SINTESI DELLA RICERCA
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SINTESI DELLA RICERCA
SINTESI DELLA RICERCA 3 Indice 1. INTRODUZIONE ........................................................................................................................................... 3 2. LA SEGMENTAZIONE DEI CCN TOSCANI ................................................................................................ 5 2.1 IL PROCESSO DI SEGMENTAZIONE REALIZZATO ............................................................................................. 5 2.2 MOTIVI DI FORZA O DI DEBOLEZZA DEL CONTESTO URBANO DI UN CCN.......................................................... 7 3. L’ANALISI ................................................................................................................................................... 11 3.1 I RISULTATI DELLE INTERVISTE AI TESTIMONI PRIVILEGIATI: POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEI CCN ..................... 11 3.2 VITALITÀ E INERZIE DEI CCN TOSCANI: I RISULTATI DEL QUESTIONARIO AGLI OPERATORI .............................. 13 4. ELEMENTI DI SCENARIO.......................................................................................................................... 18 4.1 IL QUADRO EUROPEO: OPPORTUNITÀ E SFIDE DALLA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI ................................. 18 4.2 UN CONFRONTO CON LE ESPERIENZE INTERNAZIONALI ................................................................................ 22 5. PROSPETTIVA EVOLUTIVA ED IPOTESI DI POLICY ............................................................................. 25 5.1 INDICAZIONI OPERATIVE PER LE POLICY REGIONALI PER I CCN .................................................................... 27 5.1.1 “NODI DI COMPETENZE”.......................................................................................................................... 29 AZIONI PILOTA ................................................................................................................................................ 35 BANDI ANNUALI ............................................................................................................................................... 37 La ricerca è stata realizzata dalla Regione Toscana in collaborazione con i Centri di Assistenza Tecnica di Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana. Hanno collaborato i seguenti ricercatori/Centri di ricerca: De Plano Consulting S.r.l. – Servizi avanzati per l’impresa Prof. Nicola Bellini – Istituto Superiore Sant’Anna Prof. Luca Ferrucci – Università di Perugia 2 1. INTRODUZIONE Il contesto di riferimento su cui si innesta il progetto INNOVA COM è desumibile dal rapporto IRPET presentato all’inizio del 2005 e dalla successiva indagine sulla rete distributiva in Toscana, presentata qualche mese fa. Rimandiamo quindi a tali atti per una piena e dettagliata visione del panorama offerto dalla rete commerciale della nostra regione. In questo contesto ci limitiamo quindi ad indicare alcuni degli elementi più significativi e comunque interessanti per il nostro lavoro. Vale la pena ricordare, intanto, alcuni dati rilevati al 30 Giugno u. s. : - 67942 il numero complessivo degli esercizi commerciali attivi, di cui il 26,4% sono esercizi prevalentemente alimentari e il 73,6% non alimentari; - 64194 sono gli esercizi di vicinato, il 94,5% di tutti i punti vendita. Di questi circa tre quarti sono punti vendita extra alimentari ed un quarto alimentari; - nel periodo che va dal 1999 al 2005 gli esercizi di vicinato sono passati da 60404 a 64194; - 200.000 sono gli addetti del settore, che produce il 20% del PIL. Già da queste poche cifre, si può rilevare come nella nostra regione sia forte e diffusa la presenza di piccole imprese commerciali. I motivi di ciò risiedono essenzialmente nel policentrismo urbano che caratterizza la Toscana, ma anche in una sorta di policentrismo produttivo che incide tra l’altro sulla domanda interna per un buon 45%. In altri termini, il commercio contribuisce non poco alla qualità della vita nei nostri centri urbani, anche in quelli di più ridotte dimensioni ed è parte significativa della filiera produttiva. La crescita delle aziende dal 1999 ad oggi si deve essenzialmente all’azione di semplificazione dell’accesso al settore e al fatto che comunque il settore è sempre un punto di riferimento per chi deve trovare un’occupazione. Per questo per avere una lettura reale del dato si deve prendere in considerazione il turnover presente nel settore che testimonia la difficoltà che comunque le piccole imprese del settore hanno a rimanere sul mercato. Sempre dai rapporti di cui sopra emerge come, in detto periodo di riferimento, il commercio di vicinato sia stato protagonista di un profondo processo di trasformazione e di ristrutturazione che gli consente di presentarsi, all’inizio del nuovo millennio, profondamente rinnovato ed economicamente sostenibile. Detto questo però, si deve avere presente come la grande diffusione di micro e piccole aziende commerciali possa comunque rappresentare un punto di debolezza. Per questo è importante creare e rafforzare forme stabili di aggregazione tra imprese, attraverso un percorso di innovazione articolato e complesso, che permetterà di realizzare un vero e proprio sistema commerciale strutturato il quale potrà così contribuire a migliorare la competitività del settore. I Centri Commerciali Naturali (CCN) hanno rappresentato in Toscana un segnale importante della praticabilità di una nuova politica del commercio, che realizzi l’obiettivo di una modernizzazione della rete distributiva tradizionale e al tempo stesso lo renda protagonista dei processi di qualificazione dei centri urbani. L’esperienza dei CCN è tuttavia ancora allo stadio embrionale ed appare quindi essenziale in questo momento cercare di prefigurare le linee evolutive del loro sviluppo e di conseguenza le azioni dei soggetti pubblici e privati che possono favorirle. 3 I processi che portano alla formazione di un CCN sono in molti casi processi spontanei che partono dal basso, ossia dal riconoscimento, da parte dei commercianti, della necessità di agire congiuntamente per migliorare la propria competitività. In questo caso, il coinvolgimento degli attori ed il loro impegno verso il raggiungimento di obiettivi comuni è un fatto acquisito. Un tale processo, tuttavia, tende ad avere come risvolti negativi la lentezza (ci vuole tempo per far maturare le logiche dell’azione collettiva) e la selettività (ciascuno dei partecipanti desidera unirsi con soggetti che percepisce validi ed affini) e si corre il rischio che ci sia una totale prevalenza degli interessi specifici degli stessi attori commerciali rispetto a quello collettivo afferente al centro urbano nel suo complesso. Da ciò deriva l’importanza di non limitarsi a registrare i fenomeni di crescita “spontanea”, ma di pensare contemporaneamente ad iniziative top-down capaci di attivare e sostenere tali processi di formazione. La carenza in termini di motivazione dei partecipanti, che dovrebbe essere opportunamente stimolata soprattutto nelle fasi iniziali, in quanto presupposto fondamentale della riuscita del progetto, verrebbe compensata da una maggiore velocità del processo e da un recupero della dimensione urbana e collettiva dell’intervento. Gli obiettivi di questo lavoro sono quindi essenzialmente due: - definire una strategia di sviluppo per il piccolo commercio al dettaglio nel territorio regionale che valorizzi l’esperienza sin qui compiuta dai CCN e ne faccia il perno per future prospettive di sviluppo; - dare indicazioni per le politiche regionali di supporto a tale strategia. Nelle pagine seguenti è proposta una sintesi del lavoro svolto alla luce di questi presupposti. Inizialmente viene descritto il processo di segmentazione dei CCN toscami ed i relativi risultati. Segue la fase di analisi, articolata su due livelli: interviste a testimoni privilegiati e questionari rivolti agli operatori del settore. Si presentano poi alcuni rilevanti elementi di scenario: il quadro della nuova politica di coesione europea e dei relativi Fondi Strutturali per il periodo 2007-2013 e gli approcci emergenti dalle “buone pratiche” a livello internazionale. Infine, si traggono le conclusioni in termini di politica del commercio. 4 2. LA SEGMENTAZIONE DEI CCN TOSCANI 2.1 Il processo di segmentazione realizzato Il processo di segmentazione dei CCN è avvenuto per gradi: - una prima segmentazione sulla base di variabili introduttive; - una segmentazione finale di sintesi basata anche sull’adozione di variabili dal carattere maggiormente “strategico”. Le variabili introduttive da noi individuate sono: 1. la tipologia di area territoriale d’insediamento e di modalità d’insediamento nell’area degli esercizi appartenenti al singolo CCN, per la quale si individua la seguente articolazione interna: - sistema diffuso: • diffusione trans-comunale (ovvero fra località di più comuni); • diffusione trans-locale (ovvero fra più frazioni di uno stesso comune); • diffusione trans-urbana (ovvero fra più quartieri di una città); - sistema concentrato: • piccoli borghi; • piccolo centro urbano; • quartieri centrali/storici di centri urbani rilevanti; • quartieri periferici di centri urbani rilevanti; 2. le caratteristiche degli operatori appartenenti al CCN in termini di loro specializzazione/diversificazione, dal momento che da un CCN ad un altro può mutare sensibilmente la tipologia di soggetti imprenditoriali coinvolti (artigiani, commercianti, ristoratori, altri operatori del terziario, ecc.); 3. le caratteristiche della gamma di prodotti e servizi complessivamente offerti dal CCN in termini di specializzazione/diversificazione (ad esempio un emporio polifunzionale sembra tendere ad un'offerta commerciale basilare e quindi specializzata). Sulla base di queste tre variabili e tenendo conto della classificazione di CCN adottata nella normativa regionale, si è potuto costruire una prima matrice di segmentazione come illustrato nella tabella 1. I colori di tabella 1 evidenziano come potrebbero caratterizzarsi le diverse tipologie di CCN individuate dalla normativa regionale (empori polifunzionali, reti distributive, reti di centri commerciali naturali, centri commerciali naturali in senso stretto). Le celle non colorate, viceversa, individuano le combinazioni impossibili. 5 Tabella 1 – Matrice di segmentazione dei CCN sulla base della tipologia di insediamento nell’area territoriale Area territoriale Gamma di Tipologia di Sistema concentrato prodotti/ servizi operatori Tipologia di Centri urbani offerti Piccolo CCN rilevanti trans- trans- trans- piccoli centro comunale locale urbano borghi Quartieri Quartieri urbano Specializ. Diversif. Specializ. Diversif. centrali periferici Sistema diffuso Rete di CCN Rete distributiva Empori polifunzionali Centri Commerciali Naturali Dalla lettura della tabella si individuano quindi i seguenti segmenti: - rete di CCN come sistema di vendita al dettaglio tradizionale diffuso in un’area trans-comunale, che abbraccia operatori di diversa tipologia (commercianti, artigiani, altri operatori del terziario ecc.) e con una gamma di offerta anch’essa diversificata; - rete distributiva come sistema a diffusione trans-comunale, con una gamma di prodotti/servizi specializzata (vedi Vetrina Toscana); - rete distributiva come sistema a diffusione trans-locale, con una gamma di prodotti/servizi specializzata (vedi Vetrina Toscana); - emporio polifunzionale, localizzato in piccolo borgo, con un’offerta di servizi diversificata; - CCN in senso stretto diffuso su più quartieri cittadini, che associa diverse tipologie di operatori (commercianti, artigiani, altri operatori del terziario), capaci di offrire una gamma di prodotti e servizi diversificata; - CCN in senso stretto concentrato in un piccolo borgo, con scarsi fattori di rilevanza, che associa un numero limitato di operatori, capaci di offrire una gamma di prodotti e servizi ridotta ed essenzialmente centrata su un’offerta di base; - CCN in senso stretto concentrato in un piccolo centro urbano, con significativi fattori di rilevanza, che associa diverse tipologie di operatori (commercianti, artigiani, altri operatori del terziario), capaci di offrire una gamma di prodotti e servizi diversificata; - CCN in senso stretto concentrato in quartiere centrale di città, con importanti fattori di rilevanza storico-culturale, che associa diverse tipologie di operatori (commercianti, artigiani, altri operatori del terziario), capaci di offrire una gamma di prodotti e servizi diversificata; - CCN in senso stretto concentrato in un quartiere periferico di città, con scarsi fattori di rilevanza storico-culturale e naturalistici, che associa diverse tipologie di operatori (commercianti, artigiani, altri operatori del terziario), capaci di offrire una gamma di prodotti e servizi diversificata. Dalle indagini svolte emergono segmenti di CCN in fase così embrionale da non ritenerli ancora significativi: ci si riferisce in primo luogo agli empori polifunzionali e alle reti. Pertanto i segmenti realmente significativi sono quelli che corrispondono ai centri commerciali naturali in senso stretto, che si caratterizzano per un radicamento concentrato all’interno di un determinato nucleo urbano. Inoltre, rispetto ai centri commerciali naturali in senso stretto le variabili “tipologia di operatori” e 6 “gamma di prodotti/servizi” perdono di significato nella loro classificazione “macro” diversificazione/specializzazione, dal momento che in questi casi, per definizione, ci si deve muovere per un largo coinvolgimento di operatori diversificati (con una corrispondente gamma variegata di offerta) e che insieme contribuiscono a caratterizzare l’offerta complessiva del centro urbano. Viceversa, rispetto alla variabile territoriale assume rilevanza il riferirsi ad un’area centrale o all’opposto periferica. Ciò considerato, la nostra matrice di segmentazione di riferimento diverrebbe quella rappresentata in tabella 2. Tabella 2 – Matrice di segmentazione selettiva, fondata solo su Centri Commerciali Naturali in senso stretto, come sistema concentrato Ubicazione Tipo di centro urbano Piccolo Centri piccoli centro urbani borghi urbano rilevanti Posizione centrale Posizione periferica Questo discorso non vuole tuttavia sminuire l’importanza del concetto di gamma o di varietà di operatori. Infatti all’interno della categoria diversificazione, in un’ottica di analisi più fine, assumono molta importanza sia i caratteri di ampiezza orizzontale della gamma di prodotti/servizi offerti e di operatori coinvolti che quelli di sviluppo verticale, intendendo per questi la capacità di corrispondere a diverse e molteplici fasce di mercato, da bassa ad altissima. Si può dire che l’ampiezza della gamma di offerta anche per numero di operatori contribuisce a determinare un fattore di rilevanza specifico del territorio, la cui valenza varia da centro urbano a centro urbano. 2.2 Motivi di forza o di debolezza del contesto urbano di un CCN In realtà i diversi segmenti individuati tendono a caratterizzarsi ulteriormente in virtù di altre variabili da ritenersi strategiche. In particolare esse riguardano: - la tipologia di fattori di rilevanza che ha in dote il contesto urbano d’insediamento; - i rapporti d’influenza fra aree limitrofe. La seconda di queste due variabili risulta di difficile definizione e pertanto riteniamo opportuno, a questo livello di analisi, non considerarla. Viceversa, rispetto ai tipi di fattori di rilevanza si può effettuare la seguente classificazione: - fattori di rilevanza paesaggistico-naturale; - fattori di rilevanza storico-culturale; - fattori di rilevanza della cultura materiale (prodotti tipici e artistici). A questi possono aggiungersi altri fattori di rilevanza prettamente connessi alle caratteristiche di fondo “dell’offerta commerciale” del luogo e altri tipi di fattori che non creano condizioni di attrattività per un turista a scopo di svago, quanto uno che transita nel luogo ricorrentemente o occasionalmente per motivi di lavoro. Si potrebbero chiamare questi “fattori di rilevanza professionale”. A complemento potrebbero aggiungersi anche i fattori di rilevanza commerciale (determinati sia dalla numerosità di operatori coinvolti, che dalla gamma di offerta anche per molteplicità di fasce di mercato coperte e per la presenza di prodotti di alta fascia). Dall’indagine svolta è emerso che 7 sostanzialmente i punti di forza dei CCN gravitano tutti attorno ai fattori di rilevanza del territorio. La tabella 3 sintetizza la matrice di segmentazione finale. Tabella 3 – Matrice di segmentazione selettiva, con l’adozione della variabile strategica del tipo di fattore di rilevanza del contesto Tipo di fattore di rilevanza CCN di piccolo borgo Tipo di CCN in senso stretto CCN di quartiere CCN di piccolo periferico di centro centro urbano urbano rilevante CCN di centro storico di centro urbano rilevante Paesaggisticonaturalista Storico-artisticoculturale Produzioni tipiche e artistiche Attività professionali Attività commerciali Le celle in intestazione di colonna individuano ogni possibile segmento di CCN. Tuttavia, ogni segmento si caratterizza variabilmente a seconda del grado di importanza dei diversi tipi di fattori di rilevanza riportati per riga. La diversa colorazione delle celle vuol rappresentare l’intensità prevedibile di un fattore di rilevanza rispetto ad un determinato segmento. Ogni segmento di CCN può beneficiare di uno o più tipologie di fattori di rilevanza e può beneficiarne con un grado d’intensità variabile. In linea generale i fattori di rilevanza paesaggistico-naturali tendono ad essere più forti nei centri minori dove è più probabile e agevole il loro godimento; tendono ad essere modesti nei centri urbani maggiori della Toscana. I fattori di rilevanza storico-artistico-culturale tendono ad essere molto forti nei centri maggiori dove è ricca la presenza di strutture architettoniche di fascino, musei, eventi, centri culturali. La rilevanza delle produzioni tipiche e artistiche tende a concentrarsi nei grandi centri urbani, non tanto come insediamenti produttivi, quanto per offerta commerciale; analogamente tende a diminuire al ridimensionarsi del luogo. Analogamente i fattori di rilevanza professionali tendono ad essere più forti nei grandi centri, dove trainanti sono le attività terziarie. Le attività industriali tendono viceversa a collocarsi ai margini dei centri urbani e pertanto a non rappresentare un motivo importante di attrazione per i CCN. Gli attuali e principali motivi di debolezza dei CCN toscani derivano dal carattere embrionale della fase evolutiva da loro raggiunta. In pratica ciò che rende debole ogni CCN è il fatto che ancora non è maturata una reale capacità di agire come “sistema”. Nelle interviste svolte, il termine più ricorrente utilizzato per sintetizzare gli aspetti di debolezza dei CCN esistenti è discontinuità, intesa come condizione che impedisce una adeguata profondità d’intervento e lo sviluppo del sistema. Rappresenta quindi l’ostacolo da superare nel medio periodo, anche perché, soprattutto dove l’esperienza dei CCN è stata più ampia ed efficace, il non superarlo avrebbe pesantissime ripercussioni sulla motivazione degli aderenti e sulla loro disponibilità futura non solo ad aumentare l’intensità della loro partecipazione, ma anche a mantenere quella finora profusa. In generale, si può dire che quei CCN che hanno avuto un’origine spontanea, anche precedente all’iniziativa 8 regionale del 2003, presentano oggi un livello di sviluppo maggiore di quelli nati per pressioni dall’alto. Una fase più avanzata di sviluppo sembrano averla realizzata anche quei CCN che, pur in regime di nascita “non spontanea”, hanno potuto contare sul forte sostegno dell’amministrazione comunale, da una parte, e su una corrispondente elevata percentuale di adesione degli operatori del centro urbano (superiore all’80%), dall’altra. Ai motivi di debolezza connessi al livello di sviluppo finora raggiunto, si aggiungono quelli inerenti: - alle caratteristiche di funzionamento e di struttura del CCN (caratteristiche del management, caratteristiche quali-quantitative dei negozianti e operatori). In particolare i CCN esistenti sembrano caratterizzarsi, chi più chi meno, per una bassa integrazione degli operatori che li compongono, determinata dal prevalere di logiche individualistiche, da una bassa partecipazione anche finanziaria al sostegno del CCN e che si manifesta anche in un sovraccarico di attese/pretese rispetto al soggetto che svolge la funzione di direzione e gestione del CCN. Per questo sovraccarico, il management del CCN oggi rappresenta un soggetto debole da rafforzare. Inoltre, in alcuni casi, vengono ritenuti ulteriori motivi di debolezza anche i rapporti di insufficiente collaborazione con l’amministrazione comunale; - alle caratteristiche di struttura del centro urbano di insediamento (condizioni di mobilità e di accesso ecc.). Nelle diverse realtà urbane in cui sono ubicati i CCN le attuali condizioni di accessibilità, di decoro urbano e altri servizi collettivi sono vissuti come motivi di debolezza in modo più o meno intenso. L’aspetto più ricorrente riguarda la scarsità dei parcheggi, seguita da carenze nei servizi di trasporto pubblico. Inoltre risultano prevalentemente da sviluppare i servizi per il tempo libero. Nella tabella 4 si riepiloga in quale modo tendono a qualificarsi i diversi fattori che oggi si presentano come motivi di debolezza dei CCN. Man mano che la colorazione si avvicina al rosso significa che quel fattore assume, con riferimento ad uno specifico segmento di CCN, una valenza meno negativa. Tabella 4 – Aspetti che oggi si configurano come motivo di debolezza del CCN Fattore di debolezza Caratteristiche del management di CCN Livello e qualità di adesione dei negozianti Rapporto con l’amministr.ne comunale Condizioni di mobilità, di accesso e di fruibilità del centro CCN di piccolo borgo variabile Tipo di CCN in senso stretto CCN di CCN di quartiere CCN di centro periferico di piccolo storico di centro centro urbano centro urbano rilevante rilevante urbano variabile Variabile variabile Mettendo assieme motivi di forza e di debolezza si possono tracciare i seguenti profili-tipo per ciascun segmento: - il CCN ubicato nel centro di piccoli borghi, presenta come criticità il fatto di avere una dimensione modesta, con fattori di rilevanza solitamente di bassa attrattività, con una gamma di offerta 9 limitata, poco competitiva e basilare e che pertanto subisce pesantemente la concorrenza non solo dei centri commerciali artificiali ma anche dei centri commerciali naturali limitrofi; - il CCN ubicato nel centro storico di piccolo centro urbano, intendendo con questo un capoluogo di comune (il cosiddetto “centro minore”), è caratterizzato da una gamma di operatori piuttosto significativa e tanto più significativa quanto più supera le 100 unità. Subisce spesso la concorrenza non solo dei centri commerciali artificiali, ma anche dei centri commerciali naturali dei principali capoluoghi di provincia se non dei più prestigiosi piccoli centri urbani vicini. Presenta come criticità l’influenza gravitazionale più o meno intensa che i centri maggiori esercitano sulla sua popolazione residente, oltre che quelle difficoltà strutturali di avvio connesse alla necessità di mettere in squadra un numero esteso di soggetti, nell’ambito di un luogo i cui assetti logistici, architettonici e culturali sono importanti ma anche di non facile governo. In modo analogo a quello periferico di città, tende ad individuare nel residente, soprattutto di fascia media, il suo target principale. Solo laddove i fattori di rilevanza del luogo sono particolarmente intensi rispetto ad una domanda turistica, c’è la tendenza a riposizionarsi sulla fascia più elevata del mercato e soprattutto a far riferimento ad un target localizzato ma di provenienza esterna (turista). Laddove ciò non accade, invece, la qualità dell’offerta nei CCN dei piccoli centri urbani tende ad essere più bassa di quella dei centri storici più importanti; - il CCN ubicato in quartieri non centrali o periferici di grandi centri urbani (in generale identificabili nei capoluoghi di provincia) presenta come criticità principali il fatto di non disporre di importanti fattori di rilevanza, di caratterizzarsi per una gamma di offerta generalmente di livello medio o medio-basso e di subire pesantemente l’attrazione del cento storico vicino. Inoltre tende a soffrire delle difficoltà sociali e di vivibilità tipiche delle aree periferiche. Si rivolge quasi esclusivamente ad una clientela residente oppure ad un pendolare per motivi di lavoro se tali quartieri sono importanti poli di attrazione di attività professionali e imprenditoriali; - il CCN ubicato nel centro storico dei grandi centri urbani (in generale identificabili nei capoluoghi di provincia) possiede specificità e criticità assai differenziate da tutti gli altri e ciò soprattutto in dipendenza di quattro elementi principali: • la di gran lunga superiore numerosità di operatori potenziali (gli operatori teoricamente afferenti al “quadrilatero romano” di Firenze assomma a n. 1200; quelli del centro storico di Siena sono oltre 600 ecc., mentre gli operatori di un CCN di un centro minore di buona importanza ammontano a circa 100) ed è chiaro che tale numerosità si traduce in una elevata complessità di coordinamento, di coinvolgimento e quindi di motivazione e di partecipazione; • la grande complessità che assumono alcuni fattori di “fruibilità” del centro storico delle città maggiori in termini prima di tutto di mobilità e parcheggi. Questi fattori, in una strategia di sviluppo dei centri commerciali naturali, rappresentano punti di snodo prioritari (sia per importanza che per urgenza) e affrontarli e risolverli all’interno dei grandi centri urbani diventa questione assai complessa e soprattutto di non breve periodo; • il godere di tantissimi fattori di rilevanza (soprattutto storico-culturale, ma anche professionale) che conducono gli operatori commerciali ivi localizzati a godere di una rendita di posizione che non li motiva molto a sviluppare alleanze con altri operatori o a modificare la propria offerta per attivare nuovi e autonomi motivi di attrazione. Spesso il centro storico di un grande centro urbano viene visto come “salotto buono”, che sfrutta i fattori di rilevanza culturale (mostre, eventi, ecc.) per rivolgersi ad una fascia di mercato alta, sia turistica che residente. Pertanto gli operatori dei centri storici maggiori si rivelano anche più resistenti e meno motivati a partecipare a logiche di CCN (la quota di aderenti ai CCN nei centri urbani maggiori raggiunge livelli molto bassi: su Firenze si attesta attorno al 10%; a Lucca raggiunge il 40%); • i più elevati livelli di fattori di rilevanza commerciale e ciò in dipendenza della ben più alta numerosità di operatori ivi localizzati, che si traduce anche in una differente gamma di offerta complessiva. Nei centri storici maggiori è possibile ritrovare negozi di alta fascia (griffe di moda) o negozi storici molto famosi (Procacci, i bar storici), un’ampia offerta di servizi ricettivi (alberghi 10 ecc.) e di ristorazione, artigiani, mercati settimanali, distribuzione organizzata con strutture medie (esempio InCoop, Conad city, Esselunga sottocasa). In virtù di queste specificità, i CCN ubicati nel centro storico dei grandi centri urbani rappresentano i principali poli di attrazione del loro territorio e sono per questo i principali competitor tradizionali degli altri Centri Commerciali Naturali. Subiscono la concorrenza dei centri commerciali artificiali ma la subiscono in modo attenuato almeno rispetto ad un target turistico di fascia alta, in virtù del disporre di importanti fattori di rilevanza, soprattutto storicoculturale. Presentano anche una rilevante attrattività per il fatto di presentare una gamma di offerta, sia per prodotti/servizi che per operatori, molto vasta, che può andare dai 300 ai 1200 operatori. Tuttavia, la forza dei fattori di rilevanza è tale che determina rendite di posizione a vantaggio dei singoli operatori esistenti che non li motiva rispetto ad azioni strategiche congiunte di CCN. Oltre quindi ad una limitazione della partecipazione della struttura al CCN, questo segmento si caratterizza anche per il fatto di vivere con criticità quelle problematiche di mobilità e logistica delle vecchie città, solitamente ben più gravose di quelle dei centri minori. In definitiva, la forza dei fattori di rilevanza del centro storico delle maggiori città è tale da rendere altamente improbabile il successo di un’azione di CCN. Per questo, pur restando valido il nostro modello interpretativo e progettuale, si tratterebbe di dover affrontare un percorso estremamente lungo nel tempo e il conseguimento dei primi risultati sarebbe molto molto ritardato. Poiché superare una fase embrionale di sviluppo è passaggio altamente critico e difficile, dal momento che implica un marcato sviluppo della struttura e della capacità di funzionamento sistemico, riteniamo fondamentale stabilire delle priorità d’intervento per i CCN. In quest’ottica suggeriamo di andare ad agire in situazioni che abbiano tanti punti di forza in termini di valore dei propri fattori di rilevanza e possiedano i più bassi livelli di debolezza strutturale (per livello e qualità dell’adesione dei negozianti, per livello del management, per collaborazione con la municipalità, per condizioni di accesso e fruibilità ecc.). Tali condizioni riteniamo si possano verificare più probabilmente all’interno di quel segmento individuato come CCN ubicato nel centro storico di piccolo centro urbano. 3. L’ANALISI 3.1 I risultati delle interviste ai testimoni privilegiati: potenzialità e criticità dei CCN I testimoni privilegiati sono stati selezionati sulla base dei seguenti fattori: - livello di esperienza maturato dal testimone rispetto al tema dei CCN; - numero di CCN seguiti; - segmento di appartenenza dei CCN (in riferimento alle 7 tipologie identificate in fase di segmentazione); - provincia di appartenenza del testimone; - equilibrata distribuzione dei testimoni per organizzazione di appartenenza; - grado di importanza dei CCN seguiti (in base a indicazioni fornite da Confcommercio e Confesercenti), valutato in base a: • livello evolutivo raggiunto (valutato a priori in base alle azioni intraprese); • localizzazione geografica e dimensione. Sostanzialmente le interviste hanno permesso di raccogliere indicazioni “generali” sullo “strumento” CCN, sulle sue potenzialità e criticità, maturate in base all’esperienza dei testimoni sul campo, e di acquisire informazioni “di dettaglio” su circa 40 casi: quasi la metà dell’universo di riferimento. 11 In linea generale, dai testimoni privilegiati il CCN è descritto come una struttura organizzata con regia anche se spesso ne viene enfatizzato il carattere discontinuo. Il CCN viene considerato strumentale al conseguimento almeno dei seguenti obiettivi: - la qualificazione ed evoluzione del contesto urbano; - la competitività e qualificazione del commercio tradizionale; - la promozione turistica del luogo. Il management del CCN varia a seconda delle situazioni: in alcuni casi si localizza all’interno del CAT provinciale di riferimento; spesso la si ravvisa in un’unità di gestione costituita ad hoc per lo specifico CCN e che può assumere la forma di associazione, con un suo consiglio direttivo, di consorzio, di associazione di strada o di comitato di gestione; in altri casi tende a localizzarsi all’interno dell’organizzazione di categoria provinciale con l’istituzione di un comitato per singolo CCN avente non funzioni operative ma di indirizzo e ratifica. Spesso, soprattutto nella fase prevalentemente embrionale in cui si trovano attualmente i CCN toscani, la leadership esercitata da questi organismi è debole, sia in termini di ruolo che di competenze: - in termini di ruolo, in quanto manca il potere di incidere sulla politica urbana e la disponibilità di adeguate dotazioni finanziarie oltre che la capacità di attivare fonti finanziarie integrative; - in termini di competenze, per le carenze sia consulenziali a favore degli operatori commerciali che strategiche necessarie alla definizione e implementazione della strategia. Le principali differenze tra i CCN attengono: - al centro urbano cui afferiscono; - alle influenze gravitazionali che il centro urbano esercita verso i territori limitrofi o viceversa che questi esercitano nei confronti del centro urbano considerato; - alle fase evolutiva in cui si trovano. Per quanto riguarda il centro urbano di riferimento, una netta distinzione va fatta tra CCN presenti nei centri storici di grandi città e quelli inseriti in centri urbani periferici: i primi sono caratterizzati da un maggior numero di operatori potenziali, da una maggiore complessità dei fattori di fruibilità (es., parcheggi), dalla presenza di più fattori di rilevanza (socio-culturali, professionali, etc.), da un target rappresentato da clienti di fascia alta e da turisti, ma anche da una maggiore resistenza alla partecipazione ai CCN per la mancanza di una cultura della collaborazione. Invece i CCN di centro urbano periferico di città o i CCN di piccolo centro urbano individuano nel residente soprattutto di fascia media il loro target principale. In corrispondenza, anche la qualità dell’offerta nei CCN periferici e nei piccoli centri urbani tende ad essere molto più bassa di quella dei centri storici più importanti. In relazione alla fase evolutiva, si possono individuare tre tappe fondamentali del processo: - fase embrionale, caratterizzata da bassa adesione sia in senso stretto (ridotto numero di operatori aderenti) che intermini qualitativi (partecipazione discontinua e parziale); - fase compiuta, che dovrebbe manifestarsi nella capacità del CCN di operare come mezzo fondamentale per la qualificazione e l’evoluzione del centro urbano in cui è insediato tramite un’azione continua e sistematica volta a qualificare l’offerta e migliorando in tal modo la propria competitività rispetto ad altre forme di commercio e ad altre aree urbane; - fase matura, in cui il CCN, sempre più capace di agire come sistema unitario, può sviluppare rapporti sinergici con CCN o aree urbane limitrofe, creando situazioni di mutua influenza positiva. 12 E’ emerso che, tendenzialmente, i CCN più avanti in questo processo evolutivo sono quelli spontanei, quelli con forte sostegno comunale e quelli caratterizzati da un’elevata adesione degli operatori. I punti di forza e di debolezza, così come emersi dalle interviste con in testimoni privilegiati, possono essere sintetizzati come in tabella 5. Tabella 5 – Punti di forza e di debolezza dei CCN toscani Punti di forza Punti di debolezza Fattori di rilevanza del territorio: elementi da valorizzare per la qualificazione del contesto e l’attrattività dell’area urbana Caratteristiche di funzionamento del CCN, legate a: la fase embrionale in cui si trovano, caratterizzata da logiche individualistiche, da bassa partecipazione e dalla debolezza del nucleo di management la scarsa collaborazione con le amministrazioni comunali Gamma di offerta, sulla cui attrattività incidono: la varietà e la qualità dell’offerta alimentare la presenza di negozi di alta gamma la presenza di una significativa offerta di abbigliamento e relativi accessori l’offerta artigianale l’offerta culturale mercati settimanali o rionali La gamma di offerta diventa una debolezza quando non riesce ad essere attrattiva (come accade spesso nei centri periferici) Caratteristiche di struttura del CCN, inerenti: la bassa qualificazione dell’offerta la frammentazione eccessiva del dettaglio tradizionale la capacità di fare servizio le condizioni di accessibilità, di decoro urbano e altri servizi collettivi (es., parcheggi, trasporto pubblico) Infine, le azioni più comunemente intraprese dai CCN riguardano la qualificazione dell’assetto urbano e l’attrazione della clientela tramite manifestazioni (alimentari o culturali) le quali hanno anche un rilevante effetto dimostrativo per i commercianti. 3.2 Vitalità e inerzie dei CCN toscani: i risultati del questionario agli operatori Al fine di conoscere meglio le caratteristiche di funzionamento dei CCN è stata svolta una ricerca empirica, tramite questionario strutturato, presso 364 operatori commerciali presenti all’interno di queste strutture1. Tra i principali risultati empirici emersi, possiamo sottolineare i seguenti: - nei centri commerciali naturali c’è una discreta varietà merceologica e di servizio e ciò è un segnale di vitalità socio-economica di queste strutture localizzative. Dominante su tutte le diverse referenze è il comparto dell’abbigliamento che, unitamente a calzature e pelletteria, rappresenta oltre il 30% di tutte le attività. Si tratta della dimostrazione che la localizzazione nei centri commerciali naturali per queste attività è pregiata rispetto alle periferie urbane oppure, in taluni casi, nei centri commerciali artificiali; -c’è un discreto ricambio delle attività commerciali, con processi di vera e propria nati-mortalità,. Questo dato presenta caratteri di problematicità. Infatti, il continuo turn-over degli operatori, se da un lato garantisce al CCN una stabilità in termini numerici o di volumi di affari, dall’altro è anche indice della breve vita di molte attività commerciali e della loro discontinuità. Sul piano delle 1 L’analisi approfondita dei risultati del questionario è contenuta nel ....... 13 policy, occorrerebbe quindi un’azione volta a valorizzare le potenzialità competitive delle attività commerciali presenti nei CCN e puntare sul loro ammodernamento in modo da avere ricadute positive anche in termini motivazionali degli operatori. - le attività rilevate hanno una superficie media di circa 85 metri quadrati. Ci sono tuttavia situazione molto eterogenee. Basta infatti osservare che sino a 25 mq ci sono quasi il 10% delle attività complessive. Questa superficie è assolutamente limitata per esercitare, in misura sufficientemente qualificata, qualsiasi tipo di attività commerciale e di servizio. E’ dunque rilevante, sul piano delle policy, ipotizzare strumenti urbanistico-commerciali capaci di favorire l’ampliamento delle superfici di vendita e l’accorpamento degli spazi immobiliari tra esercizi contigui; - la percentuale di imprese di tipo pluri-sede sono molto basse: in media, solamente il 9% degli esercizi complessivi sono di questo tipo. Si tratta di un dato estremamente marginale che dimostra l’esigenza di passare, nei centri commerciali naturali, ad una fase evolutiva nuova con forme di aggregazione, spontanea o indotta, tra i piccoli esercizi esistenti, superando la frammentazione della base proprietaria che non agevola l’impostazione di strategie collettive di sviluppo; - quasi il 40% degli esercizi rilevanti non sospende mai la sua attività. Si tratta di un dato importante per la vitalità dei centri commerciali naturali che supera in buona misura le preoccupazioni qualche anno fa presenti in molti policy makers municipali e regionali. E’ ovviamente da apprezzare questo sforzo gestionale e organizzativo perseguito da questo commercio minore che, attivandosi in termini professionali, è riuscito a garantire questa continuità temporale di servizio; - circa il 55% degli operatori tiene aperto almeno una domenica al mese. Si tratta di un risultato importante, sicuramente da evidenziare; tuttavia, il principale obiettivo dovrebbe essere quello di far diventare tale dato indicativo di un’azione programmata e condivisa dai vari operatori. E’ infatti evidente che la forza attrattiva del commercio minore nel centro commerciale naturale è fortemente dipendente da economie esterne di agglomerazione, in base alle quali, ad esempio, quasi tutte le attività presenti sono aperte in modo coordinato e quindi si genera una forza di attrazione della domanda nei giorno e/o negli orari di comune apertura; - si nota l’incidenza relativamente elevata dei costi di acquisto dei prodotti da commercializzare. Oltre il 60% dei costi totali fanno infatti riferimento a tale tipologia di oneri. E’ pertanto evidente l’importanza, per l’economicità dell’attività commerciale, della selezione di fornitori e della negoziazione di condizioni di acquisto tali da essere compatibili con l’economicità dell’esercizio e le condizioni della domanda di mercato. Da questo punto di vista, è evidente che il commercio minore, soprattutto nel non alimentare, è ancora troppo frammentato e quindi le condizioni di acquisto sono fortemente determinate dal potere del fornitore industriale. Sotto questo profilo, l’idea sarebbe di abbattere i costi dei prodotti incentivando forme di collaborazione/relazione con le produzioni artigiane ed agricole locali nell’ottica della filiera corta; - il canone di locazione incide per circa il 18%. Si tratta di una tipologia di costo rilevante, alla luce dell’aumento della rendita fondiaria registrato nel nostro Paese negli ultimi due decenni il quale ha soprattutto influenzato le localizzazioni all’interno dei centri commerciali naturali. Tra l’altro, nei centri commerciali naturali, soprattutto nelle localizzazioni maggiormente pregiate, negli ultimi anni c’è stato un afflusso di domanda di locazioni da parte di catene internazionali in franchising, 14 di banche e di assicurazioni: ciò ha contribuito a far lievitare la rendita immobiliare e ad occupare le localizzazioni migliori, con un effetto spiazzamento rispetto al commercio minore; - quasi la metà dei clienti, per fatturato, sono residenti nel centro commerciale naturale. Complessivamente, oltre il 70% del fatturato del commercio minore nei centri commerciali naturali dipende dagli acquisti effettuati da residenti al suo interno oppure in centri urbani posti in prossimità. In questa logica, la vitalità commerciale dei centri commerciali naturali è fortemente dipendente dalla presenza di una comunità di residenti. Talvolta, nei dibattiti pubblici si è sostenuto che la vitalità commerciale dei centri commerciali naturali poteva basarsi quasi esclusivamente sui flussi di turismo o su studenti fuori sede (ad esempio, nelle città universitarie). Questa analisi mostra, al contrario, che le città-museo oppure le città-università non riescono ad offrire una vitalità sufficiente, nella stragrande maggioranza dei casi dei centri commerciali naturali toscani, al commercio minore. Ne deriva dunque una tesi importante per la policy: la sostenibilità economica del commercio minore nei centri commerciali naturali dipende da una varietà di clientela (e dunque non si può ipotizzare una specializzazione per un solo segmento di mercato). Ne deriva che la policy di un centro commerciale naturale deve “riscoprire” il valore dei residenti, a partire dai loro bisogni e dalle loro aspettative, se si vuole garantire una sostenibilità economica del commercio minore, pur senza trascurare la componente turistica di quelle zone che beneficiano di grandi presenze in tal senso; - sul piano delle policy, si tratta di riqualificare e rivalorizzare le strutture di ambulantato, anche all’interno di una strategia di qualificazione commerciale dei CCN. E’ plausibile ipotizzare “legami strategici” possibili tra specifici comparti dell’ambulantato, con proprie caratteristiche espositive, e gli operatori al dettaglio in sede fissa presenti all’interno dei CCN; - circa il 50% degli intervistati afferma di non aver intrapreso nessun cambiamento. Data plausibilmente l’evidenza suggerita sopra che ci sono state vere e proprie discontinuità nei mercati e nella concorrenza, quest’inerzia a perseguire nuovi sentieri strategici per la metà degli intervistati sorprende in modo rilevante. Ciò può essere interpretato come una sorta di “condizione di torpore cognitivo” degli operatori che, nonostante i cambiamenti, non hanno le informazioni, le competenze, le energie professionali e le risorse finanziarie per provare a cambiare, ad innestare innovazioni, a rischiare nel perseguire nuovi sentieri imprenditoriali. Tutto questo è molto preoccupante, visto il deterioramento lento ma progressivo delle loro condizioni di economicità gestionale. Dato che questa è la situazione si sente l’assoluta necessità di attivare una serie di strumenti che sono di natura diversa: informativi, formativi, di consulenza strategica, ecc; - occorre dunque far emergere il necessario “gioco di squadra” tra tutti gli attori presenti nel CCN. Da questo punto di vista, è interessante notare che alcuni operatori giudicano particolarmente importante l’azione dei CAT e le iniziative del CCN per l’attrattività turistica. C’è comunque bisogno di passare ad una governance e ad una progettualità strategica del CCN di ordine superiore, non più basato su iniziative spot di attrattività turistica. Non è un caso che i valori di soddisfazione minore riguardano proprio il comfort infrastrutturale della situazione dello shopping, l’esigenza di dare una maggiore competitività ai singoli aderenti (anche tramite acquisti collettivi) e l’influenza sulla coesione e collaborazione fra commercianti. C’è dunque una nuova fase, che deve essere rapidamente implementata e perseguita, per dare al CCN un’identità strategica nuova ed importante, tale tra l’altro da far superare quelle diffidenze e scarsa fiducia che sembra prevalere tra diversi operatori. I CCN non devono essere infatti un’operazione di “facciata”, un neologismo per indicare una realtà di fatto conosciuta da tutti, ma piuttosto una nuova ed 15 innovativa dimensione istituzionale, capace di una governance collettiva per il perseguimento ed il potenziamento dell’identità strategica, commerciale, di servizio e residenziale dei CCN stessi; - oltre il 70% degli operatori dichiara che il CCN deve organizzare eventi comuni per rafforzare l’attrattività e deve attivarsi per il miglioramento dell’arredo urbano. In altri termini, l’aspettativa forte – e per molti aspetti sovrapposta a competenze squisitamente municipali – è quella di rafforzare l’attrattività del CCN tramite eventi e arredo urbano, due leve strategiche sicuramente importanti per portare dosi addizionali di domanda a favore di operatori del CCN. Su una strada simile può interpretarsi anche l’aspettativa di una pubblicità collettiva a favore dei singoli operatori, segnalata da oltre il 60% degli intervistati. E’ comunque significativo che il 50% circa degli operatori segnali l’esigenza di perseguire, da parte del CCN, una strategia collettiva di servizi maggiormente qualificati. Si tratta di un tema importante che va dai servizi di coordinamento apparentemente più semplici, quali gli orari e le aperture nei giorni festivi, a quelli maggiormente impegnativi, quali fidelity card innovative oppure acquisti di servizi collettivi (energia, gas e altri servizi). Il materiale di comunicazione, con il 65% delle risposte degli intervistati, sembra essere l’azione maggiormente auspicata da parte degli operatori. Questa risposta, unitamente a quella di azioni di arredo e di segnaletica urbana, sottolinea l’esigenza di comunicare ed informare dell’esistenza del CCN. Il 50% degli operatori si attende l’organizzazione di un evento capace di generare addizionalità nella domanda attuale. C’è inoltre una discreta percentuale che sottolinea l’esigenza di una fidelity card con il 38%. E’ comunque importante rilevare che circa il 35% degli operatori sottolinea l’esigenza di consulenze qualificate. Come avevamo già rilevato in passato, gli operatori registrano rilevanti cambiamenti di scenario ma appaiono sprovvisti di una “bussola” per decidere ed agire. Tutto questo è sinonimo di “intelligenza” istituzionale da parte degli operatori che sembra mostrino l’esigenza di confronto dialettico e costruttivo con esperti e consulenti del settore. Questo fatto è molto importante per apprestare una policy pubblica di intervento al fine di assecondare il cambiamento strategico di questi operatori. Le reti locali di fornitura dei prodotti tipici hanno una preferenza del 21% circa ma ciò potrebbe essere dovuto ad esigenze fortemente condizionate dall’assetto merceologico, per esempio alimentare e non; - sulla base di questa “scala di bisogni”, si identificano almeno tre diversi assetti strategici dei CCN: • i CCN mirati a potenziare l’attrattività (con iniziative in tema di eventi e arredo urbano). Sono interventi che hanno valenze rilevanti in termini di addizionalità della domanda se e solo se gli investimenti collettivi sono consistenti. Di conseguenza, un CCN posizionato solamente su questa strategia rischia di venire a dipendere fortemente da investimenti pubblici, mentre prevalgono atteggiamenti da free riders da parte di molti operatori del CCN che non cofinanziano simili iniziative. Di conseguenza, è plausibile che un CCN posizionato in questa strategia possa realmente effettuare solo eventi di minore importanza, con una scala di attrattività della domanda addizionale piuttosto limitata. Ne deriva che tali CCN, nel lungo periodo, possono diminuire il grado di adesione collettiva degli operatori per gli scarsi risultati conseguiti; • i CCN mirati ad impostare una strategia coordinata tra tutti gli operatori in termini di servizi (orari, aperture festive, fidelity card, acquisti collettivi, ecc.). Si tratta di una fase importante perché agisce sulle policy di offerta (e non di domanda, come nel punto precedente). Ciò influenza il cambiamento culturale degli operatori, una politica e una governance collettiva incentrata su obiettivi strategici condivisi e, in generale, la scala degli investimenti individuali per perseguirli resta piuttosto limitata. Inoltre, questo posizionamento del CCN richiede un basso volume di investimenti pubblici, venendo a dipendere in misura limitata da istituzioni pubbliche di vario ordine e grado. Di conseguenza, questo posizionamento del CCN, per quanto ponga 16 importanti problemi di governance, sembra quello più pertinente ed appropriato rispetto alla realtà toscana e capace di conseguire, nel lungo periodo, i maggiori vantaggi a favore degli operatori dei CCN; • i CCN mirati a esercitare un’influenza per una maggiore sicurezza collettiva. Si tratta di CCN dove questo problema è particolarmente sentito. In molte esperienze anglosassoni, la town governance nasce proprio da questa esigenza. Il posizionamento nel nostro Paese di un CCN in tale ambito ci sembra tuttavia non pertinente, rispetto ad altri operatori istituzionali pubblici che devono occuparsene, e anche discorsivo rispetto ad altri obiettivi centrali per lo sviluppo ed il potenziamento competitivo del commercio minore. 17 4. ELEMENTI DI SCENARIO 4.1 Il quadro europeo: opportunità e sfide dalla riforma dei fondi strutturali Il commercio non appare e non è certo uno dei beneficiari naturali dei Fondi Strutturali 2007-2013, che esprimono priorità diverse e non specificamente riferibili a questo settore2. La questione è allora se sia possibile trovare un legame forte tra il commercio e le priorità espresse a livello europeo in modo da farlo di fatto “rientrare in gioco”. Nel compiere questa operazione la posta è tuttavia ben più alta della opportunità o meno di attingere a fonti di finanziamento. Nel ricercare questo collegamento, accettando la “provocazione” che ci arriva dai Fondi strutturali, dev’essere colta una novità che è insieme concettuale e strategica e che porta la politica del commercio fuori da una tradizionale dimensione settoriale. Il significato ultimo del collegamento tra commercio e Fondi strutturali è che il commercio cessa di essere considerato solo come un beneficiario “ex post” dello sviluppo economico del territorio, ma viene assunto come un fattore, per alcuni aspetti essenziale, dello sviluppo (ed essere riconosciuto e valorizzato in quanto tale). In quest’ottica le ipotesi di lavoro che si propongono all’attenzione sono essenzialmente due: - la possibilità per il commercio, anche grazie alle sue proprie esigenze di innovazione tecnologica, di essere una componente attiva e consapevole dei sistemi locali / regionali dell’innovazione; - il ruolo che il commercio (e specie una tipologia di commercio che effettivamente corrisponde ai CCN) gioca nella qualità e nella attrattività dei centri urbani rispetto a quei residenti che appartengono alla categoria dei “lavoratori della conoscenza”. I sistemi dell’innovazione – L’approccio sistemico ai processi innovativi costituisce una caratteristica di primaria importanza della letteratura economica contemporanea sui temi dell’innovazione. In estrema sintesi, ad una visione dei processi innovativi focalizzata sulle risorse e sulle performance di specifiche tipologie di soggetti innovativi (imprese, centri di ricerche etc.), si è passati ad una visione che sottolinea il carattere interattivo dei processi di produzione della conoscenza e di “apprendimento”. Tali elementi sottolineano ovviamente l’importanza della vicinanza e della prossimità fisica e spiegano in parte il perché fenomeni innovativi si osservino spesso in specifiche concentrazioni geografiche. L’implicazione di policy è quella di passare dalla ricerca (più o meno selettiva) dei soggetti innovatori da sostenere, creare, incentivare etc. alla definizione delle condizioni sistemiche che garantiscono quantità e qualità delle interazioni foriere di innovazione. Di conseguenza, affinché un sistema regionale di innovazione possa operare in modo efficace, occorre che le infrastrutture e le istituzioni economiche, politiche, culturali e sociali in essa presenti siano gestite e coordinate in modo tale da favorire i processi di apprendimento collettivo essenziali per l’innovazione e risultare in un vantaggio competitivo per la regione stessa. Aumenta, in tal senso, la rilevanza delle strutture di governance nel promuovere l’economia e le politiche industriali regionali allo scopo di creare un ambiente locale innovativo caratterizzato da un adeguato spessore (thickness) di soggetti e relazioni. In questo contesto, assumono un ruolo fondamentale le PMI quali anelli fondamentali nella catena di relazioni locali capace di creare un ambiente favorevole all’innovazione. Oltre ad essere uno dei massimi generatori di posti di lavoro, sono in grado di promuovere equità sociale e fornire servizi di 2 L’analisi approfondita delle problematiche relative alla riforma dei Fondi strutturali è contenuta nel ..... 18 qualità in contesti degradati. Intuitivamente, questo è particolarmente vero per le PMI del settore commerciale, avendo un più diretto impatto sulla qualità del contesto urbano all’interno del quale sono in grado di giocare un ruolo di interpretazione dei bisogni dei consumatori orientandone la relativa domanda. Tale ruolo si rafforza quanto più il sistema di queste imprese è coeso e capace di operare in maniera concertata, come nel caso della creazione dei CCN. Diventa quindi essenziale favorire la connessione di queste realtà con il più generale sistema regionale dell’innovazione per favorire la quale diventano essenziali: - interventi volti al miglioramento delle infrastrutture economiche, prime fra tutte quelle legate all’accessibilità ed ai trasporti e al rinnovamento degli edifici e del contesto urbano in generale; - attività di supporto alle imprese, quali servizi di consulenza nel campo della gestione aziendale, del marketing, del supporto tecnico, etc.; - la promozione di sistemi di cooperazione tra attori locali: imprese, università, centri di formazione, comunità locale. In questo ambito possono essere utili workshop, network e meccanismi di condivisione della conoscenza; - potenziamento del sistema finanziario anche tramite la creazione di partnership tra autorità locali, finanziatori, fornitori di servizi e PMI in modo da facilitare la concentrazione di risorse. Come viene evidenziato anche in campo comunitario, lo sviluppo urbano è un processo complesso e di lungo termine che coinvolge le persone che vivono e lavorano in un certo contesto locale, le relative istituzioni pubbliche e private, il quadro legislativo di riferimento e l’ambiente fisico e naturale. E’ quindi fondamentale riuscire a sviluppare un approccio integrato a tale processo cercando di coinvolgere in maniera significativa il settore privato capace di apportare allo stesso una serie di competenze ed esperienze ed una cultura manageriale che ne accrescono l’efficienza. L’economia della conoscenza – E’ ormai generalmente riconosciuto il ruolo che, nell’economia moderna, gioca la conoscenza quale risorsa fondamentale per lo sviluppo. L’economia della conoscenza ha importanti implicazioni di ordine geografico-localizzativo, perché porta a sottolineare il dinamismo ed il potenziale contributo delle “periferie connesse”, ossia di quei contesti locali che sono lontani dai centri dello sviluppo economico e garantiscono condizioni di vita superiori (ambiente migliore, migliori servizi, minore congestione etc.), pur giovandosi di connessioni rapide ed efficienti con tali centri (telecomunicazioni, trasporto aereo e ferroviario ad alta velocità etc.). Inoltre, l’economia della conoscenza è un’economia basata sulla creatività dei membri di quella che viene definita appunto la Creative Class. Questo gruppo sociale è composto da individui che si identificano fortemente col proprio lavoro, godono di larga flessibilità e si realizzano e producono valore tramite la propria creatività. Le specifiche caratteristiche dei membri della Creative Class ha conseguenze almeno sue due piani distinti ma interconnessi: quello economico e quello localizzativo. Cambia sensibilmente il mercato del lavoro. I membri della Creative Class cercano occupazioni che, seppur meno sicure, garantiscano crescita e apprendimento e si assumono maggiori responsabilità rispetto alla propria carriera, investendo nella propria cultura e creatività. Il lavoratore dell’economia della conoscenza è meno sensibile agli incentivi monetari e non si identifica più con l’azienda per cui lavora, ma con la propria professione. Ciò implica che il mercato del lavoro diventa orizzontale, nel senso che la carriera individuale avviene sempre più raramente all’interno di un’unica azienda, mentre viene ricercata la varietà e la diversità di esperienze quali veicoli di realizzazione personale e professionale. 19 Al tempo stesso il “creativo” tende a non seguire passivamente il posto di lavoro, ma esprime forti preferenze di localizzazione. I “luoghi di successo” nell’era della conoscenza sono quelli in grado di attirare individui creativi e di talento puntando ad una qualità complessiva dell’ambiente, non solo lavorativo. Sono luoghi multietnici, tolleranti, eclettici, cosmopoliti che offrono una cultura ed eventi fruibili (non necessariamente grandi eventi) ed un senso di autenticità ed unicità (culturali, paesaggistiche, architettoniche, artigianali o alimentari) invece di appiattirsi su standard globali. La principale conseguenza in termini di strategie di sviluppo è che non è la co-localizzazione delle imprese ma quella delle persone di talento a rendere un luogo economicamente di successo. Quindi la promozione economico-tecnologica locale (ossia la creazione dell’economia della conoscenza) passa non solo attraverso maggiori investimenti in R&S, ma anche tramite investimenti in tutti quei fattori ambientali che compongono il quadro di un contesto urbano vivibile e vitale e risultano attrattivi per la scelta di residenza delle persone di talento, a cominciare dalle attività culturali ed artistiche. Se un centro urbano è in grado di attrarre rappresentati della Creative Class è capace di innescare dei circoli virtuosi in cui la sua attrattività aumenta e con essa il suo sviluppo economico il quale sarà un ulteriore elemento di interesse per i lavoratori della conoscenza e altri soggetti. Le città capaci di sfruttare le nuove opportunità offerte dallo sviluppo dell’economia della conoscenza cresceranno, quelle che non riescono a tenere il passo con tali sviluppi si troveranno di fronte ad un crescente digital divide. Fra gli interventi suggeriti dalla Comunità Europea in questo campo si citano: - iniziative volte ad aumentare l’attrattività delle città in termini di trasporti, servizi, ambiente e cultura; - un ruolo attivo della classe politica nel predisporre strategie per l’innovazione a livello regionale anche promuovendo iniziative volte a supportare o intraprendere specifici progetti di ricerca; - l’incentivazione di partnership e cluster di eccellenza con università ed altre istituzioni dell’alta formazione, creando incubatori d’impresa, joint ventures e parchi scientifici; - il supporto e l’adozione di innovazioni ecologicamente compatibili. Il quadro delle policies europee – La struttura dei nuovi Fondi Strutturali ruota intorno a: - tre obiettivi (anziché i 9 del periodo precedente): • Convergenza; • Competitività regionale e occupazione; • Cooperazione territoriale europea; e - tre strumenti (anziché i 6 precedenti): • Fondo Sociale Europeo (FSE); • Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR); • Fondo di Coesione. Le risorse totale destinate ai Fondi Strutturali sono 308,04 miliardi di euro ripartiti, per obiettivo, come indicato nella tabella 6. 20 Tabella 6 – Politica di Coesione 2007-2013: schema riassuntivo Programmi e strumenti Criteri di ammissibilità Priorità Obiettivo “Convergenza” – compreso il programma speciale per le regioni ultraperiferiche Programmi regionali e nazionali Regioni con un PIL pro capite <75% della media UE-25 FESR FSE Effetto statistico: regioni con un PIL pro capite < 75% dell’UE-15 e >75% dell’UE-25 Stati membri con RNL pro capite <90% della media comunitaria Fondo di Coesione • innovazione • ambiente/ prevenzione dei rischi • accessibilità • infrastrutture • risorse umane • capacità amministrativa • trasporti (RTE) • trasporti sostenibili • ambiente • energie rinnovabili Sostegno transitorio: Stati membri con RNL pro capite dell’UE-25 >90%, ma <90% dell’UE-15 Programmi regionali (FESR) programmi nazionali (FSE) e Regioni frontaliere e grandi regioni di cooperazione transnazionale 70,51 % = 177,08 Mld 4,99 % = 12,52 Mld 23,22 % = 58,31 Mld 15,95% (€ 49,13 Mld) • innovazione • ambiente/ prevenzione dei rischi • accessibilità • strategia europea per l’occupazione Obiettivo “Cooperazione territoriale europea” Programmi e reti transfrontalieri e transnazionali (FESR) 81,54% (€ 251,16 Mld) 1,29 % = 3,25 Mld Obiettivo “Competitività regionale e occupazione” Gli Stati membri propongono una lista di regioni (NUTS1 o NUTS2) Sostegno transitorio: Regioni coperte dall’obiettivo n. 1 nel periodo 2000-2006 e non coperte dall’obiettivo «Convergenza» Stanziamenti 78,86% = 38,74 Mld 21,14 % = 10,38 Mld 2,52% (€ 7,75 Mld) • innovazione • ambiente/ prevenzione dei rischi • accessibilità • cultura, istruzione La Regione Toscana non rientra nell’Obiettivo “Convergenza”, bensì nell’Obiettivo “Competitività regionale e occupazione” (oltre che in quello “Cooperazione territoriale”). La finalità principale di tale Obiettivo è quella di puntare “al di fuori delle regioni in ritardo di sviluppo, a rafforzare la competitività e le attrattive delle regioni e l'occupazione anticipando i cambiamenti economici e sociali, inclusi quelli connessi all'apertura degli scambi, mediante l'incremento e il miglioramento della qualità degli investimenti nel capitale umano, l'innovazione e la promozione della società della conoscenza, l'imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell'ambiente e il miglioramento dell'accessibilità, dell'adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo sviluppo di mercati del lavoro inclusivi”. In relazione all’innovazione, non si tratta di dimostrare una innovatività (specie tecnologica) propria ed intrinseca all’impresa commerciale, bensì la funzionalità e magari l’essenzialità del commercio al funzionamento del sistema regionale dell’innovazione. Il commerciante può dunque non essere in quanto tale un innovatore, ma può essere elemento essenziale di un’innovazione di filiera. Lo può essere, evidentemente, se si sa dotare delle relazioni, delle interfaccia e delle infrastrutture che gli permettono di “apprendere interattivamente” con gli altri soggetti del sistema. Qui emerge ovviamente un altro dei possibili ruolo dei CCN e di una loro eventuale “rete” regionale. Per ciò che attiene la promozione della società della conoscenza ed il miglioramento dell'ambiente, il commercio può e deve contribuire alla vivacità del contesto urbano, mettendo in risalto le differenze, la qualità e l’autenticità delle esperienze, lasciando spazio alla cultura, valorizzando il locale senza essere localista. In questo modo diviene un protagonista essenziale di 21 una strategia di sviluppo economico che comprenda il ruolo della città come attrattore per i nuovi “lavoratori della conoscenza” e per le attività produttive che li ricercano. Infine si suggerisce una riflessione anche sul nuovo “obiettivo 3” (ossia quello dedicato alla cooperazione tra regioni) e sul possibile ruolo dei CCN nella valorizzazione economica dei risultati delle iniziative di cooperazione. 4.2 Un confronto con le esperienze internazionali In considerazione del fatto che l’esperienza dei CCN non è solo italiana, è parso interessante realizzare un’analisi comparativa di alcuni approcci di intervento particolarmente significativi individuati a livello internazionale, che presentano affinità con i nostri CCN, anche se questi approcci si caratterizzano per diversi livelli di strutturazione degli interventi stessi e nel prenderli in considerazione si devono tenere presenti le specificità del nostro contesto nazionale e regionale3. Town Centre Management – Gran Bretagna. Nato a metà degli anni ’80 come reazione locale ad un processo di impoverimento sociale, economico e urbanistico dei centri cittadini a seguito del diffondersi della GDO e di grandi centri commerciali, durante gli anni ’90 il modello di Town Centre Management (TCM) diventa un fenomeno istituzionalizzato che si diffonde anche in altri Paesi europei. Attualmente in Gran Bretagna esistono circa 5000 iniziative TCM in corso di implementazione o già realizzate ed il livello di formalizzazione di questa modalità di intervento è piuttosto elevata (corsi universitari, associazioni nazionali, convegni internazionali). Le finalità principali del TCM consistono nella valorizzazione dei centri storici come asset per i residenti, gli operatori privati ed i turisti. Nel caso britannico, queste iniziative si inseriscono, a partire dal 1996, in un quadro di programmazione politico-economica avente come obiettivo centrale quello di garantire uno sviluppo socio-territoriale equilibrato. Fra gli interventi tipici di iniziative di TCM rientrano i seguenti: - interventi di arredo e riqualificazione urbana; - azioni di marketing e promozione del centro cittadino; - iniziative anti-crimine; - servizi di facilitazione al consumo (es., consegna a domicilio, baby-sitting); - iniziative per il tempo libero (es., animazione di strada, coordinamento con i cinema). I principali attori coinvolti nell’implementazione di schemi di TCM sono: - il town centre manager, un professionista alle dipendenze dell’ente locale (di solito il comune) o del consorzio pubblico-privato incaricato dell’elaborazione dello schema di TMC; - i soggetti pubblici/istituzionali (rappresentanti degli enti locali, delle Fondazioni locali e delle varie associazioni di categoria); - i rappresentanti di catene distributive di medio-grandi dimensioni (es., negozi in franchising); - i singoli imprenditori operanti nei settori del commercio, della ristorazione, del turismo, dell’entertainment e dell’artigianato. Per quanto riguarda il finanziamento delle iniziative di TCM, è molto forte la partecipazione del soggetto pubblico mentre è alquanto bassa quella dei piccoli commercianti. Nel caso del finanziamento privato, questo si sostanzia o in contributi per iniziative ad hoc (dal ritorno più immediato) o in contributi forfetari elargiti al consorzio che sovrintende alla gestione dell’iniziativa (che permettono una programmazione e strutturazione delle azioni nel medio periodo). 3 L’analisi apprefondita di queste esperienze è contenuta nel .... 22 Le soluzioni gestionali possono essere raggruppate in due categorie: i “forum”, dove i piani sono predisposti quasi esclusivamente dal comune, e le “partnerships”, dove le azioni sono invece sviluppate da un consorzio pubblico-privato. Business Improvement District – Nord America. Il Business Improvement District (BID) è l’alternativa ai TCM nata contemporaneamente negli Stati Uniti ed in Canada all’inizio degli anni ’70 e diffusa nei Paesi anglofoni che rientrano nella sfera di influenza americana (Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa). Il BID non è disciplinato a livello federale, ma da ogni singolo Stato (negli USA) e Provincia (in Canada). Attualmente si contano 2000 BID negli USA e oltre 500 in Candida. Un BID si configura come un’associazione di proprietari immobiliari, commercianti ed altri rappresentanti del mondo commerciale che, all’interno di un’area urbana dai confini ben definiti, intraprende una serie di attività volte ad aumentare l’attrattività commerciale e la qualità urbanistica dell’area stessa. A differenza di quanto avviene del caso del TCM, l’origine delle risorse finanziarie è prevalentemente privata vista la facoltà dell’associazione di riscuotere una tassa sulle attività economico-commerciali localizzate nell’area. In sostanza, una volta decisa l’implementazione di un BID (che di solido prevede l’approvazione da parte delle autorità comunali ed il consenso di una maggioranza piuttosto ampia di residenti, imprenditori e commercianti dell’area), la partecipazione al finanziamento delle relative attività da parte degli esercizi commerciali è obbligatoria. Per quanto riguarda gli attori coinvolti, a differenza di quanto avviene nel caso del TCM, il loro numero è abbastanza ristretto e la loro natura è prevalentemente privata. Ciò si traduce in strutture gestionali più agili che risultano in una maggiore efficacia e rapidità delle decisioni ed in progetti più aderenti alle specifiche caratteristiche dell’area di riferimento. Questi stessi elementi, tuttavia, portano ad una scarsa replicabilità delle esperienze in altri contesti e al rischio di un impoverimento dei contenuti delle iniziative per la limitata varietà dei soggetti coinvolti. Gran Centre Granollers – Spagna. Pur non essendo espressione di un approccio formalizzato, il caso spagnolo denominato Gran Centre Granollers risulta interessante sia per la sottostante concezione sistemica che per la sua potenziale replicabilità nel nostro contesto nazionale. Granollers è una cittadina di 50.000 abitanti a 25 km da Barcellona. Si caratterizza per un denso tessuto associativo e per una fitta trama di piccole imprese commerciali ed artigiane espressione di una tradizione commerciale radicata risalente al Medioevo. L’iniziativa, totalmente auto-gestita ed auto-finanziata da un gruppo di commercianti locali, prende corpo nel 1994 e si basa su tre pilastri: cittadinanza, cultura e commercio. Il rilancio commerciale, insomma, è perseguito anche tramite una strategia di sviluppo del senso di appartenenza alla comunità cittadina e di sostegno della cultura locale. L’obiettivo, sin dall’inizio, non è stato solo la difesa del piccolo commercio cittadino dalla concorrenza della GDO, ma il restituire ad esso il tradizionale ruolo di attore socio-politico nella comunità locale. Lo strumento centrale alla base dell’iniziativa è rappresentato da una carta di fidelizzazione che, oltre agli sconti e alle promozioni offerte ai possessori, permette, tramite la collaborazione di due banche locali, la rateizzazione a tasso zero degli acquisti. 23 Se alla sua fondazione il Gran Centre Granollers contava 50 membri ed un budget di circa 10.000 euro, oggi i membri sono oltre 300, il budget annuo è di circa 300.000 euro e gli utilizzatori della carta sono 15.000. CCN di Vignola – Italia. La cittadina di Vignola, nel modenese, è attualmente interessata dall’implementazione di un progetto di Centro Commerciale Naturale. Vista la fase di sviluppo in cui si trova, i dati sulla fase di concreta realizzazione dell’iniziativa sono al momento parziali e quelli sui risultati completamente assenti. Nonostante questo alcuni elementi paiono, già in queste prime fasi, degni di nota. L’iniziativa è stata elaborata dall’associazione pubblico-privata Vignola Grandi Idee e si è basata sull’individuazione di sette principali polarizzazioni spaziali su cui si è fatto leva per favorire un processo di tematizzazione delle stesse al fine di valorizzarne l’identità. Inoltre, è stato ridotto lo spontaneismo e l’approsimatività dei processi già esistenti incanalandoli in un più preciso e coerente disegno strategico. Per ottenere questi obiettivi, l’associazione Vignola Grandi Idee, pur mantenendo il ruolo di “regista-promotore” volto a garantire la coerenza complessiva delle azioni, ha coinvolto nell’iniziativa le associazioni di quartiere, quelle di categoria e gli altri soggetti deputati alla promozione del territorio. I risultati che ci si attende sono: - una piena mobilitazione delle risorse locali disponibili; - una marcata differenziazione competitiva; - un affinamento qualitativo e funzionale degli elementi del sistema; - un inquadramento delle azioni in una prospettiva spaziale coerente. E’ possibile evidenziare, comunque, almeno due punti deboli dell’iniziativa. Il primo fa riferimento all’ambiguità del soggetto che intende agire come regista del CCN, sia in termini della sua natura (pubblica e privata) che di status (in parte associazione comunale, in parte consulente). Il secondo riguarda il finanziamento: esso è esclusivamente pubblico e questo pone il CCN in una condizione di dipendenza da un elemento esterno che collide con la prospettiva di rendere il CCN un sistema autonomo. 24 5. PROSPETTIVA EVOLUTIVA ED IPOTESI DI POLICY La riflessione compiuta nel corso di questo progetto ha portato a sottolineare come per i CCN toscani sia rilevante avanzare lungo un percorso evolutivo che appare caratterizzato, in estrema sintesi, da: - una progressiva ricerca di “differenziazione” fondata sia sulla valorizzazione degli specifici “fattori di rilevanza” del contesto che sulla qualificazione dell’offerta complessiva di CCN; - una progressiva maturazione strategica, che si realizza non solo tramite azioni orientate a creare uno specifico posizionamento del CCN sul mercato ma anche, contemporaneamente, attraverso una crescente strutturazione e sistematizzazione del sistema di relazioni interno al CCN (con particolare riferimento alle funzioni di management ed alla struttura organizzativa) e tra il CCN e il contesto. La prospettiva evolutiva fornisce la chiave di lettura non solo delle strategie dei singoli CCN, ma anche delle possibili azioni di policy, che competono in primo luogo al governo regionale, ma che richiedono il coinvolgimento sia degli enti locali (nel senso del rafforzamento del nesso con le politiche di sviluppo del territorio) sia delle associazioni (chiamate a svolgere un ruolo di sostegno ai processi di aggregazione e riqualificazione). Alla luce di quanto sopra esposto, le iniziative di policy che possono essere individuate ruotano essenzialmente attorno a tre assi di intervento, a loro volta caratterizzati da differenti metodologie attuative. Si tratta di politiche che non si escludono reciprocamente, anzi necessariamente sinergiche e complementari, perchè (come raffigurato nella figura seguente) impattano su diverse fasi del ciclo di crescita del CCN. Azioni pilota Nodi di competenze Nodi di competenze Finanziamento di progetti Creazione di nodi di competenze. Le competenze necessarie a sostenere un’iniziativa di questo tipo sono relativamente complesse ed è spesso difficile che queste siano già disponibili in una specifica area o che lo siano in misura sufficiente. L’azione pubblica in questo ambio potrebbe articolarsi su due piani: - acquisizione di competenze dall’esterno, attraverso un soggetto di rango regionale che potrebbe essere individuato nei CAT regionali; - intervenire in funzione della qualificazione del personale dei CAT affinché possano apprendere strumenti e metodi utili all’assunzione, da parte loro, di funzioni consultive/strategiche e di servizio verso i CCN che ad essi si riferiscono. 25 - Inoltre dovrebbe rappresentare punto di riferimento permanente non solo per la crescente qualificazione dei CAT, ma anche per l’offerta di servizi di consulenza mirata a risolvere specifiche criticità dei piani di CCN di particolare complessità. Azioni pilota. Le azioni pilota consistono nel finanziamento consistente e mirato di un numero relativamente ristretto di iniziative “di rilevanza regionale”, selezionate tra quelle più avanzate e suscettibili di risultati positivi, oltre che meglio integrate nelle strategie di sviluppo del territorio. La finalità di azioni di questo tipo è duplice. Da una parte si creano le condizioni per testare uno strumento ed un processo di sviluppo. Da questo punto di vista la partecipazione rilevante dell’operatore pubblico, anche in termini di risorse finanziarie oltre che progettuali, è fondamentale per stimolare i destinatari dell’azione stessa ad assumersi i rischi connessi ad un’iniziativa di cui non devono essere sottostimati i rischi e le incognite. La seconda finalità attiene all’effetto dimostrativo associato ad azioni pilota di successo capace di innescare processi imitativi. In sostanza, l’esistenza di esperienze positive può stimolare altri attori in altri contesti ad intraprendere iniziative simili anche a fronte di una partecipazione pubblica decisamente più limitata. Tale effetto dimostrativo risulterebbe, inoltre, amplificato dalla possibilità di recuperare anche una dimensione urbana e territoriale all’azione stessa, che generi benefici non solo per gli attori direttamente coinvolti (gli operatori del commercio), ma anche per la popolazione urbana nel suo complesso. Sarebbe quindi importante realizzare sinergie con altri ambiti di intervento regionale, dalle politiche dell’innovazione alle politiche del marketing territoriale. Finanziamento di progetti strutturati. La ratio dell’intervento in questo caso è di garantire una più ampia distribuzione delle risorse disponibili contribuendo alla realizzazione di un certo numero di iniziative che appaiano sufficientemente strutturate, cogliendo i segnali positivi che possono emergere sin dalle prime fasi. L’obiettivo è sia quello di segnalare comportamenti “virtuosi” sia di incentivare realtà, anche più deboli, a muoversi in quella direzione. La tecnica di finanziamento potrebbe essere quella del bando, prestando ovviamente attenzione ai limiti che tale approccio ha più volte evidenziato. In particolare appare importante che i criteri di selezione siano univoci e significativi, che si eviti la dispersione delle risorse e che si garantiscano tempi e modalità di erogazione dei contributi. Alcuni parametri ritenuti basilari per operare la selezione dei progetti sono: - quelli inerenti il livello di sviluppo della struttura del CCN, sia rispetto al nucleo di management che ai negozianti e operatori componenti. In particolare: • il grado di qualificazione del management di CCN; • il livello di adesione finora raggiunto con le precedenti iniziative; • l’entità dei contributi specifici che i negozianti si impegnano a versare; - la presenza di co-finanziatori e l’incidenza dei co-finanziamenti sul budget totale dell’azione ; - eventuali priorità per segmento di CCN (es., quello di piccolo centro urbano); - l’importanza dei fattori di rilevanza del contesto e in particolare una significativa varietà e numerosità di operatori. Nei seguenti paragrafi viene proposto un approfondimento relativo ai tre assi di intervento sopra considerati. 26 5.1 Indicazioni operative per le policy regionali per i CCN Lo schema 1 sintetizza quali dovrebbero essere le tre tipologie di azioni regionali che sarebbero opportune ai fini del sostegno alla strategia di CCN ipotizzata. Esse concernono: - Una prima azione propedeutica, definita “Nodi di competenze” - Alcune azioni pilota - Un’azione a bando ogni anno. Schema 1 Flusso delle azioni regionali per i CCN Le tre tipologie di azioni sono fra loro interconnesse e vanno a strutturare, nel loro insieme, un programma di interventi quadriennale. Gli obiettivi principali delle tre azioni sono quelli di: - strutturare un sistema permanente di servizi avanzati ai CCN e ai CAT provinciali, finalizzati a supportare il management dei diversi CCN nello sviluppo e nell’implementazione dei propri piani strategici, nonché i CAT provinciali in funzione sia della crescente qualificazione delle competenze interne e dei propri servizi di consulenza e assistenza tecnica. Ciò consentirebbe anche una più efficace valorizzazione della funzione di supporto tecnico dei CAT, cui verrebbe messa a disposizione un’unità regionale di monitoraggio e consulenza strategica. Quest’ultima dovrebbe: o intervenire sistematicamente per la qualificazione dei CAT territoriali, o svolgere direttamente una funzione formativo-consultiva nei confronti del management di alcuni CCN selezionati o fornire specifici servizi connessi all’analisi dell’offerta e della potenziale domanda, in vista dell’elaborazione e implementazione di efficaci piani strategici pluriennali di CCN. - Accompagnare, in virtù anche del supporto dei CAT e dello staff regionale di monitoraggio e consulenza, alcuni CCN più evoluti del territorio regionale, all’elaborazione e all’implementazione di propri piani di medio periodo e finalizzati ad un proprio chiaro posizionamento strategico. Rispetto ai CCN da supportare riteniamo indispensabile un 27 approccio selettivo orientato a puntare su quelle situazioni che abbiano maggiori chance di successo e che come tali possano diventare efficaci modelli di riferimento per l’ulteriore sviluppo e qualificazione, non solo del centro urbano coinvolto e delle attività commerciali in esso presenti, ma anche di altri CCN. Sarebbe infatti estremamente dannoso in questa fase assumere un approccio non selettivo poiché: si rivelerebbe estremamente dispendioso o all’opposto poco approfondito e in ogni caso si tradurrebbe in una prevalenza di casi di insuccesso rispetto a quelli di successo. Entrambe le implicazioni condurrebbero ad una generale svalutazione di uno strumento, quello dei CCN, in realtà molto importante. I processi logici che legano fra loro le tre fasi sono così riassumibili: - Lo staff regionale “Nodi di competenze” dovrebbe intervenire in funzione della qualificazione del personale dei CAT affinché possano apprendere strumenti e metodi utili all’assunzione, da parte loro, di funzioni consultive/strategiche e di servizio verso i CCN che ad essi si riferiscono. Inoltre dovrebbe rappresentare punto di riferimento permanente, nell’arco dei quattro anni considerati, non solo per la crescente qualificazione dei CAT, ma anche per l’offerta di servizi di consulenza mirata a risolvere specifiche criticità dei piani di CCN di particolare complessità. Della funzione tecnica dei CAT territoriali, così qualificati e dello staff regionale dovrebbero beneficiare i CCN interessati, anche se, rispetto alle energie da dedicare ad ogni CCN dovrebbero continuare a prevalere logiche di selettività. - Le azioni pilota dovrebbero riguardare alcuni CCN appositamente selezionati (quelli che, per le potenzialità di contesto, le condizioni di partenza strutturali e di funzionamento e la qualità del proprio piano strategico, presentano maggiori possibilità evoluzione e di successo) e sarebbero finalizzate a supportare, coerentemente con le necessità individuate dai piani strategici dei CCN selezionati, l’implementazione del piano elaborato. L’obiettivo finale delle azioni pilota è quello di accompagnare i CCN selezionati ad affermare una propria identità strategica e la maturazione di un’immagine distintiva e alta nel panorama commerciale del territorio di riferimento, in virtù del presentarsi come un soggetto complesso, che offre al cliente localizzato (residente o turista) servizi qualificati e coerenti. Un’immagine che si associ anche ad una parallela qualificazione complessiva del contesto urbano in cui il CCN è insediato. Il raggiungimento di tali obiettivi sarebbe funzionale sia alla definitiva messa a punto del modello d’intervento progettato, che all’introduzione nel territorio di casi di successo che possano svolgere una funzione di volano e sollecitare comportamenti imitativi da parte di altri CCN. A tal fine, le azioni pilota dovrebbero accompagnare l’azione strategica dei CCN selezionati per un periodo pluriennale, di cui un anno necessario per la messa a punto dei piani e tre anni per la loro implementazione. - I bandi annuali hanno finalità simili, ma rivolte ad una platea più numerosa e generalizzata di CCN, rispetto alle azioni pilota. Essi dovrebbero supportare i CCN interessati a partecipare, nel definire un loro un piano strategico pluriennale coerente e fattibile, in cui siano chiaramente individuate le azioni necessarie alla sua implementazione, quelle relazioni di coerenza e funzionalità fra azioni e che determinano il carattere di unitarietà del piano e di sua coerenza rispetto agli obiettivi complessivi. Tale supporto, in termini di servizio consulenziale, verrebbe fornito in primo luogo dai CAT di riferimento che nel frattempo avrebbero acquisito le competenze specialistiche necessarie. Evidentemente, i CCN ammessi ad azioni pilota non dovrebbero beneficiare dei bandi. I bandi dovrebbero ripetersi di anno in anno e rivolgersi sia a CCN che hanno beneficiato di un bando nell’anno precedente che ad altri. In ogni caso, per quelli che hanno già beneficiato, i risultati effettivamente raggiunti nell’edizione precedente dovrebbero essere considerati per stabilire condizioni di premialità o all’opposto di esclusione. 28 5.1.1 “Nodi di competenze” Per “Nodi di competenze” si intende quello che nei punti precedenti si è definito il sistema permanente di servizi avanzati ai CCN e ai CAT provinciali. Lo schema 2 sintetizza il processo di attivazione ed erogazione del sistema di competenze da predisporre a supporto dell’azione strategica dei CCN toscani e dei CAT provinciali. Di seguito si riassumono anche obiettivi, modalità d’implementazione e di funzionamento e i requisiti professionali necessari per la realizzazione di tale tipo di intervento. Schema 2 Azione 1: “Nodi di competenze” Obiettivi L’azione definita “nodi di competenze” è finalizzata a sviluppare le competenze necessarie a sostenere programmi di sviluppo dei CCN. Si tratta di competenze relativamente complesse, spesso indisponibili in maniera adeguata in una specifica area. L’azione pubblica in tale ambito si svolgerebbe su due piani: • acquisizione competenze dall’esterno, attraverso un soggetto di rango regionale che potrebbe essere individuato nei CAT regionali delle organizzazioni di categoria del commercio. Si tratterebbe in altri termini di un sistema di servizi di tipo non tradizionale, nel senso che la sua missione non dovrebbe essere tanto quella di produrre, ma di intermediare servizi ad elevato valore aggiunto, assicurandone una delivery mirata ed adeguata. A tal fine il nuovo soggetto dovrebbe essere messo in grado di gestire reti di relazioni di dimensione regionale e anche, se opportuno, nazionale e/o internazionale, mettendo a disposizione dei CCN toscani competenze specialistiche di alto livello. In pratica ciò renderebbe disponibile per alcuni CCN toscani un soggetto di “staff” particolarmente qualificato. L’attività di staff si incentrerebbe soprattutto sia verso la diffusione di competenze per la pianificazione strategica di CCN che per il supporto consultivo diretto allo sviluppo effettivo di piani strategici di singolo CCN, con riferimento pertanto a consulenze ad elevato valore aggiunto. • da un’altra potrebbe attivare iniziative volte alla creazione in loco di tali competenze (essenzialmente attraverso attività consulenza e qualificazione professionale), presso i CAT territoriali, tali da metterli in condizione di svolgere a propria volta una funzione di supporto ai singoli CCN. A tal fine verrebbe utilizzato lo staff regionale di cui al punto precedente, il quale svolgerebbe costante attività di consulenza formativa a favore dei CAT e dei CCN selezionati. 29 Modalità di funzionamento Esso dovrebbe attivarsi per: • l’erogazione di consulenza formativa in primo luogo ai CAT, a loro volta avamposto di consulenza tecnica più prossimo ai CCN diffusi nel territorio regionale. In secondo luogo dovrebbe svolgere consulenza formativa ad un nucleo ristretto di management di CCN selezionati. • Il monitoraggio sistematico del mercato anche al fine di individuare tendenze commerciali e di servizio utili alla crescente qualificazione delle strategie dei CCN • Riguardo ad alcuni CCN selezionati cui effettuare consulenza diretta. Riguardo alla selezione dei CCN cui effettuare Griglie di indicatori per la selezione dei CCN (cui effettuare consulenza diretta da parte dei “Nodi di competenze”) Tabella 1 Gli indicatori di riferimento per la valutazione della struttura dei negozianti e operatori allo stadio 1 Famiglia di indicatori Id. indic. 1. 1.1 1.2 1.3 3. Indicatore Indicatore della qualità di adesione individuale Modalità di adesione (punteggio da 1 a 4: 1=non aderisce; 2=aderisce passivamente; 3=aderisce spontaneamente; 4=adesione convinta) Indicatore grado di fiducia e di stima verso il management del CCN (punteggio da 1 a 4 del grado di fiducia e stima verso il management: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=sufficiente; 4= alto) Indicatore del sentimento verso il CCN (punteggio da 1 a 4 del sentimento: 1=indifferenza; 2=scetticismo; 3=buono; 4=ottimo) Indicatore del livello di adesione (A LIVELLO DI INSIEME DI NEGOZIANTI E OPERATORI POTENZIALI) A questo stadio raggiunge livelli molto bassi e prossimi a zero (massimo 5%) Punteggio di riferimento Media dei punteggi degli indicatori 1.1, 1.2, 1.3 Fra 1 e 2 Fra 1 e 2 Fra 1 e 2 Fra 1 e 2 prodotto su base percentuale degli indicatori 3.1 e 3.2 Fra 0 e 5% Percentuale di negozianti del centro urbano di riferimento che aderiscono a specifiche iniziative: quota di negozianti che versano un “contributo specifico” *. Ovviamente si fa riferimento a contributi significativi rispetto ai fabbisogni Da 0% fino a 3.1 finanziari del sistema e non puramente simbolici. 100% Questo indicatore può assumere valori anche molto elevati. Tanto più è basso, tanto più è difficoltoso il passaggio evolutivo da realizzare. Percentuale di negozianti che aderiscono al CCN versando una quota di “contributo forfetario” *. Ovviamente si fa riferimento a contributi significativi rispetto ai fabbisogni finanziari del sistema e non puramente 3.2 simbolici. Da 0 a 5% Tale indicatore fa effettivamente la differenza sulla qualità complessiva della struttura e il suo alto valore è testimonianza di una partecipazione buona dei potenziali componenti della struttura. * il “contributo specifico” si riferisce alla dotazione finanziaria della specifica azione ed è differente dal “contributo forfetario” che si rivolge alla dotazione di fondo del management per “esistere” indipendentemente dalle azioni che realizza Tabella 2 Gli indicatori di riferimento per la valutazione del livello di sviluppo del management allo stadio 1 Famiglia di indicatori Id. Indicatore indic. 1. 1.1 1.2 1.3 Indicatore della capacità di influire sulle politiche urbane e di creare consenso politico-locale rispetto alle iniziative del CCN - (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Grado e qualità di partecipazione alle decisioni politiche locali (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Capacità di creare consenso e sostegno effettivo dall’amm.ne comunale (punteggio da 1 a 4: 1=molto bassa; 2=insufficiente; 3=buona; 4=ottima) Grado di consenso dei negozianti per le iniziative della direzione (correlato al livello di adesione alle iniziative) (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Punteggio di riferimento Media degli indicatori da 1.1 a 1.3 Fra 1 e 3 fra 1 e 2 fra 1 e 3 fra 1 e 3 Definizioni Modalità di implementazione Al fine di attivare uno staff qualificato di consulenza formativa, occorre in primo luogo individuare il soggetto che si fa carico della sua organizzazione e attivazione. Tale soggetto deve essere, come si è detto, di rango regionale e potrebbe essere espressione delle associazioni di categoria e in particolare potrebbe essere individuato nei CAT regionali. Dovrebbe essere orientato a minimizzare i costi generali di sua strutturazione e massimizzare i costi per l’acquisizione di consulenze qualificate utili al raggiungimento degli obiettivi prefissati. 30 Griglie di indicatori per la selezione dei CCN (segue) Tabella 2 (segue) Gli indicatori di riferimento per la valutazione del livello di sviluppo del management allo stadio 1 Famiglia di indicatori Id. Indicatore indic. 2. Indicatore di autonomia finanziaria del CCN. Valutazione dei risultati: (punteggi da 1 a 4: 1= valore fra 0 e 15 = molto basso 2= valore fra 15 e 35 = basso 3= valore fra 35 e 50 = buono 4= valore oltre 50 = ottimo) Punteggio di riferimento Calcolo del valore = (indicatore 2.2 + indicatore 2.3)/(indicatore 2.1) x 100; attribuire punteggi come da legenda a fianco) Punteggio massimo a tale stadio = fra 1 e 2 2.1 2.1.A 2.1.B 2.2 2.3 Livello quantitativo dei contributi pubblici e di sponsor diversi dai negozianti e operatori del CCN in relazione alla dotazione finanziaria annua complessiva del managment (punteggi da 1 a 4 secondo lo schema seguente: 1= valore maggiore di 75% = molto alto 2= valore fra 50 e 75% = alto 3= valore fra 30 e 50% = buono 4= valore inferiore a 30% = ottimo) Capacità di attrazione di sponsor: Incidenza percentuale dei contributi di sponsor diversi dall’amministrazione regionale, sul totale fonti annue a disposizione del management (maggiore è, migliore risulta la capacità del management di attrarre fonti integrative). Allo stadio 1, più elevato risulta e maggiori sono le capacità e potenzialità del management Incidenza dei contributi regionali su totale fonti annue a disposizione del management (più basso è, maggiore risulta la capacità di aggregazione finanziaria del management) Incidenza percentuale dei contributi specifici annui dei negozi del CCN sul totale fonti annue a disposizione del management (punteggi da 1 a 4 secondo lo schema seguente: 1= valore minore del 25% = molto basso 2= valore fra 25 e 35% = limitato 3= valore fra 35 e 75% = buono 4= valore oltre 75% = ottimo) Incidenza percentuale dei contributi forfetari annui dei negozi e operatori del CCN sul totale fonti annue a disposizione del management (punteggi da 1 a 4 secondo lo schema seguente: 1= valore minore del 15% = molto basso 2= valore fra 15 e 25% = limitato 3= valore fra 25 e 50% = buono 4= valore oltre 50% = ottimo) Valore = Somma degli indicatori 2.1.A e 2.1.B; attribuire punteggi come da legenda a fianco Allo stadio 1 il punteggio è 1 Da 0 a 75% Allo stadio 1, più elevato è migliore è il punteggio Da 100% a 25% Più basso è, migliore è il punteggio Classificare l’incidenza percentuale secondo la scala di punteggi a fianco Allo stadio 1 il punteggio è 1 Classificare l’incidenza percentuale secondo la scala di punteggi a fianco Allo stadio 1 il punteggio è 1 Media degli indicatori da 3.1 a 3.4 3 3.1 3.2 3.3 3.4 Indicatori delle competenze per la funzione di consulenza a supporto degli operatori aderenti Livello delle competenze tecnico-professionali inerenti la vendita al dettaglio (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Grado di fiducia dei negozianti rispetto alle competenze tecniche del management (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Livello di utilizzo della funzione di consulenza della direzione da parte dei negozianti del CCN (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Percentuale di negozianti che ricorrono alle consulenze della direzione (punteggio da 1 a 4: 1=da 0 a 25%; 2=fra 25% e 33%; 3=fra 33 e 50%; 4=oltre 50%) Punteggio di riferimento per lo stadio 1: fra 1 e 2 Fra 1 e 2 Fra 1 e 2 1 1 Definizioni consulenza diretta, lo staff (nodi di competenze) dovrebbe adottare un mix complesso di criteri selettivi. L’adozione di un approccio selettivo dovrebbe poter sollecitare anche un atteggiamento competitivo positivo, fondato sulla ricerca di maggiori livelli di eccellenza, fra i CCN operanti in regione. I criteri selettivi da adottare a tale proposito potrebbero fondarsi su: o Situazione direzionale. Sempre in vista dell’operare con CCN che abbiano maggiori chance di successo, occorre dare preferenza a quelle situazioni il cui management benefici di un relativamente alto livello di autorevolezza, meglio se derivante da un buon livello delle competenze interne (gli strumenti predisposti a supporto della definizione delle strategie di CCN individuano specifici indicatori che potrebbero essere utilizzati per tale valutazione) o Situazione strutturale in termini di livello di adesione dei negozianti, almeno con riferimento ai dati storici forniti dalle precedenti iniziative realizzate. Il livello di adesione va inteso nella sua accezione sia quantitativa (operatori e 31 Griglie di indicatori per la selezione dei CCN (segue) Tabella 2 (segue) Gli indicatori di riferimento per la valutazione del livello di sviluppo del management allo stadio 1 Famiglia di indicatori Id. Indicatore indic. Punteggio di riferimento Media degli indicatori da 4.1 a 4.4 4 Indicatori delle competenze per la definizione e l’implementazione di una strategia di CCN (devono essere valutati da soggetto esterno) Punteggio di riferimento per lo stadio 1: fra 1 e 2 Livello delle competenze personali e motivazionali delle figure tecniche del management (azione, influenza, Maggiore di 2 orientamento al risultato) – (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Capacità di definire una strategia di medio termine anche in virtù di strutture di servizio esterne (nodi di 4.2 competenze, CAT provinciali, consulenti specifici ecc.) – Fra 1 e 2 (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Capacità operative di implementazione della strategia 4.3 delineata (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso; Fra 1 e 2 2=insufficiente; 3=buono; 4=ottimo) Livello di efficacia delle azioni finora realizzate 4.4 (punteggio da 1 a 4: 1=molto limitato; 2=limitato; Fra 1 e 2 3=buono; 4=ottimo) La cosiddetta “soglia di credibilità” del management è rappresentata orientativamente dal superamento del punteggio 2 nella media degli indicatori 3 e 4 4.1 Tabella 3 Gli indicatori di riferimento per la valutazione del posizionamento raggiunto dal CCN nel suo mercato sulla base delle caratteristiche delle azioni finora poste in essere (per la valutazione del grado di complessità si rimanda alla scheda inerente il Modello 1) Famiglia di indicatori Id. Indicatore indic. Indicatore del livello medio di complessità realizzativa delle 1. azioni (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medioalto; 4=molto alto) Indicatore del livello di continuità delle azioni (punteggio da 1 2. a 4: 1=azioni una tantum; 2=azioni sporadiche; 3=azioni discontinue regolari; 4=continuità d’azione) Indicatore del livello di integrazione delle azioni (punteggio da 3 1 a 4: 1=azioni isolate; 2=azioni limitatamente coordinate; 3=azioni coordinate; 4=azioni integrate in intervento “complesso”) Punteggio di riferimento Fra 1 e 2 Fra 1 e 2 1 Tabella 4 Indicatori sulla qualità del servizio ovvero di rilevanza commerciale del CCN Famiglia di indicatori Id. Indicatore indic. 2. 2.1 2.2 2.3 Indicatore medio della qualità del servizio dei singoli esercizi Indicatore della cura del negozio (come media dei punteggi dei singoli esercizi ed operatori potenziali) – (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Indicatore dell’attenzione al cliente (come media dei punteggi dei singoli esercizi ed operatori potenziali) – (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Indicatore del servizio al cliente (come media dei punteggi dei singoli esercizi ed operatori potenziali) – (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Punteggio di riferimento Media dei punteggi degli indicatori 2.1, 2.2, 2.3 Definizioni negozianti del centro urbano e quota di loro che ha attivamente aderito alle iniziative), che qualitativa, in termini di operatori che hanno condiviso i progetti del management, hanno assunto specifici compiti in tal senso e abbiano contribuito ai costi dell’iniziativa. o Posizionamento raggiunto dal CCN nel suo mercato (per la valutazione si fa riferimento alle caratteristiche di fondo delle azioni finora poste in essere). Per la valutazione della situazione strutturale, inclusa quella del management, e il posizionamento si rimandano alle griglie di indicatori e altri riferimenti contenute nell’allegato sui “Modelli evolutivi dei Centri Commerciali Naturali” e in particolare a quelle proprie del “Modello 1”. Rispetto a tali griglie di indicatori, la selezione dovrebbe basarsi su coloro che ottengono punteggi relativamente più elevati. o Tipologia di CCN (o segmento di CCN). Sulla base dell’indagine svolta, poiché obiettivo principale di questi primi 4 anni di azione dovrebbe essere 32 Griglie di indicatori per la selezione dei CCN (segue) Definizioni quello di attivare e sostenere casi che Tabella 5 abbiano le maggiori Valutazione dei fattori di rilevanza paesaggisto-naturalistici (il punteggio medio probabilità di non dovrebbe risultare inferiore a 2) Punteggio successo, si ritiene sintetico di Fattori di rilevanza paesaggistico-naturalistici rilevanza preferibile dare (da 0 a 4) precedenza a quei Paesaggi caratteristici e attraenti (vale sia con riferimento a paesaggi CCN ubicati in centri montani, che collinari, che balneari) minori, che, come Specie o habitat importanti (ad es. orsi, torbiere) tali, non presentano Altri esemplari di fauna o flora interessanti, insoliti o rappresentativi Varietà di ecosistemi criticità proprie dei Caratteristiche geologiche quali laghi, fiumi, scogliere centri storici delle Aree protette: riserve naturali, parchi nazionali maggiori città e che Possibilità di realizzare itinerari per passeggiate godono di un livello Possibilità di realizzare spazi attrezzati per la vita all’aria aperta molto elevato di Clima fattori di rilevanza Territorio circostante naturalistici, storicoPunteggio medio culturali e Tabella 6 sufficientemente dei fattori di rilevanza storico-culturale (il punteggio medio non elevato per quanto Valutazione dovrebbe risultare inferiore a 2) riguarda quelli di Punteggio sintetico Fattori di rilevanza storico-culturale di rilevanza rilevanza (da 0 a 4) Patrimonio di costruzioni (monumenti, rovine, castelli, chiese) commerciale. elementi del patrimonio (fontane, cappelle, mura) Tuttavia tale Piccoli Costruzioni vernacolari indicazione è da Oggetti del patrimonio (strumenti, vestiti, mobili, arazzi) e storia (abilità, conoscenze tecniche, usanze) ritenersi soltanto Tradizioni Gastronomia (prodotti, ricette e metodi di produzione locali) orientativa, in quanto Produzioni artistiche e festival per ogni CCN, inclusi Eventi Attrazioni esistenti nell’area circostante (eventi, patrimonio, manifestazioni i grandi centri urbani, ecc.) strutture e servizi nell’area circostante (negozi, servizi informazione le potenzialità vanno Altre turistica ecc.) misurate in rapporto Punteggio medio alle criticità e alle reale possibilità di intervento e a tal fine si rimanda alle indicazioni fornite nell’allegato sui “Modelli evolutivi dei Centri Commerciali Naturali” e in particolare al paragrafo su “Le potenzialità dei CCN” sempre a margine di quello che abbiamo definito il Modello 1. Per completezza di informazione si riportano nel riquadro in giallo le griglie di indicatori e i relativi punteggi di riferimento. La valutazione dovrebbe basarsi sui dati passati o “storici” del singolo CCN e dovrebbe portare alla selezione di quei CCN che, rispetto alle griglie, ottengono il massimo punteggio di struttura. Per quelli meglio performanti sul piano della struttura (management e adesione dei negozianti) si dovrebbe procedere a successiva valutazione delle potenzialità per importanza dei propri fattori di rilevanza, in rapporto al livello di criticità specifiche del contesto urbano. 33 Griglie di indicatori per la selezione dei CCN (segue) Tabella 4 (segue) Indicatori sulla qualità del servizio ovvero di rilevanza commerciale del CCN Famiglia di indicatori Id. Indicatore indic. 4. Indicatore della qualificazione dell’offerta complessiva di CCN 4.1 Ampiezza della gamma di offerta (punteggio da 1 a 4: 1=molto basso-fino a 50 operatori potenziali; 2=medio bassoda 50 a 80 operatori; 3=medio alto fra 80 e 150 operatori;4=alto – oltre 150 operatori) 4.2 Completezza della gamma prodotti/servizi (punteggio da 1 a 4: 1=bassa; 2=medio-bassa; 3=medio-alta; 4=alta) 4.2.A 4.2.B 4.2.C 4.2.D 4.2.E 4.2.F 4.2.G 4.2.H 4.3 4.4 4.4.A 4.4.B 4.5 4.5.A Requisiti professionali Le professionalità da individuare per l’erogazione dei servizi avanzati dovrebbero fare riferimento, orientativamente ai seguenti ambiti disciplinari: • Esperto di strategia d’impresa con 4.5.B 4.5.C 4.6 Varietà e qualità dell’offerta alimentare (punteggio da 1 a 4: 1=bassa; 2=medio-bassa; 3=medio-alta; 4=alta) Rilevanza e varietà dell’offerta di abbigliamento e accessori (punteggio da 1 a 4: 1=bassa; 2=medio-bassa; 3=medio-alta; 4=alta) Presenza di superfici medie della Grande Distribuzione Organizzata (punteggio da 1 a 4: 1=assente; 2=assente ma con un’offerta di base nel CCN sufficiente e di discreta convenienza; 3=presente ma di superficie limitata; 4=presente e con superficie importante) Livello dell’offerta di prodotti tipici (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Livello dell’offerta artigianale (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Livello dell’offerta di ristorazione, dei bar e similari (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Livello dell’offerta di servizi ricettivi e alberghieri (punteggio da 1 a 4: 1=basso; 2=medio-basso; 3=medio-alto; 4=alto) Presenza di mercati settimanali o rionali (punteggio da 1 a 4: 1=assenti; 2=di bassa rilevanza per qualità dell’offerta ed estensione; 3=di media rilevanza per qualità dell’offerta ed estensione; 4=di alta rilevanza per qualità dell’offerta ed estensione) Varietà per fasce di mercato (punteggio da 1 a 4: 1=bassa; 2=medio-bassa; 3=medio-alta; 4=alta) Presenza di offerta di alto livello (punteggio da 1 a 4: 1=assente; 2=presente in modo molto limitato; 3=presente in modo significativo; 4=presente in modo importante) Presenza di negozi di alta gamma, ivi inclusi sia quelli dal brand riconosciuto o le gioiellerie (punteggio da 1 a 4: 1=assente; 2=assente ma con la presenza di un’offerta medio-alta; 3=presente in modo limitato; 4=presente in modo importante) Importanza dell’offerta culturale (librerie ecc.) - (punteggio da 1 a 4: 1=assente; 2=presente in modo molto limitato; 3=presente in modo significativo; 4=presente in modo rilevante) Qualità complessiva del servizio Per condizioni di fruibilità di tempo (orari lunghi, aperture festive, spazi e servizi per il tempo libero ecc.) - (punteggio da 1 a 4: 1=molto basse; 2=medio-basse; 3=medio-alte; 4=alte) Per condizioni di accesso (servizi di trasporto verso il luogo, condizioni di accesso al luogo e di sosta ecc.) - (punteggio da 1 a 4: 1=molto basse; 2=medio-basse; 3=medio-alte; 4=alte) Per la presenza di servizi coordinati di CCN a favore del cliente (servizi per la fidelizzazione, servizi che aumentano la comodità dell’atto di acquisto ecc.) - (punteggio da 1 a 4: 1=assenti; 2=limitati; 3=significativi; 4=rilevanti) Coerenza (fra l’insieme delle offerte dei diversi operatori che compongono la struttura del CCN) - (punteggio da 1 a 4: 1=bassa; 2=medio-bassa; 3=medio-alta; 4=alta) Punteggio di riferimento Media dei punteggi degli indicatori 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5 e 4.6 Media degli indicatori da 4.2.A a 4.2.H Media degli indicatori 4.4.A e 4.4.B Media degli indicatori da 4.5.A a 4.4.C Definizioni Questo tipo di selettività avrà inevitabilmente forti ripercussioni sulla successiva selezione dei progetti di CCN ammessi a partecipare ad azioni pilota o ad azioni a bando, poiché uno dei requisiti fondamentali del secondo livello di selettività, oltre a tutte le condizioni di vantaggio che hanno guidato tale prima fase di selezione, si aggiungerà la qualità del piano strategico presentato ed è prevedibile che chi beneficerà di un supporto qualificato in tal senso risulterà successivamente avvantaggiato. Come mostra lo schema 7.2, l’attività di monitoraggio e consulenza formativa si protrarrebbe per tutta la durata del programma (almeno quadriennale). L’attività di supporto sia diretto alla selezione di CCN, che indiretto, mediante il supporto ai CAT, dovrebbe tradursi, nel primo anno di attività ell’elaborazione di specifici piani strategici di CCN che poi sarebbero presentati e valutati rispetto ad azioni pilota o a bando. 34 riferimento a sistemi di imprese non ancora ben avviati • Esperto di innovazione di servizi • Esperto di urbanistica • Esperto di fenomeni sociali e turistici • Esperto di policy locali Le professionalità individuate dovrebbero operare in team in una logica di ricerca e consulenza applicata, in funzione della massima efficacia in riferimento ai bisogni del loro target di utenti (CAT e una selezione di CCN). Azioni pilota Lo schema 3 sintetizza il processo di realizzazione delle azioni pilota. Di seguito si riassumono anche obiettivi, criteri di selezione dei CCN beneficiari delle azioni pilota, azioni che dovrebbero comporre il piano strategico di CCN cui dovrebbe riferirsi ogni intervento pilota e modalità d’implementazione. Schema 3 Azione 2: le azioni pilota Obiettivi Le azioni pilota dovrebbero riguardare alcuni CCN rigorosamente selezionati (quelli che, per le potenzialità di contesto, le condizioni di partenza strutturali e di funzionamento e la qualità del proprio piano strategico, presentano maggiori possibilità di successo) e sarebbero finalizzate a supportare, coerentemente con le necessità individuate dai piani strategici dei CCN selezionati, l’implementazione del piano elaborato. L’obiettivo finale delle azioni pilota è quello di accompagnare i CCN selezionati ad affermare una propria identità strategica e la maturazione di un’immagine distintiva e alta nel panorama commerciale del territorio di riferimento, in virtù del presentarsi come un soggetto complesso, che offre al cliente localizzato (residente o turista) servizi qualificati e coerenti. Un’immagine che si associ anche ad una parallela qualificazione complessiva del contesto urbano in cui il CCN è insediato. Il raggiungimento di tali obiettivi sarebbe funzionale sia alla definitiva messa a punto del modello d’intervento progettato, che all’introduzione nel territorio di casi di successo che possano svolgere una funzione di volano e 35 sollecitare comportamenti imitativi da parte di altri CCN. A tal fine, le azioni pilota dovrebbero accompagnare l’azione strategica dei CCN selezionati per un periodo pluriennale, di cui un anno necessario per la messa a punto dei piani e tre anni per la loro implementazione. Criteri di selezione dei CCN Ogni azione pilota dovrebbe prevedere una fase preliminare in cui i CCN selezionati, col supporto dei loro CAT e dello staff avanzato messo a punto con l’azione 1, dovrebbero perfezionare un proprio piano strategico, la cui ottima qualità deve ritenersi condizione necessaria per procedere alla successiva implementazione. I criteri di selezione dei CCN per le azioni pilota da implementare sono: • Quelli di selezione adottati dallo staff regionale “Nodi di competenze”, illustrati nei riquadri in giallo precedenti e che riguardano: o le condizioni strutturali (qualità del management, livello di adesione dei negozianti) e la tipologia di CCN; o le condizioni di rilevanza del contesto e i risultati finora raggiunti; Più in dettaglio, per quanto riguarda indicatori e termini di riferimento da adottare per la selezione si rimanda all’allegato sui “Modelli evolutivi dei Centri Commerciali Naturali”. In particolare si suggerisce di selezionare quei CCN che, rispetto alle griglie di punteggio proprie “Modello 1”, ottengono gli indicatori di struttura più elevati all’interno degli intervalli di riferimento e presentano migliori livelli di potenzialità in rapporto alle criticità, secondo la lettura proposta nel paragrafo su “Le potenzialità dei CCN” sempre a margine del suddetto Modello 1. • cui si aggiunge un generale criterio di qualità del piano da intendersi derivante da: o chiarezza di obiettivi e loro portata strategica (ovvero tipo di posizionamento di mercato che si intende perseguire); o la presenza di un chiaro e realistico business plan; o la coerenza delle azioni in cui si articola; o la fattibilità delle azioni e, tramite esse, dell’intero piano; o l’integrazione finanziaria ovvero la disponibilità di fonti finanziarie aggiuntive rispetto a quelle regionali, provenienti da attori locali, sponsor e gli stessi aderenti al CCN (questo parametro fa parte degli indicatori del suddetto Modello 1) o il tipo di collaborazione instaurato con l’amministrazione comunale e le azioni di qualificazione del contesto urbano di cui è prevista la realizzazione coordinata da parte dell’amministrazione stessa. Azioni che dovrebbero comporre il piano strategico di un CCN Riguardo alle azioni in cui dovrebbe articolarsi il piano, in un’ottica triennale, esse dovrebbero caratterizzarsi per la loro molteplicità e la loro reciproca integrazione e sinergia. In particolare si ritiene che il piano dovrebbe contemplare le seguenti tipologie di intervento: • Azioni di qualificazione del contesto urbano (Supporti di informazione - segnaletica, vetrofanie ; Decorazione urbana; Azioni per aumentare la godibilità della vita comunitaria nel centro urbano; Arredo urbano - spazi di animazione per i bambini, sedie e altre strutture per la socializzazione nel contesto delle attività commerciali, ristrutturazione del centro storico -; Interventi per la mobilità - parcheggi e aree di sosta, miglioramento del servizio pubblico di trasporto, aumento delle piste ciclabili e della superficie pedonalizzata -; Organizzazione stabile per il continuo miglioramento estetico del luogo; Implementazione di specifici “programmi di pulizia” di CCN in aggiunta a quelli ordinari; implementazione di specifici “programmi di sicurezza”) • Azioni di animazione del contesto urbano (Eventi a tema; Manifestazioni culturali; Iniziative culturali a carattere stabile e rivolte al residente e al non residente localizzato - valorizzazione dei negozi storici, qualificazione dell'offerta di teatri, cinema, laboratori teatrali/culturali stabili, 36 festival, coordinamento, diversificazione e miglioramento della fruibilità dell'offerta culturale stabile, installazione di info-point elettronici). • Azioni pubblicitarie (Cartellonistica; Inserzioni su periodici e quotidiani; Altri media) • Azioni di sostegno del commercio - consulenza/formazione ai negozianti (Allestimento delle vetrine - armonizzazione dello stile, abbellimento -; Comunicazione nel negozio; Accoglienza del cliente; Gestione del negozio e del magazzino e le tecnologie informatiche, ivi inclusa l’introduzione di elementi di innovazione tecnologica nei singoli esercizi, Personalizzazione del servizio, Qualificazione dell'offerta e l'arricchimento della gamma nel singolo negozio, Implementazioni delle azioni comuni coordinate - servizi, promozioni, altre azioni di fidelizzazione). • Azioni per la qualificazione dell'offerta complessiva (e la fidelizzazione del cliente) di 1° livello (Coordinamento dei servizi di base - armonizzazione dell'orario di apertura inclusi i giorni di chiusura infrasettimanale, comune allungamento dell'orario di fruibilità, aperture festive coordinate, Attivazione di nuovi servizi comuni come quelli per specifici target -; Carta fedeltà; Iniziative a premio) Si evidenzia che le azioni per la qualificazione del contesto urbano, sebbene fondamentali per una strategia di posizionamento del CCN, non sono generalmente competenza del management del CCN, ma dell’amministrazione comunale. A tal fine risulta indispensabile una preventiva convergenza sul piano anche della stessa amministrazione comunale e un suo esplicito impegno ad attuare le azioni che le competerebbero. Qualora le condizioni e la strategia del management di un CCN lo consentano, il piano potrebbe spingersi fino a contemplare anche Azioni per la qualificazione dell'offerta complessiva (e la fidelizzazione del cliente) di 2° livello (Catalogo semestrale a punti comune ; Promozioni quindicinali, ivi inclusi saldi di CCN autonomamente programmati; Servizio a domicilio coordinato; Nuovi esercizi con allargamento e qualificazione della gamma - inserimento controllato di supermercati, insediamento di gallerie d'arte, d'artigianato e d'antiquariato, insediamento di negozi con marchi prestigiosi -). Modalità d’implementazione L’implementazione del piano di un’azione pilota dovrebbe essere responsabilità del management del CCN cui si riferisce e poter contare sull’assistenza tecnica del CAT territoriale di riferimento e il supporto e il monitoraggio (anche in funzione della valutazione dei risultati intermedi raggiunti), da parte dello staff regionale di monitoraggio e consulenza. Dovrebbe avere respiro pluriennale ma ogni anno dovrebbe caratterizzarsi per una valutazione dei risultati finora raggiunti e l’eventuale rimodulazione del piano. Bandi annuali Lo schema 4 sintetizza il processo di realizzazione delle azioni a bando annuale. Di seguito si riassumono anche obiettivi, criteri di selezione dei CCN partecipanti al bando. 37 Schema 4 Azione 3: bandi annuali Obiettivi I bandi dovrebbero consentire una più ampia distribuzione delle risorse disponibili e una sperimentazione più diffusa rispetto alle Azioni Pilota. L’obiettivo è sia quello di segnalare comportamenti “virtuosi” sia di incentivare realtà a muoversi nella direzione di sviluppare e implementare un proprio piano strategico. Le iniziative finanziate con il bando annuale presentano obiettivi analoghi alle azioni pilota, rappresentando, come in quel caso, un supporto alla realizzazione e implementazione di piani strategici di CCN ammessi a finanziamento. Essi sono quelli di accompagnare i CCN selezionati verso l’affermazione di una propria identità strategica e la maturazione di un’immagine distintiva e alta nel panorama commerciale del territorio di riferimento, in virtù del presentarsi come un soggetto complesso che offre servizi qualificati e coerenti al cliente localizzato (residente o turista) e sempre con riferimento alla parallela qualificazione complessiva del contesto urbano in cui il CCN è insediato. Tuttavia il bando differirebbe dall’azione pilota per almeno due ragioni di fondo: • ha un respiro annuale e come tale sviluppa porzioni più limitate di piano strategico, ferma restando la possibilità, qualora alcune iniziative abbiano raggiunto risultati incoraggianti, di finanziarne un ulteriore step col bando annuale successivo; • può contare sull’acquisizione di servizi di consulenza specializzata da parte dei CAT di riferimento ma anche, indirettamente, dello staff regionale di monitoraggio e consulenza (come da schema 7.4). A questo proposito riteniamo preferibile far impegnare direttamente lo staff solo su poche azioni pilota. Ogni bando dovrebbe assistere l’esecuzione di uno step annuale di piano strategico, incluse anche le azioni necessarie all’elaborazione del piano strategico stesso. Lo step annuale realizzato sarebbe caratterizzato da una molteplicità di azioni fra loro coerentemente progettate e in rapporto sinergico. Nell’ambito del piano si potrebbero prevedere anche quelle azioni necessarie a favorire lo sviluppo dei singoli esercizi in modo funzionale agli obiettivi del piano di CCN. Anche rispetto ai bandi si dovrebbero adottare criteri di selezione simili a quelli adottati per le azioni pilota e si dovrebbero premiare quelle situazioni, diverse da quelle selezionate per le azioni pilota, ma che presentano un relativamente più elevato avanzamento e maggiori potenzialità di contesto. 38 Criteri di selezione dei CCN La selezione dei CCN avverrebbe, come per le azioni pilota, sulla base di loro caratteristiche strutturali e di funzionamento e in virtù della qualità del piano presentato ai fini della partecipazione al bando. In particolare i criteri dovrebbero concernere: • Quelli di prima selezione adottati dallo staff di monitoraggio e consulenza “Nodi di competenze”, illustrati nei riquadri in giallo precedenti e che riguardano: o le condizioni strutturali (qualità del management, livello di adesione dei negozianti) e la tipologia di CCN; o le condizioni di rilevanza del contesto e i risultati finora raggiunti; Anche in questo caso si invita a fare riferimento alle griglie di indicatori, altri riferimenti e criteri per la valutazione delle potenzialità, relativi al “Modello 1” e contenuti nell’allegato sui “Modelli evolutivi dei Centri Commerciali Naturali”. • cui si aggiunge un generale criterio qualitativo del piano da intendersi così composto: o chiarezza di obiettivi e loro portata strategica (ovvero tipo di posizionamento di mercato che si intende perseguire); o la coerenza e la fattibilità in cui si articola il piano e la presenza di un chiaro e realistico business plan; o l’integrazione finanziaria ovvero la disponibilità di fonti finanziarie aggiuntive rispetto a quelle regionali, provenienti da attori locali, sponsor e gli stessi aderenti al CCN o il tipo di collaborazione instaurato con l’amministrazione comunale e le azioni di qualificazione del contesto urbano di cui è prevista la realizzazione coordinata da parte dell’amministrazione stessa. Azioni che dovrebbero comporre il piano strategico di un CCN Le tipologie di azioni contemplate nel piano e in particolare nella sua porzione argomento del bando, sono le stesse indicate per le azioni pilota (Azioni di qualificazione del contesto urbano, Azioni di animazione del contesto urbano, Azioni pubblicitarie, Azioni di sostegno del commercio consulenza/formazione, incluse quelle orientate ad introdurre elementi di innovazione tecnologica, Azioni per la qualificazione dell'offerta complessiva (e la fidelizzazione del cliente) di 1° e/o 2° livello. Tuttavia, trattandosi di una porzione di piano e relativamente ad una fase di CCN ancora embrionale, esse si caratterizzerebbero per una minore numerosità, una minore profondità e una più bassa interdipendenza: Modalità d’implementazione L’implementazione dello step di piano argomento del bando dovrebbe essere responsabilità del management del CCN cui si riferisce e poter contare sui servizi prestati dal CAT di riferimento. Dovrebbe avere respiro pluriennale ma ogni anno dovrebbe caratterizzarsi per una valutazione dei risultati finora raggiunti e l’eventuale rimodulazione del piano. 39