S. Mazzolini - Rassegna di Teologia

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S. Mazzolini - Rassegna di Teologia
Sandra Mazzolini
Chiesa e salvezza
S. MAZZOLINI, Chiesa e salvezza. L’extra
Ecclesiam nulla salus in epoca patristica,
Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2008, pp. 338, € 25,00.
•••••••••••••••••••••
In questo saggio S. Mazzolini offre un
contributo che riguarda una vexata quaestio, divenuta di grande attualità dopo il
Concilio Vaticano II, ossia la giusta interpretazione dell’assioma: extra Ecclesiam
nulla salus.
Con uno sguardo costante al pensiero
ecclesiologico attuale, specialmente per
quanto attiene ai documenti del Concilio
Vaticano II, l’A. affronta il difficile tema
della ricostruzione storico-dogmatica della formula ecclesiologica attraverso la diRECENSIONI
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samina delle fonti e dei contesti da cui è
scaturita e in cui si è sviluppata.
L’ipotesi di fondo, come spiega la stessa A., «concerne il fatto che il rapporto
tra la Chiesa e la salvezza, espresso emblematicamente nel tradizionale assioma
extra Ecclesiam nulla salus, è compreso e
formalizzato coerentemente con il modello ecclesiologico di riferimento» (277).
Ne deriva uno studio attento ad esaminare non solo le fonti che hanno contribuito alla formulazione dell’assioma, ma
anche i contesti di riferimento che determinano il formarsi di peculiari modelli ecclesiologici da cui scaturiscono le diverse
tematizzazioni dell’assioma stesso.
Analizzando gli scritti, la metodologia
e la ricezione delle opere patristiche sull’argomento, l’A. mostra, con accuratezza
critica, i diversi passaggi interpretativi dell’assioma: dalla formulazione mistico-sacramentale della Chiesa d’Oriente fino a
quella giuridico-ecclesiologica che è divenuta classica nella tradizione occidentale.
Procedendo in tal modo vengono rilevate continuità e differenze nell’interpretazione della formula in questione.
La continuità è evidente nella trattazione di tematiche come il rapporto della
Chiesa con il mistero trinitario e cristologico, che giustifica la sua funzione mediatrice; il rapporto della Chiesa con la storia della salvezza e la destinazione universale della salvezza mediata dalla Chiesa;
nonché la precisazione della necessità della Chiesa per la salvezza e i mezzi ecclesiali della salvezza.
La discontinuità si rende visibile nel
passaggio dalla Chiesa d’Oriente a quella
d’Occidente. Nel descrivere l’incontro e
le diverse linee di pensiero fra la tradizione orientale e quella occidentale, l’A. colloca nel loro contesto originario, sia sociopolitico che teologico, il pensiero di
cinque grandi teologi che hanno affrontato la complessa questione della mediazione salvifica della Chiesa: Origene, Agostino, Cipriano, Ottato e Fulgenzio. In
questa sede si dimostra come le diverse
situazioni storico-religiose hanno condizionato l’evolversi del loro pensiero ecclesiologico e soteriologico.
Negli scritti di Origene, ad esempio,
la visione misterica della Chiesa, in relazione con il mistero trinitario e cristoloRdT 51 (2010) 504-527
gico, espressa spesso attraverso immagini, figure e simboli di derivazione scritturistica (73-74), nasce dal contesto multiculturale e multireligioso in cui Origene
vive. Viceversa, «la consapevolezza del
profilo misterico della Chiesa determina
anche la comprensione di quello societario istituzionale, interpretato, per così
dire, in chiave sacramentale» (75). Da qui
la prospettiva soteriologica dell’ecclesiologia di Origene. La Chiesa, mistero di
mediazione salvifica, esercita la sua funzione materna in senso universale (76),
per cui la formula extra Ecclesiam nemo
salvatur va intesa in senso inclusivo e spirituale, non esclusivo e giuridico.
Lo spostamento sul piano giuridico
avviene quando la formula approda nella
Chiesa d’Occidente, e, più precisamente,
nell’Africa proconsolare in cui vive e opera
Cipriano di Cartagine. Questa Chiesa è
caratterizzata «da fattori di crisi che toccano innanzitutto l’assetto istituzionale
dell’impero romano e la stessa Chiesa,
attraversata da spinte ereticali e scismatiche che ne minano dall’interno l’unità»
(108). Il pensiero ecclesiologico del vescovo di Cartagine non può non essere
influenzato da questo contesto per cui,
accanto al profilo mistico-ontologico della
Chiesa, egli valorizza molto il suo aspetto
istituzionale e giuridico. In questa prospettiva Cipriano sottolinea l’unicità esclusiva della mediazione della Chiesa in ordine alla salvezza, come compimento della
sua funzione materna (127). Pertanto l’assioma di Cipriano: Salus extra Ecclesiam
non est, assume una connotazione ecclesiale in riferimento a coloro che, a causa
delle eresie o degli scismi, si sono allontanati dalla Chiesa in modo colpevole (141).
Analizzando l’evoluzione storico-dogmatica della Chiesa Proconsolare africana nel IV e V secolo, l’A. delinea i nuovi
scenari che hanno portato all’estremizzazione del pensiero di Cipriano giungendo alle nuove prospettive soteriologiche
sulla mediazione della Chiesa. In questo
nuovo contesto, i tre Padri della Chiesa
d’Occidente che hanno influenzato tutto
il pensiero successivo sull’argomento,
sono: Ottato di Milevi, Agostino d’Ippona e Fulgenzio da Ruspe.
Ottato di Milevi sposta la questione dal
piano soggettivo dell’azione sacramentale
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RECENSIONI
a quello oggettivo. La preoccupazione per
l’unità e la cattolicità della Chiesa, in relazione a tutte le correnti ereticali che ne
minavano l’unicità e l’unità, porta a costruire un’ecclesiologia che si allontana
sempre più dalla visione sacramentale della
Chiesa orientale per approdare a una visione più giuridica e sociologica (166-167).
Questa posizione apre la strada all’ecclesiologia agostiniana che trova nella dimensione cristocentrica il suo punto di
arrivo (169). In quest’ottica l’assioma
Extra ecclesiam nulla salus, recependo
tutte le formulazioni precedenti, trova il
suo fondamento teologico nell’azione salvifica di Cristo e nella presenza del suo
Corpo mistico nella storia. Approfondendo tali tematiche Agostino parla anche
delle modalità attraverso le quali la comunità ecclesiale esercita la propria funzione mediatrice in ordine al conseguimento della salvezza spostandone il profilo sempre più in senso oggettivo (243).
Il passaggio ulteriore è compiuto da
Fulgenzio da Ruspe. In un orizzonte soteriologico molto rigido, a motivo delle
controversie sulla grazia e la predestinazione, Fulgenzio propone una mediazione ecclesiale fondata sulla validità del battesimo. Viene confermata, in tal modo,
l’oggettiva correlazione tra battesimo e
salvezza, pur mantenendo la differenza
che, sotto il profilo soggettivo e rispetto
al conseguimento della salvezza, intercorre tra coloro che sono battezzati intra
Ecclesiam e coloro che lo sono extra.
Con questa impostazione in parte formale, l’assioma passa alla successiva stagione ecclesiale medioevale, che ne conserva quasi inalterato il valore teologico,
reso tale nel Concilio di Trento.
Al termine del percorso, l’A. conclude
ponendo una questione di non poca importanza: «Non è forse vero che l’accentuazione della parola “Chiesa” ha determinato posizioni ecclesiocentriche, mentre oggi, anche a seguito dell’attenzione
posta sul dialogo con le altre tradizioni
religiose, la prevalente sottolineatura sulla salvezza pone in questione il senso stesso della funzione mediatrice della Chiesa
in ordine alla salvezza?» (292).
La risposta può venire da varie piste
di ricerca. Quella che proviene dalla storia della Chiesa, come fa il volume che
RECENSIONI
presentiamo, offre la possibilità di cogliere la formazione dei diversi modelli ecclesiologici nei contesti in cui nascono.
Si tratta di una prospettiva che consente
di comprendere meglio le loro motivazioni e le implicanze teologiche di riferimento. In tal modo la riflessione ecclesiologica procede secondo un duplice binario: quello della ricerca storica e quello della ricerca teologica, nella duplice
fedeltà alla Parola di Dio e alla parola
dell’uomo, entrambe realizzatesi nella
concretezza del vissuto.
Daniela Del Gaudio
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