la gestione dell`amp punta campanella nel contesto del sistema
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “PARTHENOPE” FACOLTA’ DI SCIENZE e TECNOLOGIE Corso di laurea in SCIENZE AMBIENTALI TESI DI LAUREA LA GESTIONE DELL’AMP PUNTA CAMPANELLA NEL CONTESTO DEL SISTEMA NAZIONALE DELLE AREE NATURALI PROTETTE RELATORE CANDIDATO Ch.mo Prof. Giovanni Fulvio Russo Domenico Sgambati SM/358 Anno Accademico 2004/2005 1 2 Impetuose montagne che rovinano a mare ammaliate dal canto delle Sirene 3 -- Indice -Prefazione V CAPITOLO 1 – Il mondo delle Aree Naturali Protette 1 1.1 Il Sistema delle Aree Protette Scopi e funzioni dei parchi e delle riserve naturali 1.2 Il quadro normativo italiano Breve cronologia Le iniziative delle Regioni 1.3 La legge quadro sulle aree protette Gli aspetti più qualificanti della legge Risultati ottenuti e critiche 1.4 La classificazione delle aree protette 1.5 Aree Naturali Protette Nazionali Parchi Nazionali Riserve Naturali Statali Aree Marine Protette 1.6 Aree Naturali Protette Regionali Principi della 394/91 Parchi Regionali 1.7 Il mondo che ruota attorno ai parchi Federparchi Cooperative ed Associazioni Ambientaliste Le conventions dei parchi 1 3 4 5 11 12 13 15 18 22 24 33 33 34 35 35 37 37 40 48 CAPITOLO 2 – Le Aree Marine Protette 51 2.1 La protezione dell’ambiente marino Il contesto internazionale Il contesto italiano – le aree marine protette 2.2 Il quadro normativo Le leggi I vincoli e la zonazione Iter legislativo per l’istituzione di una AMP 2.3 La gestione delle AMP Lo staff Il regolamento di attuazione del decreto istitutivo 2.4 Le Aree Marine Protette in Italia Lo stato dell’arte Le aree marine protette istituite Le Aree Marine Protette di prossima istituzione Le Aree Marine Protette di reperimento I punti critici 51 51 54 62 62 65 68 71 74 75 75 75 78 80 81 82 II CAPITOLO 3 - L’Area Marina Protetta Punta Campanella 3.1 Peculiarità dell’AMP Il Golfo di Napoli: crocevia biologico del Mar Mediterraneo Inquadramento geologico-strutturale della Penisola Sorrentina Particolarità ecologiche Le associazioni biologiche Necessità di conservazione 3.2 Istituzione dell’AMP Punta Campanella Il Decreto Istitutivo del Ministero dell’Ambiente del 12.12.1997 L’Ente Gestore Il Decreto Modifica 3.3. Le Zone di protezione e i Vincoli Zona A – Riserva integrale Zona B – Riserva Generale Zona C – Riserva Parziale 86 86 86 89 94 97 102 107 107 110 111 113 114 115 116 CAPITOLO 4 - Analisi della gestione dell’AMP Punta Campanella dalla sua istituzione 118 4.1 Metodo di analisi Il Programma di gestione delle aree marine protette Il Rendiconto di gestione 4.2 Dati economici Esercizio finanziario 1998 Esercizio finanziario 1999 Esercizio finanziario 2000 Esercizio finanziario 2001 Esercizio finanziario 2002 Esercizio finanziario 2003 Esercizio finanziario 2004 4.3 Analisi dei dati Programma di Gestione e Valorizzazione Entrata Spesa Avanzo di amministrazione Confronto tra PEG, Entrata, Spesa e Avanzo di Amministrazione Analisi per macrofunzioni 118 119 122 125 125 128 133 139 145 151 158 165 165 170 172 174 175 178 CAPITOLO 5 – Considerazioni finali 185 5.1 Discussioni 5.2 Conclusioni Bibliografia Ringraziamenti Allegati 185 189 193 197 199 III IV Prefazione La teoria dello sviluppo sostenibile prevede un insieme di principi, di azioni e di pratiche per costruire un rapporto più equilibrato tra uomo e ambiente. Questo lavoro di tesi prevede uno studio sulle Aree Protette, che dovrebbero essere i luoghi privilegiati per l’attuazione delle istanze e la ricerca delle tecniche dello sviluppo sostenibile, con progetti pilota per la corretta gestione dell’ambiente da associare a specifici programmi di protezione delle risorse naturali. In particolare è stata analizzata la gestione dell’Area Marina Protetta (AMP) Punta Campanella nel contesto del sistema nazionale delle aree naturali protette. Il primo capitolo è dedicato alla descrizione del contesto storico delle politiche di protezione dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali in Italia: è stato descritto il percorso normativo delle aree protette con particolare riferimento al sistema di protezione nazionale, ai progetti di sistema regionali, e al mondo che ruota attorno alle aree protette. Nel secondo capitolo è stato trattato il sistema delle Aree Marine Protette, particolari strumenti di protezione delle acque, delle coste e dei fondali della nostra penisola, partendo dalla normativa vigente, per arrivare all’istituzione, alla gestione e alla situazione attuale delle AMP. Nel terzo capitolo è stata considerata nello specifico l’AMP Punta Campanella, con l’analisi delle peculiarità del territorio e delle necessità di conservazione, l’iter istitutivo, la perimetrazione e la zonazione della riserva secondo i differenti gradi di tutela previsti dal decreto istitutivo. Nel quarto capitolo è stata condotta un’analisi della gestione dell’AMP a partire dai documenti contabili dell’Ente, valutando le politiche messe in atto dal Ministero dell’Ambiente e dall’Ente gestore nei sette anni di attività che vanno dal 1998 al 2004. Nel capitolo finale della tesi sono state tratte le conclusioni valutando le criticità, e le possibili linee guida per i prossimi anni. V In Italia la corretta gestione del territorio e la protezione degli ambienti naturali stanno compiendo i primi difficili passi, inevitabilmente contrastati da interessi locali spesso fortemente condizionati, a cui si deve un danno che non è solo materiale, ma anche culturale e sociale. La protezione dell’ambiente nasce come esigenza, necessità, passaggio fondamentale per far fronte al continuo degrado cui si sta assistendo da circa un secolo a questa parte. In passato la natura veniva considerata immutabile, invulnerabile, appena scalfita dalle molestie dell’uomo, e l’azione sul mondo naturale costituiva una sfera poco significativa dal punto di vista etico. Col passare del tempo, però, la scienza e la tecnica hanno mutato radicalmente il terreno della morale: la natura non è più lo sfondo inalterabile dell’agire, e la sua sopravvivenza è ormai legata alle nostre scelte. Da qui nasce l’etica ambientale, ovvero l’esigenza di una riflessione che regoli i rapporti tra l’uomo e il mondo vivente e che ai diritti del soggetto razionale, aggiunga quelli del pianeta. È verso la fine degli anni ‘40 che partono le prime misure per la salvaguardia dell’ambiente, con leggi, incontri e la nascita di organismi internazionali che prendono a cuore la questione. A queste prime attività col tempo se ne aggiungono sempre altre: vere e proprie conferenze con a tema “La Tutela dell’Ambiente”, come quella di Parigi del 1972, che termina con una convenzione in cui si definisce il “Patrimonio culturale e naturale internazionale”, e si evidenzia il dovere che ha ogni stato di identificare, conservare, presentare e trasmettere alle generazioni future tale patrimonio. Nel 1980 viene per la prima volta definito lo sviluppo sostenibile (in un libro pubblicato da IUCN, UNEP e WWF) come “Il mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità genetica nel mondo animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi”, tema che si rafforza col passare degli anni e dei convegni: nel rapporto Bruntland (Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo - 1987) lo sviluppo sostenibile viene così definito: “Non è uno stato di armonia prefissato, ma piuttosto un processo di cambiamento in cui lo sfruttamento delle risorse, VI la direzione degli investimenti ed i cambiamenti istituzionali vengono resi compatibili con i bisogni futuri, oltre che con quelli presenti”. Come si legge nella “Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo” delle Nazioni Unite nel 1992 lo sviluppo sostenibile viene rappresentato mediante tre cerchi indicanti le «ambiente», «società», dimensioni «economia» associati e all’asse temporale e spaziale (nord-sud). Dal diagramma risulta evidente che i processi economici, sociali ed ecologici, sono strettamente collegati tra loro: l’intervento di attori pubblici e privati non deve avvenire in modo isolato e settoriale, bensì deve tenere conto delle Figura 1 – Il concetto delle tre dimensioni interazioni tra le tre dimensioni: ambiente, economia e società. Dunque le teorie odierne riconoscono l’importanza del “comparto ambiente”, e individuano anche una serie di pratiche per il raggiungimento di un equilibrio tra le tre dimensioni, inserendole in un piano di corretta gestione dell’ambiente e del territorio. Interessante il ruolo che può ricoprire un’area naturale protetta in questo contesto: essa prevede una visione globale della gestione del territorio nel suo complesso sia naturale che antropico, insieme a specifici programmi di tutela e conservazione delle biocenosi caratteristiche. È importante anche il ruolo che il parco può avere nel recupero di vecchie tradizioni, in un momento culturale di forti cambiamenti, e il ruolo didattico e divulgativo per diffondere nella popolazione la sensibilità al rispetto dell’ambiente, ponendosi l’obiettivo di diventare il polo di riferimento per Enti, Associazioni e cittadini, intorno al quale far nascere idee e progetti per un corretto rapporto uomoambiente. VII CAPITOLO 1 – Il mondo delle Aree Naturali Protette 1.1 Il Sistema delle Aree Protette L’accresciuta consapevolezza dell’importanza dell’ambiente e della necessità della sua salvaguardia hanno da un lato incentivato l’adozione di politiche di sviluppo e di stili di vita più rispettosi dell’ambiente, dall’altro stimolato la nascita e l’evoluzione di una tutela giuridica e normativa ambientale sempre più organica. In Italia da circa tre decenni si è intrapreso un interessante e lungo cammino per la formazione di un sistema di aree protette, ovvero di un insieme di territori ove prevalga l’interesse naturalistico rispetto a qualunque altro. Il concetto stesso di area protetta si è evoluto in questo periodo, indicando dapprima un territorio ove qualsiasi attività umana sia interdetta e poi un territorio ove si pratica oltre che la protezione e la conservazione integrale della natura anche una corretta gestione del territorio, destinando alcune zone alle attività umane ecocompatibili e all’ecoturismo, e vincolando quelle attività che creano impatti troppo gravosi per l’ambiente. Per sistema di aree protette si intende l’insieme delle aree protette facenti parte di un determinato territorio (il sistema delle aree protette della Regione Campania, per esempio, oppure il sistema APE - Appennino parco d’Europa) oppure interessate a costruire una rete di strategie di sviluppo sostenibile con altri Enti che si occupano di protezione della natura, per esempio PANet (Project Area Network), ovvero un Sistema Europeo delle aree protette che raggruppa parchi dell’Austria, dell’Italia e Istituti di ricerca della Repubblica Ceca, della Grecia e della Slovacchia e altri ancora. Questo è un chiaro esempio di lavoro in rete: gli incontri hanno come obiettivo quello di far confluire tutte le conoscenze e le diverse esperienze in un unico sistema di gestione, realizzando anche un manuale di progetto per i sistemi delle aree protette. 1 Il Sistema Nazionale delle Aree Protette raggruppa tutte le aree protette facenti parte della nostra nazione ed è un progetto politico che intende portar avanti un insieme coerente, ordinato e sinergico di azioni, di programmi e di progetti nazionali finalizzati alla migliore conservazione della nostra biodiversità. Tale progetto è promosso dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con Federparchi e tutti gli Enti di gestione delle numerose aree protette italiane; esso si nutre di incontri, conventions, seminari, adozione di politiche comuni, scambio di informazioni, organizzazione di attività e quant’altro possa essere utile per la costruzione di una rete di strategie di sviluppo sostenibile comune. In questo capitolo si analizzerà il sistema della tutela e della conservazione della natura in Italia. L’iter legislativo italiano ha seguito le vicende europee e internazionali e, seppur con un percorso un po’ anomalo, si è raggiunto un obiettivo molto ambizioso, come dichiarato al convegno tenutosi all’Università di Camerino alla fine dell’ottobre del 1980, ovvero porre sotto tutela il 10% del territorio italiano entro il 2001. È importante tener presente una peculiarità del sistema legislativo della tutela dell’ambiente: esso è autonomo ed autosufficiente rispetto ad altri settori specifici del diritto amministrativo, nel senso che trova fondamento in se stesso e nelle norme statali e regionali corrispondenti alle finalità indicate dalla legge quadro, ed è strettamente definito dalla delimitazione territoriale. La normativa sulle aree protette non può essere considerata come un’estensione o espansione di altre materie: ad essa non sono automaticamente applicabili, salvo rinvio esplicito, i principi, le discipline e i procedimenti organizzativi di altre amministrazioni settoriali, ancorché apparentemente analoghe. Dunque la disciplina delle aree protette è speciale e taglia trasversalmente le altre discipline generali e settoriali, sovrapponendosi ad essa in caso di contrasto, e consentendo pertanto l’estensione e la garanzia di protezione integrale dell’interesse naturalistico che non può essere derogato, reinterpretato o integrato alla luce di valutazioni compiute da altri organismi o soggetti. 2 Scopi e funzioni dei parchi e delle riserve naturali La finalità globale di un’area protetta è quella di “ricercare, promuovere e sostenere una convivenza compatibile fra ecosistema naturale ed ecosistema umano, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento, evoluzione e sviluppo” (Giacomini V. e Romani V., 1982). Figura 2 – Carta delle Aree Naturali Protette in Italia 3 Più approfonditamente gli scopi principali di un parco possono essere così definiti: • conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi naturali, non intesa soltanto in una dimensione vincolistica, ma come conservazione attiva che consideri anche le aree già intaccate da azioni antropiche o eventi natuali e che nonostante ciò meritano di essere salvaguardate; nel concetto di tutela ambientale è compresa la tutela delle risorse culturali, dei valori etnici, antropologici e tradizionali; in tal senso l’area protetta non può prescindere dalla promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni eventualmente comprese nell’area protetta; • ricerca scientifica multi- e interdisciplinare, per lo studio di tutti i fenomeni naturali nei vari biotopi; • didattica, educativa e formativa allo scopo di fornire a tutta la popolazione e in particolare a quella in età scolare, un laboratorio vivente di scienze naturali, che consenta la formazione di una cultura naturalistica, fondamento per una futura gestione oculata delle risorse del nostro pianeta; • di ricreazione, turistica e di riposo, allo scopo di plasmare una nuova cultura del tempo libero proiettata alla conoscenza dell’ambiente naturale, senza procurare al territorio mutilazioni che compromettano il suo utilizzo da parte delle generazioni future. 1.2 Il quadro normativo italiano I principali riferimenti normativi sulle aree protette sono: • Decreto Presidente Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 - Delega delle funzioni amministrative delle aree protette alle Regioni. • Legge 31 dicembre 1982, n. 979 - Legge sulle Aree Marine Protette. • Legge 8 luglio 1986, n. 349 - Legge istitutiva del Ministero dell’Ambiente. • Legge 6 dicembre 1991, n. 394 - Legge quadro sulle Aree Protette. 4 • Legge 8 ottobre 1997, n. 344 - Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale. • Legge 9 dicembre 1998, n. 426 - Nuovi interventi in campo ambientale. La legge di riferimento, che affronta il tema delle aree protette nello specifico e in modo globale è la legge quadro 394 del 1991. Prima di analizzare la legge vediamo il percorso attraverso cui si è giunti ad essa, ponendo l’attenzione sull’attività delle Regioni in questo campo, che risulta essere molto efficace. Breve cronologia La normativa sulle aree protette ha seguito tre fasi: • nella prima fase (fino a metà anni ’70) l’idea di parco coincideva con quella di riserva, ovvero si trattava di attuare criteri quasi esclusivamente naturalistici a zone incolte o selvatiche sottratte alle attività produttive umane; in quanto diritto dell’uomo godere di luoghi gestiti in tal modo, il compito di salvaguardia viene attribuito alla più alta autorità: lo Stato. • nella seconda fase (fino a metà anni ‘80) si cominciano ad ipotizzare e studiare modelli di convivenza tra natura e attività economiche, per cui il parco rientra nella problematica di controllo sociale del territorio e si afferma che il territorio del parco deve essere distinto in zone diverse, con diverse destinazioni d’uso; in questa fase vengono attribuiti agli Enti Locali e specialmente alle Regioni le funzioni relative alla protezione della natura, lasciando allo Stato la sola materia dei parchi nazionali. • Nella terza fase si ritorna al processo di centralizzazione; siamo nel mezzo degli anni ’80 e, in barba al DPR 616 del 1977 che trasferiva la materia “protezione della natura” dalla competenza statale a quella regionale, con la 349/86 e con la 59/87 si lascia intendere che lo Stato ha riconquistato il potere di individuare ed istituire parchi e riserve statali su zone di importanza statale. I tempi sono ormai pronti per la legge quadro sulle aree protette. 5 Prima fase Il primo parco nazionale del mondo nasce negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo e precisamente nel 1872, a Yellowstone, con la costituzione del parco omonimo. In Italia, il primo parco nazionale fu istituito Figura 3 – Il Gran Canion di Yellowstone cinquanta anni dopo, nel 1922, con il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Da quella data sono seguiti il Parco Nazionale D'Abruzzo (1922), il Parco del Circeo (1934), il Parco Nazionale dello Stelvio (1935) e, dopo una stasi di ben trenta anni, il Parco Nazionale di Calabria (1968). Per ogni parco nazionale un’apposita legge istitutiva definisce le finalità, la regolamentazione delle attività, il regime autorizzativo e la struttura dell’ente di gestione. Nel 1922, stesso anno in cui ebbe inizio Figura 4 – Camoscio al pascolo nella vegetazione autunnale del Parco Nazionale del Gran paradiso l’istituzione dei parchi nazionali, fu promulgata in Italia la prima legge sulla protezione del paesaggio e dei siti naturali, ispirata ad una concezione di tutela di elementi “eccezionali” per il loro valore essenzialmente estetico ed educativo, modificata con la legge 29 giugno 1939 n. 1497 sulla protezione delle “bellezze naturali”, tuttora vigente e integrata con la legge 8 agosto 1985, n. 431. 6 La tutela della natura e del paesaggio nasce e resta per lungo tempo in Italia separata dalla pianificazione del territorio. Storia, arte, paesaggio e natura, da una parte, e città e territorio dall'altra restano separati in sfere autonome, affidati a responsabilità di diverso livello di governo (centrale e locale) e gestiti con strumenti diversi (vincoli legali e piani). In questa fase il concetto di Parco coincide con quello di Riserva: un territorio in cui non esistono residenze stabili nè attività produttive. Se questo modello può avere risultati economici in luoghi sconfinati come Africa o Stati Uniti, portando funzioni economiche propulsive in luoghi scarsamente popolati, in Europa e in Italia ciò non è realizzabile, visto che la gran parte del territorio è antropizzato. Per cui si adotta questo modello di parco-riserva con delle attenuazioni nel senso che alcune attività vengono consentite previo permesso dell’autorità del parco. A partire dagli anni sessanta vennero predisposte numerose proposte legislative di iniziativa parlamentare o di organismi scientifici e ambientalisti per una legge quadro nazionale sulle aree protette. Un sintetico richiamo delle principali tappe dell’iter legislativo che ha portato solo nel 1991 all’approvazione della legge-quadro nazionale può dare conto dell’evoluzione culturale e politica che la protezione delle aree naturali ha subito nel tempo. Le prime proposte di legge sui parchi risalgono al 1964, e già due anni prima era stato il CNR a porre il problema. Fino agli anni ’70, però, periodo in cui vengono istituite le regioni, il dibattito e l’interesse per la “conservazione”, malgrado le proposte di legge, non va molto al di là di ambienti culturali piuttosto ristretti. La proposta di legge Ciffarelli del 1970 ha rappresentato la traccia per successivi progetti. Tale proposta, mentre considerava ancora i parchi come elementi isolati ed eccellenti da conservare, già introduceva l'esigenza della pianificazione del parco articolata per zone (zona di riserva integrale, zona di riserva generale, zona di protezione e controllo). 7 Progetti di legge immediatamente successivi, dei primi anni settanta (quello del Ministero dell'Agricoltura e Foreste e quello d’iniziativa parlamentare), oscillavano tra la volontà di recuperare il ruolo ministeriale nella politica dei parchi nazionali e l’individuazione dell'autonomia regionale per i parchi naturali. Veniva ribadita l’esigenza della pianificazione del parco ed emergeva come elemento di differenziazione tra parchi nazionali e regionali la finalità prevalentemente conservativa dei primi e quella anche ricreativa e turistica dei secondi. Seconda Fase A seguito del completamento della regionalizzazione nel 1977, si moltiplicarono i disegni di legge quadro nazionale in materia di parchi, facendo emergere una contrapposizione tra tesi “centraliste”’ e “regionaliste”, mentre alcune regioni iniziavano a formare una propria legislazione sui parchi e ne avviavano l’istituzione (Lombardia, Piemonte, Toscana). Sono gli ambientalisti o, più precisamente, i “conservazionisti” ad agitare la questione, mentre le forze politiche e sociali mostrano ancora scarsa sensibilità ed interesse. Talune impennate positive si registrano quando l’esigenza di “conservazione” può giocare un ruolo determinante nella lotta contro grosse speculazioni edilizie che minacciano, in quegli anni, ambienti di grande pregio. Alcuni parchi, che saranno istituiti in anni successivi, prendono corpo come idea - proposta proprio allora, all’insegna di battaglie contro operazioni scellerate, purtroppo non sempre sconfitte. Alla fine dell’ottobre 1980 l’Università di Camerino ospitava lo storico convegno promosso dal WWF Italia e dal Comitato parchi e riserve analoghe operante nell’ambito del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il dibattito si concluse con la sfida allo Stato e alle Regioni di realizzare entro la fine del secolo un sistema di aree naturali protette su una superficie pari ad almeno il 10% del nostro Paese. All’inizio degli anni Ottanta, nel corso della settima legislatura, dalla collaborazione tra Ministero dell’Agricoltura e Foreste, Italia Nostra, WWF 8 Italia e CAI, prende corpo la prima iniziativa legislativa in materia da parte del Governo. Ne è fautore il Ministro senatore Giovanni Marcora : il disegno di legge n. 711 del 7 febbraio 1980 prevedeva, tra l’altro, l’adeguamento dei parchi nazionali esistenti, la costituzione dei parchi nazionali in enti autonomi (come già per il Parco d'Abruzzo e per quello del Gran Paradiso), la ripartizione del territorio del parco in zone con diversificazione di destinazione e tutela, l’indicazione delle attività vietate perchè incompatibili, l’istituzione di otto parchi nazionali nonchè di riserve e parchi marini e di un servizio autonomo per le riserve naturali e, infine, del Consiglio nazionale per la protezione del patrimonio naturale con compiti di coordinamento, di indirizzo e di controllo degli enti gestori delle aree naturali protette, affidato alle rappresentanze di tutti i soggetti interessati (Stato, Regioni, Comunità montane, comunità scientifica e associazioni ambientaliste). Il disegno di legge Marcora, unificato con altri, per la fine anticipata dell’ottava legislatura decadde quando già era all’ordine del giorno dell'aula. Nel corso degli anni Ottanta il problema della tutela delle aree naturali si inserì nel quadro più generale della tutela dell’ambiente naturale (progetto di legge Melandri del 1983). Anche le finalità della legge si modificarono, da quella strettamente conservazionistica a quella comprendente, oltre alla conservazione, la valorizzazione e l'ampliamento del patrimonio naturale, cui avrebbero dovuto concorrere iniziative statali e programmi regionali. Venne delineata in questa sede la proposta del piano del parco con la relativa zonizzazione e del programma di sviluppo del parco. Sembra affermarsi in questo momento una volontà di intervento attivo per la conservazione e valorizzazione delle aree protette e per l’integrazione della tutela con lo sviluppo delle comunità locali. Terza fase La terza fase di questo processo di evoluzione della normativa italiana in tema di Aree Naturali Protette comincia con l’istituzione del Ministero dell'Ambiente 9 nel 1986, che consente di recuperare parte del ritardo accumulato nei riguardi degli altri paesi europei. Quando la decima legislatura (1987-1992) prende avvio, è ancora viva l’eco della tragedia di Chernobyl. Per la prima volta entra in Parlamento un drappello di deputati e di senatori verdi che, nonostante le loro provenienze più disparate, si ripromettono alcuni obiettivi comuni a quelli del movimento ambientalista. Anche parlamentari di derivazione prettamente politico-partitica tradizionale mostrano interesse, attenzione e curiosità verso la problematica ambientale che improvvisamente ha fatto irruzione nelle istituzioni. La normativa sulle aree naturali protette è quella che da tempi più remoti è, per così dire, in lista di attesa: più volte sul punto di essere votata nelle precedenti legislature, era stata ostacolata e differita dai perenni conflitti di competenze tra Stato e Regioni, per gli interessi particolaristici di agguerriti e potenti gruppi di pressione in grado di influenzare diverse componenti del Parlamento, ma anche a causa delle persistenti sacche di arretratezza culturale sui temi della conservazione della natura e, infine, per la ragione contingente della reiterata interruzione di alcune legislature. Il risultato più concreto è rappresentato dall’istituzione, tra il 1986 e il 1989, di sei nuovi parchi nazionali, e dall’approvazione , nel 1991, della legge quadro sulle aree protette, la quale sottolinea a chiare lettere che nella gestione delle aree protette è necessaria la collaborazione di Stato, Regioni ed Enti Locali con strutture e procedure che comunque lascino le decisioni finali agli organi tecnici dell’area protetta e, in ultima istanza, al governo centrale. In Italia, la legge quadro del 1991 assegna in generale alle aree protette un ampio ventaglio di finalità, tra cui quella dell’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali. In particolare la comunità del parco, l’organo consultivo e propositivo dell’Ente parco, costituito dai presidenti delle Regioni e delle 10 Province, dai sindaci dei Comuni e dai presidenti delle Comunità Montane interessate, ha il compito di promuovere “...nel rispetto delle finalità del parco, dei vincoli stabiliti dal piano e dal regolamento del parco le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività eventualmente residenti all’interno del parco e nei territori adiacenti”. Le iniziative delle Regioni Con la regionalizzazione, compiutasi verso la metà degli anni Settanta, ha preso avvio in Italia l’attività di produzione legislativa regionale e di istituzione e gestione dei parchi naturali. Molte regioni hanno introdotto la pianificazione dei parchi naturali, quasi vent'anni in anticipo rispetto alla legislazione nazionale. L'esperienza dei parchi regionali italiani, ha assunto fin dall’inizio una netta caratterizzazione a favore di una concezione dei parchi assai più volta alla valorizzazione che alla passiva conservazione delle risorse naturali. Notevolmente diversificata è la mappa delle aree protette tra le varie regioni: si evidenzia una concentrazione di aree protette nel settore settentrionale (il 68,7% dei parchi regionali complessivi), mentre i settori centrale e meridionale mostrano carenze (rispettivamente, il 14% e il 17,3% dei parchi regionali complessivi). I tipi di ambiente tutelati a livello regionale sono in netta prevalenza montani; circa il 69% delle aree protette complessive comprende infatti ambiti montani o alpini, e fluviali e soltanto il 2% circa comprende aree costiere e insulari, nonostante la grande estensione del sistema costiero ed il significativo patrimonio insulare. Pur tra molti squilibri e contraddizioni, l’attività regionale ha portato in circa 30 anni a quintuplicare la superficie protetta dei parchi nazionali: oggi esistono circa 200 aree protette (escluse le riserve), con una superficie complessiva di 1.467.000 ettari contro i 253.937 ettari dei cinque parchi nazionali di vecchia istituzione, a cui si aggiungono i nuovi parchi nazionali che coprono una superficie di circa 840.000 ettari. 11 Notevole rilevanza ha assunto inoltre l’attività di pianificazione dei parchi, divenuta in alcune regioni prassi ordinaria. Spiccano, per l’attività di pianificazione, le Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, provincia di Trento, Toscana, Friuli Venezia Giulia, mentre non hanno ancora avviato la pianificazione le regioni meridionali e numerose regioni dell’Italia centrale. Diversificate, anche nell'ambito della stessa regione sono poi le forme di gestione delle aree protette, anche se accomunate da una rappresentanza delle popolazioni locali all’interno degli organismi di gestione. La forma più semplice è quella di affidare in delega ai Comuni le funzioni di direzione e di amministrazione della tutela, una modalità che viene utilizzata per le aree di limitata estensione nelle Regioni del Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania. In alcune Regioni, invece, vengono istituiti Comitati di coordinamento (Liguria, Toscana, Abruzzo), affidando a rappresentanti di Comuni, Province e Comunità Montane la tutela delle aree protette, senza costituire un vero e proprio ente strumentale. Più diffusa è la forma di affidamento della gestione a consorzi degli enti locali (Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio). Ulteriore forma di gestione è la costituzione di un ente autonomo di gestione costituito da rappresentanti delle autonomie locali (Piemonte, Liguria, Sicilia, Provincia di Trento). Unico caso in Italia, la Provincia di Bolzano provvede direttamente alla gestione delle proprie aree protette. 1.3 La legge quadro sulle aree protette La legge 394/1991 è caratterizzata dal fatto che essa mira a realizzare un approccio globale nei confronti delle aree protette, cercando di promuovere e garantire, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese. Il vincolo di tutela pertanto viene introdotto al fine di perseguire non solo la conservazione delle specie animali e vegetali, delle loro associazioni, delle 12 formazioni geologiche, paleontologiche, ma altresì, contestualmente, la tutela dei processi culturali, degli equilibri idraulici, idrogeologici ed ecologici. Gli aspetti più qualificanti della legge La legge 6 dicembre 1991 n. 394 è stata approvata in via definitiva alla Camera dei deputati il 20 novembre 1991 ed è entrata in vigore il successivo 28 dicembre. Si è parlato di un evento “storico” e il giudizio ci sembra condivisibile. Infatti dagli incerti passi dei primi decenni del secolo, quando la conservazione della natura era intesa unicamente come tutela delle bellezze del paesaggio, si è pervenuti finalmente ad una normativa organica e unitaria cui è sottesa una visione più globale, comprensiva anche della protezione dei valori ecologici e scientifici. Gli aspetti più qualificanti della legge possono essere sintetizzati nei termini seguenti: • Lo Stato può istituire nuovi parchi nazionali. La legge è anche provvedimento-istituzione: stabilisce ed elenca i nuovi parchi nazionali. Considerando l’apporto finanziario che la normativa assicura in conto capitale anche alle Regioni, è sicuramente prevedibile il superamento (tra Stato, Regioni, altri Enti pubblici e privati) della soglia del 10% di superficie nazionale destinata ad aree naturali protette, indicata dal convegno di Camerino del 1980 quale obiettivo “minimo irrinunciabile”. • Le Regioni hanno potestà legislativa oltre che amministrativa in materia di parchi naturali regionali e sono tenute ad adeguare la loro legislazione ai principi generali della legge e alle norme di riforma economico-sociale introdotte all’art. 22. • Gli articoli 9 e 32 della Costituzione (e non l'art. 117) sono la sorgente costituzionale da cui scaturisce la legge. • Non si possono istituire aree naturali protette ovunque, ma soltanto laddove, secondo valutazione scientifica confortata dai risultati della ricerca, sia opportuno o urgente apprestare una particolare tutela di “valori estetici, scientifici, ecologici di raro pregio”. 13 • Nelle aree naturali protette compete priorità alla conservazione, che è valore “in suscettivo di essere subordinato a qualsiasi altro interesse”, compreso quello economico. Conseguentemente il piano del parco è sovraordinato agli altri strumenti di pianificazione e le iniziative economico-sociali debbono ottenere per questo il parere vincolante del consiglio direttivo dell’Ente parco. • Il principio di leale collaborazione tra Stato, Regioni ed Enti Locali impronta tutti i momenti decisionali più delicati e importanti concernenti l’istituzione e la gestione dei parchi nazionali. • Il piano del parco si estrinseca nella zonazione che stabilisce i diversi usi e gradi di tutela in considerazione delle emergenze naturalistiche, dei valori ecologici ed estetici, delle preesistenze edilizie inevitabili. • La distinzione fra aree naturali protette internazionali, nazionali, regionali e locali dipende dalla dimensione degli interessi e dei valori: nelle sue decisioni l’autorità politica dovrebbe sempre attenersi alle indicazioni e proposte scientifiche fondate sui risultati della ricerca. • Le competenze congiunte di amministrazione diretta e di alta consulenza attribuite al Consiglio centrale dei parchi nazionali e al Consiglio dei parchi e delle altre aree protette sono scisse dalla legge 394/1991 fra Comitato (amministrazione attiva) e Consulta tecnica (consulenza tecnico-scientifica). • L’inclusione nel consiglio direttivo dell’Ente parco degli esperti di designazione della comunità scientifica e delle associazioni di protezione ambientale è un riconoscimento della competenza tecnica e del ruolo eticopolitico di quella parte della società civile che concorre al perseguimento di finalità di interesse pubblico ambientale-naturalistico, anche attraverso dirette esperienze di gestione di aree naturali protette (infatti l’Università di Camerino, il WWF Italia, la LIPU, il FAT e Federnatura amministrano oasi e riserve naturali). • I benefici fiscali e le altre misure agevolative (artt. 7, 16, 37) sono incentivi che trovano il loro fondamento costituzionale negli artt. 9 e 32 di cui le aree 14 naturali protette rappresentano una forma di attuazione nell’ambito della conservazione della natura (art. 1). • La Comunità del parco è organo dell’Ente, con cospicua rappresentanza nel consiglio direttivo (5 consiglieri), e con funzioni consultive e compiti promozionali (predispone il piano economico-sociale). La Comunità del parco è stata concepita per rinsaldare il rapporto tra parco e popolazioni e superare i tradizionali conflitti che hanno a lungo travagliato l’attività dei parchi nazionali preesistenti alla legge. Risultati ottenuti e critiche La legge 394/91 ha prodotto indubbi risultati positivi: ha portato all’istituzione fino ad ora di ben 6 nuovi parchi nazionali (Parco del Cilento e della Valle del Diano, del Gargano, del Gran Sasso e Monti della Laga, del Vesuvio, della Maiella, della Val Grande); ha fornito un quadro normativo e organizzativo unitario a tutti i parchi nazionali e criteri unitari per i parchi regionali; ha definito la procedura per l’istituzione dei parchi e delle riserve marine; ha introdotto una precisa classificazione delle aree naturali protette ed un loro elenco ufficiale, ha consentito l’avvio della definizione della Carta della Natura che individua lo stato dell’ambiente naturale in Italia. Anche ammettendo che la Legge 394/91, data la sua complessa articolazione, richiederà un certo numero di anni per produrre tutti i suoi effetti, non si può negare che la sua applicazione sia proceduta troppo lentamente, accumulando notevoli ritardi e non poche inadempienze. Al momento dell’insediamento del Governo Prodi (1996), dopo quasi cinque anni dall’approvazione della legge quadro sulle aree protette, nessun parco nazionale aveva la pianta organica operativa, circa la metà dei parchi mancava del direttore, i finanziamenti erano talmente esigui da non consentire un normale funzionamento degli Enti Parco. Senza l’operatività degli Enti Parco non si potevano fare nè i regolamenti del parco, nè i piani del parco, nè tantomeno definire i piani per lo sviluppo economico e sociale delle comunità locali. Questi ritardi hanno, fra l’altro, indebolito la credibilità dei nuovi parchi 15 nazionali e alimentato le critiche al nuovo sistema delle aree protette avviato dalla legge 394/91. Tali ritardi e tali inadempienze sono dovuti principalmente a: una struttura del Ministero dell'Ambiente precedente alla legge 394/91 e non adeguata ai nuovi onerosissimi compiti; un impegno contenuto dei Governi e del Parlamento; procedure amministrative troppo complesse e burocratiche; un livello inadeguato di comunicazione e di collaborazione fra Stato, Regioni ed Enti locali. In discussione non sono naturalmente le sue finalità, ma le modalità, le procedure, gli strumenti che avrebbero dovuto assicurare e consentire quella “leale collaborazione” istituzionale che è la condizione fondamentale per la costruzione di un sistema nazionale di aree protette: in alcuni casi il rapporto Regioni-Stato si è esplicato ed è stato gestito alla vecchia maniera, in una estenuante e sempre frammentaria trattativa tra uffici ministeriali e Regioni e con gli stessi parchi, al di fuori di qualsiasi visione di insieme e trasparenza. Per fortuna i decreti Bassanini, modificando di fatto la legge hanno aperto nuove prospettive alla collaborazione tra Stato e Regioni, così ad oggi con grande fatica, alcuni ritardi (non ancora tutti) sono stati recuperati: quasi tutti gli Enti Parco sono in grado di funzionare con presidenti, direttori, consigli direttivi, comunità del parco, piante organiche e la gran parte degli statuti; gli stanziamenti ordinari sono aumentati significativamente. È chiaro quindi che la legge 394/91 è coinvolta anche in un dibattito istituzionale che riguarda due aspetti essenziali: il rapporto fra Stato, Regioni ed Autonomie locali e la programmazione e la gestione del territorio e delle attività economiche. L'obiettivo generale di conservazione e valorizzazione di queste aree, democraticamente condiviso, deve essere perseguito da tutto il sistema istituzionale con funzioni differenziate: dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni e dalle Comunità montane. Lo Stato deve garantire in primo luogo, anche se non in misura esclusiva, l’attuazione degli accordi internazionali, delle direttive e delle politiche europee; deve garantire la tutela e la valorizzazione, nel breve e nel lungo periodo, del patrimonio naturale e 16 ambientale del paese. Questo patrimonio naturale e ambientale va conservato per obbligo internazionale e perché è una risorsa strategica per il paese. Per quanto riguarda le aree naturali protette di interesse regionale, la legge 394/91 ha stabilito dei principi fondamentali attraverso norme-quadro che sono tutte improntate all’attribuzione alle autonomie locali da parte delle Regioni di ruoli e funzioni rilevanti come la partecipazione delle Province, delle Comunità Montane e dei Comuni ai procedimenti di istituzione dell'area protetta. Dunque i temi toccati dalla legge quadro sono molteplici e non possono essere tutti esaminati in questo lavoro. Per esempio uno dei più discussi, che ha suscitato numerosi conflitti locali è il divieto di attività venatorie, stabilito dalla legge 394/91, nelle aree naturali protette, sia nei parchi nazionali, che in quelli regionali. Alla base di questo divieto vi sono studi scientifici che dimostrano che la fauna selvatica, disturbata e ridotta di numero dal prelievo venatorio, tende a rifugiarsi nelle zone meno accessibili, non sempre le più idonee alla riproduzione, rischiando pesanti riduzioni delle popolazioni che sono difficilmente valutabili preventivamente. In conclusione, con la legge 394/91 si è realizzato un difficile e delicato equilibrio consente una partecipazione che estesa delle comunità locali ed una leale collaborazione con le Regioni in forme compatibili col carattere dei parchi nazionali ed Figura 5 – Esemplare di pino loricato nel Parco Nazionale del Pollino in forme improntate ad una forte autonomia nella istituzione e gestione dei parchi e delle riserve regionali. Rompere questo delicato equilibrio rischia di ridurre l’impegno dello Stato in un settore decisivo di rilevanza internazionale e nazionale. Mettere a rischio il necessario carattere unitario e coordinato di 17 queste politiche e non attivare un ruolo adeguato delle Regioni (solo 11 hanno conformato la loro normativa regionale alla 394/91) e degli Enti locali, indebolirebbe altresì il sistema delle aree naturali protette. 1.4 La classificazione delle aree protette La differente realtà ambientale delle aree protette impone la necessità di differenziare per categorie le aree stesse, in modo da assicurare da un lato sufficiente omogeneità di raggruppamento, in base a caratteri comuni, e d’altro lato corrispondenza piena tra caratteristiche dell’area e strumenti di protezione. La differenziazione per categorie, del resto, discende direttamente oltre che da realtà di fatto anche da correnti di pensiero scientifico internazionale che, pur non costituendo vincolo in senso giuridico, sono un preciso punto di riferimento, anche ai fini di un avvicinamento delle legislazioni. La classificazione delle aree protette tiene conto di due fattori diversi: l’ampiezza dell’area da proteggere e il differenziato regime di tutela. In ordine di ampiezza: • i parchi naturali costituiscono le più ampie aree di protezione; • le riserve naturali e le zone di particolare rilevanza ambientale sono di regola medie aree di protezione; • i monumenti naturali corrispondono a beni di piccola entità e superficie. Il regime di protezione di fatto risulta essere direttamente proporzionale alle qualità intrinseche del bene ambientale. E’ questa una immediata conseguenza del concetto di bene ambientale, costituito non dalla somma di singole cose unitarie, ma da un valore di interesse pubblico che accomuna le cose stesse in un unico complesso. La politica di protezione quindi deve stabilire quali attività umane vadano escluse, in quanto incompatibili con gli obiettivi di interesse pubblico collettivo alla conservazione e al potenziamento del bene ambientale. 18 Da quanto esposto discende che a maggiore valore naturalistico deve corrispondere maggiore protezione, nonchè maggiore limitazione alle attività antropiche e viceversa. La protezione per il parco naturale assume, dunque, una duplice funzione: da un lato la tutela delle singole componenti di particolare pregio ambientale, dall’altro la tutela, il coordinamento e il recupero dell’ambiente nel suo insieme unitario di aree, normalmente composite e di differente rilievo naturalistico. La classificazione fatta dal Ministero dell’Ambiente suddivide le Aree Protette in: ¯ Parchi nazionali: sono “aree di eccezionale importanza e complessità naturalistica, di vasta estensione e di valore e interesse internazionali, rappresentative di ambienti unici o tipici di un certo territorio, famosi anche per la presenza di particolari entità o associazioni vegetali o animali". Ogni parco nazionale ha la sua particolare regolamentazione che stabilisce anche i limiti territoriali quantitativi o qualitativi delle modifiche apportabili all’ambiente per lo sviluppo controllato del turismo e delle altre attività umane. ¯ Parchi regionali: sono “aree di notevole estensione, spesso coincidenti con un comprensorio naturale non ancora trasformato dalla civiltà industriale metropolitana, idoneo per vocazione ad assolvere finalità composite, tra le quali, accanto alla esigenza prioritaria della conservazione, trovino giusto posto anche gli scopi della ricreazione, della educazione e del tempo libero”. Spesso per dette aree, in sede di istituzione, è stata prevista la realizzazione di appositi piani di conservazione e di sviluppo, alcuni dei quali fanno ricorso ad una suddivisione del territorio in zone omogenee sottoposte a vari gradi di tutela: da quella integrale, a quella guidata, alla zona preparco in cui sono ammesse le infrastrutture ricettive per il turismo, quelle ricreative, sportive etc. ¯ Riserve naturali e rifugi faunistici: sono “aree di estensione limitata, a volte addirittura identificabili con un singolo biotopo, fenomeno o entità naturale, pregevoli sul piano ecologico e paesaggistico, significative dal punto di vista scientifico e rappresentative di aspetti di determinati territori”. 19 Ne sono un esempio: le riserve naturali integrali, in cui l'accesso ai visitatori è vietato e l’ecosistema viene lasciato all’evoluzione naturale, costituendo pertanto un modello per la gestione “naturalistica” delle aree circostanti; le riserva naturali orientate, in cui vengono effettuati interventi guidati da parte dell’uomo, allo scopo di “orientare” l’evoluzione dell’ecosistema verso un determinato modello culturale; le riserve biogenetiche, istituite allo scopo di conservare particolari caratteristiche genetiche delle specie che vivono al loro interno, o perchè queste sono in pericolo di estinzione o per riprodurle e riutilizzarle; le riserve faunistiche, che proteggono l’ambiente vitale per determinate specie animali. Proprio per la loro specifica natura, le riserve naturali sono generalmente inserite in un’area tutelata più ampia e con diverse finalità istitutive. ¯ Zone umide di interesse internazionale: sono costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificali d’acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondità, quando c’è bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate Figura 6 – Fenicotteri rosa nell’area delle zone umide di Arborea, Oristano, Sardegna di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar. ¯ Aree Marine Protette – titolo V - art. 25 - L. 979/82 – “…sono costituite da ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono”. 20 ¯ Zone di protezione speciale (ZPS): designate ai sensi della direttiva 79/409/Cee, sono costituite da territori idonei per estensione e/o localizzazione geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della direttiva citata, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. ¯ Zone speciali di conservazione (Zsc): designate ai sensi della direttiva 92/43/Cee, sono costituite da aree naturali, geograficamente definite e con superficie delimitata, che: • contengono zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, naturali o seminaturali (habitat naturali) e che contribuiscono in modo significativo a conservare, o ripristinare, un tipo di habitat naturale o una specie della flora e della fauna selvatiche di cui all'allegato I e II della direttiva 92/43/Cee, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche in uno stato soddisfacente a tutelare la diversità biologica nella regione paleartica mediante la protezione degli ambienti alpino, appenninico e mediterraneo; • sono designate dallo Stato mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o contrattuale e nelle quali siano applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie per cui l'area naturale è designata. Tali aree vengono indicate come Siti di importanza comunitaria (Sic). ¯ Altre aree naturali protette: sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, zona a tutela biologica, ecc.) che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvediementi formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti. 21 II sistema delle aree naturali protette è costituito da 772 Aree Naturali Protette. Tali aree sono inserite in un Elenco Ufficiale, previsto dalla Legge quadro sulle Aree Protettte, che viene periodicamente aggiornato. L'Elenco Ufficiale attualmente in vigore Tabella 1 è quello relativo al V Aggiornamento, approvato con delibera Conferenza Stato Regioni del 24.07.03 e pubblicato nel S.O. n.144 alla G.U. 205 del 4.09.03. Tipologia di Area Protetta numero Sup. terrestre Ha Sup. marina Ha Parchi Nazionali 22 1.342.518,00 71.812,00 Aree Marine Protette 20 0,00 190.082,00 146 122.753,10 0,00 3 0,00 2.557.258,00 Parchi Naturali Regionali 105 1.175.110,83 0,00 Riserve Naturali Regionali 335 214.221,01 1,284,00 Altre Aree Protette Regionali 141 57.248,91 18,40 TOTALI 772 2.911.851,85 2.820.673,40 Riserve Naturali Statali Altre Aree (Santuario Cetacei) Tabella 1 – Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette in Italia 1.5 Aree Naturali Protette Nazionali In quanto interesse di rilievo nazionale l’istituzione e la gestione di aree protette è di competenza dello Stato e in particolare del Ministero dell’Ambiente. Il regolamento per l'organizzazione del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio assegna alla Direzione per la Protezione della Natura (reparto Conservazione della Natura e reparto Difesa del Mare, art. 10 L. 349/86) le competenze relative alla gestione delle aree protette, e in particolare: • predisposizione delle proposte dei programmi per la tutela e lo sviluppo sostenibile delle aree protette e vigilanza sull'attuazione di tali programmi; 22 • istruttorie relative alla istituzione dei Parchi nazionali e delle riserve naturali dello Stato; • predisposizione degli atti normativi ed amministrativi relativi alla istituzione ed alla gestione delle aree naturali protette; • supporto amministrativo e tecnico per l'esercizio delle funzioni della Consulta delle aree naturali protette; • elaborazione di programmi per la promozione della educazione ambientale e della formazione e dell'occupazione giovanile nelle aree protette; • erogazione delle risorse finanziarie e vigilanza amministrativa e contabile nei confronti degli Enti parco, supporto tecnico allo sviluppo delle attività degli Enti parco; • predisposizione della relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della 394/91, e sul funzionamento ed i risultati della gestione dei parchi nazionali. La Direzione per la Protezione della Natura, per lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali, si avvale della segreteria tecnica per le aree marine protette (STAMP), istituita in attuazione dell'art. 2 comma 14 della L. 426/98, con competenze riguardo il coordinamento delle attività appunto delle Aree Marine Protette. La segreteria è composta da dieci esperti di elevata qualificazione (art.2, comma 14, L. 426/98) individuati ai sensi dell'articolo 3, comma 9, della legge 394/91. La Segreteria Tecnica per le Aree Marine Protette ha competenza (art.2, comma 14, legge 426/98) per l'istruttoria preliminare relativa all'istituzione e all'aggiornamento delle AMP, per il supporto alla gestione, al funzionamento nonché alla progettazione degli interventi da realizzare anche con finanziamenti comunitari nelle stesse. La conservazione dei territori naturali che ancora mantengono inalterate le matrici ecosistemiche rappresenta il punto focale dell'attività della Direzione per la Protezione della Natura. Attraverso la tutela e la valorizzazione delle aree naturali possono essere avviate concrete iniziative a salvaguardia della natura in modo da razionalizzare la gestione del territorio e delle sue risorse. 23 Le misure conservative vengono realizzate attraverso l'individuazione dei territori terrestri e marini nei quali promuovere l'istituzione di riserve naturali statali e parchi nazionali, che attualmente occupano circa 1.300.000 ha, e la definizione dei criteri di gestione, unitamente all'elaborazione di norme generali di indirizzo e coordinamento. Il coordinamento della rete nazionale delle aree protette, operato dalla Direzione per la Protezione della Natura, permette, così, di rispondere all'esigenza della tutela attraverso l'identificazione di obiettivi unitari. I Parchi Nazionali rappresentano il fiore all’occhiello delle attività di protezione svolte dal Ministero dell’Ambiente. Essi rappresentano le misure di gestione più vecchie mai adottate, infatti si parla di parchi nazionali storici quali quelli del Gran Paradiso o d’Abruzzo, che vennero istituiti nel lontano 1922 in linea con le prime tendenze internazionali di tutela della natura. Parchi Nazionali Oggi nel nostro paese vi sono 22 parchi nazionali istituiti (Figura 7), e 3 in attesa dei provvedimenti attuativi. Complessivamente coprono oltre un milione e mezzo di ettari, pari al 5 % circa del territorio nazionale. Il parco Figura 7 - Carta dei nazionale parchi nazionali integra e completa la salvaguardia operata dai parchi regionali, e viceversa, occupandosi di territori alquanto vasti e coinvolgendo diverse decine di Comuni. 24 Accanto ad una differenza amministrativa dunque (in quanto è istituito e dipende dal Ministero dell'Ambiente) il parco nazionale presenta una differenza dalle altre forme di protezione anche per la gestione di un territorio ampio, variegato, con una significativa presenza umana. Oltre alla pianificazione e alla vigilanza dunque, il parco nazionale deve esaltare la sua missione di strumento di collegamento e valorizzazione delle realtà locali che devono trovare nella bellezza (e delicatezza) del territorio su cui abitano l'elemento di coesione, la risorsa chiave del loro sviluppo. Un ruolo importante nell'intervento statale di tutela stanno assumendo i parchi marini, destinati a proteggere in modo integrato tratti di mare e di costa (spesso intere isole o arcipelaghi) che presentano componenti ambientali e paesaggistiche ad un tempo eccezionali e caratteristiche del Mediterraneo. Istituzione L’art. 34 comma 1 della legge quadro istituisce direttamente una serie di parchi nazionali e prevede l’istituzione di altri parchi nelle aree di reperimento individuate dal comma 6 del medesimo articolo. La procedura per l’istituzione di questi parchi nazionali è quella prevista dal comma 3 dell’art. 34 della legge quadro e cioè il Ministro dell’ambiente provvede alla delimitazione provvisoria dei parchi nazionali sulla base degli elementi conoscitivi e tecnico-scientifici disponibili presso i servizi tecnici nazionali, le amministrazioni dello Stato e le Regioni. L’art. 8 della legge quadro, inoltre, dispone che essa debba avvenire con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’ambiente che deve essere preceduto dall’intesa con le Regioni interessate, ai sensi dell’art.3 della legge n. 426 del 1998. Con il medesimo provvedimento oppure con ordinanza successiva, il Ministro dell’ambiente, sentite le Regioni e gli enti locali interessati, adotta le misure di salvaguardia (art. 6 legge 394/91) necessarie per garantire la conservazione dello stato e dei luoghi; attraverso le misure di salvaguardia, quindi, vengono disciplinate tutte le attività che possono essere svolte nelle varie zone del 25 territorio del parco, come tipicamente, il divieto di edificare nel territorio compreso nel perimetro del parco. L’applicazione di queste misure si protrae comunque sino all’entrata in vigore del piano e del regolamento del parco (art. 18 legge 394/91). Ente parco La gestione del parco è affidata a un apposito ente, (art. 9 legge 394/91), che è l’ente parco, che ha personalità di diritto pubblico, sede legale e amministrativa nel territorio del parco ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’ambiente. La legge quadro sulle aree protette agli artt. 9, 10,11, 12 e 14 individua gli organi e gli strumenti di gestione dell’Ente Parco per perseguire le finalità istitutive del Parco e i più generali obiettivi di conservazione e sviluppo sostenibile. Gli organi di gestione che compongono l'Ente Parco sono: • il Presidente • il Consiglio Direttivo • la Giunta Esecutiva • il Collegio dei Revisori dei Conti • la Comunità del Parco Il Presidente è nominato con decreto del Ministro dell'ambiente, d'intesa con i presidenti delle regioni o delle province autonome di Trento e di Bolzano nel cui territorio ricada in tutto o in parte il parco nazionale. Il Presidente ha la legale rappresentanza dell'Ente parco, ne coordina l'attività, esplica le funzioni che gli sono delegate dal Consiglio direttivo, adotta i provvedimenti urgenti che sottopone alla ratifica del Consiglio Direttivo nella seduta successiva. Il Consiglio direttivo è formato dal Presidente e da dodici componenti, nominati con decreto del Ministro dell'ambiente, scelti tra persone particolarmente qualificate per le attività in materia di conservazione della natura o tra i rappresentanti della Comunità del parco, secondo le seguenti modalità: • cinque, su designazione della Comunità del Parco; 26 • due, su designazione delle associazioni di protezione ambientale individuate ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, scelti tra esperti in materia naturalistico-ambientale; • due, su designazione dell'Accademia nazionale dei Lincei, della Società botanica italiana, dell'Unione zoologica italiana, del Consiglio nazionale delle ricerche e delle Università degli studi con sede nelle province nei cui territori ricade il parco; in caso di designazione di un numero superiore a due la scelta tra i soggetti indicati è effettuata dal Ministro dell'ambiente; • uno, su designazione del Ministro dell'agricoltura e delle foreste; • due, su designazione del Ministro dell'ambiente. Il Consiglio direttivo delibera in merito a tutte le questioni generali ed in particolare sui bilanci, che sono approvati dal Ministro dell'ambiente di concerto con il Ministro del tesoro, sui regolamenti e sulla proposta di piano per il parco, esprime parere vincolante sul piano pluriennale economico e sociale, elabora lo statuto dell'Ente parco, che è adottato con decreto del Ministro dell'ambiente, d'intesa con la regione. La Giunta esecutiva è eletta dal Consiglio direttivo ed è formata da cinque componenti, compreso il Presidente, secondo le modalità e con le funzioni stabilite nello statuto dell'Ente Parco. Il collegio dei revisori dei conti è nominato con decreto del Ministro del tesoro ed è formato da tre componenti scelti tra funzionari della Ragioneria generale dello Stato ovvero tra iscritti nel ruolo dei revisori ufficiali dei conti. Figura 8 – Antiche tradizioni: filatura della lana nel Parco Nazionale ValGrande, Verbania, Piemonte Essi sono designati: due dal Ministro del tesoro, di cui uno in qualità di 27 Presidente del Collegio; uno della regione o, d'intesa, dalle regioni interessate. Il Collegio dei revisori dei conti esercita il riscontro contabile sugli atti dell'Ente parco secondo le norme di contabilità dello Stato e sulla base dei regolamenti di contabilità dell'Ente parco, approvati dal Ministro del tesoro di concerto con il Ministero dell'ambiente. La comunità del parco è costituita dai presidenti delle regioni e delle province, dai sindaci dei comuni e dai presidenti delle comunità montane nei cui territori sono ricomprese le aree del parco. La comunità del parco è organo consultivo e propositivo dell'Ente parco, il suo parere è obbligatorio: • sul regolamento del parco; • sul piano per il parco; • sul bilancio; • delibera, previo parere vincolante del Consiglio direttivo, il piano pluriennale economico e sociale e vigila sulla sua attuazione. Inoltre la Comunità del parco elegge al suo interno un Presidente e un Vice Presidente. Gli organi dell'Ente parco durano in carica cinque anni ed i membri possono essere confermati una sola volta. Strumenti di gestione Una concreta e razionale gestione del patrimonio naturale, culturale ed economico compreso nel sistema delle aree protette, può essere realizzata adottando gli organi e gli strumenti di gestione introdotti dalla Legge Quadro n. 394 del 6 dicembre 1991. La legge quadro introduce negli artt. 11, 12 e 14 (Regolamento del Parco - Piano per il parco - Iniziative per la promozione economica e sociale) gli strumenti di gestione adottati dall'Ente parco e dalla Comunità del parco per l'elaborazione di specifiche politiche di sviluppo delle aree parco che, attraverso il coinvolgimento delle popolazioni interessate, possano conciliare gli obiettivi di conservazione della natura con quelli di sviluppo socio-economico. 28 ? Piano per il parco – Con l’approvazione della 394 la pianificazione territoriale del parco, attraverso il Piano del Parco, è diventata uno dei momenti più qualificativi ed importanti per l’organizzazione del parco stesso e per la sua gestione. A tale riguardo è bene precisare che “nelle aree naturali protette compete priorità gerarchica alla conservazione, che è valore insuscettivo di essere subordinato a qualsiasi altro interesse”, compreso quello economico, e di tale primarietà deve ovviamente tenere conto il piano del parco. A tal fine esso è sovraordinato agli altri strumenti di pianificazione e per tale ragione le iniziative economico-sociali debbono ottenere il parere vincolante del consiglio direttivo dell’Ente Parco, ivi compreso il Piano Pluriennale di sviluppo socioeconomico predisposto dalla Comunità del Parco. L'Ente parco persegue la tutela dei valori naturali ed ambientali attraverso la predisposizione del piano per il parco, entro sei mesi dall’istituzione (il piano viene poi adottato dalla regione entro i successivi quattro mesi, sentiti gli enti locali), che disciplina quanto segue: • l'organizzazione generale del territorio; • vincoli, destinazioni di uso pubblico o privato e norme di attuazione relative con riferimento alle varie aree o parti del piano; • sistemi di accessibilità veicolare e pedonale con particolare riguardo ai percorsi, accessi e strutture riservati ai disabili, ai portatori di handicap e agli anziani; • sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale del parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio, attività agroturistiche; • indirizzi e criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull'ambiente naturale in genere. Si tratta dunque di prevedere l’organizzazione strutturale dell’intera area destinata a parco con l’approfondimento di alcune questioni specifiche. ? Regolamento del parco – Disciplina l'esercizio delle attività consentite entro il territorio del parco rispettando le caratteristiche proprie del parco stesso. Il regolamento è adottato dall’Ente Parco anche contestualmente al Piano per il 29 Parco e comunque non oltre sei mesi dall’approvazione del medesimo. Esso disciplina in particolare: • la tipologia e le modalità di costruzione di opere e manufatti; • lo svolgimento e la circolazione del pubblico con qualsiasi mezzo di trasporto; • lo svolgimento delle attività di ricerca scientifica e biosanitaria; • i limiti alle emissioni sonore, luminose; • lo svolgimento delle attività da affidare a interventi di occupazione giovanile, di volontariato, con particolare riferimento alle comunità terapeutiche, e al servizio civile alternativo; • l'accessibilità nel territorio del parco attraverso percorsi e strutture idonee per disabili, portatori di handicap e anziani. Non è possibile per il regolamento del parco disciplinare le problematiche di cui sopra senza una base conoscitiva e valutativa appropriata. Il piano potrà essere lo strumento di supporto ideale per assumere qualunque decisione rispetto alle questioni sopra elencate. ? Piano pluriennale economico e sociale – La Comunità del parco per promuovere le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività residenti all'interno del parco, entro un anno dalla sua costituzione elabora un piano pluriennale economico e sociale. Il piano prevede: • la concessione di sovvenzioni; • la predisposizione di attrezzature, impianti di depurazione e per il risparmio energetico, servizi ed impianti di carattere turisticonaturalistico; • l'agevolazione o la promozione, anche in forma cooperativa, di attività tradizionali artigianali, agro-silvo-pastorali, culturali, servizi sociali e biblioteche, restauro; • iniziative volte a favorire lo sviluppo del turismo e delle attività locali, nel rispetto delle esigenze di conservazione del parco; 30 • attività ed interventi diretti a favorire l'occupazione giovanile ed il volontariato, nonchè l'accessibilità e la fruizione, in partcolare per i portatori di handicap; • l'organizzazione, d'intesa con la regione o le regioni interessate, di speciali corsi di formazione al termine dei quali viene rilasciato il titolo ufficiale ed esclusivo di guida del parco. Il piano ha durata quadriennale. ? Misure d’incentivazione – Ai Comuni ed alle Province il cui territorio è compreso in tutto o in parte entro i confini di un parco nazionale è attribuita priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti per la realizzazione di alcuni interventi come ad esempio: il restauro di centri storici ed edifici di particolare valore storico-culturale; recupero dei nuclei abitati rurali; attività culturali nei campi di interesse del parco; agriturismo, attività sportive ecocompatibili, etc... È necessario, dunque, guidare le politiche di incentivi e sviluppo, e il piano per il parco deve fornire le indicazioni di base per i primi orientamenti in merito. Zone di protezione La legge quadro pone l'obiettivo di coniugare le esigenze di conservazione e salvaguardia del patrimonio naturale con gli interessi delle popolazioni locali attraverso l'avvio di forme di sviluppo sostenibile all'interno dell'area protetta. La tutela dei valori naturali e ambientali, che la Legge affida all'Ente Parco, è perseguita attraverso lo strumento del piano per il parco, che suddivide il territorio in funzione del diverso grado di protezione. Il territorio del Parco è dunque articolato "in aree o parti caratterizzate da forme differenziate di uso, godimento e tutela". La zonizzazione del parco prevede quindi: • riserve integrali (Zona A) – nelle quali l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità. • riserve generali orientate (Zona B) – nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. Possono essere tuttavia consentite le 31 utilizzazioni produttive tradizionali, la realizzazione delle infrastrutture strettamente necessarie, nonchè interventi di gestione delle risorse naturali a cura dell'Ente Parco. Sono altresì ammesse opere di manutenzione alle opere esistenti. • aree di protezione (Zona C) – nelle quali, in armonia con le finalità istitutive e in conformità ai criteri generali fissati dall'Ente Parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché di pesca e raccolta dei prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità. • aree di promozione economica e sociale (Zona D) – facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del Parco e finalizzate al miglioramento della vita socioculturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori. La zonizzazione delle aree protette, nonostante rappresenti una evoluzione del concetto di parco, che comprende la protezione integrale della natura e la corretta gestione del territorio, è una componente essenziale ma non sufficiente per la regolamentazione di un’area protetta. La rigida suddivisione in zone ha già messo in luce tutti i suoi limiti negli insuccessi della passata pianificazione urbanistica e territoriale: nella pianificazione dei parchi, dove si esaltano le dinamiche evolutive di significative e qualificanti presenze naturali, si rendono ancora più indispensabili criteri di analisi e di progetto interdisciplinari (coinvolgenti competenze che vanno dal naturalista allo storico) capaci di cogliere la complessa articolazione degli equilibri ecosistemici. L’artificiosità propria della zonizzazione che porta all’individuazione di confini tra aree destinate a gestioni diverse rischia di alterare l’unità organica del territorio del parco, vocato in prima istanza alla conservazione delle risorse naturali. E la necessità di comprendere all’interno del parco un sistema di 32 riserve bioconnesse non puo considerarsi mero traguardo normativo, ma piuttosto l’essenza istitutiva del parco stesso. Le riserve dovranno considerarsi come il “cuore” ed il motivo dell’esistenza dell’intero sistema parco, la cui sopravvivenza dipende esclusivamente dai rapporti che si vengono a stabilire tra riserve e parti periferiche. In particolare è necessario ricercare un governo dell’area protetta capace di garantire la rigida conservazione delle risorse naturali all’interno delle riserve ed il controllo del sistema di relazioni già esistenti o nascenti tra riserve, aree di protezione, aree di promozione, zone contigue e ambiti territoriali limitrofi. Si è in presenza dunque di forme di pianificazione specialistica e di settore opportunamente raccordate con la pianificazione ordinaria. Riserve Naturali Statali Come i parchi nazionali, anche le riserve naturali statali sono individuate, istituite e disciplinate dallo Stato sentita la Conferenza unificata stato-regioni : esse sono istituite ai sensi della legge n. 426 del 1998 con decreto del Ministro dell’ambiente d’intesa con le Regioni sul cui territorio insiste la riserva statale. Il decreto istitutivo della riserva statale deve determinare i confini e il relativo organismo di gestione, precisarne le caratteristiche principali, le finalità istitutive e i vincoli principali, stabilendo altresì indicazioni e criteri specifici cui devono conformarsi gli strumenti di gestione della riserva e cioè il piano di gestione e il relativo regolamento attuativo, adottati dal Ministro dell’ambiente d’intesa con le Regioni. Aree Marine Protette Le Aree Marine Protette “..sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono”. 33 La legge 31 dicembre 1982, n. 979, affida all’Ispettorato centrale per la difesa del mare (allora direzione generale del ministero della Marina Mercantile, poi dal 1994, del Ministero dell’Ambiente) il compito istituzionale della difesa del mare, non solo come tutela dell’ambiente marino e difesa del mare e delle coste dall’inquinamento, ma altresì come promozione e valorizzazione delle risorse marine. Le zone di particolare valore naturalistico da destinare ad aree marine protette, le cosiddette aree di reperimento, sono individuate dalla legge 31 dicembre 1982 n.979 e dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394. L’AMP Punta Campanella viene già menzionata nella prima legge ed è oggetto di studio di questa tesi. 1.6 Aree Naturali Protette Regionali Il D.P.R. 616/77 ha segnato una tappa fondamentale nel processo di crescita delle aree protette in Italia: con il trasferimento delle competenze in materia di aree protette dallo Stato alle Regioni e con la conseguente istituzione da parte delle stesse dei Parchi Naturali, si interrompono decenni di assoluto silenzio e di inattività. I parchi naturali regionali, oltre ad aumentare sensibilmente la complessiva superficie di territorio nazionale protetto, hanno dato l'avvio ad una stagione di dibattito e di innovazione concettuale sui temi della forma, del ruolo e della gestione delle aree protette. In particolare le aree protette regionali, sulla base delle analoghe esperienze condotte in altri Paesi europei, hanno saputo adattare il primitivo modello di parco nordamericano alla complessa realtà dell'antropizzato mondo italiano: la novità apportata da questi parchi è stata quella di aver cercato di coniugare la conservazione delle risorse naturali con l'uso sociale delle stesse e con la ricerca dello sviluppo compatibile per le popolazioni insediate. I parchi si sono così proposti come terreno di sperimentazione ecologica permanente, dove, con un nuovo approccio culturale ed economico, si riesca a definire un modello di gestione territoriale da estendere al resto del Paese. 34 Le aree protette regionali coprono oggi una superficie di più di un milione di ettari. Sulla scena di questo processo si stanno ora affacciando (a seguito dell'approvazione della legge quadro nazionale e della legge 142/90 sul decentramento delle competenze) anche le Province con la creazione di proprie aree protette. Principi della 394/91 I principi fondamentali contenuti nella 394/91 e relativi alle Aree Naturali Protette Regionali sono: • la partecipazione degli Enti Locali interessati sia nell’istituzione delle aree protette, sia nella gestione, come “la possibilità di affidare la gestione alle comunioni familiari montane, anche associate tra loro, qualora l’area protetta sia in tutto o in parte compresa tra i beni agro silvo pastorali costituenti patrimonio delle comunità stesse”; • l’istituzione di aree naturali protette regionali viene effettuata utilizzando soprattutto i demani e i patrimoni forestali della Regione, Provincia o Comune; • per aree protette che insistono sul territorio di più regioni l’istituzione avviene d’intesa tra le Regioni interessate; • è vietata l’attività venatoria, salvo prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici in conformità al regolamento. Parchi Regionali Istituzione I parchi naturali regionali vengono istituiti da una legge regionale che definisce la perimetrazione provvisoria e le misure di salvaguardia, individua il soggetto per la gestione del parco e indica gli elementi del piano per il parco, nonché i principi del regolamento del parco. 35 La gestione può essere anche affidata ad enti di diritto pubblico o consorzi tra enti locali od organismi associativi, istituiti ad hoc. Per la gestione dei servizi del parco possono essere stipulate convenzioni con enti pubblici, soggetti privati o comunioni familiari montane. Organizzazione amministrativa Gli organi al solito si dividono in: • il Presidente • il Consiglio Direttivo • la Giunta Esecutiva • il Collegio dei Revisori dei Conti • la Comunità del Parco Lo statuto del Parco prevede la forma organizzativa più appropriata al tipo di realtà, indicando i criteri per la designazione del consiglio direttivo, la designazione del presidente, i poteri dei vari organi, etc. Gli enti di gestione possono avvalersi sia di personale proprio che di personale comandato dalla regione o da altri enti pubblici. Strumenti di gestione Piano del parco – è adottato dall’organismo di gestione e viene approvato dalla regione. Tale documento ha valore di piano paesistico e urbanistico e sostituisce gli altri piani paesistici e urbanistici di qualsivoglia livello. Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili – è adottato dall’organismo di gestione del parco, tenuto conto del parere espresso dagli enti locali territorialmente interessati, viene approvato dalla regione e può essere aggiornato di anno in anno. Tale piano ha come obiettivo quello promuovere e coordinare le iniziative atte a favorire la crescita economica, culturale e sociale delle comunità residenti. Le risorse finanziarie provengono, oltre che da erogazioni o contributi a qualsiasi tipo da enti pubblici o privati, dai diritti e dai canoni riguardanti l’utilizzo dei beni mobili e immobili del parco. 36 In ultimo la 394/91 prevede da parte del Ministero dell’Ambiente la promozione di accordi di programma tra Stato, regione ed enti locali, individuando gli interventi da realizzare per il perseguimento delle finalità. 1.7 Il mondo che ruota attorno ai parchi Una volta analizzato il sistema normativo legato alle aree protette, e gestito dal Ministero dell’Ambiente, passiamo a capire quali sono gli altri soggetti impegnati nel lavoro che quotidianamente si svolge nelle aree protette di tutta Italia. Mi riferisco agli operatori che lavorano per completare le attività svolte dagli Enti Parco, sia ai livelli più alti della gestione (rapporti con il Ministero – Federparchi), sia nei rapporti con la comunità locale o con i fruitori delle aree protette (cooperative e associazioni). Federparchi La Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali, fondata nel 1989, è un'associazione volontaria di promozione sociale; essa riunisce 140 soci tra Parchi nazionali e regionali, Riserve terrestri e marine, Amministrazioni e Associazioni, che gestiscono quasi 300 aree protette per una superficie superiore ai 2.500.000 ettari. Federparchi opera, d’intesa con tutti i soggetti che agiscono nel campo della tutela e della valorizzazione dell’ambiente, per promuovere la creazione del sistema nazionale delle aree protette. Per questo obiettivo strategico l’Associazione: • partecipa alla elaborazione teorica, alla progettazione ed alla attuazione dei grandi programmi di sistema; • promuove il collegamento internazionale tra enti e istituzioni di tutela; Federparchi rappresenta il Sindacato dei Parchi, ovvero fa da interfaccia tra gli Enti Parchi e il Ministero dell’Ambiente portando all’attenzione di quest’ultimo 37 le istanze che emergono dai continui e frequenti incontri tra i rappresentanti dei parchi ove si discute di problemi, iniziative e comunicazione all’interno del Sistema delle Aree Protette Italiane. Essa inoltre, nel rispetto dell’autonomia dei soci, rappresenta gli enti gestori delle aree naturali protette nei confronti degli organismi dell’Unione Europea e, d’intesa con i Coordinamenti regionali, nei confronti delle Regioni e degli Enti locali. Per cui si può dire che l’Associazione opera in sintonia e d’intesa con le Istituzioni pubbliche nazionali, regionali e locali, con le associazioni e con gli organismi che agiscono nel campo della tutela e della valorizzazione dell’ambiente naturale, per promuovere la creazione del sistema nazionale delle aree protette. • favorisce la collaborazione tra i soci e la circolazione delle conoscenze e delle esperienze gestionali; In attuazione degli scopi per cui è stata istituita, Federparchi favorisce la collaborazione, la circolazione delle informazioni, lo scambio delle conoscenze e delle esperienze tra le aree protette e promuove il recepimento delle indicazioni degli organismi nazionali ed internazionali per la tutela delle risorse naturali e per lo sviluppo sostenibile del pianeta. • attua lo studio e la definizione di metodologie per la sostenibilità delle attività umane in territori fragili; • sviluppa attività di informazione e divulgazione. L’Associazione inoltre svolge tutte le attività di studio, di ricerca, di divulgazione e di educazione ambientale, anche su incarico di altri soggetti pubblici e privati, che permettano di stimolare e promuovere lo sviluppo del sistema nazionale delle aree protette e dei singoli enti gestori dei parchi e delle riserve, favorendo altresì metodi di gestione improntati all’allargamento della democrazia e della partecipazione. In conclusione Federparchi rappresenta una grande sovrastruttura di cui sono dotati i parchi e le riserve naturali in Italia. Il suo ruolo si estrinseca in centinaia di azioni che vanno dalla organizzazione di incontri seminari e dibattiti alla gestione di un sito di rilevanza internazionale (www.parks.it – il portale dei 38 parchi italiani) alla presentazione di documenti presso il Ministero dell’Ambiente e redatti in collaborazione con i gestori delle aree protette. L’esperienza fatta dall’AMP Punta Campanella Uno di questi documenti è stato preparato nel novembre 2003 proprio presso l’AMP Punta Campanella. I precedenti incontri tra Federparchi e i Responsabili delle AMP avevano evidenziato la necessità di costruire una politica di sistema per le Riserve Marine, anche per affrontare temi scottanti che vanno dalla gestione amministrativa e contabile al problema del marketing. Si è pensato dunque di organizzare le attività in gruppi di lavoro formati dai Direttori delle AMP in base alle specifiche competenze e al fattore “posizione geografica della Riserva”. Per cui all’AMP Punta Campanella fu affidato il coordinamento del gruppo di lavoro “Gestione ed Amministrazione”, composto dai Direttori delle AMP: Isola di Ventotene, Penisola del Sinis, Capo Carbonara, Torre Guaceto. Il gruppo di lavoro, in seguito a tre incontri, ha elaborato due documenti finali: proposta di interpretazione o integrazione della direttiva concernente la definizione del profilo di direttore o responsabile di una AMP e costituzione del relativo rapporto; regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, con previsione di pianta organica di base, da proporre per l’adozione da parte di tutte le AMP. Entrambi i documenti sono di grossa importanza per la gestione quotidiana dell’AMP, in particolare il secondo che sulla scorta dei regolamenti adottati dal Comune e dagli Enti Pubblici locali, rappresenta un punto di riferimento per la gestione delle attività dell’Ente: esso prevede una nuova organizzazione dell’AMP suddivisa in tre settori: amministrativo, finanziario-contabile, tecnicomanutentivo, ognuno dei quali presieduto da un responsabile. L’AMP inoltre, come previsto dal documento, verrebbe dotata di strutture di staff suddivise in : - obbligatorie: Commissione di Riserva, Centro Visite, Comitato tecnicoscientifico; - facoltative: Centro di Educazione Ambientale (CEA), Osservatorio sulle attività dell’AMP, altro. 39 Il regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi contiene anche il primo dei documenti su citati e presentati dal gruppo di lavoro prima ad una riunione con tutti i responsabili delle AMP e Federparchi, e poi al Ministero dell’Ambiente. Le modifiche alla direttiva proposta dal Ministero per la scelta dei Responsabili dell’AMP consistevano nel definire i requisiti che bisogna avere per essere inseriti nella rosa dei “Responsabili di una AMP” in modo da rendere l’albo accessibile anche a persone qualificate ma con pochi anni di esperienza come dirigente in amministrazioni pubbliche. La proposta presentata al Ministero prevedeva anche la definizione del rapporto contrattuale: contratto a progetto a prestazione esclusiva della durata di tre anni e non legato ai mandati elettivi degli organi politici del soggetto gestore. Si tratta di misure atte a garantire continuità al lavoro svolto dall’Ente Gestore dell’AMP. Il documento è tutt’ora in visione presso il Ministero dell’Ambiente. Cooperative ed Associazioni Ambientaliste In genere con il termine “Servizi del Parco “ si intende tutta quella gamma di attività che il parco promuove per la fruizione compatibile del territorio protetto. Si va dalle semplici escursioni a piedi, alla gestione di aree pic-nic, o alla promozione di campagne di monitoraggio o di studio, fino alla gestione di vere e proprie strutture associate al parco come i Centri Visita o i Centri di Educazione Ambientale. Come si legge all’inizio di questo capitolo uno degli scopi principali di un’area protetta è proprio quello di promuovere le istanze dello sviluppo sostenibile, a partire dal territorio protetto che rappresenta un laboratorio vivente di scienze naturali, che consenta la formazione di una cultura naturalistica, fondamento per una futura gestione oculata delle risorse del nostro pianeta. Tali attività vengono di solito svolte da gruppi di operatori che organizzati in associazioni o piccole cooperative, trasformano in un linguaggio comune alla comunità locale o all’insieme dei visitatori delle aree protette tutte le attività che l’Ente Parco svolge e principi per i quali opera. 40 Questa tipologia di organizzazione del lavoro nelle aree protette ha reso possibile l’avvicinamento per tanti ragazzi al fantastico mondo delle aree protette. Le organizzazioni più rappresentative di questa categoria sono: WWF Il World Wide Fund for Nature, fondato in Svizzera l'11 settembre 1961 da scienziati, naturalisti e personalità di tutto il mondo preoccupate per il degrado della natura nel pianeta, è la più grande organizzazione mondiale dedicata alla conservazione della natura. Grazie al supporto di quasi 5 milioni di persone, lavora incisivamente in più di 90 paesi. In oltre 40 anni di attività, ha contribuito alla tutela degli ambienti naturali più minacciati della Terra e alla salvaguardia di molte specie animali a rischio di estinzione. In Italia il WWF è attivo dal 1966 e grazie al sostegno di 260.000 soci ha messo al sicuro più di 30.000 ettari di natura: le Oasi. L'associazione è strutturata in uffici nazionali che operano nei singoli Paesi in modo indipendente ma in coerenza con i programmi e gli obiettivi posti dal WWF Internazionale. Oltre alle sedi nazionali il WWF opera anche attraverso "Uffici di programma" mirati alla realizzazione di specifici progetti di conservazione spesso transnazionali. La sede del WWF Internazionale è a Gland, in Svizzera. In Italia il WWF è strutturato con uno staff centrale a Roma, e 20 sezioni regionali dove lavorano altrettanti segretari regionali. L'associazione è fortemente presente sul territorio grazie a circa 230 sezioni locali dove operano attivisti, gruppi locali o volontari che agiscono sul territorio con una incessante azione di denuncia, vigilanza, o di supporto alle campagne nazionali. Le attività del WWF nelle aree protette sono: ? 41 gestione di aree protette – si tratta di aree di Figura 9 – Riserva naturale Cratere degli Astroni proprietà dell’Associazione o gestite sulla base di affitti, concessioni, accordi con proprietà, pubbliche e private. Si parla di un vero e proprio sistema gestito in modo coerente, i cui obiettivi sono: - Conservazione di campioni rappresentativi di ecosistemi particolarmente rari o minacciati, aree di eccezionale valore naturalistico ed habitat di specie in pericolo di estinzione; - Sensibilizzazione ed educazione ambientale; - Sviluppo della ricerca scientifica; - consolidare modalità e tecniche di gestione delle aree naturali protette, esempi concreti di sviluppo sostenibile. Il territorio protetto nelle 132 aree gestite dal WWF è di circa 32.000 ettari, di cui circa 26.000 gestiti direttamente, 5.000 gestiti in collaborazione con altri enti o posti sotto l’egida del WWF, circa 1.000 ettari sono i Rifugi (piccole aree gestite dal WWF a livello locale, con finalità didattiche e sperimentali, dove vengono svolte azioni particolari o che sono il risultato o l’oggetto di progetti finalizzati). Il WWF gestisce anche due Riserve Marine (Miramare e Torre Guaceto) e 4 Oasi Blu (Scogli di Isca, Gianola, Villa di Tiberio e Monte Orlando). ? gestione di specifici servizi per le aree protette – per esempio gestione di strutture associate ai parchi come i Centri Visita, i Centri di educazione ambientale o i Centri di recupero per la fauna selvatica. ? attività di promozione, informazione, formazione, divulgazione, sensibilizzazione, attraverso campagne informative, campi di volontariato, turismo sostenibile, progetti nelle scuole, educazione ambientale. Legambiente Tutela dell'ambiente, difesa della salute dei cittadini, salvaguardia del patrimonio artistico italiano... sono molti i campi in cui Legambiente è quotidianamente impegnata, a livello nazionale e locale. Alle grandi battaglie si affianca inoltre la quotidiana attività degli oltre centodiecimila soci e degli oltre duemila tra circoli e classi per l'ambiente sparsi su tutto il territorio nazionale: 42 numeri che fanno di Legambiente la più diffusa associazione ambientalista italiana, circa 1000 sedi in Italia coordinate dai comitati regionali che fanno capo a legambiente nazionale con sede a Roma. Particolarmente sviluppato è l’impegno di Legambiente per le aree protette intese sì come misure di protezione degli ecosistemi più delicati e preziosi, ma anche come strumenti formidabili per creare sviluppo e lavoro in settori strategici e oggi molto penalizzati, come il turismo, l’agricoltura, l’artigianato e la gestione dei beni culturali. Questo impegno si traduce in progetti e attività specifiche, come i progetti strategici per i grandi sistemi ambientali quali APE - Appennino Parco d’Europa, ITACA - la rete delle aree marine protette delle isole minori o CIP — Coste Italiane Protette, tutti progetti mirati al consolidamento e rafforzamento della Rete Ecologica Nazionale. Si tratta di proposte concrete per integrare la politica delle aree protette con le altre politiche territoriali, orientandole verso la sostenibilità, sviluppo per che straordinario promuovere metta a valore uno frutto lo aggiunto rappresentato dai tesori di natura e cultura che custodiamo. L’attività Figura 10 – Due delle tre unità di Goletta Verde all’opera di Legambiente nelle aree protette si concretizza anche attraverso le campagne "storiche" dell’associazione, che coinvolgono ogni anno centinaia di persone: - Goletta Verde che promuove anche le aree marine protette con Profondo Blu; - Salvalarte per la tutela e il recupero del patrimonio culturale; - Spiagge e Fondali Puliti; - Puliamo il Mondo, nelle aree protette ribattezzato Puliamo il Parco; 43 - In fondo al Mar e Li Voglio Vivi per la valorizzazione delle risorse delle aree marine protette; - i campi di Volontariambiente; - Piccolagrandeitalia finalizzata all’approvazione della proposta di legge in favore dei piccoli comuni; - Carovana delle Alpi, viaggio attraverso il sistema ambientale alpino, nel quale sperimentare politiche di sviluppo sostenibile. Tante poi sono le iniziative specifiche per la conservazione della natura e lo sviluppo sostenibile a partire da : - ReteNatura, il sistema attraverso il quale Legambiente gestisce, direttamente o in collaborazione con altri Enti, più di 55 aree tra oasi e riserve naturali; - i progetti Life natura e Life Ambiente, destinati alla tutela di habitat e specie di interesse comunitario e allo sviluppo di tecniche e metodologie ambientali innovative; - la Campagna nazionale anti-incendio boschivo condotta in diversi parchi nazionali; - il Centro nazionale di allevamento di mastini abruzzesi, in collaborazione con il Parco nazionale della Majella. Numerose le iniziative per la valorizzazione delle produzioni di qualità come l’Atlante dei prodotti tipici dei parchi italiani e Le Lane dei Parchi, per esempio o delle attività di educazione ambientale come i Centri di educazione ambientale. Il sistema di Legambiente per la conservazione e la valorizzazione della natura Natura e Territorio è un progetto nato per promuovere e mettere in rete tra loro le numerose esperienze di adozione del territorio da parte delle strutture locali di Legambiente. L'associazione gestisce direttamente o in collaborazione con altri soggetti, 55 aree nelle quali ha avviato attività di conservazione, fruizione e divulgazione della natura. Natura e Territorio interessa oasi e riserve naturali, siti di 44 importanza comunitaria e aree protette di interesse locale, aree faunistiche e floristiche, rifugi e centri natura, aree geologiche e archeologiche, coinvolgendo un territorio di oltre 10.000 ettari di superficie. Buona parte di queste sono inserite nell'elenco ufficiale delle aree protette, in quanto ambienti di significativo valore naturalistico, e sono sottoposti ad una scrupolosa e rigorosa azione di tutela che assicura la loro più piena e corretta fruizione da parte dei cittadini. Natura e Territorio comprende inoltre siti un tempo profondamente degradati che, come avviene nella più tipica metodologia di intervento di Legambiente, sono stati riqualificati dall'azione e dalla partecipazione del volontariato, e trasformati in aree ad alto interesse naturalistico fruibili dai cittadini. LIPU Nel 1965 inizia la storia della LIPU, la prima Associazione che in Italia si occupa di protezione della natura, e il cui scopo “...è quello di realizzare azioni concrete per difendere la natura selvatica e tutte le creature che vi abitano, con particolare attenzione nei confronti degli uccelli che fungono da ottimi indicatori ambientali”. 42.000 sostenitori, 100 Sezioni locali, migliaia di Volontari, una rete di 58 Oasi e Centri Recupero visitati ogni anno da più di 200.000 persone, fanno della LIPU la principale associazione italiana per la protezione degli uccelli. 45 Figura 11 – Le Oasi (in rosso) e i Centri di Recupero (in blu) LIPU Conservare la natura partendo proprio dalla protezione degli uccelli e dei loro habitat, educare i giovani al rispetto del mondo in cui viviamo, sensibilizzare l'opinione pubblica su temi importanti come la tutela dell'ambiente e l'attenzione alla salute, questi sono i principali obiettivi definiti dallo Statuto dell'associazione. Le attività della LIPU si possono dividere in 4 grandi aree: Le strutture dedicate alla natura - la LIPU gestisce una rete di: • 45 Oasi - dove la natura è protetta (segnale rosso); • 9 Centri Recupero - dove gli uccelli e gli altri animali feriti vengono curati (segnale blu); • Centri Cicogna - per la reintroduzione della Cicogna bianca in Italia. I progetti di conservazione e di studio - la LIPU realizza: • progetti sul campo - per la tutela di specie e habitat minacciati; • progetti di ricerca - per approfondire la conoscenza di particolari specie o per valutare l'impatto ambientale delle attività dell'uomo; • servizi di consulenza per la gestione naturalistica del territorio. Le iniziative di educazione per diffondere una nuova etica ambientale: • educazione ambientale nelle scuole; • campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Le attività di lobby e di vigilanza: • promozione di leggi che tutelano la natura, in campo locale, nazionale e internazionale; • monitoraggio del territorio grazie ad un servizio di Guardie volontarie per controllare l'attività venatoria e combattere il bracconaggio . Cooperative Le Cooperative legate al mondo dei parchi e della natura lavorano per lo più nei campi dell’educazione ambientale, del turismo verde e della gestione di strutture per conto di aree protette, come centri visite o centri di educazione ambientale. Negli ultimi anni la politica del Ministero dell’Ambiente è stata quella di preferire tali forme di organizzazioni, rispetto a quelle associative per 46 l’affidamento di incarichi. Le ragioni di tale scelta vanno ricercate in una struttura economica più consolidata per le società cooperative, quindi maggiori garanzie che tale tipo di organizzazione offre per quanto riguarda la gestione delle risorse economiche che vengono trasferiti alle cooperative per svolgere gli incarichi ad essa affidati dall’Ente Parco, o, se si tratta per esempio di un’Area Marina Protetta, dal Ministero dell’Ambiente. Una Cooperativa è dunque un’associazione di persone, che si riuniscono per il raggiungimento e il soddisfacimento di un bisogno comune con una precisa scelta di campo: da una parte i bisogni dell’uomo e la solidarietà al centro dell’interesse, dall’altra il profitto come una condizione operativa da rispettare, per essere efficienti e garantire la crescita sociale ed economica dei soci. Figura 12 – Escursioni con le Guide Ambientali Escursionistiche Concentrate soprattutto nella regione centro-settentrionale del nostro paese, con picchi nella zona dell’Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio, le cooperative che lavorano con finalità legate alla protezione della natura svolgono di solito le seguenti attività: • educazione ambientale – nelle scuole, negli ambienti aperti, nelle manifestazioni, accompagnano adulti, ragazzi e bambini alla scoperta dei "segreti" della natura e delle tradizioni culturali delle popolazioni. 47 • escursioni – conducono i gruppi in tutte le stagioni e negli ambienti più diversi, compresi parchi ed aree protette, dalla montagna fino alla costa ed al mare, utilizzando modi differenti per muoversi come a piedi, in mountain bike, a cavallo, in canoa, a nuoto, in immersione subacquea ed altri ancora. • gestione di servizi e progetti legati all’ambiente per conto di Enti Pubblici. Il 1994 rappresenta un anno chiave per gli operatori delle aree protette: viene presentata in tutte le Regioni e Province Autonome italiane la proposta di legge della A.I.G.A.E. (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursioniste) per la disciplina dell’attività professionale della Guida ambientale Escursionista. Grazie allo sforzo di questa associazione si inizia a delineare una nuova figura professionale, la Guida Ambientale Escursionista, che racchiude tutte le attività menzionate sopra. Laureati in scienze biologiche o in lettere moderne, diplomati all’ISEF, specialisti di sport estremi, le guide ambientali escursioniste lavorano in completa autonomia per quel che concerne la gestione di tutti gli aspetti riguardanti la propria professione: la peculiarità consiste nel fatto che ogni Guida si relaziona all’ambiente secondo le sue specifiche caratteristiche. Le conventions dei parchi Il mondo dei parchi, come si è ripetuto varie volte nel corso di questo capitolo, rappresenta oramai una realtà molto estesa che racchiude più di settecento aree protette, dai piccoli monumenti naturali ai grandi parchi nazionali. Come tutte le realtà di questa portata, necessita di momenti di incontro all’interno dei quali si mettono in mostra le attività svolte da ogni ente parco, principalmente per scambiare informazioni, in linea con le politiche di sistema di cui si parlava sopra. Seminari, dibattiti, momenti di formazione, oramai non si contano più le conventions lungo tutto l’arco dell’anno, organizzate di solito dagli Enti Parco in collaborazione con Federparchi, Istituzioni universitarie o di protezione della natura, ma anche in collaborazione con Enti Pubblici o associazioni ambientaliste. Tali appuntamenti rappresentano l’occasione per: • conoscere e condividere risultati raggiunti ed esperienze realizzate; 48 • far maturare progetti comuni e promuovere prodotti ed iniziative del parco; • incontrare operatori del settore e conoscere lo stato dell’arte dei diversi settori della conservazione della natura e dello sviluppo sostenibile. Alcuni di questi incontri sono diventati degli appuntamenti fissi per gli operatori dei parchi, come per esempio: ? Mediterre – la fiera dei parchi del mediterraneo che di solito si tiene all’inizio della primavera nella zona del Salento. Promossa dalla Regione Puglia, dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dalla Federparchi, e alla sua terza edizione, Mediterre è una manifestazione dedicata ai parchi e alle aree naturali protette del Mediterraneo, nata per favorire rapporti di scambio e collaborazione tra i diversi soggetti interessati a vario titolo alla loro gestione. ? Eco & equo – mostra mercato nazionale dei prodotti ecocompatibili ed equo-solidali e vetrina su parchi, aree protette e attività legate alla cultura del territorio, che si tiene ad Ancona nel periodo autunnale (ottobre – novembre). Eco & equo viene organizzata da Regione Marche e Ente Regionale per le Manifestazioni Fieristiche in collaborazione con Agices, l’Assemblea generale che rappresenta le organizzazione del commercio equo presenti da oltre quindici anni nelle nostre città. Tale evento è la continuazione di un vecchio appuntamento per i produttori che lavorano in aree protette: Parco Produce. ? Borsa Verde del Vallo della Lucania - nasce dalla volontà di promuovere lo sviluppo dell'ecoturismo mediterraneo. Numerosi sono anche gli incontri che si svolgono a livello regionale, come per esempio: ? Parchi in Mostra - Manifestazione per la promozione e lo sviluppo dei territori protetti della Campania (Parchi Nazionali, Parchi Regionali, Parchi Marini, aree protette, oasi) e per l’avvio di un percorso regionale di educazione ambientale, destinato ai cittadini tutti e in particolare ai giovani. 49 Ancora da citare, sono una serie di momenti di formazione organizzati dalle stesse cooperative ed associazioni ambientaliste di cui si è parlato in precedenza in questo paragrafo. 50 CAPITOLO 2 – Le Aree Marine Protette 2.1 La protezione dell’ambiente marino Il contesto internazionale E’ in una fase relativamente recente che il problema della protezione internazionale dell’ambiente marino ha cominciato a presentarsi in maniera sempre più evidente all’attenzione degli operatori giuridici, sia di diritto interno che di diritto internazionale. Infatti l’esigenza di affrontare la questione della tutela del mare da varie forme d’inquinamento si é posta di pari passo con il processo di industrializzazione ed ha spinto gli Stati ad adottare una serie di convenzioni internazionali, stipulate a partire dagli anni cinquanta, sia nella forma di convenzioni a carattere settoriale, che in quella di convenzioni di carattere regionale. Dunque i primi passi in materia di tutela dell’ambiente marino sono stati fatti nell’ambito della riduzione dell’inquinamento costiero, o per meglio dire inquinamento trans-frontaliero: la prima norma citabile è quella relativa alla Fonderia di Trail e alla sentenza arbitrale emessa nel 1941 tra Stati Uniti e Canada in cui si affermava che “ Secondo i principi di diritto internazionale nessuno Stato ha il diritto di usare o permettere che si usi il proprio territorio in modo tale da provocare danni al territorio di un altro Stato o alle persone e ai beni che vi si trovino…”. In seguito la necessità degli stati di fissare obblighi e diritti in particolari settori della protezione dell’ambiente marino, favorisce durante gli anni ’50 e ’60 la stipulazione di convenzioni internazionali sia a carattere settoriale che regionale In tal modo comincia a formarsi il concetto di protezione internazionale dell’ambiente marino. Tra le convenzioni a carattere essenzialmente settoriale, che si limitano a disciplinare taluni tipi di inquinamento, va citata la Convenzione per la 51 preservazione delle acque del mare dall’inquinamento da idrocarburi, adottata a Londra il 12 maggio 1954 e la Convenzione sulla responsabilità civile degli esercenti di navi nucleari, firmata a Bruxelles il 25 maggio 1962. Altre riguardano la protezione dell’ambiente marino con riferimento a determinate zone di mare, come l’accordo concernente la cooperazione in materia di lotta contro l’inquinamento da idrocarburi delle acque del mare del Nord, firmato a Bonn il 9 giugno 1969. Si é venuta così intessendo tutta una rete di accordi regionali: • Convenzione di Copenaghen per l’inquinamento del Mare del Nord da idrocarburi (16 settembre 1971); • Convenzione di Oslo sulla prevenzione dell’inquinamento per scarico da navi ed aerei (15 febbraio 1972) in vigore fra più di dieci paesi europei; • Convenzione di Parigi per inquinamenti della terraferma (4 giugno 1975); • Serie di accordi bilaterali, come quelli che l’Italia ha concluso con la Jugoslavia (14 febbraio 1974 e 10 novembre 1975) o con la Francia e il Principato di Monaco (10 maggio 1976). Sul piano regionale il modello più interessante é quello offerto dalla Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo del 1976 per la protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo. L’interesse manifestato dalla comunità internazionale alla protezione dell’ambiente marino si rafforza durante la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare da cui scaturisce la Convenzione di Montego Bay il 30 aprile 1982. Il tema della «protezione e preservazione dell’ambiente marino» é oggetto della XII parte della Convenzione e comporta 46 articoli ripartiti in undici sezioni. La convenzione obbliga gli stati a proteggere e preservare l’ambiente marino dall’inquinamento, e a tal fine impone agli stessi di cooperare tra loro e con le organizzazioni internazionali competenti Bisogna aspettare il 1985 per un primo atto internazionale dove si fa diretto riferimento alle aree marine protette. Si tratta delle “Linee guida per la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento di origine terrestre” emanato dal Consiglio Direttivo dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite 52 per la protezione dell’ambiente): “...gli stati devono prendere tutte le misure appropriate, come l’istituzione di riserve e santuari marini, per proteggere al massimo grado possibile determinate aree dall’inquinamento”. In modo analogo si presentano alcune parti del Capitolo 17 dell’Agenda 21, il programma di azione concordato da 183 paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno del 1992, per cui è necessario proteggere habitat e aree marine ecologicamente vulnerabili, sia che queste si trovino sotto giurisdizione nazionale, sia che si trovino localizzate in alto mare. Tuttavia questi atti non possono imporre dei vincoli a carico dei soggetti dell’ordinamento, tutt’al più possono esprimere una opinio iuris degli stati, che con il passare del tempo ed in stretta connessione con una prassi rilevante degli stati, potrebbe portare alla formazione di una nuova norma consuetudinaria. Ad oggi, però, una procedura che “vincoli” tutti gli stati non esiste. Piuttosto esistono dei meccanismi di valutazione e riconoscimento inseriti nel contesto dei vari trattati internazionali, come per esempio gli accordi che tutelano determinate aree per meglio garantire la protezione di determinate specie animali. In Figura 13 – Un pescatore dell’isola di Creta realtà, però, gli accordi internazionali che hanno avuto i maggiori risultati sono quelli di tipo regionale, che coinvolgono un piccolo gruppo di stati, interessati da uno stesso bacino di mare e conseguentemente dagli stessi problemi. Si tratta in generale di protocolli emanati dall’UNEP, come: • Protocollo sulle aree specialmente protette del Mediterraneo (Ginevra, 3 aprile 1982); • Protocollo sulle aree protette e la fauna e la flora selvatiche della regione dell’Africa Orientale (Nairobi, 21 giugno 1986); 53 • Protocollo sulle aree marine protette costiere del Sud: est Pacifico (Paipa, 21 settembre 1989); • Protocollo sulle aree specialmente protette e la flora e la fauna dei Carabi (Kingston, 18 gennaio 1990); • Protocollo sulle aree specialmente protette e la diversità biologica nel Mediterraneo (Barcellona, 10 giugno 1995). Dunque la convenzione di Ginevra del 1982 e il protocollo di Barcellona del 1995 rappresentano i punti di riferimento in quanto interamente dedicati alle aree marine protette. In genere tutti questi protocolli non prevedono un approccio rigido alla materia, ma piuttosto lasciano un buon margine di discrezionalità agli Stati per poter decidere quando, dove e in che modo agire per la creazione di aree marine protette. La questione della localizzazione delle aree protette segue una chiara evoluzione temporale: dalla convenzione di Ginevra che prevede un’azione limitata alle sole acque territoriali, al protocollo di Nairobi che comprende anche la piattaforma continentale e la zona economica esclusiva, fino al protocollo di Barcellona in cui si istituzionalizza la possibilità di creare aree marine protette anche in alto mare. Il contesto italiano – le aree marine protette La penisola italiana si inserisce quasi al centro del Mediterraneo sviluppando circa 8000 km di coste che costituiscono un patrimonio inestimabile per la varietà di tipologie, di organismi vegetali ed animali, di testimonianze archeologiche, storiche, artistiche ed architettoniche, per le diverse culture che lungo esse si sono sviluppate. Nonostante queste peculiarità, la sensibilità verso l’ambiente costiero e marino è stata a lungo molto bassa; l’attenzione e le azioni adeguate per la tutela e lo sviluppo sono cresciuti solo negli ultimi decenni. Per molto tempo la tutela è stata intesa solo come costruzione di strutture artificiali per proteggere le coste dall’erosione, protezioni per altro spesso inadeguate, o forme di salvaguardia delle risorse di pesca; un esempio 54 significativo è dato dal fatto che solo a partire dalla legge del mare (979/82) il patrimonio ittico venne considerato una componente fondamentale dell’ambiente marino, portatrice di un valore proprio, svincolato dai profitti commerciali. Dal punto di vista normativo, o degli ostacoli burocratici, la situazione non è stata molto differente da quella delle aree protette terrestri; ciononostante, mentre già prima della legge quadro era presente una discreta rete d’aree terrestri protette, ulteriormente rafforzata dai parchi istituiti dopo il 1991, e pur avendo già la legge del mare (979/82) introdotto un elenco di aree di reperimento, a ciò non è seguita la concreta realizzazione di aree marine protette. Oggi nel territorio nazionale sono presenti oltre 500 aree protette con più di 2.300.000 ettari di superficie, di cui solo 160.000 marine. Questi ritardi sono in parte attribuibili alla novità dello strumento di tutela del mare: dopo la legge del 1982 servì tempo per adeguare l’organico ministeriale, furono necessari tempi lunghi ad esempio per definire le modalità di esecuzione degli studi di fattibilità da parte della Consulta per la Difesa del Mare, ed a ciò si devono aggiungere i numerosi passaggi amministrativi necessari per concludere l’iter burocratico e giungere alla creazione dell’area protetta. A tutto questo si deve aggiungere il fattore culturale: come osserva Moschini è diffusa una minor consapevolezza dei rischi corsi dall’ambiente marino, e ciò è dovuto in primo luogo alle minori conoscenze che l’opinione pubblica possiede riguardo le dinamiche marine, ma soprattutto alla minor visibilità degli effetti dell’inquinamento e della gestione errata delle risorse rispetto al territorio terrestre. E’ evidente come la perdita di praterie di posidonia sia poco percepibile come un danno ambientale rispetto a questioni visivamente più impattanti e più vicine alla realtà quotidiana come la costruzione di un nuovo svincolo stradale, ma se vi fosse un’adeguata informazione e educazione l’opinione pubblica forse ne potrebbe cogliere la rilevanza in modo più esteso. Un altro fattore, sempre collegato alla cattiva comunicazione o alla sua totale assenza, è legato ai criteri che mediamente le persone utilizzano per valutare 55 l’esigenza di tutela. Per individuare aree che necessitano di una tutela particolare negli ambienti terrestri molto spesso si fa riferimento a specie rare o minacciate. L’importanza di queste motivazioni è ormai diffusamente riconosciuta, per cui, il concetto di protezione di una specie in via d’estinzione e legata ad uno specifico territorio ha generalmente un forte impatto emotivo ed è più facilmente accettato da parte dell’opinione pubblica. Le valutazioni fatte sulle condizioni del mare, sulla necessità di tutela, si rifanno ugualmente a queste motivazioni ma nell’ambiente marino, date le caratteristiche fisiche, raramente ci si trova di fronte habitat precisamente e criticamente circoscritti. In ambito terrestre possono esistere più facilmente microambienti con scarse connessioni rispetto gli ecosistemi adiacenti, questo favorisce l’esistenza di moltissimi endemismi strettamente dipendenti da habitat specifici.In mare i collegamenti sono di gran lunga maggiori, sia per gli spostamenti volontari compiuti dalle specie nectoniche, sia per quelli involontari della componente planctonica; gli endemismi sono quindi più rari ed il concetto di specie in pericolo o habitat critico si può applicare solo a pochi casi, in particolare mammiferi, tartarughe e uccelli marini. Su questi è effettivamente più facile attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, mentre difficilmente sono capite le preoccupazioni legate alla diminuzione di diversità genetica, con perdita di popolazioni a causa d’inquinamento, o al sovrasfruttamento delle risorse di pesca. Inoltre il mare per lungo tempo è stato poco “vissuto”, e solo da ristrette categorie, con una frequentazione limitata ad attività produttive e di svago stagionale. Le spiagge affollate e trasformate per aumentare il comfort del turista sicuramente non hanno favorito una conoscenza della costa come habitat particolare, allontanando ancor di più la concezione di ambiente naturale da gestire in maniera oculata. Così, per anni, si è considerato il mare come luogo ideale per eliminare rifiuti scomodi e sulle coste si è assistito ad una cementificazione selvaggia funzionale alla richiesta del turismo balneare in pieno sviluppo. 56 Decenni di crescita della pressione antropica, in gran parte dei casi poco rispettosa dell’ambiente, hanno contribuito al degrado dell’area costiera ed al depauperamento delle sue risorse biologiche. Ancora oggi il mare non è ritenuto, da buona parte dell’opinione pubblica, realmente minacciato, anche se di fatto il Mediterraneo, pur rappresentando solo lo 0,6% della superficie marina mondiale ne accumula il 25% dell’inquinamento (Moschini, 1999). Le aree marine protette Le aree protette possono svolgere un importante ruolo nello sviluppo sostenibile, in quanto favoriscono la protezione dell’ambiente e, nello stesso tempo, promuovono la crescita economica e culturale dell’area. Come abbiamo visto nel primo capitolo, nel corso degli anni si è giunti alla conclusione che l’esistenza di vincoli nell’uso di una porzione di territorio è solo apparentemente un limite allo sviluppo, poiché favorisce l’acquisizione di tecnologie e di metodi di crescita compatibili con l’ambiente e perciò sostenibili anche nei tempi lunghi. Un esempio evidente è nell’ambito della pesca: l’esistenza di forme di tutela per aree di riproduzione o reclutamento, in cui si escluda totalmente o in alcune forme la pesca commerciale ha importanti conseguenze sulla pescosità delle aree circostanti, infatti, evitando lo sfruttamento eccessivo, almeno in date zone e fasi di crescita, si dà alla risorsa il tempo di rinnovarsi. Le aree protette possono diventare così dei veri e propri “serbatoi naturali di specie”, non solo d’interesse commerciale, da cui può ripartire la colonizzazione d’aree circostanti che si trovino in condizioni ambientali peggiori. Come nel caso generale della gestione dell’ambiente, anche la concezione di area protetta è molto cambiata negli ultimi decenni. I parchi, ad esempio, da elementi quasi estranei dal territorio, dove l’attività umana era praticamente impossibile, con la Legge Quadro sulle Aree Protette (394/91) hanno assunto il ruolo d’elementi centrali attorno ed all’interno dei quali costruire alternative ad una gestione (o non gestione) basata solo sullo sfruttamento. L’evoluzione delle 57 forme di tutela, nel caso delle aree marine, è passata sostanzialmente attraverso tre approcci. Inizialmente si contemplava solo la gestione e regolamentazione delle singole attività legate al mare, come la pesca commerciale e la navigazione, senza un reale coordinamento degli usi. Successivamente si è puntato alla creazione di piccole aree marine protette soggette a regolamentazione più restrittiva, o di cui era vietato totalmente l’uso, senza una connessione con la gestione dei territori esterni ad esse. Le linee più recenti inseriscono la protezione di determinati siti all’interno gestione di più una ampia dell’area costiera e marina, in modo da garantire gli usi multipli, utilizzando differenti regolamentazioni nelle diverse aree. Attualmente, pur essendo la protezione ed il ripristino di valori ecologici biologici la ed funzione principale, alle aree marine Figura 14 – Uno squarcio di mare da una grotta di Punta Campanella protette viene attribuito, come già evidenziato, anche un notevole ruolo nell’incentivare l’uso sostenibile delle risorse, tramite ad esempio lo sviluppo di forme di ricreazione e turismo compatibili con l’ambiente, e soprattutto promuovendo l’Educazione Ambientale e la ricerca. La funzione educativa non si limita alla possibilità di avvicinarsi ad ambienti particolari e ricchi dal punto di vista naturalistico, storico e culturale, ma si 58 realizza anche in quanto le aree protette sono fonte di modelli di sviluppo sostenibile per le zone costiere, circostanti e non solo. La protezione di un’area non implica l’esclusione da essa di qualsiasi attività umana, in particolare produttiva, ma richiede la realizzazione di forme di sviluppo diverse; il parco, la riserva diventeranno terreno di sperimentazioni per quanto riguarda gestioni che favoriscano una crescita economica durevole, democratica e compatibile con l’ambiente. Questo si potrà attuare solo considerando l’area protetta all’interno di un sistema. La gestione coordinata è estremamente importante nelle aree marine, date le caratteristiche fisiche dell’ambiente che, tranne in particolari condizioni, favoriscono la trasmissione d’effetti e sostanze in ampie aree. Per tutelare un’area marina sarà necessario individuare una gestione adeguata della costa e dell’entroterra, elementi che fortemente partecipano dei vari problemi dell’ambiente marino. Rapporti con le comunità locali Il caso della tutela di particolari beni ambientali può essere anche esemplare della necessità della partecipazione pubblica. Essendo tali beni di solito caratterizzati dal fatto di essere geograficamente localizzati, di essere inseriti quindi nel territorio di pertinenza di precise collettività, l’introduzione di vincoli può provocare profondi conflitti con le comunità locali. Strumenti utili per la tutela di particolari ambienti, di processi ecologici, della biodiversità, rischiano di rimanere inutilizzati a causa della mancata condivisione delle decisioni con chi vive in tali territori; si sta quindi sviluppando la consapevolezza dell’importanza di conoscere il ruolo svolto dall’area nel rapporto uomo ambiente, per capire meglio gli obiettivi di chi vive in un determinato territorio. Inoltre nell’area costiera insistono differenti attività produttive: industria, turismo, pesca, acquacoltura, che rischiano spesso di entrare in contrasto tra loro e con la tutela dell’ambiente, quando si sviluppano insieme. 59 Per superare questi conflitti è fondamentale realizzare un coordinamento tra i numerosi soggetti che influenzano l’evoluzione delle zone costiere. Queste forme di gestione sono purtroppo, in molte circostanze, bloccate dalla complessità dei confini amministrativi e dalla molteplicità di soggetti interessati, siano essi pubblici o privati. La frammentazione amministrativa e di competenze è uno dei primi vincoli che l’istituzione di un’area protetta dovrebbe contribuire a superare affinché la tutela dell’ambiente marino, costiero in particolare, venga realmente effettuata e non si riduca ad un insieme di piccole azioni di conservazione poco efficaci proprio perché isolate le une dalle altre. Dunque, perché la gestione risulti adeguata, non si devono assolutamente trascurare le istanze delle comunità locali e di chi altri fruisce il territorio. Il ruolo di sperimentazione di nuove relazioni tra uomo ed ambiente, che possono svolgere parchi e riserve, non dovrà quindi essere limitato all’individuazione ed impiego di nuove tecnologie ma sarà anche legato alla ricerca di strumenti corretti per promuovere il consenso e, soprattutto, la partecipazione dei cittadini al processo di costituzione, avviamento, gestione delle nuove aree protette. L’esigenza del coinvolgimento delle popolazioni nella tutela è forse sentita ancor più nell’ambito marino che in quello terrestre, proprio per le caratteristiche ambientali che non rendono possibili nette separazioni, controlli costanti e rigidi, per cui, come ben evidenziato nella “Guida per l’istituzione e la gestione delle riserve marine” dell’I.U.C.N., solo l’appoggio di chi vive tali aree può garantirne il reale funzionamento e sviluppo. La popolazione non deve essere perciò un attore secondario nella protezione e nello sviluppo dell’ambiente, e soprattutto non si deve confondere la partecipazione con la semplice comunicazione ai cittadini di scelte già effettuate da altri. Purtroppo permane, ancora troppo spesso, l’abitudine di fondare la valutazione e la successiva gestione di un bene ambientale solo su indicazioni oggettive fornite da studi di carattere naturalistico. 60 Il consenso di chi vive nell’area viene preso in considerazione solo nel momento in cui l'autorità locale deve applicare le norme redatte per preservare il patrimonio naturale. Tale modo d’agire, sicuramente corretto in quanto volto ad assicurare il godimento del bene a tutti i cittadini, è frequentemente percepito dalla comunità locale come un’invadenza, provocando generalmente reazioni di rifiuto dell’area protetta. E’ quindi fondamentale che la popolazione abbia la possibilità di dialogare con i ricercatori e i pianificatori fornendo informazioni utili, ad esempio, per l’individuazione di una corretta zonizzazione e quindi di un’adeguata distribuzione dei vincoli. Perché la collaborazione non sia basata solo sulla promozione degli interessi individuali o fondata su visoni stereotipate dell’ambiente, è anche fondamentale che alla comunità siano forniti gli strumenti per capire, essere consapevole delle ricchezze del proprio territorio, così da saper compiere le scelte più opportune. Il coinvolgere la comunità nell’individuare, gestire in maniera attiva aree sotto particolare tutela non può quindi che aumentarne lo sviluppo, superando contrapposizioni, spesso dovute solo a scarsa informazione, o strumentalizzate da chi nutre interessi decisamente contrari allo sviluppo sostenibile. Per lo sviluppo di una reale tutela del mare, in Italia, questa esigenza di crescita culturale riguardo l’ambiente marino e l’area costiera in particolare è sicuramente prioritaria. Le maggiori e diversificate possibilità di fruizione dell’ambiente marino, l’aumento dell’interesse per le immersioni, la vela e l’uso delle canoe, fenomeni riscontrati in questi anni, hanno sicuramente riacceso l’attenzione per il mare, ma mancando un’adeguata cultura frequentemente hanno causato ulteriori problemi. Spesso le riserve ed i parchi marini trovano opposizioni da parte di diportisti, sommozzatori, pescatori, ossia da parte di chi dovrebbe avere interesse alla tutela del mare. E’ evidente quindi come per proteggere adeguatamente l’ambiente marino sia oggi fondamentale un cambiamento culturale che 61 l’istituzione di aree protette, attuata tramite l’adeguato coinvolgimento e formazione della comunità locale, ha come obiettivo. 2.2 Il quadro normativo Le leggi La normativa nazionale di tutela delle aree marine si articola in: • Legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968 (che ne costituisce il regolamento di attuazione) • Legge 31 dicembre 1982, n. 979 – Disposizioni per la difesa del mare • Legge 6 dicembre 1991 n. 394 – Legge quadro sulle aree protette • Legge 8 ottobre 1997, n. 344 - Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale • Legge n. 426 del 1998 – Nuovi interventi in campo ambientale • Legge 23 dicembre 2000, n. 388 – Legge Finanziaria 2001 • Legge 23 marzo 2001, n. 93 – Disposizioni in campo ambientale • Legge 31 luglio 2002, n. 179 – Disposizioni in materia ambientale Il percorso normativo delle Aree Marine protette può essere così sintetizzato: ? La legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968, indicano la possibilità di proteggere alcune aree significative per la tutela delle risorse biologiche, nel contesto della gestione delle risorse di pesca, mediante l’istituzione di zone di tutela biologica da parte del Ministero della Marina Mercantile (attualmente, in seguito alla soppressione di questo Dicastero, le competenze in tema di pesca marittima sono state trasferite al Ministero per le Politiche Agricole e Forestali). Questo provvedimento vieta o limita nel tempo le attività di pesca nelle zone di mare le quali, in base a dati scientifici, siano riconosciute come aree di riproduzione o di accrescimento di specie marine di importanza economica o che risultino impoverite da uno sfruttamento troppo intenso. Nelle zone di tutela biologica, quindi, lo scopo della protezione non è la conservazione degli ecosistemi naturali, bensì la salvaguardia delle risorse di pesca; in esse non si 62 prevede una gestione attiva, comprendente azioni di sviluppo delle attività didattiche, ricreative e produttive compatibili, ma solamente il divieto di esercitarvi attività di pesca. ? Sino al 1982 l’alternativa alle zone di tutela biologica era, in Italia, la concessione demaniale in aree costiere di limitata estensione, ai sensi dell’art. 36 del Codice della Navigazione, secondo il quale “l’Amministrazione marittima, compatibilmente con le esigenze di pubblico uso, può concedere l’occupazione e l’utilizzo, anche esclusivo, di beni demaniali e di zone di mare territoriale per un determinato periodo di tempo”. Un ulteriore passo in avanti nella realizzazione pratica di questa possibilità, per la prima volta sfruttata nel 1973 dal WWF per l’istituzione del Parco Marino di Miramare, è stato compiuto grazie alla Circolare n. 237 del 1987, da parte del Ministro della Marina Mercantile, con la quale le Capitanerie di Porto vengono invitate a facilitare le procedure per la concessione demaniale di aree marine per l’istituzione di zone protette. La concessione può essere richiesta da Associazioni ambientaliste, Università ed Enti Parco terrestri prospicienti l’area marina da proteggere. ? Figura 15 – Il castello di Miramare, sede dell’AMP più vecchia d’Italia E’ però con la legge n. 979 del 1982 (“Disposizioni per la difesa del mare”) che l’Italia si dota, per la prima volta, di uno strumento giuridico che prevede l’istituzione di aree marine (definite nel testo non molto propriamente “Riserve Marine”) in cui proteggere e salvaguardare l’ambiente naturale in quanto tale, e non per finalità di gestione delle risorse ittiche di interesse economico. Prevale così, finalmente, l’interesse per le caratteristiche naturali di un’area, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine. Nella 979/82 ritroviamo la definizione di una Riserva Naturale Marina, la modalità di istituzione, la 63 regolamentazione, e qualche riferimento sulla gestione. Ma di notevole importanza è l’individuazione di venti aree di reperimento, ovvero aree marine per le quali pare opportuno l’assoggettamento a protezione, ad opera della Consulta per la difesa del Mare (istituita con DM 4/10/1979), cui compete anche lo studio di fattibilità per l’istituzione della futura area protetta. Viene istituito, presso il Ministero della Marina Mercantile, l’Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare con competenze relative al coordinamento degli interventi a livello nazionale e locale nei settori dell’inquinamento e della difesa del mare. Nella parte finale della legge si parla di una spesa iniziale 3 miliardi di lire per avviare i lavori di istituzione delle Aree Marine elencate. ? Con la Legge Quadro le Aree Protette (394/91) hanno assunto il ruolo di elementi centrali attorno ed all’interno delle quali costruire alternative ad una gestione (o non gestione) basata solo sullo sfruttamento. Per quanto riguarda l’ambiente marino, si delinea in modo sempre più chiaro il quadro per l’istituzione e la gestione delle AMP: le aree marine protette rientrano in un programma per le aree protette (PTAP) elaborato dal Ministero dell’Ambiente ed adottato dal Comitato per le aree protette che specifica i territori che fanno parte del sistema di protezione, e indica i termini per l’istituzione di nuove aree. L’istituzione avviene con Decreto del Ministero dell’Ambiente e la gestione viene affidata, tramite l’Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare, alla competente Capitaneria di Porto (che ne esercita anche la sorveglianza) o ad Enti di Ricerca, Istituti scientifici, Associazioni Ambientaliste. Nella legge vengono individuate altre 26 AMP di reperimento. ? La legge n. 344 del 1997 (“Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale”) integra l’elenco dei siti di reperimento, con l’aggiunta dell’area “Torre del Cerrano”. ? La legge n. 426 del 1998 (“Nuovi interventi in campo ambientale”) contiene, innanzitutto, una nuova integrazione all’elenco, costituita dal “Santuario dei Cetacei” nell’Alto Tirreno-Mar Ligure, istituito in collaborazione con i Ministeri dell’Ambiente di Francia e del Principato di Monaco. 64 La legge, inoltre, porta modifiche alla 979/82 e alla 394/91 riguardanti l’istituzione e la gestione delle AMP, aspetti che si approfondiranno nei minimi particolari nel prossimo paragrafo. ? Le leggi successive alla 426 riportano solamente piccole integrazioni o modifiche alla legge quadro e all’elenco delle aree marine di reperimento. Da quanto detto emerge chiaramente la complessità dell’iter burocratico. I vincoli e la zonazione La legge 394/91 articolo 19 individua le attività vietate nelle aree protette marine, quelle cioè che possono compromettere la tutela delle caratteristiche dell'ambiente oggetto della protezione e delle finalità istitutive dell'area. I Decreti Istitutivi delle aree marine protette, considerando la natura e le attività socio - economiche dei luoghi, possono però prevedere alcune eccezioni (deroghe) ai divieti stabiliti dalla L. 394/91 oltre a dettagliare in modo più esaustivo i vincoli. A tal proposito si rimanda ad ogni singolo Decreto Istitutivo o eventuale successivo decreto di modifica e, laddove presente, al regolamento, per ognuna delle 16 aree marine protette. In generale la legge 394/91 vieta nelle aree marine protette: • la cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché l'asportazione di minerali e di reperti archeologici; • l'alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e idrobiologiche delle acque; • lo svolgimento di attività pubblicitarie; • l'introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura; • la navigazione a motore; • ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi; Di norma l'Area Marina Protetta viene suddivisa in tre distinte zone a diverso grado di tutela che, pur non prevedendo un limite assoluto alle tradizionali attività legate al mare (prime fra tutte la pesca e il turismo), ne regolano lo 65 svolgimento in base alle diverse necessità di conservazione. Esse si distinguono in: • Zona "A" di riserva integrale • Zona "B" di riserva generale • Zona "C" di riserva parziale La zona di riserva integrale (A) è quella in cui sono generalmente vietate le attività che possano arrecare danno o disturbo all'ambiente marino. Essa garantisce la tutela della biodiversità e il ripopolamento delle specie animali e vegetali, e pertanto prescrive, quasi sempre, il divieto di balneazione e di navigazione, escluse solo le attività di ricerca scientifica. La zona A delle AMP è un vero e proprio santuario dove prevale l’interesse naturalistico e di studio rispetto a tutti gli altri, essa di solito viene istituita in Figura 16 – Esempio di zonazione: il parco sommerso di Cuma, con in basso a destra un particolare sulla zona A di riserva integrale luoghi difficilmente accessibili e dove solitamente le attività dell’uomo, come per esempio il turismo, non sono praticate. Purtroppo le zone A sono quelle meno estese all’interno di un piano di zonazione. In genere la zona A si estende per meno del 10% del territorio protetto. La riserva generale (B), al confine con la zona di protezione integrale, è quella che coniuga la conservazione dei valori ambientali con la fruizione compatibile dell'ambiente marino. In essa, in genere, sono consentite la balneazione, le visite guidate anche subacquee, la navigazione (a remi, a vela o a velocità ridotta), l'ormeggio e l'ancoraggio in zone limitate individuate dall'ente gestore. Le attività di pesca consentite si limitano generalmente alle attività professionali esercitate dai residenti, mentre la pesca sportiva, quando permessa, è regolamentata rigidamente. La pesca subacquea è rigorosamente vietata. La zona B in genere è un luogo ove la bellezza naturale del posto viene preservata mediante misure restrittive, ma che consentono anche la fruizione di 66 tali tesori. Di frequente queste zone sono provviste di percorsi di seawatching con maschera e pinne o meglio ancora con canoe e barche a remi per godere in modo ecocompatibile degli ambienti naturali protetti. In generale alla zona B viene destinato circa il 40% della superficie totale protetta dell’AMP. La zona di riserva parziale (C) in genere rappresenta la zona periferica dell’AMP, dove sono permesse e regolamentate dall'Ente Gestore tutte le attività di fruizione del mare a modesto impatto ambientale, quali la navigazione delle imbarcazioni a motore (con limitazioni nella lunghezza e nella velocità di navigazione), l'ormeggio, l'ancoraggio, piccola la pesca tradizionale, la pesca sportiva e il pescaturismo. La zona C, Figura 17 – Esempio di zonazione: l’AMP Capo Caccia – Isola Piana, Sardegna dunque, rappresenta un laboratorio di sperimentazione di attività compatibili con l’ambiente, e di norma costituisce il 50% e più dell’AMP. Con essa si completa il piano di corretta gestione di un ambiente naturale, destinando una parte del territorio alla protezione integrale, una parte alla fruizione turistica ed un altro alle attività antropiche, in linea con il concetto di parco definito nella legge 394/91. Occorre precisare che limiti e divieti nelle diverse zone sono esattamente definiti ed individuati dai decreti istitutivi e dai regolamenti delle Aree Marine 67 Protette, che tengono conto delle peculiarità, caratteristiche e necessità di ciascuna. Iter legislativo per l’istituzione di una AMP L’articolo 18 della legge 6 dicembre 1991 n. 394 indica le modalità di istituzione di una riserva marina secondo la seguente procedura: 1. Individuazione delle “aree di reperimento” Le “aree di reperimento”, cioè quelle aree che, per le loro caratteristiche, hanno la “vocazione” a diventare aree da sottoporre a particolare regime di tutela e gestione, sono state individuate nelle leggi: sono state definite dalle leggi 979/82 art.31, 394/91 art.36, 344/97 art.4, 426/98 art.2 e 93/01 art.8. In base all’art. 2 comma 14 della 426/98 la Segreteria tecnica per le Aree Marine Protette (STAMP) ha competenza ad individuare altre aree marine di particolare interesse da destinare ad aree protette. In particolare, la 979/82 e la 394/91 hanno indicato rispettivamente 20 e 26 aree di reperimento, mentre la 344/97, la 426/98 e la 93/01 prevedono ognuna l’aggiunta di un’area di reperimento all’elenco preesistente. 2. Istruttoria tecnica Nell'ambito dell'elenco di aree di reperimento stabilito dalle leggi, per l'effettiva istituzione di un'area marina protetta occorre innanzitutto disporre di un aggiornato quadro di conoscenze sull'ambiente naturale d'interesse, oltre ai dati necessari sulle attività socio-economiche che si svolgono nell'area. Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Direzione Protezione della Natura, Servizio Difesa del Mare, per l'acquisizione di tali conoscenze e dati può anche avvalersi di istituti scientifici, laboratori ed enti di ricerca. Gli studi sono generalmente distinti in due fasi: • nella prima viene esaminata la letteratura già esistente sull'area; • nella seconda fase vengono effettuati gli approfondimenti necessari per un quadro conoscitivo concreto ed esaustivo. Successivamente gli esperti della STAMP possono avviare l'istruttoria istitutiva. Al fine di delineare una proposta della futura area marina protetta che ne 68 rispetti le caratteristiche naturali e socio-economiche, gli esperti della STAMP arricchiscono l'indagine conoscitiva fornita dagli studi con sopralluoghi mirati e con confronti con gli Enti e le comunità locali. La definizione di perimetrazione dell'area (i confini esterni), la zonazione al suo interno (le diverse zone A, B e C), e la tutela operata attraverso i diversi gradi di vincoli nelle tre zone, sono parte dello schema di decreto istitutivo redatto alla fine dell'istruttoria. 3. Adozione del Programma triennale per le aree naturali protette La Conferenza Stato-Regioni, previo parere della Consulta tecnica per le aree protette e sulla base delle indicazioni della L. 979/82 (art. 1), adotta il Programma triennale per le aree naturali protette, elaborato dal Ministero dell’Ambiente, che indica i territori oggetto del sistema di aree protette (interesse regionale, nazionale ed internazionale), i termini per l’istituzione di nuove aree, ampliamento o modifica di quelle esistenti, individuando la delimitazione di massima e definendo la ripartizione delle disponibilità finanziaria per ciascuna area e per ciascun esercizio (art. 4, L. 394/91). Quindi sullo schema di decreto vengono sentiti la regione e gli enti locali interessati dall’istituenda area marina protetta, per l’ottenimento di un concreto ed armonico consenso locale. 4. Presentazione della proposta di istituzione L’art. 18 della Legge 394/91 prevede che un’area protetta marina sia istituita con Decreto del Ministro dell’ambiente (d’intesa con il Ministro del tesoro), sulla base delle indicazioni del Programma triennale per le aree naturali protette (PTAP, art. 4 - L. 394/91) ed in riferimento all’elenco delle aree marine di reperimento. La proposta di istituzione, inserita nel PTAP, è presentata alla Conferenza Stato-Regioni (L. 281/97), che delibera in merito all’istituzione dell’area stessa e dispone i fondi necessari per il finanziamento di programmi e progetti di investimento per le aree marine protette. 5. Istituzione A questo punto, il Ministro dell'ambiente, d'intesa con il Ministro del tesoro, procede all'effettiva istituzione dell'area marina protetta, autorizzando anche il finanziamento per far fronte alle prime spese relative all'istituzione (L. n.394/91 69 art.18 e L. n. 93/01 art.8). Il Decreto Ministeriale, se non diversamente specificato, entra in vigore il giorno successivo dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il Decreto Istitutivo per l’Area Marina Protetta prevede: • la determinazione delle aree marittime e di demanio marittimo costituenti la superficie delle aree stesse; • le finalità di carattere scientifico, culturale, economico ed educativo per la cui realizzazione è istituita l'area protetta; • i programmi di studio e di ricerca scientifica nonché di valorizzazione da attuarsi nell'ambito dell'area; • la regolamentazione dell'Area Marina Protetta con la specificazione delle attività oggetto di divieto o di particolari limitazioni o autorizzazioni. Il decreto identifica anche l’Ente di gestione, individuato in base all’art. 2 comma 37, L. 426/98: la gestione delle aree protette marine, ai sensi della normativa vigente, è affidata ad istituzioni enti pubblici, scientifiche associazioni o ambientaliste riconosciute. Se Figura 18 – Veduta aerea dell’AMP del Plemmirio, una delle ultime istituite l’area protetta marina è istituita in acque confinanti con un’area protetta terrestre statale, la gestione è affidata al soggetto individuato per la gestione dell’area terrestre. 6. Stipula della Convenzione Il Ministero dell’ambiente stipula la convenzione con l’Ente di gestione individuato (art. 19, L. 394/91). 7. Approvazione del Regolamento di gestione Il Ministro dell’ambiente decreta l’approvazione del regolamento di gestione, sentiti gli Enti locali interessati, l’Ente gestore e il parere della Consulta per la difesa del mare dagli inquinamenti, così come previsto dall’art. 28 della Legge 70 979/82 e come modificato dall’art. 19 della Legge 394/91. Gli stessi articoli indicano che la sorveglianza nelle aree protette è esercitata dalle Capitanerie di porto, mentre la vigilanza è assicurata dal Ministero dell’ambiente. 8. Trasferimento di fondi ed avvio della gestione Il Ministero dell’ambiente trasferisce i fondi assegnati per il funzionamento dell’area protetta e l’Ente gestore avvia la gestione della stessa. 2.3 La gestione delle AMP Prendendo ad esempio le Aree Marine Protette più conosciute si può capire quanto è variegato il mondo degli Enti Gestori delle AMP: Ustica e Miramare che sono le AMP di più vecchia istituzione sono gestite rispettivamente dal Comune e dal WWF, per Capo Rizzuto l’Ente Gestore è la Provincia di Crotone e per Punta Campanella un Consorzio dei sei comuni che ricadono nel territorio protetto. L’affidamento avviene con decreto del Ministro dell'ambiente, sentiti la Regione e gli Enti Locali territorialmente interessati..Come evidenziato dalla tabella, la maggior parte delle aree marine protette sono gestite dai comuni interessati. Area Marina Protetta Isola di Ustica Capo Carbonara Penisola del Sinis Isola Mal di Ventre Isole Egadi Isole di Ventotene e Santo Stefano Punta Campanella Capo Rizzuto Isole Ciclopi Portofino 71 Ente gestore Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto: Palermo Comune interessato: Villasimius Comune interessato: Cabras Comune interessato: Favignana Comune interessato: In affidamento a Ventotene (Ente gestore della Riserva naturale a terra) Consorzio fra 6 Comuni: Massa Lubrense, Positano, Sorrento, Piano di Sorrento, S. Agnello e Vico Equense Provincia: Crotone Consorzio fra Comune e Università: Comune di Aci Castello e Università di Catania Consorzio fra 3 Comuni, Provincia e Università: Portofino, S. Margherita Ligure e Camogli, Provincia di Genova e Università di Genova Torre Guaceto Cinque Terre Isole Tremiti Miramare Secche di Tor Paterno Porto Cesareo Tavolara – Punta Coda Cavallo Capo Gallo - Isola delle Femmine Capo Caccia - Isola Piana Isola dell'Asinara Isole Pelagie Museo Sommerso di Baia Museo Sommerso di Gaiola Plemmirio La Maddalena Santuario dei Mammiferi Marini Consorzio fra 2 Comuni e associazione ambientalista: Comuni di Brindisi e Carovigno e WWF Italia (Ente gestore della Riserva naturale a terra) Ente Parco Nazionale a terra: Parco Nazionale delle Cinque Terre Parco Naturale del Gargano: Parco Nazionale del Gargano Associazione ambientalista: WWF Italia Ente pubblico: Ente Roma Natura Consorzio tra i Comuni di Porto Cesareo, Nardò e la Provincia di Lecce (gestione provvisoria) Consorzio tra i Comuni di Olbia, San Teodoro e Loiri San Paolo (gestione provvisoria) Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto: Palermo Comune di Alghero (gestione provvisoria) Ente Parco Nazionale dell’Asinara Comune di Lampedusa e Linosa (gestione provvisoria) Sovrintendenza Archeologica della Provincia di Napoli Sovrintendenza Archeologica della Provincia di Napoli Consorzio di Gestione Ente Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Direzione Protezione della Natura Tabella 2 – Le AMP in Italia e i rispettivi Enti Gestori Sono organi di gestione della riserva: • il Responsabile dell’area marina protetta • la Commissione di riserva • il Comitato consultivo tecnico-scientifico. Al Responsabile dell’area marina protetta, nominato dall’Ente gestore, compete l’attuazione delle direttive del Ministero dell’Ambiente per il perseguimento delle finalità proprie dell’area marina protetta; in particolare, il responsabile cura la gestione amministrativa e contabile dell’area medesima e organizza e disciplina, d’intesa con il Comitato tecnico-scientifico, le attività consentite nelle diverse zone di tutela. 72 La Commissione di riserva, avente attualmente sede presso l’Ente Gestore dell’Area Marina Protetta, ha il compito di affiancare l’ente delegato nella gestione dell’area marina protetta, formulando proposte e suggerimenti per tutto quanto attiene al funzionamento dell’area medesima. In particolare, esprime il proprio parere sul regolamento di esecuzione del decreto istitutivo e l’organizzazione dell’area protetta oltre che sulle previsioni delle spese relative alla gestione. La Commissione è nominata con decreto del Ministro dell’Ambiente ed è composta da: • 1 rappresentante designato dal Ministero dell’Ambiente; • il Comandante della Capitaneria di porto o un suo delegato; • 2 esperti designati dal Ministro dell’Ambiente in relazione alle particolari finalità per cui è stata istituita l’area marina protetta; • 2 rappresentanti dei Comuni rivieraschi designati dai Comuni stessi; • 1 rappresentante delle Regioni territorialmente interessate; • 1 rappresentante delle categorie economico-produttive designato dalla Camera di commercio per ciascuna delle province interessate; • 1 rappresentante delle associazioni naturalistiche maggiormente rappresentative; • 1 rappresentante del Provveditorato agli studi; • 1 rappresentante dell’amministrazione per i beni culturali e ambientali. In particolare la Commissione di riserva dà il proprio parere sulla proposta di regolamento di esecuzione del decreto istitutivo e di organizzazione dell’area marina protetta, oltre a valutare le attività e le spese di gestione, su richiesta dell’ente gestore. La stessa può formulare proposte e avanzare suggerimenti per tutto quanto concerne il funzionamento della riserva e deve necessariamente essere riunita per approvare: • il piano quinquennale di valorizzazione ambientale; • il bilancio preventivo e il conto consuntivo; • la relazione annuale redatta dal Responsabile dell’area protetta sul funzionamento dell’area stessa. 73 Il Comitato consultivo tecnico-scientifico è istituito con decreto del Ministro dell’Ambiente, su proposta del Direttore generale dell’Ispettorato centrale per la difesa del mare, sentiti l’Istituto centrale per la ricerca applicata al mare (Icram) e la Commissione di riserva. Il Comitato resta in carica quattro anni ed è presieduto dal Responsabile della riserva. Ad esso sono demandati compiti di ausilio al Responsabile e alla Commissione. Lo staff Il Responsabile dell’AMP è il dirigente dello staff che quotidianamente lavora per la corretta gestione di un’area marina protetta. Di norma è l’unica persona stipendiata direttamente dall’Ente Gestore dell’AMP. In generale lo staff è composto principalmente da funzionari e ragionieri in comandata da Enti Locali (di solito il Comune) o anche dalla Regione, per svolgere le funzioni amministrative e contabili dell’Ente Parco. Le AMP si avvalgono anche di operatori che a vario titolo svolgono mansioni di segreteria, monitoraggio dei Figura 19 – Veduta area dell’Isola dei Cavoli e di Punta Carbonara, che rientrano nella zona B dell’AMP Capo Carbonara – Villasimius, Sardegna territori protetti, ricerca, interazione con altri Enti, ma anche divulgazione delle attività della Riserva e in generale dei principi di sviluppo sostenibile che sono alla base del concetto di Area Protetta. In generale essi fanno parte di cooperative, piccole società o anche associazioni ambientaliste che con l’affidamento mediante contratti a tempo determinato, completano l’organico dell’Ente. Tutto lo staff fa capo al Responsabile dell’AMP che coordina le attività e promuove progetti di sviluppo, privilegiando quelli che mettono in relazione le 74 attività del Parco con la Comunità Locale di pescatori o di operatori turistici, con l’obiettivo di valorizzare quelle attività che hanno un modesto impatto ambientale, tipo la piccola pesca, o meglio ancora il pescaturismo, che minimizzano l’impatto dell’uomo sulle risorse ittiche. Il regolamento di attuazione del decreto istitutivo Il regolamento dell'area marina protetta definisce in via definitiva e disciplina i divieti e le eventuali deroghe in funzione del grado di protezione necessario per la tutela degli ecosistemi di pregio. Proposto dall'Ente gestore, sentito il parere della Commissione di Riserva, è approvato con decreto del Ministro dell'ambiente. Prima della formulazione del regolamento, un Ente gestore ha la facoltà di applicare delle discipline provvisorie per alcune delle attività che si svolgono all'interno dell'area marina protetta, naturalmente nell'ambito di quanto stabilito dal decreto istitutivo. 2.4 Le Aree Marine Protette in Italia Lo stato dell’arte Nel corso degli ultimi sei anni il settore delle aree protette marine è quello che probabilmente ha fatto registrare i progressi più significativi, passando dalle sette aree marine protette del settembre 1997 alle 25 attuali (compreso il santuario dei mammiferi marini e i parchi sommersi di Baia e Gaiola), mentre per un’altra decina l’iter istitutivo procede di buon passo. 75 Figura 20 – Il Santuario per i Mammiferi Marini, AMP internazionale istituita con Accordo tra Francia, Italia e Principato di Monaco Ma ancora più significative sono state le variazioni intervenute sul fronte gestionale e delle iniziative di rizonazione e ridefinizione delle norme di tutela e di gestione: basti pensare che vicende “Ustica” e “Capo Gallo” a parte, ancora provvisorie, oggi non rimangono più AMP gestite direttamente dal Ministero dell’Ambiente attraverso la locale Capitaneria di Porto. Per cui riassumendo delle 25 Aree Marine Protette: • 7 sono gestite da Consorzi di Comuni e altri Enti (Ciclopi, Porto Cesareo, Portofino, Punta Campanella, Tavolara, Torre Guaceto); • 6 sono gestite da Comuni (Capo Caccia, Capo Carbonara, Egadi, Pelagie, Penisola del Sinis, Ventotene); • 4 da Enti Parco (Cinque Terre, Isole Tremiti, Asinara, Arcipelago della Maddalena); • 2 da Capitanerie di Porto (C.d.P. di Palermo per le AMP di Ustica e Capo Gallo, provvisoriamente, perché commissariate); • 2 da Soprintendenze (Baia e Gaiola); • 2 da altri Enti Pubblici (Ministero dell’Ambiente per il Santuario dei mammiferi marini, RomaNatura per l’AMP Secche di Tor Paterno). • 1 da Province (Capo Rizzuto); • 1 da Associazioni Ambientaliste (Miramare WWF); In questi anni si sono conclusi con successo alcuni iter di riperimetrazione delicati, a Punta Campanella, a Capo Rizzuto e, recentemente, a Penisola del Sinis e alle Isole Ciclopi, riducendo l’estenzione delle Aree Marine Protette Figura 21 – Mappa delle secche di Tor Paterno, l’unica AMP d’Italia interamente sommersa a fronte di un quadro di regole più uniforme e condiviso dalle realtà locali. 76 La prossima riperimetrazione delle Cinque Terre, ormai completata, andrà in controtendenza, prevedendo addirittura un ampliamento dell’area protetta e una nuova zona di riserva integrale. Le istruttorie tecniche, condotte finalmente con una prassi “dal basso”, hanno fatto registrare una forte condivisione dell’iter da parte delle popolazioni e delle amministrazioni locali e il Ministero ha anche promosso una standardizzazione delle regole per le AMP e per la redazione degli studi di fattibilità. A tutt’oggi si può affermare che su 25 AMP almeno la metà prevede regole nuove, più chiare ed omogenee. Un contributo importante a questo processo è venuto dalle associazioni ambientaliste e dalle Centrali cooperative della pesca, che hanno chiesto il massimo del coinvolgimento delle realtà locali, della popolazione, dei soggetti economici nei processi che avrebbero portato alla definizione dei decreti istitutivi o di riperimetrazione. Dal punto di vista operativo, buona parte di questi risultati si deve all’attività della Segreteria Tecnica per le AMP, l’organo previsto dalla legge 426 del 1998 insediato presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio all’indomani della soppressione della Consulta per la Difesa del Mare. Si è trattato in ogni caso di un lavoro delicatissimo soprattutto se si considera quali conflitti si erano determinati in molte località in seguito all’emanazione di decreti sui quali non c’era stato alcun confronto locale. Al contrario il decreto istitutivo è diventato, nel corso di questi anni, un punto di arrivo a valle di un processo di condivisione e di partecipazione della scelta di realizzare una area marina protetta. A riprova di ciò nei prossimi mesi vedranno la luce le nuove AMP di S. Maria di Castellabate, Costa degli Infreschi (entrambe situate nel Parco del Cilento), Capo Testa – Punta Falcone (Comune di S.Teresa di Gallura). Inoltre sono in fase avanzata le istruttorie per l’istituzione dell’AMP dell’Arcipelago Toscano e del Regno di Nettuno (Comuni dell’Isola di Ischia). Anche sotto l’aspetto dell’esperienza gestionale, si è registrata una crescita significativa: tutte le AMP hanno individuato un Direttore/Responsabile e stanno acquisendo e perfezionando, nell’ambito di un programma ministeriale 77 le dotazioni minime per il funzionamento (Sede, Centri Visita, Mezzi, Segnalamenti Marittimi, Cartellonistica, etc..). È cresciuta nel complesso la capacità progettuale degli Enti gestori, anche attraverso l’adozione di prassi standardizzate e trasparenti per la redazione di programmi di gestione, e sono aumentate le risorse destinate al settore, anche se spesso non hanno incontrato una adeguata capacità di spesa da parte degli Enti Gestori. Più recentemente, gli Enti Gestori delle AMP hanno cominciato a confrontarsi con i problemi della definizione di una politica di sistema. È risultato evidente, nel corso di questi anni, che lo sviluppo di una singola AMP è asfittico se non si incrocia con quello delle altre AMP e che comunque tutto il sistema delle AMP deve inserirsi nel più vasto sistema nazionale delle Aree Protette. Superata la fase del confronto, negli ultimi anni tutte le AMP hanno aderito a Federparchi, l’Associazione più rappresentativa del settore. Si tratta di un passaggio emblematico, proprio in vista dell’adozione di una politica di sistema comune per tutte le AMP, consentendo tra l’altro una più omogenea ed incisiva politica di confronto con l’Amministrazione centrale. Le aree marine protette istituite Ad oggi, in Italia, le aree marine protette istituite ai sensi delle citate leggi sono 25 (vedi cartina ) e tutelano complessivamente circa 184 mila ettari di mare e circa 580 chilometri di costa. Nella cartina ci sono anche i due Parchi Sommersi di Baia e Gaiola (vedi cartina ), di recente istituzione e posti sotto tutela perché costituiti da un ambiente marino avente rilevante valore storico, archeologico-ambientale e culturale: essi conservano e i resti archeologici sommersi delle costruzioni situate in epoca romana lungo tutta l'antica fascia costiera dei Campi Flegrei e di Napoli che si estendeva fino a circa 500 metri dall'attuale linea di costa, e che oggi, sprofondata per effetto del fenomeno vulcanico del bradisismo flegreo, giace sommersa ad una profondità variabile da un minimo di 2 ad un massimo di 16 metri sotto il livello del mare. 78 Inoltre ritroviamo un’altra tipica tipologia di protezione dell’ambiente marino: il Santuario per i mammiferi marini (vedi cartina ). Si tratta di un'area marina protetta internazionale creata ai sensi di un Accordo internazionale tra Francia, Italia e Principato di Monaco per tutelare un vasto tratto di mare costituito da Figura 22 – Le 25 Aree Marine Protette istituite zone marittime situate nelle acque interne e nei mari territoriali della Repubblica francese, della Repubblica italiana e del Principato di Monaco, nonché dalle zone di alto mare adiacenti. Per la sua vasta estensione, per la vincolistica e per l'iter istitutivo, risulta atipica rispetto alle altre aree marine protette italiane. 79 Le Aree Marine Protette di prossima istituzione Figura 23 – Le 16 Aree Marine Protette di prossima istituzione Le 16 aree marine protette di prossima istituzione sono le aree di reperimento per le quali è stato avviato l'iter istruttorio. Tale iter è previsto per le aree comprese nell'elenco delle 48 "Aree di reperimento" indicate dalla normativa sulle AMP. Nella cartina sono rappresentate le 16 aree marine protette di prossima istituzione, qualunque sia lo stato di avanzamento del previsto iter amministrativo. 80 Le Aree Marine Protette di reperimento Figura 24 – Le 11 Aree Marine Protette di reperimento Per Aree Marine Protette di Reperimento si intendono quelle AMP individuate dalle leggi 979/82 art.31, 394/91 art.36, 344/97 art.4, 426/98 art.2 e 93/01 art.8, ma per le quali ancora non sono stati completati tutti gli studi e le procedure che danno il via alla fase istitutiva dell’AMP. Ad oggi se ne contano 11. La maggior parte delle AMP di reperimento si trovano della parte meridionale dell’Italia, in particolare ne sono previste cinque solo in Sicilia. 81 I punti critici A questo quadro, per certi versi favorevole, fa da riscontro una situazione caratterizzata da altrettante criticità sulle quali vale la pena soffermarsi. In primo luogo va evidenziato il deficit legislativo del settore: la normativa più organica in questa materia risale al 1982 (legge 979), dopodichè la legge quadro sulle aree protette intervenuta nel 1991 ha interessato il settore limitatamente a due articoli e le leggi che si sono succedute più recentemente sulla materia hanno aggiunto elementi cercando di risolvere singoli problemi, ma il tutto in assenza di un coordinamento e uno scenario di riferimento. Vediamo di delineare i punti critici a livello di sistema e le situazioni emblematiche che in questi anni ha vissuto il settore delle Aree Marine Protette: • Inadeguatezza del modello gestionale A tutt’oggi rimane una grande distanza tra le AMP e il resto del sistema delle aree protette, soprattutto relativamente alle modalità gestionali. È difficile pensare che il settore delle AMP possa trovare una rapida integrazione nel sistema più generale se non si predispongono quelle modifiche legislative che rendano possibile quest’integrazione. In particolare ai primi è preclusa la possibilità di dotarsi di proprio personale, anche solo con competenze amministrative, e l’attività deve essere portata avanti contando esclusivamente sulla disponibilità di personale da dedicare alla bisogna da parte dell’ente gestore. Tale disposizione ha gettato nello sconforto tanti enti gestori che ritengono di difficile prosecuzione un’esperienza gestionale senza unità di personale aggiuntive, soprattutto se si considera che spesso si tratta di Comuni con qualche centinaio di abitanti e con bilanci particolarmente esigui. A questo si aggiungano le differenza sul piano amministrativo che caratterizzano le diverse realtà gestionali, come ad esempio le scadenze per la presentazione del bilancio preventivo che per Comuni, Enti gestori di AMP e Enti Parco sono sfalsate, complicando ulteriormente la situazione. • Il demanio marittimo Un groviglio di norme apparentemente inestricabile, che vede coinvolti comuni, regioni, ministeri e capitanerie di porto rende il tema del “demanio marittimo” 82 uno dei problemi più complessi da risolvere. L’avvenuto passaggio delle competenze in materia dallo Stato alle regioni e ai Comuni (D.Lgs. 112/98) è stato recentemente messo in discussione da un pronunciamento del Consiglio di Stato, interpellato dal Ministero dell’Ambiente, che ha attribuito la competenza al rilascio delle concessioni demaniali nelle aree protette al ministero delle infrastrutture. Naturalmente tale decisione non è stata accettata di buon grado dalle regioni, e, quindi, oltre a profilarsi un serrato confronto Stato–Regioni che richiederà tempi geologici per essere risolto, l’assenza di un quadro di certezze e di procedure concordate lascia il sistema in stand-by sul fronte dei campi ormeggio per la nautica da diporto, intervento strategico dal punto di vista turistico, economico, della tutela ambientale e della regolamentazione della fruizione. • Gli Enti Gestori - Il caso Ustica L’epilogo del lungo contenzioso tra Ministero dell’Ambiente e Comune di Ustica sulla gestione della Riserva Marina è stato un discusso decreto del Ministero di revoca della gestione al comune, e affidamento provvisorio alla Capitaneria di Porto di Palermo. Fermo restando che le difficoltà gestionali e amministrative dell’AMP erano, e sono oggi più che mai un fatto oggettivo, e che negli ultimi mesi l’Amministrazione Comunale non aveva saputo imprimere alcuna svolta ad una situazione fortemente compromessa (tre direttori avvicendatisi in un anno e mezzo), la necessità di far fronte ad una gestione carente è sfociata in un provvedimento che ha azzerato il funzionamento della riserva, alzato il conflitto politico e fatto perdere consenso e immagine all’AMP stessa. Per di più l’affidamento provvisorio alla Capitaneria di porto ha segnato il “de profundis” per l’AMP: delle strutture messe in piedi nel corso di questi anni si è persa traccia ed il patrimonio di esperienza accumulato dalla più nota e più antica riserva marina italiana sembra essere stato dilapidato in breve tempo. Forse è questo un chiaro esempio della necessità di coinvolgere nella gestione di un AMP enti più stabili politicamente, come per esempio un consorzio di gestione con la Regione o con la Provincia. 83 • Le commissioni di riserva In questi anni è andato via via perdendo peso ed autorevolezza il ruolo delle commissioni riserva, organi consultivi che affiancano l’Ente gestore nelle scelte strategiche e di pianificazione. Si è trattato di un’occasione persa per garantire maggiore partecipazione alle realtà locali e alle categorie socio-economiche interessante rispetto alle scelte decisionali. Se da un lato è mancato un confronto utile tra le associazioni ambientaliste, le centrali cooperative della pesca e le altre categorie rappresentate nelle commissioni, anche a livello centrale si è registrato uno scarso coordinamento delle attività delle commissioni, sostanzialmente abbandonate a se stesse, all’iniziativa e all’interpretazione delle norme del singolo presidente o membro. Prova ne sia che non ci sono spiegazioni per la mancata istituzione delle commissioni di riserva delle Isoli Ciclopi e delle secche di Tor Paterno, così come non sono state istituite per una discutibile interpretazione normativa da parte del ministero, le commissioni di riserva delle isole tremiti e di Ventotene e Santo Stefano. In tutti questi contesti territoriali dove le commissioni di riserva non sono state istituite, i pescatori e le altre categorie “marine” sono completamente tagliati fuori dalla gestione. Recentemente, inoltre, le designazioni dei rappresentanti degli ambientalisti negli organismi delle AMP appaiono sempre meno condivisibili e dettate da logiche di diluizione della forza di interlocuzione politica delle associazioni. • Altre problematiche di sistema Gli accordi intercorsi nel 1997 e nel 2000 con le regioni Sardegna e Sicilia hanno sostanzialmente esteso le competenze e la potestà delle regioni in materia di istituzione e gestione, secondo una scelta di decentramento amministrativo e di centralità degli enti locali. Tuttavia, tali intese sono state totalmente disattese proprio dalle Amministrazioni Regionali, che, passate all’incasso dei loro accresciuti poteri di veto e di intesa si sono dimenticate di investire risorse, promuovere il settore e contribuire a risolvere i conflitti sociali e politici: così è stato in Sardegna per l’Asinara, Tavolara e Penisola del Sinis, così è stato in Sicilia per Capo Gallo e per Ustica. Piuttosto che un contributo, si è registrata una colpevole inadempienza. 84 • Servizi essenziali Da ultimo, una considerazione sui finanziamenti ministeriali alle AMP: nel 2003 si è imposto uno stop ai programmi di gestione presentati con le procedure abituali, con l’obiettivo di assicurare prima l’assolvimento dei compiti di gestione “essenziali”. È pur vero che in molti casi gli Enti Gestori non erano ancora in grado di garantire il funzionamento di base dell’AMP (segnalazione, sorveglianza, funzionamento amministrativo, sedi, uffici, mezzi, etc..) . Tuttavia, se da un lato è stato giusto riallineare il sistema su un’unica linea di galleggiamento il funzionamento di base, tale blocco di finanziamenti ha rischiato di penalizzare le realtà più avanzate che già assicuravano la maggior parte dei servizi essenziali. Dunque il mondo delle aree Marine Protette risulta essere estremamente variegato e in movimento, e Punta Campanella rappresenta sicuramente un riferimento in questo sistema nazionale di protezione del mare. 85 CAPITOLO 3 - L’Area Marina Protetta Punta Campanella 3.1 Peculiarità dell’AMP Il Golfo di Napoli: crocevia biologico del Mar Mediterraneo La penisola italiana rappresenta un importantissimo unione tra due ponte di continenti caratterizzati da fattori climatici medi abbastanza differenti: Europa (clima temperato) e Africa - (clima equatoriale tropicale). Questa linea di terra, anche se non congiunge i due continenti, rappresenta un interessante punto di passaggio per specie che nel corso del tempo Figura 25 – La penisola italiana hanno evoluto comportamenti migratori, servendosi della penisola italiana come appoggio per i lunghi e stancanti spostamenti da un continente all’altro. E, sempre nel corso del tempo, questa linea di terra, per la sua particolare posizione, ha visto la progressiva colonizzazione da parte Figura 26 – Il Golfo di Napoli di specie tipiche di ambienti anche molto diversi, come le coste del Nord Africa e quelle 86 dell’Europa, che hanno voluto sperimentare adattamenti a climi leggermente diversi, o che hanno trovato in questi luoghi ottimi siti di riproduzione e nutrimento. Per cui la penisola italiana, che mostra caratteri climatici sia del nord Mediterraneo che delle coste del nord Africa, risulta essere un incredibile crocevia di specie animali e vegetali. A sua volta il Golfo di Napoli, situato al centro di questo grande bacino, riflette a pieno le caratteristiche appena descritte, con acque ricche di una grossa miscela biologica e contenenti elementi floro-faunistici provenienti da tutti gli stock biogeografici del Mediterraneo. Il tutto va ad integrarsi con una ricchezza di microhabitat dovuti alle peculiarità geomorfologiche e idrologiche di questa zona, per i quali è stato eletto come sito storico per gli studi della biologia marina. La penisola sorrentina La Penisola Sorrentina e la sua propaggine occidentale, la Punta della Campanella, si inseriscono in questo quadro estremamente interessante nel Figura 27 – La Penisola Sorrentina vista dal Golfo di Salerno 87 quale la presenza dell’uomo, con punte di densità di abitanti che non hanno eguali in Europa, porta ad un continuo impatto sull’ambiente, e soprattutto sulla risorsa ‘mare’, che in alcuni casi pare irrecuperabile. Figura 28 – Il Vesuvio e parte del Golfo di Napoli visti da Massa Lubrense Storicamente questi luoghi sono stati sempre valorizzati dalla presenza umana, perché anche l’uomo qui ha trovato ottime condizioni climatiche, oltre che terreni fertili e acque pescose per la vita e lo sviluppo economico, e questo è testimoniato dalla grande concentrazione di realtà culturali, storiche e archeologiche presenti nel breve arco compreso tra i Campi Flegrei, Golfo di Napoli e Golfo di Salerno. La parte centro-settentrionale del Golfo ospita la città di Napoli, le cui propaggini sia orientali che occidentali presentano un continuum di abitazioni, porti e industrie: Bagnoli e Pozzuoli da un lato, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia dall’altro. Sono poche le aree del Golfo che si salvano da questo violento impatto e la Penisola Sorrentina, è una fra queste: essa presenta solo modesti insediamenti urbani e industriali, e ha mantenuto per lo più preservato il suo ambiente, con un alternarsi di uliveti e agrumeti che pian piano degradano a mare. 88 Inquadramento geologico-strutturale della Penisola Sorrentina La penisola sorrentina è una dorsale carbonatica che si staglia sul mare Tirreno a separare il golfo di Salerno da quello di Napoli. Tale dorsale è sviluppata in direzione NE-SO, e disposta trasversalmente alla catena appenninica e , Figura 29 – Carta geo-strutturale costituisce un rilievo strutturale che si interpone tra 2 ampie depressioni: la piana Campana e il golfo di Napoli a Nord, la Piana del Sele e il Golfo di Salerno a Sud (BRANCACCIO et al., 1991). Entrambi i versanti della dorsale sono interessati da faglie che hanno dato luogo a ripide superfici di origine strutturale, interrotte da incisioni fluviali sul lato amalfitano e terrazzi su sorrentino. 89 da ampi quello Figura 30 – L’Isola di Capri (in primo piano) e la Punta della Campanella separati dalla Bocca Piccola Tra l’altro tale penisola condivide gli stessi lineamenti tettonici con la vicina isola di Capri, dalla quale è separata da un breve tratto di mare – Bocca Piccola – ampio all’incirca 5 Km e profondo in media 70 m. La successione stratigrafica del promontorio è rappresentata da terreni carbonatici mesozoici in facies di piattaforma, e, subordinatamente, da coperture terrigene mioceniche e da piroclastiti, ascrivibili ad attività vulcanica del Somma-Vesuvio e dei Campi Flegrei (PERRONE, 1988). Caratteri morfo-strutturali L’insieme degli aspetti stratigrafici e tettonici evidenti nel settore terrestre hanno un riscontro anche nel dominio marino, dove si osserva una chiara asimmetria nell’estensione e nei gradienti delle piattaforme continentali nel settore a Nord rispetto a quelli a Sud (MILIA A. e TORRENTE M., 1999; AIELLO et al., 1999). Figura 31 – Sezione geo-strutturale della penisola sorrentina I caratteri strutturali appena delineati determinano l’attuale fisiografia della penisola: i brevi e ripidi pendii del versante amalfitano vengono, infatti, sostituiti lungo il tratto settentrionale da pendenze più dolci, sviluppate su distanze maggiori, che riflettono l’asimmetria monoclinale sorrentina. Infatti da un punto di vista morfo-strutturale il fianco meridionale della penisola corrisponde a un ripido versante di faglia costiero, variamente interessato da corsi d’acqua effimeri ad elevato gradiente di pendenza, e caratterizzato dalla presenza di ripiani di abrasione sommitali. Tale 90 configurazione dà luogo ai numerosi e diffusi fenomeni di instabilità e alluvionamento, spesso a carattere catastrofico che da almeno 1000 anni interessano i vari insediamenti urbani ubicati alla base delle falesie e allo sbocco di corsi d’acqua. Procedendo verso ovest l’ultimo rilievo della penisola sorrentina è rappresentato dal Figura 32 – Le ripide falesie del Versante meridionale della Penisola Sorrentina Monte San Costanzo, che mostra un ripido versante orientale, interessato da continui distacchi di blocchi per scalzamento al piede della rupe calcarea, come testimoniano i grossi accumuli di detrito al piede del rilievo. Il versante meridionale invece presenta una gradinata di faglie dirette che dislocano a diverse altezze la sommità del rilievo. Tale motivo strutturale da anche luogo all’insenatura della Baia di Ieranto, approfondita dall’erosione marina (CINQUE, 1986). Oltrepassata la Punta della Campanella la costa occidentale della penisola risulta caratterizzata da falesie poco sviluppate e discontinue, che determinano corsi d’acqua più lunghi e a minore pendenza. Caratteri stratigrafici L’ossatura della dorsale è costituita da una potente successione di rocce calcaree e dolomitiche nel tratto che va dalla Sella di Cava dei Tirreni fino a Punta Scutolo e continuano ad affiorare più oltre fino a Punta Campanella su ripido versante meridionale. Tali depositi oltre a formare l’ossatura dell’intera penisola formano anche numerosi scogli e piccole isole (Li Galli, Vetara, Vervece, scoglio a Penna, etc) presenti sia lungo la fascia costiera sorrentina che amalfitana. Se invece si osserva il versante sorrentino, si rinvengono terreni costituiti prevalentemente da arenarie e marne, litotipi questi che per la loro maggiore 91 morbidezza ed erodibilità giustificano l’attuale geometria più morbida del paesaggio. A queste spianate erose in tempi più antichi (pliocene, pleistocene inf.) sulle successioni di rocce già descritte, se ne alternano altre di origine deposizionale costituite da tufi e piroclastiti (prodotti vulcanici sciolti quali ceneri, sabbie, pomici, lapilli) legati all’attività dei vicini centri vulcanici campani. A titolo di esempio, l’area depressa compresa tra i due blocchi di Punta Scutolo e Capo di Sorrento è stata colmata, circa trentamila anni fa, dall’accumulo di una potente formazione tufacea che la rende perfettamente spianata (la Piana di Sorrento). In questa zona è stata rilevata la presenza di tufo fino alla profondità di 70 m . in località Piano di Sorrento. La geo-morfologia condizionato la ha distribuzione demografica dando luogo ad insediamenti urbani molto concentrati (es. baie allo sbocco dei valloni in costiera amalfitana) oppure estremamente diffusi sui Figura 33 – Piana di Sorrento - il versante nord della penisola è caratterizzato da falesie poco sviluppate e discontinue, e piccole piane costiere ripiani a morfologia regolare (Meta, Piano di Sorrento, Sorrento, Agerola, Tramonti). Della stessa situazione geologica va tenuto conto, ovviamente, nell’individuazione delle soluzioni ai problemi dell’inquinamento e ancor più nella fase progettuale di opere a ciò finalizzate. Ad esempio la situazione strutturale a blocchi fagliati rende quasi improponibile, perché pericolosa e costosa, la realizzazione di una rete di smaltimento dei liquami lungo l’intero asse delle costiere. Inoltre la ripida topografia delle coste e dei fondali cui molto spesso si associa una elevata energia del moto ondoso, rende molto complicata la realizzazione di quelle condotte sottomarine che in questi particolari 92 ambienti risulterebbero molto vulnerabili con ripercussioni sia economiche che ecologiche. Settori marini Nei fondali circostanti la Penisola Sorrentina è stata rilevata una alta variabilità morfologica che rispecchia il particolare assetto strutturale dell’area. Già da una prima analisi emerge che i fondali reggono pendenze discrete: tale caratteristica consegue dalla presenza in subaffioramento del substrato roccioso, dalla vicinanza di una dorsale montuosa a breve distanza dalla costa, e dalla presenza a fondo mare di sedimenti a granulometria prevalentemente sabbiosa. Nel settore settentrionale si osservano gradienti variabili tra 1.5° e 11° per i fondi mobili, pendenze fino ai 20° per le aree con substrato subaffiorante e oltre i 40° per le pareti incise in roccia. Il versante meridionale presenta valori delle pendenze comprese tra 2.4° e 20° per i fondi mobili, oltre i 20° per le aree con subaffioramento del substrato, e cigliate in roccia in alcuni casi quasi sub-verticali. Molti allineamenti riconoscibili a fondomare, sono spesso la prosecuzione elementi Figura 34 – Le elevate pendenze delle falesie che caratterizzano il territorio di Punta Campanella strutturali evidenti emersi degli nei e settori sottendono porzioni di fondo con substrato roccioso affiorante o sub-affiorante. Nel settore di costa che corre dalla Baia di Mitigliano fino alle Mortelle affiorano le più spettacolari cigliate in roccia. Quelle rivolte a ovest nord-ovest presentano pendenze comprese tra i 30° e i 40°, quelle rivolte ad est e a sud-est 93 risultano molto più acclivi fino a raggiungere in alcuni tratti la sub-verticalità in diretta prosecuzione con la falesia emersa. FOTO GARGIULO Particolarità ecologiche In questa sede, analizzando il comparto bentonico marino, s’intendono evidenziare gli aspetti che rendono la Costiera Sorrentino-Amalfitana di estremo interesse ambientale e paesaggistico anche per la sua parte subacquea, al punto da considerarla idonea per l’istituzione di una AMP. Il comparto bentonico, ovvero l’insieme di organismi che vivono in stretto rapporto con il fondo del mare, costituisce il sistema ecologico marino che meglio integra le ‘condizioni medie’ dell’ambiente, e rappresenta il punto di riferimento per individuare le Figura 35 – Tipico paesaggio sottomarino dei fondali di Punta Campanella diverse subacqueo tipologie e per di paesaggio comporre le ‘mappature biologiche’ dei siti marini nelle valutazioni di impatto ambientale o negli studi di fattibilità delle aree naturali protette. Nell’illustrare le diverse tipologie e la localizzazione delle associazioni bentoniche presenti lungo la penisola non si può prescindere dal considerare innanzitutto la geomorfologia del fondo stesso, in quanto il substrato è fattore di primaria importanza nel determinare la distribuzione, la struttura e la dinamica delle associazioni biologiche che su di esso si insediano. La geomorfologia costiera della Penisola Sorrentino-Amalfitana è molto peculiare e diversa rispetto a quella della restante parte del Golfo, che presenta decisi caratteri derivanti dall’azione vulcanica del Vesuvio. I principali fattori che determinano la struttura dei popolamenti bentonici sono: • la presenza di alte falesie di natura calcarea; • la presenza di un corpo d’acqua profondo che interessa la parte centrale del Golfo di Napoli e lambisce le sue parti più esterne. 94 Le alte falesie calcaree La principale caratteristica della zona posta sotto tutela risiede soprattutto nelle alte falesie di natura carbonatica che ritroviamo in queste zone, che si prolungano a mare fino ad oltre 50 m. di profondità. Tali falesie rendono la costa alta e scoscesa, con rari seni e piccole rientranze della costa, ove il declivio è meno scosceso. Le falesie che si affacciano nel bacino del Golfo di Napoli poggiano su una grande piana Figura 36 – Falesia di S. Lorenzo nel versante settentrionale della penisola fangosa, il Napoli Slope, che rappresenta il limite della piattaforma continentale. Nel versante Salernitano la piattaforma continentale si riduce di parecchio, raggiungendo rapidamente i 600 e più metri di profondità. Gli effetti della notevole pendenza della costa sull’ambiente marino sono: • scarsa presenza dei substrati incoerenti (sabbie e fanghi), e presenza quasi esclusiva di substrati coerenti (rocce) fino ad oltre 50 metri di profondità; • limitata superficie disponibile, a parità d’intervallo batimetrico, per l’impianto dei popolamenti bentonici; • riduzione dei popolamenti fotofili (tipici di ambienti bene illuminati e caratterizzati dalla dominanza di organismi sessili di tipo vegetale) ad una fascia batimetria particolarmente superficiale; • aumento della distribuzione batimetrica dei popolamenti sciafili (tipici di ambienti scarsamente illuminati e caratterizzati dalla dominanza di 95 organismi sessili di tipo animale), che risalgono dagli ambienti profondi, dove normalmente si ritrovano, fino a pochissimi metri di profondità; Le formazioni carbonatiche invece determinano: • la presenza di specie di particolare interesse biologico e paesaggistico che in genere non si rinvengono su altri tipi di rocce (ad es. molti Antozoi, come la madreporaria Asteroides calycularis, e Bivalvi, come il dattero di mare Lithophaga lithophaga); • la formazione di ampie grotte, molte delle quali sottomarine, per fenomeni di carsismo dovuti allo scioglimento del calcare da parte dell’acqua percolante dalla superficie, che possono ospitare associazioni faunistiche molto particolari. Figura 37 – Colonie di Asteroides Calycularis Il canyon sottomarino Un’altra peculiarità, di tipo idrologico stavolta, consiste in un ripido canyon che dalle profondità del Tirreno centrale risale proprio al centro del Golfo di Napoli. Per questo motivo la parte centrale del Golfo di Napoli è interessata soprattutto dall’acqua del largo, che lambisce anche le zone più esterne del golfo, come la Penisola Sorrentina e l’Isola di Capri a Sud, le isole di Ischia e Procida a Nord (CARRADA G.C. et al., 1982; RUSSO G.F., 1995). Quest’acqua ricca di nutrienti e priva di inquinanti di solito scorre in profondità, ma al limite del golfo di Napoli si incanala in questo canyon sottomarino, fino a giungere nella parte più superficiale del corpo d’acqua, andando a vivificare e ripulire una delle zone dove è più intensa l’attività dell’uomo: non dimentichiamo la foce del fiume Sarno a Castellammare di Stabia, o il porto industriale di Napoli a San Giovanni. 96 Figura 38 – Il canyon sottomarino del Golfo di Napoli La presenza di questo corpo d’acqua proveniente dal largo determina: • lo spostamento e la dispersione dello strato d’acqua superficiale inquinato per via delle attività antropiche; • un processo di magnificazione produttiva delle reti alimentari (i nutrienti che arrivano dal fondo attraversano la catena alimentare, dando la possibilità ad ogni comparto trofico di svilupparsi), che porta ad una particolare ‘rigogliosità’ (elevata biomassa) delle associazioni bentoniche con organismi sessili di substrato roccioso che formano coperture biologiche pluristratificate, senza che si manifestino fenomeni di distrofia del sistema, e rendendo quest’area così ricca e pescosa . Le associazioni biologiche A seconda dell’organizzazione delle comunità animali e vegetali, le tipologie più caratteristiche delle associazioni biologiche presenti sui fondi sottomarini costieri della Penisola Sorrentina possono essere riassunte in: • 97 associazioni di substrato solido: falesia calcarea e grotta sottomarina; • associazioni di substrato mobile: sabbioni biodetritici e prati di Posidonia oceanica. Associazioni di falesia calcarea Sono di gran lunga le associazioni più diffuse lungo i fondali della Penisola. Esse sono caratterizzate solo nei primi metri di profondità (in genere fino a circa 5-10 m) da comunità fotofile, in cui gli organismi dominanti sono vegetali; soprattutto alcune specie di alghe, sia verdi (Clorofite) che brune (Neofite), bene adattate ad un ambiente esposto a luce intensa e ad elevato idrodinamismo.FOTO Tuttavia il fenomeno più caratteristico ed appariscente lungo le falesie della Penisola è la risalita, anche in pochi metri d’acqua, di comunità sciafile, che in genere caratterizzano i fondali rocciosi oltre i 40 m di profondità, laddove la luce si attenua e con essa anche il rigoglio algale, che di luce necessita per i processi fotosintetici. Il fenomeno della risalita di tali organismi è dovuto soprattutto alla notevole inclinazione del substrato, che favorisce la formazione di ambienti poco esposti alla radiazione solare anche in prossimità della superficie. Le associazioni sciafile rendono Figura 39 – Biocenosi del coralligeno molto spettacolare il paesaggio subacqueo. Gli organismi vegetali, sebbene ancora presenti soprattutto con il gruppo delle alghe rosse (Rhodophyta), non costituiscono più il principale elemento strutturante la comunità di falesia. Sono invece gli animali sessili, cioè quelli fissi al substrato, che costituiscono l’elemento dominante del popolamenti, con una grandissima ricchezza di specie 98 dalle morfologie e dalle gamme cromatiche tra le più varie ed appariscenti in ambiente marino. Note col termine di ‘coralligeno’, cioè ‘generatrici di corallo’ – poiché il corallo rosso ne dovrebbe essere l’elemento caratterizzante…se le popolazioni di questa specie non fossero state distrutte nel corso dei secoli da una pesca indiscriminata (RUSSO G.F. e CICOGNA F., 1996) – tali associazioni rivestono grande interesse anche da un punto di vista biologico e naturalistico, poiché sono caratterizzate da una elevatissima biodiversità, con organismi che ricoprono completamente il fondo in più strati sovrapposti. Tra gli animali sessili numerose sono le specie di Spugne, sia erette che incrostanti, Idroidi, Briozoi e Antozoi. Le popolazioni di Antozoi hanno lungo la costiera uno sviluppo particolare: davvero paesaggisticamente spettacolari e biologicamente interessanti sono le vaste superficie colonizzate da Asteroides calicularis, una delle poche specie di madreporari viventi nel Mediterraneo (abbondantissimi, invece, nei mari tropicali ove sono tra i principale organismi costruttori di barrire coralline), per il quale proprio le falesie calcaree della Penisola Sorrentina costituiscono l’estremo limite settentrionale dell’areale di distribuzione. Tutti questi animali sessili hanno sviluppato adattamenti per una alimentazione da sospensivoro. Essi filtrano il particolato organico in sospensione e pertanto possono svolgere una discreta funzione depuratrice della colonna d’acqua. Associazioni di Grotta sottomarina La costiera Sorrentino-amalfitana costituisce uno dei siti più ricchi di grotte sottomarine del Mediterraneo. Senz’altro esse costituiscono un patrimonio naturalistico di primaria importanza in quanto si tratta di ambienti con caratteristiche chimico-fisiche e biologiche peculiari. Le grotte sottomarine sono abitate da comunità animali (i vegetali si fermano nell’avangrotta per l’estinzione della luce) composte da specie molto particolari se non addirittura rare (come il celenterato del genere Alcampoides purpurea), 99 adattate all’assenza di luce e ad un’alimentazione tipica della catena trofica del detrito. Tipico è anche il fenomeno della risalita, in queste ‘enclaves’, di elementi di fauna profonda anch’essa di ambiente sciafili e troficamente legata all’input di detrito organico piuttosto che alla produzione biomassa per di via fotosintetica. Figura 40 – Carta delle principali grotte sottomarine (individuate dai tratti blu) di Punta Campanella Le grotte svolgono inoltre una importante funzione di rifugio (lontano dai principali predatori) per i primi stadi di sviluppo (cosiddetto ‘giardino d’infanzia’) di numerose specie che allo stadio adulto vivono negli ambienti litorali. L’importanza di tale sistema carsico nell’ambito dell’intero bacino del Mediterraneo è anche documentato dal gran numero di accurati studi di cui è stato oggetto. Sviluppatesi soprattutto negli ultimi trenta anni (da quando cioè l’immersione subacquea ha consentito l’accesso negli ambienti di grotta sommersa), ricerche nelle condotte grotte Penisola sono pietre le della Sorrentina considerate miliari conoscenza nella degli ambienti marini, basti pensare alla Figura 41 – Grotta sottomarina notissima Tyrrenia Expedition, ed al libro di RIEDL (1966) Biologie der Meereshohlen, che da questa spedizione prese spunto, nonché agli studi condotti 100 da ricercatori di numerosi istituti italiani che hanno evidenziato il ruolo di vero e proprio laboratorio naturale, soprattutto della grande grotta di Mitigliano (CATTANEO VIETTI e RUSSO, 1987). Associazioni di sabbioni biodetritici I sabbioni biodetritici sono presenti soprattutto alla base delle falesie e nel canale di Bocca Piccola, che separa Punta Campanella dall’isola di Capri. La consistenza grossolana del sedimento è dovuta all’azione di forti correnti di fondo che trasportano verso la parte più interna del golfo gli elementi più fini, che decantano laddove un ridotto idrodinamismo lo consente. Questi sabbioni ospitano comunità alquanto particolari, come quelle caratterizzate dalla presenza dell’anfiosso (Branchiostoma lanceolatum), ormai sempre più raro, quelle più profonde associate alle alghe calcaree che, incrostando le particelle di sedimento, si accrescono a formare quei veri e propri ciottoli ‘viventi’ che costituiscono la cosiddetta formazione a pralines. Le pralines, sono molto rare nel Mediterraneo e sono una caratteristica rilevante di quest’area. Praterie di Posidonia Posidonia oceanica è una pianta marina di notevole importanza nei sistemi marini litorali del Mediterraneo, per l’ossigenazione dei fondi, per l’attutimento dell’effetto erosivo delle onde e delle correnti lungo la costa e per la sua funzione di elemento di base per il ripopolamento della costa, in quanto le sue fronde offrono riparo e consentono la riproduzione e lo sviluppo dei giovani di molte specie, anche pregiate. Non forma vaste praterie lungo la Costiera Sorrentino-Amalfitana, ciò perché i fondali incoerenti entro la batimetrica dei 30 m (ove la piante preferibilmente attecchisce) sono poco estesi ed hanno pendenze notevoli, salvo che in alcuni seni caratterizzati da conoidi di accumulo incoerente. La pianta è comunque diffusa con distribuzione discontinua lungo tutto il perimetro costiero della penisola. Si riscontra soprattutto all’interno delle baie e 101 nelle cave, ove il fondale degrada con declivio più lieve. Si tratta tuttavia di aree alquanto limitate, in cui la posidonia cresce a macchie sparse sul sedimento e anche su roccia, senza interessare in modo dominante la tipologia del fondale. Un tale tipo di colonizzazione del fondale da parte della posidonia è del tutto differente da quanto si riscontra in altri siti (ad es. intorno all’isola di Ischia) ove la presenza di un’ampia piattaforma costiera dolcemente degradante permette l’insediamento vere e di proprie Figura 42 – Prateria di Posidonia oceanica praterie sottomarine. Proprio per la mancanza di substrato e di declivi idonei all’impianto di vaste praterie di posidonia si ritiene improbabile uno sviluppo consistente di quei terrazzi sottomarini noti ai pescatori col termine di cigli (matte in termini tecnici) e formati dall’intreccio delle radici e dei fusti (rizomi) delle piante. Tali caratteristiche generano delle peculiarità biologiche che da più di un secolo sono oggetto di intensi studi da parte di ricercatori provenienti da tutt’Europa, anche grazie alla vicinanza con Napoli, sede della famigerata Stazione Zoologica ‘Anthon Dohrn’. Necessità di conservazione La fascia costiera che si sviluppa lungo il litorale campano è da anni al centro dell’attenzione per i gravi problemi di gestione del territorio che ancora oggi rimangono irrisolti. In quest’ambito esistono particolarità ambientali e culturali di importanza assoluta che ne fanno un’area unica al mondo. Basta solo pensare alla concentrazione di tesori culturali, storici, archeologici, naturalistici, 102 paesaggistici ed umani che esistono nell’arco che si estende tra i Campi Flegrei, il golfo di Napoli e il golfo di Salerno. Figura 43 – La penisola sorrentina con il golfo di Napoli a Nord e quello di Salerno a sud Al centro di questo complesso sistema la penisola sorrentina-amalfitana gioca un ruolo importante e, nonostante la presenza nelle immediate vicinanze di aree urbane di forte degrado, l’ambiente marino presenta ancora delle biocenosi uniche, e potrebbe essere reintegrato nella sua pienezza naturale, rappresentando la parte del golfo di Napoli che meglio mantiene conservati i suoi tesori. Nel paragrafo precedente si è parlato di peculiarità ecologiche e naturalistiche di questa zona. Ad esse si accoppiano una serie di emergenze ambientali che hanno fatto scattare l’allarme in sede locale e nazionale, da parte di professionisti del settore, organizzazioni scientifiche e singoli cittadini, motivi per i quali il Ministero ha avviato l’iter istitutivo per l’AMP Punta Campanella, cominciando dal noto studio di fattibilità, per preservare questi ecosistemi. Peculiarità del territorio Falesie calcaree e risalita del coralligeno Grotte sottomarine e secche Prateria di Posidonia oceanica Antiche tradizioni marinare e pescherecce Emergenze ambientali Distruzione del coralligeno ad opera dei pescatori del dattero di mare Turismo subacqueo incontrollato Pesca a strascico e turismo da diporto incontrollato Perdita delle tradizioni Tabella 3 – Peculiarità del territorio e relative emergenze nell’area di Punta Campanella 103 Oltre alle emergenze locali, differenti da territorio a territorio, l’istituzione di una AMP ha come obiettivo la definizione di un piano generale di gestione delle risorse del mare (degli stock ittici, per esempio, delle biocenosi bentoniche) che dovrebbe essere applicato alla maggior parte delle coste della nostra penisola piuttosto che a limitati specchi d’acqua. La pesca al dattero e la distruzione del coralligeno Il dattero di mare è prelevato esclusivamente per mezzo di sommozzatori che frantumano la roccia con scalpelli o martelli pneumatici. A volte, per rendere più veloce la raccolta i datterari staccano dalle pareti interi pezzi di roccia calcarea, raccogliendo poi i datteri in essi contenuti in barca o a terra. Tale tipologia di pesca, altamente distruttiva, ha come risultato la devastazione delle coste e di tutti gli organismi che le abitano, biocenosi di coralligeno in primis. Figura 44 – Pescatori di datteri in azione 104 In termini di biomassa la distruzione indiscriminata di molluschi, spugne, briozoi, echinodermi, crostacei e cnidari per una profondità di oltre 15 mt, rappresenta un danno ecologico che nessun altro tipo di pesca può eguagliare. Inoltre la massa organica, ridotta a poltiglia e la massa di detriti rocciosi che occlude spaccature e tane, allontana i pesci e aumenta notevolmente il degrado. Come risultato finale, oltre alla compromissione dei normali cicli biologici di specie anche di notevole interesse commerciale, si provoca anche un disturbo al sistema naturale di difesa dal moto ondoso. Le grotte sottomarine Come detto in precedenza le grotte sottomarine, non particolarmente comuni lungo le coste mediterranee, rappresentano un vero e proprio “laboratorio naturale sommerso” per studi di carattere ecologico, in cui gli effetti sugli organismi di alcuni parametri ambientali quali luce, idrodinamismo e apporti nutritivi possono essere più facilmente valutati. Purtroppo da diversi anni un turismo subacqueo incontrollato ha provocato nelle grotte più note come ad esempio nelle grotte dello Zaffiro e di Mitigliano danni anche irreparabili alle formazioni carsiche. Inoltre molto noti ai subacquei di tutta Italia sono i fondali e le secche che circondano le piccole isole dell’Isca, Vetara, lo scoglio del Vervece ed in particolare Li Galli. Anche in questo caso risulta fondamentale regolare il turismo subacqueo che negli ultimi anni ha avuto un boom in tutta Italia, e ancora di più in queste zone . Disturbo delle praterie di Posidonia Sebbene non esistano estese praterie di Posidonia oceanica, per via della morfologia dei fondali, risulta fondamentale attuare misure di protezione verso questo ecosistema sottomarino. I danni maggiori vengono provocati dalla pesca a strascico (vietata al di sopra dei 50 mt) e dall’ancoraggio libero: - nel primo caso si ha la rimozione di interi tratti di prateria; 105 - nel secondo caso, che avviene più frequentemente, si ha un danno minore: le ancore salpate a bordo portano con se foglie e rizomi, e talvolta anche l’apparato radicale delle piante. La pesca L’attività di pesca lungo la penisola sorrentina è sicuramente di vecchia data, legata a riti e tradizioni e tramandata di generazione in generazione, tnto che ancora una oggi molti giovani si dedicano a questa attività come una vera fonte di occupazione, di approvvigionamento alimentare e di promozione socioculturale per il recupero dei vecchi sistemi di pesca. Negli ultimi tempi, prima dell’istituzione dell’AMP, si è assistito ad un tipo di pesca diverso, condotto da marinerie non locali e concentrato in larga parte sul pesce di passo, con una lente ma inesorabile scomparsa Figura 45 – Tipiche nasse di giunco su una piccola imbarcazione nel porticciolo di Marina della Lobra, Massa Lubrense della tradizionale piccola pesca litorale. L’istituzione dell’AMP ha permesso un notevole passo in avanti per il recupero di queste tradizioni: nel Decreto 13.06.2000, che modifica il decreto istitutivo dell’AMP del 12.12.1997 si parla esplicitamente di “piccola pesca” (definita dal Decreto MIPAF 26.07.1995) come unico tipo di pesca professionale autorizzabile all’interno dell’AMP. Per piccola pesca si intende quel tipo di pesca condotta con imbarcazioni di massimo 10 tsl (tonnellata di stazza lorda) ed effettuata per lo più sotto costa con i seguenti strumenti: reti da posta, palangari, nasse, lenze e arpioni. L’autorizzazione da parte dell’AMP a tale tipo di pesca che non danneggia i fondali e non interviene drasticamente sugli stock ittici, rappresenta un grande 106 momento di rivalutazione di un’attività che è da sempre legata all’uomo, a discapito di quei tipi di pesca distruttivi e non sostenibili. La pesca razionalmente condotta e la tutela del patrimonio ittico non sono per nulla antitetiche, ma anzi si interano a vicenda. Il pescaturismo Il pescaturismo rappresenta un’interessante evoluzione della pesca e consiste nel coinvolgere i turisti a bordo di un peschereccio nei vari momenti che caratterizzano la giornata di un pescatore, non per ultimo pranzi a base di pesce fresco appena pescato. L’AMP promuove questa attività compatibile perché riduce lo sforzo di pesca per ogni peschereccio e promuove il recupero delle tradizioni e la diffusione di una cultura che si basa sulla salvaguardia delle risorse del mare, proprio come ogni pescatore coscienzioso vuole. 3.2 Istituzione dell’AMP Punta Campanella L’AMP Punta Campanella, individuata nella legge 979/82 insieme ad altre aree marine protette, viene istituita con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 12.12.1997. Passano dunque ben 15 anni prima della sua istituzione. Il Decreto Istitutivo del Ministero dell’Ambiente del 12.12.1997 Vari sono gli aspetti disciplinati dagli otto articoli del decreto: - L’art. 2 indica la delimitazione dell’Area Marina protetta “ comprendendo anche i relativi territori costieri appartenenti al demanio marittimo”. L’area protetta si estende dal Capo di Sorrento (golfo di Napoli) a Punta Germano (golfo di Salerno) e comprende le acque circostanti lo scoglio del Vervece, l’isolotto di Vetara e Li Galli. - l’art.3 precisa le finalità che si perseguono con la sua istituzione. In particolare, tra i suoi fini principali figurano la protezione ambientale dell’area marina interessata, la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche, la diffusione e la divulgazione dell’ecologia e della biologia 107 Figura 46 – Perimetrazione e zonazione dell’AMP secondo il DM 12.12.1997 degli ambienti marini e costieri, l’effettuazione di programmi di carattere educativo di studio e di ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale e la promozione di uno sviluppo socioeconomico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistico dell’area; - l’art. 4, invece, richiama i divieti previsti dall’art.19 della legge “quadro sulle aree protette” per le attività da non poter svolgere nell’ambito dell’area marina protetta e, di seguito, descrive la zonizzazione dell’area con i relativi differenti regimi di tutela: Zona A: Riserva integrale Scoglio del Vervece, Isolotto di Vetara. Sono vietati: - La navigazione, l’accesso e la sosta di navi e natanti di qualsiasi genere e tipo, ad eccezione di quelli debitamente autorizzati dall’ente gestore per motivi di servizio o di studio; - La balneazione; - La pesca, sia professionale che sportiva, con qualsiasi mezzo esercitata; - L’immersione con o senza apparecchi respiratori, fatte salve le immersioni autorizzate dall’ente gestore (per finalità di ricerca scientifica) 108 Zona B: Riserva generale Area da Capo Corbo a Punta Sant’Elia, Isolotti de Li Galli, corridoi di transito. Sono vietati: Sono consentiti - La navigazione a motore di natanti - L’accesso autorizzato dall’ente gestore per barche dotate non autorizzati dall’ente gestore; di motore per visite guidate, anche subacquee; - L’ancoraggio libero; - L’accesso libero di barche a motore nei corridoi - Le immersioni con apparecchi predisposti dall’ente gestore; autorespiratori se non autorizzati - La balneazione; dall’ente gestore; - La fotografia subacquea in apnea; - La pesca subacquea - Le immersioni subacquee guidate, compatibili con la - Qualsiasi altra forma di pesca sportiva tutela dei fondali; o professionale se non autorizzata - La pesca professionale con nasse, palangresi e reti di dall’ente gestore. posta, autorizzata dall’ente; - La pesca sportiva con lenze e canne da fermo, autorizzata dall’ente gestore Zona C: Riserva parziale Area da Punta del Capo a Capo Corbo, area da Punta Sant’Elia a Punta Germano. Sono vietati: Sono consentiti: - L’ancoraggio libero - L’accesso libero per barche a motore a bassa velocità, solo - Qualsiasi forma di pesca sportiva per raggiungere le zone di ormeggio opportunamente ad esclusione di quella con lenze e predisposte dall’ente gestore; canne da fermo; - La balneazione; - La pesca professionale se non - Le immersioni subacquee, compatibili con la tutela dei autorizzata dall’ente gestore. fondali; - La pesca professionale con attrezzi selettivi che non interessino i fondali, autorizzata dall’ente gestore; - La pesca sportiva con lenze e canne da fermo Tabella 4 – I vincoli previsti nel DM 12.12.1997 - l’art. 7 stabilisce che entro i termini consentiti dall’eventuale convenzione di affidamento dell’area dall’approvazione di protetta tale e comunque convenzione sarà non oltre necessario 180 giorni approvare il “regolamento di esecuzione e di organizzazione” della stessa area. Inoltre, nel regolamento “…dovrà essere prevista l’istituzione da parte del Ministro 109 dell’ambiente di un comitato tecnico-scientifico con i compiti di ausilio all’ente gestore e alla commissione di riserva”. - Infine, la consapevolezza delle difficoltà che la fase di implementazione dell’area protetta pone a livello locale, contribuisce a riconoscere nell’art. 8 la possibilità di riconsiderare la perimetrazione e le finalità del decreto per ragioni scientifiche e di ottimizzazione della gestione sotto il profilo socio-economico. L’Ente Gestore Nel corso dei primi mesi del 1998 si rende immediatamente esecutiva la disposizione dell’art. 5 del decreto istitutivo con l’affidamento dell’Ente al neonato Consorzio di Gestione “Riserva Marina Punta Campanella”. Primo esempio di gestione delegata agli enti locali di una area marina protetta,tale provvedimento presenta: 1. vantaggi per gli amministratori locali (il valore aggiunto dalla partecipazione diretta al processo gestionale) e per i cittadini (l’opportunità di una immediata interfaccia con i responsabili delle scelte che coinvolgono l’intera comunità); 2. svantaggi – difficoltà di ottenere risultati certi in seguito alla non efficace realizzazione di un sistema di delega dei poteri. Organi del consorzio sono: l’Assemblea dei Sindaci, il Consiglio di Amministrazione,il Presidente del C.d.A, il Collegio dei Revisori e la Commissione di Riserva. Organo tecnico del Consorzio è il direttore, nominato dal Consiglio di amministrazione, cui si affida il compito di pianificazione e controllo. La costituzione dell’Assemblea e l’elezione del primo presidente avvengono contestualmente nell’agosto 1998, dunque nei primi mesi di attività si lavora sulla struttura dell’Ente e, subito dopo, della sede. Di questo si parlerà in modo dettagliato nel quarto capitolo. Importante seguire il percorso che ha portato al decreto modifica datato 13.06.2000. All’indomani dell’istituzione del parco comincia la dura contestazione delle forze imprenditoriali locali, soprattutto quelle del comparto turistico e della 110 pesca, che percepiscono l’intervento protezionistico nell’area come una grave minaccia ai loro interessi economici. La protesta contro l’area marina così progettata raggiunge il culmine nel luglio 1998 con la presentazione del ricorso al TAR del Lazio. Intanto anche l’Assemblea dei Sindaci esprime dubbi sul sistema vincolistico che “..non risponde alla migliore tutela delle esigenze socio-economiche delle forze produttive locali..” e avanza proposte per giungere ad una modifica del decreto applicando la disposizione dell’art. 8 del decreto istitutivo. Due, pertanto, le nuove direzioni di marcia: dal punto di vista scientifico un monitoraggio dell’area affidato all’Università di Napoli e alla Stazione Zoologica Marina Anthon Dohrn, e, sotto il profilo socio-economico, uno studio concertato con l’intera comunità locale sulle tematiche occupazionali in relazione allo sviluppo sostenibile e compatibile con le reali esigenze di tutela del territorio. Intanto viene stipulata la convenzione tra Ministero dell’Ambiente e Consorzio di Gestione della Riserva Marina Punta Campanella, che ha durata di 9 anni, fissa i compiti dell’Ente Gestore, del Ministero dell’Ambiente e ne disciplina il reciproco rapporto. La convenzione prevede attività di controllo da parte del Ministero, e l’obbligo di relazionare le attività svolte e i programmi previsti da parte dell’Ente Gestore. Nell’ottobre 1999 il Consorzio presenta una proposta di modifica del decreto istitutivo che viene valutata in modo positivo dalla Conferenza Unificata, e pubblicata con decreto del Ministero dell’Ambiente 13.06.2000. Il Decreto Modifica Si tratta del primo caso di modifica di un decreto istitutivo di una AMP e i Figura 47 – Il logo dell’AMP Punta Campanella 111 punti più interessanti sono: • la modifica alla zonazione dell’area (paragrafo 3.3):: - la zona A rimane la stessa; - la zona B viene ridotta: comprende Li Galli, la Baia di Ieranto e il tratto da Scoglio Scruopolo a Grotta Matera; - la zona C viene ampliata: nel versante occidentale parte da Capo di Sorrento e comprende anche la Baia di Mitigliano, nel versante meridionale va dalla località Mortelle a Scoglio Scruopolo e da Grotta Matera a Punta Germano; Figura 48 – La nuova zonazione prevista dal DM 13.06.2000 • la ridefinizione dei vincoli (paragrafo 3.3): - zona A sono consentite immersioni subacquee per ricerca scientifica, e immersioni guidate per sei mesi all’anno e per tre giorni a settimana; - zona B, nel tratto che va da Scoglio Scruopolo a Grotta Matera si consente l’accesso di natanti a motore al di sotto di 7,5 m. e con una velocità massima di 5 nodi. 112 Il documento prevede in totale sette titoli che dettano le disposizioni per le attività di immersione subacquea, per la pesca sportiva, per la pesca professionale e per la nautica da diporto. 3.3. Le Zone di protezione e i Vincoli La zonazione come principio di gestione sostenibile di un territorio Probabilmente il maggior risultato ottenuto dall’istituzione di un’AMP è quello di migliorare la gestione di un’area marina, dividendo le zone in diversi gradi di tutela, associati a diverse tipologie di attività umane consentite, con l’obiettivo ultimo di conservare questo patrimonio per le generazioni future. I nuovi concetti di tutela implicano finalità che superano il principio di sola conservazione puntiforme, ma impongono una visione globale della gestione del territorio nel suo complesso sia terrestre che marino. Figura 49 – Mappa dell’Area Marina Protetta Punta Campanella È proprio questo il nuovo concetto di Parco, che non va a scontrarsi con gli interessi dell’uomo, e non ha come obiettivo il proteggere integralmente una zona, ma vuole attuare tecniche di gestione compatibile, in modo da rivalutare questa zona e renderla fruibile ora e in futuro, ristabilendo un corretto rapporto 113 tra uomo e ambiente, e sperimentando nuove metodologie per l’utilizzo delle risorse. Dunque un’area protetta rappresenta una bilancia: da una parte gli interessi umani di sviluppo e prosperità, e dall’altra l’obbligo di conservazione dell’integrità delle caratteristiche ambientali, garantendo la sopravvivenza delle stesse nel futuro. Nel progetto del parco marino, la fascia costiera è stata pertanto suddivisa in diverse zone, rivolgendo particolare attenzione alle ‘vocazioni’ dei singoli tratti di costa, e tenendo conto del grado di impatto ambientale che le attività umane possono avere. Zona A – Riserva integrale La zona A è la zona di riserva integrale, nella quale si ritiene necessario dare maggiore importanza alla funzione scientifico-conservativa. Di solito rientrano nella zona A siti Figura 50 – Lo scoglio del Vervece, zona A dell’AMP di difficile fruibilità e di particolare rilevanza ecologica, con notevoli potenzialità di recupero. L’obiettivo è quello di creare in queste zone dei veri e propri ‘santuari’ da destinare al naturale ripopolamento. Tali misure danno vita all’effetto di ‘spill over’ ovvero: le forme giovanili – le reclute – possono uscire dalla zona a riserva integrale dove si sono accresciute senza disturbo per andare a colonizzare le aree limitrofe, arricchendo gli stock ittici del territorio. Per l’AMP Punta Campanella le zone di protezione integrale Figura 51 – Colonie di Paramuricea clavata, tipiche dei fondali del Vervece, zona A 114 sono: - lo scoglio del Vervece; - l’isolotto di Vetara. Le attività ivi consentite dall’Ente Gestore sono: 1. ricerca scientifica - le zone a protezione integrale rappresentano veri e propri laboratori naturali ove studiare l’evoluzione delle biocenosi in assenza o riduzione dell’impatto umano; 2. visite guidate subacquee (per soli sei mesi all’anno e per tre giorni a settimana, con un rapporto di 5:1 tra subacquei e guide) - in linea con il principio di fruibilità, Figura 52 – Eunicella cavolinii nei fondali attorno l’isoletta di Vetara, zona A risulta importante mostrare ai turisti i risultati raggiunti dalle misure di tutela dell’ambiente marino. Zona B – Riserva Generale Li Galli, la Baia di Ieranto e il tratto di costa che va da scoglio Scruopolo al Grotta Matera sono le zone di Riserva Generale nell’AMP Punta Campanella. Per tali zone si è ritenuto necessario dare maggiore rilievo alla funzione naturalistico-educativa: queste sono le zone elette per la fruibilità dell’ambiente protetto e interessano una buona parte dell’AMP. Di solito vengono individuate con la tipologia di zona B le aree ove l’ambiente è stato mantenuto integro, e Figura 53 – La baia di Ieranto, zona B dell’AMP in cui l’attività umana è limitata. Infatti le zone B rappresentano dei piccoli paradisi naturali, dove poter effettuare una serie di attività in piena armonia con l’ambiente, ovvero seawatching, 115 immersioni, visite guidate, visite in barca a vela o in canoa. Dunque L’obiettivo è di rendere fruibile questa zona per un turismo rispettoso dell’ambiente. Figura 54 – Scoglio Scruopolo (in primo piano) e l’isoletta di Isca, situate nel versante meridionale della Penisola, fanno parte della zona B dell’AMP In questi luoghi le attività consentite sono: - immersioni per ricerca scientifica e visite subacquee guidate, previa autorizzazione; - piccola pesca professionale previa autorizzazione; - ormeggio nei campi boa predisposti dall’Ente Gestore; - transito a motore a velocità non superiore ai 5 nodi, per natanti di lunghezza non superiore ai 7,5 m. Zona C – Riserva Parziale La zona C comprende acque ove si è ritenuto necessario dare maggiore spazio alle attività economiche tradizionali e ecocompatibili. Queste zone interessano ampi tratti di rappresentano l’uomo può costa, siti e dove continuare a svolgere normalmente quelle attività che non danneggiano l’equilibrio ecologico, e nello Figura 55 – Tordigliano, Vic o Equense, situata nella zona C dell’AMP, è una delle poche spiagge del territorio stesso tempo godere dei privilegi che un’AMP offre. Solitamente vengono individuate con la tipologia di zona C quelle aree ove gli insediamenti umani sono già di una certa consistenza, e l’ambiente è già 116 parzialmente compromesso, per esempio nelle AMP sono tratti di costa che ospitano porticcioli o piccoli attracchi per cooperative che organizzano le visite guidate nelle diverse zone del Parco. Infatti i tre borghi marinari di Punta Campanella (Marina di Puolo, Marina della Lobra e Marina del Cantone), sono situati proprio nella zona C. L’obiettivo è quello di creare all’interno dell’area protetta una zona di sviluppo economico indirizzata verso la promozione delle attività tradizionali ed ecocompatibili: in queste zone vengono rilasciate autorizzazioni per la piccola pesca professionale e per la pesca sportiva. Dunque le zone C rappresentano siti ove l’uomo e l’ambiente camminano di pari passo, ovvero tutte le attività a basso impatto ambientale sono consentite. Nell’AMP Punta Campanella sono zone di riserva parziale, o zone C: - tutto il tratto di costa che va da Punta del Capo alla Baia di Mitigliano inclusa; - dalla località Mortelle a Scoglio Scruopolo; - da grotta Matera a Punta Germano. Figura 56 – Il borgo marinaro di Marina della Lobra, zona C dell’AMP 117 CAPITOLO 4 - Analisi della gestione dell’AMP Punta Campanella dalla sua istituzione 4.1 Metodo di analisi In questo capitolo si analizzeranno le attività che l’AMP Punta Campanella ha messo in atto dal momento della sua istituzione (12.12.1997) fino al 2004, anno per il quale è stato redatto l’ultimo rendiconto di gestione. L’analisi ha come obiettivo la conoscenza delle politiche messe in atto dal Parco e dal Ministero dell’Ambiente a partire dai documenti economici elaborati dal soggetto gestore, valutando le richieste di finanziamento, le entrate e le spese effettuate, e tenendo conto anche delle dinamiche legate alla differenti fasi del lavoro, come per esempio la fase iniziale – durante la quale risulta necessario far partire la struttura Ente Parco, quindi uffici, attrezzature e tutti gli strumenti necessari per avviare i lavori – e la fase centrale delle attività – momento in cui si è lavorato sul prendere contatti e avviare progetti con altre realtà del mondo istituzionale, come per esempio progetti di ricerca scientifica con le Università di Napoli, o di sviluppo sostenibile con la Regione Campania. L’analisi è di tipo macrotematica, ovvero verranno analizzati i macroflussi di denaro che nel corso di questi anni sono andati a finanziare le diverse aree tematiche su cui lavora l’AMP, che corrispondono a voci quali: gestione ordinaria/straordinaria dell’Ente, protezione ambientale, studio e ricerca scientifica, promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile, valorizzazione delle risorse naturali, educazione ambientale, diffusione dell’ecologia e conoscenza degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali dell’AMP. I documenti consultati sono per la maggior parte relativi a: 118 a. programma di gestione e valorizzazione – che viene redatto dal Direttore dell’AMP e comprende l’insieme delle proposte di finanziamento richieste al Ministero dell’Ambiente; b. rendiconto di gestione – che rappresenta il documento conclusivo del processo di programmazione, delle entrate registrate e degli impegni effettuati, e controllo fatto dall’Ente; c. delibere di Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) e di Assemblea dei Sindaci (A.d.S.). I parametri economici su cui si basa l’analisi sono: - Programma di gestione e valorizzazione - Entrata - Spesa - Avanzo di amministrazione il cui andamento sarà confrontato nel tempo (1998 – 2004), per evidenziare come sono cambiate le politiche messe in atto dall’Ente Gestore e dal Ministero dell’Ambiente nel corso di questi sette anni di lavoro. Il Programma di gestione delle aree marine protette Il programma di gestione (più avanti troveremo anche la dicitura P.E.G. che sta per Piano Economico di Gestione) è lo strumento attraverso il quale l’Ente Gestore pianifica l’insieme di tutte le attività, le strategie e gli interventi per la realizzazione, nell’ambito dell’anno di esercizio, delle finalità dell’Area Marina Protetta, comprese le finalità di sviluppo sostenibile, finanziate sia dalla Direzione per la Difesa del Mare del Ministero dell’Ambiente sia da altri soggetti pubblici o privati. Dunque dall’analisi dei vari PEG sarà possibile capire come sono variate le richieste di finanziamento nel corso di questi sette anni. Il programma di gestione, predisposto dal Direttore dell’Area Marina Protetta, è sottoposto al parere preventivo della Commissione di Riserva, acquisito il quale deve essere trasmesso alla Direzione per la Difesa del Mare per l’approvazione e l’eventuale ammissione al finanziamento. 119 Per i primi due anni (1998 – 1999) nel PEG ritroviamo richieste di finanziamento per le voci: 1. gestione; 2. divulgazione, didattica e formazione; 3. ricerca scientifica L’AMP è in fase di avviamento, pertanto le richieste di finanziamento sono relative soprattutto alla gestione ordinaria dell’Ente. Per gli anni 2000, 2001 e 2002 i programmi di gestione sono più articolati e comprendono voci come: protezione ambientale e valorizzazione della riserva marina; la programmazione è relativa, quindi, ai vari aspetti dell’attività che una AMP deve svolgere. Con SDM/2/3207 del 29.04.2002 e con validità per gli anni a seguire, al fine di consentire ai soggetti gestori di predisporre nella forma più adeguata ed omogenea il programma di gestione, la Direzione per la Difesa del Mare ha trasmesso a tutte le AMP un unico formulario tecnico necessario a rendere uniformi, semplificare e chiarire la descrizione degli interventi inclusi nei medesimi programmi. Il formulario del programma di gestione è articolato secondo uno schema che prevede l’individuazione, in sequenza, di obiettivi, azioni ed interventi strettamente connessi, e riferiti alle finalità sopra specificate. Tale schema è stato proposto in modo tale che: 1. L’organismo di gestione innanzitutto individua gli obiettivi (risultati di breve e medio-lungo periodo), volti al perseguimento delle finalità dell’AMP menzionate in precedenza, descritti, per quanto possibile, in modo quantificato e misurabile con riferimento all’arco temporale della programmazione. 2. Il raggiungimento di ciascuno degli obiettivi individuati si realizza attraverso una o più azioni, coordinate e complementari, destinate a conseguire i risultati programmati per ciascun obiettivo nell’anno in esercizio. 120 3. Le azioni sono articolate in uno o più interventi, ciascuno dei quali rappresenta l’attività definita dai singoli progetti. Per ciascun obiettivo, azione e relativi interventi viene redatto uno schema esplicativo, affinché il programma di gestione possa essere valutato dalla Commissione finanziamento di Riserva da parte ai della fini dell’approvazione competente Direzione e dell’eventuale del Ministero dell’Ambiente. Gli obiettivi individuati nel formulario del PEG possono essere raggruppati in: Funzionamento dell’AMP – inteso come insieme dei compiti istituzionali - correntemente assolti dal soggetto gestore per la gestione operativa; Programma Annuale degli Interventi specifici – per il perseguimento delle - finalità individuate dal decreto istitutivo, attraverso progetti di sviluppo. Il ‘funzionamento dell’AMP’ è inteso come attività di gestione quotidiana e straordinaria dell’Ente, gli obiettivi operativi sono indicati con le lettere G e Gs: G. funzionamento ordinario dell’AMP, che comprende: - le spese istituzionali (funzionamento della Commissione di Riserva, funzionamento del Comitato tecnico-scientifico, funzionamento del Collegio dei Revisori dei Conti, spese di rappresentanza); - le spese per il personale (direttore dell’AMP, oneri di utilizzo personale); - i costi di amministrazione (canoni e utenze, materiali di consumo, assicurazioni, imposte e tasse, abbonamenti); - la manutenzione ordinaria dei beni durevoli (immobili, mezzi nautici e terrestri, segnalamenti marittimi, cartellonistica e segnaletica, gavitelli e ormeggi, strumenti e attrezzature); - i servizi (contratti di locazione/noleggio dei beni durevoli, supporto operativo generale, gestione sito ufficiale dell’AMP). Gs. Spese straordinarie per il funzionamento dell’AMP, che comprendono: - l’acquisto di beni durevoli (mezzi nautici e terrestri, segnalamenti marittimi, cartellonistica e segnaletica, gavitelli e ormeggi, strumenti e attrezzature); 121 - l’istallazione di beni durevoli (segnalamenti marittimi, cartellonistica e segnaletica, gavitelli e ormeggi); - la manutenzione straordinaria di beni durevoli (immobili, mezzi nautici e terrestri, segnalamenti marittimi, cartellonistica e segnaletica, gavitelli e ormeggi, strumenti e attrezzature); - la realizzazione del sito internet ufficiale dell’AMP. - altro. Gli obiettivi del ‘programma annuale di interventi specifici’, sono indicati con le lettere corrispondenti da A a F, e in particolare: A. la protezione ambientale; B. la valorizzazione delle risorse naturali; C. la diffusione dell’ecologia e la conoscenza degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali dell’AMP; D. l’educazione ambientale; E. lo studio e la ricerca scientifica; F. la promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile. Ad ognuno di questi obiettivi corrispondono una serie di azioni e interventi progettati dall’AMP e in seguito finanziati dal Ministero dell’Ambiente. Il PEG deve essere redatto e approvato dagli organi politici dell’Ente entro il 30 novembre dell’anno precedente a quello cui si riferisce, come per ogni documento programmatico, per poi passare al vaglio della Commissione di Riserva e del Ministero dell’Ambiente per il finanziamento degli interventi. Il Rendiconto di gestione Il rendiconto della gestione costituisce il momento conclusivo di un processo di programmazione, controllo e valutazione che inizia con l’approvazione del bilancio di previsione, che a sua volta riflette il programma di gestione e valorizzazione della Riserva Marina. Dunque, se il bilancio di previsione rappresenta la fase iniziale della programmazione gestionale, in cui l’ente gestore individua le linee strategiche 122 della propria azione, il rendiconto della gestione esprime quella successiva di verifica dei risultati conseguiti. Le considerazioni esposte trovano un riscontro legislativo nelle varie norme che nel corso degli anni sono state promulgate e che hanno evidenziato un costante processo di affinamento al fine di giungere ad una attività di programmazione prima e di controllo poi. Il decreto legislativo 267 del 2000, nell’ambito di un processo di ricomposizione delle varie disposizioni di legge che nel corso degli anni si sono succedute, ha riaffermato all’articolo 231 che l’organo esecuti vo esprime valutazione di efficacia dell’azione condotta sulla base dei risultati conseguiti, in rapporto ai programmi e ai costi sostenuti. Esso inoltre analizza gli scostamenti principali avvenuti rispetto alle previsioni motivando le cause che li hanno determinati. Il rendiconto viene approvato dal Consiglio di Amministrazione e dall’Assemblea dei Sindaci dell’Area Marina Protetta entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello per cui è stato redatto. La relazione al rendiconto si propone di valutare l’attività svolta nel corso dell’esercizio finanziario evidenziando i risultati ottenuti e le variazioni intervenute rispetto ai dati di previsione, oltre a fornire elementi sui risultati contabili e gestionali conseguiti. La relazione illustra: 1. Il risultato della gestione finanziaria di competenza – che è la valutazione delle entrate e delle spese sostenute dall’Ente nell’esercizio finanziario. 2. Il risultato della gestione di cassa – che rappresenta l’effettiva movimentazione dei flussi di denaro tra entrate e uscite. 3. Analisi dell’entrata – con cui si evidenziano le risorse erogate dal Ministero dell’Ambiente, che hanno finanziato la spesa, al fine di perseguire gli obiettivi definiti con la programmazione economica. 4. Analisi per titoli d’entrata – che parte dalla lettura delle aggregazioni di massimo livello (titoli) dei finanziamenti, per cercare di comprendere come i valori complessivi sono stati determinati. La prima classificazione è quella che identifica la natura e la fonte di provenienza dell’entrata: 123 - titolo I - comprende le entrate provenienti dal Ministero dell’Ambiente (Stato) e di altri Enti del settore pubblico (Regione, Province, Comuni, etc...) finalizzate alla gestione corrente e ad assicurare l’ordinaria attività dell’Ente; - titolo II – comprende le altre entrate di natura diversa, risultanti da eventuali servizi erogati dalla riserva - titolo III – comprende le entrate relative a trasferimenti provenienti dal Ministero dell’Ambiente (Stato) e di altri Enti del settore pubblico (Regione, Province, Comuni, etc...) diretti a finanziare le spese di investimento; - titolo V – comprende le entrate derivanti da operazioni per conto di terzi. 5. Analisi per titoli di spesa – illustra le spese impegnate dall’Ente, suddividendole in tre titoli: - titolo I – spese correnti: relative all’ordinaria gestione, caratterizzate da spese consolidate e di sviluppo non aventi effetti duraturi sugli esercizi successivi; - titolo II – spese in conto capitale: relative all’acquisizione di beni a fecondità ripetuta che hanno rilevanza sullo stato patrimoniale dell’Ente - titolo IV – spese per servizi per conto terzi: accoglie le movimentazioni eseguite per conto terzi coincidenti con i movimenti rilevati nel titolo V dell’entrata. 6. Analisi della spesa per funzione – ci da una lettura più puntuale delle risultanze finanziarie del conto di bilancio considerando la spesa corrente distinta per funzioni. Le funzioni costituiscono il primo livello di disaggregazione del valore complessivo del titolo. In particolare l’analisi dimostra l’attenzione di una amministrazione verso alcune problematiche, piuttosto che verso altre, per esempio protezione ambientale e/o sviluppo ecocompatibile. 124 7. Analisi della spesa per interventi – permette di comprendere quali fattori produttivi siano stati maggiormente acquisiti per conseguire gli obiettivi prefissati nel programma di gestione e valorizzazione, come per esempio spese per il personale o per le prestazioni di servizio. 8. Risultato della gestione dei residui – misura l’andamento dei residui relativi agli esercizi precedenti, ed è rivolta principalmente a monitorare il persistere delle condizioni per un loro mantenimento nel conto di bilancio. 9. Risultato della gestione finanziaria – illustra il risultato finanziario dell’amministrazione (avanzo, disavanzo, pareggio). Tutti questi dati derivanti dalle relazioni dei rendiconti di gestione saranno utilizzati in questo lavoro per capire quali sono stati i finanziamenti del Ministero nel corso degli anni e soprattutto la capacità dell’Ente Gestore di utilizzare tali risorse finanziarie. 4.2 Dati economici Esercizio finanziario 1998 L’AMP Punta Campanella viene istituita con Decreto Ministeriale del 12.12.1997, e il 1998 è l’anno in cui si avviano le prime attività della Riserva Marina. La gestione dell’AMP viene affidata ad un Consorzio dei Comuni facenti parte del Parco, costituitosi nei primi mesi dell’anno. Nel maggio 1998 viene approvato lo statuto del Consorzio di Gestione Punta Campanella, e, come previsto dall’articolo 26 dello stesso, sino all’autonomo funzionamento dello stesso tutte le funzioni tecniche amministrative e contabili sono affidate al Comune di Massa Lubrense, anche perché la sede è stata istituita presso il predetto Comune, pur se in via provvisoria. L’art. 5 stabilisce che il Consorzio è dotato di un proprio patrimonio costituito da un fondo di dotazione inizialmente fissato in lire 100.000.000, sottoscritto da ciascun consorziato proporzionalmente alla propria quota di partecipazione: 125 Massa Lubrense 50%, Vico Equense 10%, Piano di Sorrento 10%, Sant’Agnello 10%, Sorrento 10%, Positano 10%). Nella prima fase di avviamento dell’Ente sono state effettuate le operazioni tipiche di inizio della gestione del sistema consortile quale: 1. istituzione della tesoreria unica presso la Banca; 2. richiamo degli accrediti presso il fondo di dotazione iniziale da parte dei Comuni facenti parte del Consorzio; 3. accensione e imputazione di quei conti delle somme senza le quali non è possibile avviare alcuna attività, come ad esempio: monitoraggio fondali, consulenze per studi di fattibilità, acquisto veicoli e barche, ormeggi e quant’altro idoneo per l’attività istituzionale del consorzio. Da quanto si riscontra nelle Delibere di Assemblea dei Sindaci i passi iniziali sono volti a creare la macchina operativa dell’Ente Gestore, quindi i primi documenti riguardano: a. La nomina del Presidente dell’Assemblea dei Sindaci – delibera n. 1 del 20.08.1998; b. L’approvazione dello schema di Convenzione da stipulare con il Ministero dell’Ambiente per la gestione dell’AMP Punta Campanella – delibera n. 3 del 12.10.1998; c. L’approvazione del programma di gestione e valorizzazione dell’AMP per l’anno 1998 – delibera n. 4 del 4.12.1998; d. La nomina dei revisori dei conti – 4.12.1998 – delibera n. 5 del 4.10.1998; e. Approvazione del documento “richiesta di modifica alla perimetrazione del parco” – delibera n. 6 del 11.12.1998. La stesura del primo programma di gestione avviene dunque a fine 1998, e si avvale della fruttuosa collaborazione con l’AMP di Ustica, che costituisce un importante modello di riferimento per la gestione di Aree Marine protette, essendo la seconda AMP istituita in Italia, preceduta solamente dall’AMP di Miramare che ha seguito un percorso istitutivo completamente diverso. Il PEG 1998 è riportato nella tabella sottostante: 126 PEG 1998 GESTIONE (sede, uffici, personale, indennità e consulenze, attrezzature, segnalamenti e boe di ormeggio) DIVULGAZIONE, DIDATTICA E FORMAZIONE RICERCA SCIENTIFICA (monitoraggio dei fondali e studio degli stock ittici presenti) TOTALE Importo PercenRichiesto tuali % 794.000.000 59.08 300.000.000 250.000.000 22.32 18.60 1.344.000.000 100.00 Tabella 5 – Programma di Gestione e Valorizzazione 1998 – in Lire Dal documento su riportato è chiaramente visibile la volontà dell’Ente di mettere in funzione la macchina amministrativa ed operativa, dotandosi dei necessari strumenti per il buon funzionamento della stessa. Tra questi si segnalano alcuni interventi ritenuti di prioritaria importanza come: sede ed uffici, consulenze, monitoraggio dei fondali e studio degli stock ittici presenti, segnalamenti e boe di ormeggio, formazione, veicoli, per un totale di L. 880.000.000. Interessante il progetto di ricerca scientifica (monitoraggio dei fondali), per censire le specie marine presenti e poter modulare lo sforzo di pesca compatibile, individuare percorsi subacquei di alto valore naturalistico ed ambientale, e le aree per il posizionamento delle boe di ormeggio. Poco dopo l’istituzione dell’AMP, gli operatori economici locali elaborano una proposta di modifica del Decreto Ministeriale del 12.12.1997, con una nuova zonazione dell’area sottoposta a tutela. Il documento viene recepito dalla Riserva Marina con la volontà di contestualizzare maggiormente i vincoli dell’area protetta rispetto al territorio che la circonda. Il documento, sottoposto preventivamente al vaglio dei ricercatori dell’Università di Napoli Federico II per un parere tecnico-scientifico, porta le modifiche già indicate nel capitolo precedente (paragrafo 3.3 – Decreto Modifica). La proposta di modifica nasce anche dal fatto che lo studio di fattibilità predisposto dal CLEM per l’istituzione dell’AMP risale al 1987, e ad oggi alcune aree hanno subito notevoli mutamenti per via di alcune attività umane altamente distruttive. La proposta di modifica della perimetrazione 127 secondo il parere dell’Ente Gestore dell’AMP non dovrebbe arrecare danno all’ambiente marino, ma piuttosto aiutare lo sviluppo del territorio. Risultato della gestione La gestione del Consorzio ha avuto inizio con la sottoscrizione di apposita convenzione con il Ministero dell’Ambiente, datata 6.11.1998. Il bilancio di previsione per l’anno 1998 è stato approvato con delibera di Assemblea dei Sindaci n. 8 del 13.02.1999, con un totale a pareggio di L. 1.210.000.000. Di fatto non risultano effettuate operazione di riscossioni e pagamenti. L’esercizio finanziario 1998 si chiude con un avanzo di amministrazione di 600 milioni, derivante in parte dal fondo di dotazione dell’Ente (£ 100.000.000) e per la rimanente parte da assegnazioni ministeriali. Esercizio finanziario 1999 Nel 1999 cominciano di fatto le attività dell’Ente. L’anno si apre con la proposta di distacco di almeno una unità di personale per Comune del Consorzio di Gestione, presso la sede provvisoria dell’AMP, per provvedere all’espletamento delle relative incombenze amministrative e contabili (delibera A.d.S. n. 11 del 13.02.1999). Inoltre cominciano più intensi i contatti con i settori scientifici delle Università di Napoli: al prof. Giovanni Fulvio Russo, allora docente presso l’Università di Catania, viene dato l’incarico di predisporre una relazione tecnico-scientifica sulla modifica della zonazione dell’AMP (delibera A.d.S. n. 9 del 13.02.1999). Sempre nella prima parte del 1999 viene: - approvato il regolamento per l’organizzazione e la gestione dell’AMP, che definisce alcune questioni importanti, come il ruolo del responsabile della riserva marina, della commissione di riserva, del comitato consultivo tecnico-scientifico, ed altro come attività di ricerca scientifica, pesca professionale e sportiva, etc… (delibera A.d.S. n. 14 del 13.02.1999); - nominato il Responsabile della Riserva, Dott. Alberico Simioli, con un rapporto triennale; 128 - approvato il programma di gestione e valorizzazione per l’anno 1999 (delibera A.d.S. n. 19 del 22.04.1999), che è riportato nella Tabella 6. PEG 1999 GESTIONE (sede, uffici, personale, responsabile di riserva, indennità di carica per gli organi del consorzio, consulenze specialistiche, attrezzature, segnalamenti e boe di ormeggio) DIVULGAZIONE E DIDATTICA (divulgazione e promozione, formazione guide e vigilanza, formazione personale per la riconversione di attività non compatibili con l’AMP) RICERCA SCIENTIFICA (monitoraggio dei fondali marini, studio degli stock ittici e censimento delle grotte presenti nell’AMP) TOTALE importo richiesto 1.062.000.000 Percen tuali% 59.81 300.000.000 26.48 250.000.000 13.71 1.612.000.000 100.00 Tabella 6 – Programma di Gestione e Valorizzazione 1999 – in Lire Si ripete, dunque, la situazione del 1998: richieste di finanziamento per l’avvio dei lavori dell’Ente. Questa volta però la situazione è diversa, l’AMP è dotata di un Responsabile, e alla data di approvazione del documento programmatico – 23 luglio 1999 - su riportato in tabella 2 esiste, già una sede e sono partite le prime gare per gli arredi, le dotazioni informatiche e di cancelleria. Da notare le richieste di finanziamento per: • un natante, un gommone e un furgone; • attività di formazione, divulgazione e ricerca, per dotare l’Ente di materiale promozionale, e formare personale qualificato per possibili collaborazioni future; • un progetto per la riconversione di attività non compatibili con l’AMP, soprattutto rivolto agli addetti al settore della pesca e della nautica da diporto. Risultato della gestione Nel corso del 1999 il Ministero dell’Ambiente ha provveduto a trasferire parte degli stanziamenti previsti dai programmi di gestione relativi agli anni 1998 e 1999, anche per finanziare le spese di investimento. Si è inoltre costituito il 129 fondo dotazione dell’Ente previsto dall’art. 5 dello statuto con i contributi dei 6 Comuni membri. Si riportano appresso i risultati della gestione dell’anno 1999 confrontati con i dati del bilancio di previsione approvato dall’Assemblea dei Sindaci con delibera n. 24 del 18.05.1999. ENTRATE Rendiconto Previsione iniziale Tit. I entrate derivanti da contributi e 1.062.000.000 trasferimenti correnti dello Stato (Ministero dell’Ambiente) Tit. II entrate extra-tributarie 50.000.000 Tit. III entrate da trasferimenti per 550.000.000 investimento dallo Stato (Ministero dell’Ambiente) Tit. V entrate di servizi per conto terzi 150.000.000 Avanzo di amministrazione 1998 600.000.000 applicato TOTALE 2.412.000.000 897.000.000 Maggiori o minori entrate - 165.000.000 0 718.000.000 - 50.000.000 + 168.000.000 19.186.000 600.000.000 - 130.814.000 0 2.234.186.000 - 177.814.000 Tabella 7 – Scostamenti dalle entrate 1999 – in Lire In riferimento alla tabella si può notare che: - per le entrate correnti, si è registrata una minore entrata rispetto alla previsione di 165.000.000; - per le entrate per investimento si è registrata una maggiore entrata di 168.000.000 per far fronte alle spese iniziali di investimento - il totale delle entrate per l’anno 1999, sommato all’avanzo applicato derivante dall’esercizio finanziario 1998, è pari a L. 2.234.186.000. Per quanto riguarda il bilancio delle spese per l’anno 1999 si nota un generale va lore minore della spesa rispetto alla previsione iniziale, per un totale di L. 957.427.824 in meno (Tabella 8). SPESA Tit. I spese correnti Tit. II spese in conto capitale Tit. IV servizio in conto terzi TOTALE Previsione iniziale 1.622.000.000 640.000.000 150.000.000 2.412.000.000 Rendiconto 1.046.000.576 389.385.600 19.186.000 1.454.572.176 Maggiori o minori spese - 575.999.424 - 250.614.400 - 130.814.000 - 957.427.824 Tabella 8 - Scostamenti della spesa 1999 – In Lire 130 Come si può notare dalla Tabella 9, che analizza le spese correnti e in conto capitale per funzione di spesa, il 100% della spesa rientra nella funzione generale di amministrazione, gestione e controllo, proprio perché ci troviamo nella fase di avviamento dell’Ente Parco, e tutte le attività collaterali all’esistenza di un’Area Marina Protetta vengono rimandate agli anni a venire. Spese in conto capitale Funzioni generali di amministrazione, di gestione e 1.046.000.576 389.385.000 di controllo Divulgazione promozione e educazione ambientale Formazione professionale Protezione ambientale Valorizzazione della Riserva Marina Promozione di sviluppo socio-economico Ricerca scientifica TOTALE 1.046.000.576 389.385.000 FUNZIONI DI SPESA Spese correnti Tabella 9 - Analisi della spesa corrente e in conto capitale 1999 per funzioni – in Lire Se invece si analizza la spesa in funzione degli interventi posti in essere dall’Area Marina protetta, come si può vedere nella Tabella 10, si può fare una considerazione che poi andrà ripetuta per ogni esercizio finanziario: abbiamo una spesa nulla per il personale, e una spesa che risulta essere il 96% della spesa totale per le prestazioni di servizio. INTERVENTI DI SPESA Personale Acquisto di beni di consumo Prestazioni di servizio Utilizzo beni di terzi Trasferimenti Interessi passivi Imposte e tasse Oneri straordinari di gestione Fondi di riserva TOTALE ANNO 1999 21.701.500 1.006.099.076 18.200.000 1.046.000.576 Percentuale % 96.18 1.74 100.00 Tabella 10 - Analisi della spesa corrente 1999 per interventi – in Lire Le spese in conto capitale sono relative all’acquisto di attrezzature destinate al “funzionamento ordinario dell’AMP”, come si può notare nella Tabella 11. 131 FUNZIONI DI SPESA ANNO 1999 Funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo Divulgazione promozione ed educazione ambientale Formazione professionale Protezione ambientale Valorizzazione della Riserva Marina Promozione di sviluppo socio-economico Ricerca scientifica TOTALE 389.385.600 Percentuale % 100 - - 389.385.600 100.00 Tabella 11 - Analisi della spesa in conto capitale 1999 per funzioni – (in Lire) Dunque, in questa fase di avvio, il Consorzio di gestione è stato impegnato principalmente in: organizzazione della sede, acquisto di un’imbarcazione e di un autoveicolo, proposta di modifica della zonazione prevista dal Decreto Ministeriale, misure atte ad incrementare i finanziamenti per la Riserva marina, attività di controllo e denuncia. Il Ministero dell’Ambiente, unico a stanziare i fondi, ha trasferito L. 500.000.000 per il 1998 e L. 1.615.000.000 per il 1999, anche se in enorme ritardo rispetto ai progetti presentati. Inoltre è stato nominato, in data 14.04.1999, il Responsabile della Riserva, che ha dato un grosso impulso alle attività. Interventi fondamentali sono stati: - l’avviamento degli uffici con stipula di contratti per varie utenze (elettriche, idriche, telefoniche), fitto di locali, allestimento di una rete informatica interna, abbonamento ad internet e allestimento di un sito web; - l’acquisto di una pilotina, due gommoni e un furgone; - la collaborazione part-time di 4 dipendenti di VI livello dal comune di Massa Lubrense e la stipula di contratti con professionisti per consulenze nel campo della biologia, del diritto, e della contabilità; - la produzione di materiale divulgativo sull’area marina protetta e sulle sue peculiarità ad opera del WWF. Questi interventi, insieme ad altri (istituzione della commissione di Riserva, istituzione della segreteria tecnica, conclusione della fase istruttoria della proposta di modifica della zonazione, forti progressi nel ciclo programmazione 132 economica - richiesta e ottenimento dei finanziamenti – esecuzione dei programmi e delle spese) hanno creato le condizioni generali che permettono di programmare le attività per l’anno 2000 a partire da una solida base di certezze, e con una visione chiara e largamente condivisa dei problemi e dei compiti a breve scadenza, e dei progetti a più lungo termine. Al 31.12.1999 la gestione si chiude con un avanzo di amministrazione di L. 779.613.824 . Esercizio finanziario 2000 Il Piano di Gestione 2000 viene approvato con delibera dell’Assemblea dei Sindaci n. 2 del 3.02.2000 e si sviluppa su due linee essenziali: • permettere che fin dall’inizio della stagione turistica la zona protetta possa essere percepita come una entità esistente, organizzata e funzionante; • gettare le basi (consolidando azioni già intraprese e dando luogo a nuove iniziative) per il raggiungimento delle finalità a lungo termine della Zona Protetta, come previste dal Decreto Istitutivo, nei campi della protezione ambientale, tutela e valorizzazione delle risorse, diffusione e divulgazione, educazione e cultura, studi e ricerche e promozione di sviluppo socio-economico della zona. Nella stesura del programma di gestione 2000 si è ipotizzato l’ottenimento di fondi regionali in aggiunta a quanto finanziato dal Ministero dell’Ambiente. Importo Richiesto GESTIONE (sede, uffici, personale, responsabile di 1.102.378.000 riserva, indennità di carica per gli organi del consorzio, rimborsi per servizi prestati, attrezzature) DIVULGAZIONE, PROMOZIONE ED EDUCAZIONE 292.000.000 AMBIENTALE FORMAZIONE PROFESSIONALE 30.000.000 PROTEZIONE AMBIENTALE (pianificazione interventi 463.000.000 per la protezione ambientale, osservatori ambiente e legalità, dissuasori antistrascico e ormeggi predisposti) VALORIZZAZIONE DELLA RISERVA MARINA 70.000.000 (struttura di sostegno alla Riserva Marina) SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO ECO-COMPATIBILE 125.000.000 PEG 2000 133 Percentuali % 37.69 9.98 1.03 15.83 2.39 4.27 (programmazione e pianificazione di attività ecocompatibili nel territorio dell’AMP) RICERCA SCIENTIFICA (l’impatto della pesca al dattero 842.800.000 di mare nell’AMP, progetto sperimentale di trapianto del corallo rosso, sistema integrale Hardware-software per l’esplorazione di fondali marini mediante realtà virtuale non immersiva) TOTALE 2.925.178.000 28.81 100.00 Tabella 12 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2000 – in Lire Nel prospetto del programma di gestione (Tabella 12) ritroviamo nuove voci rispetto agli anni precedenti, come “sviluppo socio-economico ecocompatibile” o “protezione ambientale”, proprio a sottolineare che, avviata la macchina burocratica dell’Ente, si può mettere mano a tutte le attività che un’istituzione di protezione della natura come l’AMP Punta campanella deve porre in essere, come per esempio, relativamente all’azione “pianificazione di interventi per la protezione ambientale”, la creazione di un Osservatorio su Ambiente e Legalità. Da notare nel PEG 2000, la richiesta di finanziamento per: - l’acquisto di canoe; - uno sportello informativo sperimentale per l’AMP; - materiale promozionale dell’AMP: depliant, poster, brochures sul dattero di mare, cartellonistica stradale, opuscoli sulla riserva; - come già accennato, la creazione di un Osservatorio su Ambiente e Legalità; - strutture di sostegno all’AMP, come un centro di educazione ambientale, e un centro documentazione; - due progetti di ricerca scientifica: a. il danno della pesca al dattero, i tempi di recupero delle associazioni biologiche disturbate da tale azione distruttiva, e i tempi di ricolonizzazione da parte del dattero stesso; b. trapianto corallo rosso sui fondali dell’AMP, per valutare l’efficacia del metodo di ripopolamento (tramite pannelli), e lo studio della crescita di colonie di corallo in ambienti diversi (ad esempio a diversa profondità). 134 Risultato della gestione Dalla tabella 8 si evince che per l’anno 2000 le entrate derivanti dal Ministero dell’Ambiente sono state del tutto (nel caso delle entrate per investimenti) o quasi (per le entrate correnti) fedeli alla previsione nel Piano Economico di Gestione presentato dall’Area Marina Protetta. Previsione definitiva Rendiconto Maggiori o minori entrate Tit. I entrate derivanti da contributi 1.949.000.000 1.946.150.724 - 2.849.276 e trasferimenti correnti dello Stato (Ministero dell’Ambiente) Tit. III entrate da trasferimenti per 579.000.000 579.000.000 investimento dallo Stato (Ministero dell’Ambiente) Tit. V entrate di servizi per conto 155.000.000 64.484.938 - 90.515.062 terzi Avanzo di amministrazione 1999 725.000.000 applicato TOTALE 3.408.000.000 2.589.635.662 - 93.364.338 ENTRATE Tabella 13– Analisi dell’entrata 2000 – (in Lire) Per quanto riguarda la spesa, la Tabella 14 mostra che le spese sono state nettamente inferiori a quanto previsto nel bilancio di previsione, soprattutto per le spese correnti (L. 1.479.276.940 in meno), per un totale di L. 1.822.682.932 in meno. SPESE Tit. I spese correnti Tit. II spese in conto capitale Tit. IV servizio in conto terzi TOTALE Previsione definitiva 2.255.000.000 998.000.000 155.000.000 3.408.000.000 Rendiconto 775.723.060 745.109.070 64.484.938 1.585.317.068 Maggiori o minori spese - 1.479.276.940 - 252.890.930 - 90.515.062 - 1.822.682.932 Tabella 14 – Analisi della spesa 2000 – in Lire Dalla Tabella 15 – analisi della spesa per funzioni – si nota che le spese correnti sono relative per il 60.02% alle “funzioni generali di amministrazione”, e per il rimanente 40% ai “progetti di sviluppo”, come divulgazione, promozione ed educazione ambientale (30.60%) e ricerca scientifica (9.38%). 135 FUNZIONI DI SPESA Funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo Divulgazione promozione ed educazione ambientale Formazione professionale Protezione ambientale Valorizzazione della Riserva Marina Promozione di sviluppo socio-economico Ricerca scientifica TOTALE ANNO 2000 465.523.060 percentuale % 60.02 237.400.000 30.60 72.800.000 775.723.060 9.38 100.00 Tabella 15 – Analisi della spesa corrente 2000 per funzione – in Lire Dall’analisi della spesa corrente per intervento (Tabella 16) si nota che le spese per ‘prestazioni di servizio’ sono più di dieci volte superiori a quelle per ‘personale’. Si ripropone dunque la ormai cronica carenza di personale che è comune a tutte le Aree Marine Protette. INTERVENTI DI SPESA Personale Acquisto di beni di consumo Prestazioni di servizio Utilizzo beni di terzi Trasferimenti Interessi passivi Imposte e tasse Oneri straordinari di gestione Fondi di riserva TOTALE ANNO 2000 42.000.000 93.435.850 559.430.630 34.600.000 30.246.606 15.960.000 775.723.086 Percentuale % 5.41 12.05 72.13 4.46 3.90 2.05 100.00 Tabella 16 – Analisi della spesa corrente 2000 per interventi – (in Lire) La spesa in conto capitale (Tabella 17) è stata di circa 745 milioni ed è interamente relativa all’acquisizione di beni mobili, macchine ed attrezzature tecnico scientifiche. FUNZIONI DI SPESA Funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo Divulgazione promozione ed educazione ambientale Formazione professionale ANNO 2000 745.109.070 Percentuale % 100 - - - - 136 Protezione ambientale Valorizzazione della Riserva Marina Promozione di sviluppo socio-economico Ricerca scientifica TOTALE 745.109.070 100.00 Tabella 17 – analisi della spesa in conto capitale 2000 per funzioni – in Lire In conclusione le azioni salienti per l’anno 2000 sono state: • approvazione e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, in data 13.06.2000, del Decreto di modifica al Decreto Ministeriale di Istituzione dell’AMP Punta campanella del 12.12.97; • ultimazione dello studio sulla Nautica da Diporto prodotto dal Censis, per individuare con maggiore chiarezza le aree e le modalità di accesso, ormeggio e ancoraggio delle imbarcazioni nell’AMP Punta Campanella (dati necessari alla stesura del regolamento di organizzazione e gestione dell’AMP); • ultimazione della II fase del progetto di ricerca scientifica sul monitoraggio dei fondali dell’AMP in collaborazione con L’Università Federico II, la Stazione Zoologica Anthon Dohrn, il Consiglio Nazionale delle Ricerche Geomare Sud Napoli, l’Università di Catania e il Consiglio Nazionale delle Ricerche Talassografico di Messina (anche questi dati necessari alla stesura del regolamento di organizzazione e gestione dell’AMP). Tale ricerca, proposta dall’inizio delle attività della riserva, ha permesso di valutare la qualità ambientale dell’area, e stabilire lo sforzo di pesca sostenibile, individuare possibili percorsi subacquei di interesse scientifico, grazie a cartine geografiche tematiche con dati morfobatimetrici ad alta risoluzione; • si è cercato di stimolare e sensibilizzare i vari soggetti economici del territorio, coinvolgendoli nelle più importanti fasi amministrative, quali le proposte di modifica del Decreto di Istituzione, il monitoraggio delle attività da diporto, la regolamentazione della piccola pesca, delle attività subacquee e delle visite guidate, favorendo così la nascita di nuove attività ecocompatibili, come il pescaturismo (con 6 imbarcazioni operanti 137 nell’AMP), la nascita di nuovi centri di immersione e la costituzione di un consorzio di imprese; • è stata promossa la nascita del Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste, che così rappresenta un unico organismo interlocutore, collaborativo e rappresentativo delle stesse all’interno dell’AMP. Tale coordinamento si è rivolto prima alle scuole del territorio con un programma dal nome “Io e la Riserva”, eppoi all’esterno con una campagna nazionale contro il prelievo illegale del dattero di mare. Una semplice analisi del primo triennio di attività (1998-1999-2000), come riportato nella tabella 13, mostra che dei circa cinque miliardi di lire finanziati (di cui la metà di competenza 2000), tre miliardi sono stati impegnati (di cui la metà nell’anno 2000) e L. 1.256.517.178 sono stati liquidati (di cui un miliardo di lire di liquidazione nel 2000). Si rileva, quindi, che le attività sono state notevolmente intensificate in quest’ultimo anno, grazie anche al fatto che oramai la sede è attiva ed operativa, e la struttura organizzativa dell’Ente permette la realizzazione delle attività progettate. Finanziati Impegnati Triennio 1998 – 1999 – 2000 4.822.821.812 3.039.889.244 1.256.517.178 Esercizio finanziario 2000 2.588.635.812 1.585.317.068 1.072.702.358 53.67 % 52.15 % 85.37 % Percentuale annualità 2000 Liquidati Tabella 18– Analisi finanziaria del triennio 1998 - 1999 - 2000 - in Lire E’ dunque chiaro che: - l’unica voce di entrata dell’AMP è rappresentata dai trasferimenti del Ministero dell’Ambiente, in quanto l’Ente non ha ancora attivato la gestione di propri servizi, e il tutto avviene con notevole ritardo; - l’Ente è afflitto dal problema della mancanza di personale proprio (problema condiviso con tutte le AMP italiane), che in molti casi non consente l’esecuzione dei programmi nel rispetto dei tempi previsti. L’anno 2000 si chiude con un avanzo di competenza di L. 1.004.318.594 e un avanzo di amministrazione di L. 1.783.932.418. 138 Esercizio finanziario 2001 “[..] L’anno 2001 si prospetta particolarmente impegnativo, in quanto bisogna attuare quei progetti indispensabili per dare evidenza della realtà parco, tra l’altro si tratta di progetti già finanziati, che sia per i ritardi con cui è arrivata la modifica della zonazione dell’AMP, sia per i ritardi relativi alla disponibilità di personale in grado di espletare le procedure amministrative, non è stato ancora possibile attuare, mi riferisco alle boe di delimitazione e alle boe di ormeggio e dissuasori antistrascico. [..]” questo è quanto si legge dalla relazione al bilancio di previsione per l’anno 2001 dell’ex-Presidente dell’AMP Rag. Giulio Aversa, approvata con delibera C.d.A. n. 3 del 15.03.2001. Attività fondamentale per quest’anno è l’adozione del regolamento che disciplina le attività all’interno dell’AMP (pesca professionale e sportiva, visite guidate, immersioni, diportismo, etc..) così da poter dare una corretta e precisa informazione agli operatori del settore e più in generale a tutti gli utenti, già dalla prossima stagione estiva. È opportuno sottolineare che i progetti possono trovare oggi concreta attuazione grazie ai lavori svolti dall’Ente negli anni precedenti, e su riportati. Il programma di gestione 2001, incluso nel bilancio di previsione, e dunque approvato con delibera C.d.A. n. 3 del 15.03.2001, è riportato in Tabella 19. PEG 2001 Importo percenrichiesto tuali % 747.100.000 40.08 GESTIONE (sede, uffici, responsabile di riserva, missioni, prestazioni di servizi, indennità di carica per gli organi del consorzio, gestione mezzi della riserva marina, ormeggi predisposti, gestione boe di delimitazione) DIVULGAZIONE, PROMOZIONE ED EDUCAZIONE 737.000.000 AMBIENTALE (materiali informativi, campagna contro il prelievo e il consumo di dattero di mare, archivio fotografico, sportello informativo sperimentale, partecipazione a fiere, gioco dell’AMP, materiale didattico, sportello informativo nautico, formazione corsi canoe, vela, presidio per la pesca con le nasse biodegradabili e selettive) PROTEZIONE AMBIENTALE (certificazione ISO 14001) 60.000.000 RICERCA SCIENTIFICA (monitoraggio della linea di costa, 320.000.000 monitoraggio delle grotte subacquee, libro sul progetto di ricerca scientifica) TOTALE 1.864.100.000 Tabella 19 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2001 – in Lire 139 39.54 3.21 17.17 100.00 Come è visibile dalla Tabella 19, le azioni e i progetti per il 2001 mirano a : • posizionare ormeggi, con il duplice scopo di servizio alla nautica da diporto e come dissuasori antistrascico, in base alla nuova zonazione prevista dal Decreto Modifica, e ai dati riportati dalle ricerche fatte da Geomare e dall’Università di Napoli sulla mappatura dei fondali e sulla determinazione degli stock ittici; • rafforzare il rapporto con le scuole e con le realtà locali attraverso una intensa opera di valorizzazione e promozione della riserva marina, con materiale divulgativo, campagne informative, partecipazione a fiere, elaborazione di un gioco sull’Area Marina Protetta in collaborazione con la Lega Navale e la “T.Tasso” (scuola media inferiore di Sorrento), e soprattutto la creazione di uno sportello informativo fisso presso la sede dell’Ente e uno nautico; • adottare lo schema di gestione ambientale UNI EN ISO 14001; • svolgere attività di ricerca scientifica su: - monitoraggio della linea di costa; - monitoraggio delle grotte marine, per censire tutte le grotte e cavità marine presenti nell’AMP; - completamento della conoscenza e della mappatura di tutti gli ambienti ed ecosistemi presenti, per scrivere un libro sulla Riserva Marina; • creare le basi per poter accedere ai fondi strutturali 2000-2006; In data 22.11.2001 viene inviata al Ministero dell’Ambiente un’ulteriore richiesta di finanziamento per alcuni progetti non inseriti nel PEG 2001: a. progetto “Sala delle Sirene” (L. 550.000.000), ovvero creazione di una struttura polifunzionale associata per le attività informative e divulgative sull’AMP che comprende: sala convegni, spazio espositivo, struttura di accoglienza, biblioteca, archivio, 2 aule di cui una multimediale; b. progetto integrato sulla cantieristica sorrentina (L. 520.000.000). Il progetto consiste nella ricostruzione di una “feluca” – imbarcazione storica in legno, a vela e a remi, tipica della Penisola Sorrentina della fine del XIX 140 secolo, utilizzata per il trasporto di persone e merci, prodotti agricoli e caseari ai mercati di Napoli – attraverso un percorso divulgativo, formativo e informativo su tematiche ambientali e di promozione di prodotti tipici. Il tutto per far fede ai principi istitutivi dell’AMP che comprendono la rivalutazione delle attività artigianali locali; c. progetto di “monitoraggio elettronico dell’estrazione del dattero di mare” (L. 440.000.000), in collaborazione con l’Università degli studi di Napoli Federico II. Il progetto consiste nel posizionare in via sperimentale dei geofoni che segnalano eventuali azioni di datterari ad una centralina, facendo scattare l’allarme presso unità di ricezione del segnale collocate negli uffici della Capitaneria di Porto. Tali progetti, per un totale di L. 1.510.000.000, presentati in ritardo rispetto al PEG 2001 sono stati poi inseriti nel PEG 2002. Rendiconto di gestione 2001 Il Rendiconto di gestione 2001 è stato approvato dall’Assemblea dei Sindaci con delibera n. 8 del 23.07.2002. Dalla tabella 15 si evince che: • le entrate correnti sono state superiori a quelle previste; • per l’anno 2001 i trasferimenti in conto capitale sono molto limitati. Previsione Rendiconto 1.588.000.000 Maggiori o minori entrate + 197.700.000 3.850.555 - 2.116.770 5.000.000 5.000.000 0 157.000.000 67.540.030 - 89.459.970 Avanzo di amministrazione 2000 applicato 1.736.517.440 0 1.736.517.440 1.664.390.585 1.842.640.700 ENTRATA Tit. I entrate derivanti da contributi e 1.390.300.000 trasferimenti correnti dello Stato (Ministero Ambiente) e da altri Enti Tit. II entrate extra-tributarie 5.967.325 Tit. III entrate da trasferimenti per investimento dallo Stato (Ministero dell’Ambiente) e da altri Enti Tit. V entrate di servizi per conto terzi TOTALE 3.294.784.765 Tabella 20– Scostamenti delle Entrate 2001 dalla previsione definitiva - in Lire 141 I dati riportati nella Tabella 20Tabella 21 fanno rilevare che le spese sono state nettamente inferiori a quelle previste, per l’annoso problema della mancanza di personale, che si ripercuote sull’attuazione dei progetti proposti e finanziati dal Ministero dell’Ambiente. SPESA Tit. I spese correnti Tit. II spese in conto capitale Tit. IV servizio in conto terzi TOTALE Previsione Rendiconto 3.114.935.035 257.849.730 157.000.000 3.529.784.765 1.234.037.960 69.200.000 67.540.030 1.370.777.990 Maggiori o minori spese - 1.880.897.075 - 188.649.730 - 89.459.970 - 2.159.006.775 Tabella 21 - Scostamento delle spese 2001 dalla previsione definitiva – in Lire Dall’analisi per funzioni (Tabella 22) si rileva una spesa consistente per quel che concerne la “protezione ambientale” (circa 550.000 Euro), e in misura minore per il “funzionamento ordinario dell’AMP” e per lo “studio e ricerca scientifica”. FUNZIONI DI SPESA Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli amb. marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica TOTALE anno Percen 2001 tuale% 334.320.970 27.08 555.541.000 45.07 4.175.990 0.33 50.000.000 4.04 20.000.000 270.000.000 1.234.037.960 1.61 21.87 100.00 Tabella 22– Analisi dei titoli di spesa corrente 2001 per funzioni – in Lire Per l’analisi della spesa in funzione degli interventi (Tabella 23), si ripetono le considerazioni fatte per gli anni precedenti, ovvero l’evidente discrepanza tra le spese per il personale e quelle per le prestazioni di servizio, mettendo in luce l’esigenza di un organigramma serio per coprire i “buchi” amministrativi dell’Ente. INTERVENTI DI SPESA Personale Acquisto di beni di consumo Prestazioni di servizio Utilizzo beni di terzi Trasferimenti anno 2001 10.400.000 200.280.600 881.267.810 92.300.000 30.164.550 Percentuale % 0.84 16.23 71.41 7.48 2.44 142 Altri servizi generali Imposte e tasse Oneri straordinari di gestione TOTALE 17.125.000 2.500.000 1.234.037.960 1.39 0.21 100.00 Tabella 23 – Analisi delle spese correnti 2001 per intervento di spesa – in Lire Dall’Analisi delle spese in conto capitale per funzioni si rileva che per lo più i fondi sono stati usati per finanziare le attività di “funzionamento ordinario dell’AMP” (82,66%), e in piccola parte per “Studio e ricerca scientifica”. FUNZIONI DI SPESA Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica TOTALE anno Percen 2001 tuale% 57.200.000 82.66 12.000.000 69.200.000 17.34 100.00 Tabella 24– Analisi delle spese in conto capitale 2001 per funzione di spesa – (in Lire) Interventi importanti per l’anno 2001, su cui porre attenzione sono stati: 1. creazione dello Sportello Informativo dell’AMP gestito dal Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste – lo Sportello informativo è una struttura fondamentale per l’AMP, dato che crea un punto di riferimento fisso, aperto per cinque giorni a settimana e pronto ad accogliere le richieste di popolazione locale e turisti sulle attività che si possono svolgere nell’area protetta. Col tempo questa struttura diventerà fondamentale per l’Ente, svolgendo anche attività di segreteria, gestendo le corrispondenze e il protocollo dell’Ente, e attività extra come visite guidate, intensificazione delle attività nel periodo estivo, etc.. 2. Affidamento dell’Osservatorio Ambiente e Legalità all’Associazione Nazionale Legambiente – L’Osservatorio è una struttura tutt’ora attiva che svolge molteplici attività, dalla denuncia di illegalità ambientali all’organizzazione di convegni, e campagne informative, il tutto in stretto contatto con l’AMP e Legambiente Nazionale. 143 3. Istituzione del Centro di Educazione Ambientale Punta Campanella – riconosciuto dalla rete nazionale INFEA per l’informazione, la formazione e l’educazione ambientale. 4. Rinnovo del Consiglio di Amministrazione – con delibera di Assemblea dei Sindaci n. 13 del 30.08.2001, viene nominato il nuovo presidente dell’AMP, Capitano di Lungo Corso Gian Carlo Russo, che rimarrà in carica per più di tre anni. 5. Si discute della possibilità da parte della Provincia di entrare a far parte del Consorzio di Gestione dell’AMP – con la cessione dell’1 % della quota da parte di ogni Comune del Consorzio, ad eccezione di Massa Lubrense – allargando l’ambito di operatività dell’Ente Gestore che con l’entrata di un Ente sovraccomunale conseguirebbe un sicuro beneficio e una collaborazione per tutte quelle opere di protezione di coste, scogliere e ambiente marino in generale. In realtà la proposta non è mai andata avanti. 6. Con delibera di C.d.A. n. 23 del 19.11.2001, si approva il progetto per l’utilizzo di risorse umane provenienti dall’ex servizio escavazione porti, attualmente operanti presso i Comuni del Consorzio di gestione. Il progetto prevede il trasferimento di 7 dipendenti ex-SEP, due dal Comune di Massa Lubrense e uno per ogni Comune del Consorzio. Tale importantissimo intervento rappresenta il primo passo verso l’esistenza di dipendenti fissi presso gli uffici della Riserva marina, e costa all’AMP solamente L. 60.000.000, poiché i dipendenti continuano ad essere stipendiati dal Ministero dei trasporti e delle infrastrutture. Di fatto poi non tutti i Comuni hanno messo in atto tale intervento, infatti non si è raggiunto mai il numero di sette dipendenti operativi ex-SEP. Ad oggi lavorano presso l’AMP solamente tre dipendenti ex-SEP, due distaccati dal comune di Massa Lubrense, e uno dal Comune di Sorrento. 7. Creazione di un presidio slow food sulla pesca del parapandalo (Plesionika narval) con nasse tradizionali in giunco, per promuovere questo tipo di pesca in via di estinzione, per via della maggiore funzionalità delle nasse di plastica. 144 Tirando le somme, dunque, il 2001 si chiude con una serie di progetti di strutturazione dell’Ente oramai attivati: sportello informativo, osservatorio ambiente e legalità, CEA, progetto di utilizzo di personale ex-SEP, oramai la struttura dell’Ente Gestore ha le basi per portare avanti tutti gli obiettivi previsti dal decreto istitutivo. L’anno 2001 si chiude con un avanzo di amministrazione di L. 2.100.365.186. Esercizio finanziario 2002 Il 2002 si apre con una serie di obiettivi: 1. organizzare sia la logistica che l’operatività delle strutture associate all’Ente Gestore: lo Sportello Informativo, l’Osservatorio per l’Ambiente e la Legalità, il Centro di Educazione Ambientale; 2. predisporre un servizio informativo marino con personale dell’AMP in modo da incrementare l’informazione e la visibilità della Riserva Marina sul territorio; 3. predisporre un piano di impresa per alcuni settori di intervento del Consorzio di Gestione dell’AMP per cominciare ad introitare fondi per la copertura delle spese gestionali. Il tutto però partendo dalla possibilità di contare su personale in comandata dai Comuni del Consorzio e sugli operatori di Sportello Informativo e Osservatorio, che possono coadiuvare il Responsabile della Riserva nella gestione degli uffici e dei mezzi della Riserva. Il Programma di Gestione 2002, approvato con delibera n. 2 del 15.03.2002 dall’Assemblea dei Sindaci, oltre alle attività di funzionamento ordinario dell’AMP, prevede richieste di finanziamento per: 1. il potenziamento dello sportello informativo già esistente; 2. i tre progetti straordinari presentati nell’esercizio finanziario 2001 (sala delle sirene, cantieristica sorrentina, monitoraggio elettroacustico dell’estrazione del dattero di mare); 3. attività di educazione ambientale centrate sul tema “mare” e svolte dal CEA Punta Campanella. 145 PEG 2002 importo percenrichiesto tuali % 4.11 47.920,87 OBIETTIVO B – TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE B.I – Informazione e azioni di tutela nell’Area Marina Protetta OBIETTIVO C – DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA 328.648,85 DELL’ECOLOGIA E CARATTERISTICHE PECULIARI DELL’AMP C.I- Realizzazione di una struttura polifunzionale e attività di partenariato OBIETTIVO D – EDUCAZIONE AMBIENTALE 96.324,00 D.I - CEA punta campanella OBIETTIVO E – LO STUDIO E LA RICERCA SCIENTIFICA 190.056,12 E.I - Geofoni per punta campanella OBIETTIVO F – PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO 252.857,30 SOCIO-ECONOMICO COMPATIBILE F.I - Promozione della cantieristica tradizionale sorrentina OBIETTIVO G – FUNZIONAMENTO ORDINARIO 250.965,82 G.I - Funzionamento struttura interna ed esterna TOTALE 1.166.772,96 28.17 8.25 16.29 21.67 21.51 100.00 Tabella 25 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2002 – in Euro Si tratta, come già detto in partenza, di rodare le neo-strutture dell’Ente: Sportello Informativo, Osservatorio Ambiente e Legalità e Centro di Educazione Ambientale, per renderle effettivamente funzionanti. Il risultato della gestione I dati relativi al rendiconto di gestione 2002 sono: ENTRATE Entrate derivanti da trasferimenti delle Stato, Regione ed altri Enti Pubblici Entrate extratributarie diverse Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato, Regione ed altri Enti pubblici per investimenti Entrate da servizi per conto terzi TOTALE anno 2002 118.820,77 percentuale % 78.85 13.339,64 - 8.85 - 18.539,83 150.700,24 12.30 100.00 Tabella 26– Analisi dei titoli di entrata 2002 – in Euro L’avanzo di amministrazione 2001 applicato al bilancio di previsione 2002, è stato pari ad € 957.324,24. Le entrate risultano essere estremamente minori agli 146 anni precedenti, sia per quanto riguarda quelle correnti che quelle in conto capitale. Ciò dipende da un cambio di rotta effettuato dal Ministero: la Direzione del Ministero da l’ok per determinati interventi che verranno attuati utilizzando, appunto, l’avanzo di amministrazione della Riserva. Al 31.12.2002 si rileva un disavanzo di competenza di € 561.850,01, che rappresenta l’ammontare prelevato dall’avanzo di amministrazione e utilizzato per affrontare le spese per l’anno 2002. SPESE Titolo I - Spese correnti Titolo II - Spese in conto capitale Titolo IV - Spese per servizio conto terzi TOTALE anno 2002 670.111,93 23.898,49 18.539,83 712.550,25 percentuale % 94.05 3.35 2.60 100.00 Tabella 27– Analisi per titoli di spesa 2002 – in Euro Le spese per il 2002 sono concentrate al 94,05 % nel titolo I – spese correnti, e solo per il 3.35% in titolo II – spese in conto capitale, per un totale di € 712.550,25 . Dalla Tabella 28 si evince che le spese sono state quasi equamente ripartite in 3 categorie di funzioni attuate dall’Ente gestore: • funzionamento ordinario dell’AMP; • protezione dell’ambiente; • studio e ricerca scientifica; e in piccolissima parte sono andate a finanziare la voce “spese straordinarie”. FUNZIONI DI SPESA Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica Promozione dello sviluppo socio economico eco sostenibile TOTALE anno 2002 percentuale 225.559,25 33.66 219.296,70 32.73 4.119,28 0.61 221.136,70 - 33.00 - 670.111,93 100.00 Tabella 28– Analisi dei titoli di spesa corrente 2002 per funzioni – in Euro 147 Al solito dai dati che analizzano la spesa in funzione degli interventi attuati (Tabella 29) si evince che i tre quarti dei finanziamenti sono andati a coprire le spese per le prestazioni di servizio dell’Ente Gestore. INTERVENTI DI SPESA Personale Acquisto di beni di consumo Prestazioni di servizio Utilizzo di di terzi Trasferimenti Interessi passivi Imposte e tasse Oneri straordinari di gestione Fondi di riserva TOTALE ANNO 2002 Percentuale % 2.71 8.13 75.27 3.52 8.75 0.62 1.00 100.00 18.163,16 54.473,08 504.381,18 23.592,51 58.645,99 4.172,97 6.683,04 670.111,93 Tabella 29– analisi della spesa corrente 2002 per intervento – in Euro Dalla Tabella 30 si nota che la spesa di 23.898,49 € è tutta andata in acquisizione di beni mobili, macchine ed attrezzature tecnico scientifiche, nella voce “funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo”. FUNZIONI DI SPESA Funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo Divulgazione promozione ed educazione ambientale Formazione professionale Protezione ambientale Valorizzazione della Riserva Marina Promozione di sviluppo socio-economico Ricerca scientifica TOTALE ANNO 2002 Percentuale 23.898,49 100.00 - - 23.898,49 100.00 Tabella 30– Analisi dei titoli di spesa in conto capitale 2002 per funzioni – in Euro Oltre ai dati economici bisogna evidenziare anche altri tipi di attività svolte dall’Ente, che non è possibile trovare nel rendiconto di gestione. Infatti, da delibere del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea dei Sindaci si risale ad una serie di attività svolte dall’AMP nel 2002 e così riassunte: 1. con delibera C.d.A. n. 6 del 7.03.2002 vengono individuate le tariffe per il rilascio delle autorizzazioni della pesca sportiva, immersione subacquea e visite guidate. Infatti le attività “consentite” dall’AMP sono soggette a richiesta di 148 autorizzazione da parte dell’Ente, e i proventi di queste attività costituiscono il fondo che l’Ente ha a disposizione per il cosiddetto autofinanziamento cui aspira da anni il Ministero dell’Ambiente; 2. con delibera C.d.A. n. 37 del 26.11.2002 viene finanziato e affidato al CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare) il progetto di pubblicazione del libro sul monitoraggio effettuato nell’AMP Punta Campanella. Si tratta di un finanziamento di circa € 50.000 per la realizzazione di un libro che raccolga tutti i dati e le ricerche effettuate dall’Ente Gestore; 3. con delibera C.d.A. n. 38 del 26.11.2002 viene attivato il progetto “supporti educativi all’immersione subacquea”, che consiste in: ? catalogazione e divulgazione delle specie presenti nell’AMP, creando una banca dati da inserire sul server del consorzio per permettere una facile consultazione, e opportune schede in PVC che fungano da utile supporto per i subacquei; ? individuazione, descrizione e divulgazione di percorsi subacquei di interesse naturalistico, ad uso turistico-divulgativo e per studio da parte di ricercatori scientifici; 4. con delibera C.d.A. n. 41 del 14.12.2002 viene affidato l’incarico di Responsabile dell’AMP Punta Campanella all’Avv. Andreina Esposito. Infatti in data 14.04.2002 scade il mandato per il Dott. Alberico Simioli, che viene però prorogato per 6 mesi; 5. con delibera C.d.A. n. 21 del 08.06.2002 si richiede l’ utilizzo del fondo della riserva per assumere personale amministrativo: in particolare la nomina di un direttore amministrativo con contratto part-time, un istruttore contabile e un istruttore di segreteria a tempo pieno. Solamente nel 2003 si è realizzato parzialmente questo progetto con l’assegnazione di un istruttore contabile per soli 2 mesi, mentre il ruolo di direttore amministrativo è stato ricoperto dal direttore dell’AMP Andreina Esposito, in carica dal 14.04.2003, fino a scadenza del contratto. 149 Ancora da evidenziare: - il posizionamento di 7 boe di delimitazione delle acque protette dell’AMP, che segnalano i punti dove comincia la riserva, e i punti di passaggio da zona verde a zona gialla. La segnalazione dell’area protetta è un passaggio fondamentale e l’AMP Punta Campanella è all’avanguardia in questo settore; - intense attività di monitoraggio e capillari campagne di informazione e sensibilizzazione svolte dal personale ex-SEP con i mezzi nautici dell’AMP e rivolte ai diportisti. Il risultato ottenuto è stato eclatante: la salvaguardia della Baia di Ieranto, perla della Riserva Marina, da anni punto di ancoraggio per natanti, e oramai percepita da tutti come zona protetta dove possono entrare solamente i natanti a motore autorizzati dall’Ente Gestore per visite guidate; - la stipula di un protocollo di intesa con la Provincia di Crotone, Parco Nazionale delle Cinque Terre, Comune di Ustica, Comune di Favignana, Parco Nazionale del Gargano, Consorzio di Gestione dell’AMP Punta Campanella, Ente Roma Natura, associazione Legambiente per la redazione di “Blumare”, giornale periodico di informazione sui parchi e le aree marine protette; - la stipula di convenzioni con Il Ministero della Difesa per l’utilizzo di unità del servizio civile, e con l’Istituto Universitario Navale di Napoli per tirocinio di formazione e orientamento di studenti; - le segnalazioni e i problemi per il depuratore degli scarichi civili sito nella località Torca. Si tratta di una questione ancora irrisolta, che coinvolge il Comune di Massa Lubrense e le Autorità competenti; - la querelle delle concessioni demaniali di specchi acquei per il posizionamenti dei gavitelli da ormeggio; - la richiesta di deroga di ormeggio nelle zone B fatta al Ministero e ottenuta. In vista del posizionamento dei gavitelli per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto, che ritarda per via del problema delle concessioni demaniali per gli specchi acquei, l’AMP escogita questo stratagemma per non entrare in conflitto con i diportisti che da tutta Italia, e specialmente dal Golfo di 150 Napoli arrivano nelle zone dell’AMP per godere di un mare limpido e panorami mozzafiato; attivazione di un corso di formazione per tecnici di gestione dell’AMP rivolto a 24 - persone. Dunque il 2002 si chiude con la fine del mandato del Direttore Alberico Simioli, che nei tre anni e mezzo di attività ha dato vita ad una struttura pronta ora per funzionare al meglio, dotata di: • una sede attrezzata, un sito web, e una serie di contatti e convenzioni con altre istituzioni del mondo della protezione della natura; • dipendenti per le funzioni amministrativo/contabili, con ottime competenze nelle arti marinare, che permetteranno all’Ente una ottima e qualificata visibilità a mare; • uno Sportello Informativo per le relazioni col pubblico; • un’Osservatorio Ambiente e Legalità per monitorare gli illeciti, fare consulenze legali; • un Centro di Educazione Ambientale per svolgere tutte le attività di formazione ed educazione ambientale sul territorio. L’anno 2002 si chiude con un disavanzo di competenza di € 561.850,01 e un avanzo di amministrazione di € 553.833,62 (L. 1.072.371.423) Esercizio finanziario 2003 La nomina del Responsabile di AMP, Avv. Andreina Esposito, avviene con Delibera datata 14.12.2002, ma di fatto il nuovo Direttore entra in carica solo nell’aprile 2003, con un contratto annuale. Il ruolo di responsabile, dunque, è rimasto vacante per circa sei mesi, anche se le attività minime per l’ordinaria amministrazione dell’Ente, sono state svolte dallo sportello informativo. All’arrivo del nuovo direttore si è subito proceduto ad elaborare il Piano di gestione e valorizzazione dell’AMP, riportato nella tabella sottostante. 151 PEG 2003 OBIETTIVO A – PROTEZIONE AMBIENTALE AZIONE 1. Campagne di informazione e sensibilizzazione AZIONE 2. Controllo e monitoraggio delle zone sottoposte a tutela AZIONE 3. Pulizia dei fondali e delle acque OBIETTIVO B – TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE AZIONE 1. Informazione e azioni di tutela nell’Area Marina Protetta AZIONE 2. Convegni e congressi OBIETTIVO C – DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA DELL’ECOLOGIA E DELLE PECULIARITA’ DELL’AMP AZIONE 1. Pubblicazioni divulgative AZIONE 2. Manifestazioni culturali AZIONE 3. Documentari e reportage OBIETTIVO D – EDUCAZIONE AMBIENTALE AZIONE 1. Corsi e lezioni OBIETTIVO E – LO STUDIO ELA RICERCA SCIENTIFICA AZIONE 1. Ricerche scientifiche con pubblicazione di dati rilevati in sito AZIONE 2. Istallazione di impianti fissi di rilevamento OBIETTIVO F – PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO SOCIOECONOMICO COMPATIBILE AZIONE 1. Partecipazione a fiere AZIONE 2. Pubblicità su riviste dei settori economici compatibili maggiormente rappresentativi per l’AMP OBIETTIVO G – FUNZIONAMENTO ORDINARIO AZIONE 1. Spese istituzionali AZIONE 2. Personale AZIONE 3. Costi di amministrazione AZIONE 4. Manutenzione ordinaria dei beni durevoli AZIONE 5. Servizi OBIETTIVO Gs – SPESE STRAORDINARIE PER IL FUNZIONAMENTO DELL’AMP AZIONE 1. Acquisizione beni durevoli AZIONE 2. Istallazione beni durevoli AZIONE 3. Manutenzione straordinaria beni durevoli TOTALE Anno percen 2003 tuali% 173.250 6.34 75.550 63.000 34.700 759.750 27.80 698.850 60.900 271.138 69.450 126.688 75.000 352.050 352.050 403.451 256.850 146.601 206.839 9.93 12.89 14.76 7.57 114.239 92.600 294.830 15.550 34.280 106.000 121.000 18.000 271.100 180.100 6.000 85.000 2.732.408 10.79 9.92 100.00 Tabella 31 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2003 – in Euro Come è possibile notare, l’elaborazione del PEG va di anno in anno affinandosi, grazie allo schema unificato per la compilazione del PEG trasmesso dal Ministero dell’Ambiente a tutte le AMP italiane. 152 Il PEG è stato redatto dal Responsabile di Riserva, in collaborazione con tutto lo staff dell’AMP, nel mese di maggio 2003, quindi in netto ritardo rispetto ai termini previsti (30 novembre 2002). É stato quindi presentato agli organi politici e approvato con: - delibera del 13 giugno 2003 dal Consiglio di Amministrazione dell’AMP; - delibera del 25 giugno 2003 dall’Assemblea dei Sindaci; - delibera del 2 luglio 2003 dalla Commissione di Riserva. Il documento programmatico prevede una richiesta di finanziamento totale di € 2.732.408, con interessanti progetti di sviluppo di tutte le finalità previste dal Decreto Istitutivo dell’AMP, oltre alle attività di gestione quotidiana e straordinaria dell’AMP, come per esempio: - n. 5 progetti di ricerca scientifica, in collaborazione con l’Università Parthenope e Federico II: 1) l’impatto della pesca del dattero di mare; 2) la moria delle gorgonie; 3) la dinamica espansiva della Caulerpa taxifoglia – alga invasiva subtropicale; 4) l’innovativa tecnica di contabilità ambientale basata sull’analisi eMergetica; 5) l’istallazione di geofoni per rilevare in tempo utile le attività distruttive dei datterari; - finanziamento di strutture vitali per l’AMP come il Centro Visite e l’Osservatorio ‘Ambiente e Legalità, e il Centro di Educazione Ambientale “Punta Campanella”; - educazione ambientale nelle scuole e “in situ” con la proposta dell’istituzione di un centro velico; - organizzazione di convegni e campagne sulla protezione dell’ambiente marino; - partecipazione a fiere locali e nazionali con lo stand e il materiale informativo dell’AMP. Purtroppo il PEG 2003 è stato presentato con notevole ritardo, e questo ha determinato un rallentamento nel finanziamento degli obiettivi da parte del Ministero. 153 Rendiconto di gestione 2003 Nella prima parte del 2003 il Ministero dell’Ambiente ha trasferito i fondi relativi al PEG 2002 per gli interventi: sportello informativo, osservatorio ambiente e legalità, sala delle Sirene dell’AMP Punta Campanella, segnalamenti marittimi, gavitelli–ormeggi, e ha dato risposta positiva per la partecipazione alle manifestazioni di settore: BIT di Milano e Mediterre. All’inizio di agosto il Ministero dell’Ambiente ha trasferito i fondi necessari per attuare gli interventi essenziali per il 2003 come: i progetti di controllo e monitoraggio, l’istallazione di segnali stradali, la produzione di materiale informativo e promozionale, la gestione del sito internet, l’acquisto di un furgone pick-up, e altre attività di gestione ordinaria e straordinaria dell’Ente. Intanto sono arrivate varie tranches di finanziamento per la rivista Blumare, il cui progetto era stato presentato nell’anno 2002. Inoltre con direttive datate ottobre e novembre 2002 sono stati stanziati fondi rispettivamente per: • interventi del PEG 2003 come: pulizia dei fondali, convegno ambiente e legalità, corso di biologia nelle scuole, etc..; • interventi per la gestione ordinaria della Riserva Marina; per un totale di € 365.855. I dati recuperati dal rendiconto di gestione partono al solito dall’analisi delle entrate: ENTRATE Entrate derivanti da trasferimenti delle Stato, Regione ed altri Enti Pubblici Entrate extratributarie diverse Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato, Regione ed altri Enti pubblici per investimenti Entrate da servizi per conto terzi TOTALE anno 2003 669.630,90 Percen tuale% 58.18 23.515,71 433.198,11 2.04 37.63 24.717,04 1.151.061,76 2.15 100.00 Tabella 32 – Analisi delle entrate 2003 per titoli – in Euro La tabella mostra entrate cospicue sia alla voce “entrate correnti” che “entrate per investimenti, per un totale complessivo di € 1.151.061,76. 154 Al 31.12.2003 si rileva un disavanzo di competenza di € 40.916,34, che rappresenta l’ammontare prelevato dall’avanzo di amministrazione e utilizzato per affrontare le spese per l’anno 2003. SPESE Spese correnti Spese in conto capitale Spese per servizio conto terzi TOTALE Anno 2003 734.062,95 433.198,11 24.717,04 1.191.978,10 percentuale % 61.58 36.34 2.08 100.00 Tabella 33 – Analisi della spesa 2003 per titoli – in Euro La Tabella 33 mostra come la spesa si equipara all’entrata per i movimenti in conto capitale, mentre risulta essere leggermente minore per l’ordinaria attività dell’Ente (spesa corrente). La Tabella 34, invece, mostra che la spesa attuata dall’Ente è confluita per lo più in interventi come “funzionamento ordinario dell’AMP” e “valorizzazione delle risorse naturali”, e in misura minore in protezione ambientale, diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali. FUNZIONI DI SPESA Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica Promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile Gestione delle risorse proprie e di altri enti per attività di partenariato TOTALE anno 2003 258.590,39 96.600,00 278.974,22 50.664,57 percentuale % 35.23 13.16 38.00 6.90 10.500,00 - 1.43 - 38.733,77 5.28 734.062,95 100.00 Tabella 34 – Analisi della spesa 2003 per funzioni – in Euro Dalla Tabella 35 si evince che il 74,70 % della spesa è andata a finanziare le prestazioni di servizio per l’Ente, come per esempio “pulizia di fondali”, o produzione di materiale informativo”. 155 INTERVENTI DI SPESA Personale Acquisto di beni di consumo Prestazioni di servizio Utilizzo beni di terzi Trasferimenti Interessi passivi Imposte e tasse Oneri straordinari di gestione Fondi di riserva TOTALE ANNO 2003 47.838,76 64.822,05 548.339,31 29.376,90 36.775,34 6.910,59 734.062,95 Percentuale % 6.52 8.83 74.70 4.00 5.01 0.94 100.00 Tabella 35 – Analisi della spesa 2003 per interventi – In Euro Il 60.99% della spesa in conto capitale (Tabella 36) è relativa alla funzione “diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali”, mentre il restante 39.01 % è relativa alle “spese straordinarie” dell’Ente Gestore. FUNZIONI DI SPESA Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica Promozione dello sviluppo socio economico ecocompatibili Gestione delle risorse proprie e di altri enti per attività di partenariato TOTALE anno 2003 percentuale % 169.010,00 39.01 264.188,11 60.99 - - - - 433.198,11 100.00 Tabella 36 – Analisi della spesa 2003 in conto capitale per funzioni – in Euro La gestione finanziaria relativa all’esercizio 2003, come detto in partenza, ha rispecchiato in parte il programma di gestione e valorizzazione redatto dal Consorzio, approvato e finanziato dal Ministero dell’Ambiente. Il predetto Ministero, come accennato sopra, ha comunicato solo in data 8.08.2003 e 27.10.2003 l’approvazione di una parte del PEG, ritenendo idonei solamente una parte degli interventi programmati, alcuni dei quali considerati essenziali 156 per l’anno 2003. Si è provveduto inoltre a completare o continuare alcuni degli interventi relativi ai programmi di gestione degli esercizi precedenti. In ogni caso, sebbene sia partito in ritardo, il 2003 rappresenta un anno di gran lavoro per l’AMP Punta Campanella, con la preparazione di gare pubbliche per l’affidamento di servizi importanti per il parco (monitoraggio delle acque dell’AMP, pulizia dei fondali, monitoraggio della linea di costa, censimento delle grotte marine, stampa di un puzzle ed elaborazione di un gioco per l’AMP), e non solo: altre attività impegnative ed interessanti svolte dal Responsabile della Riserva e dal suo staff sono state quelle relative all’elaborazione di documenti per la gestione degli uffici, alcuni dei quali presentati presso il Ministero con la proposta di renderli unitari per tutte le Aree Marine Protette: • il regolamento per l’acquisizione di beni e servizi in economia; • regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, con previsione di pianta organica di base per una Area Marina Protetta; • interpretazione o integrazione della direttiva concernente la definizione del profilo di direttore o responsabile di una AMP e costituzione del relativo rapporto. Purtroppo si registra un nulla di fatto per il progetto “Formare e trasformare l’impresa per l’ambiente”, in collaborazione con la Regione Campania, per via del mancato trasferimento di fondi da parte di quest’ultima. Invece si concludono positivamente i progetti di formazione regionale IFTS (con 24 nuovi tecnici di gestione, alcuni dei quali ad oggi svolgono lavori per l’AMP), e di “attività di partenariato” con la partecipazione dell’AMP alle manifestazioni “Festa del Mare” e “Trofeo De Martino”. Non si risolve il problema per il posizionamento di gavitelli da ormeggio, in attesa del rilascio delle relative autorizzazioni dalle autorità competenti. Questa una breve descrizione delle principali attività svolte per l’anno 2003 dall’AMP Punta Campanella, oltre alle quotidiane attività di relazione con le forze dell’ordine (capitaneria di porto – guardia costiera) e con la comunità locale (cooperative, operatori, scuole, associazioni), e la lotta alle illegalità 157 nell’AMP (in particolar modo contro la pesca al dattero, e il diportismo nelle zone gialle della Riserva). L’anno 2003 si chiude con un disavanzo di competenza di € 40.916,34 ed un avanzo di amministrazione di € 632.323,12. Esercizio finanziario 2004 Il 2004 risulta essere un anno pieno di cambiamenti per l’Ente Gestore: • Il 31.12.2003 termina il mandato del Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste dell’AMP Punta Campanella per il servizio “Sportello Informativo”. Tale attività aveva dato una certa stabilità al lavoro di informazione per l’AMP Punta Campanella, ma il Ministero dell’Ambiente chiede di pubblicare bandi pubblici per l’affidamento del servizio che riprende solo nell’aprile 2004 con la Cooperativa Biosphera; • A metà aprile termina il mandato del Responsabile della riserva Avv. Andreina Esposito. Il nuovo Direttore, l’Agronomo Antonino Miccio, firma il contratto triennale solo verso la metà di giugno, in piena stagione turistica; • All’inizio di maggio si dimette definitivamente il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’AMP Gian Carlo Russo. Il nuovo Presidente, Prof.ssa Liberata Persico, viene nominato con Delibera del C.d.A. del 14.05.2004. Con queste condizioni iniziali già si prevedono netti ritardi per la consegna del programma di gestione e per la messa in opera di tutte le attività da svolgere nel periodo estivo, che di fatto rappresenta il momento in cui la Riserva può godere di maggiore visibilità, e contemporaneamente far fronte ad un massiccio impatto turistico. Della passata gestione (Responsabile Avv. Andreina Esposito), importante menzionare il “Convegno per l’ambiente e legalità” che ha avuto grossi riscontri anche sulla stampa, con la presentazione delle attività dell’Osservatorio omonimo, la descrizione dell’intensa attività di collaborazione con le Forze dell’Ordine, e la presentazione dei risultati delle ricerche del 158 progetto nazionale Aphrodite, diretto dal CoNISMa. Il convegno ha visto la partecipazione anche di Responsabili di altre Aree Marine Protette, oltre a rappresentanti delle Istituzioni locali, Forze dell’Ordine, professori e studenti universitari. La programmazione per il 2004, dunque, comincia solamente a metà anno e prevede la risoluzione di punti critici per la riserva come: • il posizionamento di boe di delimitazione dell’area protetta; • l’istallazione dei campi boe con i gavitelli da ormeggio per le unità da diporto; • la creazione del Centro Multimediale “Sala delle Sirene”, che dovrebbe rappresentare un vero e proprio “incubatore” di progetti, eventi e iniziative per l’AMP. Continua il lavoro di rilascio delle autorizzazioni da parte dell’AMP per le attività di pesca sportiva, professionale, immersioni e transito di imbarcazioni per visite guidate nelle acque della riserva marina, parallelamente al lavoro del Centro Visite e dell’Osservatorio. Nota negativa sul Centro di Educazione Ambientale che continua a esistere solo sulla carta. Documenti programmatici 2004 Interessante analizzare due documenti programmatici dell’Ente, anteriori al PEG 2004: - Bilancio di previsione, approvato con d.A.d.S. n. 7 del 13.07.2004; - Variazione al PEG 2003, approvato con d.A.d.S. n. 11 del 29.12.2004; Nel Bilancio di previsione vengono individuati cinque punti fondamentali su cui lavorare: 1. Azione di marketing per la promozione dell’AMP; 2. Presenza sul territorio, corretta informazione dell’area di competenza e dei vincoli: 3. Viabilità ed interazione con le attività economiche di riferimento; 4. Strutturazione logistica per le attività ed i servizi legati all’Ente; 159 5. Consolidamento dell’AMP come entità sovra-istituzionale di riferimento per il territorio. Dunque in linea con l’andamento della programmazione degli Enti Pubblici, si comincia anche per l’AMP Punta Campanella a fare un’analisi delle criticità, per individuare gli obiettivi da perseguire a breve, medio e lungo termine. Purtroppo l’Ente Gestore si trova davanti i soliti, annosi problemi: - mancanza di personale per la gestione dell’Ente: risulta necessaria la dotazione di una pianta organica in modo da aumentare la capacità di spesa e di operatività dell’Ente; - la depurazione delle acque reflue: impossibile gestire una Riserva Marina ed assicurare il conseguimento degli obiettivi in acque inquinate; - attuazione dei servizi a mare legati alla ricettività logistica, in modo da poter offrire a diportisti e turisti la possibilità di fruire delle acque della Riserva . Dunque interventi necessari sono il posizionamento delle ultime 7 boe di delimitazione della Riserva, e il posizionamento di 2 campi ormeggio, oltre alle funzioni di ordinaria gestione dell’Ente e delle strutture ad esso associate. Il tutto partendo dalla considerazione che la struttura è ben consolidata e gli interventi effettuati negli anni precedenti hanno in parte incoraggiato e fattivamente sostenuto, anche economicamente, lo svolgersi di una serie di eventi e manifestazioni, cari alla popolazione residente, ed incentrati su tematiche di tutela e salvaguardia ambientale. Il bilancio di previsione non si basa sul programma di gestione 2004, bensì su: 1. finanziamenti già avvenuti, per un totale di € 122.488,00 – per lo più interventi di “diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali dell’AMP”, oltre all’intervento “Osservatorio Ambiente e Legalità”, e all’attività di ricerca scientifica “Ricognizione GIS e analisi energetica nell’AMP”; 2. attività di funzionamento ordinario dell’AMP, per un totale di 380.261,76 per il normale funzionamento degli uffici e dei servizi; 3. spese extratributarie di € 17.334,55; 160 4. entrate da servizi per conto terzi di € 115.000,00; Il bilancio di previsione presenta una spesa totale di € 640.991,84. Intanto a fine anno viene presentata al Ministero dell’Ambiente la variazione al PEG 2003, con l’aggiunta di interventi nel campo dell’”educazione ambientale nelle scuole”, della “promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile”, e la “diffusione e conoscenza dell’ecologia e delle caratteristiche peculiari dell’AMP”, per un totale di € 256.127,00. Di seguito è riportata la tabella riassuntiva delle richieste di finanziamento relative alle variazioni al PEG 2003: VARIAZIONE PEG 2003 OBIETTIVO D – EDUCAZIONE AMBIENTALE AZIONE 1. Educazione ambientale e promozione dell’AMP nelle scuole elementari e primarie dei comuni della Riserva OBIETTIVO F – PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO SOCIOECONOMICO COMPATIBILE AZIONE 1. Partecipazione a fiere OBIETTIVO C – DIFFUSIONE E CONOSCENZA DELL’ECOLOGIA E DELLE CARATTERISTICHE PECULIARI DELL’AMP AZIONE 1. Manifestazioni culturali TOTALE importo richiesto 199.847,00 25.680,00 30.600,00 256.127,00 Tabella 37 – Variazione al Piano di Gestione e Valorizzazione 2003 – in Euro Quindi con misure trasversali e straordinarie si provvede a richiedere finanziamenti per i progetti di gestione per il 2004-2005, nonostante l’enorme ritardo nella consegna del PEG, fermo restando che la gestione ordinaria viene garantita anche attingendo dagli avanzi di amministrazione. Finalmente con delibera C.d.A. n. 2 del 10.02.2005 viene approvato il PEG 20042005. Il ritardo accumulato per i motivi su citati ha creato una singolare situazione: la progettazione integra le richieste per gli anni 2004 e 2005. In realtà esso però non influirà per niente sulla programmazione 2004. Risultato della gestione Passata la stagione estiva 2004 le attività riprendono con maggiore incisività, grazie al contratto triennale stipulato con il nuovo Responsabile di Dott. A. 161 Miccio che garantisce continuità ai progetti presentati nei diversi programmi di gestione. Nel corso del 2004 sono stati trasferiti i fondi relativi al funzionamento ordinario – obiettivo G – nonché la quota di alcuni progetti compresi in Piani Economici di Gestione di competenza dei precedenti esercizi finanziari, per un importo pari a € 316.664,91, come si legge nella relazione al bilancio consuntivo 2004, approvato con delibera C.d.A. del 26/09/2005. Ciò dipende dal fatto che il Programma di gestione 2003 era stato approvato solo in minima parte, e gli interventi in esso contenuti non hanno ancora dato origine ad alcun trasferimento. Vi sono finanziamenti per € 9.987,20 da parte di altri Enti del settore pubblico, tra cui € 4.996,50 da parte degli Enti consorziati. anno 2004 610.481,64 ENTRATE Entrate derivanti da trasferimenti delle Stato, Regione ed altri Enti Pubblici Entrate extratributarie diverse 36.037,60 Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato, Regione ed altri Enti pubblici per investimenti Entrate da servizi per conto terzi 32.971,07 TOTALE 679.490,31 Percen tuale% 89.84 5.30 4.85 100.00 Tabella 38 – Analisi delle entrate 2004 per titoli – in Euro All’interno del titolo “Entrate extratributarie diverse”, da registrare l’entrata relativa a “proventi dei servizi pubblici”, che sebbene minima (€ 698,79) rappresenta un primo passo verso l’autofinanziamento della struttura. Da notare nessuna entrata per quanto riguarda le “entrate per investimento”. Nella tabella 33 da notare, invece, che la maggior parte della spesa è relativa alle “spese correnti” (94.56%), ed è nulla per le spese in conto capitale. È chiaro che l’Ente, istituito da circa sette anni, oramai è dotato di strumenti e strutture, e i finanziamenti riguardano per lo più le attività correnti. SPESE Spese correnti Spese in conto capitale Spese per servizio conto terzi TOTALE anno 2004 568.530,00 32.671,07 601.209,07 percentuale % 94.56 5.44 100.00 Tabella 39 – Analisi della spesa 2004 per titoli – in Euro 162 Dall’analisi della spesa si può rilevare che si è proceduto a finanziare progetti per ricerca scientifica, divulgazione della riserva, e per consulenze tecnicoscientifiche. Inoltre si è proceduto ad impegnare spese per la gestione degli uffici, scaturenti da regolari contratti per varie utenze (elettriche, idriche e telefoniche), fitto di locali, manutenzione della rete informatica interna, abbonamento a internet e gestione del sito web, nonché spese per manutenzione e funzionamento degli automezzi ed imbarcazioni ed acquisto di tutto il materiale di consumo e occorrente per il funzionamento dell’Ente. SPESA PER FUNZIONI Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica Promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile Gestione delle risorse proprie e di altri enti per attività di partenariato TOTALE anno 2004 percentuale% 165.852,74 29.17 500,00 0.09 241.788,00 42.53 113.746,00 25.680,00 20.01 4.52 20.971,26 3.69 568.538,00 100.00 Tabella 40 – Analisi della spesa corrente 2004 per funzioni – in Euro Dalla Tabella 40 si evince che le principali spese sono state indirizzate verso la diffusione delle principali caratteristiche dell’Area Marina Protetta, il funzionamento ordinario dell’AMP e l’educazione ambientale. Dall’analisi per interventi (Tabella 41) si nota che la maggior parte delle spese per l’anno 2004 sono andate a finanziare interventi quali “Prestazioni di servizio” e “Trasferimenti”, rispettivamente con il 44,3% e il 32,7% della spesa totale, per un totale di oltre 400.000 €. SPESA PER INTERVENTI Personale Acquisto di beni di consumo Prestazioni di servizio Utilizzo beni di terzi Trasferimenti Interessi passivi 163 ANNO 2004 51.833,09 46.790,85 186.134,82 25.340,07 251.239,17 - Percentuale % 9.1 8.2 32.7 4.4 44.3 - Imposte e tasse Oneri straordinari di gestione 7.200,00 - 1.3 - Tabella 41– Analisi della spesa corrente 2004 per interventi – in Euro Analizzando la spesa in conto capitale per funzioni, si nota che i finanziamenti hanno coperto le spese relative a “diffusione dell’ecologia e caratteristiche dell’AMP” per il 60.99%, e le “spese straordinarie” per il 39,01%, per un totale di finanziamento pari a € 264.188,11. SPESA PER FUNZIONI Funzionamento ordinario dell’AMP Protezione ambientale Spese straordinarie Valorizzazione risorse naturali Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt. Ambientali Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica Promozione dello sviluppo socio economico ecocompatibili Gestione delle risorse proprie e di altri enti per attività di partenariato TOTALE anno 2004 Percen tuale % 169.010,00 39.01 264.188,11 60.99 - - - - 433.198,11 100.00 Tabella 42 – Analisi della spesa corrente 2004 in conto capitale per funzioni – in Euro Nel corso del 2004 l’Ente Gestore ha provveduto alla gestione ordinaria della struttura con tutti i suoi servizi e le sue attività, senza particolari slanci propositivi a causa del ritardo accumulato per i motivi di cui si è ampiamente parlato prima. Dunque: Centro Visite, Osservatorio Ambiente e Legalità, attività di controllo e monitoraggio a mare, queste le principali attività svolte, a cui si aggiunge l’avvio di un interessante progetto di educazione ambientale con le scuole elementari e medie della penisola. Tra i documenti elaborati dall’Ente Gestore per l’anno 2004 leggiamo: - con V.A.d.S. n. 8 del 13.07.2004, proposta di modifica alla zonizzazione (Area Li Galli da zona B a zona C; Area da località Mortelle a Punta Germano tutta zona C, Area Vetara riduzione della superficie della zona A). La proposta di modifica nasce per l’impossibilità di assicurare un efficiente grado di protezione ambientale per via della vastità del territorio, e per i problemi arrecati 164 dall’imposizione di tali vincoli agli operatori del mare. La proposta, presa in visione dal Ministero, è stata considerata non idonea. Il 2004 si chiude quindi con una serie di attività per il funzionamento ordinario, volte a rendere operativa l’Ente, in vista del seguente esercizio finanziario 2005. Il 31.12.2004 si chiude con un avanzo di competenza di € 78.281,24 e un avanzo di amministrazione pari a € 759.790,15. 4.3 Analisi dei dati Programma di Gestione e Valorizzazione I dati relativi ai programmi di gestione e valorizzazione dal 1998 al 2004 (tabb. 5, 6, 12, 19, 25, 31, 37) sono riportati nella Tabella 43 e nel Grafico 1. OBIETTIVI Protezione ambientale 1998 Tutela e valorizzazione delle risorse Diffusione della conoscenza dell’ecologia e delle peculiarità dell’AMP Educazione ambientale Studio e ricerca scientifica Promozione di uno sviluppo socioeconomico ecocompatibile Funzionamento ordinario Spese straordinarie per il funzionamento dell’AMP TOTALE 1999 2000 2001 2002 2003 - 264.942,39 82.633,10 - 173.250,00 27.300,00 - - 17.54 % 32.020,33 8.58 % 78.501,45 47.920,00 6.34 % 759.750,00 3.58 % - 2.12 % 8.15 % 4.11 % 27.80 % 51.645,69 51.645,69 67.139,40 149.772,50 328.649,00 271.138,00 75.788,00 7.44 % 6.24 % 4.44 % 15.56 % 28.17 % 9.93 % 9.99 % - 51.645,69 36.151,98 46.481,12 96.324,00 352.050,00 199.847,00 129.114,22 6.24 % 129.114,22 2.39 % 435.269,87 4.82 % 165.266,21 8.25 % 190.056,00 12.89 % 403.451,00 26.33 % 50.000,00 18.60 % - 15.60 % - 28.81 % 64.557,11 17.17 % 38.734,27 16.29 % 252.857,00 14.76 % 206.839,00 6.59 % 25.680,00 4.27 % 4.03 % 21.67 % 7.57 % 3.38 % 141.509,19 279.919,64 523.366,06 148.274,78 198.095,00 294.830,00 380.261,76 20.39 % 371.848,97 33.84 % 315.038,71 34.65 % 87.281,22 15.40 % 253.063,88 16.98 % 52.891,00 10.79 % 271.100,00 50.11 % - 53.57 % 38.08 % 5.78 % 26.29 % 4.53 % 9.92 % 694.118,07 827.363,95 1.510.728,36 962.727,31 1.166.772,00 2.732.408,00 Tabella 43 – Programma di gestione e valorizzazione del 1998 al 2004 165 2004 - 758.876,76 Da notare che tutti i dati sono stati standardizzati rispetto allo schema che ritroviamo nella scheda 1 in allegato. Dunque per i PEG che portano voci differenti a quelle riportate nella scheda 1, si è fatto un lavoro di ricollocazione degli interventi previsti nelle apposite caselle, rispetto alle azioni e agli obiettivi di cui fanno parte, in modo da avere dei dati omologati. richieste di finanziamento - in € Programma di gestione e valorizzazione 3.000.000,00 2.500.000,00 2.000.000,00 1.500.000,00 1.000.000,00 500.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario Grafico 1 - richieste totali di finanziamento dal 1998 al 2004 É possibile rilevare che: - nel primo triennio la richiesta di finanziamento è andata crescendo, raggiungendo un picco di circa € 1.500.000 per l’esercizio finanziario 2000; - nel secondo triennio, partendo da un valore di circa € 1.000.000 per il 2001, l’andamento è stato nuovamente crescente fino a raggiungere il picco del 2003 con una richiesta di finanziamento per un importo di € 2.732.408; - il dato per il 2004 risulta anomalo rispetto agli altri in quanto non deriva dal Piano di Gestione e Valorizzazione (come si può leggere nel paragrafo precedente, pag. 139), ma dalla fusione del bilancio di previsione e della variazione al PEG 2003, misure attuate dall’Ente Gestore per via del ritardo accumulato nell’elaborazione dei normali documenti contabili. Già in questo primo grafico è possibile notare la differenza tra le diverse tipologie di gestione attuate dai tre responsabili di AMP che si sono succeduti in questi anni: per gli esercizi finanziari dal 1999 al 2002, con il Direttore A. Simioli, si prevedeva un totale di finanziamento tra € 1.000.000 e 1.500.000; nel 166 2003 la direzione di A. Esposito prevedeva circa il doppio del finanziamento; per il 2004, con il direttore A. Miccio, la previsione è scesa di molto. I motivi sono da ricercare anche nella direttiva emanata dal Ministero e indirizzata a tutte le Aree Marine Protette, secondo la quale i programmi di gestione non devono superare il valore di € 450.000, sia per indisponibilità di cassa da parte del Ministero stesso, sia per gli evidenti problemi di gestione di risorse da parte degli Enti che a fine esercizio economico risultano presentare spesso notevoli avanzi di amministrazione. Nei grafici della pagina seguente (2 – 3 – 4) sono messi in relazione gli andamenti delle diverse funzioni previste dal programma di gestione e valorizzazione, rispetto agli esercizi finanziari: 1. protezione ambientale – solamente nel 2000 comincia la programmazione per la protezione ambientale (in blu), che nel corso degli anni mostra un andamento decrescente, unito ad una decrescente incidenza sulla programmazione complessiva delle attività, come si evince dalla tabella 1, passando dal 17,54% del 2000 al 3,58% del 2004; 2. tutela e valorizzazione delle risorse – anche per questa funzione la programmazione è cominciata nel 2000, con un picco nel 2003 (pari al 27,80% del PEG – tabella 1) per un particolare progetto sul disinquinamento delle acque dell’area protetta, che però non è stato finanziato dal Ministero; richieste di finanziamento - in € Protezione dell'ambiente € 800.000,00 € 700.000,00 € 600.000,00 € 500.000,00 € 400.000,00 € 300.000,00 € 200.000,00 € 100.000,00 €1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario protezione ambientale promozione di uno sviluppo socioeconomico ... tutela e valorizzazione delle risorse Grafico 2 – andamento nel tempo della richiesta di finanziamento per le funzioni di “protezione dell’ambiente” 167 3. diffusione della conoscenza dell’ecologia e delle peculiarità dell’AMP – sin dall’inizio dell’attività in sede di programmazione si sono destinate delle risorse per tale funzione, con andamento crescente fino al 2002, poi decrescente; dalla tabella 1 si evince che tranne per il 2002 (con il 28,17%) le risorse destinate a tale attività divulgativa si sono sempre mantenute tra il 5 e il 10% del PEG. 4. educazione ambientale - l’andamento è stato crescente con un picco nel 2003, in corrispondenza dell’aumento generale della richiesta di finanziamento per quell’anno, e mostrando un valore importante anche nel 2004, con una percentuale del 26,33% del totale caratterizzando così una buona parte dell’attività programmatica di questo ultimo anno esaminato; richiesta di finanziamento - in € Informazione sull'AMP 500.000,00 400.000,00 300.000,00 200.000,00 100.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario educazione ambientale studio e ricerca scientifica diffusione della conoscenza ... Grafico 3 - andamento nel tempo della richiesta di finanziamento per le funzioni di “informazione sull’AMP” 5. studio e ricerca scientifica – dal grafico si nota un caratteristico andamento sinusoidale con picchi nel 2000 e nel 2003 in sintonia con l’andamento totale dei PEG (grafico 1); una particolare diminuzione di destinazione di risorse si rileva per la programmazione 2004 sia come valore assoluto, sia in relazione alla richiesta di finanziamento totale, scendendo da una media di circa 18% al 6,59% (tabella 1); 168 Amministrazione richiesta di finanziamento - in € 600.000,00 500.000,00 400.000,00 300.000,00 200.000,00 100.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario funzionamento ordinario spese straordinarie per l'AMP Grafico 4 andamento nel tempo della richiesta di finanziamento per le funzioni di “Amministrazione” 6. promozione di uno sviluppo socio economico eco-compatibile – la programmazione di questa funzione è cominciata solo nel 2000, con un picco nel 2002 di circa € 250.000,00, che corrisponde al 21,67% del totale per quell’anno, per poi scendere nuovamente al di sotto del 10%; 7. funzionamento ordinario – la spesa programmata per questa funzione è stata sempre importante, con previsione di spese cospicue per tutti gli anni; essendo queste spese poco flessibili, in occasione della riduzione del PEG nel 2004, hanno assorbito il 50% circa dell’intera programmazione per quell’anno; 8. spese straordinarie per il funzionamento dell’AMP – per tale funzione all’inizio delle attività (1998 – 1999) si sono programmate spese notevoli per dotare l’Ente di strutture permanenti. I valori sono poi pian piano diminuiti per arrivare a zero per la previsione di spesa del 2004. Anche le percentuali relative al totale del PEG, come è possibile rilevare nella tabella 1, sono diminuite notevolmente nel corso degli anni. 169 Entrata I dati relativi all’entrata per i sette anni di attività analizzati (di cui in tabb. 7, 13, 20, 26, 32, 36) sono riportati nella Tabella 44 e rappresentati nel Grafico 5. ENTRATA 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 463.261,83 1.005.102,97 820.133,56 118.820,77 669.630,90 610.481,64 54.89 % 75.15 % 95.41 % 78.85 % 58.18 % 89.84 % Tit. I - entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti dello Stato Tit. II - entrate extratributarie - - - - 1.988,65 13.339,64 23.515,71 36.037,60 Tit. III - entrate da trasferimenti per investimento dallo Stato Tit. V entrate di servizi per conto terzi TOTALE - 370.816,05 299.028,54 0.23 % 2.582,28 8.85 % - 2.04 % 433.198,11 5.30 % - 43.94 % 22.36 % 0.30 % 9.908,74 33.303,20 34.881,51 18.539,83 24.717,04 32.971,07 1.17 % 2.49 % 4.06 % 12.30 % 2.15 % 4.85 % 843.986,35 1.337.435,20 859.586,00 150.700,24 1.151.061,76 679.490,31 - - 37.63 % Tabella 44 – Entrate dal 1998 al 2004 Entrate totale entrata - in € 1.600.000,00 1.400.000,00 1.200.000,00 1.000.000,00 800.000,00 600.000,00 400.000,00 200.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario Grafico 5 – entrate totali dal 1998 al 2004 É possibile rilevare che: - nel primo anno non si registrano entrate; - le entrate maggiori si registrano negli anni 2000 e 2003, entrambe al di sopra di € 1.000.000,00; - nel 2002 si registra un valore di entrata estremamente basso rispetto agli altri, questo perché, come si è già detto nel paragrafo precedente, l’Ente Gestore comincia ad utilizzare gli avanzi di amministrazione degli esercizi finanziari precedenti per affrontare le spese. 170 Il Grafico 6 mostra l’andamento delle entrate correnti, entrate per investimenti ed entrate totali. valore delle entrate - in € Tipi di Entrata 1600000 1400000 1200000 1000000 800000 600000 400000 200000 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario entrate per investimenti entrate correnti entrate totali Grafico 6 – Andamento delle entrate correnti, entrate per investimenti ed entrate totali È possibile rilevare che: - Le entrate correnti mostrano un andamento in linea con le entrate totali: crescenti fino al 2000, decrescenti nei due anni successivi, un nuovo rialzo nel 2003 e un nuovo decremento nel 2004. - Le entrate per investimenti, quasi ai livelli delle entrate correnti nel 1999, sono decrescenti nel 2000, in controtendenza rispetto alle altre, ancora decrescenti per il 2001-2002, e registrano un valore massimo nel 2003 e un abbattimento nel 2004, in linea con l’andamento generale delle entrate. Inoltre per gli esercizi finanziari 2001, 2002 e 2004 le entrate correnti ed le entrate totali si sovrappongono, mostrando che nei momenti di diminuzione dei trasferimenti da parte del Ministero le entrate per investimento vengono annullate per indirizzare le risorse quasi esclusivamente sulle spese correnti, che rappresentano i costi fissi di gestione dell’Ente, e vanno ad utilizzare dall’80 al 90% dell’entrata totale. 171 Spesa I dati relativi alla spesa per i sette anni di attività analizzati sono riportati nella Tabella 45 (di cui in tabb. 8, 15, 21, 27, 33, 39) e rappresentati nel Grafico 7. SPESA 1998 Tit. I spese correnti Tit. II spese in conto capitale Tit. IV servizio in conto terzi TOTALE 1999 2000 2001 2002 - 540.214,21 400.627,53 637.327,42 670.111,93 734.062,95 568.538,00 - 71.91 % 201.100,88 48.93 % 384.816,72 90.02 % 35.738,82 94.05 % 23.898,49 61.58 % 433.198,11 94.56 % - 26.77 % 47.00 % 5.05 % 3.35 % 36.34 % 9.908,74 33.303,69 34.881,51 18.539,83 24.717,04 32.671,07 1.32 % 4.07 % 4.93 % 2.60 % 2.08 % 5.44% 751.223,84 818.747,94 707.947.75 712.550,25 1.191.978,10 601.209,07 - - 2003 2004 Tabella 45 – Spese dal 1998 al 2004 Spesa 1.400.000,00 totale spesa - in € 1.200.000,00 1.000.000,00 800.000,00 600.000,00 400.000,00 200.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario Grafico 7 – Andamento della Spesa totale dal 1998 al 2004 È possibile notare che: - per il primo anno di attività dell’Ente Gestore (1998) non si registra alcuna spesa; - i valori della spesa sono stati orientativamente costanti, attestandosi attorno a € 700.000 all’anno; - il 2003 rappresenta un anno singolare, in cui si registra una spesa quasi raddoppiata rispetto agli altri anni: è proprio in quel periodo che vengono 172 avviate una serie di gare pubbliche per appaltare servizi utili all’Ente, quali pulizia dei fondali, manutenzione delle boe di delimitazione del parco, centro visite e informazioni, etc. Dunque nel complesso si registra un andamento costante, con una lenta diminuzione del valore della spesa affrontata dall’Ente Gestore nel corso degli anni, tranne l’anomalia del 2003. Nel grafico 8 sono rappresentati i valori di spesa corrente, spesa in conto capitale e spesa totale per i sette esercizi finanziari analizzati. Tipi di Spesa valore della spesa - in € 1.400.000,00 1.200.000,00 1.000.000,00 800.000,00 600.000,00 400.000,00 200.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario spese correnti spese in conto capitale spese totali Grafico 8 – andamento delle spese correnti, spese per investimenti e spese totali Per spese correnti e spese in conto capitale si rileva un andamento differente rispetto a quello della spesa totale (Grafico 8), tranne il valore nullo per il 1998, anno di avviamento dei lavori: - la spesa in conto capitale aumenta tra il 1999 e il 2000, diminuisce nettamente per il 2001 e il 2002, raggiunge un massimo nel 2003, ed è nulla per il 2004; - la spesa corrente nei sette anni mostra un valore che oscilla tra i 400.000 e i 700.000 €, con un minimo nel 2000, e un massimo nel 2003. Da notare un andamento particolare delle curve tra l’esercizio finanziario 2000, anno in cui spesa corrente e spesa in conto capitale si incrociano, e 2001 in cui le stesse divergono nettamente. 173 Per ultimo è importante rilevare che: - per gli esercizi finanziari 2001, 2002 e 2004 le spese correnti rappresentano il 90% e più della spesa totale, mentre le spese in conto capitale sono quasi nulle; - nel 2003 abbiamo valori elevati di entrambe le voci, in corrispondenza di un valore notevole della spesa totale. Avanzo di amministrazione I dati dell’avanzo di amministrazione registrati dall’’Ente Gestore dell’AMP in questi sette anni di attività, sono riportati nella Tabella 46, e rappresentati nel Grafico 9. 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Avanzo di amministazione 309.874,14 402.636,94 921.324,20 1.084.748,09 553.833,62 632.323,12 759.790,15 Tabella 46 – Valore dell’avanzo di amministrazione per esercizi finanziari dal 1998 al 2004 ammontare dell'avanzo - in € Avanzo di amministrazione 1.200.000,00 1.000.000,00 800.000,00 600.000,00 400.000,00 200.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario avanzo di amministrazione Grafico 9 – valori dell’avanzo di amministrazione per gli esercizi finanziari dal 1998 al 2004 Dal grafico si nota che l’avanzo ha avuto una crescita costante, tranne nel 2000 durante il quale si è più che raddoppiato, e nel 2001 durante il quale si è dimezzato. 174 Confronto tra PEG, Entrata, Spesa e Avanzo di Amministrazione La Tabella 47 e i grafici 10 e 11 mettono in relazione le richieste di finanziamento, le entrate e le spese totali rispetto ai sette esercizi finanziari che intercorrono tra il 1998 e il 2004. 1998 1999 2000 2002 2003 2004 694.118,07 827.363,95 1.510.728,36 962.727,31 1.166.772,00 2.732.408,00 758.876,76 Entrata - 843.986,35 1.337.435,20 859.586,00 150.700,24 1.151.061,76 679.490,31 Spesa - 751.223,84 818.747,94 707.947.75 712.550,25 1.191.978,10 601.209,07 309.874,14 402.636,94 632.323,12 759.790,15 PEG Avanzo di amministrazione 921.324,20 2001 1.084.748,09 553.833,62 Tabella 47 – Confronto tra PEG, entrata, spesa ed avanzo di amministrazione dal 1998 al 2004 Analisi della gestione 3.000.000,00 movimenti - in € 2.500.000,00 2.000.000,00 1.500.000,00 1.000.000,00 500.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario PEG ENTRATA SPESA avanzo di amministrazione Grafico 10 – andamento di PEG, entrata, spesa ed avanzo di amministrazione dal 1998 al 2004 Da queste rappresentazioni di dati, riassuntive di altre precedentemente analizzate, si può notare l’andamento dei quattro parametri principali utilizzati in questo lavoro, andando a studiare le relazioni che intercorrono tra essi. È possibile rilevare da subito che rispetto ad un piano di gestione e valorizzazione (in marrone) con andamento variabile, le entrate (in verde) risultano in gran parte fedeli alla programmazione, mentre le spese (in rosso) mantengono un andamento pressoché costante, mostrando un andamento rapportabile al PEG, ma con scostamenti nettamente più lievi. L’avanzo di 175 amministrazione (in giallo) mostra un andamento slegato dalle altre tre curve, in quanto è rapportabile solamente allo scostamento tra entrata e spesa: le maggiori variazioni nella curva gialla si hanno quando le curve verde e rossa si allontanano l’una dall’altra. Dunque dall’analisi della curva del PEG e delle Entrate si nota che ad una programmazione altalenante da parte dell’Ente, segue un finanziamento coerente da parte del Ministero, tranne per l’esercizio finanziario 2002, che mostra un dato in netta controtendenza, e per il 2003, in risalita. Da notare che per quattro esercizi finanziari su sette (1999 – 2000 – 2001 – 2004) i valori di PEG ed entrata quasi si sovrappongono, e se non si tiene in considerazione il 1998 che è l’anno di avvio dei lavori, il rapporto diventa 4 anni su 6, dunque: - per due terzi degli esercizi finanziari il Ministero ha dato carta bianca alla maggior parte delle attività programmate dall’Ente, trasferendo quasi tutti i contributi richiesti; - per un terzo degli esercizi finanziari (2002 – 2003) i finanziamenti sono stati ridotti. Per quanto riguarda la spesa si può facilmente notare che: - nella fase iniziale la spesa riflette di molto l’entrata: nel 1998 non ci sono risorse da spendere, quindi il valore è nullo; nel 1999, con l’avvio dei lavori, la spesa si avvicina di molto al totale delle risorse erogate dal Ministero, con uno scarto di circa € 100.000; - nel 2000 la spesa non segue l’andamento crescente di PEG e ENTRATA (che riportano valori ben al di sopra di € 1.000.000), attestandosi su un valore tra i 700.000 e gli 800.000 € anche per il 2001, anno in cui PEG ed ENTRATE si avvicinano di nuovo, e per il 2002, nonostante il crollo dei finanziamenti; - nel 2003 e nel 2004, in linea con PEG ed ENTRATA, la SPESA dapprima cresce, poi diminuisce. 176 ammontare dei valori - in € Valori della gestione 3.000.000,00 2.500.000,00 2.000.000,00 1.500.000,00 1.000.000,00 500.000,00 0,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario PEG ENTRATA SPESA AVANZO Grafico 11 – confronto tra i valori del PEG, entrata, spesa ed Avanzo di amministrazione Dal grafico 11 si può vedere per gli esercizi finanziari 2002 e 2003 la spesa è maggiore dell’entrata, e questo è il dato più rilevante che si evince da questo grafico. I finanziamenti per i primi anni sono stati nettamente coerenti alle richieste, e a questi per due anni ha seguito una spesa di poco minore (1999 – 2001), mentre per il 2000 lo scostamento entrata spesa è stato abbastanza elevato, andando a creare un consistente avanzo di amministrazione che ha portato alla situazione del 2002: entrate minime che devono essere integrate dall’ente attingendo dall’avanzo di amministrazione. Infatti la discrepanza tra entrata e spesa è colmata proprio dal disavanzo di competenza pari a € 561.000. Per il 2003 la situazione si ripete e il dato rilevante per questo anno è la grossa discrepanza tra PEG e i valori di entrate e spese, probabilmente per via della richiesta di finanziamento estremamente elevata, consegnata anche in netto ritardo rispetto ai tempi previsti per legge. Per il 2004 si registra una diminuzione di tutte e tre le voci del grafico in conseguenza di un rallentamento nelle attività dovute all’avvicendamento sia nella direzione gestionale che politica. 177 Analisi per macrofunzioni Nell’analisi che segue sono stati presi in considerazione tre settori di attività dell’AMP Punta Campanella: 1. amministrazione 2. informazione sull’AMP 3. protezione ambientale Questo tipo di analisi ci permette di capire quali sono stati i campi privilegiati dall’Ente Gestore dell’AMP sia in sede di programmazione (PEG) che nella fase di attuazione dei lavori (SPESA) nei sette esercizi finanziari, valutando le richieste di finanziamento per questi tre settori e le spese totali. Per fare quest’analisi le funzioni riportate nello schema di PEG e di spesa totale sono state raggruppate in tre macrofunzioni secondo questo criterio: MACROFUNZIONI FUNZIONI - Funzionamento ordinario 1. Amministrazione - Spese straordinarie per il funzionamento dell’AMP - Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e 2. Informazione sull’AMP caratt. Ambientali - Educazione ambientale - Studio e ricerca scientifica - Protezione ambientale - Tutela e valorizzazione 3. Protezione ambientale delle risorse - Promozione di uno sviluppo socio-economico ecocompatibile Tabella 48 – Schema di Funzioni-Macrofunzioni ? Come si legge dalla tabella, nel punto 1 – amministrazione – rientrano i progetti, e le spese che ritroviamo nelle voci: “funzionamento ordinario” e “spese straordinarie”. Questa macrofunzione dunque raggruppa tutti quegli interventi volti a sostenere la macchina amministrativa e burocratica dell’Ente, 178 incluso spese di fitto, canoni, acquisto di un gommone, spese per il personale, etc. Importante sottolineare che per questa macrofunzione bisogna aggiungere nel conto dei valori della spesa la voce “Gestione delle risorse proprie e di altri enti per attività di partenariato” che figura solo negli ultimi due bilanci dell’Ente e rientra comunque nelle attività di gestione del Parco. ? Nel punto 2 – informazione sull’AMP – ritroviamo riassunti tutti quei progetti volti a pubblicizzare le caratteristiche dell’area e le attività svolte dall’AMP. Interventi come: pubblicazioni divulgative, documentari e reportages, partecipazione a manifestazioni culturali, educazione ambientale nelle scuole: tutte attività volte a diffondere la conoscenza delle peculiarità geologiche, biologiche, ecologiche e naturalistiche del territorio. All’interno di questa macrofunzione è stata inserita anche la voce “studio e ricerca scientifica” perché il punto di partenza per la conoscenza delle caratteristiche del territorio sono stati gli studi, le esplorazioni sottomarine e le ricerche scientifiche. ? Nel punto tre – protezione ambientale – sono raggruppate tutte quelle attività che hanno come obiettivo la tutela dei fondali, delle acque e delle biocenosi dell’AMP Punta Campanella. Dunque ritroviamo voci quali protezione ambientale e tutela e valorizzazione delle risorse, che corrispondono ad interventi come controllo e monitoraggio delle acque, o istituzione dell’osservatorio ambiente e legalità, che sono di fatto volti a tutelare le specificità dell’area. All’interno di questa macrofunzione ritroviamo anche la funzione “promozione di uno sviluppo economico eco-compatibile”, perché questo tipo di attività, volto a rendere le attività dell’uomo ecocompatibili, è il passo principale per avere uno sviluppo sostenibile e proteggere l’ambiente. Da questo schema è stato possibile avere una valutazione più fine delle richieste di finanziamento e delle spese effettuate, che sono riportate nei paragrafi seguenti. 179 Analisi del PEG per macrofunzioni I dati delle richieste di finanziamento analizzate per macrofunzioni sono riportati nella Tabella 49 e sono rappresentati nel grafico 11 e 12. PEG 1998 1999 2000 2001 2003 2004 Amministrazione Informazione sull’AMP Protezione ambientale TOTALE 513.358,16 594.958,35 610.647,28 401.338,66 250.986,00 565.930,00 380.261,76 3.317.480 ,21 180.759,91 232.405,60 538.561,25 361.519,83 615.029,00 1.026.639,00 325.635,00 3.280.549,59 361.519,83 199.868,82 300.777,00 1.139.839,00 52.980,00 2.054.984,65 1.510.728 ,36 962.727,31 2.732.408,00 758.876,76 8.653.014,45 - - 694.118,07 827.363,95 2002 1.166.772,00 totale Tabella 49 – PEG 1998-2004 analizzati secondo lo schema delle macrofunzioni Dal grafico 11 si nota che in sede di progettazione: - amministrazione e informazione sono le macrofunzioni per le quali è prevista la maggior percentuale di spesa: in sette anni si ipotizzano attività per più di tre milioni di euro per ognuna di esse, che vanno a comporre insieme il 76% (38% ognuna) delle previsioni di spesa totale. - il restante 24% della programmazione di spesa è destinato alle attività di protezione dell’ambiente, per un totale che supera di poco i due milioni di euro. Dunque è possibile leggere un’informazione molto interessante: viene dato più spazio alle attività di gestione e di pubblicizzazione dell’ente rispetto alle attività volte a proteggere le particolarità naturalistiche per le quali l’area è stata posta sotto tutela. Il grafico 12 mostra l’andamento di queste tre macrofunzioni nel tempo, e si può notare che: - amministrazione è tra i tre il dato più costante attestandosi in 6 esercizi su 7 tra un valore di € 400.000 ed € 600.000, proprio perché rappresenta i progetti di spesa per la gestione dell’Ente, ed è quindi intrinsecamente poco flessibile; - informazione sull’AMP e protezione ambientale mostrano un andamento simile, anche se le due curve risultano traslate l’una rispetto all’altra di un valore di circa 200.000 € tranne per l’esercizio finanziario 2003, anno in cui la situazione si capovolge. 180 Analisi del PEG per macrofunzioni Protezione e tutela € 2.054.984,65 24% Amministrazione € 3.317.480,21 38% Informazione sull'AMP € 3.280.549,59 38% Grafico 12 – Richiesta di finanziamento totale 1998-2004 analizzata secondo lo schema delle macrofunzioni È chiaro che nei primi anni di attività le previsioni di spesa risultano essere preponderanti per le attività di gestione, perché bisogna avviare la struttura, con tutti gli strumenti necessari a portare avanti un Ente Pubblico, mentre le altre due macrofunzioni risultano poco o per niente prese in considerazione. Negli esercizi finanziari 2000 e 2001 le curve si avvicinano, dunque la programmazione per gli altri settori di attività dell’AMP comincia a prendere corpo. richieste di finanziamento - in € Analisi del PEG per macrofunzioni € 1.200.000,00 € 1.000.000,00 € 800.000,00 € 600.000,00 € 400.000,00 € 200.000,00 €1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario protezione informazione amministrazione Grafico 13 – Andamento delle macrofunzioni nel tempo per le richieste di finanziamento dal 1998 al 2004 181 Negli esercizi 2002 e 2003 si assiste ad una programmazione meno amministrativa e più legata alle caratteristiche dell’Ente: le previsioni di spesa per l’amministrazione sono inferiori a informazione e protezione, perchè la struttura è ormai avviata e si può dar spazio alle attività complementari alla gestione, come diffusione della conoscenza dell’AMP e protezione delle acque e dei fondali. Dato anomalo il 2004 per il quale le previsioni di spesa crollano per via della difficoltà nella programmazione da parte dell’Ente. A risentirne particolarmente è il settore della protezione che registra un valore minimo. Analisi della spesa per macrofunzioni SPESA Amministrazione Informazione sull’AMP Protezione ambientale 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 totale - 741.315,09 625.239,42 204.360,42 253.577,02 466.334,16 186.824,00 2.477.650,11 - - 160.204,93 155.969,99 221.136,70 325.352,68 355.534,00 1.218.198,30 - - - 312.735,82 219.296,70 375.574,22 26.180,00 933.786,74 Tabella 50 – Spese 1998-2004 analizzate secondo lo schema delle macrofunzioni I dati riportati in tabella sono rappresentati nel Grafico 14 e nel grafico 15. Dal grafico si nota che: - l’amministrazione ha assorbito il 54% delle risorse; - informazione e protezione si attestano sul 26% la prima e 20% la seconda; Dunque risulta chiaro che per l’Ente Gestore dell’AMP Punta Campanella oltre metà delle risorse sono state assorbite dalla struttura amministrativa, modificando significativamente il prospetto della programmazione che per l’attività di informazione prevedeva un valore di circa dieci punti percentuali in più. Anche per il settore della protezione ambientale si registra una flessione della spesa rispetto alla programmazione, passando dal 24% al 20%. 182 Analisi della spesa per macrofunzioni informazione €1.218.198,30 26% amministrazione € 2.477.650,11 54% protezione dell'ambiente € 933.786,74 20% Grafico 14 – Spesa totale 1998-2004 analizzata secondo lo schema delle macrofunzioni Nell’analisi rispetto ai sette esercizi finanziari che intercorrono tra il 1998 e il 2004 è riportata nel grafico 15. valore della spesa - in € Analisi della spesa per macrofunzioni 1400000 1200000 1000000 800000 600000 400000 200000 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 esercizio finanziario amministrazione informazione sull'AMP protezione dell'ambiente spesa totale Grafico 15 - Andamento delle macrofunzioni tra il 1998 e il 2004 per la spesa Si può notare che: - per il 1998 le spese sono nulle; - nel 1999 e nel 2000 tutte le risorse o quasi sono destinate alle attività di gestione; 183 - nel 2001 si cominciano a destinare sufficienti risorse per tutti i settori di azione dell’AMP, che nel 2002 e nel 2003 mostrano il momento più equilibrato tra i diversi settori di azione, con una tendenza in crescita; - Nell’ultimo anno il valore della spesa totale si dimezza, e nonostante ciò l’informazione mantiene il suo trend crescente, in controtendenza con tutte le altre curve. Il grafico mostra chiaramente che la fase centrale delle attività dell’AMP è stata caratterizzata da una omogenea distribuzione delle risorse, e che per 2002 e 2003 l’amministrazione ha rappresentato il settore maggiormente finanziato. Comunque in questo periodo si è registrata una crescita omogenea delle attività caratteristiche dell’area rappresentate dalla protezione e tutela dell’ambiente e dalle attività di informazione. Nel 2004 la spesa totale registra un minimo, che va a discapito di amministrazione e soprattutto protezione dell’ambiente con un valore quasi nullo. Di contro si registra una grossa spesa effettuata nel settore dell’informazione , in corrispondenza di un corposo progetto di educazione ambientale con le scuole medie e superiori del territorio. 184 CAPITOLO 5 – Considerazioni finali 5.1 Discussioni Gli aspetti più rilevanti che emergono dall’analisi illustrata sono: PEG, entrata, spesa e avanzo di amministrazione: 1. i Piani di Gestione e valorizzazione hanno avuto andamenti altalenanti; 2. le richieste di finanziamento sono state nella maggior parte dei casi accolte dal Ministero (tranne nel momento in cui gli avanzi di amministrazione hanno raggiunto valori troppo elevati); 3. la spesa ha avuto un andamento costante nel tempo, poco influenzata dagli altri due parametri, il che ha determinato consistenti avanzi di amministrazione; 4. gli avanzi di amministrazione, che corrispondono al risultato complessivo della gestione, hanno avuto sempre andamento crescente ad eccezione dell’esercizio finanziario 2002, in conseguenza del ridotto finanziamento da parte del Ministero. PEG e spesa per macrofunzioni: 5. sia la programmazione che l’attuazione degli interventi mostrano squilibri tra le tre macrofunzioni: - nel PEG troviamo amministrazione e informazione al 38% ognuna, e protezione al 24%; - nella spesa troviamo amministrazione al 54%, informazione al 26% e protezione al 20%; 6. non c’è congruenza tra programmazione e attuazione degli interventi: le macrofunzioni mostrano valori diversi nel passaggio da PEG a spesa, a vantaggio della sola amministrazione (38% nel PEG, 54% nella spesa), nei limiti dei finanziamenti vincolati. 185 Altri dati rilevanti: 7. nel prospetto che analizza le entrate in funzione degli interventi (di cui tabb. 6, 11, 14.1, 22, 28, 35), si nota sempre una netta discrepanza tra la voce “prestazioni di servizio” e “personale”, con valori molto elevati per la prima e molto bassi per la seconda: i trasferimenti per le attività svolte mostrano valori interessanti, ma contemporaneamente ci sono spese ridotte per il personale che deve gestirli o coordinarli. Dai dati si rilevano le notevoli differenze tra le gestioni che si sono succedute (Simioli, Esposito, Miccio): 1. Nel 1998 non si registrano entrate e spese, ma piuttosto attività di avviamento dell’Ente, con la creazione del Consorzio di Gestione: non esiste un direttore, e tutto è delegato al Comune di Massa Lubrense, che possiede il 50% delle quote del Consorzio. 2. Negli esercizi finanziari che vanno dal 1999 al 2002, la direzione del Dott. Alberico Simioli ha dato una certa strutturazione all’Ente, con andamenti coerenti di PEG, entrata e spesa, e con il graduale accumulo dell’avanzo di amministrazione, parzialmente utilizzato nell’esercizio finanziario 2002. La progettazione e la spesa, all’inizio interamente proiettate verso la funzione amministrativa dell’Ente, vanno pian piano a coprire anche gli altri settori di interesse, ovvero l’informazione sull’esistenza dell’AMP, e sulle sue attività, e la protezione dell’ambiente marino. Si nota, però, una bassa incidenza della macrofunzione “protezione dell’ambiente” sul totale. In quegli anni viene strutturata la sede, e viene reclutato il personale per lo più “comandato” dai Comuni del Consorzio, con competenze nell’ambito delle attività tecnico-manutentivo e contabili. Per quanto riguarda il settore scientifico si fa riferimento a consulenze esterne, per le attività di monitoraggio e censimento delle biocenosi marine, in virtù della preziosa collaborazione delle Università di Napoli. 186 Inoltre vengono ideate una serie di strutture associate all’Ente: nascono il centro visite e informazioni dell’Ente, e l’osservatorio per l’ambiente e la legalità, e vengono poste le basi per un centro polifunzionale per l’AMP (progetto “Sala delle Sirene”) che dovrebbe assolvere al ruolo di museo, centro di educazione ambientale, e centro di ricerca e documentazione. 3. Nel 2003 con la nomina del nuovo responsabile dell’AMP, l’Avv. Andreina Esposito, si avvia una nuova fase di progettazione che fa registrare variazioni sia nella richiesta di finanziamento, sia nei trasferimenti, che nella spesa. Nulla cambia, invece, per quanto riguarda l’avanzo di amministrazione. Aumenta la spesa per le tre macrofunzioni, ma sempre con una prevalenza del settore amministrazione rispetto alle altre, anche se, almeno in sede di progettazione, la voce “protezione dell’ambiente” risulta essere la macrofunzione per cui si prevede la maggiore spesa, seguita da “informazione sull’AMP”. Si rafforzano i settori dell’AMP (attivati dalla ex-direzione Simioli): - si procede all’assunzione di un istruttore contabile (anche se per breve tempo) ed il direttore assume anche il ruolo di direttore amministrativo; - viene meglio definito il settore tecnico-manutentivo, contando sul personale ex-SEP; - si terminano alcuni progetti di studio e ricerca scientifica e se ne attivano degli altri, sempre in collaborazione con istituti di ricerca esterni. Ancora un nulla di fatto registrano i progetti di educazione ambientale: la “Sala delle Sirene”, e il “CEA PuntaCampanella” rimangono sulla carta. 4. Nel 2004 il nuovo cambio di direzione tecnica, con il Dott. Antonino Miccio, accompagnato dal cambio di direzione politica (cambio del Presidente del Consiglio di Amministrazione), mette in crisi la fase progettuale dell’Ente che si ritrova ad affrontare l’esercizio finanziario con una modesta entrata. 187 Si rileva un dato interessante per la macrofunzione “informazione sull’AMP”, con l’attivazione di progetti di educazione ambientale per le scuole del territorio, ma si registra un decremento notevole delle spese per l’amministrazione, e ancora di più per la protezione dell’ambiente. Il 2004 è l’anno che registra le maggiori difficoltà dovute all’avvicendarsi di responsabili tecnici e politici: diminuiscono le unità di personale ex-SEP, e non si registrano cambiamenti per il settore contabile, che conta ancora sul personale in comandata dal Comune con contratti part-time. Le attività di ricerca scientifica proseguono con buoni risultati. 188 5.2 Conclusioni Dallo studio risulta evidente che: ? Esiste una differenza quantitativa e qualitativa tra il Programma di Gestione e Valorizzazione e la Spesa dell’Ente, che genera squilibri tra i diversi campi di azione del parco, a favore del settore amministrativo. La programmazione non rispecchia in pieno l’insieme degli interventi attuati, e questa differenza genera, di anno in anno, l’accumulo di un notevole avanzo di amministrazione, che è segno di una difficoltà di gestione dei fondi trasferiti dal Ministero. Inoltre la differenza tra PEG e Spesa nella ripartizione di fondi tra i diversi campi di azione dell’Ente conferma questa tendenza, ed evidenzia il peso significativo che assume il settore dell’amministrazione (54% della spesa totale) rispetto alle attività di informazione e sensibilizzazione (26%), e ai programmi di protezione dell’ambiente marino (20%). ? Tale differenza deriva dalla mancanza di un piano pluriennale per le attività dell’AMP, dovuto ai problemi di avvicendamento nella direzione tecnica e politica, e di carenza di personale. L’avvicendamento dei responsabili tecnici e politici dell’AMP crea una serie di problemi nelle quotidiane attività di indirizzo e di gestione, soprattutto nel passaggio da progettazione ad attuazione degli interventi: i direttori si ritrovano a dover portare a termine progetti elaborati negli anni precedenti, con il problema di ricostruire tutta quella serie di rapporti che ha portato all’ideazione del progetto stesso. Per quanto riguarda il personale: il modello gestionale per le Aree Marine Protette non prevede assunzioni, e il personale “comandato” dai Comuni beneficia di ordini di servizio firmati di volta in volta per brevi periodi. 189 Anche il personale delle strutture associate all’Ente, come il Centro Visite, è nominato con contratti a breve termine, a seguito di bandi di concorso di solito della durata di un anno. ? Tutto ciò crea problemi nella gestione ordinaria dell’Ente, nei rapporti con le altre istituzioni e con la comunità locale. Varie volte si è sottolineata l’esigenza che ha una struttura di protezione dell’ambiente di intrecciare una fitta rete di relazioni con le altre organizzazioni del territorio, con le quali lavorare in simbiosi per coniugare la tutela con lo sviluppo socio-economico ecocompatibile. Con il cambio della Direzione mutano le politiche messe in atto dall’Ente, vengono applicati differenti gradi di protezione alle diverse aree del parco, si perde parte del lavoro fatto. La precarietà cui si assiste è fonte di incertezza nel rapporto con l’esterno, soprattutto con la comunità locale. ? Ne consegue una difficoltosa attuazione della finalità istitutiva del parco che è prioritariamente quella della protezione dell’ambiente marino. Il territorio dell’AMP Punta Campanella risente di una serie di emergenze ambientali di grossa portata, e gran parte di ciò che provoca degrado è costituito, purtroppo, da palesi violazioni alle leggi vigenti, non bisogna dimenticare che l’AMP è nata per la volontà di preservare uno dei tratti di costa più interessanti della Penisola Italiana, e se viene meno questa finalità, l’Ente stesso non ha ragione di esistere. 190 ? L’AMP Punta Campanella, terminato il percorso di avviamento, deve ora dare una svolta alle politiche messe in atto, per creare una struttura consolidata ed un punto di riferimento per il territorio. In questi sette anni di attività sono notevoli i risultati raggiunti che fanno di Punta Campanella una delle AMP all’avanguardia: sede, mezzi nautici e terrestri, boe di delimitazione e cartellonistica stradale, attività di protezione dell’ambiente, controllo e monitoraggio delle zone poste sotto tutela, denuncia di illeciti, educazione ambientale e programmi di sviluppo ecocompatibili, buoni rapporti con il territorio e con le altre istituzioni, continue attività di informazione, sensibilizzazione e pubblicizzazione dei servizi offerti dal parco. La fase iniziale di strutturazione dell’Ente pare conclusa, bisogna ora concentrare gli sforzi finanziari ed organizzativi in primo luogo all’ideazione ed alla realizzazione di un programma pluriennale di protezione dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali dell’AMP. Bisogna inoltre intensificare la sistematica attività di comunicazione con l’esterno, con lo scopo di promuovere presso l’opinione pubblica l’azione di tutela progettata, orientando l’attenzione in modo più deciso e maturo anche verso la conoscenza del patrimonio naturale, l’educazione ambientale e la promozione di una fruizione compatibile. ? Per fare ciò risulta necessario mettere in atto una serie di servizi per l’autofinanziamento dell’Ente, e di progetti per reperire risorse finanziarie anche da altri settori della pubblica amministrazione, da destinare all’aumento del numero e della qualità delle professionalità a disposizione. La costituzione di un organigramma stabile è uno dei passi fondamentali per migliorare l’organizzazione e la gestione dell’Ente, per dar vita a progetti più a lungo termine, e dare continuità agli interventi messi in atto. L’autofinanziamento delle AMP, questione all’ordine del giorno in ogni meeting organizzato dal Ministero dell’Ambiente, potrebbe dare una spinta 191 propulsiva all’Ente verso un percorso di strutturazione di un organigramma stabile e specializzato, in grado di affrontare le variegate problematiche di gestione ordinaria e straordinaria di un’Area Marina Protetta. ? Risulta necessario, inoltre, che l’Area Marina Protetta sia sempre più attiva nel tessere relazioni sociali ed istituzionali, con progetti innovativi, nuove e più virtuose partecipazioni di cittadini, e concrete collaborazioni con il sistema nazionale delle aree protette. Le aree protette vanno più che mai intese e gestite come grandi laboratori viventi della sostenibilità ambientale, come progetti politici, culturali e sociali basati sullo sviluppo sostenibile: progetti “speciali” che devono tendere ad espandersi anche al di fu ori dei propri confini, per contaminare positivamente le altre forme di gestione del territorio. A questo scopo servono aree protette “aperte” ed “espansive”, tutt’altro che chiuse in logiche autoreferenziali e difensive. I parchi migliori, quelli che funzionano e sanno conseguire risultati molto significativi nella protezione della natura, sono sempre più integrati in una rete di connessioni ecologiche, economiche, sociali e culturali proiettate ben oltre i loro confini. La crescita di un parco, intesa come capacità di perseguire nel tempo la propria missione, è inevitabilmente legata alla crescita del consenso di chi vi abita e non può prescindere dalla costante ricerca di un sempre maggiore coinvolgimento di tutte le forze in qualche modo interessate alla sua gestione. 192 Bibliografia AIELLO G., BUDILLON F., CRISTOFALO G., D’ARGENIO B., DE ALTERIIS G., DE LAURO M., FERRARO L., MARSELLA E., PELOSI N., SACCHI M. E TONIELLI R., 1999. Marine geology and morphobathymetry in the bay of Naples. A multidisciplinary approach to the recent evolution of the sea floor. In: F.M. Faranda, L. Guglielmo, G. Spezie (eds.) Mediterranean Ecosystem: structures and processes, Springer Verlag, 1-8 BATTAGLIA L. (2002). Alle origini dell’etica ambientale. Dedalo, Bari, 207 pp. BRANCACCIO L., CINQUE A., ROMANO P., ROSSKOPF C., RUSSO F., SANTANGELO N. E SANTO A. 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(eds), Electa Napoli: 83:88 (ISBN: 88-510-0190-1). 194 Documenti consultati Studio geomorfologico nell’Area Marina Protetta “Punta Campanella” tramite rappresentazione georeferenziata di alta risoluzione della batimetria del fondo, Geomare Sud, Gennaio 2001 VII Congresso nazionale Legambiente – Documento sulle aree marine protette – Roma, 28 – 30 novembre 2003 Leggi consultate - Legge 29 giugno 1939, n. 1497 Protezione delle bellezze naturali. - Legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968 (che ne costituisce il regolamento di attuazione). - Decreto Presidente Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 - Delega delle funzioni amministrative delle aree protette alle Regioni. - Legge 31 dicembre 1982, n. 979 - Legge sulle Aree Marine Protette. - Legge 8 luglio 1986, n. 349 - Legge istitutiva del Ministero dell’Ambiente. - Legge 6 dicembre 1991, n. 394 - Legge quadro sulle Aree Protette. - Decreto Legislativo 28 agosto 1997, n. 281 - Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la Conferenza Stato - citta' ed autonomie locali. - Legge 8 ottobre 1997, n. 344 - Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale. - Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 12.12.1997 – Istituzione dell’Area Marina Protetta Punta Campanella. 195 - Legge 9 dicembre 1998, n. 426 - Nuovi interventi in campo ambientale. - Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 13.03.2000 – Modifica del DM 12.12.1997, disciplina delle attività nell’AMP Punta Campanella. - Legge 23 dicembre 2000, n. 388 – Legge Finanziaria 2001. - Legge 23 marzo 2001, n. 93 – Disposizioni in campo ambientale. - Legge 31 luglio 2002, n. 179 – Disposizioni in materia ambientale. Principali siti web consultati www.puntacampanella.org www.minambiente.it www.parks.it www.legambiente.it www.ucina.it www.terraemare.it www.icram.org www.regionecampania.it www.parchi.it 196 Ringraziamenti I miei ringraziamenti vanno prioritariamente a tutti gli operatori dell’Area Marina Protetta Punta Campanella che mi hanno dato la possibilità di portare a termine questo studio, mettendo a disposizione in ogni momento le proprie competenze. In particolare ringrazio i tre direttori dell’AMP, Alberico Simioli, Andreina Esposito e Antonino Miccio, che mi hanno dato la possibilità di frequentare l’Ente per la ricerca dei dati necessari all’elaborazione della tesi. Un ringraziamento particolare lo rivolgo a Nicola Guida per il grande sostegno, a Calogero Volpe per le intense discussioni, al Dott. Antonio Tramontano per i preziosi consigli, e a tutti i ragazzi del Centro Visite e dell’Osservatorio dell’AMP per il cordiale supporto. Ringrazio inoltre il Prof. Giovanni Russo, che mi ha dato l’opportunità di vivere l’esperienza di tirocinio presso l’AMP, punto di partenza per l’elaborazione di questa ricerca-analisi, l’Avv. Andreina Esposito, tutor durante il tirocinio, e la Dott. Floriana Di Stefano, che con grande professionalità mi ha seguito nella parte finale della tesi. Ringrazio i miei genitori per avermi dato l’opportunità di frequentare questo stupendo corso di laurea, con cui ho condiviso, insieme anche a tutti i miei grandi amici, intensi momenti di studio, di attività e di riflessione, persone che, con la loro passione e determinazione, mi hanno aiutato a portare a termine questo lungo percorso di studi: è proprio la gente che dedica il tempo, la testa, il cuore e le mani alle cose che ti permette di crescere. Infine ringrazio i ragazzi di RadioLina, che hanno animato le mie nottate di studio, insieme a chiunque ha prodotto e produce musica nel mondo. 197 198 ALLEGATI 199