SCHEDA PER LA STAMPA Il frammento di roccia lunare del Museo

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SCHEDA PER LA STAMPA Il frammento di roccia lunare del Museo
SCHEDA PER LA STAMPA
Il frammento di roccia lunare del Museo Nazionale
della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano
Una piccola pietra che rappresenta – guardando verso il cielo – l’evoluzione tecnologica e i traguardi
raggiunti dall’uomo nello spazio e che simboleggia – stando con i piedi per terra – la pace nel mondo.
È proprio come segno di fratellanza, unione e collaborazione da parte degli Stati Uniti che nel 1973 il
presidente Richard Nixon donò al Governo Italiano e poi al Museo Nazionale della Scienza e della
Tecnologia (allora Tecnica) “Leonardo da Vinci” un frammento di basalto portato sulla Terra dagli
astronauti dell’Apollo 17 al termine dell’ultima missione umana sul nostro satellite (7-19 dicembre
1972).
La pietra – di cui il frammento, oggi di proprietà del Museo, rappresenta una piccola parte – fu raccolta
nell’area chiamata “Taurus Littrow Valley” dal comandante della missione, Eugene Cernan. Pur
trattandosi di un piccolo campione (protetto da una sfera di vetro sintetico di 7 cm di diametro) il suo
valore è inestimabile.
Quella dell’Apollo 17 fu una missione particolare sotto molti aspetti: rappresentò infatti l’ultimo viaggio
con atterraggio di un modulo lunare con a bordo esseri umani, chiudendo un cerchio iniziato tanti anni
prima e contraddistinto da molti successi (il primo uomo sulla Luna nel luglio 1969) e anche momenti
tragici. Dal punto di vista scientifico consentì, inoltre, di far arrivare sul satellite il primo astronautascienziato (Harrison Schmitt) che pilotò tra l’altro un modulo lunare.
Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia è da sempre aperto anche all’astronomia e allo
spazio. Nel 1971, l’anno prima della missione dell’Apollo 17, furono ospiti al Museo gli astronauti
protagonisti pochi mesi prima della missione Apollo 15. Tra loro anche il comandante David Scott, uno
dei 12 uomini della storia che finora hanno messo piede sulla Luna.
Nel gennaio 2008 il Museo ha invece ospitato gli astronauti della missione Esperia STS-120, tra cui
l’italiano Paolo Nespoli, che a bordo dello Shuttle hanno raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale
(23 ottobre – 7 novembre 2007). Non è mancata l’emozione tra gli stessi astronauti nel vedere il
frammento di roccia lunare, che solitamente non è esposto al pubblico per motivi di sicurezza.
“L’esplorazione dello Spazio – sottolinea il Direttore Generale del Museo, Fiorenzo Galli –
caratterizzata da fasi epiche e momenti drammatici, si sviluppa di pari passo con la tecnologia e con la
scienza. Raccontare questa avventura è coerente con la storia, l’identità e la missione del nostro
Museo. Quella verso lo Spazio è una massima sfida alle capacità umane e la nuova emozionante
frontiera dell’uomo per quanto concerne conoscenza, abilità e coraggio”.
Il futuro dell’astronomia al Museo passerà dall’ampliamento della Sezione Astronomia con un’area
dedicata proprio allo Spazio, che si affiancherà a oggetti come i globi seicenteschi del Coronelli e del
Moroncelli, il settore equatoriale Sisson (1774) o il quadrante murale di Ramsden (1789). Ma anche
questa sarà un’avventura tutta da scoprire.