Manuale primo soccorso 2008
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Manuale primo soccorso 2008
PRIMO SOCCORSO E PROTEZIONE CIVILE REALIZZATO A CURA DELLA SQUADRA SANITA' VOLONTARI : Ferrari Luca – Di Rella Rocco – Margutti Arnaldo EDIZIONE 2008 PREFAZIONE Quest'edizione del manuale di primo soccorso è completamente rinnovata rispetto alle precedenti per quanto riguarda la parte riservata alla protezione civile. La Protezione Civile si sta sempre più specializzando come forza di collaborazione con le autorità preposte. Nasce quindi l'esigenza di specializzarsi sempre di più per potere offrire detta collaborazione quando viene richiesta. Gli argomenti di questo manuale sono trattati SOLO per dare una conoscenza DI BASE, eventuali approfondimenti devono essere fatti mediante appositi corsi tenuti da PERSONALE QUALIFICATO. RICORDIAMOCI SEMPRE DI NON SOSTITUIRCI MAI AI SOCCORRITORI CERTIFICATI 118 NE' DI GIOCARE AI POMPIERI, solo così potremo COLLABORARE con il 118 , i vigili del fuoco e le forze dell'ordine ed effettuare un ottimo servizio di protezione civile. Chiudendo questa breve introduzione ringrazio il Dott. Geol. Benigni Fabio per la sua collaborazione nella stesura degli argomenti degli eventi naturali ed antropici e dei rischi sismici, idrogeologici e vulcanici. IL REALIZZATORE Ferrari Luca 2 APPARATO SCHELETRICO L’apparato scheletrico risulta dalla combinazione di tessuti differenti che danno origine a strutture particolari chiamate ossa. Le ossa , nel loro insieme , formano lo scheletro che è l' impalcatura dell'organismo. Lo scheletro non solo garantisce il sostegno del corpo ma svolge anche altre importanti funzioni: protegge organi interni quali il cuore e i polmoni ( nella gabbia toracica), il cervello (nel cranio) e il midollo spinale (nel rachide); permette il movimento in collaborazione con i muscoli e le articolazioni; infine,produce globuli bianchi e globuli rossi, che si formano e si sviluppano nel midollo osseo, un tessuto molle che, come vedremo, è presente nelle cavità e nella parte spugnosa delle ossa. Ossa lunghe, corte e piatte Le ossa hanno forme differenti, legate alla funzione che devono svolgere. Vi sono ossa lunghe, corte e piatte. Le ossa lunghe sono il femore, la tibia, l'ulna, il radio. Al centro di un osso lungo si trova la cavità midollare che contiene midollo osseo e vasi sanguigni. . Le ossa corte, come le vertebre, le ossa del piede (tarso), le ossa della mano (carpo), fungono da "ponte" e si sviluppano quasi in ugual misura in lunghezza e in larghezza. Le ossa piatte, la cui peculiarità è quella di avere uno spessore minimo e una superficie particolarmente estesa (scapola, ossa del cranio), svolgono una funzione protettiva. Vediamo ora com'è fatto un osso. La struttura delle ossa Le ossa sono formate da tessuti connettivi di tipo osseo e cartilagineo Il tessuto osseo Il tessuto osseo è costituito da una sostanza organica fondamentale, l'osseina, e da sali minerali, soprattutto fosfato di calcio e carbonato di calcio. A questi ultimi l'osso deve la sua particolare consistenza e la capacità di resistere alle forze di trazione e pressione; all'osseina deve la sua elasticità e flessibilità. Il tessuto osseo è particolarmente leggero; infatti lo scheletro costituisce soltanto il 18% circa del peso dell'uomo. 3 La cartilagine La cartilagine è formata da un tessuto connettivo più elastico e flessibile di quello osseo. Oltre a costituire lo scheletro del feto e quello del naso e dell'orecchio dell'adulto, la cartilagine ricopre le estremità delle ossa in corrispondenza di molte articolazioni: la sua superficie liscia protegge le ossa che vengono a contatto fra di loro evitando lo sfregamento e permettendo ai capi articolari di scorrere l'uno su l'altro. Il tessuto cartilagineo non è vascolarizzato; si nutre attraverso il tessuto osseo che ricopre, accrescendosi e rige-nerandosi continuamente. Il midollo osseo Il midollo osseo è una sostanza molle che si trova all'interno delle cavità ossee. Vi sono due tipi di midollo: " .il midollo giallo, costituito essenzialmente di grasso e di tessuto connettivo, nel quale si trovano vasi sanguigni, nervi e cellule midollari; " .il midollo rosso, che contiene più cellule midollari di quello giallo, le quali hanno il compito di formare nuove cellule del sangue (globuli rossi e globuli bianchi). LO SCHELETRO Il numero di ossa presenti nello scheletro di un individuo adulto varia da persona a persona. Tuttavia in media vi sono circa 200 ossa, connesse da articolazioni e legamenti, con forme e dimensioni differenti. Esteriormente le ossa presentano delle irregolarità (appendici, incisure, tubercoli, depressioni) su cui si inseriscono muscoli e tendini. Se osserviamo lo scheletro possiamo distinguere una parte detta assiale, formata dalle ossa centrali del cranio, dalla gabbia toracica e dalla colonna vertebrale. Lateralmente e simmetricamente a questa struttura sono disposte le ossa degli arti superiori e inferiori che terminano con le complesse strutture scheletriche delle mani e dei piedi: queste ossa formano, insieme a scapole, clavicole e pelvi, lo scheletro appendicolare. 4 Com' è fatto lo scheletro 5 LA COLONNA VERTEBRALE La colonna vertebrale (o rachide), posta nella parte posteriore mediale della gabbia toracica, è la struttura portante del corpo umano. Questa solida quanto delicata struttura raccorda la parte superiore e la parte inferiore del nostro corpo. Su di essa grava tutto il peso del busto, del capo e degli arti superiori. Non ha solo una funzione statica ma anche una funzione dinamica, resa possibile dalla sua particolare struttura. La colonna vertebrale è composta da 33-34 vertebre, ossa corte sovrapposte in senso verticale. Si distinguono in base alla regione che occupano e alla funzione che svolgono, le seguenti vertebre: " .7 vertebre cervicali: hanno il compito di sostenere il capo permettendogli di muoversi su tutti i piani dello spazio; " .12 vertebre dorsali: sostengono la gabbia toracica consentendo al busto di ruotare lateralmente, di flettersi in avanti e indietro e di ruotare; " 5 vertebre lombari: permettono al busto di ruotare e flettersi in avanti e indietro e sostengono la maggior parte del peso del corpo; " 5 vertebre sacrali (fuse tra loro); " 4 o 5 vertebre coccigee: assIeme alle sacrali hanno il compito di trasmettere il peso del corpo e del bacino alle gambe. Le vertebre sono composte da una struttura ossea di forma cilindrica, il corpo, che è la parte più avanzata e si articola con le vertebre superiore e inferiore, e dall'arco posteriore, a forma di ferro di cavallo, che costituisce la parte posteriore della vertebra; l'arco posteriore si attacca all'estremità del corpo delimitando uno spazio (foro vertebrale), all'interno del quale vi è il midollo spinale, e presenta dei prolungamenti che servono per l'inserzione dei muscoli e per collegare le vertebre fra loro (apofisi). 6 VERTEBRE FRATTURE Interruzione traumatica della continuità di un osso, che spesso viene provocata da una caduta. Generalmente l'osso si rompe in senso trasversale, ma può succedere che avvenga una frattura anche longitudinale, in direzione obliqua o a spirale. Ci sono vari tipi di fratture: chiuse e ed esposte. Nella prima ipotesi le estremità fratturate non lacerano la pelle e di solito viene danneggiata una quantità minima di tessuto, in quella esposta invece le estremità dell'osso lacerano anche la pelle e il tessuto muscolare . SINTOMI Il primo segnale che indica l'ipotesi di una frattura è il gonfiore e indolenzimento nella zona e in alcuni casi si può vedere un osso che sporge. A questi segnali si accompagnano un dolore intenso che viene ulteriormente intensificato con il movimento. 7 IMPORTANTE NON CERCARE DI RIDURRE LA FRATTURA IN NESSUN MODO SE IN PRESENZA DI EMORRAGIA E FRATTURA ESPOSTA TAMPONARE SULLA FERITA CON GARZA STERILE DISTORSIONI Spostamento violento di due capi ossei con immediato rientro nella propria sede La distorsione si manifesta con : - dolore violento localizzato - gonfiore localizzato - movimenti possibili anche se dolorosi LUSSAZIONI Fuoriuscita di capi ossei dalla propria sede con rottura della capsula articolare e dei legamenti La lussazione si manifesta con : - dolore acuto e localizzato che tende a diminuire e ad espandersi - impossibilità di utilizzo dell’arto - deformazione dell’arto con sporgenze e ingrossamenti IMMOBILIZZARE LA PARTE INTERESSATA NELLA POSIZIONE TROVATA Con la lussazione vi possono essere delle complicazioni : - lesione dei vasi sanguigni o dei tessuti nervosi dovute allo stiramento e dalla compressione dell’osso 8 - lacerazione di tessuti e pericolo di infezioni AMPUTAZIONE Asportazione traumatica di una parte del corpo dovuta a un fatto incidentale o ad una conseguente operazione chirurgica atta a fermare gli effetti negativi ( setticemia e gangrena ) dell’incidente . In alcuni casi dita o arti recisi dal corpo possono essere recuperati e ricuciti grazie ad un tempestivo ritrovamento da parte dei soccorritori . Recuperare la parte recisa , metterla in un sacchetto o sacco di plastica assieme a buste di ghiaccio e consegnarla al personale medico o infermieristico per il rapido trasporto in ospedale . TRAUMA CRANICO Scuotimento violento e improvviso dell’osso cranico con possibilità di trauma cerebrale e di lesione della colonna vertebrale I sintomi che debbono destare una preoccupazione e che impongono una visita immediata sono: • un'alterazione dello stato di coscienza • quanto maggiore è la violenza del trauma (ad esempio negli incidenti stradali) o l'altezza dal piano di caduta (da un metro o più) o la durezza della superficie su cui si cade (cemento, linoleum, legno) • la comparsa di un ematoma del cuoio capelluto specie se in sede laterale del capo • una forte irritabilità • si muove in modo confuso o ha vertigini • Accusa disturbi della vista, dell’udito o della parola • Ha forte mal di testa che tende a peggiorare 9 • Lamenta dolore al collo • successivi episodi di vomito • sanguinamento dal naso ( epistassi ), dalla bocca o dalle orecchie ( otorragia ) • presenza di convulsioni Che fare in attesa dell'arrivo dell'ambulanza Se l’infortunato è privo di coscienza o stordito o se è presente qualsiasi paralisi, non muovetelo assolutamente, mettete le vostre mani su entrambi i lati del capo e tenetelo nella posizione in cui lo avete trovato. Se vomita, giratelo sul fianco tenendogli il collo e il capo immobili Se è cosciente, fate del vostro meglio per tenerlo calmo Se ha delle convulsioni, tenetegli le vie aeree libere SISTEMA NERVOSO Tutte le funzioni del nostro organismo sono coordinate dal sistema nervoso. In particolare è l’encefalo l’organo principale in grado di ricevere, distinguere ed elaborare le informazioni che ci arrivano dall’ambiente esterno e interno del corpo, permettendoci poi di reagire ogni volta in maniera diversa. Il nostro sistema nervoso risulta quindi avere un’organizzazione molto complessa, dovendo coordinare le attività che sovrintendono alla vita vegetativa, alla vita psichica, alla vita di relazione e provvedere inoltre alle risposte automatiche (i riflessi).Il sistema nervoso umano comprende il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso periferico e il sistema nervoso 1 vegetativo o autonomo.Il sistema nervoso centrale è formato dall’encefalo e dal midollo spinale. Questi sono collegati tramite il midollo allungato. All’interno del sistema nervoso centrale si distinguono i centri deputati alle funzioni motorie, sensitive e sensoriali dell’organismo.Il sistema nervoso periferico comprende invece tutti gli organi dell’apparato nervoso, ovvero i nervi cranici e spinali, che collegano il sistema centrale con la periferia, costituita dagli organi di senso. Nel sistema nervoso periferico si possono distinguere i nervi sensitivi, che portano informazioni dalla periferia del corpo verso il midollo spinale e verso l’encefalo e i nervi motori che trasferiscono i comandi elaborati dall’encefalo e dal midollo ai muscoli scheletrici.Il sistema nervoso vegetativo o autonomo è quello che è destinato all’innervazione degli organi che regolano la vita vegetativa dell’organismo, come la respirazione o la circolazione sanguigna. Questo sistema svolge un’azione sia di controllo motorio degli organi sia di elaborazione delle informazioni che questi trasmettono.Il sistema nervoso neurovegetativo è poi divisibile in ortosimpatico e parasimpatico, essi innervano tutti gli organi, ma con effetti opposti: per esempio il sistema parasimpatico rallenta il battito cardiaco, che viene invece accelerato da quello ortosimpatico. A queste due differenti azioni corrisponde l’emissione da parte del nostro organismo, tramite le ghiandole, di due sostanze che agiscono come mediatori chimici dello stimolo nervoso. Tutto ciò avviene sotto il controllo di una specifica zona del cervello, l’ipotalamo, che gestisce i collegamenti fra la periferia e il sistema nervoso centrale.Il nucleo di tutto il sistema nervoso è comunque la cellula nervosa o neurone. Infatti uno stimolo esterno viene recepito, correlato con altri giunti contemporaneamente, memorizzato, messo in relazione con le condizioni esterne e giudicato valido o meno per il funzionamento di tutto l’organismo. Questo avviene in continuazione, anche nel sonno proprio grazie alle cellule nervose che consentono il passaggio e la trasmissione degli impulsi nervosi, ovvero delle informazioni, al nostro cervello. EPILESSIA L'epilessia è una iperattività delle cellule nervose cerebrali (i cosiddetti "neuroni"). Si verifica infatti, paradossalmente, un eccesso di funzione del sistema nervoso: alcune cellule del cervello incominciano a lavorare ad un ritmo molto superiore al normale, producendo la cosiddetta scarica epilettica (che si registra con l’elettroencefalogramma) e la crisi epilettica (che si riconosce dal resoconto o con l’osservazione del paziente). Esistono due tipi di epilessia. 1 Nel primo ( epilessie primarie o idiopatiche ) la tendenza a provocare le crisi è costituzionale; questi pazienti non presentano alcuna lesione cerebrale e sono dal punto di vista neurologico del tutto normali, a parte questa singolare caratteristica. Nel secondo ( epilessie secondarie o sintomatiche ), che comprende la maggioranza dei pazienti, l’epilessia si sviluppa in seguito ad una lesione cerebrale. ASSISTENZA AL PAZIENTE 1) LASCIARE IL PAZIENTE SUL PAVIMENTO O SUL TERRENO DOVE TROVATO 2) SLACCIARE SE POSSIBILE GLI INDUMENTI TROPPO STRETTI 3) ALLONTANARE GLI OGGETTI CHE POTREBBERO CREARE DANNI E FERITE 4) PROTEGGETE IL PAZIENTE DA POSSIBILI LESIONI MA NON CERCARE DI CONTENERLO DURANTE L’EPISODIO CONVULSIVO IMPORTANTE : NON METTERE MAI NULLA NELLA BOCCA DEL PAZIENTE PER NON CREARE OSTRUZIONI ALLE VIE AEREE E NON TROVARSI CON SERIE FERITE ALLE MANI 1 APPARATO RESPIRATORIO La respirazione, segnalata dal visibile abbassarsi toracica, e è alzarsi una della delle cassa funzioni fondamentali dell’organismo umani e dipende dall’espansione e dallo svuotamento dei polmoni. All’apparato respiratorio è affidato il processo di ematosi, ovvero il processo grazie al quale il sangue si carica di ossigeno e si impoverisce di anidride carbonica, prodotta dalle reazioni chimiche che avvengono nei nostri organi. movimenti che I due assicurano l’assunzione di aria dall’esterno e l’eliminazione dell’anidride carbonica sono l’inspirazione e l’espirazione, che avvengono grazie alla contrazione e al rilassamento di alcuni muscoli come il diaframma, posto alla base della cassa toracica e consente ai polmoni, abbassandosi, di espandersi e alzandosi di svuotarsi . Il sistema respiratorio è composto da una serie di organi che portano l’aria ai polmoni: l’aria entra tramite le narici, da qui passa attraverso la faringe, situata dietro la lingua, da questa alla laringe e poi all’albero tracheo-bronchiale. La laringe è una sorta di piccola scatola all’interno della quale trovano posto le corde vocali; tra essa e la faringe si trova l’epiglottide, una piega che impedisce al cibo di entrare nei nostri polmoni. Appena sotto la laringe si trova la trachea, un robusto tubo formato da anelli di cartilagine, che convoglia l’aria dalle vie aree ai polmoni, ove si divide in due rami, i bronchi. Questi si dirigono ciascuno verso il proprio polmone, suddividendosi ulteriormente in bronchioli e poi in alveoli. È a questo livello, grazie alla presenza di capillari e all’estrema sottigliezza delle pareti degli alveoli, che avviene l’ossigenazione del sangue. Il nostro apparato respiratorio è in grado di ricambiare circa 8 litri di aria al minuto fino a arrivare ai 200 litri in condizioni di stress fisico. 1 EDEMA POLMONARE L'edema polmonare è una sorta di annegamento dei polmoni causato dall'eccessivo passaggio di liquido sieroso dai capillari sanguigni agli alveoli che vengono così riempiti di liquido e non sono più in grado di svolgere la loro attività respiratoria . Sintomi L'edema polmonare si manifesta frequentemente nelle ore notturne. L'infortunato si sveglia improvvisamente con enormi difficoltà di respirazione (dispnea), è agitato, si sente soffocare e chiede ossigeno. Il respiro è rumoroso, si ode un gorgoglio causato dalla presenza di liquido negli alveoli polmonari. Il paziente si mette seduto, per meglio respirare, non deve sdraiarsi, perché aumenta il senso di soffocamento. Il polso è debole; può comparire una schiuma rosa biancastra alla bocca. Il volto è solitamente pallido o cianotico; l'individuo è sudato e le estremità sono fredde. Intervento E' necessario raggiungere al più presto l'ospedale. Il soggetto va mantenuto in posizione semiseduta, per agevolare la respirazione. Bisogna cercare di tranquillizzarlo, controllare costantemente le funzioni vitali ed evitare che compia movimenti. Se è presente dell'ossigeno bisogna somministrarlo a dosaggi molto alti. Gravità L'evoluzione dell'edema polmonare è molto rapida da 1\2 ora a 2 ore. E' perciò necessario ospedalizzare l'infortunato con la massima urgenza, prima che muoia per asfissia OSTRUZIONI DA CORPI ESTRANEI , MANOVRA DI HEIMLICH Un corpo estraneo (cibo, tappi, dentiere...) può talvolta ostruire le vie aeree e portare all'asfissia. L'infortunato improvvisamente diviene incapace di respirare, tossire e parlare. Cercare di afferrare con le mani ed estrarre il corpo estraneo può essere utile, ma non sempre l'oggetto è estraibile in questo modo. Inoltre si corre il rischio di spingerlo ancora più all'interno. Dare dei colpi sul torace o sulla schiena può essere una valida manovra, ma non sempre è sufficiente. Più utile è la tecnica di far contemporaneamente chinare in avanti l'infortunato, magari appoggiandosi allo schienale di una sedia, per sfruttare anche la forza di gravità. 1 Manovra di Heimlich. Il soccorritore si pone alle spalle dell'infortunato e lo cinge ponendo il pugno chiuso alla bocca dello stomaco, tra lo sterno e l'ombelico. A questo punto preme in modo rapido, forte e ripetuto il pugno verso la testa dell'infortunato facendo contemporaneamente anche pressione sull'addome. L'infortunato dovrebbe rigettare immediatamente l'oggetto che gli ha ostruito le vie aeree. ANNEGAMENTO L'annegamento avviene per l'ostruzione delle vie aeree da parte di un liquido. Non sempre il corpo è immerso nel liquido, per annegare basta l'immersione degli orifizi respiratori: chi, per un malore ad esempio, cade a faccia in giù in un sottile strato di liquido, rischia di annegare. Lo stesso si può verificare se l'infortunato è incosciente e vomita: è necessario che il vomito possa defluire ( posizione laterale di sicurezza). Per riflesso, quando un liquido entra nella cavità orale provoca una chiusura della laringe: l'infortunato perciò non può più respirare e inizia l'asfissia. Se l'infortunato perde coscienza e di conseguenza i riflessi cessano, il liquido può penetrare nella trachea, nei bronchi e negli alveoli polmonari soffocandolo. Sintomi Il malcapitato, se è soccorso tempestivamente e non ha perso coscienza, sarà molto agitato e spaventato, avrà delle difficoltà respiratorie e tossirà per espellere il liquido dalle vie aeree. Se la permanenza nel liquido è più lunga, l'asfissia porta alla perdita di coscienza e, successivamente, all'arresto respiratorio e quindi a quello cardiaco. Intervento Per prima cosa è necessario rimuovere l'infortunato dal liquido che lo asfissia. In caso di annegamento in acqua alta, è consigliabile tentare di raggiungere l'infortunato 1 dalla riva, tendendogli un salvagente, una fune, un asciugamano, un ramo, se è ancora cosciente. Se ciò non fosse possibile, è consigliabile raggiungerlo a nuoto soltanto se si è muniti di un salvagente, una barca, un materassino o un qualsiasi oggetto galleggiante in grado di sostenere sia il malcapitato che il soccorritore. ATTENZIONE: il salvataggio a nuoto, se non siete esperti soccorritori, è pericoloso: l'infortunato si aggrapperà a voi in modo disperato con grande rischio per la vostra incolumità. Una volta tratto in salvo l'infortunato bisogna verificare immediatamente se è cosciente o meno. Se è cosciente è sufficiente tranquillizzarlo, metterlo in posizione semiseduta per facilitare la respirazione, aiutarlo ad espellere il liquido presente nelle vie aeree con dei colpetti sulla schiena e con movimenti circolari delle braccia che aiutano l'espansione della gabbia toracica e quindi della respirazione. Se l'infortunato ha perso coscienza è necessario agire con la massima urgenza e chiamare i soccorsi. In attesa dei soccorsi, bisogna verificare per prima cosa la presenza della respirazione e del battito cardiaco. Se le funzioni vitali sono integre, bisogna porre l'annegato in posizione laterale di sicurezza, meglio se su un piano leggermente inclinato con la testa in basso. In attesa dei soccorsi, se non si riprende, bisogna tenere costantemente sotto controllo le funzioni vitali. ATTENZIONE: nel caso di tuffi in acque basse, per esempio in piscina o in presenza di scogli, l'annegamento potrebbe essere stato provocato da un trauma. In questo caso bisogna avere molta cautela: l'infortunato potrebbe avere delle fratture, per esempio alla colonna vertebrale, il che comporta una grande attenzione nel rimuoverlo. RESPIRAZIONE Se un infortunato è incosciente, bisogna immediatamente verificare la presenza delle funzioni vitali: respirazione e polso. Per prima cosa si deve verificare la respirazione: se questa è assente bisogna verificare anche la presenza del polso, se invece è presente, 1 necessariamente anche l'attività cardiaca non si è arrestata. Per far ciò è sufficiente appoggiare una mano sul torace e una sull'addome dell'infortunato per percepire sollevamenti e, contemporaneamente, si può avvicinare l'orecchio alla bocca per avvertire il passaggio dell'aria. In alternativa si può posizionare vicino al naso e alla bocca dell'infortunato uno specchietto o un vetro per vedere se si appanna. Passando dai consigli generali alle tecniche più precise il protocollo di interevento dei soccorritori prevede in questo caso la cosiddetta manovra di G.A.S. (Guardo, Ascolto, Sento): il soccorritore si pone ai lati della testa del paziente e, avvicinando l'orecchio alla bocca ed al naso del paziente, contemporaneamente osserva l'espansione del torace: Guarda l'espansione del torace, Ascolta eventuali sibili dovuti alla respirazione, Sente il calore dell'aria espirata sulle proprie guance. Polso Le pulsazioni del cuore, invece, si possono percepire facilmente sul petto o sul collo. Appoggiando una mano sul torace, sotto la metà dello sterno, o meglio ancora appoggiando l'orecchio, il battito cardiaco si percepisce chiaramente. Bisogna però aprire eventuali giacche o cappotti, nel caso ci siano. Un altro sistema è quello di porre indice, medio e anulare sul collo, esattamente sotto la mandibola, premendo un po' nel muscolo di fianco alla carotide. Qui è possibile percepire l'arteria carotidea, molto evidente. Per esercitarsi a trovare l'arteria carotidea il soccorritore deve cominciare a prendere il polso carotideo a se stesso. Individuato il punto, sarà poi facile trovarlo anche negli altri. Va detto che il polso carotideo, tra gli altri, è il più sicuro ed evidente da trovare, ed è perciò il più indicato soprattutto nei casi in cui c'è da capire rapidamente se un infortunato incosciente sia o meno in arresto caridaco. Il polso radiale è più difficile da trovare. Anche in questo caso il soccorritore deve prima esercitarsi su se stesso. Il punto da palpare, con le tre dita lunghe, è sull'esterno del polso, sotto la mano, dalla parte del pollice. ATTENZIONE: il polso si deve percepire sempre con le dita indice, medio e anulare, mai con il pollice. Qui infatti passa un arteria abbastanza importante e spesso non è possibile sapere se la pulsazione che il soccorritore sente è la sua o quella dell'infortunato! 1 LE PUPILLE Un altro sistema che aiuta a rendersi conto se l'infortunato è in arresto cardiaco consiste nell'osservare le pupille. Dopo un breve periodo dall'arresto, infatti, queste si dilatano e non reagiscono alla luce. In condizioni normali, invece, se illuminate si rimpiccioliscono immediatamente. APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO L'apparato cardio-circolatorio è formato dal sangue, dai vasi sanguigni e dal cuore ed ha il compito di trasportare le sostanze nutritive, l'ossigeno e l'anidride carbonica. Il sangue è costituito da una parte liquida, il plasma, e da una parte corpuscolata, formata da cellule. Il plasma è composta da acqua in cui sono disciolte varie sostanze quali quelle nutritive provenienti dalla digestione, quelle di rifiuto, i sali minerali, gli ormoni, numerose proteine, ecc. La parte corpuscolata è formata dalle cellule del sangue che sono: i globuli rossi o eritrociti o emazie, i globuli bianchi o leucociti, le piastrine o trombociti. I globuli rossi sono cellule a forma di disco biconcavo prive di nucleo. Essi vivono 120 giorni e vengono continuamente prodotti dal midollo rosso delle ossa. Questi globuli sono di colore rosso per la presenza dell'emoglobina, una proteina contenente ferro che si combina alternativamente con l'ossigeno e con l'anidride carbonica, consentendo il trasporto di questi gas. In un millimetro cubo di sangue si trovano circa 5 milioni di globuli rossi. I globuli bianchi sono cellule provviste di nucleo che vengono prodotte dal midollo rosso, dalla milza e dai linfonodi. Essi si distinguono in granulociti, in linfociti e monociti e svolgono un compito di difesa nel nostro corpo. In un millimetro cubo di sangue ci sono circa 4000-8000 globuli bianchi. I globuli bianchi hanno la capacità di muoversi, di uscire dai vasi sanguigni e di spostarsi nelle varie parti del nostro corpo. 1 Le piastrine sono corpuscoli privi di nucleo, il loro numero è di circa 300.000 per millimetro cubo di sangue e vengono prodotte dal midollo rosso e distrutte dalla milza. Le piastrine sono adibite alla coagulazione del sangue. Quando ci feriamo, esse intervengono liberando una sostanza in grado di trasformare il fibrinogeno, una proteina contenuta nel plasma, in fibrina, la quale crea una fitta rete dove restano impigliati i corpuscoli del sangue. Si forma così un grumo, il coagulo, che impedisce l'emorragia. VASI SANGUIGNI Si distinguono in arterie ; vene ; capillari Le arterie sono vasi cilindrici, con pareti muscolari robuste ed elastiche, che si ramificano in vasi sempre più piccoli detti arteriole. Le arterie trasportano sangue ricco di ossigeno e di sostanze nutritive, detto sangue arterioso, dal cuore verso la periferia e si trovano generalmente in profondità, sotto i muscoli. Le vene sono vasi cilindrici, con pareti muscolari sottili, che si ramificano in vasi sempre più piccoli detti venule. Le vene trasportano sangue ricco di anidride carbonica e di sostanze di rifiuto, detto sangue venoso, dalla periferia al cuore. Per impedire al sangue di refluire in senso opposto, le pareti delle vene dono provviste di valvole a "nido di rondine". I capillari sono vasi sottilissimi, di qualche micron di diametro, che collegano le arterie con le vene attraverso arteriole e le venule. I capillari, che raggiungono tutte le cellule, hanno pareti sottilissime. Ciò favorisce la diffusione di ossigeno e di sostanze nutritive dai capillari arteriosi verso le cellule e la diffusione di anidride carbonica e di sostanze di rifiuto dalle cellule ai capillari venosi, e da questi alle venule e quindi alle vene vere e proprie. IL CUORE Il cuore può essere definito una robusta pompa situata sopra il diaframma, tra i due polmoni. Il cuore è un muscolo cavo e involontario che pesa, nell'adulto, circa 300 grammi ed è avvolto da una membrana protettiva, il pericardio. Il cuore è diviso da una robusta parete muscolare in due parti che non comunicano tra loro: la parte destra è destinata a raccogliere il sangue venoso e la parte sinistra è destinata a raccogliere il sangue arterioso. Ciascuna di queste due parti è divisa, a sua volta, in senso orizzontale; si creano così due cavità per parte: quelle superiori sono dette atri e quelle inferiori sono 1 dette ventricoli. Ogni atrio comunica col ventricolo sottostante per mezzo di una valvola, la tricuspide tra atrio e ventricolo destro, e la bicuspide o mitrale tra atrio e ventricolo sinistro. INFARTO MIOCARDICO L’infarto miocardico è la morte di un certo numero di cellule cardiache dovuta alla mancanza di irrorazione sanguigna per un tempo prolungato a causa della chiusura completa di un ramo di un’arteria coronaria. Le coronarie sono le arterie che portano il nutrimento al muscolo miocardio Sintomi Nella maggior parte dei pazienti l’infarto è preceduto da un periodo in cui compaiono sintomi più o meno tipici; è più raro l’infarto “a ciel sereno” o il cosiddetto “infarto silente”. La sintomatologia con cui esordisce l’infarto e che mette in allarme il paziente è varia: • il classico dolore al centro del petto o nella metà sinistra del torace, accompagnato da senso di angoscia, che si può irradiare al collo, alla mandibola, al braccio sinistro; 2 • un dolore alla bocca dello stomaco (epigastrico), trafittivo, senza legami con patologie gastriche preesistenti, spesso accompagnato da nausea • una sudorazione inspiegata; • senso di affanno, accompagnato da stanchezza profonda; • nausea. ANGINA PECTORIS Il termine angina pectoris deriva dal latino e letteralmente significa dolore di petto: si tratta infatti di una sindrome clinica caratterizzata da un dolore localizzato al petto, a carattere gravativo e costrittivo, non sempre molto violento, tipicamente precipitato dallo sforzo ed alleviato dal riposo o dall'assunzione sublinguale di nitroglicerina (trinitrina). L'angina pectoris non va quindi confusa con un attacco cardiaco, ma indica solo che il flusso sanguigno diretto al cuore (arterie coronarie) è insufficiente rispetto alle necessità del cuore stesso in quel determinato momento Sintomi e segni : il dolore dell'angina pectoris, estremamente variabile, viene avvertito più frequentemente nella regione dietro lo sterno; può essere un dolore vago, appena fastidioso, oppure può divenire rapidamente una sensazione di schiacciamento, grave e molto intensa Arresto Cardiaco L'arresto cardiaco consiste in un'abolizione dell'attività del cuore (pompa cardiaca). Quando cessa la circolazione sanguigna, viene improvvisamente a mancare l'ossigeno al cervello e si ha in pochi secondi la perdita di coscienza. Dopo 4 minuti iniziano i danni cerebrali, dopo 10 minuti le lesioni diventano irreversibili (morte cerebrale). Può essere presente una respirazione agonica o boccheggiamento (gasping) da non confondersi con la respirazione vera e propria in quanto non è efficace ad ossigenare il sangue. 2 Occorre praticare tempestivamente la rianimazione cardiorespiratoria utilizzando le tecniche della respirazione artificiale e del massaggio cardiaco esterno. Quando i soccorritori giungono accanto alla vittima devono innanzitutto effettuare la sequenza di valutazioni e di interventi previsti per ogni situazione di primo soccorso già descritti nella scheda sulla Perdita di Coscienza (in fase di apprendimento consultare la scheda per verificare la memorizzazione della sequenza) Se la valutazione del polso carotideo della vittima porta all'accertamento dell 'ASSENZA DI POLSO siamo di fronte ad un ARRESTO CARDIACO EMORRAGIA Fuoriuscita del sangue dai propri canali per una interruzione traumatica degli stessi . si divide in • emorragia interna, la rottura dei vasi sanguigni avviene all'interno del corpo • emorragia esterna, la rottura del vaso sanguigno avviene attraverso la pelle • emorragia esteriorizzata, il sangue fuoriesce da orifizi naturali del corpo ( retto , bocca , vagina , uretra , narici ). Le emorragie massive, soprattutto se sono coinvolte arterie o sia arterie che vene, portano alla perdita di un volume di sangue molto elevato. Questa situazione pone a rischio di vita entro pochi minuti l'infortunato, richiede quindi un trattamento urgente di primo soccorso Le emorragie esterne di lieve entità non rappresentano un pericolo immediato, il sangue possiede dei meccanismi per bloccare questo tipo di perdite ematiche per mezzo delle piastrine e di proteine (fibrinogeno e fibrina) che si occupano della coagulazione delle ferite. COSA FARE : Tenete sdraiato il soggetto per prevenire lo svenimento. Per arrestare l’emorragia premete fortemente sulla ferita con tutta la mano una compressa di garza sterile Se la compressa 2 s’imbeve di sangue, aggiungetene un’altra direttamente sopra alla prima e continuate a premere sulla ferita Se l’emorragia da un braccio o da una gamba non si arresta con la pressione diretta sulla ferita, cercate d’interrompere la circolazione nell’arteria che apporta il sangue all’arto, premendo fortemente su di essa con il pollice o con il palmo della mano. Ci sono quattro punti in cui è agevole esercitare una pressione diretta sulle arterie. Non tentate, però, di comprimere arterie nel caso di ferite al capo, al collo o al torace. Compressione dell'arteria carotidea. Si effettua in caso di gravi ferite al collo, facendo molta attenzione a non bloccare l'afflusso di sangue al cervello. Compressione dell'arteria succlavia. Si pratica nel caso di ferite alla spalla o detroncazioni del braccio. Il soccorritore si posiziona dietro la schiena dell'infortunato e introduce le dita nella cavità dietro la clavicola comprimendo con forza verso il basso. 2 Non provate ad usare un laccio emostatico, se non siete stati addestrati a farlo. Infatti, il suo uso può essere pericoloso perché viene a privare tutti i tessuti a valle di ogni apporto di ossigeno. In caso di necessità si possono usare anche ampie strisce di stoffa o cinture di cuoio, mentre sono da evitare i materiali rigidi e sottili come spago, filo di ferro, nylon, ecc. Si applica solo in caso di amputazione o semi amputazione di un arto; emorragia inarrestabile anche dopo aver compresso l’arteria che porta il sangue all’arto; schiacciamento (il laccio va applicato prima di togliere il peso che grava sull’arto ) Lasciate ai volontari delle ambulanze il compito di pulire e medicare la ferita. Fate molta attenzione a ogni sintomo di shock Per evitare infezioni non toccate la ferita con materiale non sterile e con le mani non protette dai guanti in lattice STATO DI SHOCK In ogni grave lesione (ferite sanguinanti, fratture, ustioni estese o profonde) aspettatevi sempre la comparsa dello shock e agite in modo da ridurlo. I suoi sintomi sono: la pelle pallida, fredda, sudaticcia; il polso frequente e piccolo; il respiro superficiale, frequente o irregolare. Il ferito è spaventato, irrequieto, apprensivo. 1. Sdraiate il paziente con la testa più bassa dei piedi (eccezione al punto 4). 2. Slacciategli i vestiti. 3. Copritelo leggermente, ma senza farlo sudare. Lo scopo da raggiungere è di conservare il calore del corpo 4. Nel caso di lesioni alla testa o al petto, sollevate la testa e le spalle del paziente con cuscini o indumenti arrotolati in modo che la testa sia circa 25 cm. più in alto dei piedi. Se il paziente comincia a respirare con difficoltà, abbassategli la testa come descritto al punto 1. 2 5. Non somministrate acqua o alcolici posizione antishock POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA Se dovete assistere un individuo incosciente o parzialmente cosciente fategli assumere la posizione laterale di sicurezza. Assicuratevi, però, che il respiro e il battito del cuore siano presenti e regolari e che non ci sia il sospetto di fratture.La posizione su un fianco, con la testa in estensione, permette al paziente di respirare senza correre il pericolo di una ostruzione dovuta al rilasciamento della lingua o al vomito. Deve essere raggiunta senza provocare torsioni del capo sull’asse longitudinale della colonna. [ 2 Inginocchiatevi a fianco dell’infortunato e slacciategli gli indumenti. Liberategli la bocca da qualsiasi cosa vi sia contenuta: protesi dentaria, materiali organici, ecc. Estendete la testa. Mettete l’arto superiore del vostro stesso lato lungo il corpo. Piegate il gomito dell’arto superiore opposto in modo tale che avambraccio e mano risultino appoggiati sul torace del paziente. Piegate il ginocchio dell’arto inferiore del vostro stesso lato. Afferrate contemporaneamente la spalla e il bacino dal lato opposto al vostro e ruotate l’infortunato in avanti. Se potete essere aiutati da un altro soccorritore, fategli tenere la testa durante la rotazione per evitare movimenti inopportuni sul collo. Quindi, il braccio a contatto con il terreno può restare allungato sotto il corpo; il braccio piegato al gomito presenta la mano a contatto con il terreno e sotto la testa. Mettete sotto la testa dell’infortunato un indumento, stoffa, carta, plastica o qualsiasi materiale flessibile a disposizione in modo tale da poter allontanare facilmente il materiale organico eventualmente defluito dalla bocca. Sincope ( LIPOTIMIA ) La lipotimia è il livello meno grave della perdita di coscienza. La causa è una cattiva irrorazione (e quindi ossigenazione) cerebrale per calo della pressione arteriosa. Questo malore può essere prodotto da molteplici fattori: stanchezza e fatica, calore eccessivo, cattiva ossigenazione nell'ambiente, emorragie, ustioni, traumi fisici od emotivi, abbassamento della pressione, ipoglicemia (basso di tasso di zuccheri nel sangue) Sintomi La perdita di coscienza talvolta non è completa, il respiro è conservato, il polso è debole e lento, l'infortunato è spesso sudato pallido e ha un senso di freddo. I sintomi premonitori sono un senso di malessere, nausea pallore e capogiro. Intervento Porre l'infortunato in posizione antishock 2 Sindrome da schiacciamento La sindrome da schiacciamento insorge quando l'infortunato rimane a lungo schiacciato sotto pesi o macerie. Sintomi Una volta liberato dai pesi che lo schiacciano, l'infortunato rischia uno stato di shock molto grave che porta a una diminuzione o a un blocco delle urine e a una insufficienza renale che può essere mortale. I muscoli lesionati, infatti, liberano una sostanza detta mioglobina che, entrando in circolo, è responsabile del blocco renale. L'urea che non viene più eliminata si accumula nel sangue e porta alla morte. Intervento In attesa dei soccorsi, prima di estrarre l'infortunato dalle macerie o dai pesi che lo bloccano e costringono, bisogna apporre un laccio emostatico a monte della parte schiacciata per prevenire l'imponente emorragia che ne consegue e per arginare l'entrata in circolo della mioglobina. L'infortunato va poi posto in posizione antishock.Se è cosciente è consigliabile fargli bere bicarbonato di sodio (4 cucchiaini circa in un litro d'acqua) per diminuire l'acidità che fa precipitare la mioglobina. Gravità In caso di schiacciamento è necessario chiamare immediatamente il soccorso qualificato. Oltre al rischio di una sindrome da schiacciamento, infatti, l'infortunato è di solito in condizioni fisiche e psichiche gravi e presenta fratture, lesioni e emorragie che richiedono urgente ricovero CONGESTIONE CEREBRALE colpisce soprattutto persone con pressione alta e può determinarsi a seguito di forti emozioni, a uno sforzo eccessivo, a un pasto troppo abbondante. I sintomi sono: mal di testa, vertigini, arrossamento del viso, perdita di coscienza. Bisogna mettere il paziente seduto con capo sollevato, porre una borsa del ghiaccio in testa e scaldare i piedi. 2 FOLGORAZIONE Può essere causato da contatto con fili elettrici scoperti o non isolati .Durante il contatto si avrà irrigidimento muscolare e impossibilità di distacco Ricordate che ogni secondo di contatto con la sorgente di elettricità riduce le possibilità di sopravvivenza del folgorato. Togliete il contatto nel modo più rapido e più sicuro possibile. In casa staccate la spina o togliete la corrente chiudendo l’interruttore generale. Fuori di casa servitevi di un bastone o di un ramo asciutti o di una corda o di un indumento asciutti, per spingere o tirare via il filo elettrico dall’infortunato o questo dal filo. Assicuratevi di essere su una superficie asciutta, e toccate soltanto oggetti asciutti e non conduttori di elettricità. Non toccate la vittima, finché non sia interrotto il contatto con la corrente. Quindi esaminatela e, se non respira, eseguite la respirazione bocca a bocca Mandate qualcuno a cercare un medico e a chiamare l’ambulanza. Se è necessario spostare l’infortunato, accertatevi che l’incidente non abbia causato fratture o lesioni interne. Ricordatevi di cercare sia l’ustione di entrata, sia quella di uscita e che vanno considerate come ustioni gravi. FERITE Una ferita è un'interruzione della continuità della cute o delle mucose con danneggiamento dei tessuti sottostanti. Viene definita ferita superficiale se interessa solo i primi strati della cute, profonda se interessa muscoli, ossa o organi interni, penetrante se l'azione traumatica raggiunge cavità anatomiche come l'addome o il torace. Le ferite vengono anche distinte e classificate a seconda di come si presentano. Si ha un'abrasione quando un corpo tagliente danneggia o asporta i primi strati della cute. Un'escoriazione è dovuta invece a corpi contundenti irregolari, come le ferite da strisciamento, che possono presentare schegge di legno, terriccio e altre piccole particelle che devono essere rimosse. Le ferite da punta, dovute a spilli, chiodi, schegge o altro, sono quelle che penetrano nella cute perpendicolarmente. Le ferite da taglio sono provocate da vetri, coltelli e lamine. Le ferite lacere avvengono per strappamento della cute. Le ferite lacero contuse sono infine provocate da botte o contusioni che includono una 2 lacerazione della pelle ma anche la presenza di ematomi e ecchimosi. Intervento Di fronte a una ferita tamponare con garza sterile . Il sangue è un potenziale veicolo per la trasmissione di numerose malattie: è necessario proteggersi dal contatto diretto col sangue mediante l'uso di appositi guanti in lattice. ATTENZIONE: in caso di perforazioni non rimuovere mai gli oggetti estranei L'estrazione deve infatti essere fatta sotto controllo medico e da personale sanitario perché può aggravare notevolmente l'emorragia. APPARATO URINARIO L'apparato urinario è formato da vari organi e muscoli (reni, uretere, vescica, uretra) che hanno lo scopo di purificare il sangue dalle scorie e di espellerle con l' urina Le funzioni escretorie sono espletate dai reni che sono responsabili di tutte le operazioni di filtrazione e trasporto dell'urina. I reni secernono l'urina e, attraverso due canali chiamati ureteri, la inviano alla vescica, in cui viene accumulata fino al momento della minzione. 2 Decorso dell'uretra femmina maschio APPARATO DIGERENTE L'apparato digerente dell'uomo è formato dal tubo digerente e dalle ghiandole della digestione. Il tubo digerente è lungo circa 10-12 metri e non ha nessuna interruzione, esso è composto dai seguenti organi: bocca, faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e crasso. Le ghiandole della digestione sono le ghiandole salivari, il fegato e il pancreas, le ghiandole gastriche e le ghiandole intestinali (o enteriche). LA BOCCA costituisce l'apertura iniziale del tubo digerente ed è delimitata anteriormente dalle labbra e dalle arcate dentali, che sono l'insieme di tutti i denti inseriti nella mascella superiore e in quella inferiore, detta mandibola. In alto la bocca è limitata dal palato e in basso dal pavimento boccale dove c'è la lingua, un muscolo volontario rivestito di cellule particolari, le papille gustative. LA FARINGE è la parte posteriore della cavità orale e rappresenta il punto di incrocio tra la via digerente e l'apparato respiratorio. Essa presenta una apposita valvola cartilaginea, l'epiglottide, che chiude le vie aeree al passaggio del cibo. L'ESOFAGO è un lungo canale muscoloso che termina con una valvola, detta cardias, che lo mette in comunicazione con lo stomaco. 3 LO STOMACO è un organo muscoloso a forma di sacco rivestito internamente da una mucosa. E' posizionato nella parte centrale dell'addome e comunica con l'intestino attraverso una valvola detta piloro. L'INTESTINO è un lungo tubo avvolto su se stesso e situato nella parte inferiore dell'addome. Esso è ricoperto da una membrana, il peritoneo, che comprende l'intestino tenue e crasso. L'intestino tenue è la parte più importante ed è formato dal duodeno, dal digiuno e dall'ileo. Nella sua parte interna si trovano i villi intestinali, protuberanze ricche di vasi sanguigni e vasi linfatici adibite all'assorbimento dei prodotti della digestione. L'intestino crasso è composto dal cieca, provvisto di una appendice vermiforme, dal colon (ascendente, trasversale e discendente) e dal retto che termina con l'apertura anale. LE GHIANDOLE DELLA DIGESTIONE sono adibite alla produzione di succhi che svolgono un ruolo importante nella trasformazione degli alimenti durante la fase della digestione. Le ghiandole salivari si trovano principalmente sotto la lingua; esse producono la saliva che contiene un importante enzima, la ptialina. Il fegato, la ghiandola più voluminosa, è situato nella parte superiore destra dell'addome e produce un liquido gialloverdastro, la bile. Questa si raccoglie nella vescichetta biliare o cistifellea e da qui, attraverso il coledoco, raggiunge il duodeno. Il pancreas è situato dietro lo stomaco, nella cavità addominale. Esso produce e riversa nel duodeno il succo pancreatico; secerne e versa nel sangue due ormoni, l'insulina e il glucagone, grazie alla presenza di piccoli ammassi cellulari detti isole di Langerhans USTIONI L'ustione è una lesione dei tessuti (specie pelle e strati profondi) provocata dal contatto con calore elevato o con sostanze chimiche, quali gli acidi, le basi forti e i solventi. Le ustioni vengono divise in tre tipi, a seconda della loro gravità: • primo grado (la più lieve) quando la pelle appare semplicemente arrossata e da luogo a un dolore bruciante ma sopportabile; • secondo grado l'ustione che rende la pelle gonfia, dolente, arrossata e cosparsa di vescicole piene di liquido ( FLITTENE ) 3 • terzo grado (la più grave) quando la pelle e il tessuto muscolare appaiono anneriti e letteralmente carbonizzati . Ustioni di primo grado Il danno è limitato alla formazione di una semplice eritema con lieve essudazione. L'eritema guarisce quasi sempre senza lasciare traccia, a volte può produrre una pigmentazione più o meno scura. Un esempio tipico è costituito dall'arrossamento della pelle dopo esposizione solare in alta montagna o al mare. Il bruciore, alquanto fastidioso nella prima notte, si attenua gradatamente nei giorni successivi. Segue un inscurimento della cute e quindi l'eliminazione dello strato corneo, che si desquama in piccole lamelle. Se l'ustione avviene frequentemente, l'imbrunimento della pelle della parte lesa può divenire definitivo. Ustioni di secondo grado L'essudazione è cospicua, i liquidi che fuoriescono da vasi sanguigni e linfatici si accumulano, provocando bolle e larghe flittene. Le vescicole appaiono pochi minuti dopo l'ustione, ma possono comparire anche a qualche ora da essa. Le bolle possono formarsi nei diversi strati dell'epidermide (bolle superficiali) o tra l'epidermide e il derma (bolle profonde). Le vescicole contengono liquido chiaro e limpido, di carattere sieroso, questo fuoriesce facilmente, sia che le vescicole si aprano spontaneamente che se vengono aperte. Sotto di esse si evidenzia il derma superficiale (corion) di colore rosso vivo, molto sensibile e dolente, questo diviene facilmente preda di germi, andando incontro a rischi di suppurazione. È per questo che occorre proteggere le vescicole affinché non si rompano ed eventualmente prendere le dovute precauzioni sulle zone che si sono aperte. Nella fase di rigenerazione delle cellule ustionate, sopra l'epidermide si forma di solito una crosta brunastra, quando il derma è ricostruito, la crosta cade spontaneamente in breve tempo. La cute nuova si rende identica a quella circostante con completa restitutio ad integram (senza tracce della lesione subita). 3 Ustioni di terzo grado Si ha la necrosi dei tessuti, con formazione di escare (placche nerastre) di tessuti devitalizzati che si demarcano con difficoltà. La distruzione dei tessuti può arrivare in profondità, fino alle ossa o alle visceri, arrivando alla carbonizzazione di una parte (ad esempio un arto) o di tutto il corpo. Il tessuto può andare incontro a cancrena secca se questo è stato sottoposto ad un forte disidratamento. In questo caso si presenta molto duro e di colore nero. Oppure il tessuto può essere vittima di cancrena liquida, come nel caso di ustione da vapore acqueo surriscaldato, in tal caso il tessuto è molle e biancastro. Nei casi più gravi sopraggiunge la morte, altrimenti il tessuto in cancrena viene eliminato, con una formazione cicatriziale che inizia dal tessuto sano circostante. Queste cicatrici si presentano sporgenti e sono lente a completarsi; possono andare incontro anche a ritrazione, causando deformità, gravi limitazioni ai movimenti e gravi alterazioni estetiche. Le ustioni da corrente elettrica sono sempre di terzo grado. Ustioni profonde o estese Per le ustioni profonde o estese si hanno reazioni generali che vanno dalla febbre allo shock . Lo shock interviene in presenza anche di un solo 15-20% di superficie corporea ustionata, a causa della perdita di liquidi che si verifica sia sulla superficie che per l'essudazione dei tessuti. Nelle usioni di secondo grado molto estese se si rompe la flittene vi sarà rischio di infezioni, quindi si potrà usare come una normale ferita il disinfettante. Ricordarsi di usare sempre la garza, mai il cotone. REGOLA DEL 9 Valutazione della percentuale di superficie corporea ustionata 3 testa e collo, 9% parte anteriore del tronco , 18 % parte posteriore del tronco 18 % arti superiori , 9 % arti inferiori , 18 % perineo , 1 % La situazione è grave se l'ustione coinvolge oltre il 15 per cento della superficie corporea, oppure se è composta da lesioni di terzo grado che superano il 5 per cento: in questo caso sono necessarie cure di sostegno per tutto l'organismo, come la somministrazione di liquidi endovena, e di solito il ricovero in un centro per grandi ustionati. Per i bambini il limite critico è più basso, circa il 10 per cento. TIPOLOGIA USTIONI Ustioni provocate da fuoco: in questi casi bisogna soffocare le fiamme con coperte. Non tentare di togliere i vestiti bruciati, perchè è possibile che questi si siano attaccati alla pelle, piuttosto raffreddare con acqua la parte lesa. Ustioni provocate da liquidi caldi: bisogna immergere la parte in acqua fresca oppure sotto la doccia. 3 Ustioni da corrente elettrica: prima di qualsiasi movimento bisogna interrompere la corrente elettrica. Controllare se la respirazione è regolare e iniziare l’azione di soccorso. Le ustioni chimiche:dirigere un forte getto d’acqua sulla zona lesa, in modo da togliere la sostanza, per almeno 10 minuti. Tagliare gli abiti rapidamente, senza toccarli con le mani nude. Ustioni chimiche : Lavate scrupolosamente con acqua la regione colpita per diluire ed asportare la sostanza chimica. Quindi comportatevi come se si trattasse di una ustione da calore. Alcune sostanze, come l’acido solforico e la calce viva, reagiscono con l’acqua producendo grande quantità di calore: in questi casi il lavaggio deve essere continuato per non meno di 10 minuti. Se un occhio è stato colpito dalla sostanza chimica, lavatelo con prudenza ma accuratamente con acqua sterile o con soluzione salina. Coprite con una medicazione sterile e consultate subito un medico. CONGELAMENTO Perdita eccessiva del calore corporeo Subito prima del congelamento, la pelle può apparire arrossata ,ma con il procedere del congelamento la pelle diventa bianca o grigiogiallastra. Può esservi o no dolore Se possibile togliere gli indumenti costrittivi come scarpe, cinture, anelli... Riscaldare con il calore del proprio corpo le mani e i piedi della vittima stringendoli nel cavo ascellare o tra le cosce. Riscaldare tutto il corpo con panni pesanti e far bere bevande calde (non alcolici poichè dilatano i vasi sanguigni provocando dispersione di calore). La zona colpita non deve essere umida, quindi cambiare i vestiti del paziente con indumenti asciutti. Nei casi di congelamento grave chiamare un soccorso di emergenza. ASSIDERAMENTO È la prolungata esposizione al freddo. Sintomi: intorpidimento, sonnolenza, barcollamento, diminuzione della vista, perdita di coscienza. Portate il paziente in un luogo caldo. Avvolgetelo in coperte o mettetelo in una vasca da bagno contenente acqua non molto calda. Quando si sarà riscaldato, asciugatelo accuratamente e copritelo con coperte di 3 lana. Dategli bevande calde, non alcoliche, se non ha perduto la conoscenza. Badate che non si arresti il respiro COLPO DI SOLE / COLPO DI CALORE − COLPO DI SOLE: produce ustioni causate dai raggi solari, provocando il riscaldamento della superficie cutanea. I sintomi sono: cefalea, confusione mentale, allucinazioni, rossore del viso, polso frequente, vomito, perdita di coscienza, coma, rischio di morte. Bisogna in questi casi porre il soggetto al riparo dal sole e metterlo in posizione laterale, inoltre bisogna dargli da bere (acqua non gelata) e fargli impacchi sulla fronte con la borsa da ghiaccio. - COLPO DI CALORE: causato dalla permanenza in luoghi chiusi dove la temperatura è elevata con molto umidità. I sintomi sono: l’aumento della sudorazione e in seguito secchezza della pelle, respiro superficiale e affannoso, pallore, eccitazione nervosa, polso frequente, cefalea, crampi. Bisogna liberare la persona dagli abiti e porla in ambiente ventilato. Bagnare il corpo con acqua fresca e mettere sulla fronte del ghiaccio. Se il soggetto è cosciente dargli da bere acqua con bicarbonato di sodio( serve per ristabilire l’equilibrio idro-salino) AVVELENAMENTI Intossicazione organica dovuta a fattori esterni MONOSSIDO DI CARBONIO L’ossido di carbonio è un gas incolore e inodore che uccide senza che la vittima se ne accorga. Può essere infiammabile ed esplosivo. I sintomi dell’avvelenamento da ossido di carbonio sono: mal di testa, vertigini, debolezza, difficoltà respiratoria, talora vomito, quindi collasso e perdita di coscienza. La pelle, le unghie delle mani, le labbra possono assumere un colore rosso vivo. Primo soccorso: non respirate voi stessi l’aria dell’ambiente in cui è avvenuto l’incidente! Se l’infortunato si trova in un luogo di difficile accesso ricordate che il soccorritore deve: 3 • indossare una maschera per proteggere il volto e gli occhi da fumi o vapori irritanti; • respirare l'aria erogata da una bombola; • essere assicurato ad una fune di sicurezza ed aiutato da altri soccorritori. Portate subito il paziente all’aria aperta o aprite tutte le finestre e le porte. Iniziate subito la respirazione artificiale se il soggetto non respira o respira in modo irregolare. Verificate la necessità del massaggio cardiaco AVVELENAMENTI DOMESTICI I prodotti più pericolosi : • detersivi per lavastoviglie • igienizzanti per il water • pulitori per forni e metalli • prodotti anticalcare • pulitori per vetri • candeggina • antitarme • smacchiatori ( trielina - benzina ) • solventi per vernici • smacchiatori per ruggine • insetticidi SINTOMI Mal di pancia, vomito, diarrea, bruciore alla gola, respirazione difficile 3 COSA FARE • Recarsi immediatamente al più vicino Pronto Soccorso, anche se non si notano segni particolari. • Occorre essere tempestivi ! • Portare con sé la scatola della medicina ingerita o il contenitore del liquido o polvere ingerito. • Chiamare un Centro Antiveleni, se il Pronto Soccorso è molto distante o c'è difficoltà a raggiungerlo. COSA NON FARE ! • Provocare il vomito, se non espressamente consigliato dal Centro Antiveleni. • Non somministrare latte, in quanto contiene alcuni grassi che possono favorire l'assorbimento di alcuni veleni ingeriti. MORSI DI ANIMALI Il rischio maggiore è la rabbia ( causata non solo dal morso di un cane ma anche da gatti, topi, lupi, equini, suini, ovini...) come il tetano e le infezioni. Appena avvenuta la morsicatura bisogna lavare la ferita con l’acqua e sapone risciacquandolo molto. In seguito si fa la vaccinazione anti-rabbica ( non per tutte le morsicature). Se si tratta di un cane informarsi dal padrone se ha effettuato la vaccinatura contro la rabbia, in caso contrario bisogna portare l’animale in osservazione dal veterinario per almeno 10 giorni, se durante questo periodo si mantiene sano, non occorre vaccinazione. Si consiglia di rivolgersi all’ufficio di igiene o ad un centro anti-rabbico. Se, invece si tratta di un morso di vipera , il veleno entrato in circolo può produrre seri effetti sul sistema cardiocircolatorio . CONTATTARE IMMEDIATAMENTE IL CENTRO ANTIVELENI ED ESEGUIRE LE ISTRUZIONI RICEVUTE . NON SOMMINISTRARE SIERO ANTIOFIDICO , NON SUCCHIARE DALLA FERITA CAUSATA DAL MORSO DELLA VIPERA 3 TRANQUILLIZZARE L’INFORTUNATO IN ATTESA DELL’ARRIVO DELL’AMBULANZA PUNTURE D’INSETTI Le api, le vespe e i calabroni possono provocare punture preoccupanti. In caso di persone predisposte a reazioni allergiche si può avere un collasso cardiocircolatorio (tenere sempre a portata di mano un preparato al cortisone). In questi casi, se possibile, estrarre con delle pinzette il pungiglione ( puntura di ape ) e applicare sopra la puntura del cotone imbevuto con ammoniaca e acqua (già pronta in farmacia). SCHEDE 118 Sulla base dei dati forniti da chi richiede il soccorso, la Centrale Operativa assegna ad ogni intervento un codice presunto di gravità che indica la criticità stimata della situazione e di conseguenza la tempestività d'intervento richiesta per ridurre al minimo la possibilità di una compromissione delle situazione clinica. . CODICI COLORE CODICI PATOLOGIE NON CRITICO Paziente illeso Falsa chiamata Scherzo da espletare una volta risolti tutti gli altri casi 3 Lievi traumi osteo-articolari, distorsioni, piccole lussazioni POCO CRITICO Frattura minore non scomposta Coliche di ogni tipo Stati febbrili differibile anche per tempi mediamente lunghi Lievi ustioni di II grado inferiori al 15% del corpo Lipotimie già risolte Fratture multiple o esposte Insufficienza respiratoria lieve CRITICO Emorragie modeste Ustioni di II grado maggiori del 20% o ustioni di III grado intervento indifferibile da effettuare prima possibile Angina o aritmie non complicate Ictus senza segni di ipertensione endocranica Stato di agitazione Compromissione delle funzioni vitali Politrauma MOLTO CRITICO Cadute da oltre 3 metri Grave difficoltà respiratoria Shock Coma di qualsiasi tipo da espletare nel più breve tempo possibile. In caso di codice rosso vengono sospesi tutti gli altri codici Infarto con disturbi del ritmo o shock Edema polmonare acuto Gravi emorragie Intossicazioni gravi Annegamento Folgorazione Ipertensione endocranica 4 Trauma vertebrale con segni neurologici Aborto in atto o sospetto Patologia vascolare acuta (embolie, aneurismi etc) ATTREZZATURE DI SOCCORSO TAVOLA SPINALE Con l'utilizzo di quest'attrezzatura e' possibile immobilizzare completamente la testa ed il corpo del paziente per mezzo di cinghie regolabili. E' impiegata principalmente per il trasporto di persone traumatizzate e durante i servizi effettuati con l'eliambulanza. BARELLA A 'CUCCHIAIO’ Questa attrezzatura e' usata per il soccorso del traumatizzato per il passaggio da terra ll t l i l h ' tt di E' composta da due meta' complementari in alluminio separabili longitudinalmente tramite due cerniere poste agli estremi e regolabili in lunghezza. 4 MATERASSINO A DEPRESSIONE E' usato per il trasporto dei pazienti politraumatizzati e prevede il precedente utilizzo della sollevare il barella paziente a e 'cucchiaio' per posarlo sul materassino stesso. E' composto da due camere impermeabili contenenti delle piccole sfere di poliuretano T it i i i KED® Il corpetto trauma-estricatore (o KED®) e' utilizzato per immobilizzare e sostenere il paziente vittima di un sospetto trauma alla colonna vertebrale o con una patologia spinale nota. E' composto da un corpetto semirigido e da una serie di cinghie che vengono utilizzate per mantenere fermo il paziente durante il trasporto, nonche' di striscie di velcro per fissare il mento e la fronte. 4 STECCOBENDE Le steccobende vengono utilizzate per soccorrere un paziente vittima di una lesione traumatica degli arti (fratture, distorsioni, ecc.). Esistono fondamentalmente due tipi di steccobende: 'box split' (qui raffigurate) che sono costituiti da stecche rigide e da cinghie per legarle e 'immobilizzatori a depressione' che funzionano con lo stesso sistema del materassino. COLLARI I collari sono usati per immobilizzare la colonna vertebrale nel tratto cervicale, soprattutto in pazienti vittime di incidenti automobilistici. Ci sono vari modelli di collari tra cui quelli in 'schiuma espansa' che sono composti da una striscia sagomata che si adatta al mento del paziente e quelli in 'plastica semirigida' che possono essere in uno o due pezzi e che garantiscono una migliore immobilizzazione. 4 PALLONE AMBU Pallone di Ambu: è uno strumento composto da un pallone autoespandibile e da una valvola unidirezionale, con cui viene assistito il respiro tramite una maschera posizionata sul viso del paziente. La compressione esercitata sul pallone libera un flusso d’aria (o una miscela di ossigeno e aria) che raggiunge i polmoni. CANNULE Cannule di Guedel : cannule orofaringee che integrano il Pallone di Ambu nell’immissione di aria nei polmoni durante la RCP Il tassello colorato facilita l’identificazione della misura nelle manovre di emergenza 4 Allar CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA Rianimazione cardiopolmonare La rianimazione cardiopolmonare è una tecnica di primo soccorso che può - in alcune circostanze - essere determinante per salvare la vita di un infortunato. Viene spesso utilizzato l'acronimo BLS, dall'inglese Basic Life Support. Funzione Lo scopo di tale manovra è quello di mantenere ossigenato il cervello e il muscolo cardiaco, insufflando con forza aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte compressive sull'emitorace, un minimo di circolazione del sangue. Manichino Ogni manovra a scopo didattico deve essere effettuata esclusivamente sul manichino, dal momento che le manovre di BLS sono estremamente invasive e non possono essere praticate se non in caso di assoluta necessità. Non è raro che una manovra di BLS provochi la frattura di una o più costole. Per questo motivo si utilizza un attrezzo didattico che riproduce il corpo umano ed è in alcuni casi attrezzato con una serie di sensori per aiutare a valutare ed eventualmente correggere le manovre svolte dal soccorritore. 4 Preliminare Prima di compiere qualsiasi azione, è necessario verificare se sussistono ulteriori pericoli, ad esempio se il soggetto inanimato è a contatto con parti sotto tensione, se vi sono odori di gas o liquidi. Il manichino ritratto ha un filo elettrico in mano: eppure sono stati pochi quelli che hanno prudentemente utilizzato un bastone o dei giornali asciutti per spostare il filo prima di toccare il manichino Mito e realtà Il cinema e la televisione hanno spesso presentato la manovra di rianimazione cardiopolmonare o uno dei successivi anelli della catena del soccorso come qualcosa di miracoloso, magari in grado di rimettere in piedi un paziente colpito da infarto. La realtà è molto diversa, sia per la persona colpita da malore, sia per il soccorritore. Lo scopo della manovra è quello di garantire un minimo di ossigenazione agli organi vitali, prevenendo i danni da anossia cerebrale ( mancanza di ossigenazione alle cellule del cervello ). Nei rari casi il cui le funzioni vitali riprendono durante la manovra, spesso non si era in presenza di un reale arresto cardiocircolatorio . L'addestramento del soccorritore è ugualmente importante, sia per prevenire sensi di colpa ingiustificati in caso di insuccesso della manovra, sia non trovarsi impreparati alle diverse eventualità che generalmente si verificano in tali circostanze e non sono riproducibili durante un'esercitazione, quali il vomito, emorragie, rottura di una o più costole della gabbia toracica, tensione nervosa, affollamento e presenza di curiosi . 4 La rianimazione, come il termine insegna, viene praticata esclusivamente su un soggetto inanimato, privo di conoscenza, che non risponde al richiamo verbale e agli stimoli tattili dolorosi (per esempio, se pizzicato). Il soggetto deve essere su una superficie rigida, ad esempio sul pavimento, con la testa allineata con il resto del corpo. Il torace deve essere scoperto, anche tagliando gli abiti se necessario. DEFIBRILLATORE SEMIAUTOMATICO In Italia, il 46% dei decessi avviene a causa di malattie cardiovascolari. Ogni anno oltre 50.000 persone vengono colpite da arresto cardiaco improvviso, quasi sempre accompagnato da fibrillazione ventricolare , una grave aritmia che impedisce ai ventricoli di contrarsi in maniera efficace. In questi casi, la somministrazione di uno shock da corrente elettrica da parte di un defibrillatore può salvare la vita. E’ il tempo a fare la differenza: ogni minuto che trascorre fa diminuire del 7-10% la possibilità di sopravvivenza. Su di essa e sugli esiti a distanza dell’arresto cardiaco improvviso, una defibrillazione precoce influisce dunque ancor più delle manovre di rianimazione cardiopolmonare di base ( massaggio cardiaco e ventilazione artificiale ). VA COMUNQUE RICORDATO CHE QUESTE APPARECCHIATURE SONO USATE DA PERSONALE CERTIFICATO AL SOCCORSO E ADDESTRATO AL LORO UTILIZZO DEFIBRILLATORE SEMIAUTOMATICO 4 TECNICA A B C La tecnica di BLS è basata innanzitutto sulla rigida applicazione di una procedura che viene denominata ABC, dalle iniziali delle parole inglesi Airway, Breathing, Circulation. Non ha molto senso infatti soffiare aria se le vie aeree sono ostruite! Al primo posto comunque vi è il controllo dello stato di coscienza. A ( Airways ) PERVIETA’ DELLE VIE AEREEdelle vie aeree B ( Breathing ) RESPIRAZIONE = r C ( Circulation ) CIRCOLAZIONE = circolazione Sequenza Valuta la situazione: se l'infortunato è vittima di un trauma, le manovre indicate di seguito non sono consigliate! Verifica lo stato di coscienza, definita come capacità di rispondere agli stimoli esterni. Scuoti leggermente per le spalle l'infortunato, chiamalo a voce alta, guarda se apre gli occhi. Se non reagisce è incosciente: fai chiamare il 118 Posizionalo supino su un piano rigido, scopri il torace, allenta eventali cravatte o indumenti che stringono. Il pericolo che corre una persona incosciente è l'ostruzione delle vie aeree: anche la stessa lingua può cadere all'indietro e impedire la respirazione, a causa della perdità di tonicità della muscolatura. Per evitare questo poni una mano sulla fronte, porta indietro la testa, con l'altra controlla se c'è qualcosa in bocca e nel caso rimuovilo, poi poni due dita sotto il mento e sollevalo. Il mantenimento del capo in estensione è la più importante delle prime manovre in quanto provoca lo stiramento delle strutture anteriori del collo e di conseguenza il distacco della base della lingua dalla parete posteriore del faringe. A volte, questa manovra da sola non è sufficiente, per cui sarà necessario spostare in avanti la mandibola ( sublussazione ). 4 Trauma: la sequenza A-B-C del BLS non è diversa in caso di evento traumatico, ma nel mantenimento della pervietà delle vie aeree si deve tenere conto della possibilità di lesioni alla colonna cervicale, quindi: • sollevamento del mento o della mandibola senza estensione del capo (testa in posizione neutrale); • mantenimento in asse di testa e collo. Dopo aver verificato la pervietà delle vie aeree, è necessario controllare se l'infortunato respira. La posizione ideale per farlo è accostare la guancia alla sua bocca (a circa 3-5 cm), osservando nel frattempo il torace, poggiandovi delicatamente una mano: se la persona respira, dovreste 1. avvertire un flusso d'aria sulla guancia 2. ascoltare il respiro 3. sentire con la mano il movimento alternativo del torace 4. osservare il movimento del torace G GUARDA i movimenti del torace A ASCOLTA il passaggio dell’aria S SENTI l’alito dell’infortunato 4 Quest'osservazione viene mantenuta per 10 secondi, contando ad alta voce. Contare ad alta voce può aiutare chi interviene nel frattempo e conosce i fondamenti della BLS a capire senza interrompervi che può essere necessario il suo aiuto. Se l'infortunato non respira, è necessario iniziare la respirazione artificiale, di solito con la tecnica bocca a bocca. La testa viene ruotata all'indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano mentre estende la mandibola con l'altra per mantenere la bocca aperta. La respirazione bocca a bocca comporta l'insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell'infortunato, operazione che deve essere compiuta solo su un soggetto che non respira, con l'ausilio di una mascherina o di un boccaio. In caso di mancanza, un fazzoletto di cotone può essere impiegato per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca dell'infortunato. All'inizio vengono praticate due insufflazioni, in rari casi possono essere sufficienti a far riprendere la respirazione spontanea. Se il paziente non riprende la respirazione spontanea, è necessario controllare la circolazione. Se questa è assente, ci troviamo in una condizione di arresto cardiorespiratorio. È necessario fare attenzione a non confondere ansimi e gorgoglii emessi in caso di arresto respiratorio con la respirazione normale. Ricerca eventuali segni di circolo: movimenti, colpi di tosse, attività respiratoria. Se sei stato addestrato a farlo, controlla le pulsazioni in corrispondenza della carotide ( polso carotideo ), posizionando due dita sul pomo d'Adamo e facendole scorrere verso il lato sull'incavo soprastante l'arteria carotide. Per queste valutazioni impiega al massimo 10 secondi. 5 Se manca la respirazione, ma la circolazione è presente, continua la respirazione artificiale. Controlla di nuovo la circolazione con regolarità, dal momento che il paziente può andare in arresto cardiaco in qualunque momento. Se manca la circolazione, è indispensabile mandare qualcuno a chiamare aiuto, anche se i soccorsi sono stati già chiamati, è importante informare che c'è una persona in arresto cardiaco. Compressioni toraciche: • Il paziente deve trovarsi su una superficie rigida ( una superficie morbida o cedevole rende completamente inutili le compressioni ). • Inginocchiati a fianco del torace. • Rimuovi, aprendo o tagliando se necessario, gli abiti dell'infortunato. La manovra richiede il contatto con il torace, per essere sicuri della corretta posizione delle mani. • Colloca le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all'altra, due dita al di sopra del punto dove si incontrano le coste inferiori. Per evitare di rompere le coste, solo il palmo delle mani dovrebbe toccare il torace. 5 • Sposta il peso verso avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le tue spalle non sono direttamente sopra le tue mani. • Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, muoviti su e giù con determinazione. La pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 4-5cm per ciascuna compressione. È importante rilasciare completamente dopo ogni compressione. • Il ritmo di compressione corretto è di circa 100 compressioni al minuto, per aiutarti a raggiungere la velocità corretta, conta a voce alta man mano che fai le compressioni. • Dopo ogni 15 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la respirazione artificiale. • Ritorna dalla parte del torace e riposiziona le mani nella posizione corretta. : Ricerca dello sterno : Posizione delle mani Ripeti il ciclo di 15 e 2 per un totale di 4 volte ogni minuto. È necessario continuare finché: • Un medico non constata l'avvenuto decesso. • Arriva soccorso qualificato o ti viene chiesto di smettere da un medico o da un soccorritore certificato • Sei sfinito e non riesci a continuare. VENTILAZIONE CON MEZZI AGGIUNTIVI E' opportuno che il personale sanitario utilizzi mezzi aggiuntivi di ventilazione, evitando, quando 5 possibile, il contatto diretto con il paziente. Ventilazione bocca-maschera: Si pratica per mezzo di una maschera tascabile (pocket mask) o di maschere per rianimazione tradizionali. Tecnica: • posizionati dietro la testa della vittima; • appoggia la maschera sul viso della vittima; • solleva la mandibola ed estendi la testa con entrambe le mani; • mantieni aderente la maschera con pollice ed indice di entrambe le mani; • insuffla nel boccaglio della maschera. ESEMPIO DI VENTILAZIONE BOCCA - MASCHERA La ventilazione bocca-maschera è molto efficace, di facile esecuzione e permette di erogare un volume elevato ad ogni atto. Raccordando la maschera ad una sorgente di ossigeno è inoltre possibile ventilare con aria arricchita di ossigeno. E' possibile utilizzare tale tecnica anche in posizione laterale. Ventilazione pallone-maschera: Si effettua utilizzando il sistema pallone autoespansibile-maschera e, non appena possibile, ossigeno. Una valvola unidirezionale permette all'aria espirata di non rientrare nel pallone e quindi di non essere reinspirata. Possono essere ottenuti arricchimenti di ossigeno di varia entità, a seconda che venga utilizzato o meno un reservoir ( serbatoio ) e a seconda del flusso di ossigeno impiegato ( valori indicativi in tabella ). Sistema pallone autoespansibile-maschera con flusso di concentrazione di ossigeno inspirato: 10-12 lt / min senza reservoir 40-50% di O2; 10-12 lt / min con reservoir 80-90% di O2. 5 Tecnica: • posizionati dietro la testa del paziente; • appoggia la maschera, solleva la mandibola ed estendi la testa con la mano sinistra; • comprimi il pallone con la mano destra ( mano a C ). VENTILAZIONE CON PALLONE AMBU PROVVISTO DI RESERVOIRE BLS in alcune situazioni particolari La sequenza di intervento può richiedere alcune modifiche in alcune situazioni particolari: © Ipotermia : l’ipotermia riduce il consumo di ossigeno dei tessuti e prolunga pertanto la resistenza del cervello all’ipossia, ne consegue un aumento talvolta considerevole del tempo a disposizione per iniziare il BLS. Nella sequenza la valutazione della presenza di un circolo richiede fra 30 e 44 secondi (frequente la bradicardia estrema). © Annegamento: il BLS nel paziente annegato non differisce sostanzialmente da quello standard; non sono necessarie manovre per estrarre il liquido dalle vie aeree (l’inondamento polmonare è frequente) e non sono indicate le manovre di Heimlich, a meno che non si sospetti ostruzione da materiale solido. E’ consigliabile durante il massaggio cardiaco esterno porre il capo in posizione laterale per evitare l’ab ingestis (spesso lo stomaco contiene ingenti quantità di liquido). 5 © Trauma: nel paziente gravemente traumatizzato l’efficacia del BLS risulta considerevolmente ridotta. Fondamentale mantenere in asse il rachide cervicale: non praticare l’iperestensione del capo nè spostare la vittima senza aver prima immobilizzato il segmento cervicale. © Shock elettrico e folgorazione: il BLS non differisce da quello standard. Importante tenere dei comportamenti che non mettano a rischio i soccorritori (rimozione della vittima da un luogo a rischio di altro fulmine, interruzione del contatto con sorgente di elettricità usando materiale non conducente). © Gravidanza: nel praticare il massaggio cardiaco nella donna gravida bisogna ruotare il corpo della vittima verso sinistra per ridurre la compressione dell’utero sul sistema cavale ( e quindi sul ritorno venoso). BLS nei bambini ( PBLS ) Il metodo per la BLS nei bambini da 12 mesi a 8 anni è analogo a quello utilizzato per gli adulti. Ci sono tuttavia delle differenze, che tengono conto della minore capacità polmonare dei bambini e del loro ritmo di respirazione più veloce. Inoltre, è necessario ricordare che le compressioni devono essere meno profonde di quanto non è necessario negli adulti. Viene raccomandato un rapporto di 5:1 tra compressioni e insufflazioni. E' indispensabile che ogni genitore conosca e sappia affrontare alcune situazioni d' emergenza in cui possono trovarsi coinvolti i propri figli. Spesso bastano piccoli accorgimenti per potere risolvere grandi e piccole emergenze che altrimenti potrebbero comportare conseguenze anche gravi. Durante un' emergenza la paura e la fretta non aiutano a ragionare e spesso non basta avere letto e capito i comportamenti che bisogna 5 adottare. Pertanto si consiglia vivamente di imparare ad attuare in pratica le procedure d' emergenza e per questo esistono corsi specifici con esercitazioni e simulazioni su manichini. Ciò è fondamentale per soccorrere una persona, sia esso un adulto ( corsi BLS ) che un bambino ( corsi PBLS ), e mantenere le funzioni vitali fino all' arrivo dei soccorsi medici. Tutti dovrebbero frequentare uno di questi corsi. Ogni azione va eseguita solo dopo una accurata valutazione dell’assenza dei parametri vitali. Le tecniche da applicare sono diverse a seconda dell’età del Paziente e quindi, e' importante distinguere tre fasce d’età: 1. Lattante da 0 a 1 anno 2. Bambino piccolo da 1 a 8 anni 3. Bambino grande al di sopra degli 8 anni (tecniche del BLS adulti) Ricordare che: un bambino di 1 anno pesa circa 10 Kg ed e lungo circa 75 cm. un bambino di 8 anni pesa circa 25 Kg ed e lungo circa 125 cm. Di seguito, saranno riassunte le manovre di rianimazione che qualsiasi persona può intraprendere per mantenere in vita un bambino; poi, saranno analizzate alcune situazioni più specifiche e che più frequentemente possono presentarsi. A) = vie aeree ( AIRWAYS )- aprire le vie aeree e liberarle da eventuali ostruzioni ( oggetti, lingua, vomito ) sdraiando il bambino in posizione supina su una superficie rigida con testa leggermente iperestesa ( ( arrotolare qualcosa sotto al collo ) e spingendo con una mano per aprire la mandibola . Fanno eccezione i bambini con trauma cranico o politrauma: in questo caso, non si deve iperestendere la testa perché ci potrebbe essere una lesione della colonna vertebrale 5 B) = respiro ( BREATHING ) - se dopo A non esce ancora aria dalle vie aeree, applicare la propria bocca su quella del bambino e tappare le narici con una mano ( nei bambini più piccoli si può fare aderire le labbra contemporaneamente su bocca e naso del bambino ) ed insufflare lentamente e profondamente aria nel bambino, guardando se il torace si muove e si espande. Staccare, quindi, le labbra ed aspettare che il bambino espiri da solo. Ripetere la manovra 5 volte. 5 Se c'è ripresa del respiro dopo A o B, posizionare il bambino sul fianco sinistro con la testa più bassa del torace ( posizione di sicurezza ) per evitare che la lingua caschi all' indietro ostruendo le vie aeree o che un eventuale vomito finisca nei bronchi e chiamare i soccorsi. C) =cuore e circolo ( CIRCULATION )- se dopo B non c'è ripresa della respirazione allora si palpano i polsi ( brachiali nei lattanti, carotidei in quelli più grandi ) . Qualora si apprezzi il battito cardiaco, si continua la ventilazione bocca a bocca con una frequenza di 20 atti / min nei bambini > 8 anni e 12 atti / min nei più grandi, rivalutando i polsi ogni minuto. In assenza di pulsazioni si devono praticare delle compressioni toraciche ( massaggio cardiaco ) che per essere efficaci, devono determinare una depressione dello sterno di circa 1 / 3, 1 / 2 della gabbia toracica. 5 Il punto di applicazione del massaggio varia a secondo l'età: 1- lattante - sullo sterno con due dita appena sotto la linea immaginaria che unisce i due capezzoli. 2- Da 1 a 8 anni - con una mano due dita sopra il margine inferiore dello sterno. 3- < 8 anni - stesso posto ma con due mani ed il peso del proprio corpo. La frequenza del massaggio deve essere di 100 / min. Il rapporto fra massaggio e respirazione è di 5:1 ATTENZIONE: Se si è da soli si deve effettuare almeno 1 minuto di RCP prima di chiamare i soccorsi. Solo allora, anche se sono ancora assenti i polsi e/o il respiro, si consiglia di interrompere la RCP per cercare aiuto lasciando però il bambino in posizione di sicurezza e riprendendo la RCP il prima possibile. 5 Esecuzione compressioni toraciche nel lattante: Tecnica a due dita: 1. comprimere mantenendo le dita perpendicolari allo sterno. Tecnica a due mani: 1. abbracciare il torace con le due mani sorreggendo la colonna del bambino; 2. posizionare i pollici un dito al di sotto della linea inter-mamillare; se le dimensioni del bambino lo consentono, e' da preferire perche' piu' efficace. STRESS POST-TRAUMATICO 1.- PREMESSA Chi offre un aiuto in situazioni di calamità naturale o emergenza in genere, sovente è un volontario la cui preparazione di base è stata per lo più orientata all'addestramento operativo nei possibili scenari d'intervento. Quest'addestramento non sempre è mirato e permanente, per cui il volontario che offre un aiuto, nella spinta motivazionali a fare e ad essere, lo fa ricorrendo all'impiego di risorse emotive personali, non di rado impegnando quelle più intime o già dedicate. La preparazione psicologica dei soccorritori non sempre è appropriata agli scenari nei quali essi sono previsti e di solito nell'emergenza, proprio perché si deve far fronte a problemi acuti di particolare mole e gravità, i volontari vengono utilizzati al meglio delle loro possibilità talvolta allo stremo di queste, col risultato in qualche caso di procurare stress e patologie psicologiche di media o seria entità Negli scenari simulati durante le esrcitazioni di protezione civile è impossibile ricreare quello che si può trovare in una calamità reale e per i volontari che prestano servizio SOLTANTO nei quotidiani interventi con l'ambulanza il trauma è ancora più grande Il trauma è una lesione o un forte shock emotivo che si può subire in una situazione di 6 immediato e diretto pericolo di morte o nel caso si perda una persona cara. Fra le conseguenze dei traumi vi è lo stress, cioè l’alterazione dello stato di benessere mentale o fisico. Per stress post-traumatico s’intende la condizione psicologica conseguente ad un trauma. Anche i soccorritori, volontari e non, che intervengono scavando fra le macerie o in situazioni di pericolo per sé e per gli altri, provano emozioni che possono provocare stress e disturbi fisici o psichici. Questo perché gli uomini e le donne possiedono geneticamente dei campanelli d’allarme che li predispongono ad affrontare il pericolo, ma la maggior parte non è preparata alle situazioni catastrofiche o a rispondere a disastri naturali. L’individuo rimane fermo al campanello d’allarme senza riuscire ad elaborare un meccanismo di risposta comportamentale adeguata a proteggerlo dal pericolo. In caso d’emergenza come incendi o inondazioni meno del 20% delle persone si dimostra all’altezza della situazione. Stando alle esperienze passate, chi ha subito stress post-traumatici ha alte probabilità di avere problemi rappresentati da irritabilità, fragilità emotiva, incubi. Tutti questi disturbi fanno parte di quella che è nota come sindrome da stress post-traumatico (PTSD). 6 2.- CHI È ESPOSTO A DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO? Per definizione i disturbi da stress post-traumatico sono la conseguenza dell’essere stati esposti ad un avvenimento traumatico inteso come una forma qualsiasi di danno importante. Questa definizione è oggi stata allargata anche all’essere stato presente a o all’essere stato informato di morti inaspettate o violente, di lesioni fisiche importanti o il sapere che un familiare o una persona cara è stata esposta al pericolo di morte o di traumi fisici significativi. E’ ovvio che più il contatto con l’esperienza traumatica è stato diretto, maggiore sarà l’impatto emotivo e fisico e più alte le probabilità che si vada incontro a disturbi. Non esiste però un rapporto lineare fra "dose subita" e "risposta": alcune persone hanno una reazione forte a traumi remoti, mentre altri affrontano esperienze terribili senza subirne conseguenze. Si possono soltanto individuare alcune regole generali. La maggioranza degli studi, per esempio, ha messo in evidenza che le donne hanno una probabilità maggiore degli uomini di andare incontro alla disturbi da stress post traumatico. Una esperienza traumatica è più facile che sfoci in disturbi se il soggetto ha avuto in precedenza esperienze dello stesso tipo; le persone più vulnerabili sono quelle che hanno dimostrato in precedenza una fragilità psichiatrica quali i soggetti che avevano sofferto di depressione, di ansia o di un’anomalia della personalità. 6 3.- I SINTOMI DA STRESS POST-TRAUMATICO I soccorritori si trovano spesso nell’impossibilità di agire rapidamente nei confronti delle vittime d’incidenti o disastri, assorbono i loro racconti di orrore e dolore e si colpevolizzano per questo. Il tutto si trasforma in processi di elaborazione psicologica che portano ai sintomi classici dei disturbi da stress post-traumatico: ipervigilanza, ipersensibilità, ricordi ricorrenti dell’evento, incubi, comportamenti di fuga, sintomi di depressione, disturbi del sonno, dell’appetito ed instabilità caratteriale. Questa elaborazione emotiva è un processo incontrollabile, imprevedibile e che si può presentare subito, ma anche dopo mesi. I traumatizzati mettono in atto comportamenti che li tengono lontani dagli stimoli temuti e la mancata elaborazione emozionale della reazione all’evento stressante porta ad un accumulo di ansia e tensione che con il passare del tempo si cronicizza in un vero e proprio stato depressivo. Diventa quindi legittimo chiedersi fino a che punto i soccorritori possano esporsi a questi rischi ed è prioritario che un moderno sistema di protezione civile favorisca anche la prevenzione e la promozione della salute psicofisica dei soccorritori. 4.- UNA TERAPIA PER I DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO Non esiste consenso sul modo di curare le vittime di disturbi da stress post traumatico. 6 Nei casi più gravi si fa uso di antidepressivi per diminuire l’irritabilità del sistema nervoso o psicoterapie che interrompono la sequenza di pensieri negativi o risposte condizionate che sono diventate automatiche. Alcuni analisti applicano tecniche note come debrifing o defusing che consistono, aldilà della pomposità del nome, nel lasciar parlare le persone colpite dai disturbi, preferibilmente in gruppo, della loro esperienza dando sfogo alle loro emozioni. 5.- VOLONTARIATO E DISTURBI DA STRESS POST-TRAUMATICO: COSA FARE? Si può parlare legittimamente di sindrome da stress post-traumatico quando si registrano sintomi acuti e questi durano per più di un mese. Sotto a questo livello si tratta di ansia "comune" per combattere la quale è sufficiente discernere le situazioni pericolose da quelle definite allarmanti solo dai mass media e applicare alcune semplici regole: · limitare l’esposizione ai mezzi d’informazione particolarmente allarmistici; · parlare dei fatti, delle emozioni e dello stress con esperti o amici; · usare molta ironia e frequentare ambienti che non generino ansia. Per il soccorritore sottoposto a situazioni post-traumatiche tutto questo non può bastare. L’autoprotezione è una regola fondamentale da tenere sempre presente: bisogna proteggere sé stessi e salvaguardare la propria incolumità mentale per tutelarsi, 6 tutelare i colleghi ed operare nei confronti della collettività. E’ quindi necessario condividere le proprie esperienze con altri, apprendere sia dai propri che dagli altrui successi e fallimenti, confidare nelle proprie capacità conoscendone i limiti e, nelle situazioni difficili, non vergognarsi di chiedere aiuto perché è naturale che i soccorritori prima d’incoraggiare e sostenere le vittime di disastri hanno bisogno di rafforzare sé stessi. 6