Manuale primo soccorso 2008

Transcript

Manuale primo soccorso 2008
PRIMO SOCCORSO E PROTEZIONE CIVILE
REALIZZATO A CURA DELLA SQUADRA SANITA'
VOLONTARI : Ferrari Luca – Di Rella Rocco – Margutti Arnaldo
EDIZIONE 2008
PREFAZIONE
Quest'edizione del manuale di primo soccorso è completamente rinnovata rispetto alle
precedenti per quanto riguarda la parte riservata alla protezione civile.
La Protezione Civile si sta sempre più specializzando come forza di collaborazione con le
autorità preposte.
Nasce quindi l'esigenza di specializzarsi sempre di più per potere offrire detta
collaborazione quando viene richiesta.
Gli argomenti di questo manuale sono trattati SOLO per dare una conoscenza DI BASE,
eventuali approfondimenti devono essere fatti mediante
appositi corsi tenuti da
PERSONALE QUALIFICATO.
RICORDIAMOCI
SEMPRE
DI
NON
SOSTITUIRCI
MAI
AI
SOCCORRITORI
CERTIFICATI 118 NE' DI GIOCARE AI POMPIERI, solo così potremo COLLABORARE
con il 118 , i vigili del fuoco e le forze dell'ordine ed effettuare un ottimo servizio di
protezione civile.
Chiudendo questa breve introduzione ringrazio il Dott. Geol. Benigni Fabio per la sua
collaborazione nella stesura degli argomenti degli eventi naturali ed antropici e dei rischi
sismici, idrogeologici e vulcanici.
IL REALIZZATORE
Ferrari Luca
2
APPARATO SCHELETRICO
L’apparato scheletrico risulta dalla combinazione di tessuti differenti che danno origine a
strutture particolari chiamate ossa. Le ossa , nel loro insieme , formano lo scheletro che è
l' impalcatura dell'organismo. Lo scheletro non solo garantisce il sostegno del corpo ma
svolge anche altre importanti funzioni: protegge organi interni quali il cuore e i polmoni
( nella gabbia toracica), il cervello (nel cranio) e il midollo spinale (nel rachide); permette il
movimento in collaborazione con i muscoli e le articolazioni; infine,produce globuli bianchi
e globuli rossi, che si formano e si sviluppano nel midollo osseo, un tessuto molle che,
come vedremo, è presente nelle cavità e nella parte spugnosa delle ossa.
Ossa lunghe, corte e piatte
Le ossa hanno forme differenti, legate alla funzione che devono svolgere. Vi sono ossa
lunghe, corte e piatte. Le ossa lunghe sono il femore, la tibia, l'ulna, il radio. Al centro di un
osso lungo si trova la cavità midollare che contiene midollo osseo e vasi sanguigni. .
Le ossa corte, come le vertebre, le ossa del piede (tarso), le ossa della mano (carpo),
fungono da "ponte" e si sviluppano quasi in ugual misura in lunghezza e in larghezza.
Le ossa piatte, la cui peculiarità è quella di avere uno spessore minimo e una superficie
particolarmente estesa (scapola, ossa del cranio), svolgono una funzione protettiva.
Vediamo ora com'è fatto un osso.
La struttura delle ossa
Le ossa sono formate da tessuti connettivi di tipo osseo e cartilagineo
Il tessuto osseo
Il tessuto osseo è costituito da una sostanza organica fondamentale, l'osseina, e da sali
minerali, soprattutto fosfato di calcio e carbonato di calcio. A questi ultimi l'osso deve la
sua particolare consistenza e la capacità di resistere alle forze di trazione e pressione;
all'osseina deve la sua elasticità e flessibilità.
Il tessuto osseo è particolarmente leggero; infatti lo scheletro costituisce soltanto il 18%
circa del peso dell'uomo.
3
La cartilagine
La cartilagine è formata da un tessuto connettivo più elastico e flessibile di quello osseo.
Oltre a costituire lo scheletro del feto e quello del naso e dell'orecchio dell'adulto, la
cartilagine ricopre le estremità delle ossa in corrispondenza di molte articolazioni: la sua
superficie liscia protegge le ossa che vengono a contatto fra di loro evitando lo
sfregamento e permettendo ai capi articolari di scorrere l'uno su l'altro. Il tessuto
cartilagineo non è vascolarizzato; si nutre attraverso il tessuto osseo che ricopre,
accrescendosi e rige-nerandosi continuamente.
Il midollo osseo
Il midollo osseo è una sostanza molle che si trova all'interno delle cavità ossee. Vi sono
due tipi di midollo:
" .il midollo giallo, costituito essenzialmente di grasso e di tessuto connettivo, nel quale si
trovano vasi sanguigni, nervi e cellule midollari;
" .il midollo rosso, che contiene più cellule midollari di quello giallo, le quali hanno il
compito di formare nuove cellule del sangue (globuli rossi e globuli bianchi).
LO SCHELETRO
Il numero di ossa presenti nello scheletro di un individuo adulto varia da persona a
persona. Tuttavia in media vi sono circa 200 ossa, connesse da articolazioni e legamenti,
con forme e dimensioni differenti. Esteriormente le ossa presentano delle irregolarità
(appendici, incisure, tubercoli, depressioni) su cui si inseriscono muscoli e tendini.
Se osserviamo lo scheletro possiamo distinguere una parte detta assiale, formata dalle
ossa centrali del cranio, dalla gabbia toracica e dalla colonna vertebrale.
Lateralmente e simmetricamente a questa struttura sono disposte le ossa degli arti
superiori e inferiori che terminano con le complesse strutture scheletriche delle mani e dei
piedi: queste ossa formano, insieme a scapole, clavicole e pelvi, lo scheletro
appendicolare.
4
Com' è fatto lo scheletro
5
LA COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale (o rachide), posta nella parte posteriore
mediale della gabbia toracica, è la struttura portante del corpo
umano. Questa solida quanto delicata struttura raccorda la parte
superiore e la parte inferiore del nostro corpo. Su di essa grava
tutto il peso del busto, del capo e degli arti superiori. Non ha solo
una funzione statica ma anche una funzione dinamica, resa
possibile dalla sua particolare struttura.
La colonna vertebrale è composta da 33-34 vertebre, ossa corte
sovrapposte in senso verticale.
Si distinguono in base alla regione che occupano e alla funzione
che svolgono, le seguenti vertebre:
" .7 vertebre cervicali: hanno il compito di sostenere il capo
permettendogli di muoversi su tutti i piani dello spazio;
" .12 vertebre dorsali: sostengono la gabbia toracica
consentendo al busto di ruotare lateralmente, di flettersi in avanti
e indietro e di ruotare;
" 5 vertebre lombari: permettono al busto di ruotare e flettersi in
avanti e indietro e sostengono la maggior parte del peso del
corpo;
" 5 vertebre sacrali (fuse tra loro);
" 4 o 5 vertebre coccigee: assIeme alle sacrali hanno il compito
di trasmettere il peso del corpo e del bacino alle gambe.
Le vertebre sono composte da una struttura ossea di forma
cilindrica, il corpo, che è la parte più avanzata e si articola con le
vertebre superiore e inferiore, e dall'arco posteriore, a forma di
ferro di cavallo, che costituisce la parte posteriore della vertebra;
l'arco posteriore si attacca all'estremità del corpo delimitando
uno spazio (foro vertebrale), all'interno del quale vi è il midollo
spinale, e presenta dei prolungamenti che servono per
l'inserzione dei muscoli e per collegare le vertebre fra loro
(apofisi).
6
VERTEBRE
FRATTURE
Interruzione traumatica della continuità di un osso, che spesso viene provocata da una
caduta. Generalmente l'osso si rompe in senso trasversale, ma può succedere che
avvenga una frattura anche longitudinale, in direzione obliqua o a spirale. Ci sono vari tipi
di fratture: chiuse e ed esposte. Nella prima ipotesi le estremità fratturate non lacerano la
pelle e di solito viene danneggiata una quantità minima di tessuto, in quella esposta invece
le estremità dell'osso lacerano anche la pelle e il tessuto muscolare .
SINTOMI
Il primo segnale che indica l'ipotesi di una frattura è il gonfiore e indolenzimento nella zona
e in alcuni casi si può vedere un osso che sporge. A questi segnali si accompagnano un
dolore intenso che viene ulteriormente intensificato con il movimento.
7
IMPORTANTE
NON CERCARE DI RIDURRE LA FRATTURA IN NESSUN MODO
SE IN PRESENZA DI EMORRAGIA E FRATTURA ESPOSTA TAMPONARE SULLA
FERITA CON GARZA STERILE
DISTORSIONI
Spostamento violento di due capi ossei con immediato rientro nella propria sede
La distorsione si manifesta con :
-
dolore violento localizzato
-
gonfiore localizzato
-
movimenti possibili anche se dolorosi
LUSSAZIONI
Fuoriuscita di capi ossei dalla propria sede con rottura della capsula articolare e dei
legamenti
La lussazione si manifesta con :
-
dolore acuto e localizzato che tende a diminuire e ad espandersi
-
impossibilità di utilizzo dell’arto
-
deformazione dell’arto con sporgenze e ingrossamenti
IMMOBILIZZARE LA PARTE INTERESSATA NELLA POSIZIONE TROVATA
Con la lussazione vi possono essere delle complicazioni :
-
lesione dei vasi sanguigni o dei tessuti nervosi dovute allo stiramento e dalla
compressione dell’osso
8
-
lacerazione di tessuti e pericolo di infezioni
AMPUTAZIONE
Asportazione traumatica di una parte del corpo dovuta a un fatto incidentale o ad una
conseguente operazione chirurgica atta a fermare gli effetti negativi ( setticemia e
gangrena ) dell’incidente .
In alcuni casi dita o arti recisi dal corpo possono essere recuperati e ricuciti grazie ad un
tempestivo ritrovamento da parte dei soccorritori .
Recuperare la parte recisa , metterla in un sacchetto o sacco di plastica assieme a buste
di ghiaccio e consegnarla al personale medico o infermieristico per il rapido trasporto in
ospedale .
TRAUMA CRANICO
Scuotimento violento e improvviso dell’osso cranico con possibilità di trauma cerebrale e
di lesione della colonna vertebrale
I sintomi che debbono destare una preoccupazione e che impongono una visita immediata
sono:
•
un'alterazione dello stato di coscienza
•
quanto maggiore è la violenza del trauma (ad esempio negli incidenti stradali) o
l'altezza dal piano di caduta (da un metro o più) o la durezza della superficie su cui si
cade (cemento, linoleum, legno)
•
la comparsa di un ematoma del cuoio capelluto specie se in sede laterale del capo
•
una forte irritabilità
•
si muove in modo confuso o ha vertigini
•
Accusa disturbi della vista, dell’udito o della parola
•
Ha forte mal di testa che tende a peggiorare
9
•
Lamenta dolore al collo
•
successivi episodi di vomito
•
sanguinamento dal naso ( epistassi ), dalla bocca o dalle orecchie ( otorragia )
•
presenza di convulsioni
Che fare in attesa dell'arrivo dell'ambulanza
Se l’infortunato è privo di coscienza o stordito o se è presente qualsiasi paralisi, non
muovetelo assolutamente, mettete le vostre mani su entrambi i lati del capo e tenetelo
nella posizione in cui lo avete trovato.
Se vomita, giratelo sul fianco tenendogli il collo e il capo immobili
Se è cosciente, fate del vostro meglio per tenerlo calmo
Se ha delle convulsioni, tenetegli le vie aeree libere
SISTEMA NERVOSO
Tutte le funzioni del nostro organismo sono coordinate dal sistema nervoso. In particolare
è l’encefalo l’organo principale in grado di
ricevere, distinguere ed elaborare le
informazioni che ci arrivano dall’ambiente
esterno e interno del corpo, permettendoci
poi di reagire ogni volta in maniera diversa.
Il nostro sistema nervoso risulta quindi
avere un’organizzazione molto complessa,
dovendo coordinare le attività che
sovrintendono alla vita vegetativa, alla vita
psichica, alla vita di relazione e provvedere
inoltre alle risposte automatiche (i riflessi).Il
sistema nervoso umano comprende il
sistema nervoso centrale, il sistema
nervoso periferico e il sistema nervoso
1
vegetativo o autonomo.Il sistema nervoso centrale è formato dall’encefalo e dal midollo
spinale. Questi sono collegati tramite il midollo allungato. All’interno del sistema nervoso
centrale si distinguono i centri deputati alle funzioni motorie, sensitive e sensoriali
dell’organismo.Il sistema nervoso periferico comprende invece tutti gli organi dell’apparato
nervoso, ovvero i nervi cranici e spinali, che collegano il sistema centrale con la periferia,
costituita dagli organi di senso. Nel sistema nervoso periferico si possono distinguere i
nervi sensitivi, che portano informazioni dalla periferia del corpo verso il midollo spinale e
verso l’encefalo e i nervi motori che trasferiscono i comandi elaborati dall’encefalo e dal
midollo ai muscoli scheletrici.Il sistema nervoso vegetativo o autonomo è quello che è
destinato all’innervazione degli organi che regolano la vita vegetativa dell’organismo,
come la respirazione o la circolazione sanguigna. Questo sistema svolge un’azione sia di
controllo motorio degli organi sia di elaborazione delle informazioni che questi
trasmettono.Il sistema nervoso neurovegetativo è poi divisibile in ortosimpatico e
parasimpatico, essi innervano tutti gli organi, ma con effetti opposti: per esempio il sistema
parasimpatico rallenta il battito cardiaco, che viene invece accelerato da quello
ortosimpatico. A queste due differenti azioni corrisponde l’emissione da parte del nostro
organismo, tramite le ghiandole, di due sostanze che agiscono come mediatori chimici
dello stimolo nervoso. Tutto ciò avviene sotto il controllo di una specifica zona del cervello,
l’ipotalamo, che gestisce i collegamenti fra la periferia e il sistema nervoso centrale.Il
nucleo di tutto il sistema nervoso è comunque la cellula nervosa o neurone. Infatti uno
stimolo esterno viene recepito, correlato con altri giunti contemporaneamente,
memorizzato, messo in relazione con le condizioni esterne e giudicato valido o meno per il
funzionamento di tutto l’organismo. Questo avviene in continuazione, anche nel sonno
proprio grazie alle cellule nervose che consentono il passaggio e la trasmissione degli
impulsi nervosi, ovvero delle informazioni, al nostro cervello.
EPILESSIA
L'epilessia è una iperattività delle cellule nervose cerebrali (i cosiddetti "neuroni"). Si
verifica infatti, paradossalmente, un eccesso di funzione del sistema nervoso: alcune
cellule del cervello incominciano a lavorare ad un ritmo molto superiore al normale,
producendo la cosiddetta scarica epilettica (che si registra con l’elettroencefalogramma) e
la crisi epilettica (che si riconosce dal resoconto o con l’osservazione del paziente).
Esistono due tipi di epilessia.
1
Nel primo ( epilessie primarie o idiopatiche ) la tendenza a provocare le crisi è
costituzionale; questi pazienti non presentano alcuna lesione cerebrale e sono dal punto di
vista neurologico del tutto normali, a parte questa singolare caratteristica.
Nel secondo ( epilessie secondarie o sintomatiche ), che comprende la maggioranza dei
pazienti, l’epilessia si sviluppa in seguito ad una lesione cerebrale.
ASSISTENZA AL PAZIENTE
1) LASCIARE IL PAZIENTE SUL PAVIMENTO O SUL TERRENO DOVE TROVATO
2) SLACCIARE SE POSSIBILE GLI INDUMENTI TROPPO STRETTI
3) ALLONTANARE GLI OGGETTI CHE POTREBBERO CREARE DANNI E FERITE
4) PROTEGGETE IL PAZIENTE DA POSSIBILI LESIONI MA NON CERCARE DI
CONTENERLO DURANTE L’EPISODIO CONVULSIVO
IMPORTANTE : NON METTERE MAI NULLA NELLA BOCCA DEL PAZIENTE PER NON
CREARE OSTRUZIONI ALLE VIE AEREE E NON TROVARSI CON SERIE FERITE ALLE
MANI
1
APPARATO RESPIRATORIO
La respirazione, segnalata dal visibile
abbassarsi
toracica,
e
è
alzarsi
una
della
delle
cassa
funzioni
fondamentali dell’organismo umani e
dipende
dall’espansione
e
dallo
svuotamento dei polmoni. All’apparato
respiratorio è affidato il processo di
ematosi, ovvero il processo grazie al
quale il sangue si carica di ossigeno e
si impoverisce di anidride carbonica,
prodotta dalle reazioni chimiche che
avvengono nei nostri organi.
movimenti
che
I due
assicurano
l’assunzione di aria dall’esterno e l’eliminazione dell’anidride carbonica sono l’inspirazione
e l’espirazione, che avvengono grazie alla contrazione e al rilassamento di alcuni muscoli
come il diaframma, posto alla base della cassa toracica e consente ai polmoni,
abbassandosi, di espandersi e alzandosi di svuotarsi . Il sistema respiratorio è composto
da una serie di organi che portano l’aria ai polmoni: l’aria entra tramite le narici, da qui
passa attraverso la faringe, situata dietro la lingua, da questa alla laringe e poi all’albero
tracheo-bronchiale. La laringe è una sorta di piccola scatola all’interno della quale trovano
posto le corde vocali; tra essa e la faringe si trova l’epiglottide, una piega che impedisce al
cibo di entrare nei nostri polmoni. Appena sotto la laringe si trova la trachea, un robusto
tubo formato da anelli di cartilagine, che convoglia l’aria dalle vie aree ai polmoni, ove si
divide in due rami, i bronchi. Questi si dirigono ciascuno verso il proprio polmone,
suddividendosi ulteriormente in bronchioli e poi in alveoli. È a questo livello, grazie alla
presenza di capillari e all’estrema sottigliezza delle pareti degli alveoli, che avviene
l’ossigenazione del sangue. Il nostro apparato respiratorio è in grado di ricambiare circa 8
litri di aria al minuto fino a arrivare ai 200 litri in condizioni di stress fisico.
1
EDEMA POLMONARE
L'edema polmonare è una sorta di annegamento dei polmoni causato dall'eccessivo
passaggio di liquido sieroso dai capillari sanguigni agli alveoli che vengono così riempiti di
liquido e non sono più in grado di svolgere la loro attività respiratoria .
Sintomi
L'edema polmonare si manifesta frequentemente nelle ore notturne. L'infortunato si
sveglia improvvisamente con enormi difficoltà di respirazione (dispnea), è agitato, si sente
soffocare e chiede ossigeno. Il respiro è rumoroso, si ode un gorgoglio causato dalla
presenza di liquido negli alveoli polmonari. Il paziente si mette seduto, per meglio
respirare, non deve sdraiarsi, perché aumenta il senso di soffocamento. Il polso è debole;
può comparire una schiuma rosa biancastra alla bocca. Il volto è solitamente pallido o
cianotico; l'individuo è sudato e le estremità sono fredde.
Intervento
E' necessario raggiungere al più presto l'ospedale. Il soggetto va mantenuto in posizione
semiseduta, per agevolare la respirazione. Bisogna cercare di tranquillizzarlo, controllare
costantemente le funzioni vitali ed evitare che compia movimenti.
Se è presente dell'ossigeno bisogna somministrarlo a dosaggi molto alti.
Gravità
L'evoluzione dell'edema polmonare è molto rapida da 1\2 ora a 2 ore. E' perciò necessario
ospedalizzare l'infortunato con la massima urgenza, prima che muoia per asfissia
OSTRUZIONI DA CORPI ESTRANEI , MANOVRA DI HEIMLICH
Un corpo estraneo (cibo, tappi, dentiere...) può talvolta ostruire le vie aeree e portare
all'asfissia. L'infortunato improvvisamente diviene incapace di respirare, tossire e parlare.
Cercare di afferrare con le mani ed estrarre il corpo estraneo può essere utile, ma non
sempre l'oggetto è estraibile in questo modo. Inoltre si corre il rischio di spingerlo ancora
più all'interno.
Dare dei colpi sul torace o sulla schiena può essere una valida manovra, ma non sempre
è sufficiente. Più utile è la tecnica di far contemporaneamente chinare in avanti
l'infortunato, magari appoggiandosi allo schienale di una sedia, per sfruttare anche la forza
di gravità.
1
Manovra di Heimlich.
Il soccorritore si pone alle spalle dell'infortunato e lo cinge ponendo il pugno chiuso alla
bocca dello stomaco, tra lo sterno e l'ombelico. A questo punto preme in modo rapido,
forte e ripetuto il pugno verso la testa dell'infortunato facendo contemporaneamente anche
pressione sull'addome. L'infortunato dovrebbe rigettare immediatamente l'oggetto che gli
ha ostruito le vie aeree.
ANNEGAMENTO
L'annegamento avviene per l'ostruzione delle vie aeree da parte di un liquido.
Non sempre il corpo è immerso nel liquido, per annegare basta l'immersione degli orifizi
respiratori: chi, per un malore ad esempio, cade a faccia in giù in un sottile strato di
liquido, rischia di annegare. Lo stesso si può verificare se l'infortunato è incosciente e
vomita: è necessario che il vomito possa defluire ( posizione laterale di sicurezza).
Per riflesso, quando un liquido entra nella cavità orale provoca una chiusura della laringe:
l'infortunato perciò non può più respirare e inizia l'asfissia.
Se l'infortunato perde coscienza e di conseguenza i riflessi cessano, il liquido può
penetrare nella trachea, nei bronchi e negli alveoli polmonari soffocandolo.
Sintomi
Il malcapitato, se è soccorso tempestivamente e non ha perso coscienza, sarà molto
agitato e spaventato, avrà delle difficoltà respiratorie e tossirà per espellere il liquido dalle
vie aeree.
Se la permanenza nel liquido è più lunga, l'asfissia porta alla perdita di coscienza e,
successivamente, all'arresto respiratorio e quindi a quello cardiaco.
Intervento
Per prima cosa è necessario rimuovere l'infortunato dal liquido che lo asfissia.
In caso di annegamento in acqua alta, è consigliabile tentare di raggiungere l'infortunato
1
dalla riva, tendendogli un salvagente, una fune, un asciugamano, un ramo, se è ancora
cosciente.
Se ciò non fosse possibile, è consigliabile raggiungerlo a nuoto soltanto se si è muniti di
un salvagente, una barca, un materassino o un qualsiasi oggetto galleggiante in grado di
sostenere sia il malcapitato che il soccorritore.
ATTENZIONE: il salvataggio a nuoto, se non siete esperti soccorritori, è pericoloso:
l'infortunato si aggrapperà a voi in modo disperato con grande rischio per la vostra
incolumità.
Una volta tratto in salvo l'infortunato bisogna verificare immediatamente se è cosciente o
meno.
Se è cosciente è sufficiente tranquillizzarlo, metterlo in posizione semiseduta per facilitare
la respirazione, aiutarlo ad espellere il liquido presente nelle vie aeree con dei colpetti
sulla schiena e con movimenti circolari delle braccia che aiutano l'espansione della gabbia
toracica e quindi della respirazione.
Se l'infortunato ha perso coscienza è necessario agire con la massima urgenza e
chiamare i soccorsi.
In attesa dei soccorsi, bisogna verificare per prima cosa la presenza della respirazione e
del battito cardiaco.
Se le funzioni vitali sono integre, bisogna porre l'annegato in posizione laterale di
sicurezza, meglio se su un piano leggermente inclinato con la testa in basso. In attesa dei
soccorsi, se non si riprende, bisogna tenere costantemente sotto controllo le funzioni vitali.
ATTENZIONE: nel caso di tuffi in acque basse, per esempio in piscina o in presenza di
scogli, l'annegamento potrebbe essere stato provocato da un trauma. In questo caso
bisogna avere molta cautela: l'infortunato potrebbe avere delle fratture, per esempio alla
colonna vertebrale, il che comporta una grande attenzione nel rimuoverlo.
RESPIRAZIONE
Se un infortunato è incosciente, bisogna immediatamente verificare la presenza delle
funzioni vitali: respirazione e polso. Per prima cosa si deve verificare la respirazione: se
questa è assente bisogna verificare anche la presenza del polso, se invece è presente,
1
necessariamente anche l'attività cardiaca non si è arrestata.
Per far ciò è sufficiente appoggiare una mano sul torace e una sull'addome dell'infortunato
per percepire sollevamenti e, contemporaneamente, si può avvicinare l'orecchio alla bocca
per avvertire il passaggio dell'aria. In alternativa si può posizionare vicino al naso e alla
bocca dell'infortunato uno specchietto o un vetro per vedere se si appanna. Passando dai
consigli generali alle tecniche più precise il protocollo di interevento dei soccorritori
prevede in questo caso la cosiddetta manovra di G.A.S. (Guardo, Ascolto, Sento): il
soccorritore si pone ai lati della testa del paziente e, avvicinando l'orecchio alla bocca ed
al naso del paziente, contemporaneamente osserva l'espansione del torace: Guarda
l'espansione del torace, Ascolta eventuali sibili dovuti alla respirazione, Sente il calore
dell'aria espirata sulle proprie guance.
Polso
Le pulsazioni del cuore, invece, si possono percepire facilmente sul petto o sul collo.
Appoggiando una mano sul torace, sotto la metà dello sterno, o meglio ancora
appoggiando l'orecchio, il battito cardiaco si percepisce chiaramente. Bisogna però aprire
eventuali giacche o cappotti, nel caso ci siano.
Un altro sistema è quello di porre indice, medio e anulare sul collo, esattamente sotto la
mandibola, premendo un po' nel muscolo di fianco alla carotide. Qui è possibile percepire
l'arteria carotidea, molto evidente. Per esercitarsi a trovare l'arteria carotidea il soccorritore
deve cominciare a prendere il polso carotideo a se stesso. Individuato il punto, sarà poi
facile trovarlo anche negli altri. Va detto che il polso carotideo, tra gli altri, è il più sicuro ed
evidente da trovare, ed è perciò il più indicato soprattutto nei casi in cui c'è da capire
rapidamente se un infortunato incosciente sia o meno in arresto caridaco.
Il polso radiale è più difficile da trovare. Anche in questo caso il soccorritore deve prima
esercitarsi su se stesso. Il punto da palpare, con le tre dita lunghe, è sull'esterno del polso,
sotto la mano, dalla parte del pollice.
ATTENZIONE: il polso si deve percepire sempre con le dita indice, medio e anulare, mai
con il pollice. Qui infatti passa un arteria abbastanza importante e spesso non è possibile
sapere se la pulsazione che il soccorritore sente è la sua o quella dell'infortunato!
1
LE PUPILLE
Un altro sistema che aiuta a rendersi conto se
l'infortunato è in arresto cardiaco consiste
nell'osservare le pupille. Dopo un breve periodo
dall'arresto, infatti, queste si dilatano e non
reagiscono alla luce. In condizioni normali, invece, se
illuminate si rimpiccioliscono immediatamente.
APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO
L'apparato cardio-circolatorio è formato dal sangue, dai vasi sanguigni e dal cuore ed ha il
compito di trasportare le sostanze nutritive, l'ossigeno e l'anidride carbonica. Il sangue è
costituito da una parte liquida, il plasma, e da una parte corpuscolata, formata da cellule. Il
plasma è composta da acqua in cui sono disciolte varie sostanze quali quelle nutritive
provenienti dalla digestione, quelle di rifiuto, i sali minerali, gli ormoni, numerose proteine,
ecc. La parte corpuscolata è formata dalle cellule del sangue che sono: i globuli rossi o
eritrociti o emazie, i globuli bianchi o leucociti, le piastrine o trombociti.
I globuli rossi sono cellule a forma di disco biconcavo prive di nucleo. Essi vivono 120
giorni e vengono continuamente prodotti dal midollo rosso delle ossa. Questi globuli sono
di colore rosso per la presenza dell'emoglobina, una proteina contenente ferro che si
combina alternativamente con l'ossigeno e con l'anidride carbonica, consentendo il
trasporto di questi gas. In un millimetro cubo di sangue si trovano circa 5 milioni di globuli
rossi.
I globuli bianchi sono cellule provviste di nucleo che vengono prodotte dal midollo rosso,
dalla milza e dai linfonodi. Essi si distinguono in granulociti, in linfociti e monociti e
svolgono un compito di difesa nel nostro corpo. In un millimetro cubo di sangue ci sono
circa 4000-8000 globuli bianchi. I globuli bianchi hanno la capacità di muoversi, di uscire
dai vasi sanguigni e di spostarsi nelle varie parti del nostro corpo.
1
Le piastrine sono corpuscoli privi di nucleo, il loro numero è di circa 300.000 per millimetro
cubo di sangue e vengono prodotte dal midollo rosso e distrutte dalla milza. Le piastrine
sono adibite alla coagulazione del sangue. Quando ci feriamo, esse intervengono
liberando una sostanza in grado di trasformare il fibrinogeno, una proteina contenuta nel
plasma, in fibrina, la quale crea una fitta rete dove restano impigliati i corpuscoli del
sangue. Si forma così un grumo, il coagulo, che impedisce l'emorragia.
VASI SANGUIGNI
Si distinguono in arterie ; vene ; capillari
Le arterie sono vasi cilindrici, con pareti muscolari robuste ed elastiche, che si ramificano
in vasi sempre più piccoli detti arteriole. Le arterie trasportano sangue ricco di ossigeno e
di sostanze nutritive, detto sangue arterioso, dal cuore verso la periferia e si trovano
generalmente in profondità, sotto i muscoli.
Le vene sono vasi cilindrici, con pareti muscolari sottili, che si ramificano in vasi sempre
più piccoli detti venule. Le vene trasportano sangue ricco di anidride carbonica e di
sostanze di rifiuto, detto sangue venoso, dalla periferia al cuore. Per impedire al sangue di
refluire in senso opposto, le pareti delle vene dono provviste di valvole a "nido di rondine".
I capillari sono vasi sottilissimi, di qualche micron di diametro, che collegano le arterie con
le vene attraverso arteriole e le venule. I capillari, che raggiungono tutte le cellule, hanno
pareti sottilissime. Ciò favorisce la diffusione di ossigeno e di sostanze nutritive dai
capillari arteriosi verso le cellule e la diffusione di anidride carbonica e di sostanze di rifiuto
dalle cellule ai capillari venosi, e da questi alle venule e quindi alle vene vere e proprie.
IL CUORE
Il cuore può essere definito una robusta pompa situata sopra il diaframma, tra i due
polmoni. Il cuore è un muscolo cavo e involontario che pesa, nell'adulto, circa 300 grammi
ed è avvolto da una membrana protettiva, il pericardio. Il cuore è diviso da una robusta
parete muscolare in due parti che non comunicano tra loro: la parte destra è destinata a
raccogliere il sangue venoso e la parte sinistra è destinata a raccogliere il sangue
arterioso. Ciascuna di queste due parti è divisa, a sua volta, in senso orizzontale; si
creano così due cavità per parte: quelle superiori sono dette atri e quelle inferiori sono
1
dette ventricoli. Ogni atrio comunica col ventricolo sottostante per mezzo di una valvola, la
tricuspide tra atrio e ventricolo destro, e la bicuspide o mitrale tra atrio e ventricolo sinistro.
INFARTO MIOCARDICO
L’infarto miocardico è la morte di un certo numero di cellule cardiache dovuta alla
mancanza di irrorazione sanguigna per un tempo prolungato a causa della chiusura
completa di un ramo di un’arteria coronaria. Le coronarie sono le arterie che portano il
nutrimento al muscolo miocardio
Sintomi
Nella maggior parte dei pazienti l’infarto è preceduto da un periodo in cui compaiono
sintomi più o meno tipici; è più raro l’infarto “a ciel sereno” o il cosiddetto “infarto silente”.
La sintomatologia con cui esordisce l’infarto e che mette in allarme il paziente è varia:
•
il classico dolore al centro del petto o nella metà sinistra del torace, accompagnato
da senso di angoscia, che si può irradiare al collo, alla mandibola, al braccio sinistro;
2
•
un dolore alla bocca dello stomaco (epigastrico), trafittivo, senza legami con
patologie gastriche preesistenti, spesso accompagnato da nausea
•
una sudorazione inspiegata;
•
senso di affanno, accompagnato da stanchezza profonda;
•
nausea.
ANGINA PECTORIS
Il termine angina pectoris deriva dal latino e letteralmente significa dolore di petto: si tratta
infatti di una sindrome clinica caratterizzata da un dolore localizzato al petto, a carattere
gravativo e costrittivo, non sempre molto violento, tipicamente precipitato dallo sforzo ed
alleviato dal riposo o dall'assunzione sublinguale di nitroglicerina (trinitrina).
L'angina pectoris non va quindi confusa con un attacco cardiaco, ma indica solo che il
flusso sanguigno diretto al cuore (arterie coronarie) è insufficiente rispetto alle necessità
del cuore stesso in quel determinato momento
Sintomi e segni : il dolore dell'angina pectoris, estremamente variabile, viene avvertito più
frequentemente nella regione dietro lo sterno; può essere un dolore vago, appena
fastidioso, oppure può divenire rapidamente una sensazione di schiacciamento, grave e
molto intensa
Arresto Cardiaco
L'arresto cardiaco consiste in un'abolizione dell'attività del cuore (pompa cardiaca).
Quando cessa la circolazione sanguigna, viene improvvisamente a mancare l'ossigeno al
cervello e si ha in pochi secondi la perdita di coscienza. Dopo 4 minuti iniziano i danni
cerebrali, dopo 10 minuti le lesioni diventano irreversibili (morte cerebrale).
Può essere presente una respirazione agonica o boccheggiamento (gasping) da non
confondersi con la respirazione vera e propria in quanto non è efficace ad ossigenare il
sangue.
2
Occorre praticare tempestivamente la rianimazione cardiorespiratoria utilizzando le
tecniche della respirazione artificiale e del massaggio cardiaco esterno.
Quando i soccorritori giungono accanto alla vittima devono innanzitutto effettuare la
sequenza di valutazioni e di interventi previsti per ogni situazione di primo soccorso già
descritti nella scheda sulla Perdita di Coscienza (in fase di apprendimento consultare la
scheda per verificare la memorizzazione della sequenza)
Se la valutazione del polso carotideo della vittima porta all'accertamento dell 'ASSENZA
DI POLSO siamo di fronte ad un ARRESTO CARDIACO
EMORRAGIA
Fuoriuscita del sangue dai propri canali per una interruzione traumatica degli stessi . si
divide in
•
emorragia interna, la rottura dei vasi sanguigni avviene all'interno del corpo
•
emorragia esterna, la rottura del vaso sanguigno avviene attraverso la pelle
•
emorragia esteriorizzata, il sangue fuoriesce da orifizi naturali del corpo ( retto ,
bocca , vagina , uretra , narici ).
Le emorragie massive, soprattutto se sono coinvolte arterie o sia arterie che vene, portano
alla perdita di un volume di sangue molto elevato. Questa situazione pone a rischio di vita
entro pochi minuti l'infortunato, richiede quindi un trattamento urgente di primo soccorso
Le emorragie esterne di lieve entità non rappresentano un pericolo immediato, il sangue
possiede dei meccanismi per bloccare questo tipo di perdite ematiche per mezzo delle
piastrine e di proteine (fibrinogeno e fibrina) che si occupano della coagulazione delle
ferite.
COSA FARE :
Tenete sdraiato il soggetto per prevenire lo svenimento. Per arrestare l’emorragia premete
fortemente sulla ferita con tutta la mano una compressa di garza sterile Se la compressa
2
s’imbeve di sangue, aggiungetene un’altra direttamente sopra alla prima e continuate a
premere sulla ferita
Se l’emorragia da un braccio o da una gamba non si arresta con la pressione diretta sulla
ferita, cercate d’interrompere la circolazione nell’arteria che apporta il sangue all’arto,
premendo fortemente su di essa con il pollice o con il palmo della mano. Ci sono quattro
punti in cui è agevole esercitare una pressione diretta sulle arterie. Non tentate, però, di
comprimere arterie nel caso di ferite al capo, al collo o al torace.
Compressione dell'arteria carotidea. Si effettua in
caso di gravi ferite al collo, facendo molta
attenzione a non bloccare l'afflusso di sangue al
cervello.
Compressione dell'arteria succlavia. Si pratica
nel caso di ferite alla spalla o detroncazioni del
braccio. Il soccorritore si posiziona dietro la
schiena dell'infortunato e introduce le dita nella cavità dietro la clavicola comprimendo con
forza verso il basso.
2
Non provate ad usare un laccio emostatico, se non
siete stati addestrati a farlo. Infatti, il suo uso può
essere pericoloso perché viene a privare tutti i
tessuti a valle di ogni apporto di ossigeno. In caso di
necessità si possono usare anche ampie strisce di
stoffa o cinture di cuoio, mentre sono da evitare i
materiali rigidi e sottili come spago, filo di ferro,
nylon, ecc. Si applica solo in caso di amputazione o
semi amputazione di un arto; emorragia inarrestabile anche dopo aver compresso l’arteria
che porta il sangue all’arto; schiacciamento (il laccio va applicato prima di togliere il peso
che grava sull’arto )
Lasciate ai volontari delle ambulanze il compito di pulire e medicare la ferita. Fate molta
attenzione a ogni sintomo di shock
Per evitare infezioni non toccate la ferita con materiale non sterile e con le mani non
protette dai guanti in lattice
STATO DI SHOCK
In ogni grave lesione (ferite sanguinanti, fratture, ustioni estese o profonde) aspettatevi
sempre la comparsa dello shock e agite in modo da ridurlo. I suoi sintomi sono: la pelle
pallida, fredda, sudaticcia; il polso frequente e piccolo; il respiro superficiale, frequente o
irregolare. Il ferito è spaventato, irrequieto, apprensivo.
1. Sdraiate il paziente con la testa più bassa dei piedi (eccezione al punto 4).
2. Slacciategli i vestiti.
3. Copritelo leggermente, ma senza farlo sudare. Lo scopo da raggiungere è di
conservare il calore del corpo
4. Nel caso di lesioni alla testa o al petto, sollevate la testa e le spalle del paziente con
cuscini o indumenti arrotolati in modo che la testa sia circa 25 cm. più in alto dei piedi.
Se il paziente comincia a respirare con difficoltà, abbassategli la testa come descritto al
punto 1.
2
5. Non somministrate acqua o alcolici
posizione antishock
POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA
Se dovete assistere un individuo incosciente o parzialmente cosciente fategli assumere la
posizione laterale di sicurezza. Assicuratevi, però, che il respiro e il battito del cuore siano
presenti e regolari e che non ci sia il sospetto di fratture.La posizione su un fianco, con la
testa in estensione, permette al paziente di respirare senza correre il pericolo di una
ostruzione dovuta al rilasciamento della lingua o al vomito. Deve essere raggiunta senza
provocare torsioni del capo sull’asse longitudinale della colonna.
[
2
Inginocchiatevi a fianco dell’infortunato e slacciategli gli indumenti. Liberategli la bocca da
qualsiasi cosa vi sia contenuta: protesi dentaria, materiali organici, ecc.
Estendete la testa. Mettete l’arto superiore del vostro stesso lato lungo il corpo. Piegate il
gomito dell’arto superiore opposto in modo tale che avambraccio e mano risultino
appoggiati sul torace del paziente. Piegate il ginocchio dell’arto inferiore del vostro stesso
lato. Afferrate contemporaneamente la spalla e il bacino dal lato opposto al vostro e
ruotate l’infortunato in avanti.
Se potete essere aiutati da un altro soccorritore, fategli tenere la testa durante la rotazione
per evitare movimenti inopportuni sul collo.
Quindi, il braccio a contatto con il terreno può restare allungato sotto il corpo; il braccio
piegato al gomito presenta la mano a contatto con il terreno e sotto la testa. Mettete sotto
la testa dell’infortunato un indumento, stoffa, carta, plastica o qualsiasi materiale flessibile
a disposizione in modo tale da poter allontanare facilmente il materiale organico
eventualmente defluito dalla bocca.
Sincope ( LIPOTIMIA )
La lipotimia è il livello meno grave della perdita di coscienza. La causa è una cattiva
irrorazione (e quindi ossigenazione) cerebrale per calo della pressione arteriosa. Questo
malore può essere prodotto da molteplici fattori: stanchezza e fatica, calore eccessivo,
cattiva ossigenazione nell'ambiente, emorragie, ustioni, traumi fisici od emotivi,
abbassamento della pressione, ipoglicemia (basso di tasso di zuccheri nel sangue)
Sintomi
La perdita di coscienza talvolta non è completa, il respiro è conservato, il polso è debole e
lento, l'infortunato è spesso sudato pallido e ha un senso di freddo. I sintomi premonitori
sono un senso di malessere, nausea pallore e capogiro.
Intervento
Porre l'infortunato in posizione antishock
2
Sindrome da schiacciamento
La sindrome da schiacciamento insorge quando l'infortunato rimane a lungo schiacciato
sotto pesi o macerie.
Sintomi
Una
volta
liberato
dai
pesi
che
lo
schiacciano,
l'infortunato rischia uno stato di shock molto grave che
porta a una diminuzione o a un blocco delle urine e a
una insufficienza renale che può essere mortale. I
muscoli lesionati, infatti, liberano una sostanza detta
mioglobina che, entrando in circolo, è responsabile del
blocco renale. L'urea che non viene più eliminata si
accumula nel sangue e porta alla morte.
Intervento
In attesa dei soccorsi, prima di estrarre l'infortunato dalle macerie o dai pesi che lo
bloccano e costringono, bisogna apporre un laccio emostatico a monte della parte
schiacciata per prevenire l'imponente emorragia che ne consegue e per arginare l'entrata
in circolo della mioglobina.
L'infortunato va poi posto in posizione antishock.Se è cosciente è consigliabile fargli bere
bicarbonato di sodio (4 cucchiaini circa in un litro d'acqua) per diminuire l'acidità che fa
precipitare la mioglobina.
Gravità
In caso di schiacciamento è necessario chiamare immediatamente il soccorso qualificato.
Oltre al rischio di una sindrome da schiacciamento, infatti, l'infortunato è di solito in
condizioni fisiche e psichiche gravi e presenta fratture, lesioni e emorragie che richiedono
urgente ricovero
CONGESTIONE CEREBRALE
colpisce soprattutto persone con pressione alta e può determinarsi a seguito di forti
emozioni, a uno sforzo eccessivo, a un pasto troppo abbondante. I sintomi sono: mal di
testa, vertigini, arrossamento del viso, perdita di coscienza. Bisogna mettere il paziente
seduto con capo sollevato, porre una borsa del ghiaccio in testa e scaldare i piedi.
2
FOLGORAZIONE
Può essere causato da contatto con fili elettrici scoperti o non isolati .Durante il contatto si
avrà irrigidimento muscolare e impossibilità di distacco
Ricordate che ogni secondo di contatto con la sorgente di elettricità riduce le possibilità di
sopravvivenza del folgorato. Togliete il contatto nel modo più rapido e più sicuro possibile.
In casa staccate la spina o togliete la corrente chiudendo l’interruttore generale. Fuori di
casa servitevi di un bastone o di un ramo asciutti o di una corda o di un indumento asciutti,
per spingere o tirare via il filo elettrico dall’infortunato o questo dal filo. Assicuratevi di
essere su una superficie asciutta, e toccate soltanto oggetti asciutti e non conduttori di
elettricità. Non toccate la vittima, finché non sia interrotto il contatto con la corrente. Quindi
esaminatela e, se non respira, eseguite la respirazione bocca a bocca Mandate qualcuno
a cercare un medico e a chiamare l’ambulanza. Se è necessario spostare l’infortunato,
accertatevi che l’incidente non abbia causato fratture o lesioni interne. Ricordatevi di
cercare sia l’ustione di entrata, sia quella di uscita e che vanno considerate come ustioni
gravi.
FERITE
Una ferita è un'interruzione della continuità della cute o delle mucose con danneggiamento
dei tessuti sottostanti.
Viene definita ferita superficiale se interessa solo i primi strati della cute, profonda se
interessa muscoli, ossa o organi interni, penetrante se l'azione traumatica raggiunge
cavità anatomiche come l'addome o il torace.
Le ferite vengono anche distinte e classificate a seconda di come si presentano.
Si ha un'abrasione quando un corpo tagliente danneggia o asporta i primi strati della cute.
Un'escoriazione è dovuta invece a corpi contundenti irregolari, come le ferite da
strisciamento, che possono presentare schegge di legno, terriccio e altre piccole particelle
che devono essere rimosse.
Le ferite da punta, dovute a spilli, chiodi, schegge o altro, sono quelle che penetrano nella
cute perpendicolarmente.
Le ferite da taglio sono provocate da vetri, coltelli e lamine.
Le ferite lacere avvengono per strappamento della cute.
Le ferite lacero contuse sono infine provocate da botte o contusioni che includono una
2
lacerazione della pelle ma anche la presenza di ematomi e ecchimosi.
Intervento
Di fronte a una ferita tamponare con garza sterile . Il sangue è un potenziale veicolo per la
trasmissione di numerose malattie: è necessario proteggersi dal contatto diretto col
sangue mediante l'uso di appositi guanti in lattice.
ATTENZIONE: in caso di perforazioni non rimuovere mai gli oggetti estranei L'estrazione
deve infatti essere fatta sotto controllo medico e da personale sanitario perché può
aggravare notevolmente l'emorragia.
APPARATO URINARIO
L'apparato urinario è formato da vari organi e muscoli (reni, uretere, vescica, uretra) che
hanno lo scopo di purificare il sangue dalle scorie e di espellerle con l' urina Le funzioni
escretorie sono espletate dai reni che sono responsabili di tutte le operazioni di filtrazione
e trasporto dell'urina.
I reni secernono l'urina e, attraverso due canali chiamati ureteri, la inviano alla vescica, in
cui viene accumulata fino al momento della minzione.
2
Decorso dell'uretra
femmina
maschio
APPARATO DIGERENTE
L'apparato digerente dell'uomo è formato dal tubo digerente e dalle ghiandole della
digestione. Il tubo digerente è lungo circa 10-12 metri e non ha nessuna interruzione, esso
è composto dai seguenti organi: bocca, faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e
crasso.
Le ghiandole della digestione sono le ghiandole salivari, il fegato e il pancreas, le
ghiandole gastriche e le ghiandole intestinali (o enteriche).
LA BOCCA costituisce l'apertura iniziale del tubo digerente ed è delimitata anteriormente
dalle labbra e dalle arcate dentali, che sono l'insieme di tutti i denti inseriti nella mascella
superiore e in quella inferiore, detta mandibola. In alto la bocca è limitata dal palato e in
basso dal pavimento boccale dove c'è la lingua, un muscolo volontario rivestito di cellule
particolari, le papille gustative.
LA FARINGE è la parte posteriore della cavità orale e rappresenta il punto di incrocio tra la
via digerente e l'apparato respiratorio. Essa presenta una apposita valvola cartilaginea,
l'epiglottide, che chiude le vie aeree al passaggio del cibo.
L'ESOFAGO è un lungo canale muscoloso che termina con una valvola, detta cardias, che
lo mette in comunicazione con lo stomaco.
3
LO STOMACO è un organo muscoloso a forma di sacco rivestito internamente da una
mucosa. E' posizionato nella parte centrale dell'addome e comunica con l'intestino
attraverso una valvola detta piloro.
L'INTESTINO è un lungo tubo avvolto su se stesso e situato nella parte inferiore
dell'addome. Esso è ricoperto da una membrana, il peritoneo, che comprende l'intestino
tenue e crasso. L'intestino tenue è la parte più importante ed è formato dal duodeno, dal
digiuno e dall'ileo. Nella sua parte interna si trovano i villi intestinali, protuberanze ricche di
vasi sanguigni e vasi linfatici adibite all'assorbimento dei prodotti della digestione.
L'intestino crasso è composto dal cieca, provvisto di una appendice vermiforme, dal colon
(ascendente, trasversale e discendente) e dal retto che termina con l'apertura anale.
LE GHIANDOLE DELLA DIGESTIONE sono adibite alla produzione di succhi che
svolgono un ruolo importante nella trasformazione degli alimenti durante la fase della
digestione. Le ghiandole salivari si trovano principalmente sotto la lingua; esse producono
la saliva che contiene un importante enzima, la ptialina. Il fegato, la ghiandola più
voluminosa, è situato nella parte superiore destra dell'addome e produce un liquido gialloverdastro, la bile. Questa si raccoglie nella vescichetta biliare o cistifellea e da qui,
attraverso il coledoco, raggiunge il duodeno. Il pancreas è situato dietro lo stomaco, nella
cavità addominale. Esso produce e riversa nel duodeno il succo pancreatico; secerne e
versa nel sangue due ormoni, l'insulina e il glucagone, grazie alla presenza di piccoli
ammassi cellulari detti isole di Langerhans
USTIONI
L'ustione è una lesione dei tessuti (specie pelle e strati profondi) provocata dal contatto
con calore elevato o con sostanze chimiche, quali gli acidi, le basi forti e i solventi.
Le ustioni vengono divise in tre tipi, a seconda della loro gravità:
•
primo grado (la più lieve) quando la pelle appare semplicemente arrossata e da
luogo a un dolore bruciante ma sopportabile;
•
secondo grado l'ustione che rende la pelle gonfia, dolente, arrossata e cosparsa di
vescicole piene di liquido ( FLITTENE )
3
•
terzo grado (la più grave) quando la pelle e il tessuto muscolare appaiono anneriti e
letteralmente carbonizzati .
Ustioni di primo grado
Il danno è limitato alla formazione di una semplice eritema con lieve essudazione.
L'eritema guarisce quasi sempre senza lasciare traccia, a volte può produrre una
pigmentazione più o meno scura.
Un esempio tipico è costituito dall'arrossamento della pelle dopo esposizione solare in alta
montagna o al mare. Il bruciore, alquanto fastidioso nella prima notte, si attenua
gradatamente nei giorni successivi. Segue un inscurimento della cute e quindi
l'eliminazione dello strato corneo, che si desquama in piccole lamelle. Se l'ustione avviene
frequentemente, l'imbrunimento della pelle della parte lesa può divenire definitivo.
Ustioni di secondo grado
L'essudazione è cospicua, i liquidi che fuoriescono da vasi sanguigni e linfatici si
accumulano, provocando bolle e larghe flittene.
Le vescicole appaiono pochi minuti dopo l'ustione, ma possono comparire anche a
qualche ora da essa. Le bolle possono formarsi nei diversi strati dell'epidermide (bolle
superficiali) o tra l'epidermide e il derma (bolle profonde). Le vescicole contengono liquido
chiaro e limpido, di carattere sieroso, questo fuoriesce facilmente, sia che le vescicole si
aprano spontaneamente che se vengono aperte. Sotto di esse si evidenzia il derma
superficiale (corion) di colore rosso vivo, molto sensibile e dolente, questo diviene
facilmente preda di germi, andando incontro a rischi di suppurazione. È per questo che
occorre proteggere le vescicole affinché non si rompano ed eventualmente prendere le
dovute precauzioni sulle zone che si sono aperte.
Nella fase di rigenerazione delle cellule ustionate, sopra l'epidermide si forma di solito una
crosta brunastra, quando il derma è ricostruito, la crosta cade spontaneamente in breve
tempo.
La cute nuova si rende identica a quella circostante con completa restitutio ad integram
(senza tracce della lesione subita).
3
Ustioni di terzo grado
Si ha la necrosi dei tessuti, con formazione di escare (placche nerastre) di tessuti
devitalizzati che si demarcano con difficoltà.
La distruzione dei tessuti può arrivare in profondità, fino alle ossa o alle visceri, arrivando
alla carbonizzazione di una parte (ad esempio un arto) o di tutto il corpo.
Il tessuto può andare incontro a cancrena secca se questo è stato sottoposto ad un forte
disidratamento. In questo caso si presenta molto duro e di colore nero. Oppure il tessuto
può essere vittima di cancrena liquida, come nel caso di ustione da vapore acqueo
surriscaldato, in tal caso il tessuto è molle e biancastro.
Nei casi più gravi sopraggiunge la morte, altrimenti il tessuto in cancrena viene eliminato,
con una formazione cicatriziale che inizia dal tessuto sano circostante. Queste cicatrici si
presentano sporgenti e sono lente a completarsi; possono andare incontro anche a
ritrazione, causando deformità, gravi limitazioni ai movimenti e gravi alterazioni estetiche.
Le ustioni da corrente elettrica sono sempre di terzo grado.
Ustioni profonde o estese
Per le ustioni profonde o estese si hanno reazioni generali che vanno dalla febbre allo
shock . Lo shock interviene in presenza anche di un solo 15-20% di superficie corporea
ustionata, a causa della perdita di liquidi che si verifica sia sulla superficie che per
l'essudazione dei tessuti.
Nelle usioni di secondo grado molto estese se si rompe la flittene vi sarà rischio di
infezioni, quindi si potrà usare come una normale ferita il disinfettante. Ricordarsi di usare
sempre la garza, mai il cotone.
REGOLA DEL 9
Valutazione della percentuale di superficie corporea ustionata
3
testa e collo, 9%
parte anteriore del tronco , 18 %
parte posteriore del tronco 18 %
arti superiori , 9 %
arti inferiori , 18 %
perineo , 1 %
La situazione è grave se l'ustione coinvolge oltre il 15 per cento della superficie corporea,
oppure se è composta da lesioni di terzo grado che superano il 5 per cento: in questo caso
sono necessarie cure di sostegno per tutto l'organismo, come la somministrazione di
liquidi endovena, e di solito il ricovero in un centro per grandi ustionati. Per i bambini il
limite critico è più basso, circa il 10 per cento.
TIPOLOGIA USTIONI
Ustioni provocate da fuoco: in questi casi bisogna soffocare le fiamme con coperte. Non
tentare di togliere i vestiti bruciati, perchè è possibile che questi si siano attaccati alla
pelle, piuttosto raffreddare con acqua la parte lesa.
Ustioni provocate da liquidi caldi: bisogna immergere la parte in acqua fresca oppure
sotto la doccia.
3
Ustioni da corrente elettrica: prima di qualsiasi movimento bisogna interrompere la
corrente elettrica. Controllare se la respirazione è regolare e iniziare l’azione di soccorso.
Le ustioni chimiche:dirigere un forte getto d’acqua sulla zona lesa, in modo da togliere la
sostanza, per almeno 10 minuti. Tagliare gli abiti rapidamente, senza toccarli con le mani
nude.
Ustioni chimiche : Lavate scrupolosamente con acqua la regione colpita per diluire ed
asportare la sostanza chimica. Quindi comportatevi come se si trattasse di una ustione da
calore. Alcune sostanze, come l’acido solforico e la calce viva, reagiscono con l’acqua
producendo grande quantità di calore: in questi casi il lavaggio deve essere continuato per
non meno di 10 minuti. Se un occhio è stato colpito dalla sostanza chimica, lavatelo con
prudenza ma accuratamente con acqua sterile o con soluzione salina. Coprite con una
medicazione sterile e consultate subito un medico.
CONGELAMENTO
Perdita eccessiva del calore corporeo Subito prima del congelamento, la pelle può
apparire arrossata ,ma con il procedere del congelamento la pelle diventa bianca o grigiogiallastra. Può esservi o no dolore
Se possibile togliere gli indumenti costrittivi come scarpe, cinture, anelli...
Riscaldare con il calore del proprio corpo le mani e i piedi della vittima stringendoli nel
cavo ascellare o tra le cosce.
Riscaldare tutto il corpo con panni pesanti e far bere bevande calde (non alcolici poichè
dilatano i vasi sanguigni provocando dispersione di calore).
La zona colpita non deve essere umida, quindi cambiare i vestiti del paziente con
indumenti asciutti.
Nei casi di congelamento grave chiamare un soccorso di emergenza.
ASSIDERAMENTO
È la prolungata esposizione al freddo. Sintomi: intorpidimento, sonnolenza, barcollamento,
diminuzione della vista, perdita di coscienza. Portate il paziente in un luogo caldo.
Avvolgetelo in coperte o mettetelo in una vasca da bagno contenente acqua non molto
calda. Quando si sarà riscaldato, asciugatelo accuratamente e copritelo con coperte di
3
lana. Dategli bevande calde, non alcoliche, se non ha perduto la conoscenza. Badate che
non si arresti il respiro
COLPO DI SOLE / COLPO DI CALORE
−
COLPO DI SOLE: produce ustioni causate dai raggi solari, provocando il riscaldamento
della superficie cutanea. I sintomi sono: cefalea, confusione mentale, allucinazioni, rossore
del viso, polso frequente, vomito, perdita di coscienza, coma, rischio di morte. Bisogna in
questi casi porre il soggetto al riparo dal sole e metterlo in posizione laterale, inoltre
bisogna dargli da bere (acqua non gelata) e fargli impacchi sulla fronte con la borsa da
ghiaccio.
- COLPO DI CALORE: causato dalla permanenza in luoghi chiusi dove la temperatura è
elevata con molto umidità. I sintomi sono: l’aumento della sudorazione e in seguito
secchezza della pelle, respiro superficiale e affannoso, pallore, eccitazione nervosa, polso
frequente, cefalea, crampi. Bisogna liberare la persona dagli abiti e porla in ambiente
ventilato. Bagnare il corpo con acqua fresca e mettere sulla fronte del ghiaccio. Se il
soggetto è cosciente dargli da bere acqua con bicarbonato di sodio( serve per ristabilire
l’equilibrio idro-salino)
AVVELENAMENTI
Intossicazione organica dovuta a fattori esterni
MONOSSIDO DI CARBONIO
L’ossido di carbonio è un gas incolore e inodore che uccide senza che la vittima se ne
accorga. Può essere infiammabile ed esplosivo.
I sintomi dell’avvelenamento da ossido di carbonio sono: mal di testa, vertigini, debolezza,
difficoltà respiratoria, talora vomito, quindi collasso e perdita di coscienza. La pelle, le
unghie delle mani, le labbra possono assumere un colore rosso vivo.
Primo soccorso: non respirate voi stessi l’aria dell’ambiente in cui è avvenuto l’incidente!
Se l’infortunato si trova in un luogo di difficile accesso ricordate che il soccorritore deve:
3
•
indossare una maschera per proteggere il volto e gli occhi da fumi o vapori irritanti;
•
respirare l'aria erogata da una bombola;
•
essere assicurato ad una fune di sicurezza ed aiutato da altri soccorritori.
Portate subito il paziente all’aria aperta o aprite tutte le finestre e le porte. Iniziate subito la
respirazione artificiale se il soggetto non respira o respira in modo irregolare. Verificate la
necessità del massaggio cardiaco
AVVELENAMENTI DOMESTICI
I prodotti più pericolosi :
•
detersivi per lavastoviglie
•
igienizzanti per il water
•
pulitori per forni e metalli
•
prodotti anticalcare
•
pulitori per vetri
•
candeggina
•
antitarme
•
smacchiatori ( trielina - benzina )
•
solventi per vernici
•
smacchiatori per ruggine
•
insetticidi
SINTOMI
Mal di pancia, vomito, diarrea, bruciore alla gola, respirazione difficile
3
COSA FARE
•
Recarsi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso, anche se non si notano
segni particolari.
•
Occorre essere tempestivi !
•
Portare con sé la scatola della medicina ingerita o il contenitore del liquido o
polvere ingerito.
•
Chiamare un Centro Antiveleni, se il Pronto Soccorso è molto distante o c'è
difficoltà a raggiungerlo.
COSA NON FARE !
•
Provocare il vomito, se non espressamente consigliato dal Centro Antiveleni.
•
Non somministrare latte, in quanto contiene alcuni grassi che possono favorire
l'assorbimento di alcuni veleni ingeriti.
MORSI DI ANIMALI
Il rischio maggiore è la rabbia ( causata non solo dal morso di un cane ma anche da gatti,
topi, lupi, equini, suini, ovini...) come il tetano e le infezioni. Appena avvenuta la
morsicatura bisogna lavare la ferita con l’acqua e sapone risciacquandolo molto. In seguito
si fa la vaccinazione anti-rabbica ( non per tutte le morsicature). Se si tratta di un cane
informarsi dal padrone se ha effettuato la vaccinatura contro la rabbia, in caso contrario
bisogna portare l’animale in osservazione dal veterinario per almeno 10 giorni, se durante
questo periodo si mantiene sano, non occorre vaccinazione. Si consiglia di rivolgersi
all’ufficio di igiene o ad un centro anti-rabbico.
Se, invece si tratta di un morso di vipera , il veleno entrato in circolo può produrre seri
effetti sul sistema cardiocircolatorio . CONTATTARE IMMEDIATAMENTE IL CENTRO
ANTIVELENI ED ESEGUIRE LE ISTRUZIONI RICEVUTE . NON SOMMINISTRARE
SIERO ANTIOFIDICO , NON SUCCHIARE DALLA FERITA CAUSATA DAL MORSO
DELLA VIPERA
3
TRANQUILLIZZARE L’INFORTUNATO IN ATTESA DELL’ARRIVO DELL’AMBULANZA
PUNTURE D’INSETTI
Le api, le vespe e i calabroni possono provocare punture preoccupanti. In caso di persone
predisposte a reazioni allergiche si può avere un collasso cardiocircolatorio (tenere
sempre a portata di mano un preparato al cortisone).
In questi casi, se possibile, estrarre con delle pinzette il pungiglione ( puntura di ape ) e
applicare sopra la puntura del cotone imbevuto con ammoniaca e acqua (già pronta in
farmacia).
SCHEDE 118
Sulla base dei dati forniti da chi richiede il soccorso, la Centrale Operativa assegna ad
ogni intervento un codice presunto di gravità che indica la criticità stimata della situazione
e di conseguenza la tempestività d'intervento richiesta per ridurre al minimo la possibilità
di una compromissione delle situazione clinica. .
CODICI COLORE
CODICI
PATOLOGIE
NON CRITICO
Paziente illeso
Falsa chiamata
Scherzo
da espletare una volta risolti tutti gli altri casi
3
Lievi
traumi
osteo-articolari,
distorsioni,
piccole lussazioni
POCO CRITICO
Frattura minore non scomposta
Coliche di ogni tipo
Stati febbrili
differibile anche per tempi mediamente lunghi
Lievi ustioni di II grado inferiori al 15% del
corpo
Lipotimie già risolte
Fratture multiple o esposte
Insufficienza respiratoria lieve
CRITICO
Emorragie modeste
Ustioni di II grado maggiori del 20% o ustioni
di III grado
intervento
indifferibile
da
effettuare
prima
possibile
Angina o aritmie non complicate
Ictus
senza
segni
di
ipertensione
endocranica
Stato di agitazione
Compromissione delle funzioni vitali
Politrauma
MOLTO CRITICO
Cadute da oltre 3 metri
Grave difficoltà respiratoria
Shock
Coma di qualsiasi tipo
da espletare nel più breve tempo possibile.
In caso di codice rosso vengono sospesi tutti gli
altri codici
Infarto con disturbi del ritmo o shock
Edema polmonare acuto
Gravi emorragie
Intossicazioni gravi
Annegamento
Folgorazione
Ipertensione endocranica
4
Trauma vertebrale con segni neurologici
Aborto in atto o sospetto
Patologia
vascolare
acuta
(embolie,
aneurismi etc)
ATTREZZATURE DI SOCCORSO
TAVOLA SPINALE
Con l'utilizzo di quest'attrezzatura e' possibile
immobilizzare completamente la testa ed il
corpo del paziente per mezzo di cinghie
regolabili.
E' impiegata principalmente per il trasporto di
persone traumatizzate e durante i servizi
effettuati con l'eliambulanza.
BARELLA A 'CUCCHIAIO’
Questa attrezzatura e' usata per il soccorso
del traumatizzato per il passaggio da terra
ll t
l
i
l
h '
tt di
E' composta da due meta' complementari in
alluminio separabili longitudinalmente tramite
due cerniere poste agli estremi e regolabili in
lunghezza.
4
MATERASSINO A DEPRESSIONE
E'
usato
per
il
trasporto
dei
pazienti
politraumatizzati e prevede il precedente
utilizzo
della
sollevare
il
barella
paziente
a
e
'cucchiaio'
per
posarlo
sul
materassino stesso.
E' composto da due camere impermeabili
contenenti delle piccole sfere di poliuretano
T
it
i
i
i
KED®
Il corpetto trauma-estricatore (o KED®) e'
utilizzato per immobilizzare e sostenere il
paziente vittima di un sospetto trauma alla
colonna vertebrale o con una patologia
spinale nota.
E' composto da un corpetto semirigido e da
una serie di cinghie che vengono utilizzate
per mantenere fermo il paziente durante il
trasporto, nonche' di striscie di velcro per
fissare il mento e la fronte.
4
STECCOBENDE
Le
steccobende
vengono
utilizzate
per
soccorrere un paziente vittima di una lesione
traumatica degli arti (fratture, distorsioni,
ecc.).
Esistono
fondamentalmente
due
tipi
di
steccobende: 'box split' (qui raffigurate) che
sono costituiti da stecche rigide e da cinghie
per legarle e 'immobilizzatori a depressione'
che funzionano con lo stesso sistema del
materassino.
COLLARI
I collari sono usati per immobilizzare la
colonna
vertebrale
nel
tratto
cervicale,
soprattutto in pazienti vittime di incidenti
automobilistici.
Ci sono vari modelli di collari tra cui quelli in
'schiuma espansa' che sono composti da una
striscia sagomata che si adatta al mento del
paziente e quelli in 'plastica semirigida' che
possono essere in uno o due pezzi e che
garantiscono una migliore immobilizzazione.
4
PALLONE AMBU
Pallone di Ambu: è uno strumento composto
da un pallone autoespandibile e da una
valvola unidirezionale, con cui viene assistito
il respiro tramite una maschera posizionata
sul viso del paziente. La compressione
esercitata sul pallone libera un flusso d’aria (o
una miscela di ossigeno e aria) che raggiunge
i polmoni.
CANNULE
Cannule di Guedel : cannule orofaringee
che
integrano
il
Pallone
di
Ambu
nell’immissione di aria nei polmoni durante la
RCP
Il tassello colorato facilita l’identificazione
della misura nelle manovre di emergenza
4
Allar
CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA
Rianimazione cardiopolmonare
La rianimazione cardiopolmonare è una tecnica di primo soccorso che può - in alcune
circostanze - essere determinante per salvare la vita di un infortunato. Viene spesso
utilizzato l'acronimo BLS, dall'inglese Basic Life Support.
Funzione
Lo scopo di tale manovra è quello di mantenere ossigenato il cervello e il muscolo
cardiaco, insufflando con forza aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte
compressive sull'emitorace, un minimo di circolazione del sangue.
Manichino
Ogni manovra a scopo didattico deve essere effettuata esclusivamente sul manichino, dal
momento che le manovre di BLS sono estremamente invasive e non possono essere
praticate se non in caso di assoluta necessità. Non è raro che una manovra di BLS
provochi la frattura di una o più costole. Per questo motivo si utilizza un attrezzo didattico
che riproduce il corpo umano ed è in alcuni casi attrezzato con una serie di sensori per
aiutare a valutare ed eventualmente correggere le manovre svolte dal soccorritore.
4
Preliminare
Prima di compiere qualsiasi azione, è necessario verificare se sussistono ulteriori pericoli,
ad esempio se il soggetto inanimato è a contatto con parti sotto tensione, se vi sono odori
di gas o liquidi.
Il manichino ritratto ha un filo elettrico in mano: eppure sono stati pochi quelli che hanno
prudentemente utilizzato un bastone o dei giornali asciutti per spostare il filo prima di
toccare il manichino
Mito e realtà
Il cinema e la televisione hanno spesso presentato la manovra di rianimazione
cardiopolmonare o uno dei successivi anelli della catena del soccorso come qualcosa di
miracoloso, magari in grado di rimettere in piedi un paziente colpito da infarto. La realtà è
molto diversa, sia per la persona colpita da malore, sia per il soccorritore. Lo scopo della
manovra è quello di garantire un minimo di ossigenazione agli organi vitali, prevenendo i
danni da anossia cerebrale ( mancanza di ossigenazione alle cellule del cervello ). Nei rari
casi il cui le funzioni vitali riprendono durante la manovra, spesso non si era in presenza di
un reale arresto cardiocircolatorio .
L'addestramento del soccorritore è ugualmente importante, sia per prevenire sensi di
colpa ingiustificati in caso di insuccesso della manovra, sia non trovarsi impreparati alle
diverse eventualità che generalmente si verificano in tali circostanze e non sono
riproducibili durante un'esercitazione, quali il vomito, emorragie, rottura di una o più
costole della gabbia toracica, tensione nervosa, affollamento e presenza di curiosi .
4
La rianimazione, come il termine insegna, viene praticata esclusivamente su un soggetto
inanimato, privo di conoscenza, che non risponde al richiamo verbale e agli stimoli tattili
dolorosi (per esempio, se pizzicato).
Il soggetto deve essere su una superficie rigida, ad esempio sul pavimento, con la testa
allineata con il resto del corpo. Il torace deve essere scoperto, anche tagliando gli abiti se
necessario.
DEFIBRILLATORE SEMIAUTOMATICO
In Italia, il 46% dei decessi avviene a causa di malattie cardiovascolari. Ogni anno oltre
50.000 persone vengono colpite da arresto cardiaco improvviso, quasi sempre
accompagnato da fibrillazione ventricolare , una grave aritmia che impedisce ai ventricoli
di contrarsi in maniera efficace. In questi casi, la somministrazione di uno shock da
corrente elettrica da parte di un defibrillatore può salvare la vita. E’ il tempo a fare la
differenza: ogni minuto che trascorre fa diminuire del 7-10% la possibilità di
sopravvivenza. Su di essa e sugli esiti a distanza dell’arresto cardiaco improvviso, una
defibrillazione precoce influisce dunque ancor più delle manovre di rianimazione
cardiopolmonare di base ( massaggio cardiaco e ventilazione artificiale ).
VA COMUNQUE RICORDATO CHE QUESTE APPARECCHIATURE SONO USATE DA
PERSONALE CERTIFICATO AL SOCCORSO E ADDESTRATO AL LORO UTILIZZO
DEFIBRILLATORE SEMIAUTOMATICO
4
TECNICA A B C
La tecnica di BLS è basata innanzitutto sulla rigida applicazione di una procedura che
viene denominata ABC, dalle iniziali delle parole inglesi Airway, Breathing, Circulation.
Non ha molto senso infatti soffiare aria se le vie aeree sono ostruite! Al primo posto
comunque vi è il controllo dello stato di coscienza.
A ( Airways ) PERVIETA’ DELLE VIE AEREEdelle vie aeree
B ( Breathing ) RESPIRAZIONE = r
C ( Circulation ) CIRCOLAZIONE = circolazione
Sequenza
Valuta la situazione: se l'infortunato è vittima di un trauma, le manovre indicate di seguito
non sono consigliate! Verifica lo stato di coscienza, definita come capacità di rispondere
agli stimoli esterni. Scuoti leggermente per le spalle l'infortunato, chiamalo a voce alta,
guarda se apre gli occhi. Se non reagisce è incosciente: fai chiamare il 118 Posizionalo
supino su un piano rigido, scopri il torace, allenta eventali cravatte o indumenti che
stringono. Il pericolo che corre una persona incosciente è l'ostruzione delle vie aeree:
anche la stessa lingua può cadere all'indietro e impedire la respirazione, a causa della
perdità di tonicità della muscolatura. Per evitare questo poni una mano sulla fronte, porta
indietro la testa, con l'altra controlla se c'è qualcosa in bocca e nel caso rimuovilo, poi poni
due dita sotto il mento e sollevalo.
Il mantenimento del capo in estensione è la più importante delle prime manovre in quanto
provoca lo stiramento delle strutture anteriori del collo e di conseguenza il distacco della
base della lingua dalla parete posteriore del faringe. A volte, questa manovra da sola non
è sufficiente, per cui sarà necessario spostare in avanti la mandibola ( sublussazione ).
4
Trauma:
la sequenza A-B-C del BLS non è diversa in caso di evento traumatico, ma nel mantenimento della
pervietà delle vie aeree si deve tenere conto della possibilità di lesioni alla colonna cervicale,
quindi:
• sollevamento del mento o della mandibola senza estensione del capo (testa in posizione
neutrale);
•
mantenimento in asse di testa e collo.
Dopo aver verificato la pervietà delle vie aeree, è necessario controllare se l'infortunato
respira. La posizione ideale per farlo è accostare la guancia alla sua bocca (a circa 3-5
cm), osservando nel frattempo il torace, poggiandovi delicatamente una mano: se la
persona respira, dovreste
1. avvertire un flusso d'aria sulla guancia
2. ascoltare il respiro
3. sentire con la mano il movimento alternativo del torace
4. osservare il movimento del torace
G
GUARDA
i movimenti del torace
A
ASCOLTA
il passaggio dell’aria
S
SENTI
l’alito dell’infortunato
4
Quest'osservazione viene mantenuta per 10 secondi, contando ad alta voce. Contare ad
alta voce può aiutare chi interviene nel frattempo e conosce i fondamenti della BLS a
capire senza interrompervi che può essere necessario il suo aiuto.
Se l'infortunato non respira, è necessario iniziare la respirazione artificiale, di solito con la
tecnica bocca a bocca.
La testa viene ruotata all'indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano mentre
estende la mandibola con l'altra per mantenere la bocca aperta. La respirazione bocca a
bocca comporta l'insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell'infortunato,
operazione che deve essere compiuta solo su un soggetto che non respira, con l'ausilio di
una mascherina o di un boccaio. In caso di mancanza, un fazzoletto di cotone può essere
impiegato per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca dell'infortunato.
All'inizio vengono praticate due insufflazioni, in rari casi possono essere sufficienti a far
riprendere la respirazione spontanea.
Se il paziente non riprende la respirazione spontanea, è necessario controllare la
circolazione. Se questa è assente, ci troviamo in una condizione di arresto cardiorespiratorio.
È necessario fare attenzione a non confondere ansimi e gorgoglii emessi in caso di arresto
respiratorio con la respirazione normale.
Ricerca eventuali segni di circolo: movimenti, colpi di tosse, attività respiratoria. Se sei
stato addestrato a farlo, controlla le pulsazioni in corrispondenza della carotide ( polso
carotideo ), posizionando due dita sul pomo d'Adamo e facendole scorrere verso il lato
sull'incavo soprastante l'arteria carotide. Per queste valutazioni impiega al massimo 10
secondi.
5
Se manca la respirazione, ma la circolazione è presente, continua la respirazione
artificiale. Controlla di nuovo la circolazione con regolarità, dal momento che il paziente
può andare in arresto cardiaco in qualunque momento.
Se manca la circolazione, è indispensabile mandare qualcuno a chiamare aiuto, anche se
i soccorsi sono stati già chiamati, è importante informare che c'è una persona in arresto
cardiaco.
Compressioni toraciche:
•
Il paziente deve trovarsi su una superficie rigida ( una superficie morbida o
cedevole rende completamente inutili le compressioni ).
•
Inginocchiati a fianco del torace.
•
Rimuovi, aprendo o tagliando se necessario, gli abiti dell'infortunato. La manovra
richiede il contatto con il torace, per essere sicuri della corretta posizione delle mani.
•
Colloca le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all'altra, due dita al di sopra
del punto dove si incontrano le coste inferiori. Per evitare di rompere le coste, solo il
palmo delle mani dovrebbe toccare il torace.
5
•
Sposta il peso verso avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le tue spalle non
sono direttamente sopra le tue mani.
•
Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, muoviti su e giù con
determinazione. La pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 4-5cm
per ciascuna compressione. È importante rilasciare completamente dopo ogni
compressione.
•
Il ritmo di compressione corretto è di circa 100 compressioni al minuto, per aiutarti a
raggiungere la velocità corretta, conta a voce alta man mano che fai le compressioni.
•
Dopo ogni 15 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la
respirazione artificiale.
•
Ritorna dalla parte del torace e riposiziona le mani nella posizione corretta.
: Ricerca dello sterno : Posizione delle mani
Ripeti il ciclo di 15 e 2 per un totale di 4
volte ogni minuto.
È necessario continuare finché:
•
Un medico non constata l'avvenuto decesso.
•
Arriva soccorso qualificato o ti viene chiesto di smettere da un medico o da un
soccorritore certificato
•
Sei sfinito e non riesci a continuare.
VENTILAZIONE CON MEZZI AGGIUNTIVI
E' opportuno che il personale sanitario utilizzi mezzi aggiuntivi di ventilazione, evitando, quando
5
possibile, il contatto diretto con il paziente.
Ventilazione bocca-maschera:
Si pratica per mezzo di una maschera tascabile (pocket mask) o di maschere per rianimazione
tradizionali.
Tecnica:
•
posizionati dietro la testa della vittima;
•
appoggia la maschera sul viso della vittima;
•
solleva la mandibola ed estendi la testa con entrambe le mani;
•
mantieni aderente la maschera con pollice ed indice di entrambe le mani;
•
insuffla nel boccaglio della maschera.
ESEMPIO DI VENTILAZIONE BOCCA - MASCHERA
La ventilazione bocca-maschera è molto efficace, di facile esecuzione e permette di erogare un
volume elevato ad ogni atto. Raccordando la maschera ad una sorgente di ossigeno è inoltre
possibile ventilare con aria arricchita di ossigeno. E' possibile utilizzare tale tecnica anche in
posizione laterale.
Ventilazione pallone-maschera:
Si effettua utilizzando il sistema pallone autoespansibile-maschera e, non appena possibile,
ossigeno. Una valvola unidirezionale permette all'aria espirata di non rientrare nel pallone e quindi
di non essere reinspirata. Possono essere ottenuti arricchimenti di ossigeno di varia entità, a seconda
che venga utilizzato o meno un reservoir ( serbatoio ) e a seconda del flusso di ossigeno impiegato (
valori indicativi in tabella ).
Sistema pallone autoespansibile-maschera con flusso di concentrazione di ossigeno inspirato:
10-12 lt / min senza reservoir 40-50% di O2;
10-12 lt / min con reservoir 80-90% di O2.
5
Tecnica:
•
posizionati dietro la testa del paziente;
•
appoggia la maschera, solleva la mandibola ed estendi la testa con la mano
sinistra;
•
comprimi il pallone con la mano destra ( mano a C ).
VENTILAZIONE CON PALLONE AMBU PROVVISTO DI RESERVOIRE
BLS in alcune situazioni particolari
La sequenza di intervento può richiedere alcune modifiche in alcune situazioni particolari:
© Ipotermia : l’ipotermia riduce il consumo di ossigeno dei tessuti e prolunga pertanto la
resistenza del cervello all’ipossia, ne consegue un aumento talvolta considerevole del
tempo a disposizione per iniziare il BLS. Nella sequenza la valutazione della presenza di
un circolo richiede fra 30 e 44 secondi (frequente la bradicardia estrema).
© Annegamento: il BLS nel paziente annegato non differisce sostanzialmente da quello
standard; non sono necessarie manovre per estrarre il liquido dalle vie aeree
(l’inondamento polmonare è frequente) e non sono indicate le manovre di Heimlich, a
meno che non si sospetti ostruzione da materiale solido. E’ consigliabile durante il
massaggio cardiaco esterno porre il capo in posizione laterale per evitare l’ab ingestis
(spesso lo stomaco contiene ingenti quantità di liquido).
5
©
Trauma:
nel
paziente
gravemente
traumatizzato
l’efficacia
del
BLS
risulta
considerevolmente ridotta. Fondamentale mantenere in asse il rachide cervicale: non
praticare l’iperestensione del capo nè spostare la vittima senza aver prima immobilizzato il
segmento cervicale.
© Shock elettrico e folgorazione: il BLS non differisce da quello standard. Importante
tenere dei comportamenti che non mettano a rischio i soccorritori (rimozione della vittima
da un luogo a rischio di altro fulmine, interruzione del contatto con sorgente di elettricità
usando materiale non conducente).
© Gravidanza: nel praticare il massaggio cardiaco nella donna gravida bisogna ruotare il
corpo della vittima verso sinistra per ridurre la compressione dell’utero sul sistema cavale (
e quindi sul ritorno venoso).
BLS nei bambini ( PBLS )
Il metodo per la BLS nei bambini da 12 mesi a 8 anni è analogo a quello utilizzato per gli
adulti. Ci sono tuttavia delle differenze, che tengono conto della minore capacità
polmonare dei bambini e del loro ritmo di respirazione più veloce. Inoltre, è necessario
ricordare che le compressioni devono essere meno profonde di quanto non è necessario
negli adulti.
Viene raccomandato un rapporto di 5:1 tra compressioni e insufflazioni.
E' indispensabile che ogni genitore conosca e sappia affrontare alcune situazioni d'
emergenza in cui possono trovarsi coinvolti i propri figli. Spesso bastano piccoli
accorgimenti per potere risolvere grandi e piccole emergenze che altrimenti potrebbero
comportare conseguenze anche gravi. Durante un' emergenza la paura e la fretta non
aiutano a ragionare e spesso non basta avere letto e capito i comportamenti che bisogna
5
adottare. Pertanto si consiglia vivamente di imparare ad attuare in pratica le procedure d'
emergenza e per questo esistono corsi specifici con esercitazioni e simulazioni su
manichini. Ciò è fondamentale per soccorrere una persona, sia esso un adulto ( corsi BLS
) che un bambino ( corsi PBLS ), e mantenere le funzioni vitali fino all' arrivo dei soccorsi
medici. Tutti dovrebbero frequentare uno di questi corsi.
Ogni azione va eseguita solo dopo una accurata valutazione dell’assenza dei parametri
vitali. Le tecniche da applicare sono diverse a seconda dell’età del Paziente e quindi, e'
importante distinguere tre fasce d’età:
1. Lattante da 0 a 1 anno
2. Bambino piccolo da 1 a 8 anni
3. Bambino grande al di sopra degli 8 anni (tecniche del BLS adulti)
Ricordare che:
un bambino di 1 anno pesa circa 10 Kg ed e lungo circa 75 cm.
un bambino di 8 anni pesa circa 25 Kg ed e lungo circa 125 cm.
Di seguito, saranno riassunte le manovre di rianimazione che qualsiasi persona può
intraprendere per mantenere in vita un bambino; poi, saranno analizzate alcune situazioni
più specifiche e che più frequentemente possono presentarsi.
A) = vie aeree ( AIRWAYS )- aprire le vie aeree e liberarle da eventuali ostruzioni (
oggetti, lingua, vomito ) sdraiando il bambino in posizione supina su una superficie
rigida con testa leggermente iperestesa ( ( arrotolare qualcosa sotto al collo ) e
spingendo con una mano per aprire la mandibola . Fanno eccezione i bambini con
trauma cranico o politrauma: in questo caso, non si deve iperestendere la testa perché
ci potrebbe essere una lesione della colonna vertebrale
5
B) = respiro ( BREATHING ) - se dopo A non esce ancora aria dalle vie aeree, applicare la
propria bocca su quella del bambino e tappare le narici con una mano ( nei bambini più
piccoli si può fare aderire le labbra contemporaneamente su bocca e naso del bambino )
ed insufflare lentamente e profondamente aria nel bambino, guardando se il torace si
muove e si espande. Staccare, quindi, le labbra ed aspettare che il bambino espiri da solo.
Ripetere la manovra 5 volte.
5
Se c'è ripresa del respiro dopo A o B, posizionare il bambino sul fianco sinistro con la
testa più bassa del torace ( posizione di sicurezza ) per evitare che la lingua caschi all'
indietro ostruendo le vie aeree o che un eventuale vomito finisca nei bronchi e chiamare i
soccorsi.
C) =cuore e circolo ( CIRCULATION )- se dopo B non c'è ripresa della respirazione allora
si palpano i polsi
( brachiali nei lattanti, carotidei in quelli più grandi ) . Qualora si
apprezzi il battito cardiaco, si continua la ventilazione bocca a bocca con una frequenza di
20 atti / min nei bambini > 8 anni e 12 atti / min nei più grandi, rivalutando i polsi ogni
minuto. In assenza di pulsazioni si devono praticare delle compressioni toraciche (
massaggio cardiaco ) che per essere efficaci, devono determinare una depressione dello
sterno di circa 1 / 3, 1 / 2 della gabbia toracica.
5
Il punto di applicazione del massaggio varia a secondo l'età:
1- lattante - sullo sterno con due dita appena sotto la linea immaginaria che unisce i due
capezzoli.
2- Da 1 a 8 anni - con una mano due dita sopra il margine inferiore dello sterno.
3- < 8 anni - stesso posto ma con due mani ed il peso del proprio corpo.
La frequenza del massaggio deve essere di 100 / min.
Il rapporto fra massaggio e respirazione è di 5:1 ATTENZIONE: Se si è da soli si deve
effettuare almeno 1 minuto di RCP prima di chiamare i soccorsi. Solo allora, anche se
sono ancora assenti i polsi e/o il respiro, si consiglia di interrompere la RCP per cercare
aiuto lasciando però il bambino in posizione di sicurezza e riprendendo la RCP il prima
possibile.
5
Esecuzione compressioni toraciche nel lattante:
Tecnica a due dita:
1. comprimere mantenendo le dita perpendicolari allo sterno.
Tecnica a due mani:
1. abbracciare il torace con le due mani sorreggendo la colonna
del bambino;
2. posizionare i pollici un dito al di sotto della linea inter-mamillare; se le dimensioni
del bambino lo consentono, e' da preferire perche' piu' efficace.
STRESS POST-TRAUMATICO
1.- PREMESSA
Chi offre un aiuto in situazioni di calamità naturale o emergenza in genere, sovente è un
volontario la cui preparazione di base è stata per lo più orientata all'addestramento
operativo nei possibili scenari d'intervento. Quest'addestramento non sempre è mirato e
permanente, per cui il volontario che offre un aiuto, nella spinta motivazionali a fare e ad
essere, lo fa ricorrendo all'impiego di risorse emotive personali, non di rado impegnando
quelle più intime o già dedicate.
La preparazione psicologica dei soccorritori non sempre è appropriata agli scenari nei
quali essi sono previsti e di solito nell'emergenza, proprio perché si deve far fronte a
problemi acuti di particolare mole e gravità, i volontari vengono utilizzati al meglio delle
loro possibilità talvolta allo stremo di queste, col risultato in qualche caso di procurare
stress e patologie psicologiche di media o seria entità
Negli scenari simulati durante le esrcitazioni di protezione civile è impossibile ricreare
quello che si può trovare in una calamità reale e per i volontari che prestano servizio
SOLTANTO nei quotidiani interventi con l'ambulanza il trauma è ancora più grande
Il trauma è una lesione o un forte shock emotivo che si può subire in una situazione di
6
immediato e diretto pericolo di morte o nel caso si perda una persona cara.
Fra le conseguenze dei traumi vi è lo stress, cioè l’alterazione dello stato di benessere
mentale o fisico.
Per stress post-traumatico s’intende la condizione psicologica conseguente ad un
trauma.
Anche i soccorritori, volontari e non, che intervengono scavando fra le macerie o in
situazioni di pericolo per sé e per gli altri, provano emozioni che possono provocare
stress e disturbi fisici o psichici.
Questo perché gli uomini e le donne possiedono geneticamente dei campanelli
d’allarme che li predispongono ad affrontare il pericolo, ma la maggior parte non è
preparata alle situazioni catastrofiche o a rispondere a disastri naturali. L’individuo
rimane fermo al campanello d’allarme senza riuscire ad elaborare un meccanismo di
risposta comportamentale adeguata a proteggerlo dal pericolo.
In caso d’emergenza come incendi o inondazioni meno del 20% delle persone si
dimostra all’altezza della situazione.
Stando alle esperienze passate, chi ha subito stress post-traumatici ha alte probabilità
di avere problemi rappresentati da irritabilità, fragilità emotiva, incubi. Tutti questi
disturbi fanno parte di quella che è nota come sindrome da stress post-traumatico
(PTSD).
6
2.- CHI È ESPOSTO A DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO?
Per definizione i disturbi da stress post-traumatico sono la conseguenza dell’essere
stati esposti ad un avvenimento traumatico inteso come una forma qualsiasi di danno
importante.
Questa definizione è oggi stata allargata anche all’essere stato presente a o
all’essere stato informato di morti inaspettate o violente, di lesioni fisiche importanti
o il sapere che un familiare o una persona cara è stata esposta al pericolo di morte o di
traumi fisici significativi.
E’ ovvio che più il contatto con l’esperienza traumatica è stato diretto, maggiore sarà
l’impatto emotivo e fisico e più alte le probabilità che si vada incontro a disturbi.
Non esiste però un rapporto lineare fra "dose subita" e "risposta": alcune persone
hanno una reazione forte a traumi remoti, mentre altri affrontano esperienze terribili
senza subirne conseguenze.
Si possono soltanto individuare alcune regole generali.
La maggioranza degli studi, per esempio, ha messo in evidenza che le donne hanno
una probabilità maggiore degli uomini di andare incontro alla disturbi da stress post
traumatico.
Una esperienza traumatica è più facile che sfoci in disturbi se il soggetto
ha avuto in precedenza esperienze dello stesso tipo; le persone più vulnerabili sono
quelle che hanno dimostrato in precedenza una fragilità psichiatrica quali i soggetti
che avevano sofferto di depressione, di ansia o di un’anomalia della personalità.
6
3.- I SINTOMI DA STRESS POST-TRAUMATICO
I soccorritori si trovano spesso nell’impossibilità di agire rapidamente nei confronti
delle vittime d’incidenti o disastri, assorbono i loro racconti di orrore e dolore e si
colpevolizzano per questo.
Il tutto si trasforma in processi di elaborazione psicologica che portano ai sintomi
classici dei disturbi da stress post-traumatico: ipervigilanza, ipersensibilità, ricordi
ricorrenti dell’evento, incubi, comportamenti di fuga, sintomi di depressione, disturbi
del sonno, dell’appetito ed instabilità caratteriale.
Questa elaborazione emotiva è un processo incontrollabile, imprevedibile e che si può
presentare subito, ma anche dopo mesi.
I traumatizzati mettono in atto comportamenti che li tengono lontani dagli stimoli
temuti e la mancata elaborazione emozionale della reazione all’evento stressante porta
ad un accumulo di ansia e tensione che con il passare del tempo si cronicizza in un
vero e proprio stato depressivo.
Diventa quindi legittimo chiedersi fino a che punto i soccorritori possano esporsi a
questi rischi ed è prioritario che un moderno sistema di protezione civile favorisca
anche la prevenzione e la promozione della salute psicofisica dei soccorritori.
4.- UNA TERAPIA PER I DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO
Non esiste consenso sul modo di curare le vittime di disturbi da stress post traumatico.
6
Nei casi più gravi si fa uso di antidepressivi per diminuire l’irritabilità del
sistema nervoso o psicoterapie che interrompono la sequenza di pensieri negativi o
risposte condizionate che sono diventate automatiche.
Alcuni analisti applicano tecniche note come debrifing o defusing che consistono,
aldilà della pomposità del nome, nel lasciar parlare le persone colpite dai disturbi,
preferibilmente in gruppo, della loro esperienza dando sfogo alle loro emozioni.
5.- VOLONTARIATO E DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO:
COSA FARE?
Si può parlare legittimamente di sindrome da stress post-traumatico quando si
registrano sintomi acuti e questi durano per più di un mese.
Sotto a questo livello si tratta di ansia "comune" per combattere la quale è sufficiente
discernere le situazioni pericolose da quelle definite allarmanti solo dai mass media e
applicare alcune semplici regole:
· limitare l’esposizione ai mezzi d’informazione particolarmente allarmistici;
· parlare dei fatti, delle emozioni e dello stress con esperti o amici;
· usare molta ironia e frequentare ambienti che non generino ansia.
Per il soccorritore sottoposto a situazioni post-traumatiche tutto questo non può
bastare.
L’autoprotezione è una regola fondamentale da tenere sempre presente: bisogna
proteggere sé stessi e salvaguardare la propria incolumità mentale per tutelarsi,
6
tutelare i colleghi ed operare nei confronti della collettività.
E’ quindi necessario condividere le proprie esperienze con altri, apprendere sia dai
propri che dagli altrui successi e fallimenti, confidare nelle proprie capacità
conoscendone i limiti e, nelle situazioni difficili, non vergognarsi di chiedere aiuto
perché è naturale che i soccorritori prima d’incoraggiare e sostenere le vittime di
disastri hanno bisogno di rafforzare sé stessi.
6