco dell'esercito di
liberazione nazionale albanese contro i nazisti. L'ordine di eliminarli venne da un comunista italiano, il soldato Terzilio
Cardinali, della Divisione "Firenze", che dopo l'8 settembre del '43 divenne capo di stato maggiore della Prima Brigata
d'assalto partigiana comandata da Mehmet Shehu.
Sembra che a Cardinali, la nostra Repubblica abbia conferito la Medaglia d'Oro al Valor Militare (per aver liberato
l'Albania dall'oppressione). Della strage dei 129 carabinieri mai si è parlato e scritto: soltanto ora, grazie al racconto
di Kadri Hoxha, un albanese che durante gli ultimi due anni di guerra comandò un battaglione di partigiani operanti
nella zona di Elbasan, siamo in grado rivelarne i particolari. "Quella tragedia - ha detto Hoxha.- pesa ancora sulla
coscienza della nostra nazione".
Ecco, riassunto, il racconto. All'inizio di ottobre del 1943, poche settimane dopo la capitolazione delle Forze armate
italiane che occupavano l'Albania, il capo partigiano Mehmet Shehu ordinò che le formazioni dell'esercito di liberazione accogliessero immediatamente nelle loro file, considerandoli compagni d'arme, gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati italiani che volontariamente desiderassero unirsi agli albanesi per combattere contro i nazisti. Il 12 ottobre, nei
pressi di Elbasan, i partigiani attaccarono un reparto della Wehrmacht che aveva catturato varie centinaia di soldati
italiani nella zona di Valona: circa duecento di loro, sfuggiti al tedeschi, si unirono ai partigiani e vennero aggregati
al battaglione di Kadri Hoxha. 129 erano carabinieri al comando del tenente colonnello Gamucci. Nei giorni successivi, quei militari italiani, al fianco degli albanesi e di alcuni disertori del nostro esercito che si dichiaravano comunisti,
sconfissero i tedeschi in vari scontri. “Il Comando generale dell'esercito di liberazione - ha riferito Hoxha - era fiero
di queste vittorie: con l'aiuto dei carabinieri e grazie alle loro informazioni, riuscimmo a liberare dagli occupanti
alcune importanti zone".
Verso la fine di ottobre, dopo che la base operativa dei partigiani era stata spostata a Fushe Gurre, località a nord di
Elbasan, a Hoxha venne recapitato un messaggio segreto di Mehmet Shehu (capo di stato maggiore) nel quale ordinava di disarmare i carabinieri e di internarli in un campo di concentramento. Kadri Hoxha, prima di attuare la deportazione si recò a Libanot, rifugio del comando generale partigiano, per conoscere i motivi che avevano indotto Shehu
a prendere una decisione che si rivelava dannosa anche sul piano militare. La spiegazione fu che i carabinieri dovevano essere immediatamente deportati "perché il comando generale, guidato dal partito comunista, li aveva condannati a morte. - Shehu aggiunse che lui stesso aveva ordinato che fossero - uccisi come cani".
I carabinieri con il loro comandante vennero, cosi, rinchiusi nel lager di Tepelene che Hoxha definisce "il più terrificante di tutta l'Albania". Vi restarono poco: una mattina per i 129 soldati italiani ebbe inizio una via crucis lunga duecentocinquanta chilometri. Malmenati, percossi; privati delle scarpe e di alcuni indumenti, i carabinieri. vennero condotti al massacro legati ai polsi, spalla a spalla. Dovettero scalare montagne, resistere alla brutalità dei partigiani
albanesi che, ad ogni pretesto, li bastonavano. Giunsero infine, in una foresta situata a mille metri di altitudine dove,
d'inverno, scorre un impetuoso torrente. La loro esecuzione, presumibilmente, durò qualche decina di minuti.
A "cose fatte", il comandante partigiano Xhelal Staravecka si recò da Mehmet Shehu e gli mostrò i denti d'oro strappati ad alcuni carabinieri. I nomi degli italiani assassinati furono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale albanese ed indicati
come "nemici del comunismo".
Riferendosi agli italiani disertori che avevano combattuto nel suo battaglione, Kadri Hoxha ha detto: "Nessuno di loro
ha sentito il dovere morale di raccontare quello che vide o sentì". Ed ha aggiunto: "Nella zona di Cernez, sulle colline che dominano Peskopia, c'è un monumento dedicato al soldato italiano, della divisione "Firenze", Terzilio Cardinali
che nel 1943 era partigiano e capo di Stato maggiore della prima Brigata d'assalto comandata da Mehmet Shehu: è
l'uomo che materialmente ordinò il massacro dei carabinieri. Ma risulta che al Cardinali la Repubblica italiana ha concesso la medaglia d'oro al valor militare".
Il vecchio comandante partigiano albanese, testimone dei crimini stalinisti nel suo Paese ha concluso il racconto con
alcune indicazioni per poter recuperare i resti dei 129 carabinieri della cui straziante fine mai, nel nostro Paese, si è
parlato sebbene, sicuramente, qualcuno sia stato al corrente della strage. Ufficialmente, quegli sventurati figurano tra
i "dispersi". "Per ritrovare ciò che rimane dei loro corpi - ha detto Hoxha - o almeno per recuperare le piastrine di riconoscimento, occorrerebbe scavare fino a una cinquantina di metri di profondità nel letto del torrente. Sarebbe il solo
modo per restituire ai parenti ciò che resta di quella che io considero la fossa di Katyn dei carabinieri italiani".
IL NASTRO AZZURRO
15
LA RIVOLTA DI MATERA
Matera è stata la prima città del Mezzogiorno ad
insorgere contro i nazisti. Il 21 settembre 1943, il popolo materano insorse undici persone furono uccise dai
mitragliamenti tedeschi in ritirata.
Nei giorni precedenti, molti cittadini erano già stati
uccisi in combattimento, altri anche solo per il vago
sospetto di essere antifascisti. Il popolo materano non
riusciva più a sopportare le angherie a cui era sottoposto, e si ribellò. Il grido unanime fu "Via i tedeschi da
Matera". Il risultato ottenuto fu grandioso, però al
costo di un gran numero di vittime.
Vito Sebastiani, nato a Bari e materano di adozione,
nei suoi due libri "Quel 21 Settembre 1943 a Matera
una memoria da ravvivare" e "Storia da non contaminare", raccoglie documenti ufficiali e testimonianze di
cittadini, attivisti o spettatori, dimostrando che Matera
è stata una delle prime città d'Italia e la prima del
Mezzogiorno a combattere il Nazifascismo anche con
l'intervento civile e non solo
militare.
Il 21 settembre di ogni anno
viene commemorata la liberazione di Matera con la deposizione di una corona di alloro al
Monumento ai Caduti in Piazza
Vittorio Veneto e al Monumento
sito in Via lucana dov'era il
Palazzo della Milizia.
Dopo l'8 settembre 1943, il
Palazzo della Milizia era stato
occupato dai nazisti e adibito a
comando-prigione. Nella settimana
precedente
il
21
Settembre, l'atmosfera diventò
via, via più tesa e, mentre i cittadini si organizzavano e si
armavano con l'appoggio dei
militari italiani, i tedeschi
incendiavano e saccheggiavano
tutto per ostacolare l'avanzata
degli alleati. Colpivano soprattutto le stazioni ferroviarie e i
relativi mezzi di trasporto, i
ponti e le strade principali.
Dal 18 settembre iniziò la
cattura di soldati italiani; il 20
furono presi cinque civili e cinque militari; il 21 Settembre
due soldati italiani, Natale
Farina e Pietrantonio Tataranni,
anche loro condotti al Palazzo
della Milizia. Nel pomeriggio
dello stesso giorno due finanzieri, in Via San Biagio, si
imbatterono, presso la gioielleria Caione, in due militari tedeschi che poco prima avevano
saccheggiato il negozio; nello scontro a fuoco persero
la vita i due tedeschi. I materani cercarono di nascondere i cadaveri trasportandoli prima sotto l'arco di Via
Rosario e, successivamente, in una scalinata detta "La
Scaricata". Alcuni soldati tedeschi, scopperto l'accaduto, corsero ad allertare il loro comando. Nel contempo
sopraggiungeva, armato, Emanuele Manicone. Il padre
di Natale Farina, Francesco detto "r siciliano", alla notizia della cattura del figlio si diresse alla Milizia per cer-
16
care di liberarlo, ma anche lui fu arrestato. La stessa
sorte toccò a Vincenzo Luisi, di sedici anni, che si era
recato in piazza incuriosito dal fragore degli spari.
Il Sottotenente Nitti radunò tutti, sia militari che
civili, li armò e li dislocò in luoghi strategici di Via San
Biagio a proteggere il Comando di Sottozona della
Finanza. I tedeschi, giunti in Piazza Vittorio Emanuele,
aprirono il fuoco e i materani, posizionati sui tetti delle
case e della Chiesa Materdomini, risposero a loro volta.
Durante lo scontro persero la vita Eustachio Guida,
Francesco Paolo Loperfido, Antonio Lamacchia,
Eustachio Paradiso e numerosi tedeschi.
Alcuni finanzieri e Emanuele Manicone si diressero
verso la Caserma della Guardia di Finanza di Via
Capelluti. Ci fu un altro scontro a fuoco con i tedeschi
in cui Emanuele Manicone e il finanziere Vincenzo
Rutigliano, oggi ricordato dall'intestazione della
Caserma della Finanza di Matera, morirono.
I tedeschi attaccarono il
Palazzo della Società Elettrica
con l’intento di minare l'impianto di distribuzione elettrica della città e lasciarla al
buio; fecero uscire dallo stabile tutti i dipendenti con le loro
famiglie indirizzando su di loro
il fuoco uccisero l'ing. Raoul
Papini, Pasquale Zigarelli,
Michele e Salvatore Frangione,
l'ing. Mirko Cairola, e ferirono
gravemente altri.
Nel tardo pomeriggio altri
tedeschi, scambiandola per la
Caserma della Guardia di
Finanza, presero a cannonate,
l'abitazione del farmacista
Raffaele Benedenti, che perse
la vita.
Prima della ritirata i tedeschi fecero saltare in aria il
Palazzo
della
Milizia.
L’esplosione co-stò la vita a 13
cittadini prigionieri, L’unico
sopravvissuto riportò gravi
ustioni. L'eccidio è ricordato
dalla lapide eretta il 21
Settembre 2005 nel luogo dove
sorgeva il Palazzo.
A ricordo di tali avvenimenti sono state affisse anche altre
lapidi: una posta sulla facciata
laterale del Palazzo del
Governo il 21 Settembre del
1944, un'altra sulla parte frontale del Palazzo della Società
Elettrica il 21 Settembre 2003,
l'altra ancora in Via Capelluti a
lato del Palazzo della Camera di Commercio il 21
Settembre 2008.
Rimane ancora oggi una grande amarezza nella città
perché quel sacrificio collettivo non venne riconosciuto con la Medaglia d'Oro al Valor Militare, ma solo con
quella d'Argento consegnata il 10 Settembre 1966, con
cui Matera fu riconosciuta una delle prime città d'Italia
a insorgere contro i nazisti.
ing. Fabio Mazzilli
IL NASTRO AZZURRO
C
LA MAGGIORANZA SILENZIOSA
onfesso che faccio parte di quella maggioranza
silenziosa che assiste quotidianamente ad avvenimenti che lasciano attonito e che generano
interrogativi a cui non so o forse non voglio dare una
risposta. Parlando con altre persone ho notato che
queste perplessità non sono solamente mie e quindi
vorrei esternare i miei pensieri:
- mi riferisco alle recenti manifestazioni di protesta
verificatesi nella Capitale dove, ad una maggioranza di cittadini pacifici si è unita, come sempre accade, un’aliquota forse meno pacifica di persone con
caschi, bastoni, bottiglie molotov che hanno pensato bene di incendiare auto, spaccare vetrine e “colloquiare” con le forze dell’ordine. Dico colloquiare
perché, leggendo i resoconti dei giornali, tutti coloro che erano stati fermati a seguito dei colloqui
spinti all’estremo (20 poliziotti all’ospedale) sono
stati immediatamente scarcerati da un giudice integerrimo che non ha riscontrato alcuna prova a loro
carico nei filmati prodotti dall’accusa. E allora
penso a quei poveri uomini in uniforme che per 1200
euro al mese passano intere giornate nelle piazze,
in Val di Susa, negli stadi a farsi insultare da quei
gentiluomini che manifestano democraticamente e
che prima di intervenire (come la maggioranza
silenziosa pensa sarebbe cosa buona e giusta) ci
pensano mille volte perché rischiano di essere incriminati;
La beatificazione di Carlo Giuliani a Genova è un
punto fermo della nostra storia patria!
- mi riferisco al problema del sovraffollamento delle
carceri, che si pensa di ridurre con provvedimenti di
amnistia e di indulto. Sembra che non ci siano altre
soluzioni come ad esempio un invito ai magistrati di
sveltire i procedimenti penali lavorando qualche ora
in più e tralasciando incarichi extragiudiziari oppure pensare alla costruzione di nuove carceri anche
mediante l’utilizzazione di caserme abbandonate.
Ci preoccupiamo unicamente degli ospiti delle carceri, “Nessuno tocchi Caino” è un’associazione che
si preoccupa giustamente delle condizioni di vita
dei carcerati, ma non mi risulta esista una corrispondente “Nessuno tocchi Abele” a salvaguardia
delle vittime. Loro hanno subito e quindi zitti e
camminare! Forse basterebbe non commettere reati
e non mettersi nelle situazioni di finire dietro le
sbarre;
- mi riferisco all’ossessiva campagna mediatica a
favore delle unioni omosessuali. Una lotta per i
diritti dei gay si sta trasformando in una scontata
pantomina iniziata con la pubblica ammissione, non
richiesta, di giornalisti, attori, cantanti, parrucchieri ed atleti della loro condizione di omosessuali per
finire ad una valanga di film e fiction: il commissario gay, il commissario con il figlio gay, l’anziano con
il fratello gay, il babbo con la figlia lesbica. Per non
parlare di altre trasmissioni televisive dove è sempre prevista la presenza almeno di un transessuale
o di un gay. Sono personalmente favorevole alle
famiglie tradizionali, ma posso capire che vi siano
altre posizioni in materia; quello che non sopporto
sono le esternazioni pubbliche, le effusioni, gli
atteggiamenti a cui assisto quotidianamente nelle
nostre città da parte di coppie omosessuali;
- mi riferisco infine al grottesco balletto funebre
della salma di Priebke. Possibile che nessuno si sia
preventivamente preoccupato di quanto sarebbe
successo alla morte del criminale nazista che aveva
appena compiuto 100 anni? Abbiamo dato un’immagine poco edificante al mondo intero: improvvisazione, piccola furbizia, scarico di responsabilità,
mancanza di credibilità. Uno Stato assente, incapace di prendere una decisione che ci ha fatto assistere ad uno spettacolo visto finora solo in qualche
paese mediorientale, con la bara di un uomo, sia
pure un criminale, sballottata tra insulti, calci,
sputi e cori di omaggi nostalgici, costretta a fuggire
in un aeroporto militare. Era così difficile non pubblicizzare l’evento e non scatenare tutte quelle reazioni?
Mi domando quali funerali abbino avuto i responsabili dell’Eccidio di Katyn, dove 22.000 Ufficiali
Polacchi furono giustiziati con un colpo alla nuca dai
soldati dell’Armata Rossa su ordine di Stalin. Guai ai
vinti!
gen. Carlo Maria Magnani
(Presidente Nazionale)
Abbiamo ricevuto una cortese e gradita e-mail da parte dell’ing. Giampiero Presti, figlio del capitano
di Vascello Giuseppe Presti, che ci ringrazia perché “Il Nastro Azzurro”, pubblicando una sua lettera in cui
lamentava la scarsa attenzione riservata dall’Ufficio Storico della Marina Militare ad una sua offerta dei
cimeli di famiglia relativi a suo padre. Si era trattato di un disguido che la pubblicazione di quella lettera ha contribuito a chiarire.
Siamo contenti di pubblicare il suo scritto con cui l’ing. Presti non solo ringrazia “Il Nastro Azzurro”,
ma ringrazia anche il Comandante Loriga dell’Ufficio Storico della Marina Militare, e apre ad una proficua futura collaborazione con entrambi.
Egregio Direttore,
Sono il figlio del pluridecorato C.V. Giuseppe Presti. Ho potuto leggere sul numero 4 della vs rivista lo
scambio di corrispondenza fra me, voi e e il Comandante Loriga. Ringrazio tutti del contributo.
Tramite il vostro giornale vorrei far pervenire questo ringraziamento al Comandante stesso per la sua
sollecitudine e precisione. Purtroppo il lavoro mi prende molto ma sto raccogliendo nei tempi liberi alcuni cimeli di mio padre (ad esempio il libro che studiava all'Accademia nel 1939) e poi sara' mia cura contattare la Marina. Fra l'altro mio padre ha contribuito anni fa sia con impegno di tempo sia economicamente al restauro di un importante cimelio della Marina Ovvero una Motozattera originale che mi risulta
sia ancora al Museo dell'Arsenale di Venezia.
Avrei molti aneddoti da raccontare sulla vita di mio padre in Marina e non escludo un giorno di chiedervi un po' di spazio sulla vs rivista. Grazie
Un saluto
ing. Giampiero Presti
IL NASTRO AZZURRO
17
RICORDO DELLE QUATTRO GIORNATE
D
al campo littorio, oggi stadio Collana, uscì una
camionetta tedesca, si diresse verso via Case
Puntellate. Ero, con mio fratello Romano,
affacciato al balcone della nostra camera e guardavo la strada deserta, le campagne intorno a quella unica cosa che si muoveva in quella immobilità
totale. Poi in un attimo, un botto ed il guidatore,
un tedesco era morto, seguito da un crepitio di
fucile: e dagli angoli dei palazzi spuntarono uomini
armati e, subito dopo, un gruppo di persone circondata l’auto, in fretta, con movimenti precisi portarono il corpo del tedesco nel campo vicino, oggi
via Paisiello all’epoca solo tracciata ed in terra battuta, e per prima cosa gli tolsero le scarpe e quindi quanto era possibile prendere per riutilizzarlo.
Poi di nuovo il silenzio e sulla strada rimase solo la
carcassa di un auto abbandonata.
E’ incredibile come la mente sia capace, a
distanza di cinquant’anni, di risentire suoni, rimbombi e rivedere scene, persone che con te non
hanno nulla di amicale e parentale eppure sono
parte integrante della tua infanzia.
All’epoca avevo solo otto anni ma riesco ancora
a risentire le grida di gioia: "Se ne vanno! E’ finita
la guerra! Siamo liberi!"
E rivedo le autocolonne di camion tedeschi sfilare sotto il mio palazzo dirigendosi verso Pozzuoli, al
nord, mentre la rabbia, l’esasperazione dei
Napoletani si tramutavano in odio per le violenze e
le sopraffazioni subite, per le privazioni e le umiliazioni. Rivedo la fiumana di gente, uomini e donne,
dirigersi verso il campo littorio per saccheggiare gli
alloggiamenti appena abbandonati dai tedeschi:
materassi, lenzuola, stoviglie, suppellettili e quanto altro era possibile trasportare: occorreva tutto.
Certo in questo non vi era molta dignità ma ormai
anche la dignità, in quel settembre del ’43, non
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aveva più per molti i contorni definiti: vi era il bisogno di tutto e per tutti! L’uomo, indistintamente e
indifferentemente dal ceto sociale dalla condizione
culturale, era allo stremo delle forze e mirava alla
sopravvivenza dei figli, della propria famiglia e di
se stesso. Non vi erano più eroi in quel tempo: quelli che lo erano stati giacevano imprigionati ancora
nelle carceri.
La disperazione, l’angoscia, la fame fanno talvolta dimenticare all’uomo la nobiltà che lo caratterizza, che lo distingue dalle bestie, talvolta al
contrario, esaltano la sua umanità inducendolo ad
atti di coraggio.
Risento ancora i colpi secchi alla porta e rivedo
l’ufficiale tedesco che puntava la pistola contro
mio padre mentre un soldato con il mitra spianato
apriva la porta della cucina ricevendo, da mia
sorella, un netto rifiuto ad entrare in quanto impegnata nelle faccende domestiche. Il soldato capì;
ma che rischio corremmo tutti. Era il giorno
seguente l’attentato alla camionetta. I tedeschi
cercavano gli autori dell’uccisione del commilitone
ed era in atto una feroce rappresaglia.
Rastrellavano uomini da deportare in Germania o
da fucilare sul posto. In parecchi furono presi e rinchiusi nel campo littorio in attesa di essere fucilati
o messi sui camion in partenza; cose che entrambe
avvennero; dei primi vi è l’elenco dei nomi inciso
sulle lapidi affisse ai muri della caserma dei
Carabinieri in piazza Quattro Giornate e della chiesa della Addolorata alla Pigna. Il rastrellamento si
estese per tutta l’area circostante il campo littorio
e coinvolse l’antica tenuta di ”Pezzalonga” dove
caddero nelle mani nemiche molti giovani che ivi si
erano nascosti e rifugiati, ed anche donne. Furono
fucilati sul ponte della Pigna.
Ma oramai Napoli non stava più a guardare ed un
gruppo di partigiani tentò di liberare
gli ostaggi. Anche da casa mia si sparava per opporsi ai tedeschi. I partigiani si installarono al secondo piano
dell’edificio nel quale vi era l’ingresso alla tenuta di “Pezzalonga”. La
casa fu raggiunta da vari colpi di fucile che, per fortuna di tutti, non ferirono e non arrecarono danni se non
alla muratura. Risento gli spari che si
susseguivano furenti mentre dalle
campagne circostanti spuntavano
uomini feriti, sanguinanti, ed io
ragazzino, insieme alle mie sorelle,
strappavamo lunghe strisce dalle lenzuola e dalle federe per farne bende e
le calavamo col “paniere” offrendole
agli uomini feriti che scendevano
dalla campagna di “Pezzalonga”.
E ancora un ricordo vivo: “Ero in
fila, nella piazza di Antignano per
prendere il pane; una fila lunga anche
se mancavano ancora due ore all’apertura del negozio. Era quello di
Malinconico un Signore che abitava
nel mio stesso palazzo alla scala “C”
ed era anche inusuale l’orario perché
si trattava dell’apertura pomeridiana.
Ma in quel periodo di confusione
IL NASTRO AZZURRO
erano saltati gli orari e le norme che regolavaGli scugnizzi disarmano soldati
no la nostra vita: era ancora una fortuna poter
tedeschi
ricevere il pane con le tessere. Avevo in mano le
tessere annonarie senza le quali non si poteva
avere la razione di 125 grammi di pane a persona che doveva bastare per l’intera giornata.
Quello che ci davano era un pane fatto in
prevalenza di farina di segale, dal colore verdognolo che, quando si tagliava, “filava”, proprio
come accade oggi con la mozzarella fritta. Ero
a metà della fila ed ascoltavo i commenti della
gente, quasi tutti adulti, esasperata dall’attesa
e dalla fame. Si avvicinò un camion tedesco
carico di soldati armati di mitra che si fermò a
poca distanza da noi. Diverse imprecazioni si
levarono dalla fila contro i tedeschi perché l’esasperazione era al culmine. Si sentì allora un
secco ordine, urlato, in tedesco, e tanti occhi,
al di sotto degli elmetti, ci fissarono insieme
alle canne lucenti delle armi puntate contro di
noi. Furono attimi d’immobilità e di terrore, in
nuovi orizzonti e ci ha consentito di avvicinarci a
cui paura, odio, fame, avvilimento, stanchezza si nuove culture, a nuovi paesi. Abbiamo assistito a
mescolarono, colmando lo spazio tra noi e loro. Poi nuove scoperte e a radicali cambiamenti in bene, di
una donna si buttò d’avanti al camion gridando: cui oggi godiamo, ma certamente una cosa non è
"Iatevenne a casa vosta. Nui vulimmo sulo o ppane!"
cambiata: il desiderio di libertà, la ferma volontà di
Forse i Tedeschi capirono o capirono solo la dispe- non permettere più a nessuno di sovvertire quei valorazione tant’è che abbassarono le armi e il camion ri riconquistati, dopo venti anni di dittatura fascista,
ripartì.
con la lotta e la vita di tanti.
Fu allora che realizzai il mio progetto di vita: la
Chi ha vissuto quegli anni e sa cosa significano i
cosa che doveva contare di più era la libertà, quella bombardamenti, le fughe nei ricoveri a tutte le ore,
di poter camminare senza l’incubo di essere sparati, soprattutto durante la notte, con l’incertezza di
quello di non subire privazioni, di non dover vedere restare vivi e senza la certezza di ritrovare, al termipiù gente umiliata, offesa, di non aver più fame.
ne del bombardamento, la propria casa perché gli
Facevo un sogno ricorrente in quel tempo: sogna- obiettivi da colpire non erano le postazioni militari e
vo di mangiare pasta al ragù, quel buon sugo scuro, le infrastrutture ma erano anche i centri abitati per
tipicamente napoletano, servita in quei belli piatti di generare sconforto, malcontento, e quindi opposizioporcellana bianca decorati con fiori azzurri (il primo ne al regime. Chi ha vissuto quegli anni sa di paure,
piatto della domenica nei tempi tranquilli) e, nel macerie, sa che nulla va sprecato quando tutto
sognare grattavo con le unghie il lenzuolo. Il rumore manca, e sa la felicità di avere pure solo un frutto
mi faceva svegliare e il sogno svaniva, lasciandomi in tutto per sé, non può permettere che certe atrocità
una desolazione unica, senza più il sapore del ragù si ripetano.
mentre, con la mano aperta sul lenzuolo, le unghie
Nel ’43 Napoli era una città avvilita, sventrata,
a n c o r a ridotta in macerie e perfino l’arte di arrangiarsi che
MOVM alla città di Napoli
“raschiavano”. le è propria e la precarietà del “tirare a campare”
per le quattro giornate
Q u a n t e dei suoi vicoli le permettevano a stento di sopravvicose sono cam- vere. Oggi, a distanza di 70 anni, Napoli ha ritrovato
biate da allora! la sua dimensione di città civile. E’ singolare come
Abbiamo assi- noi napoletani, capaci di sopportare le più grosse
stito al mutare umiliazioni, di farci sfruttare fino all’inverosimile,
di mode e di troviamo poi l’orgoglio, l’amor proprio che ci conatteggiamenti, traddistingue e facciamo scattare la scintilla del
alla scoperta riscatto.
della penicilliDedico questi miei ricordi ai giovani, abituati alle
na e della tec- comodità e al consumismo, che poco o niente sanno
nologia avan- della guerra e della Resistenza e della guerra civile
zata tra cui la che si sviluppò al Nord e che passano per piazza della
t e l e v i s i o n e , Repubblica, ignorando che quello al centro è il monualla contesta- mento dedicato allo “scugnizzo”, a un ragazzo uguazione ed ai le a loro, ma vissuto 70 anni prima, che aveva voglia
“ c a p e l l o n i ” , di vivere e divertirsi come loro ma che non ne ha
alla minigonna avuto la possibilità. Credo che quanti come me sono
e allo sbarco stati testimoni di quel tempo hanno il dovere civile di
dell’uomo sulla trasmettere ai giovani i loro ricordi per far sì che essi
luna: un pro- diventino patrimonio della memoria collettiva della
gresso ed un nostra città, per non permettere che certe cose,
e v o l u z i o n e brutture e atrocità, pur se storicizzate, vadano
della
mente dimenticate.
dell’uomo che
Arch. Pasquale Campo
ci ha aperto
(Socio della Federazione di Napoli)
IL NASTRO AZZURRO
19
La battaglia di Lero
D
una pagina poco conosciuta del valore dei nostri combattenti
a qualche tempo, si sta
glio in navigazione; inoltre
rivalutando l’operato
emanò una circolare diretta
delle nostre forze armaagli enti civili e militari delte dopo l’8 settembre, in
l’isola, esortando tutti alla
particolare nei territori d’oldifesa e all’obbedienza agli
tre mare. Opera meritoria
ordini del Sovrano.
che serve a ricordare il sacriIntanto nei giorni 12 e 13
ficio di quanti, fedeli al giusettembre sbarcarono a Lero
ramento all’Italia, compresedue missioni inglesi per un
ro che in quei giorni si poneprimo contatto con le autovano le basi per la ricostrurità italiane e la notte del 15
zione della Patria. I soldati, i
e poi del 16 dello stesso
marinari, gli avieri condivisemese giunsero nell’isola due
ro la decisione dei loro ufficontingenti di truppe inglesi,
ciali e comandanti, purtropal comando del generale
po abbandonati a se stessi dal
Brittorous.
Governo e dagli alti comandi.
Mascherpa, autorizzato
Tra i tanti episodi, merita di
da un fonogramma di
essere ricordato, a sessanta
Supermarina, assunse il
anni dal suo svolgimento,
grado di Contrammiraglio per
quello di Lero, una delle isole
poter trattare alla pari con il
del Dodecanneso, delle quali
Comandante inglese e per
Luigi Mascherpa MOVM
la più importante e conosciuriaffermare
l’italianità
ta è Rodi, all’epoca sede del
dell’Isola. Natural-mente a
Governatore, Ammiraglio di Squadra Inigo Campioni.
Lero non vi erano i gradi di contrammiraglio che
Lero costituiva la base navale più importante, Mascherpa doveva indossare sulla divisa e intorno al
dalla quale partivano le numerose missioni dei nostri berretto; furono le suore Missionarie Zelatrici del S.
sommergibili e MAS nel Mediterraneo orientale; era Cuore, dirette dalla Superiora Suor Speranzina (dopo
fornita anche di un arsenale. Al momento dell’armi- la guerra fu Madre generale del suo Ordine), a confestizio erano a Lero 6.000 marinai, 1200 fanti del zionarli con cotone giallo. Mascherpa ebbe subito la
primo battaglione del 10° Reggimento Fanteria preoccupazione di mantenere distinti i due comandi e
“Regina”, 400 avieri e circa 5400 uomini appartenen- di assicurare che il Tricolore avrebbe continuato a
ti a Carabinieri, finanzieri, milizia volontaria (MVSN), sventolare sulla caserma della Marina e sulla sede del
ecc.
comando nella zona di Gonià. A tal proposito è indicaIl Comando della Base, dal febbraio 1942, era affi- tivo l’episodio narrato da Alfredo Cavallo (Una sola
dato al Capitano di Vascello Luigi Mascherpa, apparte- bandiera, Schena Editore, 1995) che era il consegnanente al ruolo dei Comandi Marittimi, che a differen- tario dei viveri dell’Isola.
za del ruolo Comandi Navali, non consentiva la proIl gen. Brittorous avrebbe espresso a Mascherpa
mozione a Contrammiraglio. Al Comando Difesa era l’intenzione di stabilire il suo comando proprio nella
preposto il Capitano di Fregata, Luigi Re, al Comando Caserma della Marina, nella zona militare dove vi
Gruppo Sommergibili il Capitano di Fregata Virgilio erano anche la sede protetta, gli uffici di
Spigai; comandava il 1° battaglione del 10° Commissariato, il panificio, l’Ospedale, gli alloggi dei
Reggimento Fanteria il Ten. Colonnello Giuseppe Li marinai, ecc.
Volsi.
Mascherpa oppose un eloquente rifiuto e assicurò
Nell’isola non vi erano truppe tedesche, per cui che avrebbe dato ordini perchè gli inglesi disponessenon si ebbero i problemi che invece l’Ammiraglio ro di locali idonei a Porto Lago, la zona nella quale vi
Campioni dovette affrontare a Rodi, che l’11 settem- erano edifici civili, la Casa del Fascio, il Cinema, le
bre cadde in mano ai tedeschi, inferiori di numero, scuole pubbliche, la Chiesa di S. Francesco ecc.
ma superiori in mezzi ed equipaggiamento.
Infatti chiamò al telefono il Ten. Cavallo perchè proA Rodi venne fatto prigioniero il Contrammiraglio cedesse a mettere a disposizione degli inglesi quei
Carlo Daviso, che era il diretto superiore di locali che erano utilizzati come magazzini, esprimenMascherpa, il quale, senza attendere l’autorizzazione do la sua contrarietà ad una sistemazione degli ingledegli Alti comandi, di sua iniziativa lo sostituì nelle si nel recinto della Marina.
funzioni e ordinò il rientro alla base di tutto il naviIn poche ore la questione venne risolta con soddi-
MOVM ALLA MEMORIA ALL’AMM. LUIGI MASCHERPA
Ufficiale ammiragliodi eccezionali doti morali e militari, assumeva, in circostanze estremamente difficili, il Comando di una importante base dell’Egeo.
Attaccato da schiaccianti forze aeree e navali tedesche, manteneva salda in oltre cinquanta giorni
di durissima e sanguinosa lotta, la compagine difensiva dell’isola.
Dopo una strenua ed epica resistenza protrattasi oltre ogni umana possibilità, ormai privo di munizioni e con gli effettivi decimati, era costretto a desistere dalla lotta.
Catturato dal nemico e condannato a morte da un Tribunale di parte asservito ai tedeschi, coronava fieramente col sacrificio della vita una esistenza nobilmente spesa al servizio della Patria.
Zona di operazioni, settembre 1943 - maggio 1944
20
IL NASTRO AZZURRO
sfazione di ambo le parti. Successivamente il
Comando inglese si spostò al centro dell’Isola, in
una posizione più strategica.
Gli inglesi nutrivano molti dubbi sulla lealtà
degli italiani, per cui ritennero di non utilizzare la
nostra fanteria al comando del Ten. Col. Li Volsi,
adducendo che in caso di sbarco, con i tedeschi
sarebbero potuti esserci anche degli italiani. Fu
questo un grave errore di valutazione ed una delle
ragioni della sconfitta. Agli italiani rimase affidata
la difesa costiera delle 24 batterie, navali e contraeree.
Così descrive il loro armamento Virgilio Spigai
(Lero, soc. ed. Tirrena – Livorno, 1949) : “Come
qualità, erano un campionario della produzione
nazionale degli ultimi cinquant’anni. Dal vecchio
cannone da 152/40, della batteria Ciano si scendeva, attraverso un discreto assortimento, al moderno 90/53 contraereo della batteria 127.
La media dell’età era alquanto spostata verso il
passato, perchè le batterie di cannoni nuovi erano
una e le batterie di cannoni vecchi 23. Tutto l’insieme dipendeva da un comando DICAT-FAM (difesa
contraerea, fronte a mare)”.
Il primo terribile bombardamento del 26 settembre danneggiò gravemente la struttura a terra
della base sommergibili e provocò diecine di morti;
venne affondato il cacciatorpediniere greco
Principessa Olga e colpito con pericolo di affondamento il caccia inglese Intrepid. Da quel giorno fino
al 31 ottobre l’isola subì incessanti bombardamenti aerei, fino a 11 incursioni al giorno con un numero variabile di aerei che raggiunse il numero di ottanta. La difesa contraerea, a dirigere la quale era stato
assegnato il Capitano di Fregata Virgilio Spigai, inflisse gravi perdite ai tedeschi (essi stessi ammisero di
aver perso cento aerei dopo il primo mese di incursioni); i nostri marinai stavano ai posti di combattimento fino a venti ore al giorno. Purtroppo la batteria più
moderna, la 127, comandata dal capitano Cacciatori
(Medaglia d’Oro) esaurì la scorta di munizioni; gli
uomini continuarono a combattere con le mitragliere
e dopo lo sbarco, affrontarono i tedeschi corpo a
corpo. La battaglia di Lero fu gravemente condizionata dall’assenza dell’aviazione alleata, cioè inglese,
mentre i tedeschi, che il 5 ottobre avevano occupato
l’isola di Coo, unico aereoporto utilizzabile dopo la
caduta di Rodi, utilizzarono proprio l’aviazione per
ridurre la capacità di difesa dell’isola.
Riportiamo la prima parte dell’ordine del giorno n.
57, che il 12 ottobre ’43, venne emanato da
Mascherpa e che evidenzia lo spirito patriottico che lo
animava:
“Il continuo, quotidiano, duro cimento al quale è
sottoposta l’isola di Lero da svariati giorni, e l’impareggiabile reazione bellica, passerà alla storia come
una delle più eroiche gesta dell’attuale guerra. Nella
particolare situazione, la resistenza di Lero, oltre ad
essere essenziale, assume l’aspetto di una epopea, in
quanto Lero è l’unico lembo della nostra Patria che,
nella tragica sorte toccata all’Italia, non sia stata
calpestata dal nemico.
Le Forze Armate Britanniche ammirano il vostro
comportamento ed il generale Brittorous mi ha più
volte manifestato il più alto compiacimento. Ognuno
di voi deve essere fiero ed orgoglioso per avere l’onore di partecipare a questa lotta”.
Il 1° novembre il Generale Brittorous fu sostituito
dal Generale Tilney e il generale Hall assunse il
comando dell’intero scacchiere Egeo; i due non fecero visita a Mascherpa nè cercarono, tramite l’ufficiale di collegamento Borghi, di stabilire un incontro.
Contemporaneamente il Capo della missione mili-
IL NASTRO AZZURRO
tare alleata inviava al generale Ambrosio, Capo di
Stato maggiore generale, un telegramma con il quale
comunicava che la cooperazione italiana a Lero non
era completa, che il comandante italiano (Mascherpa)
doveva servire sotto il comandante inglese senza
riserve, che il comandante inglese aveva assunto le
funzioni di governatore di Lero, che l’Ammiraglio
Mascherpa doveva essere immediatamente sostituito.
Il generale Ambrosio indirizzò a Mascherpa il seguente indicativo telegramma: “Preciso che vostro compito est di considerarsi alle dipendenze di impiego e
quindi di dare piena collaborazione senza riserva al
comandante inglese (........) predetto comandante
inglese ha assunto funzioni governatore Lero”
Nel frattempo Ambrosio operava la sostituzione di
Mascherpa e con telegramma del 10 novembre disponeva il rientro dello stesso e la sua sostituzione con il
Capitano di vascello Lorenzo Daretti.
Il 12 novembre con telegramma a firma De Courten
si intimava a Mascherpa di dare le consegne al comandante Borghi e di rientrare in Italia col primo mezzo
disponibile. Intanto era iniziata l’ultima fase della
battaglia: proprio all’alba di quel 12 novembre, mezzi
da sbarco tedeschi apparvero intorno all’isola.
Numerose sono le testimonianze dei comandanti di
batteria e di semplici marinai, raccolte nel libro Lero
di V. Spigai, che narrano questa fase cruenta dello
sbarco, contrastato dal fuoco continuo delle bocche
di fuoco e poi dallo scontro corpo a corpo, con episodi di grande valore.
Naturalmente Mascherpa rifiutò di lasciare l’isola
e telegrafò comunicando la estrema gravità della
situazione e la necessità di rinforzi.
Dopo le ore 14,00 del 12 novembre, mentre era in
atto una delle tante azioni aeree, sull’isola apparve
una grossa formazione di aerei da trasporto, scortata
da aerei da combattimento. La difesa contraerea
colpì molti di essi, ma non potè impedire il primo lancio di paracadutisti che giunti al suolo si scontrarono
con i nostri marinai male armati e con la fanteria
inglese.
21
I giorni successivi furono caratterizzati da aspri
Spagnolo M.O.V.N.) erano stati passati per le armi
combattimenti e l’indecisione del comandante
nel corso dei combattimenti.
inglese consentì ai paracadutisti di congiungersi con
L’Ammiraglio Mascherpa aveva già informato di
le forze che erano penetrate nell’isola da sud-ovest.
queste barbare uccisioni il Generale Soldarelli a
Mascherpa telegrafò al Gen. Soldarelli, a Samo,
Samo il quale il 15 novembre inviò un telegramma al
chiedendo di inviare almeno 800 uomini, ma il
Comando Alleato del Mediterraneo con il quale tracomandante inglese di quell’isola si oppose.
smetteva quanto comunicatogli da Mascherpa ed
A questo punto va evidenziato che gli inglesi non
invocava un intervento energico per il rispetto delle
permisero ai nostri fanti di prendere parte ad opeleggi internazionali.
razioni di contrattacco, con la giustificazione che i
La capitolazione di Lero venne comunicata con
tedeschi avrebbero potuto usare divise italiane; in
un bollettino straordinario del Comando Supremo
realtà gli inglesi non volevano che l’eventuale vittoTedesco, in data 18 novembre. Nelle ore notturne
ria fosse merito degli italiani. Il Ten. Col. Li Volsi
successive alla resa con piccolo naviglio e con qualchiese più volte di poter contrattaccare con i suoi
che mezzo militare alcuni ufficiali e marinai riuscifanti, ma gli inglesi non lo autorizzarono.
rono ad allontanarsi dall’isola diretti in Turchia.
Il 14 novembre finalmente questi ultimi contratAnche per Mascherpa era pronto un MAS per portaccarono, al comando del Ten. Col. French che
tarlo in salvo, ma egli rifiutò e con lui rimasero gli
cadde in combattimento, ma furono bombardati
ufficiali più alti in grado e i comandanti delle battedall’aviazione tedesca, sempre presente sul cielo
rie che non erano stati trucidati. Il Capitano di
dell’isola. La situazione stava oramai precipitando e
Fregata Luigi Re, Comandante della Difesa di Lero,
anche il generale Tilney lo comunicò al suo superiotestimonia che la sera della resa, il Gen. Tilney,
re, a Samo. Nei giorni 15 e 16 i tedeschi occuparostringendo la mano a Mascherpa, esclamò : “Vi rinno quasi interamente la parte settentrionale dell’igrazio e vi ammiro per il vostro coraggio e per il
sola, mentre le batterie ancora in mano agli italiani
valore di tutti i vostri combattenti! Fate assegnadisponevano di pochi pezzi effimento sul mio aiuto!“
cienti.
Dopo qualche giorno iniziò l’oPadre Igino Lega MOVM
Non meno di 300 aerei tedeschi
dissea dei nostri prigionieri, imbarrovesciarono una vera valanga di
cati su navi dirette al Pireo e poi
fuoco su ciò che era rimasto delle
trasportati su carri bestiame in
nostre difese, soprattutto nella
Polonia e in Germania nei lagher
zona di Monte Meraviglia, dove si
nazisti. Ma questo è un altro capitotrovava il comando inglese.
lo.
Alle 12.30 del 16 novembre,
Abbiamo citato le Medaglie
un’auto tedesca con bandiera biand’Oro al V.M. conferite a
ca e parlamentari giunse a
Mascherpa, Cavazzoli, Meneghini,
Portolago, nella sede del Comando
Spagnolo, tutte alla memoria e
Italiano: il Generale tedesco offriva
quella al Capitano di artiglieria
salva la vita a tutto il presidio itaCacciatori; ma vi è un’altra
liano se Mascherpa avesse ordinato
Medaglia d’Oro : a Padre Igino Lega,
la resa. La risposta fu negativa. Nel
cappellano militare, gesuita, a Lero
pomeriggio la batteria 127, comandal febbraio 1942; egli si prodigò
data
dall’intrepido
Capitano
ogni oltre umana possibilità, duranCacciatori (M.O.V.M.) che perse un
te la battaglia per non fare mancabraccio nello scontro all’arma bianre il conforto della religione anche
ca, e il comando tattico britannico
nei punti più lontani dell’isola ed
furono annientati. Il gen. Tinley fu
esposti a continui bombardamenti.
fatto prigioniero ed ordinò alle
I suoi manoscritti su quei terribili
truppe di cessare il fuoco. Si reagiorni sono stati pubblicati postumi,
lizzò così la pressante invocazione
nel 1974, sotto il titolo di “Lero
che qualche ora prima Mascherpa
eroica”. Di straordinario coraggio e
aveva rivolto a Spigai per telefono:
di commovente lettura il discorso
“Per amore di Cristo, Spigai – disse
che Padre Lega pronunciò alla fine
fermo, senza alcun romanticismo
dell’ultima Messa celebrata su di un
nella voce – per l’amore di Cristo, fatemi la grazia
camion alla presenza dei nostri marinai in attesa di
di resistere finchè resisteranno loro”. Le difficoltà
imbarcarsi per la prigionia. Alla fine egli recitò per
di comunicazione ritardarono la trasmissione e ricel’ultima volta la Preghiera del Marinaio, nonostante
zione, da parte di tutti i nuclei combattenti, della
la presenza dei tedeschi e la concluse al grido di
notizia della resa; in qualche caso, la trasmissione
“Viva l’Italia”, pronunciato all’unisono dai presenti.
del messaggio per via ottica, non venne creduto e si
I tedeschi si affacciarono dalle navi vicine e gli
continuò a combattere fino al mattino successivo,
inglesi presenti balzarono in piedi. Egli non voleva
come alla batteria Farinata e alle batterie del grupassolutamente quella Medaglia e costretto a ricepo nord.
verla, nel Piazzale dell’Accademia Navale di
I Comandanti di diverse unità, una volta catturaLivorno, il 17 novembre ’47, dalle mani del Ministro
ti, furono trucidati: il Capitano di fregata Vittorio
della Difesa, Cingolani, dopo la cerimonia corse
Meneghini (M.O.V.M.), il capitano di fanteria
nella Cappella e appese la medaglia all’immagine
Radice, il centurione della Milizia Dante Calise,
del S. Cuore di Gesù. Sulla sua vita, spentasi nel ’51,
schieratosi subito contro i tedeschi, il S. Ten. di artia soli 39 anni, ha scritto un libro P. Alessandro
glieria Antonio Quaranta, il S. Ten. di vascello
Scurani (1953, Ed. Lampade viventi – Selecta,
Edoardo Cardone, il S. Ten. V. Luigi Folzari, il S. Ten.
Milano).
V. Massimo Calabrese, il Sottotenente di artiglieria
Clodomiro Mosca, il Ten. Ferruccio Pizzigoni.
Avv. Stefano CAVALLO
Gli ufficiali della batteria Ciano, della 211 (Ten.
(Presidente della Sezione di Ostuni)
A. Lo Presti), della 763 e della Lago (S. Ten. Corrado
22
IL NASTRO AZZURRO
LA BATTAGLIA DI MONTEROTONDO
Prima dell' 8 settembre 1943 nel Palazzo Comunale era insediato il Quartier Generale delle Forze Armate
Italiane sotto il comando del generale Roatta, che aveva l'abitazione personale a villa Betti, posta a mezza
strada fra Monterotondo e Mentana. Vi rimase sino all'annunzio dell'armistizio; l'intero Comando seguì poi le
alte cariche dello Stato al Sud.
All'alba del 9 settembre, dopo un mitragliamento a bassa quota, i tedeschi lanciarono nell'area di Monterotondo un battaglione
forte di 800 paracadutisti, con il compito di
occupare il Castello Orsini, “sede di campagna” dello Stato Maggiore dell'Esercito
Italiano. Il dispositivo di difesa, di cui faceva
parte la 2a Compagnia Carabinieri SMRE, contrastò energicamente l'attacco nemico,
dando modo allo Stato Maggiore di trasferirsi,
con tutti gli archivi, in zona più sicura. I tedeschi, dopo un relativo successo, che consentì
loro di penetrare nel Castello a pomeriggio
inoltrato, vennero chiusi dalla morsa delle
nostre truppe e poterono uscirne soltanto
dopo che, per l'evolversi della situazione a
Roma, vennero raggiunti accordi col feldmaresciallo Goering. Dei 107 carabinieri della
Compagnia che partecipò alla difesa di
Rievocazione della Battaglia di
Monterotondo, 14 rimasero feriti. L'azione
Monterotondo
costò ai tedeschi ben 300 uomini.
70/ENNALE DELLA BATTAGLIA
DI MONTEROTONDO
Nell'ambito delle commemorazioni del 70/ennale degli eventi susseguenti a quel tremendo e indimenticabile 8 settembre 1943 che, dopo Porta San
Paolo, diedero l'avvio alle ostilità degli italiani contro i nazisti per la Liberazione del suolo patrio,
anche la comunità di Mentana ha sentito il bisogno
e il prepotente dovere di ricordare i propri martiri;
I combattimenti di
Monterotondo
IL NASTRO AZZURRO
e ha dato vita ad un evento solenne. Concepita e
ben organizzata dalla Direzione dell’Ara-Ossario
Garibaldino di Mentana in sinergia con l’ANVRG
(Associazione Nazionale Volontari e Reduci
Garibaldini), l’ANIOC (Associazione Nazionale
Insigniti di Onorificenze Cavalleresche) e, naturalmente, con il Comune di Mentana, la manifestazione si è svolta domenica 15 settembre. In cartello:
con inizio alle ore 11.00 la deposizione di un omaggio floreale avvolto nel Tricolore ai Caduti per la
Guerra di Liberazione ed a seguire la storica rievocazione della battaglia di Monterotondo, sostenuta
dai Carabinieri con l’appoggio dei combattenti
locali contro un battaglione di 800 paracadutisti
tedeschi lanciati nel comprensorio eretino.
Relatore il prof. Francesco Guidotti – Direttore del
Museo nazionale della campagna dell’agro romano
per la liberazione di Roma. Al suo fianco Altiero
Lodi, Sindaco di Mentana, e l’Assessore alla Cultura
Giuseppe Corte. Presenti i Gonfaloni e i Labari delle
Associazioni d’Arma attive sul territorio, nonché
dell’ANCFargl Roma (Associazione Nazionale Forze
Armate Regolari nella Guerra di Liberazione) con un
proprio Vice Presidente, dell’ANSI, dei CoSint,
dell’Università dei Saggi ANC, e del Nastro Azzurro
fra Combattenti Decorati al Valor Militare, ecc...
Nel corso della cerimonia è stato commemorato
il gesto eroico del Cap. CC MBVM Fausto Garrone e
l’impresa del Carabiniere Giuseppe Cannata il
quale “... sebbene circondato da numerosi nuclei
avversari -si legge nella cronaca dell’epoca - riuscì
a raggiungere il terrazzo di una casa vicina e di lì
continuò l'impari lotta, finché, colpito a morte si
abbatté sul suo fucile mitragliatore.” Domenica 15
settembre è stata inaugurata una Mostra documentario-fotografica alla presenza di Annita Garibaldi
Jalet (Presidente Nazionale ANVRG).
23
M
NASCE LA REPUBBLICA
SOCIALE ITALIANA
ussolini, detenuto sul Gran Sasso dopo la
sua deposizione del 25 luglio 1943, fu liberato il 12 settembre da truppe scelte guidate da Kurt Student, Harald-Otto Mors e dal maggiore Otto Skorzeny, e fu condotto a Monaco di
Baviera dove Hitler lo convinse a costituire un
governo fascista nel nord Italia. Il 15 settembre
furono emanate da Monaco le prime direttive per
riorganizzare il partito fascista, che peraltro si
stava ricostituendo spontaneamente dopo la dissoluzione causata dall'Armistizio. Riprendendo il
programma dei Fasci italiani di combattimento
del 1919, richiamandosi a Mazzini ed enfatizzando le origini e i contenuti repubblicani e socialisti, il 17 settembre Mussolini proclamò attraverso
Radio Monaco la prossima costituzione del nuovo
Stato fascista.
La Repubblica Sociale Italiana venne formalizzata il 23 settembre a Roma e rivendicava la propria sovranità su tutto il territorio del Regno
d'Italia, ma per gli sviluppi bellici la esercitò inizialmente solo fino alle province settentrionali
della Campania, ritirandosi poi progressivamente
sempre più a nord, in concomitanza con l'avanzata degli eserciti angloamericani. I territori
dell'Alto Adige, del Friuli e dell'Istria furono sottoposti al diretto controllo tedesco.
Le sedi degli organi istituzionali, dei ministeri
e delle forze armate della RSI vennero distribuite
in tutto il nord Italia. Il circondario di Salò, fu sede di
alcuni dei maggiori uffici governativi, perché era strategicamente importante: oltre alla vicinanza con le
fabbriche d'armi e con le industrie siderurgiche, era
nel cuore dell'ultima parte dell'Italia ancora in grado
di svolgere la produzione e dunque capace di creare
merci da poter vendere, ancorché sottoprezzo e soltanto alla Germania.
Il 13 ottobre 1943 fu annunciata l'imminente convocazione di un'Assemblea Costituente, che avrebbe
dovuto redigere una Carta costituzionale nella quale
la sovranità sarebbe stata attribuita al popolo. Dopo la
prima assemblea nazionale del PFR, svoltasi a Verona
il 14 novembre 1943,, Mussolini decise di convocare la
Costituente a guerra conclusa. La Repubblica Sociale
Italiana quindi ebbe un governo de facto, ovvero un
esecutivo che operava in mancanza di una
Costituzione, la quale pur essendo stata redatta non
venne mai discussa e approvata. Benito Mussolini fu,
sebbene mai proclamato, Capo della Repubblica, Capo
del Governo e Ministro degli Esteri. Il Partito Fascista
Repubblicano (PFR) fu retto da Alessandro Pavolini.
Fu creata la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR)
con compiti di polizia giudiziaria e di polizia militare,
posta sotto il comando di Renato Ricci.
La RSI fu in realtà un protettorato tedesco, sfruttato dai nazisti per legalizzare alcune loro annessioni,
per ottenere mano d'opera a basso costo e per riscuotere le spese di occupazione, stabilite nell'ottobre
1943 a 7 miliardi di lire, passate successivamente a 10
miliardi (17 dicembre 1943) e infine a 17 miliardi.
L'intero apparato della Repubblica di Salò era infatti
controllato dai militari tedeschi, memori del "tradimento" che gli italiani avevano consumato con l'armistizio, alla Repubblica Sociale non fu consentito di
24
poter riportare in patria i militari internati dai tedeschi in seguito all'8 settembre, ma solo di poter reclutare volontari fra di essi per la costituzione di divisioni dell'Esercito da addestrarsi in Germania. In Italia il
volontariato fascista e la militarizzazione di organizzazioni esistenti dotarono la RSI di forze armate
numericamente consistenti (complessivamente fra i
500 e gli 800 000 uomini e donne sotto le armi)che
furono impiegato soprattutto come presidio territoriale e guardia costiera.
I rapporti tra Fascismo ed ebrei, già resi difficili e
precari dalle leggi razziali del 1938, subì un ulteriore
degrado dopo la costituzione della Repubblica Sociale
Italiana sotto diretta tutela della Germania: in pratica fu l'inizio della caccia all'ebreo anche in territorio
italiano.
Ministro delle finanze del nuovo governo fascista fu
nominato il professor Domenico Pellegrini Giampietro,
insegnante di diritto costituzionale presso l'Ateneo di
Napoli. Suo compito principale, per l'intera durata del
suo incarico, sarebbe stato quello di difendere le
casse del nuovo Stato dalle pretese tedesche e trovare una soluzione per la situazione che il comportamento delle truppe naziste d'occupazione aveva creato.
Nella R.S. I. si sarebbe dovuta attuare, secondo le
intenzioni di Benito Mussolini, la trasformazione della
struttura organizzativa economica da un sistema di
tipo capitalista, quello trovato nel 1922, ad uno di
tipo organico, corporativo e partecipativo. Nel
Manifesto di Verona erano presenti alcuni richiami alla
socializzazione delle imprese, che prevedeva la partecipazione dei lavoratori alle decisioni ed agli utili d'azienda, la nazionalizzazione e la gestione statale delle
aziende strategiche per la nazione, il diritto al lavoro
ed il diritto alla proprietà della casa. Con tali misure
IL NASTRO AZZURRO
Mussolini sperava di raccogliere consensi fra le masse.
Ai vertici dell'organizzazione militare della RSI
stava il Ministero della Difesa Nazionale, poi Ministero
delle Forze Armate. A capo di esso fu designato l'ex
Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, che a sua volta
nominò quale Capo di stato maggiore generale il generale Gastone Gambara.
Collaboravano col ministro un sottosegretario per
l'Esercito, uno per la Marina Nazionale Repubblicana e
uno per l'Aeronautica Nazionale Repubblicana, per
ognuno di essi esisteva inoltre un capo di Stato maggiore. Le forze armate in realtà dipendevano operativamente dai comandi tedeschi che, poco inclini a
fidarsi dei militari italiani dopo i fatti dell'8 settembre, preferirono evitare di coinvolgerle nei combattimenti al fronte. Questo atteggiamento contribuì a
deprimere ulteriormente il morale di quanti, soprattutto giovani coscritti, avevano risposto al bando
Graziani mossi dal sincero desiderio di difendere il
suolo patrio, vedendosi invece costretti in buona
parte ad azioni di controguerriglia nei confronti delle
bande partigiane e di villaggi e popolazioni italiane.
Il tenente colonnello Ernesto Botto, nominato sottosegretario per l'Aeronautica Nazionale Repubblicana
il 23 settembre, trovò una situazione estremamente
complicata dalle spericolate e scoordinate iniziative
tedesche: il Feldmaresciallo Wolfram von Richthofen,
infatti aveva nominato il generale Müller comandante
dell'aviazione italiana e ne stava arruolando già il personale nella Luftwaffe, mentre, Il Feldmaresciallo
Albert Kesselring, a sua volta, aveva nominato il
tenente colonnello Tito Falconi "ispettore della caccia
italiana", con il compito di rimettere la suddetta caccia in condizione di combattere. La costituzione
dell'Aeronautica Repubblicana fu autorizzata personalmente da Hitler in novembre, dopo che le proteste
ufficiali di Botto avevano risalito l'intera scala gerarchica tedesca, ma solo dal gennaio del 1944 fu possibile iniziare la formazione dei reparti: un gruppo per
ogni specialità (caccia, su Macchi M.C.205 Veltro,
aerosiluranti, su Savoia-Marchetti S.M.79 e trasporto)
con una squadriglia complementare.
La formazione di una nuova marina fu un'operazione assai più lenta e difficoltosa rispetto alla pur travagliata vicenda della costituzione delle altre due
armi. Gran parte della flotta, infatti, con l'armistizio,
si era consegnata agli Alleati mentre le unità abbandonate nei porti erano tutte state sabotate dagli equipaggi. La marina di Salò, oltre ai Comandi di zona servizi della marina (che ne costituivano l'organizzazione
territoriale), aveva previsto l'istituzione di Comandi
navali per l'impiego delle unità militari: uno per le
unità di superficie, uno per i sommergibili, e infine
uno per le unità anti-sommergibile. Il primo non venne
mai istituito per mancanza di navi da assegnargli; i
sommergibili del secondo furono impiegati principalmente per trasportare spie e agenti oltre le linee
alleate; l'ultimo fu l'unico effettivamente funzionante. Si schierarono con la nuova repubblica il comandante Grossi, che aveva autorità sui sottomarini della
base di BETASOM (Bordeaux) ed il principe Junio
Valerio Borghese, comandante la Xª MAS, che aveva
preso accordi pressoché privati con gli alti comandi
della Kriegsmarine riuscendo a non integrarsi nell'organigramma della futura marina della RSI, almeno
nella fase iniziale, ed evitando il coinvolgimento politico. Il sottosegretario per la marina, capitano di fregata Ferruccio Ferrini, nominato il 26 ottobre, tentò
subito di inglobare la "Decima" direttamente nella sua
forza armata (come arma subordinata), ma dai "marò"
IL NASTRO AZZURRO
del principe Borghese ottenne solo il rischio di un'insurrezione armata contro il governo. Questo fu peraltro uno dei motivi del successo e della popolarità della
Flottiglia, che contando sull'immagine del comandante e sulla sua "indipendenza" politica, riuscì a raccogliere un numero impressionante di arruolamenti
volontari e crebbe, allargandosi anche ad attività di
terra, sino a divenire una sorta di esercito autonomo.
Questi accadimenti, uniti alla scarsità del materiale
navale rimasto in mano ai fascisti, portarono i comandi tedeschi ad arroccarsi su posizioni di diffidenza e di
non collaborazione.
Le Brigate Nere furono l'ultima creazione armata
della Repubblica: si trattava di un «esercito fascista»,
politicizzato, di partito che doveva integrare la
Guardia Nazionale Repubblicana, sempre a corto sia di
uomini che di mezzi. Il nuovo corpo fu costituito da
tutti gli iscritti al Partito Fascista Repubblicano di età
compresa tra i diciotto e sessanta anni non appartenenti alle Forze Armate, organizzati in Squadre
d'Azione. La struttura politico-militare del Partito fu
trasformata «in un organismo di tipo esclusivamente
militare», tentando senza grande successo di riesumare lo squadrismo degli inizi da impiegarsi essenzialmente contro i partigiani. Per le armi e i mezzi di trasporto le Brigate mobili dipendevano dai militari tedeschi, inizialmente più che contenti di poter contare
sui fascisti repubblicani per le imprese antipartigiane,
ben presto si resero conto che l'indisciplina e la violenza gratuita manifestate dalle Brigate e la loro incapacità di coordinarsi con i reparti della Wehrmacht
erano tali che, nelle zone in cui operavano, per reazione popolare i partigiani aumentavano di numero.
Successivamente nella RSI venne anche istituito il
Servizio Ausiliario Femminile.
La bandiera della Repubblica Sociale Italiana rimase il Tricolore Italiano privo dello scudo sabaudo, sebbene alcune lievi modifiche gli venissero apportate
nei circa due anni di esistenza della RSI.
Il problema della natura della Repubblica Sociale
italiana come fantoccio nelle mani dell'occupante
tedesco, fu posto dallo stesso Benito Mussolini - utilizzando proprio tale termine - già nell'ottobre del 1943,
in un promemoria stilato esattamente un mese dopo
l'annuncio dell'armistizio. Tale promemoria includeva
un appello personale ad Adolf Hitler nel quale
Mussolini affermava che «Sta al FÜHRER di decidere,
in questa occasione, se gli italiani potranno volontariamente portare il loro contributo alla formazione
della nuova Europa o dovranno per sempre essere un
popolo nemico». Dopo circa un mese, non avendo
ricevuto risposta, Mussolini così si espresse relativamente ai tedeschi: «È perfettamente inutile che questa gente si ostini a chiamarci alleati! È preferibile
che gettino, una buona volta, la maschera e ci dicano
che siamo un popolo e un territorio occupati come
tutti gli altri!». I tedeschi, in realtà, pur mirando a
spogliare i fascisti di ogni autorità sull'Italia occupata,
intendevano dare alla RSI una parvenza di autogoverno per ragioni di propaganda. La stessa scelta di Hitler
di porre Mussolini a capo del nuovo Stato rientrava a
pieno in questa strategia tesa a far apparire la RSI
come uno Stato sovrano a dimostrare che l'Asse era
sopravvissuto all'armistizio del Regno d'Italia.
Soddisfare tali esigenze propagandistiche la Germania
agì solo da occupante, sebbene secondo Renzo De
Felice la presenza di Mussolini alla guida della RSI riuscisse effettivamente a garantirle alcuni margini di
autonomia dai tedeschi, tali da rendere "fuorviante" la
sua definizione come semplice Stato fantoccio.
25
L
ROMA CITTà APERTA
’8 settembre del 1943 il Generale
Conte Calvi di Bergolo, consorte il Conte Calvi
della Principessa Reale Jolanda di
Savoia e dunque genero di Re Vittorio
Emanuele III, aveva il comando della
Divisione Centauro II, che era una
delle quattro divisioni che formavano
il XVII Corpo d’Armata, e si trovava in
località Bagni di Tivoli. Il Re Vittorio
Emanuele III intendeva invitare il
genero a partire con lui verso il sud e
lo fece avvertire dal Generale Puntoni
di questa sua intenzione. Calvi non
intendeva lasciare i suoi soldati in
frangenti cosi difficili, rispose quindi
al Generale Puntoni che egli sarebbe
rimasto al suo posto. Il Sovrano
approvò pienamente la risposta fornita da Calvi a Puntoni.
Il Generale Calvi di Bergolo scrisse
in un memoriale riservato, depositato
negli archivi del Ministero della difesa
e reso noto al pubblico da “Settimana
Incom” solo nel 1965, che dimostrava
come in quei tragici giorni che seguirono l’8 settembre
1943 nessuno, né il Ministro della Guerra Sorice, né il
Generale Carboni, comandante del Corpo d’Armata
Motorizzato e capo del Servizio Informazioni Militari,
voleva controfirmare la resa incondizionata da parte
italiana agli ex alleati Tedeschi. Dato che l’ultimatum
tedesco scadeva alle sedici del 10 settembre, il tenente colonnello Leandro Giaccone, ufficiale di fiducia
del Generale Calvi di Bergolo, firmò l’atto di resa
imposto dal Feldmaresciallo tedesco Kesselring, nell’interesse e nella salvezza di Roma e della sua popolazione.
Il 10 settembre il Generale Calvi di Bergolo accettò
la nomina proposta dal Ministro della Guerra, Sorice, a
Comandante della “Città Aperta” di Roma. Quel compito fu affidato al Generale Calvi di Bergolo perché era
considerato la persona più adatta in virtù della conoscenza che aveva acquisito in Libia dei comandanti
tedeschi e della loro mentalità. Lo stesso giorno il
Generale aveva fatto affiggere in tutta Roma un manifesto contenente disposizioni d’ordine politico e di
carattere militare, il cui testo venne riportato dai
giornali romani l’11 settembre e comunicato
dall’Agenzia Stefani:
S.E. il Generale Conte Calvi di Bergolo rivolge alla
cittadinanza romana il seguente messaggio:
ROMANI,
quale comandante responsabile della Città Aperta di
Roma, vi confermo il proclama che senza dubbio
avrete letto e che ho indirizzato oggi alla cittadinanza. Vi esorto a rimanere calmi e fiduciosi. L’ora che
attraversiamo è indubbiamente dolorosa e grave per
tutti ma potrebbe diventare infinitamente più grave
e dolorosa ancora qualora il senso di responsabilità e
l’amor patrio dovessero vacillare. Le autorità responsabili stanno provvedendo con il massimo dell’energia
per il ritorno della normalità in ogni aspetto della
vita cittadina.
Ho affrontato il problema alimentare. Tutti i servizi
riprenderanno al più presto a funzionare regolarmente. Ognuno deve rimanere al suo posto ad assolvere il
suo compito senza inquietudini, preoccupazioni od
ansie che non avrebbero giustificazione.
26
Il giorno successivo, 11 settembre
1943, in un momento di sbandamento
generale, fu proprio il Generale Calvi
di Bergolo a firmare un accordo con il
Feldmaresciallo tedesco Kesselring in
base al quale si instaurava un Governo
Militare di Roma, considerata “Città
Aperta”, segnando, con questo atto,
un istituto di valore internazionale,
anche se nella realtà la “Città Aperta
di Roma” rimase “aperta” soprattutto
all’occupazione militare tedesca ed a
tutti gli arbitri di questa.
Subito dopo, il Generale Conte
Calvi di Bergolo, Comandante della
Città Aperta di Roma, diffuse un proclama col quale stabilì le procedure e
la limitazioni a carico della popolazione e delle truppe a sua disposizione. Il
proclama cominciava col seguente
preambolo di grande significato:
“Premesso che le trattative iniziate
ieri tra le autorità militari italiane e
tedesche si sono concluse il 10 settembre alle ore 16 con l’accettazione di un accordo,
secondo il quale viene stabilito che le truppe tedesche debbano sostare al margine della Città Aperta
di Roma, salvo l’occupazione della sede
dell’Ambasciata germanica, della stazione radio di
Roma e della centrale telefonica tedesca; che quale
comandante della Città Aperta di Roma ho alle mie
dipendenze una divisione di fanteria per il mantenimento dell’ordine pubblico, oltre a tutte le forze
della polizia; che i Ministri rimangono in carica per il
normale funzionamento dei rispettivi dicasteri”
e seguiva con le disposizioni di dettaglio. Che si concludevano ricordando che “…Valgono le disposizioni di
ordine pubblico già in vigore pubblicate con il manifesto del Comando del Corpo d’Armata di Roma. Il
coprifuoco rimane fissato alle ore 21.30.”
Dall’11 al 23 settembre, in qualità di Comandante
della “Città Aperta di Roma”, il Generale Calvi di
Bergolo ed il suo aiutante colonnello Cordero di
Montezemolo, responsabile degli affari civili, opposero una resistenza determinata ed efficace alle pretese dell’invasore tedesco. Calvi cercò di salvare quanto
poté dell’autorità e dell’indipendenza italiane. Se non
la sostanza, almeno la forma, infatti, come scrive
Paolo Monelli nel suo dettagliatissimo libro “Roma
1943”, le sedute amministrative della Città Aperta di
Roma si aprivano “in nome del Re” e le disposizioni, le
poche possibili, venivano impartite per autorità che
risaliva direttamente al Sovrano.
Ma non trovarono che il genero del Re, il Generale
Calvi di Bergolo, il cui sacrificio morale ha un valore
che gli italiani non dovrebbero dimenticare. Solo la
sua presenza, che aveva tutto il carattere di un provvedimento preso da Vittorio Emanuele, permise a
Kesselring di imporsi agli estremisti che lo circondavano, accettando l’offerta del Generale di consegnargli
la capitale.
Inoltre, i paracadutisti erano pronti a saccheggiare
Roma, e Kesselring non avrebbe potuto impedirlo se
Calvi di Bergolo non fosse stato al suo posto. Secondo
il Maresciallo e i suoi più intimi collaboratori, la
Monarchia, pur abbandonando Roma, l'aveva salvata
lasciandovi un membro di Casa Savoia.
di Bergolo
IL NASTRO AZZURRO
L
IL RISCATTO DI MIGNANO
MONTELUNGO
a battaglia di Montelungo fu il primo episodio
che vide in combattimento unità militari italiane organiche a fianco degli Alleati dopo l'armistizio. Fu una battaglia marginale per le dimensioni e per i risultati, ma segnò la rinascita
dell'Esercito Italiano dopo lo sfaldamento dell'8 settembre 1943.
Dopo molte insistenze da parte del Comando
Supremo italiano, che aveva già ottenuto l'utilizzo
di varie unità navali al fianco degli Alleati, un
reparto italiano venne inviato al fronte per un'operazione di sfondamento delle linee tedesche.
Questo reparto, istituito il 27 settembre 1943 a San
Pietro Vernotico (BR), avente la consistenza di una
brigata,
era
stato
denominato
Primo
Raggruppamento Motorizzato; costituito con soldati di tutte le regioni d'Italia con uniformi logore e
raccogliticcie ed equipaggiato con armamento leggero (compresi mortai Brixia e mitragliatrici Breda
37) con il supporto di un gruppo di artiglieria, era
stato dotato di tutti i camion che la logistica militare italiana era riuscita a reperire, e non aveva
avuto alcun aiuto alleato in termini di materiali.
Il raggruppamento era formato dal 67º
Reggimento fanteria "Legnano", dal 51º Battaglione
bersaglieri allievi ufficiali di complemento, dall'11º
Reggimento artiglieria, dal 5º Battaglione controcarro, da una compagnia mista del genio e da un'unità di servizi. La bandiera di guerra era quella
della divisione Legnano. Il Raggruppamento era a
disposizione del generale dell'Esercito degli USA
Geoffrey Keyes. Guidato dal generale Vincenzo
Dapino, venne incaricato di partecipare allo sfon-
IL NASTRO AZZURRO
damento della Linea del Volturno.
Il comando alleato, per saggiare le capacità
operative di questo nuovo reparto, gli assegnò il
compito di attaccare e conquistare Monte Lungo,
nel comune di Mignano Monte Lungo, in provincia di
Caserta.
Per opporsi all'avanzata nemica, i tedeschi avevano fatto saltare in aria il 29 e il 30 settembre
varie abitazioni, la fortezza, il municipio ed il
ponte sul torrente Rava, unico passo tra la consolare Casilina ed il centro di Mignano. Il 3 dicembre gli
Italiani, appoggiati da due reggimenti di fanteria ed
un battaglione di ranger americani, ricevettero l'ordine di conquistare monte Lungo. L'8 dicembre,
come previsto nei piani alleati, attaccarono avanzando coperti dalla spessa nebbia, ma questa venne
spazzata inaspettatamente da un forte vento: il
Raggruppamento, preso di infilata da postazioni
laterali che gli statunitensi non erano riusciti a conquistare, subì forti perdite e fu costretto a ripiegare.
Nei giorni seguenti furono diramati gli ordini per
un nuovo attacco, con un nuovo piano di battaglia.
Esso prevedeva la caduta delle principali vette del
gruppo di monte Lungo, da destra verso sinistra a
cominciare da quota 950, cima Sammucro, San
Pietro Infine e monte Lungo. Preceduto da circa tre
quarti d'ora di fitto tiro d'artiglieria, alle 09:15 del
16 dicembre fanti e bersaglieri italiani ripartirono
alla conquista del monte. A differenza della prima
volta, ora erano coperti dal 142º reggimento americano già appostato su Monte Maggiore. I tedeschi
furono costretti al ripiegamento per evitare di
restare isolati
ed alle ore
12:30 le banI fanti italiani all’assalto del Monte Lungo
diere italiana
e americana
sventolavano
in cima al
monte.
I tedeschi
dovettero
infine ripiegare, ma guadag n a r o n o
tempo
per
approntare le
posizioni di
quella
che
sarebbe stata
la
Linea
Gustav, ritardando considerevolmente
l'avanzata
alleata.
27
AQUILE NEI CIELI: il cap. pil. loris bulgarelli
L
eggendo lo Stato di
spagnole concesse dal
Servizio del Capitano
Generalissimo Franco:
Pilota A.A. Loris
Cruz de Guerra Spanola,
Bulgarelli si rimane forteMedalla de la Campana
mente impressionati per
Spanola, Medalla Militar
le straordinarie eroiche
Spanola, Medaglia Argenimprese da lui portate a
to al Valor Militare.
compimento
fino
al
Dopo due Medaglie di
supremo sacrificio della
Bronzo per operazioni in
vita.
Africa Orientale Italiana,
Loris Bulgarelli, classe
conquistò tre Medaglie
1909 iniziò la sua avvend’Argento al Valor Militura nell'Arma Azzurra
tare nei cieli del Mediterappena diciottenne parraneo e della Cirenaica.
tecipando al corso per
Rientrato in Italia fu
sergenti piloti e conseassegnato all'11° Stormo
guendo il 14 ottobre 1928
da bombardamento e, nel
la nomina a "Pilota di
giugno 1940, gli venne
Aeroplano" presso la
assegnato il comando
Scuola di pilotaggio di
della 60a Squadriglia
Capua. Assegnato alla
Bombardamento Veloce
Squadriglia da Ricognidel 33° Gruppo di base
zione della II ZAT con il
sull'aeroporto di Comiso
grado di primo aviere
in Sicilia. A sei mesi dall'iconsegue, dopo pochi
nizio della guerra, dicemmesi, la promozione a
bre 1940 la morte lo ghersergente e viene stanziamisce, durante una azioto al 20° Stormo Ricognine di bombardamento,
zione Terrestre a Centoalla età di trentanove
celle Sud.
anni. Era il 13 dicembre,
Nell'anno scolastico
come registrato all'Ospe1931/32 consegue il
dale della Regia Marina di
Diploma di Ragioniere
Tobruk.
Il Cap. Pil. Loris Bulgarelli
Commercialista che gli
Per l’eroica azione, gli
permette di frequentare
viene concessa la Medaun corso presso l'Accademia Aeronautica di Caserta
glia d'Oro al Valor Militare alla Memoria. La cronaca
uscendone con il grado di Sottotenente in SPE ruolo
dell' epoca registra che la sua morte fu vendicata dai
naviganti il 1° ottobre 1934.
caccia di scorta che abbatterono cinque dei sei aerei
Due anni dopo nel 1936 è promosso Tenente e a
nemici. Il suo copilota, tenente Pier Luigi Meroni,
seguito delle ostilità con l'Abissinia viene inviato con
riportò l'aereo a terra. Dopo la guerra il tenente
il suo reparto in Africa Orientale ove presta servizio
Meroni è transitato nell' aviazione civile e fu il pilonella 16a Squadriglia. Partecipa alla campagna etiota del G-12 che precipitò contro la collina di Superga
pica, dove si distingue per perizia e coraggio consea Torino con a bordo tutta la squadra del Torino
guendo le prime Decorazioni, due Medaglie di Bronzo
Calcio, il 4 maggio 1949, la più grande tragedia nella
e una Medaglia d'Argento al Valor Militare.
storia dello sport italiano.
Nel dicembre del 1938 viene inviato in Spagna
Gli stessi Inglesi riportano nelle cronache militari
dove nel 1939 ottiene la promozione a Capitano.
che "il comandante Bulgarelli era un leader molto
Anche in questi cieli saprà distinguersi in eroiche
apprezzato ed era sempre alla testa del 33°
imprese, meritando le più prestigiose Decorazioni
Gruppo".
MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA
DEL CAP. PIL. LORIS BULGARELLI
"Veterano d'Africa e di Spagna, Comandante di Squadriglia da bombardamento veloce, dall'alba del
primo giorno di guerra effettuava numerose azioni su obiettivi terrestri e navali nei cieli di Malta, del
Mediterraneo Orientale e dell'Egitto, dimostrando sempre doti di perizia e di valore.
Ripetutamente attaccato dalla caccia nemica, mai desisteva dal suo compito e contribuiva all'abbattimento di due assalitori. Alla testa dei suoi piloti, nelle giornate dell'offensiva inglese in Marmarica,
si prodigava con magnifico slancio e con dedizione incomparabile anche in difesa dei combattenti di
terra.
Durante un bombardamento di un reparto corrazzato che minacciava una nostra unità, assalito da sei
caccia avversari, sosteneva l'impari lotta. Colpito a morte reclinava sui comandi la nobile fronte."
Cielo del Mediterraneo e della Marmarica - giugno/13 Dicembre 1940
28
IL NASTRO AZZURRO
CAP. CARLO PIAZZA: CHI ERA COSTUI?
sUl n° 2/2013 di questo Periodico è stato pubblicato
(pag. 24) un articolo sul 90° anniversario
dell'Aeronautica Militare, istituita il 28 marzo 1923, in
cui si faceva notare, giustamente, che, ben 12 anni
prima, e cioè nel 1911 l'Italia aveva impiegato il mezzo
aereo in azioni di ricognizione e di bombardamento in
Libia. Prima Nazione al mondo!
Nel 2011 ricorreva il 100° anniversario di quanto
sopra, e forse ci si chiederà perché mai, due anni fa, la
redazione non avesse pensato a ricordare l'episodio.
Quale modesto rappresentante di quest'ultima, posso
testimoniare che ci avevamo pensato, ed avevo già
abbozzato il testo. Però, lo ricorderete benissimo, due
anni fa ricorreva anche il 150° Anniversario dell'Unità
d'Italia, c'era quindi ben altro da pensare (e pubblicare,
per cui l'articolo fu accantonato.
Rispolverando i vecchi appunti mi è sembrato che il
titolo che avevo scelto, di manzoniana memoria, fosse
adatto a suscitare, anche nei lettori più frettolosi, un
minimo di curiosità, alla guisa del tremebondo Don
Abbondio che si chiedeva curioso: "Carneade!! Chi era
costui?"(1). E Piazza, mi chiederete, chi era?
Nel 1911 il Cap. Carlo Piazza era il comandante della
I° flottiglia Aeroplani (2) ed aveva ai suoi ordini 10 ufficiali, 29 uomini di truppa e 9 velivoli (2 Blériot, 3
Nieuport, 2 Farman e 2 Etrich). Il 28 settembre 1911,
alla vigilia della dichiarazione di guerra alla Turchia,
Piazza ricevette l'ordine "N. 1 Riservatissimo: di passare
alle dipendenze del Corpo d'Armata speciale, da mobilitarsi in zone pianeggianti d'oltre mare".
Sebbene la guerra non fosse stata ancora dichiarata,
nessuno ignorava che si trattasse delle coste mediterranee della Libia. La flottiglia di Piazza partì da Napoli il
13 ottobre con i piroscafi Enrichetta e Sannio, seguiti
due giorni dopo dal
Plata, e giunse a Tripoli
il 15 ottobre. Nel giro di
una settimana era già
operativa e alle 06,19
del 23 ottobre il Cap
Piazza, seguito dopo
qualche minuto dal Cap.
Moizo, si levò, in volo
col suo Blériot, per la
prima missione di guerra.
Nasce
così
L'Aviazione da guerra
che ben presto dimostrerà al mondo le sue
grandi e tremende possibilità. "Una nuova
Arma è nata - dirà con
spirito profetico il Gen
Douhet (3) - l'Arma
dell'Aria; un nuovo
campo di battaglia si è
schiuso: il cielo".
Per i primi giorni le missioni furono solo di ricognizione, ma presto iniziarono anche quelle di offesa diretta.
Il I° novembre il Ten. Gavotti eseguì la prima missione
di bombardamento lanciando dal suo Blériot le piccole
bombe Cipelli su Ain Zara e Tagiura (4). Gli avversari
comunque non restarono a guardare; non c'erano all'epoca armi specifiche contraeree. ma i nostri aerei venivano sempre accolti da un nutrito fuoco di fucileria.
Ben presto la nascente aviazione ebbe il battesimo
del sangue. Il 31 gennaio 1912, il Cap. Montù osservatore a bordo di un Farman, fu colpito dalla fucileria avversaria. Secondo altre fonti, il primo ferito, alla gamba
destra, fu il sottotenente Cannoniere (ironia di un
nome).
Per una curiosa coincidenza, nella sede della
Federazione di Bari viene conservato il ricordo di un episodio (sorprendentemente simile a quelli di Montù e di
Cannoniere), avvenuto a 5 anni di distanza durante la
prima guerra mondiale, non sul fronte Libico ma sul
cielo dell'Ortigara, il 20 giugno 1917.
In una bacheca si può leggere la seguente motivazione di Medaglia d'Argento concessa al Valor Militare:
"Osservatore d'aeroplano, durante il combattimento
in una difficile zona d'alta montagna, eseguiva una ricognizione a meno di 500 metri sulle linee nemiche.
Sebbene ferito fin dall'inizio da un proiettile di fucileria
ad una coscia, con eroica abnegazione, invitava il pilota
a continuare il volo, e, noncurante dell'intenso ed aggiustato tiro nemico, portava a termine il mandato affidatogli, con ottimi risultati".
Nella stessa bacheca è conservato il proiettile
austriaco che colpì l'ufficiale osservatore alla gamba
destra, nonché un portamonete di cuoio a forma di ferro
di cavallo e una medaglia di San Benedetto.
Entrambi si trovavano in
una tasca dell'ufficiale;
il primo è forato ed ha
ancora tracce di sangue,
la seconda è tutta contorta per l'impatto col
proiettile. Furono certamente questi a rallentare la corsa del proiettile
ed a rendere meno
grave la ferita.
Quel tenente osservatore volava su un
Farman, si chiamava
Vito Nicola Picca ed era
mio padre.
Gen Giuseppe dott.
Picca
(V.Presidente
Nazionale)
NOTE:
(1) Filosofo greco di Cirene (214 - 129 a.C.) fu insegnante dell'Accademia aristotelica, dove teneva lezioni sullo scetticismo radicale sostenendo che non esiste un criterio assoluto di verità.
(2) La I° flottiglia era inquadrata nel Battaglione Specialisti dell'Esercito, una delle tante specialità dell'arma del Genio.
(3) Il Gen. D. Giulio Douhet (Caserta 1869 - Roma 1930), ufficiale di artiglieria, comandò il primo Battaglione Aviatori
costituitosi in Italia nel 1912. E stato uno dei più grandi teorici dell'impiego tattico-strategico dell'Arma aerea. Qualche
anno fa l'Istituto del N.A. si fece promotore di una raccolta fondi per il restauro del monumento funebre, eretto al
Verano, dove riposa insieme alla moglie.
(4) Altri primati segnò la Guerra di Libia:
- inizio della cooperazione aeronavale (28.10.1911) con la nave Sardegna, che batteva con le artiglierie
l'oasi di
Zanzur.
- la "guerra dei nervi" con il lancio di manifestini sui villaggi e sugli accampamenti (gennaio 1912).
- prime esperienze di volo notturno (marzo 1912).
- impiego della fotografia aerea.
- costruzione della prima pista artificiale per il decollo degli aerei.
IL NASTRO AZZURRO
29
MOVM ECCELLENTI:
SEBASTIANO SCIR È RISICHELLA
Sebastiano Scirè Risichella
nostre difese di Caporetto, si
Sebastiano Scirè Risichella
nacque a Francofonte, proprodigò nella difficile circovincia di Siracusa, il 12 ottostanza
Impegnando
bre 1890 da Filippo e da
Combattimento col nemico
Concetta Bortuna, ha risieduper ritardarne l'avanzata.
to a Militello di Catania.
In una mischia a corpo a
Chiamato alle armi nel
corpo, ferito ad una spalla il
luglio 1911 e arruolato nel 9°
2 novembre, dopo sommaria
reggimento bersaglieri (Asti),
medicazione, continuò a
partecipò col 28° battagliocombattere. Due giorni dopo,
ne, dal 3 al 31 luglio 1912,
con magnifico ardimento si
alle operazioni di guerra in
lanciò nella battaglia e, pur
Tripolitania. Rimpatriato, fu
gravemente ferito, non desicongedato nel gennaio 1913.
sté dal combattere. Gli fu
Richiamato per mobilitaconcessa la Medaglia d'Oro al
zione nell'aprile 1915 al 10°
V.M. con R.D. 30 novembre
reggimento bersaglieri, rag1921 e la seguente motivaziogiunse la zona di operazioni
ne:
col 16° reggimento, di nuova
"Meraviglioso
soldato,
formazione, partecipando ai
rifulse per altissime virtù
combattimenti su monte Kuk,
militari durante le tragiche
quindi, nel settore Butvicende del ripiegamento.
Degano, sul Freikofel e sul
Impegnato In aspro combattiMonte Pal Piccolo.
mento corpo a corpo, contro
Col grado di sergente.
forze soverchianti, si prodigò
comandante di pattuglia. a
con slancio esemplare, infonCasera Melvio di Sopra, per
dendo fede e valore nei prol'audacia con la quale nella
pri dipendenti con la energia
notte del 4 agosto 1917 si
del suoi atti e l'ascendente
spinse nelle linee nemiche
morale
del
suo
per catturare un posto avanImpareggiabile
coraggio,
zato, gli fu concesso un "Encomio solenne" con la primo ovunque occorressero reazioni violente per
seguente motivazione:
rintuzzare gli attacchi nemici. Caduto per gravissima
"Facente parte di una pattuglia spintosi nei pres- ferita alla carotide, faceva sforzi supremi per contisi delle linee nemiche per tentare di catturare un nuare nella lotta ed Incitare I dipendenti gridando:
posto avanzato dopo di essere stato scoperto ed
" Bersaglieri avanti! Viva l'Italia!..
avere suscitato l'allarme In tutta la fronte, dava
E nell'Impressione di una fine Imminente gridava:
prova di calma,
"Signor Capitano, muoio, ma sono contento"
ardimento
nel
Monte Joff (Carnia), 4 novembre 1917.
rimanere
ad
Guarito dalla ferita, nel gennaio 1918 ritornò
immediato con- volontario in zona di operazioni con la 1^ divisione
tatto dell'avversa- d'assalto, nella 1170^ compagnia mitraglieri "Arditi".
rio allo scopo di Nel combattimento alla testa di ponte di Moriago, sul
tendere agguato Piave, del 27 ottobre fu decorato di Medaglia
ad eventuali pat- d'Argento al V.M. con la seguente motivazione:
tuglie che il nemi"Rimasti feriti il proprio capitano ed il tenente
co avesse inviato comandante la sezione, prendeva Il comando della
in perlustrazio- compagnia In un momento critico e risolutamente la
ne".
trascinava avanti alla conquista del paese. Nel pomeCasera Melvio riggio, durante un improvviso attacco nemico, volondi Sopra. Notte tariamente con pochi uomini si slanciava avanti
del 4 agosto 1917. unendosi alle altre truppe che contrattaccavano,
Dal 25 ottobre dando prova di spirito di sacrificio e di nobile e geneal 4 novembre roso impulso"
dello stesso anno,
Testa di Ponte di Moriago, 27 ottobre 1918.
coi reparti di
Conclusa la guerra sul suolo europeo, fu Inviato in
r e t r o g u a r d i a , Tripolitania, dove la situazione si era fatta difficile,
durante il ripiega- con la 2^ divisione d'assalto; rimpatriò nel luglio
mento dal fronte 1919.
della Carnia verso
La nazione esce esausta dal conflitto e
Longarone e Santa Sebastiano, invogliato dai parenti che già vivono
Giustina per l'av- oltre oceano, si trasferisce negli Stati Uniti dove ricevenuto
sfonda- ve la notizia della concessione della Medaglia d'Oro al
mento
delle VM per l'azione sul Monte Joff, che gli viene conse-
30
IL NASTRO AZZURRO
gnata
personalmente
dall'Ambasciatore d'Italia negli
USA, nel corso di un'apposita
cerimonia.
Nel 1924, sollecitato dalle
autorità italiane, rientra, accolto con grandi onori, nella sua
Francofonte
e
diviene
Comandante delle Guardie
Comunali e poi Ispettore
dell'Archivio Comunale.
Nel settembre 1940, promosso sottotenente nella riserva, è
richiamato a domanda e partecipa alle operazioni di guerra sul
fronte albanese.
Iscritto nel Ruolo d'Onore ha
ottenuto le successive promozioni a tenente nel settembre
1953, a capitano nel 1960 e
maggiore nel giugno 1969.
È morto ad Asti Il 20 marzo
1981, all'età di 91 anni, mentre
Sebastiano Scirè Risichella
si trovava ospite dal figlio
Filippo. La salma fu trasferita a
Militello (CT) e tumulata nella
tomba di famiglia.
È stato inoltre insignito di:
due "Croci al V.M.", "Croce di
Cavaliere di Vittorio Veneto",
"Croce di Cavaliere dell'Ordine
Della Corona d'Italia", "Croce di
Cavaliere della Polonia", "Croce
di
Cavaliere",
"Cavaliere
Ufficiale", "Commendatore" e
"Grande Ufficiale al Merito
della Repubblica Italiana".
CAPORETTO
Da "Il Risorgimento
Italiano"
"La Grande Guerra"
Gli avvenimenti di Caporetto giungono ovattati e con ritardo sulle alte cime. Quando viene dato l'ordine
di ripiegamento l'alta valle del Tagliamento, che segna la linea del fronte provvisorio fino ai ponti di
Pinzano, resta ben presto tagliata fuori dal movimento di ripiegamento messo in atto da parte dei resti
della II e III Armata nella pianura. Le tre divisioni del XII Corpo d'Armata della Carnia si trovano isolate e
"imbottigliate" su varie direttrici, che portano alla pianura, ma che sono ormai impercorribili (dopo il 3
novembre è saltata la linea del Tagliamento con la cattura del ponte ferroviario di Comino) per la presenza di tedeschi già lungo il corso inferiore del Cellina e del Meduna. Gli scontri in atto nell'alto Tagliamento
dalla fine di ottobre, per frenare comunque l'avanzata secondo gli ordini ricevuti (si rischiava di scoprire
il fianco destro dell'Armata del Cadore e quello sinistro della II Armata), coinvolgono il 2 novembre il sergente Sebastiano Risichella Scirè in una mischia corpo a corpo con il nemico. La ferita alla spalla giudicata lieve e l'impossibilità a muoversi per il momento lo spingono a restare in linea dove, due giorni dopo,
sul Monte Joff, sopra S. Francesco, un colpo gli passa da parte a parte la gola. La ferita pur grave non lo
fa desistere dal percorrere il calvario di quei giorni che non lasciava alternative alla prigionia. Credendo
la fine vicina cosi si esprimeva "Signor Capitano, muoio ma sono contento".
Per l'azione gli verrà concessa a fine conflitto la Medaglia d'Oro al Valor Militare. I pochi superstiti del suo
battaglione lo caricano su una barella e, complice il freddo e l'abnegazione dei suoi uomini, riescono a fare
decine di chilometri verso Tramonti (lago) dove le guide li indirizzano lungo la "Strada degli alpini", arteria militare costruita pochi anni prima attraverso il massiccio del Resettum che si collega attraverso Erto
alla valle del Piave. Questa stessa strada (scorciatoia) è stata scelta anche da Rommel che guida l'avanguardia dei cacciatori del Wurtemberg per piombare su
Longarone e tagliare la strada alla IV armata. Il loro vantaggio è
minimo da quando Rommel ha passato il 3 notte il Tagliamento
a Comino. Solo il combattimento di altre unità di retroguardia
del reggimento ha fin 'ora evitato il contatto diretto. Gli scontri
della retroguardia presidiata dalle compagnie del 16° sono continui ed in aumento, sia lungo la strada degli alpini che a Claut,
Cimolais e Passo S. Osvaldo lasciando alla colonna dei feriti
poche ore di vantaggio. La valle del Piave che si apre davanti a
loro dopo il ponte di Colomber, pur ingombra di uomini della IV
Armata del Cadore del gen. Nicolis di Robilant in ritirata, è un
segno di speranza. La forte fibra e probabilmente il freddo che
cauterizza la ferita gli hanno permesso di superare ogni difficoltà e sarebbe amaro che proprio ora cadesse in mano nemica.
Sulle montagne carniche è intanto evaporato, dopo due settimane di scontri, l'intero XII Corpo d'Armata, col 15° Bersaglieri in
Val Dogna e tanti altri, Bersaglieri, Fanti, Alpini, che dalle Alpi
Giulie non son nemmeno riusciti a scendere a valle e hanno
preso direttamente la strada della prigionia.
Dopo lunga degenza, il sergente Scirè, guarito dalla grave ferita, rinuncia alla convalescenza e nel gennaio 1918 volontariamente torna in zona d'operazioni e viene aggeragato alla costituenda 1^ Divisione d'Assalto e ai suoi reparti nati per controbattere il nemico con la stessa moneta di Caporetto. Il suo
nuovo reparto è la 1170^ Compagnia Mitraglieri "Arditi".
Il fregio degli “Arditi”
IL NASTRO AZZURRO
31
ANGELI TRA LE ROVINE
IL SOCCORSO PUBBLICO: ANTICA TRADIZIONE DELLA POLIZIA
Il Terremoto di
Messina (illu(illustrazione di
Vittorio Pisani)
C
adrà il 28 dicembre la ricorrenza del terremoto
Calabro-Siculo che, nel lontano 1908, sconvolse
gran parte della Sicilia e della Calabria. Di
magnitudo intensa, seminò decine di migliaia di morti
e causò la distruzione quasi totale di Messina, di gran
parte di Reggio Calabria e del loro circondario. Alla
scossa principale, con epicentro nelle profondità
dello stretto, seguì anche un maremoto: il mare,
dapprima ritiratosi, successivamente invase la terraferma con tre ondate che risucchiarono navi, barche,
strutture e quei pochi superstiti che, tratti in salvo in
luogo aperto, si erano portati verso la spiaggia per
paura di ulteriori crolli.
I soccorsi arrivarono perlopiù via mare a causa
delle devastazioni nella viabilità dell’entroterra.
Equipaggi della Marina da guerra Russa e Britannica,
impegnati in esercitazioni presso le nostre coste,
furono tra i primi a mettersi all’opera (nella ricerca
e cura dei superstiti oltre alla rimozione dei cadaveri per scongiurare epidemie) insieme agli Italiani dell’incrociatore Piemonte e delle torpediniere Saffo,
Serpente, Scorpione e Spica, mentre Roma per molte
ore rimaneva all’oscuro del disastro per la mancanza
dei mezzi di comunicazione, andati distrutti. Fu proprio la Spica a riuscire a dare l’allarme, navigando,
nonostante le sfavorevoli condizioni del mare, fin
32
dove il telegrafo si mostrò in grado di trasmettere la
tragica notizia.
Agli occhi dei soccorritori si presentarono orrore,
morte e distruzione. Le immagini catturate dagli
obiettivi dei fotografi, stampate anche in formato
cartolina, fecero il giro del mondo a testimonianza
del dramma verificatosi. L’opera assidua della
Polizia, fu inoltre sottolineata in una cronaca da
Reggio Calabria del Giornale d’Italia del 14 gennaio
1909: “I funzionari di P.S. giunti da Roma insieme col
commissario Perilli, conducono qui una vita piena di
fatiche e di privazioni. Dormono sotto le tende e
passano la notte all’aperto seduti presso il fuoco,
mangiando quando possono; hanno a disposizione
cento guardie, partite anche da Roma col sottotenente Basso ed il maresciallo Putti, e sorvegliano
ininterrottamente la città, talvolta aiutati dalle
guardie di finanza e dai carabinieri, gareggiando con
i più arditi e più pietosi nei salvataggi e nel prestare soccorsi. Il dott. Falco, vice commissario, salendo
di notte su di un vapore, si tolse la giacca, si rimboccò le maniche e compì il suo dovere medicando i
feriti; mentre funzionari e guardie trasportavano le
vittime e sostituivano gli infermieri.
Il delegato Lodi ed un suo collega fungono da
tesorieri e custodiscono ingenti ricchezze ricuperate
che registrano e conservano gelosamente.
Il vice commissario Orlando e il delegato
Stancanelli redigono verbali, rapporti, rispondono
alle domande per le ricerche di scomparsi, forniscono spiegazioni, danno consigli ai profughi.”
La solidarietà dei popoli della Terra fece arrivare
squadre di soccorritori e aiuti, anche economici, che
contribuirono ad alleviare le sofferenze dei feriti e
dei sopravvissuti, sfollati in centri urbani limitrofi,
che tutto avevano perduto e ai quali tutto necessitava.
L’anno successivo alla tragedia, agli Enti e a tutti
i contingenti, anche esteri, partecipanti alle operazioni di salvataggio furono conferite Medaglie di
Benemerenza, coniate in due dimensioni diverse
(maggiore per gli Enti e minore per le persone) in
Oro, Argento e Bronzo. Tra le Medaglie d’Oro individuali, concesse dal Re Vittorio Emanuele III, troviamo
anche quella conferita ad un delegato di P.S. della
I soccorsi alla
popolazione
IL NASTRO AZZURRO
La Stele del Gran Campo Santo di Messina
bilità di ridiscendere. Di nuovo, ebbe l’idea di annodare coperte e tende che trovò rovistando fra le
macerie, utilizzandole poteva calarsi mettendosi
fuori pericolo, e con lui, trasportandoli sulle spalle, i
figli della famiglia Cerreti. Fatto questo tornò ad
arrampicarsi sui detriti, traendo in salvo anche la
madre dei piccoli. Giunto dabbasso, una piccola folla
di sopravvissuti lo acclamò mettendolo, inoltre, al
corrente che all’ospedale civile, fortemente danneggiato, posto all’ultimo piano vi era, sospeso su alcune travi, un degente. Si precipitò sul posto e iniziò la
salita su per un cumulo di detriti che precipitavano
sotto i suoi piedi, raggiunto il povero infermo riuscì a
trarlo al sicuro.
Trascorsa la notte all’addiaccio insieme ad altri
compagni di sventura, al riparo di alcuni stabili ancora in piedi cercando di contrastare, per quanto si
poteva, il freddo e la paura di non farcela se fosse
ripresa nuovamente l’attività tellurica, egli riprese
durante il giorno successivo la sua eroica attività di
salvataggio. Mentre era intento a portare in salvo
una povera vecchia dalla sua casa, per metà distrutta e l’altra metà fortemente lesionata, si ebbe un’ulteriore scossa che fece crollare il piano sul quale si
trovava, facendolo precipitare insieme alla struttura. Sbattendo contro gli spezzoni di muro si procurò
una ferita alla gamba destra, poi medicata, che non
gli impedì di portare a termine il suo ennesimo salvataggio.
Anche alla Polizia, il Corpo delle Guardie di Città,
fu conferita con una cerimonia che ebbe luogo la
mattina del 26 novembre 1911 presso la Scuola Allievi
Guardie di Città di Roma, la Medaglia d’Oro di
Benemerenza, concessa per l’incessante opera di
soccorso prestata alle popolazioni, ottenuta (crediamo) anche per i numerosi lutti avvenuti tra le sue
fila. Guardie, sottufficiali, ufficiali, funzionari e
impiegati di P.S. furono sorpresi durante il sonno o il
servizio notturno, e seppelliti sotto le macerie unitamente ai loro familiari. Tra essi anche il Questore di
Messina, Paolo Caruso.
Ad onorare quei Caduti, presso il Gran
Camposanto di Messina, realizzata con il contributo
economico di numerosi dipendenti di P.S. d’Italia,
venne eretta una stele commemorativa del sacrificio
dei colleghi periti nella circostanza, con inscritti sul
basamento i nomi.
Questura di Messina, che molto si prodigò in favore di
quei poveri sventurati che, come lui durante la notte
tra il 27 e il 28 dicembre alle 05.21, vennero svegliati da un frastuono assordante, un fragore foriero di
morte.
Il delegato di P.S. Luigi Salerno si svegliò di soprassalto e riavutosi dallo sgomento iniziale, si vestì velocemente. Vistasi preclusa la discesa per le scale,
andate distrutte, si calò dal balcone della sua abitazione con una corda ottenuta dall’annodamento di
varie lenzuola.
Sovrintendente Massimo Gay
In seguito ai crolli delle abitazioni di Messina si
(Ufficio Storico della Polizia di Stato)
era alzata un’immensa nuvola di polvere che lo
rendeva semi cieco e gli toglieva il fiato. Sotto
la pioggia battente e quasi al buio, egli anziché
porsi in salvo si diresse, forse senza rendersene
conto, al Municipio. Qui trovò i pompieri all’opera che cercavano di spegnere alcuni incendi e
dare soccorsi alle sventurate persone che si trovavano sotto le macerie, o in pericolo per l’incombere di altri crolli. Più tardi, non ancora
appagato, il funzionario di P.S.continuò la sua
opera mentre si aggirava per le vie del centro,
dando conforto e indicazioni ai profughi, cercando di raccogliere e porre in salvo quante più persone riusciva a trovare. Ad un certo punto, sentiti dei richiami, salì al terzo piano di uno stabile, quando sopraggiunse la seconda scossa che
fece crollare, oltre alle poche strutture rese già
pericolanti, anche uno dei muri maestri di quelPremiazione di Guardie di Città, tra queste il
la casa. Si trovò quindi isolato e senza la possi- maresciallo Pietro Putti (foto fornita dai familiari)
IL NASTRO AZZURRO
33
PARLIAMONE ANCORA
Risponde il gen. Antonio Daniele, diret tore responsabile de “Il Nastro Azzurro”
Eg. Gen. Daniele,
la ringrazio per aver pubblicato (sul n.° 2-2012 - ndr) la "poesia" e lo scritto e,
a tal proposito, devo dirle che concordo con quanto lei asserisce nella pagina di
risposta. L'argomento trattato non è tra i più semplici né lo scrivente è un "sognatore". So bene delle difficoltà che incontrano i migranti ad inserirsi nel nostro Paese
e delle condizioni in cui vengono accolti e del loro modo di comportarsi. Le cronache ne parlano ad ogni sbarco di "miracolati o sopravvissuti". So anche quanto
hanno sofferto i nostri emigranti nei tempi trascorsi e anche delle proibizioni che
dovevano osservare nei Paesi di accoglienza. Sono pienamente d'accordo che coloro che vengono in Italia, legalmente o in modo clandestino ma comunque sono nella
nostra terra, devono rispettare le nostre regole e abitudini e fare in modo che la
loro presenza sia accettata benevolmente; cosa che non avviene anche perché le
trasformazioni sociali hanno cambiato tanti modi di proporsi e le trasmissioni televisive, specie le peggiori ma più viste, non offrono modelli a cui ispirarsi, anzi, propongono prevaricazione, violenza e cattiva educazione. E' un argomento che Lei ha
iniziato a trattare e mi auguro che continui in modo da proporre, anche, modelli di riferimento. Abbiamo bisogno di riferimenti certi e la Scuola da sola non può farcela, occorrono anche altre agenzie educative e, programmi televisivi preparati ad hoc. Occorre, comunque, stabilire le necessità della mano d'opera occorrente, dei settori di applicazione di essa e richiedere che prima dell'ingresso, presentino delle credenziali effettive e valide. In caso contrario, meglio non acconsentire all'ingresso e riportare i "clandestini" nei paesi di
provenienza. Tale accorgimento, anche se appena accennato, in modo anche superficiale, potrebbe limitare
il traffico illegale e l'esborso di denaro da uomini che tentano di vivere decentemente procurandosi lavoro ed
invece vengono sfruttati, nei loro paesi, dai venditori di speranza e nel nostro da individui abietti. Grazie
ancora.
Pasquale Campo
(Federazione di Napoli)
Gent.mo architetto Campo,
il recente tragico episodio del naufragio in cui hanno perso la vita centinaia di migranti che stavano cercando di raggiungere l'isola di Lampedusa mi ha spinto a pubblicare questa sua lettera che ormai data quasi
un anno e mezzo, ma non ha minimamente perso di attualità, anzi ...
Il vero problema del nostro paese innanzitutto è che, come lei giustamente nota, quelle che con felice
espressione lei ha battezzato le "agenzie educative" hanno da tempo sostituito la loro funzione appunto
"educativa" con un'altra: la propaganda.
Ormai la famiglia non da più un'educazione alla vita, ma assicura una "dorata sopravvivenza" ben oltre la
maggiore età; la scuola non insegna più a ragionare, ma indica canoni di pensiero "ortodosso"; la stampa (a
parte qualche caso) non diffonde più notizie, ma fa "opinione"; la televisione non diffonde più immagini dal
mondo, ma offre "modelli di vita". Potrei continuare, ma penso che il quadro sia chiaro.
In questo quadro che tende soprattutto a distorcere la realtà, diventa davvero difficile comprendere i
fenomeni sociali per quello che sono. La questione dell'immigrazione clandestina, peraltro condotta alla
piena luce del sole, ne è un esempio lampante. Siamo ad un tale livello di aberrazione che nessuno si rende
neppure conto dell'assurdo in cui un barcone stracarico di gente attraversa il Canale di Sicilia e, quando è
in vista dell'isola di Lampedusa ... allora e solo allora fa naufragio. Copione che si ripete regolarmente.
Nessuno osserva la regolarità di questo fenomeno, eppure ...
Ma c'è un altro fenomeno ancora più strano: l'immigrato clandestino e quello regolare, dovrebbero (il condizionale per l'Italia è d'obbligo) essere completamente diversi, invece sono considerati uguali, talmente
uguali che il Presidente del Consiglio (mica uno qualsiasi), on. Enrico Letta, dopo aver visitato il Centro di
Prima Accoglienza dell'isola ed avervi incontrati sopravvissuti al naufragio ancora sconvolti, si è pubblicamente meravigliato che la Procura di Trapani avesse aperto un'inchiesta a loro carico per "immigrazione clandestina", reato previsto dal nostro codice penale, e ... si è beccato l'altrettanto pubblica e sacrosanta reprimenda del magistrato inquirente.
Ebbene, nessuno ha notato l'ottima occasione persa dal nostro presidente del Consiglio per evitare di dire
sciocchezze, perché a quelle sciocchezze siamo talmente abituati, ormai, che nessuno le considera più tali!
Cerchiamo quindi di capire insieme a quale livello di grossolana sciocchezza siamo arrivati nel settore
dell'immigrazione clandestina, non di quella regolare, ma di quella clandestina e facciamolo per punti,
seguendo il percorso che un cittadino di un qualsiasi paese africano o asiatico farebbe per emigrare in Italia.
1 - Il protagonista del nostro ipotetico percorso decide di lasciare il suo paese, perché non gli garantisce
un futuro degno di tal nome e pensa di emigrare in un paese Europeo. Si reca presso i consolati di diversi
paesi europei dove, per concedergli il "visto", più o meno tutti gli chiedono delle capacità professionali che
egli non possiede. Il nostro si reca anche presso il consolato italiano che è l'unico che ha una procedura da
proporgli.
2 - Al nostro aspirante emigrante non resta che tentare la via claneestina: ne ha sentito spesso parlare,
ma ora deve farlo. Si tratta di un'altra cosa. Gli chiedono 2000 dollari americani. Non li ha. Se li procura
34
IL NASTRO AZZURRO
vendendo per 2500 dollari una delle sue figlie: i 500 dollari in più gli potranno essere utili durante il viaggio.
3 - Il viaggio è lungo e pericoloso e finisce in Libia, a Tobruk dove il nostro trova imbarco su un vecchio
peschereccio in disarmo stipato fino all'inverosimile di gente. La traversata dura tre giorni e tre notti.
Quando ormai la costa di Lampedusa si vede all'orizzonte uno dei migranti chiamo col telefono satellitare
la Guardia costiera italiana. Un'ora dopo stanno tutti transitando sulle motovedette delle forze dell'ordine
italiane. In cielo volteggiano gli elicotteri. Questa volta è andata bene: sono tutti sani e salvi. In serata sbarcano a Lampedusa. Ci sono i giornalisti e la televisione ad accoglierli.
4 - La delusione è grande. Devono rimanere almeno tre mesi sull'isola, nel centro di prima accoglienza
mentre le autorità italiane si metteranno in contatto con quelle dei loro paesi per verificare se essi sono
partiti in maniera clandestina e, in questo caso, li rimpatrieranno. Sono tutti sconcertati. Sanno di essere
clandestini, di essere arrivati senza visto, senza documenti, senza soldi, senza niente ... che significa tutto
questo? Ma la doccia fredda arriva dopo. Viene recapitato a tutti un avviso di garanzia con l'imputazione di
tentata immigrazione clandestina. Le richieste del magistrato ai paesi di presunta origine dei migranti
rimangono inevase e, dopo tre mesi, il nostro riceve un permesso di soggiorno "provvisorio" e dichiara di
voler andare in Francia. Dei 500 dollari che aveva ne sono rimasti una trentina, ma il biglietto del traghetto per la Sicilia costa solo 7 Euro (circa dieci dollari) e così lui può lasciare Lampedusa.
5 - Il nostro alla fine si è stabilito a Palermo dove si guadagna da vivere di giorno pulendo i vetri alle
automobili che si fermano ad un certo semaforo, di sera girando per alcuni ristoranti dove vende rose rosse
agli uomini che cenano in compagnia di belle donne. Entrambi i "lavori" gli sono stati procurati da un connazionale che, in cambio della sua "protezione" e del mazzo di rose fresche da vendere, ogni giorno gli chiede
200 Euro.
Vorrei che fosse chiaro che io non sono razzista, ma non ritengo possibile gabellare per normale un simile modo di accedere in Italia. Il resto d'Europa fa in un'altra maniera e per questo, e non per altro, l'Europa
è molto critica nei confronti dell'Italia. Non possiamo chiedere all'Europa supporto nelle operazioni di "accoglienza" di chi arriva in spregio a tutte le leggi e i regolamenti nazionali ed internazionali. L'Europa non ha
più frontiere interne, quindi se uno solo dei suoi stati non uniforma i propri controlli di accesso agli standard che usano tutti gli altri è come se non lo facesse nessuno. È proprio la parte istituzionale dell'Italia a
violare sistematicamente le proprie leggi sull'ingresso dall'estero, quando accoglie i clandestini invece di
respingerli. Ovviamente nessuno si premura di seguire la procedura legale per entrare in Italia: non serve e
poi ... neppure i consolati la sanno applicare!
Quando i nostri giornali (e torniamo al fare opinione e non informazione) hanno fatto sapere che l'Italia
aveva ottenuto comprensione dall'Europa, non ci hanno spiegato come mai è partita subito l'Operazione
"Mare nostrum" che prevede l'impiego su vasto raggio di tutti i tipi di unità navali da pattuglia, non per trarre in salvo "subito", come è stato detto, i migranti, ma per bloccare (finalmente) la migrazione nei porti di
partenza.
Ora però manca ancora il tassello principale: far si che anche i consolati italiani sappiano fornire le giuste informazioni nei paesi d'origine a chi vuole entrare in Italia, proprio come fanno i consolati degli altri
paesi europei. Avremo così anche noi i migranti "regolari", come gli altri paesi europei.
Non si parla quindi né di colore della pelle, né di altri connotati razziali, ma solo di rispetto della legge
... che c'è anche in Italia.
Inoltre, e torno al discorso iniziale, l'immigrazione regolare non obbliga i migranti a compiere viaggi pericolosi come la traversata del canale di Sicilia su una barca sottodimensionata sia per il carico umano che
porta, sia per il rischio che corre se il mare non dovesse essere più che calmo.
Il naufragio di metà ottobre non è stato il primo e non sarà l'ultimo, ha finalmente mosso a pietà, ma
ancora non scuote le coscienze. Quei morti non sono un romantico tributo all'anelito di libertà dei migranti, ma una terribile responsabilità della nostra incapacità di incanalare per le vie legali il fenomeno! Se
l'Italia avesse trovato il modo di farlo, e lo ripeto, gli altri paesi europei lo fanno "regolarmente", quei morti
non ci sarebbero stati. Infatti quei migranti sarebbero potuti arrivare in Italia con un regolare visto di soggiorno, con un volo di linea o con un traghetto, non viaggiando ammassati come bestie su un barcone che
alla prima ondata del mare un po' mosso, è colato a picco.
Invece, e qui io sono sconvolto, non solo diamo per scontato che la nostra incapacità di applicare sotto
forma di procedura una legge sia normale (forse perché Bossi e Fini, cioè gli autori della legge ora non sono
più parlamentari?), ma i nostri mass media fanno a gara a mostrarci quanto sono soccorrevoli le nostre forze
dell'ordine ... che invece dovrebbero, a norma di legge, respingere chi tenta l'ingresso clandestino.
Questo atteggiamento, a onor del vero, ha una spiegazione. Nell'ormai lontano 1997, la migrazione clandestina via mare proveniva dall'Albania in piena crisi post rivoluzionaria. Allora le nostre motovedette si
comportavano come quelle degli altri paesi europei: respingevano i clandestini. Una di esse, nel canale
d'Otranto, si trovò in rotta di collisione con un barcone con oltre cento persone assiepate sopra. Nell'urto,
causato da una manovra spericolata del conduttore del barcone, esso affondò e vi furono parecchie vittime.
Il comandante della motovedetta venne subito processato e condannato senza appello "sui giornali", dopo
un po' anche in tribunale, e lo stesso Presidente del Consiglio pro tempore, on. Romano Prodi, si recò sul
luogo della sciagura e lanciò in mare una corona d'alloro.
Il messaggio era chiaro! E da allora le nostre motovedette non fanno più controllo delle frontiere marittime, ma "accoglienza" dei clandestini che arrivano sui barconi.
E ... i consolati italiani all'estero? Continuano a non preoccuparsi del problema.
Caro architetto Campo, la ringrazio per avermi dato l’opportunità di tornare su un problema che non
potremo mai risolvere se prima non facciamo chiarezza innanzitutto nel nostro modo di intendere e di volere la legge.
IL NASTRO AZZURRO
35
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
VIA RASELLA, PIPPO BAUDO LITIGA CON L'ANPI
«Via Rasella? Una volta che sai che la tua azione, per quanto eroica, contribuirà a far ammazzare 335
persone o hai il coraggio di dire "sono stato io" e ti immoli o verranno uccisi degli innocenti». Lo dice
Pippo Baudo in polemica con l'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani Italiani, dopo il servizio sulle Fosse
Ardeatine proposto lunedì 8 luglio a «Il viaggio», su Rai Tre, che si è occupato di via Rasella. Nella puntata Baudo ha intervistato il maggiore dell'Esercito Francesco Sardone, direttore del Mausoleo delle Fosse
Ardeatine, che dipende dal «Commissariato generale per le onoranze ai caduti di guerra», un ufficio del
Ministero della Difesa. La ricostruzione dei fatti presentata non è piaciuta all'ANPI. «Purtroppo ancora una
volta, parlando di via Rasella, si sono rappresentati i fatti come se si fosse trattato di un attentato terroristico, e non di una "legittima azione di guerra partigiana", come è stato riconosciuto più volte dalla
Corte di Cassazione italiana e da numerosi tribunali» sottolinea in una nota l'ANPI.
Ma Baudo difende il suo punto di vista: «Qui si gioca con le parole. Mi pare che non abbiamo mai detto
"terrorismo" ma per esserne sicuro dovrei
vedere il filmato. In ogni caso anche se avesRastrellamento dei tedeschi a Roma,
simo fatto questo riferimento non sarebbe
in via Quattro Fontane, subito dopo
stato nel senso che si usa oggi». E poi, incalza il conduttore, «allora parliamo di attental'attentato di via Rasella
to, lo era sì o no? I nazisti, che hanno tutta
la mia disistima per quello che hanno compiuto nel mondo, facevano pattugliamento. I
partigiani sapevano che la reazione dei tedeschi sarebbe stata uno a dieci? Purtroppo che
questa rappresaglia nazista ci sarebbe stata
era noto perchè c'erano manifesti su tutti i
muri di Roma, come ha spiegato bene il maggiore Sardone» a sua volta criticato dai partigiani nella nota.
«Dobbiamo correggere il maggiore Sardone - scrive l'ufficio stampa ANPI - che ha raccontato che dopo l'8
settembre del '43 i Gruppi Armati Proletari cominciarono a compiere attentati contro i tedeschi, evidentemente confondendo i G.A.P., Gruppi di Azione Patriottica responsabili dell'azione di via Rasella, con i
Gruppi Armati Proletari, gruppo terroristico degli anni di piombo». L'ANPI sostiene anche che «parlando
della rappresaglia, le domande di Baudo sembrano legittimare le presunte leggi di guerra, solo in parte
spiegate dal maggiore dell'Esercito, continuando a diffondere l'idea sbagliata che si potessero uccidere
10 persone per ogni militare morto. Baudo afferma: ”Dobbiamo dire la verità, sui fatti ancora si discute… gli autori non si sono mai presentati, anzi, sono stati insigniti di medaglia d’oro ed alcuni hanno
fatto i deputati”».
L'ANPI rigetta la ricostruzione fatta a «Il viaggio»: «In realtà l'eccidio fu compiuto dai tedeschi in gran
segreto e in tempi rapidissimi (21 ore dopo l'azione), in combutta con la polizia fascista, che consegnò
alle SS di Kappler una parte delle vittime. Non fu rivolto alcun appello a consegnarsi agli autori dell'azione di via Rasella nè vi fu alcun preavviso della rappresaglia. Proprio per celare il posto dell'eccidio, i
tedeschi fecero esplodere delle bombe all'ingresso delle cave Ardeatine. Ricordiamo - prosegue l'associazione dei partigiani - quindi a Baudo, nel '70 anniversario della Resistenza, e a tutti i cittadini italiani
che lo hanno ascoltato, che la verità è un'altra ed è stata definitivamente stabilita dai tribunali».
Il conduttore scuote la testa. «Purtroppo questa è una spina dolorosa che si trascina nel tempo» replica
Baudo ma «una volta che sai - continua - che la tua azione, per quanto eroica, contribuirà a far ammazzare 335 persone o hai il coraggio di dire "sono stato io" e ti immoli o verranno uccisi degli innocenti.
L'esempio più calzante è quello del vice brigadiere dei carabinieri Salvo d'Acquisto che si è immolato»
facendosi ammazzare dai nazisti per salvare la vita a 22 persone (e non era neppure il responsabile della
morte dei tedeschi per vendicare i quali era stata intrapresa la rappresaglia - ndr). «C'è il tribunale della
storia e il tribunale della morale, che è un'altra cosa. Nessuno si è immolato per salvare queste vittime.
Io sono per i partigiani - chiarisce Baudo - e quello che hanno fatto in Italia è eroico ma in questo caso
un atto di eroismo in più ci stava».
LA CROCE ROSSA ITALIANA FORNISCE SUPPORTO PSICOSOCIALE DOPO LA TRAGEDIA DI
LAMPEDUSA
Venerdì 4 ottobre 2013 un barcone carico di 500 emigrati è affondato al largo di Lampedusa. Centinaia
le vittime. La Croce Rossa Italiana ha fornito assistenza e supporto psicosociale ai 155 sopravvissuti e a
quelli colpiti. Alessandra Diodati, un’operatrice della CRI che è responsabile degli aspetti sociali del progetto Presidio a Lampedusa dove monitora gli arrivi degli immigranti. “D’ora in avanti uno psicologo sarà
disponibile al centro di ricevimento, sia per i sopravvissuti come pure per ognuno di coloro che lavorano
qui che abbia necessità di sostegno psicosociale a seguito della tragedia.” ha detto Diodati. “Le persone
provano una serie di sensazioni, dall’incredulità ai sensi di colpa per avercela fatta non essendo in grado
contemporaneamente di aiutare gli altri. Controllare queste condizioni diviene ancora più complesso
quando si arriva in un paese dove le persone parlano una lingua differente."
La Croce Rossa Italiana provvederà a fornire un interprete eritreo per aiutare a superare la barriera linguistica.
36
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
LUGLIO 1943 : I CAVALLEGGERI DI LODI IN SICILIA
Nel gennaio del 1943 presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo, veniva costituito lo squadrone autonomo autoblindo “Lodi” armato di Spa 40. Lo Squadrone, al comando del capitano Carlo Alberto Orsi, destinato alla Tunisia,
imbarcava le blindo ed i piloti sulla nave “Ombrina” che salpata da Napoli, però veniva intercettata e colata a
picco. Solo il 2 luglio 1943 lo squadrone, rischierato in Sicilia, venne riarmato con le autoblindo e gli altri materiali di “Nizza Cavalleria”. Per l’usura dei mezzi fu possibile assemblare solto tre plotoni: il 1° del tenente
Renato Boccolini, il 2° del sottotenente Pasquale Vitale ed il 3° del sergente maggiore Manlio Maniero, ordinati ciascuno su due blindo e due motociclette. A seguito dello sbarco nemico a Gela, alle tre del mattino del 10
luglio lo squadrone mosse verso Agrigento, procedendo a fari spenti e percorrendo le discese a motori spenti per
risparmiare benzina.
Alla polveriera di Lercara Friddi si rifornì di munizioni, poi riprese la marcia verso Agrigento. Intorno alle dieci
del mattino, durante una sosta nei pressi di Passo Fonnuto, per procedere alla distribuzione delle munizioni,
controllare i mezzi e concedere un poco di riposo ai cavalleggeri, in piedi ormai da due giorni, sopraggiunse una
formazione di caccia alleati che procedeva a bassa quota in cerca di bersagli. Una macchina tedesca che transitava allo scoperto aprì il fuoco, attirando su di sé la reazione del nemico che attaccò anche i nostri cavalleggeri finché una colonna di fumo e fiamme, convinse l’avversario del successo. Un’autoblindo centrata in pieno
aveva, infatti, cominciato a bruciare mentre il suo equipaggio, schizzato fuori, si allontanava velocemente. Il
sergente maggiore Perone, con prontezza di spirito, si pose alla guida del mezzo, ormai quasi completamente
avvolto dalle fiamme, e lo allontanò per impedire che l’esplosione del serbatoio e delle munizioni coinvolgessero l’intero squadrone. Verificati i danni e medicati i feriti, lo squadrone riprese il viaggio per vie secondarie e
in serata giunse nei pressi di Favara. Sistematosi a difesa, il capitano Orsi si recò in moto presso il locale
Comando Militare dove fu informato della situazione creatasi a seguito dello sbarco alleato. Gli fu comandato
di distaccare continue pattuglie esploranti nella zona a nord-est della città, e di evitare qualsiasi contatto col
nemico nell’attesa dell’arrivo di un nucleo di bersaglieri motociclisti. Tornato al bivacco l’ufficiale organizzò le
pattuglie, composte da una blindo ed una motocicletta che, essendo più rapida e veloce fungeva da battistrada. Cominciarono le loro perlustrazioni lungo le rotabili Favara-Canicattì-Naro, con rientro a Favara. Nella notte
fra il 10 e l’11 luglio la pattuglia composta da Vitale, Boccolini e Libertini incappò nella piana di Agrigento in un
posto di sbarramento americano ben celato ai margini della strada. Fatta passare la macchina di testa (quella
del Libertini), gli americani investirono col fuoco di mitragliatrici ed armi controcarro le autoblindo del sottotenente Vitale e del sottotenente Boccolini. La prima blindo esplose subito uccidendo i due membri dell’equipaggio mentre lo stesso Vitale, col volto coperto di sangue, ferito e privo di sensi, veniva estratto dalle lamiere dai fanti americani che, ritenendolo morto, lo abbandonarono sul terreno. Il sergente maggiore Libertini,
intanto, nonostante la sua autoblindo fosse danneggiata, in retromarcia, si sganciò dal tiro delle armi nemiche
defilandosi dietro una curva; poi, si riportò in avanti e, sotto il reiterato fuoco dell’avversario, recuperò i feriti, fra cui il sottotenente Vitale che nel frattempo aveva cominciato a dare segni di vita. Ripartì a tutta velocità ma, quando ormai speravano di essersi messi in salvo, la blindo veniva centrata e messa fuori uso. Tutti gli
uomini, compresi i feriti, saltarono a terra e si posizionarono lungo le cunette della strada rispondendo al fuoco
e mantenendo il contatto finché, sopraggiunta finalmente la pattuglia dei bersaglieri motociclisti, ripiegarono
rientrando nell’accantonamento.
Intanto il capitano Orsi aveva ricevuto l'ordine di spostarsi in città con le 6 autoblindo rimaste, per dare sicurezza. Mentre, col poco carburante rimasto, le blindo stavano dirigendo su Agrigento, furono attaccate da una
poderosa formazione aerea nemica. Il reparto si disperse nella campagna circostante e il carburante si esaurì
rnella manovra. Il capitano Orsi, resi inutilizzabili i motori e le armi di bordo, risolveva di portarsi verso nord
muovendosi di notte per sfuggire all’osservazione aerea nemica. Alle prime luci dell’alba, dopo una notte di
viaggio in camion, preceduti da una staffetta in moto giunsero a Palazzo Adriano dove trovarono il tenente
Lorenzon e gli altri dello squadrone pronti a tentare il rientro verso il
Continente.
I cavalleggeri però dovettero abbandonare in terra di Sicilia una quindicina di feriti. TRa essi, il sottotenente Vitale, che fatto prigioniero dagli
americani e ricoverato al posto medicazione di Grotte, alla prime luci
dell’alba successiva era riuscito ad impossessarsi di una moto “Gilera”
e, attraversando le linee nemiche, aveva raggiunto lo squadrone, ma il
comandante, data la gravità delle ferite, decideva di ricoverarlo all’ospedale da campo di Sambuca di Sicilia. Quando arrivarono le truppe
americane il sottotenente Vitale venne di nuovo fatto prigioniero nell’ospedale da campo, affidato alle cure del sottotenente medico Giano
Magrì (anch’egli prigioniero). Alcuni mesi dopo, mentre era convalescente all’ospedale militare di Palermo, il sottotenente Vitale fuggì coraggiosamente un’altra volta e, dopo un avventuroso viaggio passando per
Messina e la Calabria, raggiunse l’XI Comando Tappa da dove venne assegnato al costituendo XX reparto salmerie da combattimento, prezioso
elemento di supporto agli eserciti alleati che doveva garantire rifornimenti alle truppe di prima linea e sgomberare nelle retrovie i feriti e i
deceduti. Non erano però escluse azioni di combattimento vere e proprie. Era iniziata la guerra per la liberazione dell’Italia.
Francesco Borgese
(Consigliere Nazionale ANAC Sicilia)
IL NASTRO AZZURRO
Il generale Pasquale Vitale
37
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
ASCOLI PICENO
Il 25 luglio, nelle vicinanze della Caserma
"Clementi", ha avuto luogo la cerimonia di intitolazione del "Largo Tenente Francesco Crucioli”,
Medaglia d'Oro al V.M. Caduto in Africa Orientale il
5 dicembre 1937. L'Eroe è il padre del Presidente
della Federazione, Cav. Franco Bruno Crucioli
che, commosso, ha ringraziato tutti i presenti. Alla
cerimonia, organizzata dal Comando Militare, su
delega del Comune, oltre al Direttivo al completo,
hanno partecipato il Sindaco Guido Castelli, il Vice
Sindaco dott. Giovanni Silvestri, il Presidente della
Provincia Piero Celani, Autorità civili e militari, e
diverse Associazioni Combattentistiche. La stampa
locale ha dato ampio rilievo all'avvenimento.
BARI
Vasto e variegato è stato il quadro delle attività
della Federazione nel periodo marzo - settembre
2013. Per alcune si è trattato di semplice partecipazione (del Labaro) a manifestazioni organizzate
da vari enti e comandi del Presidio di Bari; per la
maggior parte si è trattato di attività organizzate
dalla Federazione a cui hanno partecipato anche i
soci di altre associazioni. Tra le principali e più
importanti si ricordano le seguenti:
a. Cerimonie militari, civili e religiose
14 marzo: Precetto pasquale
21 marzo: Giornata dell'Unità d'Italia
24 marzo: Spettacolo teatrale
25 aprile: 68° anniversario della Liberazione
(cerimonie a Bari e a Modugno)
18 maggio: 161° anniversario della fondazione
della Guardia di Finanza
24 maggio: Giornata del Decorato (cerimonia a
Bari e partecipazione alla cerimonia organizzata
dalla Presidenza Nazionale a Roma)
2 giugno: Festa della Repubblica
16 giugno Festa del Genio
29 giugno Pellegrinaggio ANGET al Sacrario
2 settembre: Cambio del Comandante del
Comando Scuole A.M./3^ Regione Aerea
b. Attività culturale e ricreativa
1 marzo: continuazione corsi di ballo e bridge
4 marzo: inizio corso per il conseguimento della
patente nautica
38
11 marzo: festa della pentolaccia
16 marzo: torneo di bridge fra soci dell'Istituto e
soci del Circolo del Bridge
5 aprile: inizio del corso di Bridge Avanzato per gli
allievi che hanno superato il corso base
18 aprile: visita alla stazione satellitare COSPAS
SARSAT (a Bari)
10 maggio: Visita al 15° Stormo A.A. (a
Martinafranca)
20 maggio: gita sociale sul "Murgia express" (a
Matera)
30 maggio: conferenza del ten. A.A. Loreto
Selena reduce dall'Afghanistan
15 giugno: gita sociale alle "sorgenti del Sele"
18 giugno: Spettacolo teatrale
23 giugno: cena sociale "Aspettando San Giovanni"
24 giugno: Concerto della Banda Nazionale G.d.F.
25 giugno: Conferenza della socia dott.ssa Dora
D'Onofrio.
c. Attività di protezione sociale
29 marzo -1 aprile: viaggio nelle Marche (Fano)
per assistere ai riti pasquali nella regione (Turbe
di Cantiano). con l'occasione sono state visitate le
località attraversate da Giuseppe Garibaldi nel
suo tentativo, dopo la caduta della Repubblica
Romana (30 aprile 1849) di raggiungere la
Repubblica di Venezia
1 giugno - 16 settembre: Ammissione dei Soci del
Nastro Azzurro, alla stabilimento balneare del
presidio di Bari, alle stesse condizioni (economicamente molto vantaggiose) dei militari in servizio o in quiescenza.
22 agosto - 3 settembre: Soggiorno a Tarvisio. Con
l'occasione sono state visitate alcune località
dove si svolsero i combattimenti più cruenti della
prima guerra mondiale. In particolare:
- Fiume Isonzo (per le sue famose 12 battaglie)
- Timau (Tempio ossario) e valle del But (settore
delle famose "portatrici carniche")
- Gorizia, ecc ...
6 settembre - 16 settembre: soggiorno a Milano
Marittima: nell'occasione, insieme a molte altre
località, sono state visitate alcune di particolare
valore storico (fiume Rubicone, pineta dove morì
Anita Garibaldi, ecc ...)
BOLOGNA
La Federazione di Bologna ha partecipato nel
bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- il 2 giugno, partecipazione col Medagliere, portato dai Granatieri di Sardegna affiancato da un
Ufficiale, alle cerimonie che si sono svolte:
. in Piazza del Nettuno, con deposizione di corone
alle Lapidi ai Caduti;
. in Piazza Maggiore per la commemorazione ufficiale della Festa della Repubblica, alla presenza
dei Corpi Militari e delle Massime Autorità cittadine, militari e civili;
- il 25 maggio, una rappresentanza della
Federazione composta dal Presidente Cav.
Giorgio Bulgarelli, dai Consiglieri Cav. Ugo
Bulgarelli, Grand. Uff. Marco Bettoli, dai Soci
Ten. Davide Nanni e Ten. Lorenzo Bulgarelli,
hanno presenziato con le insegne e il Medagliere,
IL NASTRO AZZURRO
Azzurro alla cerimonia svoltasi presso la Caserma
“Viali”, sede del 121° Regimento Artiglieria
"Ravenna", per il cambio del Comandante Col.
Ascenzo Tocci, e il subentrante Col. Massimo Mela.
Il Medagliere, scortato da un Ufficiale Superiore,
e da un rappresentante dell’Associazione
Granatieri di Sardegna, ha sfilato per primo
davanti al Reggimento schierato in formazione,
ricevendo il saluto delle Autorità militari e civili
presenti. Il Col. Mela ha assicurato, appena possibile, una Sua visita alla Sede dell'Istituto.
Roma: la Federazione di
Bologna partecipa alla Festa
del Decorato
alla celebrazione del 90° Anniversario della
Fondazione dell'Istituto del Nastro Azzurro, con
deposizione di corone d'alloro svoltasi a Roma
all'Altare della Patria e, a seguire, alla S. Messa
nella Chiesa dell'Ara Coeli in suffragio dei Caduti;
- il 4 giugno, il Presidente, Cav. Giorgio Bulgarelli,
ha presenziato alla conferenza organizzata dal
Comando della Brigata Aeromobile "Friuli", dal
titolo "La leadership militare nelle missioni internazionali - l'esperienza in Libano", introdotta dal
Gen. B. Antonio Bettelli, Comandante del
Contingente Italiano Operazione Leonte 13 e relatori il Gen. Franco Angioni, già Comandante
Contingente Italiano (ITALCON) LIBANO 2 e l'Ing.
Paolo Nespoli, astronauta e ufficiale dell'Esercito
Italiano inviato in Libano nella Forza
Multinazionale di Pace;
- il 5 giugno, nella Chiesa di San Valentino in
Bologna, partecipazione alla S. Messa, celebrata
dal Vicario Mons. Silvagni, in occasione del rientro
Brigata Aeromobile "Friuli", alla presenza del
Comandante del Contingente Gen.B. Antonio
Bettelli e di una folta rappresentanza di militari e
cittadinanza;
- il 6 giugno, rappresentanza della Federazione
con Medagliere alla cerimonia svoItasi presso la
Caserma “Mameli” per il saluto al Contingente in
rientro dal Teatro Operativo Libanese della
Brigata Aeromobile "Friuli". Era presente il Capo di
S.M. dell'Esercito e le massime Autorità Militari e
Civili della città e provincia, nonché rappresentanti militari libanesi;
- l'8 giugno, Festa Della Marina Militare, il Socio
Ten. Davide Nanni, col Medagliere, ha presenziato alla S.Messa tenutasi nella Cappella della
Caserma “Minghetti”.
- il 19 giugno, Partecipazione alle Celebrazioni per
il 199° Anniversario della Fondazione dell'Arma
dei Carabinieri, tenutasi in Comune di Monzuno
(BO), organizzata dall'A.N.C. dei Comuni
dell'Appennino bolognese alla presenza dei
Sindaci, dell'Ispettore Regionale Gen. Claudio
Rosignoli e delle Autorità Militari e civili. Dopo la
S. Messa celebrata dal Cappellano della Legione
Carabinieri Emilia-Romagna, Cap. Don Giuseppe
Grigolon, un corteo, preceduto dal Medagliere
dell'Istituto, portato dal Socio Ten. Davide
Nanni, attraversando le principali vie cittadine, si
è portato al Monumento ai Caduti dove è stata
deposta una corona di alloro;
- il 26 luglio, il Socio Ten. Davide Nanni ha rappresentato, con il Medagliere, l'Istituto del Nastro
IL NASTRO AZZURRO
BRESCIA
La Federazione di Brescia ha partecipato nel
bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- l’11 giugno è stata effettuata la seconda documentazione fotografica di altre lapidi presenti
nella Caserma "Ottaviani", già sede del 52°
Reggimento Artiglieria, affinché, se possibile,
questi reperti storici non vadano dispersi o
distrutti, ma siano recuperati e ricollocati. Nel
progetto si vuole coinvolgere il Comune di Brescia,
Assoarma e l'Associazione Fiamme Verdi;
Brescia: una delle lapidi nella
Caserma “Ottaviani”
- il 15 giugno, il Presidente della Federazione ha
presenziato, presso il Monumento dell'Autiere, in
città, alla cerimonia del 41° Anniversario della
Fondazione
della
Sezione
di
Brescia
dell'Associazione Nazionale Autieri d'Italia
(Presidente Cav. Luigi Mainetti), in concomitanza
della Festa dell'
Arma Trasporti
e Materiali;
- il 16 giugno, 22
componenti del
Gruppo
di
Gallarate (Va)
dell'
ANMI,
hanno visitato il
Museo
del
Nastro Azzurro
di Salò, unitamente a 18
Tr a s m e t t i t o r i
Alpini, appartenenti a vari
Gruppi
ANA
della provincia
di Verona e ad Delegazione ANMI e GGOOPP
in visita al Museo N.A.
un gruppo di
GGOOPP.
39
BRINDISI
La Federazione di Brindisi ha partecipato nel bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- come ogni anno, nella Chiesa "Stella Maris" di
Maribase Brindisi, si è svolta una cerimonia solenne
con la celebrazione della Santa Messa in memoria
dei Decorati al Valor Militare, alla presenza delle
Autorià Civili, e Militari e di numerosi Soci, e relativi familiari, della Federazione di Brindisi, della
Sezione di Ostuni e del Gruppo di San Vito dei
Normanni, con i rispettivi Labari. Il Presidente
della Federazione di Brindisi, Capitano di Fregata
Comm. Vincenzo Cafaro, nel suo intervento conclusivo, ha ringraziato il Contrammiraglio Pasquale
Guerra, Comandante della Brigata Marina “San
Marco” per aver ospitato la cerimonia e poi ha ricordato la figura del C.V. Primo Longobardo, Medaglia
d'Oro al Valor Militare, Caduto eroicamente nella
sua prima missione al Comando del sommergibile
“Torricelli” in Atlantico, al quale sono dedicati la
sede dell'Associazione Nazionale Marinai d'Italia e il
Circolo Ufficiali della Marina Militare di Brindisi;
- il 2 giugno, presso il Monumento ai Caduti in Piazza
S. Teresa, è stato celebrato il 67° Anniversario della
Repubblica, alla presenza del Prefetto di Brindisi
dott. Nicola Prete, del Comandante del Presidio
Militare di Brindisi e della Brigata Marina “San
Marco”, Contrammiraglio Pasquale Guerra, delle
Autorità Civili, Militari, Religiose e delle
Associazioni Combattentistiche e d'Arma. Nel corso
della cerimonia sono state conferite attestazioni ed
Onorificenze O.M.R.I. a personale Militare e Civile.
La Federazione Provinciale di Brindisi era presente col Presidente, Capitano di Fregata Comm.
Vincenzo Cafaro, e col Labaro scortato da tre Soci.
CATANZARO
Il 6 luglio, presso la Chiesa Matrice di Soverato, è
stata celebrata una messa in onore di San Giovanni
Battista, patrono del Sovrano Militare Ordine di
Malta, in occasione della formazione del locale
Gruppo di Protezione Civile del CISOM. Alla funzione
religiosa hanno presenziato rappresentanti delle
Forze Armate e, per la Federazione “Azzurri dei
Due Mari” presieduta dall'avvocato Giuseppe Palaja,
il Segretario Antonio Palaja di Tocco.
Vice Prefetto Vicario Dott.ssa Giordano, il Sindaco
di Cremona Prof. Oreste Perri, il Gen.B. Antonio
Pennino comandante militare “Esercito Lombardia,
il Col. (ismmi) Pierfrancesco Cacciagrano, alcuni
Ufficiali in rappresentanza dei Comandi Provinciali
dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, il Console
Generale di Francia Joel Meyer, di Grecia, George
Papadopoulos, di Croazia, Ivan Marsan, di Austria,
Sigrid Berka, di Ungheria, Istvan Manno e la
Viceconsole di Polonia Zuzanna Schepf Kolacz; presenti anche i delegati delle comunità croata di
Milano, Comunità ellenica di Brescia e Cremona,
con il Presidente Costantino Buzalis, che furono
coinvolte negli aspri combattimenti della seconda
guerra d’indipendenza, i Gonfaloni della Città di
Cremona, dei Comuni di Solferino, Desenzano,
Bedizzole, Cavriana, Medole e Castiglione delle
Stiviere con i rispettivi Sindaci; presenti anche il
Vice presidente della "Società di Solferino e San
Martino", Giorgio Coletto, il Presidente nazionale
della Associazione Militari in Congedo Ten.(g.)ris.
Arch. Valentino Ramazzotti ed il delegato generale
per l’Italia Souvenir Francais e Presidente dell’
Istituto Risorgimento della sezione di Lodi Marco
Baratto ed in rappresentanza dell’ Esercito francese
il Colonnello Daniel Zouggari. Hanno partecipato
tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Arma e
le Reali Guardie al Pantheon di Brescia e Cremona
con il Delegato bresciano Dott. Valter Luigi Cotti
Cometti ed il Commissario cremonese Sig.
Alessandro Bosio. A fianco dei Gonfaloni spiccavano
il Labaro della Federazione del Nastro Azzurro di
Cremona con il Presidente Cav. Claudio Mantovani
ed il Consigliere Dott. Paola Bosio, quello di Brescia
con il Presidente Dott. Raffaele Rivolta (UNUCI
Monterosi) e quello di Mantova con il Presidente il
pluridecorato al Valor Mil. Sergente Carlo Cattani.
La Fanfara dei Bersaglieri in congedo, diretta magistralmente dal Maestro Nolli, ha scandito i momenti salienti della cerimonia;
CREMONA
La Federazione di Cremona ha partecipato nel
bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- il 29 Giugno a Cremona una Santa Messa, in suffragio dei soldati francesi feriti e Caduti nella battaglia
di Solferino e San Martino i cui resti riposano
nell’Ossario a Loro dedicato nel Cimitero Maggiore
di Cremona, è stata celebrata all’Altare della
Vittoria dal Vicario Generale, della diocesi, Mons.
Mario Marchesi che ha affidato le letture delle Sacre
Scritture alla Guardia d’Onore alle Reali Tombe al
Pantheon Rita Grassi Bosio ed all’Azzurro (
Presidente UNSI Cremona) 1° M.llo Luogotenente
Salvatore Dugo, speaker della cerimonia. All'evento,
perfettamente
organizzato grazie all’impegno
dell’Azzurro Colonnello Adolfo Cocchetti, al supporto della Prefettura, tramite il Capo di Gabinetto
dott. Beaumont Bortone, e del Comune rappresentato dall’Assessore De Micheli, hanno partecipato il
40
Cremona: Cerimonia in memoria dei
Caduti francesi a San Martino e Solferino
- il 7 luglio, presso il Cimitero Civico di Cremona, il
Presidente della locale Federazione del Nastro
Azzurro, Magg. Claudio Mantovani e il Consigliere
e Alfiere Lgt. Salvatore Dugo, hanno partecipato
alla cerimonia organizzata da A.N.F.C.D.G. e
A.N.V.C.G. in ricordo di tutte le vittime civili della
guerra. "I caduti militari e civili, di tutte le guerre,
sono Angeli che ci hanno preceduto in quel nuovo
mondo dove non vi sono più guerre e non vi è più
odio", ha detto il celebrante. Terminata la Santa
IL NASTRO AZZURRO
Messa, i convenuti si si sono spostati in corteo alla
cripta della Madonnina del Grappa ove il parroco
Don Oreste ha posto la benedizione alle Bandiere
e ai Labari issati;
Cremona: commemorazione dei
Caduti civili della guerra
FERRARA
La Federazione di Ferrara ha partecipato nel
bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- il 5 maggio, al Raduno Provinciale Interforze di
Copparo (FE) con la Cerimonia di Gemellaggio tra
la Sezione Estense dell’Associazione Nazionale
Lagunari Truppe Anfibie ed il Gruppo di Mantova
dell’Associazione Nazionale Alpini;
Ferrara: Gemellaggio tra il
Lagunari e gli Alpini
- il 6 maggio, è stata celebrata una S. Messa di suffragio in memoria del Comandante Giorgio
Zanardi nel primo anniversario della scomparsa.
Al rito, in ricordo anche della consorte Signora
Zika Lang, celebrato nella Parrocchia di Santa
Caterina Vegri era presente la figlia Nicoletta;
- il 22 maggio, alla presentazione, presso la
Biblioteca Ariostea di Ferrara, del libro: “Un eroe
veneziano. Umberto Klinger ed i suoi aerei”. Il
libro ripercorre la vita del “Comandante”, come
lo chiamavano i collaboratori, dalla partecipazione alla prima Guerra Mondiale ed all’Impresa di
Fiume, alla collaborazione con Italo Balbo a
Ferrara e poi a Roma con la costituzione della
compagnia di bandiera “Ala Littoria”. Prosegue
poi con la partecipazione alla seconda Guerra
Mondiale, durante la quale si meritò 5 Medaglie
IL NASTRO AZZURRO
d’Argento al V.M.,
ne illustra, infine,
l’instancabile
ed
appassionata attività
di dirigente nell’industria aeronautica
italiana. Il Gen. S.A.
Giovanni Sciandra,
P r e s i d e n t e
N a z i o n a l e
dell’Associazione
Arma Aeronautica,
ha coordinato la presentazione aperta
dalla prof.ssa Maria
Serena
Klingler
Delisi coautrice del
libro e figlia del
C o m a n d a n t e
Klinger. Hanno preso la parola, poi,la prof.ssa
Anna Quarzi, Direttrice dell’Istituto di Storia
Contemporanea di Ferrara ed il Presidente della
Federazione ferrarese. La presentazione è stata
chiusa dal dott. Bruno Delisi ideatore del progetto;
- il 19 maggio, il Labaro della Federazione è stato
presente alla cerimonia, presso il Sacrario nel
Parco delle Crociere ad Orbetello, per l’80°
Anniversario della “Crociera del Decennale”. La
Federazione ha voluto, così, onorare e ricordare
il concittadino M.O.V.M. Maresciallo dell’Aria
Italo Balbo promotore e Comandante della
Crociera;
Orbetello (GR): la Federazione di Ferrara
rende omaggio a Italo Balbo MOVM
- il 24 maggio, Giornata del Decorato al Valor
Militare celebrata dalla Federazione, in collaborazione con il Gruppo ferrarese dell’Associazione
Nazionale Marinai d’Italia, con un incontro, ospitato nella prestigiosa “Sala dell’Arengo” della
Residenza Municipale, al quale hanno pertecipato
Autorità civili e militari. Il Presidente della
Federazione ha ricordato il 90° Anniversario
dell’Istituto, rendendo omaggio a tutti i 2071
Decorati ferraresi citandone quattro di epoche
diverse: Scipione Mayr, Ufficiale di Cavalleria 2
M.A.V.M. nelle Guerre di Indipendenza; Renato
Giovanetti, Ufficiale di Artiglieria M.A.V.M. nella
prima Guerra Mondiale; Giorgio Zanardi “il
Comandante” M.A.V.M. nella Guerra di
Liberazione e Giorgio Gonelli, M.O.V.M. Ufficiale
dell’Aeronautica Caduto nella Missione di Pace
O.N.U. a Kindu. Il Presidente del Gruppo ANMI ha,
poi, commemorato il concittadino M.A.V.M.
Capitano (CM) Egil Chersi Incursore della Regia
41
Marina caduto con il Sommergibile “Scirè”. A
seguire il Capitano di Fregata Marco Mascellani,
del Dipartimento Marina Militare dell’Adriatico,
ha presentato la storia del “Comando Subacquei
ed Incursori dalla 1a Guerra Mondiale ad oggi”.
L’incontro si è concluso con la consegna degli
Attestati di Benemerenza della Federazione ai
Soci Decorati, dell’Istituto;
- il 25 maggio, il Labaro della Federazione, con
una rappresentanza di Soci, ha partecipato alla
cerimonia di inaugurazione del “Monumento agli
Aviatori ferraresi”, alla presenza delle massime
Autorità civili e militari;
dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia presso il proprio Monumento, a suo tempo tenacemente voluto dal “Comandante” Giorgio Zanardi;
- il 2 luglio, il Labaro ed una rappresentanza della
Federazione ha partecipato al cerimonia per il
cambio delle consegne al Comando Operazioni
Aeree dell’Aeronautica Militare di Poggio
Renatico tra il Gen. S.A. Mirco Zuliani uscente ed
il Gen. D.A. Roberto Nordio subentrante.
Ferrara: inaugurazione
Monumento agli aviatori ferraresi
Poggio Renatico (FE): Cambio
Comandante del COI
- il 2 giugno, il Labaro della Federazione, con una
rappresentanza dei Soci, ha presenziato alle celebrazioni per il 67° Anniversario della Repubblica
Italiana presso il Castello Estense per la deposizione delle corone d’alloro e poi in piazza Trento e
Trieste per l’Alzabandiera e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica;
Ferrara: Festa
della Repubblica
FIRENZE
Nel Santuario della SS. Annunziata, ha avuto luogo
la tradizionale Cerimonia Commemorativa per il
73° Anniversario dell'affondamento della nave
“Paganini”, avvenuto al largo del porto di Durazzo
il 28 giugno 1940, a memoria degli oltre 220 soldati Caduti e dispersi ed i moltissimi superstiti, per un
totale di circa 950 uomini fra soldati ed equipaggio.
Quasi tutti gli imbarcati provenivano dalle province
della Toscana, in particolare da quella di Firenze. Al
termine della Commemorazione ha preso la Parola
il Presidente della federazione fiorentina del Nastro
Azzurro, On. Stegagnini, per plaudire all'iniziativa
ed esaltare la necessità della conservazione della
memoria per i fatti di Storia Patria. Infine sono
state lette le Preghiere del Marinaio e
dell'Artigliere, dai rappresentanti delle rispettive
Associazioni che, insieme a quella dei Caduti e
Dispersi in Guerra, erano presenti con i loro
Presidenti. Alla Cerimonia hanno presenziato i rappresentati di 20 famiglie.
- il 10 giugno, il Labaro della Federazione era presente alla sobria celebrazione della Festa della
Marina Militare organizzata dal Gruppo ferrarese
Ferrara: Festa della Marina
42
Firenze: rievocato l’affondamento
della Nave “Paganini”
IL NASTRO AZZURRO
FROSINONE
Sez. Cassino
Nel 70° Anniversario della distruzione dell’abbazia
di Monte Cassino, la Sezione di Cassino della
Federazione di Frosinone del Nastro Azzurro ha
partecipato al 2°raduno Nazionale "Invalidi Civili
di Guerra"
Cassino (FR): 2° Raduno
Nazionale “Invalidi civili
di guerra”
LECCO
La Federazione di Messina ha partecipato nel
bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- il 15 e il 16 giugno, la M.A.V.M. Ten. R.O.
Giuseppe
Faccinetto,
Presidente
della
Federazione è stato invitato dal Comandante,
Colonnello Massimiliano Bianchi a Pinerolo per
salutare il "Savoia Cavalleria" che dopo quasi un
secolo di permanenza nella città, alla quale non
solo storicamente, ha dato e ricevuto molto e vi
ha mosso i suoi primi passi nel lontano 1938, presto la lascerà. Erano presenti le autorità militari,
dal generale Bosotti comandante della Regione
Militare Nord a tutte le altre personalità di primo
piano del reggimento. La nostra Medaglia
d’Argento era l’ospite d’onore. Infatti, dopo le
parole introduttive del Colonnello Massimiliano
Bianchi, su sollecitazione anche del Generale
Bosotti, ha preso la parola il Faccinetto, simpaticamente proposto di chiamare “Silver”. Dopo i
saluti e ringraziamenti di rito, a richiesta ha raccontato un episodio della sua vita militare, successo durante l’iniziale avanzata verso El Alamein,
il giorno prima dell’atto di valore che gli valse il
conferimento della M.A.V.M.. Mentre era di pattu-
Lecco: Il Presidente Faccinetto ospite
d’onore del “Savoia Cavalleria”
IL NASTRO AZZURRO
glia avanzata, s’imbatté e fece prigionieri una
nutrita schiera d’inglesi che però, con sua grande
sorpresa, inglesi non erano ma indiani comandati
da un irlandese con un’irsuta barba rossa.
Quell’episodio del maggio del ’42, conferma la
stranezza delle guerre, il più delle volte combattute e imposte a gente lontana. E’ stato naturalmente applaudito e al termine della cerimonia,
prima di lasciare Pinerolo, ha consegnato al
comandante un piatto ricordo della città mentre il
Vice Presidente della Federazione Provinciale,
Ten. c. Giovanni Bartolozzi, ha donato al reggimento, un gagliardetto del comune di Lecco che
concesse la cittadinanza onoraria al reggimento
“Voloire";
- il 1 Settembre la M.A.V.M. S. Ten. R.O. Giuseppe
Faccinetto è stata accolta con onore all’annuale
commemorazione dell’A.N.A di Lecco, a ricordo
dei commilitoni del Battaglione "Morbegno" Caduti
in guerra o “andati avanti”, che si svolge nella
splendida Chiesetta al Pian delle Betulle, chiamata Tempietto dagli Alpini, costruita negli anni ’50
su progetto dell’architetto Cereghini, insigne professionista, ufficiale e reduce. La cerimonia, celebrata all’aperto, si è conclusa con gli interventi
delle autorità presenti tra le quali la dott.ssa
Antonia Bellomo, prefetto e il nostro lucido
Decorato che non ha tradito le aspettative di quell’ospitalità a 1600 metri s.l.m., annualmente rinnovata alla prima domenica di settembre.
Pian delle Betulle (LC): Commemorazione
Caduti del “Morbegno”
MESSINA
La Federazione di Messina ha partecipato nel
bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- il 2 giugno, 67° Anniversario della Repubblica alla
deposizione di una corona al Monumento dei
Caduti, in piazza Unione Europea e al forte
S.Salvatore presso la base navale di Messina alla
presenza delle massime autorità religiose, civili e
militari, delle associazioni combattentistiche, dei
sindaci della provincia e dei rappresentanti del
governo regionale (assessore Nino Bartolotta, presidente dell’Ars. Giovanni Ardizzone); nell’occasione sono state consegnate onorificenze al bersagliere Giuseppe Ruggeri, presidente regionale
dell’A.N.C.R., a Giuseppe Tortorici e alla figlia del
sig. Liborio Iudicello, Antonia;
- il 28 Agosto, presso la Caserma “Scagliosi”, alla
presenza del Brig. Gen. Nicola Sebastiani Capo
Reparto Sanità del Dipartimento di Sanita del
Comando Logistico dell’Esercito e delle massime
autorità civili e militari, è avvenuto l’avvicendamento tra l’uscente Dirigente del Dipartimento
43
Militare di Medicina Legale di Messina, Col. Co.sa.
t. ISMMI Michele Tirico, e il subentrante,
Col.Co.sa. t. ISMMI Enrico Messina.
Messina: avvicendamento alla diredirezione del Dipartimento Militare di
Medicina Legale di Messina
ROMA
La Federazione di Roma ha partecipato nel bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- Il 28 Aprile nel “Tempio del Perpetuo Suffragio”
è stata celebrata una Messa per i caduti della
R.S.I. Il Socio Gabriele Gigliotti, nipote
dell’Azzurro Gen. Medico Francescantonio
Gigliotti, pur riconoscendosi nei valori e nell’azione del Corpo Italiano di Liberazione e della resistenza cattolica ha donato, in segno di pacificazione, all’Avv. Juan Carlos Gentile, Segretario
Nazionaldell’A.N.C.I.S.(Associazione Nazionale
Combattenti Italiani Spagna) una corona di fiori
per ricordare, oltre i caduti repubblicani, anche
quelli delle Formazioni Partigiane “Osoppo Friuli”
auspicando che la memoria dello scontro fratricida sia un monito di libertà e di pace fra italiani;
- il 13 giugno, presso la Sede dell’Istituto
Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” a
Roma, Franco Tamassia e Giovanni Aldo Ricci
hanno tenuto la conferenza su “Garibaldi nell’opera di D’Annunzio”. Il prof. Tamassia ha rievocato gli episodi fondamentali della vita dei due eroi;
il dott. Ricci ne ha evidenziato le similitudini:
entrambi hanno concepito la lotta come evento
fondato sull’amore per la libertà della Patria privo
di sterile odio per gli avversari. Tra gli intervenuti
alla conferenza Giuseppe Garibaldi e Costanza
Roma: conferenza su Garibaldi e D’Annunzio
44
Samuelli Ferretti, pronipoti dell’eroe dei due
mondi, il Presidente dell’Associazione Nazionale
Garibaldina, Prof.ssa Maria Serra, il dott.
Vincenzo Currò in rappresentanza dell’ANF, la
Dott.ssa Anna Maria Menotti in rappresentanza
della Federazione di Roma del Nastro Azzurro;
- il 16 giugno al Cimitero del Verano, La Sezione di
Roma dell’ANPdI, con il suo Presidente prof.
Adriano Tocchi, ha commemorato i Caduti della
"Folgore" con la deposizione di una corona d’alloro sulla tomba monumentale a loro intitolata e
con la S. Messa al campo officiata da don Alfio che
dopo ha benedetto sia la Tomba Monumentale che
il Famedio Militare, poco distante, sul quale è
stata poggiata una rosa rossa. Presenti numerosifamiliari, le Associazioni d’Arma, le Volontarie
della CRI, gli Allievi del CLI Corso e tanti
Paracadutisti tra i quali il Folgorino Santo
Pelliccia, Reduce di El Alamein. La Federazione di
Roma era rappresentata dal Gen. Valerio Blais,
dal Maresciallo 1° Luogotenente Domenico
Caccia e dalle Dame Maria Divari, Anna Maria
Menotti, Giulia Milesi dé Bazzichini e Raffaella
Terracciano, con il Labaro portato dall'Alfiere, il
Paracadutista Alfredo Battilocchi;
Roma:
Commemorazione dei
paracdutisti Caduti
- il 25 giugno, nei pressi della Colonna eretta sulla
via Flaminia a ricordo dei Caduti del Battaglione
Universitario Romano, che nel 1849 difesero la
Repubblica Romana, l’evento storico è stato commemorato dall’Associazione Nazionale Garibaldina, presieduta da Maria Antonietta Grima Serra,
dall'Istituto Internazionale di Studi Giuseppe
Garibaldi e dall’Associazione Garibaldini per
l’Italia, Presidente Arch. Paolo Macoratti. La
Banda Musicale della Polizia Municipale di Roma
ha eseguito i brani
di rito, mentre il
picchetto armato
dei “Lancieri di
Montebello” rendeva gli onori militari.
Tra i presenti una
delegazione
dell’Ambasciata
Polacca che ricordava il valoroso
Capitano Podulah,
il
Presidente,
I°cap.f.cpl. Marco
Pasquali
e
il
Segretario, dott.
Roma: cerimonia
Vincenzo
Currò,
garibaldina
IL NASTRO AZZURRO
dell’Associazione Nazionale del Fante - Sezione di
Roma Capitale - M.O.V.M. Guido Alessi - e la
dott.ssa Anna Maria Menotti per la Federazione di
Roma del Nastro Azzurro.
- il 10 luglio, nel 47° Anniversario dell’assassinio, da
parte di terroristi di estrema destra, del Sostituto
Procuratore della Repubblica di Roma Vittorio
Occorsio M.O.V.C. “alla memoria”Il Socio
Gabriele Gigliotti, nipote dell’Azzurro Gen. Medico
Francescantonio Gigliotti e pronipote del Giudice
Ottorino Gigliotti, ha donato e deposto due corone
di fiori, una ai piedi della stele che ricorda l’eroico
magistrato sita in Villa Leopardi e l’altra ai piedi
della lapide posta sul luogo dell’agguato in Via
Mogadiscio.
- il 12 settembre, la Sezione di Roma dell’ANF ha
organizzato presso il Museo dei Granatieri di
Sardegna una Conferenza sul tema “Cefalonia – Le
tragiche vicende della Divisione Acqui”. Il relatore,
gen. Renato Capuano, ha fatto rivivere, con la
proiezione di alcuni filmati originali dell’epoca, la
drammaticità dei giorni successivi all’8 settembre
del 1943. Trai numerosi presenti alcuni familiari di
Soldati della “Acqui” come: l’avv. Massimo Filippini,
figlio del Maggiore Federico Filippini fucilato a
Cefalonia; Fabrizio Fratangeli, figlio di Giovanni,
morto nel 2011 (1° Battaglione Guardia di Finanza);
Anna Maria Ferretti, figlia di Giovanni, vivente. La
Federazione di Roma del Nastro Azzurro era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti e dal
Maresciallo I° Luogotenente Domenico Caccia.
ROVIGO
La Federazione di Rovigo ha partecipato nel bimestre ai seguenti eventi e manifestazioni:
- il 21 Giugno si sono svolte a Rovigo le elezioni del
Primo Presidente di Assoarma. E’ stato eletto il
Magg. Giuseppe Bonfiglio, ex ufficiale dell’esercito
presso la ex caserma “Silvestri” del 3° Reggimento
Artiglieria e attuale Presidente dell’“UNUCI”. I due
vicepresidenti sono il dott. Antonio Tocchio attuale
Presidente dell’Ass. Carabinieri e il dott. Giuseppe
Maccario Presidente degli Autieri di Nassiriya. I tre
eletti sono tutti soci della Federazione di Rovigo
che augura loro buon lavoro confidando sempre nei
Valori in cui credono;
- il 15. settembre è stato inaugurato a Porto Viro (RO)
il Monumento ai Bersaglieri. L’autore dell’opera, in
acciaio inox, che raffigura un bersagliere in corsa
con il tricolore tra le mani, è anche Presidente della
Sezione locale dei Bersaglieri. La Santa Messa è
stata celebrata sul sito dal padre salesiano don.
Italo Fantoni che ha pure benedetto il monumento.
Alla cerimonia hanno partecipato molte Autorità
Civili e Militari provinciali e regionali oltre a moltissime delegazioni delle regioni limtrofe con i Labari.
Apriva la sfilata il Labaro del Nastro Azzurro di
Rovigo con l’Alfiere Sergio Rossin.
SASSARI
Dopo un lungo lavoro di ricerca, l’Azzurro Giacomo
Aldo Oppo ha pubblicato il libro" I Caduti di
Paulilatino nella Grande Guerra" che è stato presentato nel Teatro Comunale di Paulilatino, alla presenza di Autorità Civili e Militari e Associazioni d'Arma,
tra cui l'Associazione Nazionale "Brigata Sassari", e
molti giovani. Oltre all'Autore, l'opera è stata illustrata anche dal dott. Giuliano Chirra.
Sassari: presentazione
del libro sui Caduti di Paulilatino
SIRACUSA
Il 24 giugno la Sezione di Lentini ha organizzato la
celebrazione della “Giornata del Decorato” presso la
sede del Circolo “Alaimo da Lentini”. Dopo i saluti
del Sindaco portati dall’Assessore Zagami, e del Col.
Maglitto a nome del Circolo, hanno preso la parola il
cav. uff. Ivan Grancagnolo, presidente della
Sezione, e l’avv. Francesco Atanasio, presidente
della Federazione. Presenti con il consigliere della
Federazione avv. Giovanni Intravaia numerosi soci
dell’Istituto e dell’A.N.C.R. di Lentini con il suo presidente e nuovo socio Alfio Caltabiano e le rappresentanze dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di
Finanza.
Siracusa: Giornata del Decorato
IL NASTRO AZZURRO
45
RECENSIONI
BRUNO ALESSANDRINI IL MOSCHETTIERE DEI "DIAVOLI ROSSI" di Daniele Gatti - IBN Editore - Pagine
134 - 17 x 24 cm. - Illustrato B/N - ISBN 8875651515 - Prezzo 15,00 €
Il generale Bruno Alessandrini, pilota da caccia
della Regia Aeronautica
prima e dell'Aeronautica
Militare in seguito è profondamente legato al 6°
Stormo, e di conseguenza
al 3° Gruppo Caccia nella
seconda guerra mondiale, e alla 6^ Aerobrigata
nel dopoguerra. Nel libro
sono narrati gli inizi della
sua carriera aviatoria, la
partecipazione alla guerra civile spagnola, le
manifestazioni aeree con
la Pattuglia Acrobatica
dei ''Diavoli Rossi" e tutte
le operazioni svolte durante il secondo conflitto
mondiale. Ne deriva così un'analisi storica e documentata delle vicende belliche dei reparti nei quali
egli ha prestato servizio: XVI Gruppo Caccia in
Spagna, 3° Gruppo Autonomo Caccia in Sardegna, in
Africa e in Italia meridionale fino al termine della
guerra. La rinascita della nostra Aeronautica
Militare, vissuta pienamente da Alessandrini che,
da abile disegnatore, ha creò l'emblema della
"Diana Cacciatrice" che ha ornato i velivoli del 5°
Stormo per molti anni. La 6^ Aerobrigata è stato
l'ultimo reparto operativo che ha avuto Alessandrini
anche come comandante, legandolo indissolubilmente ai "Diavoli Rossi".
L'analisi delle vicende belliche è stata compiuta
dall'autore confrontando diverse fonti documentali,
sia italiane, sia straniere. Il testo è corredato da
140 foto in bianco e nero e da 6 profili a colori dei
velivoli più rappresentativi che Alessandrini ha pilotato. Lo stile è asciutto e conciso e invita alla lettura. La veste grafica è leggera ma originale.
L'ANGELO DEL GRAPPA di Loris Giuriati e Davide
Pegoraro - Edizioni "Museo Baita Monte Asolone" 180 pagine - 12 X 19 cm. - Racconto - Può essere
richiesto direttamente alla
casa editrice a "[email protected]"
Si narra la storia di Angelo,
ragazzo padovano che nato
nel 1995 che, come tutti i
suoi coetanei, non ama lo
studio e passa il tempo a
scorazzare per la città
imbrattando
i
muri.
Quando il padre porta la
famiglia in vacanza sul
Monte Grappa, Angelo
incontra Davide, il gestore
di una piccola baita. La vita
del ragazzo cambia: egli si
appassiona alla storia di
quei luoghi nella grande
guerra, ne rivive l'orrore e
46
la sofferenza alla scoperta di un misterioso segreto
nascosto in un manoscritto.
Lettura piacevole ed interessante, ottimo esempio
di come la tecnica del romanzo breve può fare da
contenitore alla narrazione di vicende reali trasfondendovi quel quid di fantasia che le rende
ancora più interessanti.
Lo stile semplice e la veste grafica ridotta e leggera rendono più agevole la lettura che ... avviene
tutta d'un fiato.
IL CAMPO D'AVIAZIONE DI CAIRO MONTENOTTE di
Giancarlo Garello - L.Editrice - 176 pagine - 17 x 24
cm. - foto B/N - ISBN 88-95955-79-X - Fuori commercio, può essere richiesto direttamente alla casa
editrice
Il campo d'aviazione di
Vesima, nei pressi di
Cairo Montenotte, dopo
la prima guerra mondiale venne smilitarizzato
e poi destinato ad altri
usi. Nel secondo conflitto mondiale, l'ampio
spiazzo divenne sede
ideale di un campo di
concentramento
per
prigionieri di guerra e, a
guerra finita, accolse
una colonia di bambini
ebrei sfuggiti all'Olocausto. L'autore, nativo
della cittadina, esperto
pilota militare e civile,
vuole rendere omaggio
al suo luogo natale ed alla sua passione professionale con questo libro interessante a metà tra storia
e memoria.
La veste grafica è leggera e invoglia alla lettura.
CONOSCERE PER VINCERE LA PAURA DI VOLARE di
Aldo Rossi - Editrice La Grafica - 190 pagine - 15,5
x 21,5 cm. - Illustrato a colori - ISBN 978-88-9740206-0 - Prezzo 18,00 €
Finalmente un bel libro che spiega con linguaggio
semplice, ma correttamente tecnico, l'attività di
volo, il funzionamento di un aereo moderno, il corretto approccio alla sicurezza del volo. L'obiettivo
è appunto "rassicurare" i tanti, troppi, che salgono
in aereo col cuore in gola,
temendo il disastro, solo
perché non hanno mezzi di
trasporto alternativi per il
viaggio che devono compiere. Riuscirà l'autore nel
suo intento di far "... vincere la paura di volare"?
Dipende da quanto sarà
pubblicizzato questo libro.
La veste grafica è adeguata allo spirito del libro e
non lo fa sfigurare neppure
come "regalo" per chi teme
troppo e irrazionalmente il
volo.
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI
FED. AREZZO: Sergente Aldo ZAMPI decorato di CGVM
a "El Alamein"; Comm. Luigi VALENTINI Decorato di
MBVM già Presidente della Sezione NA di Arezzo; Rag
Giuseppe MALTESE figlio della MOVM Col. Giovanni
MALTESE; N.D. Natalina GRAZZINI vedova dell'Azzurro
Guido FRASI CGVM
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo
cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
CONSIGLI DIRETTIVI
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20,00
15,00
10,00
10,00
10,00
10,00
POTENZIAMENTO DEL PERIODICO
Piero Alberto Possati - Verona
Francesco Bolsieri – Canneto Mantova
Luigi Berardi – Rimini
Gemma Novelli ved. Mazzitti – Ascoli Piceno
Luigia Francesconi “In memoria di Piero Lucchesi”– Bagnara di Romagna
Aldo Pistone Basili - Montefiascone
ERRATA CORRIGE
IL NASTRO AZZURRO
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