Jean Sebastien Regis François Janvier, meglio conosciuto come

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Jean Sebastien Regis François Janvier, meglio conosciuto come
Introduzione
Quella che segue è la ricostruzione della vita e l’opera di
Sebastien Janvier, misconosciuto chansonnier francese
degli anni ’50.
Purtroppo, non essendo reperibile
più alcun articolo o qual si voglia
testimonianza scritta o filmata, mi
sono dovuto attenere esclusivamente
ai racconti fatti da persone (alcune
delle quali ormai scomparse) che,
superate le prime reticenze e
rimpolpati i portafogli, hanno
accettato di raccontare la loro
esperienza più o meno intima con
Sebastien Janvier. Naturalmente, a condizione che fosse
mantenuto l’anonimato.
Pezzo forte di questa ricerca è però un nastro: l’unica
registrazione esistente del Nostro, catturata in presa
diretta, durante la sua prima ed ultima esibizione dal vivo,
per mezzo del suo apparecchio preferito, uno dei
primissimi modelli di magnetofono Nagra. Come vedremo
alcuni inconvenienti fecero in modo che la registrazione
non andasse oltre l’esecuzione del primo pezzo.
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Sebastien Janvier, dopo questa esperienza, non farà mai
ritorno sulla scena, né avrà mai occasione di registrare in
studio. Qualcuno in seguito sosterrà la tesi del suo rilancio
sotto lo pseudonimo di Buddy Holly, ma con ogni
probabilità si tratta di semplici supposizioni.
Di lui, autore nato e scomparso incompreso, non resta
quindi che una locandina stropicciata, una registrazione a
bassa qualità, un paio di occhiali e qualche testimonianza
estorta e forse nemmeno troppo attendibile.
Mesdames et Messieurs: Sebastien “Gé Gé” Janvier!
Riscatti
Jean Sebastien Regis Didier Guillaume François Janvier,
meglio conosciuto come Sebastien Janvier (per gli amici Gé
Gé, però nessuno lo ha mai sentito chiamare così) nasce
nel 1935 da una famiglia di imprenditori del sud (La nota
ditta Cafè Martin fu acquisita dal padre) trasferitasi a Parigi
nei primi anni ’40. Si sa molto poco di Sebastien Janvier,
tuttavia la singolarità della sua vicenda “artistica” ha fatto
in modo che si risvegliasse recentemente l’interesse nei
suoi confronti da parte della critica specializzata, di addetti
ai lavori e di qualche nostalgico amante dell’eccentrico.
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Singolare e rappresentativo è l’omaggio dedicato dal
cantante e intrattenitore Philippe Risoli a Sebastien
Janvier. Risoli infatti pubblica nel 2001 una sua versione
dell’unico brano esistente di Janvier: Cuitas les bananas
che, pur non essendo all’altezza dell’originale, è riuscito ad
imporsi al grande pubblico e a far riemergere il nome di
Sebastien Janvier.
Vale quindi la pena riepilogare, a scopo divulgativo, le
tappe che hanno portato il Nostro a quella fatidica data
del 6 gennaio 1959 in cui, un quanto meno insolito
spettacolo all’Olympia di Parigi, segnerà in maniera
indelebile il nome di Sebastien Janvier nella memoria di
tutti coloro che erano presenti e non. Alcuni in seguito
negheranno di esserci stati, altri avrebbero voluto
dimenticarsene ma non ci sono riusciti.
Inoltre vale la pena rivangare l’episodio per capire le
motivazioni che hanno portato alla quasi totale scomparsa
di documenti, articoli, foto e tutto ciò che era stato
prodotto intorno a quello storico concerto e alla sua
persona; soprattutto alla luce delle innumerevoli
ripercussioni che l’evento ebbe - come vedremo - sulla vita
culturale della Francia che si preparava ad entrare nel
nuovo decennio.
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Ci troviamo, quindi, di fronte ad una leggendaria figura
che in tutti i modi si è tentato di eclissare, sino a far
affermare ai più che Sebastien Janvier non è mai esistito e che
si tratta solamente di una favola metropolitana.
Colossale insabbiatura storica, caso, o comune oblio?
Per riscattare la sua figura, abbiamo ironicamente pensato
di inserire queste documentazioni in una mostra su
cantanti e gruppi d’invenzione, perché é come tale che
molti hanno cercato negli anni di far passare Sebastien e
perché, per parafrasare il noto film: “Rocco, The Animal
Trainer”, solo attraverso la finzione di una finzione, si può
ottenere la realtà.
Gé Gé
Sebastien Janvier vive la sua
infanzia con le due zie vedove
nella
città
di
Perpignan
(Languedoc Roussilon). Il tempo
lo trascorre inventandosi dei
giochi con ciò di cui dispone in
casa: il lancio della pantofola contro il lampadario, il
lampadario usato come trapezio, il gatto delle zie usato
come pantofola.
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I genitori lo trascurano per via dell’intensa attività
lavorativa sino a che le zie, non riuscendo più a controllare
la sua natura vivace, chiedono ai genitori di riprenderselo:
“Ha rosicchiato tutti i fili del telefono” dichiara una di
loro alla madre.
La scuola, sino ad all’ora, non
l’aveva mai frequentata, ma
quando finalmente i genitori
si decidono ad iscriverlo –
corre il 1939 – il piccolo
Sebastien si fa venire
un’indigestione
da
dentifricio.
Negli anni successivi, anche
dopo il trasferimento a Parigi,
Sebastien non mostrerà mai molto interesse per gli studi,
ed in definitiva non mostrerà alcun interesse per niente in
particolare, tranne per la sua unica compagna Samantha,
un bulldog di un anno e mezzo che si porta ovunque. “Se
ne va sempre a zonzo con quella specie di maiale”, é la
motivazione ufficiale con la quale tutti gli insegnanti
firmano la sua ennesima bocciatura. Sebastien, quasi
ventenne, chiede ai genitori di ritirarlo dal liceo: “Vorrei
starmene più spesso a letto”, confida a sua madre.
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Corre l’anno 1953, Parigi è la città dei poeti, degli
intellettuali e delle nuove proposte musicali destinate a
diventare delle vere e proprie icone per le generazioni
future.
Sebastien, durante uno dei tanti
peregrinaggi senza meta nella città, si
avventura in un night, l’Ecluse, mitico
cabaret della rive gauche, dove ha il
suo primo incontro con la non
ancora celebre Barbara, la cantante
che quella sera stava per esibirsi.
Lui non aveva
mai provato nulla di simile e a furia
di fissarla durante il concerto, inizia a
credere di aver instaurato chissà
quale feeling con lei; tanto che
quando Barbara annuncia il pezzo
intitolato: Dis quand reviendras-tu
(Dimmi quando tornerai)
Sebastien è più che convinto che si
riferisca a lui. E’ così che, per
rispondere alla sollecitante canzone di Barbara, in pochi
minuti, seduto su un tavolino di vernice appiccicosa,
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Sebastien scrive: J’arrive tout suite (Arrivo subito).
Lui continua a fissare la cantante
finché lei non chiama la sicurezza che
lo allontana dal locale.
E’ a quel punto che Sebastien cambia il
titolo della sua prima canzone in La
vache de la rive gauche (La vacca della rive
gauche).
Quando Sebastien rientra sconsolato a
casa (abita ancora con i suoi) annuncia a sua madre che
vuole diventare un cantante. Sua madre sviene, ma
quando si riprende, inizia a rincorrerlo con un coltello da
prosciutto.
Non lasciandosi intimorire da lei, che per tutta la notte da
dietro la porta della camera lo chiama: sconsiderato oppure
razza di vigliacco ed ancora budello forato (espressione tipica
del Langue Doc, n.d.r.), Sebastien lavora sodo e abbozza
una musica su cui cantare il suo testo. Ha una chitarra
avuta in regalo ad otto anni e mai utilizzata. Ha solo tre
corde, è piena di polvere e Sebastien non ha la più pallida
idea di come si impugni.
Qualcuno in futuro scriverà di lui che era l’unico destro a
suonare la chitarra da mancino, ma senza cambiare l’ordine delle
corde. Anzi, quasi senza corde.
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Sebastien aveva sentito dire che in mancanza di un
diapason, una chitarra si può accordare anche con il
telefono quando suona libero. Lui però aveva il telefono
scordato.
L’indomani
la
sua
prima
composizione è pronta; ha
nuovamente cambiato il titolo che
ora è: Les vaches de minuit (Le
vacche di mezzanotte) ed è
esplicitamente dedicata a Barbara.
Appena un anno prima Stefan
Kudelski aveva invientato il
magnetofono Nagra, proprio lo
stesso che ora Sebastien si ritrova
tra le mani, continuando a girarlo
come una palla, non sapendo come farlo funzionare.
Rinuncia. Grazie all’influenza del padre, riesce ad imporsi
per una diretta nell’arcinota Paris Inter (diventata poi
France Inter), nonostante i primi rifiuti dell’allora direttrice
Agathe Mella, che infine si lascia corrompere dal padre di
Sebastien, in cambio di una fornitura di 700 chili di caffè
da dilazionare in tre anni di consegne.
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Quel giorno il maestro Olivier Messiaen, ospite nell’
auditorium della radio durante le prove di La Réveil des
oiseaux, ha un attacco di cuore.
La direttrice, che non immaginava di cosa si trattasse, fa
interrompere la trasmissione adducendo come scusa che le
era stata imposta “dall’alto” la cronaca dell’incoronazione
di Elisabetta II d’Inghilterra. Sottolinea, rivolgendosi a
Sebastien prima di spingerlo fuori dallo studio: “Il caffè lo
voglio lo stesso, però”. Mentre lui scende le scale,
sconsolato, si sente anche urlare: “Complimenti, oggi
abbiamo battuto tutti i record di NON ascolti”.
Ad ogni modo, nonostante la deludente e traumatica
esperienza, Sebastien riesce nel suo intento: Barbara viene
a conoscenza dell’episodio e dopo aver ritirato una
denuncia di vilipendio alla radio, si limita l’anno dopo a
rispondere alla provocazione incidendo un singolo
contenente due pezzi Mon pote le gitan ed il misconosciuto
lato B, L’ane a cotè (L’asino della porta accanto)
chiaramente dedicato a Sebastien Janvier.
Per due anni Sebastien non si occupa più di nulla. Vive
grazie ai proventi dei genitori, gira sempre in compagnia di
Samantha, inizia a frequentare night club, a fumare
clandestinamente oppio, a pagare prostitute che passano
tutto il tempo a dire quanto è buffo il suo cane.
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Sebastien si sente solo e demotivato. “Un giorno” racconta
“avevo fumato così tanto oppio che buttai Samantha nella
Senna
e mentre lei cercava di nuotare,
io iniziai ad urlare a tutti di
scappare perché i pesci-maiale
stavano per invadere Parigi. Ho
avuto una multa salatissima e
due mesi di libertà vigilata per
questo.”
Nel 1957 Sebastien annuncia a
sua madre che partirà, forse in
Italia, a Roma. Sua madre è felice che lui finalmente abbia
deciso di fare qualcosa e lo accompagna personalmente al
treno per assicurarsi che lo prenda e, soprattutto, che il
treno parta.
Sebastien arriva a Roma e prende subito un altro treno per
Parigi.
Al suo rientro, il giorno dopo, si giustifica dicendo:
“Ti avevo detto che sarei andato a Roma, non che ci sarei
rimasto”. Sua madre decide di trasferirsi in un convento.
La situazione in casa Janvier si inasprisce.
Suo padre, che è spesso via per lavoro, quelle poche volte
che incontra Sebastien non gli rivolge la parola.
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Sua madre ormai si fa negare anche quando lui va a farle
visita in convento.
E’ in questo periodo che compone due dei brani che a suo
avviso segnerebbero una svolta nella sua rierca artistica:
Jamais eu des chaussettes aussi sales
(mai avuto delle calze così sporche) e Quesque t’as fait
maman (Cosa hai combinato mamma); brani che
purtroppo non avremo mai occasione di ascoltare.
Soldi spesi bene
Nella vita di Sebastien sembra proprio che piova sempre
sul bagnato: è l’aprile del 1958 e la situazione familiare
sino a quel momento si è protratta tra bassi e bassissimi.
Sebastien non esce da un mese dalla sua camera,
Samantha è visibilmente dimagrita poiché lungamente
trascurata. Suo padre, lo si sente sempre più di rado
tornare a casa.
I vicini lasciano innumerevoli lettere minatorie sotto la
porta di casa loro, facendo riferimento, senza girarci
troppo intorno, a certe Puzze schifose, accompagnate da
esibizioni canore ancora più schifose. Finché un giorno,
Sebastien si decide ad uscire dalla sua camera e tra le
innumerevoli lettere dei vicini, ne trova anche una
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dell’ospedale Saint Michel, firmata dall’avvocato personale
del padre e riportante il timbro della polizia di Parigi. La
lettera comunica la morte del padre in seguito ad
un’ulcera perforante che lo ha stroncato mentre era ancora
in ufficio.
Non tutti i mali vengono per nuocere (sarà anche il titolo
di una sua nuova canzone): Sebastien è l’unico erede della
Cafè Martin, dal momento che sua madre ha rinunciato ad
ogni bene dopo aver abbandonato il tetto coniugale. Una
svolta che gli cambierà improvvisamente la vita. L’avvocato
e notaio del padre, prima di fargli firmare il documento
attestante il passaggio dell’eredità, ci tiene a precisargli che
il padre avrebbe preferito morire in pasto ai pesci cane,
piuttosto che dargli un solo centesimo, ma che per legge
non poteva fare diversamente. Sebastien non si mostra
propriamente lusingato, però già gli brillano gli occhi ed in
cuor suo sente che è arrivato il momento che tanto
aspettava.
E’ il novembre del 1958 e Samantha ha bisogno di un
veterinario che le prescriva una cura ricostituente.
Sebastien ne chiederà anche una per se stesso, dicendo al
veterinario che ha sempre invidiato il cibo del suo cane. Il
veterinario risponde che forse è un altro genere di medico
che gli servirebbe.
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Sebastien non capisce, o forse non ha sentito perché la sua
mente è altrove: ha avuto un’illuminazione e nulla al
mondo potrebbe distoglierlo da quell’eccezionale idea che
farà di lui, una volta e per sempre, il cantante francese più
popolare di Parigi. Insomma, almeno per tre giorni
consecutivi.
Il veterinario che in seguito acconsentirà a rilasciarci una
piccola
testimonianza
dell’episodio, dirà: “Non so cosa
gli
prese
all’improvviso;
sembrava un invasato e ad un
certo punto mi è persino
sembrato che si fosse messo ad
abbaiare. Quando è scappato in
fretta e furia ha anche
dimenticato il cane.
Mi ci sono voluti due giorni per convincere quell’animale
a schiodarsi dal mio lettino. Poi finalmente è venuto a
riprenderselo”.
Sebastien passa l’intero week-end successivo in ufficio, al
posto che sino al mese prima era occupato da suo padre.
Lui stesso ammetterà che se non fosse stato per dei
dipendenti diligenti e fidati, l’intera ditta avrebbe già chiuso
per fallimento.
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L’unico scopo di Sebastien, in quell’ufficio adesso, è di
capire quanti liquidi può sottrarre per diritto alla ditta. La
scoperta va oltre le aspettative: dal momento che la ditta è
interamente sua, fatta eccezione di qualche iter
burocratico da seguire, potrebbe anche dare fondo alle
casse da un giorno all’altro, dichiarare fallimento e mettere
sulla strada tutti quei dipendenti diligenti e fidati.
Ed è proprio questo che intende fare.
Senza aspettare un solo
minuto in più, Sebastien si
precipita dal contabile della
Cafè Martin riferendogli la sua
decisione di prelevare subito e
senza troppe storie un milione
e mezzo di franchi dalla cassa
della ditta. Dice anche che se
questo dovesse comportare la chiusura della fabbrica, non
importa: dichiarate fallimento! E se proprio tutti i
dipendenti non vorranno stare su una strada, potranno
rimanere tranquillamente a dormire in fabbrica.
Sembra che il contabile si limitò solo a sbuffare prima di
consegnargli la somma pretesa.
Sebastien di contabilità non ne sapeva nulla, ed infatti un
milione e mezzo di franchi erano certamente molti soldi,
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ma non abbastanza per fare andare in fallimento una ditta
come quella. Ad ogni modo il tesoriere della Café Martin,
quei soldi, non poteva proprio negarglieli.
Ora Sebastien con la sua valigetta piena di soldi ha solo
una cosa in testa, una sola meta da raggiungere per la
quale è pronto a tutto: il teatro l’Olympia.
Trascorre una settimana cercando
di studiare una strategia di
successo per ottenere la sala
dell’ambitissimo teatro per una
sola, grandiosa, serata. A tempo
perso scrive anche qualche
canzone nuova perché, in
occasione del suo primo concerto
in anteprima mondiale, qualcosa
dovrà pur suonarla.
È proprio in questo impeto
creativo che compone Cuitas les
bananas, destinata a diventare
l’unica testimonianza registrata di Janvier.
Dopo una settimana di elucubrazioni e strategie montate,
smontate e rimontate, Sebastien decide semplicemente
di presentarsi nell’ufficio del direttore del teatro l’Olympia
con la valigetta piena di soldi e lanciargli la proposta.
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Nel dicembre 1958, Bruno Coquatrix é ancora direttore
del teatro che conduce egregiamente già da 25 anni.
La direzione del teatro sarebbe di lì a poco passata a JeanMichel Boris che evidentemente non aveva idea del genere
di problemi in cui si stava per cacciare. Coquatrix, in
un’intervista del 1967 rilasciata a Le Figaro, dichiarerà:
“Ricordo che ero molto dubbioso sulla cessione della
direzione del teatro a Jean-Michel, per quanto avessi molta
fiducia in lui. Ero particolarmente depresso e facevo uso di
psicofarmaci. Quel teatro era la mia vita
da oltre venticinque anni e mancava
solo un mese perché non fosse più mio.
Stavo per perdere una parte di me;
sarebbe stato come subire la
mutilazione di un arto… Tuttavia, dopo
aver assistito al concerto di Sebastien
Janvier, niente mi avrebbe reso più
felice dell’idea che il teatro non fosse
più il mio. Ero come rinato. Quello che
mi avevano amputato, era evidentemente un arto
destinato ad andare in cancrena e Sebastien Janvier, il
cancro in questione (…).
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Quando poi incrociai il nuovo direttore, gli diedi una
pacca sulla spalla dicendogli: hai fatto un bell’affare, JeanMichel. Lui rimase tutta la notte seduto in teatro a fissare
il palco vuoto”. Da queste dichiarazioni si potrebbe
facilmente intuire il seguito della vicenda, però sarebbero
conclusioni troppo affrettate; infatti, aldilà di tutto,
Sebastien Janvier quel giorno era proprio l’uomo giusto al
posto giusto nel momento giusto.
Non era un mistero che l’ Olympia navigasse in cattive
acque già da tempo: montare gli spettacoli comportava
costi altissimi e la frequenza del pubblico non era sempre
soddisfacente, fatta eccezione di chi aveva l’abbonamento.
Ciò che in realtà si presentava a Coquatrix, con l’inattesa
richiesta di Sebastien, era un modo facile e rapido di
guadagnare una discreta somma di denaro. Sebastien
spiega in maniera fin troppo chiara quale fosse il suo
progetto: affittare per un giorno la sala dell’Olympia al fine
di poter realizzare il concerto che lo avrebbe reso celebre in
tutto il mondo.
Di questioni organizzative e costi promozionali, se ne
sarebbe occupato lui, a sue spese. Insomma, quel che si
dice: una manna dal cielo.
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Coquatrix prende la palla al balzo e fa la sua offerta
d’affitto della sala per un giorno: “706.713,78 di vecchi
franchi francesi. 800.000, per arrotondare; che con la
riforma monetaria diventano, vediamo vediamo, 8.000.
Prendere o lasciare”. Sebastien dopo un primo momento
di interdizione, spalanca la sua valigetta e gli mette sulla
scrivania 20.000 franchi in contante e sorridendo
aggiunge: “Con il resto si prenda un caffè. Anzi il caffè lo
offro io che ne ho una fabbrica intera”. Coquatrix, senza
minimamente esultare, prende una
delle banconote e dopo averla
guardata attentamente dice: “Non
questi: voglio quelli con la semeuse di
Olivier Roty. Vada a farseli cambiare
e stia più attento a come spende i
suoi soldi”. Con la proclamazione
della quinta Repubblica francese, la Francia conosce una
riforma monetaria che la solleverà da una pesante crisi
finanziaria. Il potere di acquisto scende abissalmente sino
al punto di dover riempire borse intere di banconote per
poter comprare un quotidiano o un’acqua brillante al bar.
É quindi necessario aumentare il valore della moneta e la
soluzione é radicale: ogni nuovo franco varrà, a partire dal
1959, 100 dei vecchi franchi.
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Ovvero gli stessi vecchi franchi
che Sebastien Janvier aveva
spavaldamente piazzato sulla
scrivania
di
Coquatrix.
Qualcuno, in seguito, sosterrà
che la riforma avvenne solo dopo
il concerto di Janvier, il quale
aveva ulteriormente aggravato
una situazione già di per sé
negativa. Naturalmente si tratta
solo di ironia spicciola e di
affermazioni
largamente
smentite dalla Storia. Nell’arco
di pochi giorni le questioni
finanziarie sono risolte; Coquatrix offre a Sebastien il 6
gennaio come unica data possibile per la sua serata: in
calendario non è previsto niente e inoltre sarà già da una
settimana attiva la nuova gestione del teatro. Insomma, un
bel colpo per il nuovo direttore che si trova
immediatamente in tasca 8.000 dei nuovi franchi (oltre
10.000 Euro!), senza dover muovere un dito. L’affare è
allettante, ma quando il nuovo direttore, Jean-Michel Boris,
sente dire da Sebastien che “in fondo per cantare è sufficiente
non essere muti”, è tentato di fare marcia indietro.
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Il compromesso va in porto ugualmente: la data è fissata
per il 6 gennaio 1959 alle ore 18:00. Va da sé che, dato il
periodo post-natalizio, l’epifania e l’orario piuttosto
insolito, questa non sarebbe la data più indicata per
mettere in piedi quello che voleva essere un concerto
memorabile. In più c’è da aggiungere che, a parte tre, quasi
quattro pezzi, Sebastien é un po’ a corto di repertorio.
Conta, infatti, di scrivere altre cinque o sei canzoni nella
notte precedente al concerto e per il resto, affidarsi al suo
straordinario talento improvvisativo. Boris gli suggerisce di
inserire nei termini del contratto, tutto ciò che ritenesse
utile allo spettacolo, anche se in realtà avrebbe potuto
inserire qualunque cosa gli fosse venuta in mente, dal
momento che i costi erano interamente coperti da lui
stesso. E’ così che, leggendo tra le innumerevoli voci
presenti nel contratto, si trovano anche richieste piuttosto
insolite: il cane Samantha deve affiancarlo sulla scena; il
pubblico può sedersi solo dalla terza fila in poi; una
ballerina deve entrare in scena danzando per dargli gli
asciugamani puliti; la temperatura nel teatro non deve mai
essere inferiore ai 25° e il tasso di umidità
non deve mai superare il 60%. Inoltre, esige che sia
effettuata una disinfestazione totale di tutti i locali del
teatro.
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Chiede un set di ricambio di corde per chitarra, un
impianto voce, una confezione maxi di paté speciale per
cani e l’edizione originale di L'Enfance de Bécassine.
E ancora: due litri di spremuta di arance fresche del
Portogallo, un tappeto persiano modello Dinastia
Afsharidi, una sedia Savonarola, un pesco nano “Calypso”
a polpa gialla e un Patek Philippe del ’47 in oro rosa, con
stemma della croce di Calatrava.
Naturalmente lui stesso si rende presto conto di essersi un
po’ lasciato prendere la mano, così decide di eliminare
dalle richieste le corde di ricambio per la chitarra e
l’impianto voce.
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Un concerto memorabile
Alle 18:00 il teatro è quasi pieno
e il caldo insopportabile.
Samantha si aggira sul palco
irrequieta e nella sala si sente
mugolare, abbaiare e ringhiare,
ma é Sebastien.
La
campagna
pubblicitaria,
costata quasi 3.000 dei nuovi
franchi solo per coprire la zona di Parigi, sortisce i suoi
effetti: grazie ai pochi impegni che ha la gente in quel
giorno e a quell’ora, ma soprattutto grazie alla serata che la
locandina promette: ballerine esotiche e caffè a volontà per
tutti. Una serata memorabile per ascoltatori sopraffini. Tutto
gratuito!
Sebastien si è fissato che la serata deve a tutti i costi essere
memorabile e per certi versi si può dire che riesca nei suoi
intenti.
Corinne Delatoulier, è il nome della ballerina ingaggiata
per danzare portando gli asciugamani.
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In un’intervista rilasciata quasi dieci
anni dopo lo spettacolo, racconta:
“Janvier sudava così tanto che dopo i
primi dieci minuti gli asciugamani
erano già finiti; in compenso sul
palco si era creata una pozza
piuttosto estesa di sudore.
Così al posto di danzare mi è toccato
passare lo straccio per tutta la serata,
con in dosso solo un costumino
trasparente: non è stato un bello
spettacolo”. Anche se tra le richieste tecniche non
compare nulla di utile al concerto, il fonico assunto per
registrare tutta la serata, spinto da un moto di
apprensione, si procura ugualmente un impianto voce e
tutto ciò che poteva servire.
Quando Sebastien presenta il primo brano, annuncia:
“Buona sera, io sono Sebastien Janvier e voi no. Il primo
pezzo di questo memorabile concerto si intitola Cuitas les
bananas. In quel momento, davanti a lui, il pubblico si può
contare sulla punta delle dita di una mano e sembra molto
concentrato sulla ballerina; tutti gli altri hanno formato
dei capannelli davanti al banco dove si distribuisce caffè
gratuitamente.
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Un signore presente tra il pubblico che
chiede
di
mantenere
l’anonimato
-ammetterà:
“Era
davvero difficile rimanere svegli
durante quell’esibizione; per questo
abbiamo trascorso tutto il tempo a
bere caffè davanti al banco…
Davvero eccellente, ma qualcuno si è
addormentato lo stesso”.
Altri raccontano che il concerto era
così noioso, che spontaneamente si
crearono dei gruppi per tornei di scacchi; alcuni
confermano che facilmente si poteva trovare tra le file di
poltroncine, chi teneva corsi sulla meditazione tantrica,
introduzioni al Buddhismo Kadampa, approfondimenti
per iniziati agli insegnamenti
del grande Maestro Atisha, tecniche di meditazione
Kundalini, abluzioni rituali di Sadhu.
Sul lato ovest del teatro invece, sempre su iniziativa del
pubblico, si tennero degli interessanti corsi di esegetica,
lezioni per aspiranti miniaturisti della scuola di Amiens e
laboratori di oreficeria gotica.
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Il fonico, esasperato già dopo il primo brano, spegne tutto
e se ne va. Il concerto, ormai alla
terza ora di improvvisazione, è
interrotto dal frastuono del
pubblico: il caffè è ormai finito e
le esecuzioni di Sebastien, anche
a causa della loro durata,
pretendono forse troppo da un
pubblico abituato a ben altro.
Nessuno aveva mai assistito a
nulla di simile: c’era la canzone
francese tradizionale (presa per il
collo e scaraventata contro un muro,
scriveranno poi), la musica degli zingari russi, il countrywestern, il noise (ma nessuno sapeva cosa fosse), la
psichedelia (ma nessuno sapeva cosa fosse)
l’improvvisazione (nessuno avrebbe voluto sapere cosa
fosse), il non sense (iniziavano a capire di cosa si trattasse).
La voce di questo folle concerto interminabile, fa presto a
fare il giro della città, ed è così che tra gli altri accorrono
figure illustri dell’intellighenzia parigina, tutti curiosi di
voler scoprire per primi, questo nuovo simbolo
dell’anticonformismo.
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Molti, tra artisti, scrittori ed avanguardisti di ogni sorta,
sono già pronti a trasformare Sebastien Janvier nel
paladino della causa intellettuale contro l’ottusità
borghese. Dopo aver assistito a solo pochi minuti di
concerto, però, un po’ tutti rivedono le proprie posizioni.
Persino Louis Aragon, trascinato da sua
moglie Elsa nel
teatro, definisce quella musica assurda e surreale.
Poco tempo dopo Aragon scriverà il componimento “Il
folle d’Elsa” in cui insulta sua moglie per averlo costretto ad
assistere al concerto.
Sebastien, sentendosi offeso ed aggredito dall’intolleranza
del pubblico (sembra che Simone de Beauvoir cercasse di
arrampicarsi sul palco), colto da un attimo di ira
incontrollabile, scaraventa il cane Samantha contro la
platea. Si riaccendono le luci, il sipario si chiude e
Samantha sgattaiola fuori dal teatro.
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Mina vagante.
Quello che per la nuova direzione
dell’Olympia doveva essere un
modo rapido ed indolore per
rimettere in sesto le proprie
finanze, inizia presto a mostrare il
suo rovescio della medaglia, sino a
trasformarsi in una vera e propria
disgrazia.
Il giorno dopo lo spettacolo, scoppia un vero putiferio
mediatico e diplomatico. Le Figaro titola: Come pentirsi di
aver disertato la riunione condominiale.
L’inviato dell’autorevole Le Monde commenta:
Fortunatamente il concerto era “sold out” ed io non sono potuto
entrare.
E ancora: Papa Giovanni XXIII annuncia la convocazione di
un concilio ecumenico.
Per accattivarsi una buona fetta di elettori, il futuro primo
Ministro Michel Debré, propone attraverso una
convocazione speciale del Parlamento, di levare a
Sebastien Janvier il diritto di voto.
Serge Gainsbourg taglia corto: la lucidità è indispensabile
nell’arte.
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Quello che era nato come il sogno
di un cantante in cerca di gloria, si
trasforma gradualmente nell’incubo
della collettività.
L’evento ha numerose ripercussioni
sia nella vita politica che in quella
culturale; solo due giorni dopo
Charles
De
Gaulle
viene
proclamato Presidente della quinta
Repubblica francese e nel suo
primo discorso cerimoniale, non
esita a fare accenno all’episodio: il vostro appoggio, il vostro
sostegno, che mi furono un tempo assicurati nelle angosce del
pericolo nazionale, io lo chiedo ancora una volta, perché
all’orizzonte appaia la luce delle nostre grandi speranze e perché,
in futuro, non si ripetano più episodi come quello
dell’altro ieri sera (…).
Gli Stati Uniti riconoscono il governo di
Fidel Castro a Cuba
Dal diario di uno studente di filosofia:
In quel lunedì 6 gennaio, una ventina di
coraggiosi sfidarono le intemperie
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per andare ad ascoltare Michel Boudin parlare de “La nausea”
di Jean Paul Sartre. Invece, inaspettatamente, Boudin ci dà
appuntamento all’interno del teatro l’Olympia e dopo alcuni
minuti di strazianti ululati e strimpellii insensati provenienti dal
palco, Boudin si gira verso di noi dichiarando: quando Sartre
scrisse “La nausea”, più o meno intendeva questo.
Al concerto, che a modo suo stava riuscendo a diventare
memorabile, assiste persino Albert Camus che, già a metà
del primo brano, corre a casa per scrivere “I posseduti”
completati in tempi record e messi in scena appena venti
giorni dopo.
In calce, sulla seconda di copertina del manoscritto
originale, Camus appunta: per non dimenticare.
Anche la pubblica istruzione dà la sua risposta a quella che
rischiava di diventare l’inizio di una catena infinita di
degenerazione culturale come dichiarò lo stesso André
Malreaux, proclamato Ministro di Stato. Infatti, solo un
mese prima, il decreto Bertin aveva ridotto l’obbligo
scolastico di un anno; il 6 gennaio stesso, dopo aver
saputo dell’accaduto, il ministro si precipita in parlamento
per aumentare l’età scolare obbligatoria, di altri due anni.
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La notizia rimbalza sui tabloid più popolari di tutto il
mondo arrivando sino agli Stati Uniti, dove la scimmia
Sam convince la NASA a farsi lanciare in orbita dall’isola
di Wallops.
La vicenda, per lo meno sul piano artistico, non ha solo
conseguenze negative, ma diventa inaspettatamente fonte
di ispirazione per artisti e stilisti come Pierre Cardin, ad
esempio, che fa sfilare le sue modelle in un supermercato
con, in sottofondo, l’unico brano registrato di Janvier:
Cuitas les bananas.
Il risultato é che lo stilista viene espulso dall’albo della
Camera Sindacale della haute couture, però oggi tutti sanno
cos’è un pret-à-porter.
Un altro aneddoto interessante, in grado di riabilitare la
figura di Sebastien Janvier, è legato alla rinascita della
rivista Pilote ideata e diretta, tra gli altri, da René Goscinny
e Albert Uderzo i quali, approfittando del polverone
creatosi, prendono la palla al balzo e pubblicano in poche
settimane un numero speciale di “Pilote, le journal qui
s'amuse à revenir” in cui compaiono già le prime idee
embrionali di quello che diventerà il celebre fumetto
Asterix.
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Non a caso, tra i primi a prendere vita dalla matita dei due
autori, c’è un buffo personaggio che, accompagnandosi
con la sua inseparabile lira, intona strazianti canti che
chiunque trova fuori luogo, tranne lui stesso.
Questo personaggio rivestirà presto un ruolo decisivo nel
fumetto Asterix, sotto il nome di Assurancetourix il bardo.
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Lo spettacolo non deve continuare.
Trascorrono alcuni mesi dalla
burrasca ed in un anno carico di
eventi storici, come lo è stato il 1959,
l’attenzione per Sebastien Janvier si va
gradualmente perdendo. La crisi
economica dell’Olympia non accenna
a fare inversione di marcia, dal
momento che dopo il memorabile
concerto del Nostro, nessuno é più
disposto a rimettervi piede, nemmeno
gratuitamente.
Chi aveva l’abbonamento, in preda
agli impulsi di collera del momento, lo aveva stracciato o
usato nei bagni del teatro per utilizzi non proprio da
manuale. La famosa cantante
Edith Piaf, dopo aver ritirato
la sua richiesta di cambiare
nazionalità, per amicizia con
Coquatrix, decide di esibirsi
in tre date, nonostante la sua
ormai conclamata malattia,
allo scopo di devolverne i proventi al teatro.
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Di Sebastien Janvier si perdono
le tracce sino al dicembre
successivo quando, davanti al
convento dove sua madre si è
ritirata, viene trovato il cane
Samantha con un biglietto al
collo che dice: sentirai presto
parlare di me.
La madre cestina il biglietto, però intercede perché il cane
fosse accolto in convento.
In effetti di Sebastien si sente presto parlare: su un
trafiletto di Les Echoes del dieci dicembre 1959, si parla di
uno squilibrato, che qualcuno ha identificato come
Sebastien Janvier, che dal tetto del credito agricolo, in
boulevard Pasteur, lancia pasta dentifricia sui passanti. Le
forze dell’ordine riescono senza problemi a tirarlo giù dal
tetto e a consegnarlo alla legge.
Il capo della polizia presente durante l’arresto, dichiara:
“Non siamo certi che si tratti davvero di lui; ma se davvero
così fosse, una decina di anni non glie li leva nessuno. Se
non altro in via precauzionale, casomai gli venisse in
mente di rimettersi a cantare”.
In seguito non è mai stato accertato che si trattasse
davvero di lui.
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C’è infatti chi sostiene che in incognito
Sebastien Janvier si fosse trasferito negli
Stati Uniti ritornando sulla scena sotto
lo pseudonimo di Buddy Holly, ma anche
in questo caso si tratta solo di
supposizioni.
L’unica prova della sua breve ma significativa vicenda
artistica, ci é data dalla sola canzone registrata in quel
memorabile concerto del 6 gennaio 1959: Cuitas les bananas
in cui, con una semplicità quasi infantile (per non dire
imbarazzante) ci è raccontata senza veli la storia di un
ragazzo che ha conosciuto la solitudine nell’infanzia come
nell’adolescenza; degli amori disillusi di un aspirante
artista la cui esistenza è segnata dall’incomprensione e
dallo scherno per sé e per il suo cane e, infine, di chi non
è riuscito nemmeno spendendo una fortuna a diventare
qualcuno.
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