la gestione dell`amp punta campanella nel contesto del sistema

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la gestione dell`amp punta campanella nel contesto del sistema
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI
“PARTHENOPE”
FACOLTA’ DI SCIENZE e TECNOLOGIE
Corso di laurea in
SCIENZE AMBIENTALI
TESI DI LAUREA
LA GESTIONE DELL’AMP PUNTA CAMPANELLA
NEL CONTESTO DEL SISTEMA NAZIONALE
DELLE AREE NATURALI PROTETTE
RELATORE
CANDIDATO
Ch.mo Prof. Giovanni Fulvio Russo
Domenico Sgambati
SM/358
Anno Accademico 2004/2005
1
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Impetuose montagne che rovinano a mare
ammaliate dal canto delle Sirene
3
-- Indice -Prefazione
V
CAPITOLO 1 – Il mondo delle Aree Naturali Protette
1
1.1 Il Sistema delle Aree Protette
Scopi e funzioni dei parchi e delle riserve naturali
1.2 Il quadro normativo italiano
Breve cronologia
Le iniziative delle Regioni
1.3 La legge quadro sulle aree protette
Gli aspetti più qualificanti della legge
Risultati ottenuti e critiche
1.4 La classificazione delle aree protette
1.5 Aree Naturali Protette Nazionali
Parchi Nazionali
Riserve Naturali Statali
Aree Marine Protette
1.6 Aree Naturali Protette Regionali
Principi della 394/91
Parchi Regionali
1.7 Il mondo che ruota attorno ai parchi
Federparchi
Cooperative ed Associazioni Ambientaliste
Le conventions dei parchi
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CAPITOLO 2 – Le Aree Marine Protette
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2.1 La protezione dell’ambiente marino
Il contesto internazionale
Il contesto italiano – le aree marine protette
2.2 Il quadro normativo
Le leggi
I vincoli e la zonazione
Iter legislativo per l’istituzione di una AMP
2.3 La gestione delle AMP
Lo staff
Il regolamento di attuazione del decreto istitutivo
2.4 Le Aree Marine Protette in Italia
Lo stato dell’arte
Le aree marine protette istituite
Le Aree Marine Protette di prossima istituzione
Le Aree Marine Protette di reperimento
I punti critici
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62
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75
75
78
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81
82
II
CAPITOLO 3 - L’Area Marina Protetta Punta Campanella
3.1 Peculiarità dell’AMP
Il Golfo di Napoli: crocevia biologico del Mar Mediterraneo
Inquadramento geologico-strutturale della Penisola Sorrentina
Particolarità ecologiche
Le associazioni biologiche
Necessità di conservazione
3.2 Istituzione dell’AMP Punta Campanella
Il Decreto Istitutivo del Ministero dell’Ambiente del 12.12.1997
L’Ente Gestore
Il Decreto Modifica
3.3. Le Zone di protezione e i Vincoli
Zona A – Riserva integrale
Zona B – Riserva Generale
Zona C – Riserva Parziale
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86
86
89
94
97
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107
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CAPITOLO 4 - Analisi della gestione dell’AMP Punta Campanella dalla sua
istituzione
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4.1 Metodo di analisi
Il Programma di gestione delle aree marine protette
Il Rendiconto di gestione
4.2 Dati economici
Esercizio finanziario 1998
Esercizio finanziario 1999
Esercizio finanziario 2000
Esercizio finanziario 2001
Esercizio finanziario 2002
Esercizio finanziario 2003
Esercizio finanziario 2004
4.3 Analisi dei dati
Programma di Gestione e Valorizzazione
Entrata
Spesa
Avanzo di amministrazione
Confronto tra PEG, Entrata, Spesa e Avanzo di Amministrazione
Analisi per macrofunzioni
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125
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165
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CAPITOLO 5 – Considerazioni finali
185
5.1 Discussioni
5.2 Conclusioni
Bibliografia
Ringraziamenti
Allegati
185
189
193
197
199
III
IV
Prefazione
La teoria dello sviluppo sostenibile prevede un insieme di principi, di azioni e di
pratiche per costruire un rapporto più equilibrato tra uomo e ambiente.
Questo lavoro di tesi prevede uno studio sulle Aree Protette, che dovrebbero
essere i luoghi privilegiati per l’attuazione delle istanze e la ricerca delle tecniche dello
sviluppo sostenibile, con progetti pilota per la corretta gestione dell’ambiente da
associare a specifici programmi di protezione delle risorse naturali.
In particolare è stata analizzata la gestione dell’Area Marina Protetta (AMP)
Punta Campanella nel contesto del sistema nazionale delle aree naturali protette.
Il primo capitolo è dedicato alla descrizione del contesto storico delle politiche di
protezione dell’ambiente e di conservazione delle risorse naturali in Italia: è stato
descritto il percorso normativo delle aree protette con particolare riferimento al sistema
di protezione nazionale, ai progetti di sistema regionali, e al mondo che ruota attorno
alle aree protette.
Nel secondo capitolo è stato trattato il sistema delle Aree Marine Protette,
particolari strumenti di protezione delle acque, delle coste e dei fondali della nostra
penisola, partendo dalla normativa vigente, per arrivare all’istituzione, alla gestione e
alla situazione attuale delle AMP.
Nel terzo capitolo è stata considerata nello specifico l’AMP Punta Campanella,
con l’analisi delle peculiarità del territorio e delle necessità di conservazione, l’iter
istitutivo, la perimetrazione e la zonazione della riserva secondo i differenti gradi di
tutela previsti dal decreto istitutivo.
Nel quarto capitolo è stata condotta un’analisi della gestione dell’AMP a partire
dai documenti contabili dell’Ente, valutando le politiche messe in atto dal Ministero
dell’Ambiente e dall’Ente gestore nei sette anni di attività che vanno dal 1998 al 2004.
Nel capitolo finale della tesi sono state tratte le conclusioni valutando le criticità,
e le possibili linee guida per i prossimi anni.
V
In Italia la corretta gestione del territorio e la protezione degli ambienti naturali
stanno compiendo i primi difficili passi, inevitabilmente contrastati da interessi locali
spesso fortemente condizionati, a cui si deve un danno che non è solo materiale, ma
anche culturale e sociale.
La protezione dell’ambiente nasce come esigenza, necessità, passaggio
fondamentale per far fronte al continuo degrado cui si sta assistendo da circa un secolo a
questa parte.
In passato la natura veniva considerata immutabile, invulnerabile, appena
scalfita dalle molestie dell’uomo, e l’azione sul mondo naturale costituiva una sfera poco
significativa dal punto di vista etico.
Col passare del tempo, però, la scienza e la tecnica hanno mutato radicalmente il
terreno della morale: la natura non è più lo sfondo inalterabile dell’agire, e la sua
sopravvivenza è ormai legata alle nostre scelte.
Da qui nasce l’etica ambientale, ovvero l’esigenza di una riflessione che regoli i
rapporti tra l’uomo e il mondo vivente e che ai diritti del soggetto razionale, aggiunga
quelli del pianeta.
È verso la fine degli anni ‘40 che partono le prime misure per la salvaguardia
dell’ambiente, con leggi, incontri e la nascita di organismi internazionali che prendono a
cuore la questione.
A queste prime attività col tempo se ne aggiungono sempre altre: vere e proprie
conferenze con a tema “La Tutela dell’Ambiente”, come quella di Parigi del 1972, che
termina con una convenzione in cui si definisce il “Patrimonio culturale e naturale
internazionale”, e si evidenzia il dovere che ha ogni stato di identificare, conservare,
presentare e trasmettere alle generazioni future tale patrimonio.
Nel 1980 viene per la prima volta definito lo sviluppo sostenibile (in un libro
pubblicato da IUCN, UNEP e WWF) come “Il mantenimento dei processi ecologici
essenziali per la produzione di alimenti, salvaguardia della diversità genetica nel mondo
animale e vegetale, sviluppo degli ecosistemi”, tema che si rafforza col passare degli anni
e dei convegni: nel rapporto Bruntland (Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo
- 1987) lo sviluppo sostenibile viene così definito: “Non è uno stato di armonia
prefissato, ma piuttosto un processo di cambiamento in cui lo sfruttamento delle risorse,
VI
la direzione degli investimenti ed i cambiamenti istituzionali vengono resi compatibili
con i bisogni futuri, oltre che con quelli presenti”.
Come si legge nella “Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo” delle
Nazioni Unite nel 1992 lo sviluppo sostenibile viene rappresentato mediante tre cerchi
indicanti
le
«ambiente»,
«società»,
dimensioni
«economia»
associati
e
all’asse
temporale e spaziale (nord-sud).
Dal diagramma risulta evidente
che i processi economici, sociali
ed ecologici, sono strettamente
collegati tra loro: l’intervento di
attori pubblici e privati non deve
avvenire
in
modo
isolato
e
settoriale, bensì deve tenere conto
delle
Figura 1 – Il concetto delle tre dimensioni
interazioni
tra
le
tre
dimensioni: ambiente, economia
e società.
Dunque le teorie odierne riconoscono l’importanza del “comparto ambiente”, e
individuano anche una serie di pratiche per il raggiungimento di un equilibrio tra le tre
dimensioni, inserendole in un piano di corretta gestione dell’ambiente e del territorio.
Interessante il ruolo che può ricoprire un’area naturale protetta in questo
contesto: essa prevede una visione globale della gestione del territorio nel suo
complesso sia naturale che antropico, insieme a specifici programmi di tutela e
conservazione delle biocenosi caratteristiche.
È importante anche il ruolo che il parco può avere nel recupero di vecchie
tradizioni, in un momento culturale di forti cambiamenti, e il ruolo didattico e
divulgativo per diffondere nella popolazione la sensibilità al rispetto dell’ambiente,
ponendosi l’obiettivo di diventare il polo di riferimento per Enti, Associazioni e
cittadini, intorno al quale far nascere idee e progetti per un corretto rapporto uomoambiente.
VII
CAPITOLO 1 – Il mondo delle Aree Naturali Protette
1.1 Il Sistema delle Aree Protette
L’accresciuta consapevolezza dell’importanza dell’ambiente e della necessità
della sua salvaguardia hanno da un lato incentivato l’adozione di politiche di
sviluppo e di stili di vita più rispettosi dell’ambiente, dall’altro stimolato la
nascita e l’evoluzione di una tutela giuridica e normativa ambientale sempre
più organica.
In Italia da circa tre decenni si è intrapreso un interessante e lungo cammino per
la formazione di un sistema di aree protette, ovvero di un insieme di territori
ove prevalga l’interesse naturalistico rispetto a qualunque altro.
Il concetto stesso di area protetta si è evoluto in questo periodo, indicando
dapprima un territorio ove qualsiasi attività umana sia interdetta e poi un
territorio ove si pratica oltre che la protezione e la conservazione integrale della
natura anche una corretta gestione del territorio, destinando alcune zone alle
attività umane ecocompatibili e all’ecoturismo, e vincolando quelle attività che
creano impatti troppo gravosi per l’ambiente.
Per sistema di aree protette si intende l’insieme delle aree protette facenti parte
di un determinato territorio (il sistema delle aree protette della Regione
Campania, per esempio, oppure il sistema APE - Appennino parco d’Europa)
oppure interessate a costruire una rete di strategie di sviluppo sostenibile con
altri Enti che si occupano di protezione della natura, per esempio PANet
(Project Area Network), ovvero un Sistema Europeo delle aree protette che
raggruppa parchi dell’Austria, dell’Italia e Istituti di ricerca della Repubblica
Ceca, della Grecia e della Slovacchia e altri ancora.
Questo è un chiaro esempio di lavoro in rete: gli incontri hanno come obiettivo
quello di far confluire tutte le conoscenze e le diverse esperienze in un unico
sistema di gestione, realizzando anche un manuale di progetto per i sistemi
delle aree protette.
1
Il Sistema Nazionale delle Aree Protette raggruppa tutte le aree protette facenti
parte della nostra nazione ed è un progetto politico che intende portar avanti un
insieme coerente, ordinato e sinergico di azioni, di programmi e di progetti
nazionali finalizzati alla migliore conservazione della nostra biodiversità.
Tale progetto è promosso dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con
Federparchi e tutti gli Enti di gestione delle numerose aree protette italiane;
esso si nutre di incontri, conventions, seminari, adozione di politiche comuni,
scambio di informazioni, organizzazione di attività e quant’altro possa essere
utile per la costruzione di una rete di strategie di sviluppo sostenibile comune.
In questo capitolo si analizzerà il sistema della tutela e della conservazione della
natura in Italia.
L’iter legislativo italiano ha seguito le vicende europee e internazionali e,
seppur con un percorso un po’ anomalo, si è raggiunto un obiettivo molto
ambizioso, come dichiarato al convegno tenutosi all’Università di Camerino alla
fine dell’ottobre del 1980, ovvero porre sotto tutela il 10% del territorio italiano
entro il 2001.
È importante tener presente una peculiarità del sistema legislativo della tutela
dell’ambiente: esso è autonomo ed autosufficiente rispetto ad altri settori
specifici del diritto amministrativo, nel senso che trova fondamento in se stesso
e nelle norme statali e regionali corrispondenti alle finalità indicate dalla legge
quadro, ed è strettamente definito dalla delimitazione territoriale.
La normativa sulle aree protette non può essere considerata come un’estensione
o espansione di altre materie: ad essa non sono automaticamente applicabili,
salvo rinvio esplicito, i principi, le discipline e i procedimenti organizzativi di
altre amministrazioni settoriali, ancorché apparentemente analoghe.
Dunque la disciplina delle aree protette è speciale e taglia trasversalmente le
altre discipline generali e settoriali, sovrapponendosi ad essa in caso di
contrasto, e consentendo pertanto l’estensione e la garanzia di protezione
integrale dell’interesse naturalistico che non può essere derogato, reinterpretato
o integrato alla luce di valutazioni compiute da altri organismi o soggetti.
2
Scopi e funzioni dei parchi e delle riserve naturali
La finalità globale di un’area protetta è quella di “ricercare, promuovere e
sostenere una convivenza compatibile fra ecosistema naturale ed ecosistema
umano, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento,
evoluzione e sviluppo” (Giacomini V. e Romani V., 1982).
Figura 2 – Carta delle Aree Naturali Protette in Italia
3
Più approfonditamente gli scopi principali di un parco possono essere così
definiti:
•
conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi naturali, non intesa
soltanto in una dimensione vincolistica, ma come conservazione attiva che
consideri anche le aree già intaccate da azioni antropiche o eventi natuali e
che nonostante ciò meritano di essere salvaguardate; nel concetto di tutela
ambientale è compresa la tutela delle risorse culturali, dei valori etnici,
antropologici e tradizionali; in tal senso l’area protetta non può prescindere
dalla promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni
eventualmente comprese nell’area protetta;
•
ricerca scientifica multi- e interdisciplinare, per lo studio di tutti i fenomeni
naturali nei vari biotopi;
•
didattica, educativa e formativa allo scopo di fornire a tutta la popolazione e
in particolare a quella in età scolare, un laboratorio vivente di scienze
naturali, che consenta la formazione di una cultura naturalistica,
fondamento per una futura gestione oculata delle risorse del nostro pianeta;
•
di ricreazione, turistica e di riposo, allo scopo di plasmare una nuova cultura
del tempo libero proiettata alla conoscenza dell’ambiente naturale, senza
procurare al territorio mutilazioni che compromettano il suo utilizzo da
parte delle generazioni future.
1.2 Il quadro normativo italiano
I principali riferimenti normativi sulle aree protette sono:
•
Decreto Presidente Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 - Delega
delle
funzioni amministrative delle aree protette alle Regioni.
•
Legge 31 dicembre 1982, n. 979 - Legge sulle Aree Marine Protette.
•
Legge 8 luglio 1986, n. 349 - Legge istitutiva del Ministero dell’Ambiente.
•
Legge 6 dicembre 1991, n. 394 - Legge quadro sulle Aree Protette.
4
•
Legge 8 ottobre 1997, n. 344 - Disposizioni per lo sviluppo e la
qualificazione degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale.
•
Legge 9 dicembre 1998, n. 426 - Nuovi interventi in campo ambientale.
La legge di riferimento, che affronta il tema delle aree protette nello specifico e
in modo globale è la legge quadro 394 del 1991. Prima di analizzare la legge
vediamo il percorso attraverso cui si è giunti ad essa, ponendo l’attenzione
sull’attività delle Regioni in questo campo, che risulta essere molto efficace.
Breve cronologia
La normativa sulle aree protette ha seguito tre fasi:
•
nella prima fase (fino a metà anni ’70) l’idea di parco coincideva con quella
di riserva, ovvero si trattava di attuare criteri quasi esclusivamente
naturalistici a zone incolte o selvatiche sottratte alle attività produttive
umane; in quanto diritto dell’uomo godere di luoghi gestiti in tal modo, il
compito di salvaguardia viene attribuito alla più alta autorità: lo Stato.
•
nella seconda fase (fino a metà anni ‘80) si cominciano ad ipotizzare e
studiare modelli di convivenza tra natura e attività economiche, per cui il
parco rientra nella problematica di controllo sociale del territorio e si
afferma che il territorio del parco deve essere distinto in zone diverse, con
diverse destinazioni d’uso; in questa fase vengono attribuiti agli Enti Locali
e specialmente alle Regioni le funzioni relative alla protezione della natura,
lasciando allo Stato la sola materia dei parchi nazionali.
•
Nella terza fase si ritorna al processo di centralizzazione; siamo nel mezzo
degli anni ’80 e, in barba al DPR 616 del 1977 che trasferiva la materia
“protezione della natura” dalla competenza statale a quella regionale, con la
349/86 e con la 59/87 si lascia intendere che lo Stato ha riconquistato il
potere di individuare ed istituire parchi e riserve statali su zone di
importanza statale. I tempi sono ormai pronti per la legge quadro sulle aree
protette.
5
Prima fase
Il
primo
parco
nazionale del mondo
nasce negli Stati Uniti
alla fine del XIX secolo
e
precisamente
nel
1872, a Yellowstone,
con la costituzione del
parco omonimo.
In Italia, il primo parco
nazionale fu istituito
Figura 3 – Il Gran Canion di Yellowstone
cinquanta anni dopo, nel 1922, con il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Da
quella data sono seguiti il Parco Nazionale D'Abruzzo
(1922), il Parco del
Circeo (1934), il Parco Nazionale
dello Stelvio (1935) e, dopo una
stasi di ben trenta anni, il Parco
Nazionale di Calabria (1968). Per
ogni parco nazionale un’apposita
legge istitutiva definisce le finalità,
la regolamentazione delle attività, il
regime autorizzativo e la struttura
dell’ente di gestione.
Nel 1922, stesso anno in cui ebbe
inizio
Figura 4 – Camoscio al pascolo nella
vegetazione autunnale del Parco Nazionale
del Gran paradiso
l’istituzione
dei
parchi
nazionali, fu promulgata in Italia la
prima legge sulla protezione del
paesaggio e dei siti naturali, ispirata ad una concezione di tutela di elementi
“eccezionali” per il loro valore essenzialmente estetico ed educativo, modificata
con la legge 29 giugno 1939 n. 1497 sulla protezione delle “bellezze naturali”,
tuttora vigente e integrata con la legge 8 agosto 1985, n. 431.
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La tutela della natura e del paesaggio nasce e resta per lungo tempo in Italia
separata dalla pianificazione del territorio. Storia, arte, paesaggio e natura, da
una parte, e città e territorio dall'altra restano separati in sfere autonome,
affidati a responsabilità di diverso livello di governo (centrale e locale) e gestiti
con strumenti diversi (vincoli legali e piani).
In questa fase il concetto di Parco coincide con quello di Riserva: un territorio in
cui non esistono residenze stabili nè attività produttive.
Se questo modello può avere risultati economici in luoghi sconfinati come
Africa o Stati Uniti, portando funzioni economiche propulsive in luoghi
scarsamente popolati, in Europa e in Italia ciò non è realizzabile, visto che la
gran parte del territorio è antropizzato. Per cui si adotta questo modello di
parco-riserva con delle attenuazioni nel senso che alcune attività vengono
consentite previo permesso dell’autorità del parco.
A partire dagli anni sessanta vennero predisposte numerose proposte
legislative di iniziativa parlamentare o di organismi scientifici e ambientalisti
per una legge quadro nazionale sulle aree protette.
Un sintetico richiamo delle principali tappe dell’iter legislativo che ha portato
solo nel 1991 all’approvazione della legge-quadro nazionale può dare conto
dell’evoluzione culturale e politica che la protezione delle aree naturali ha
subito nel tempo.
Le prime proposte di legge sui parchi risalgono al 1964, e già due anni prima
era stato il CNR a porre il problema. Fino agli anni ’70, però, periodo in cui
vengono istituite le regioni, il dibattito e l’interesse per la “conservazione”,
malgrado le proposte di legge, non va molto al di là di ambienti culturali
piuttosto ristretti.
La proposta di legge Ciffarelli del 1970 ha rappresentato la traccia per successivi
progetti. Tale proposta, mentre considerava ancora i parchi come elementi
isolati
ed
eccellenti
da
conservare,
già
introduceva
l'esigenza
della
pianificazione del parco articolata per zone (zona di riserva integrale, zona di
riserva generale, zona di protezione e controllo).
7
Progetti di legge immediatamente successivi, dei primi anni settanta (quello del
Ministero dell'Agricoltura e Foreste e quello d’iniziativa parlamentare),
oscillavano tra la volontà di recuperare il ruolo ministeriale nella politica dei
parchi nazionali e l’individuazione dell'autonomia regionale per i parchi
naturali. Veniva ribadita l’esigenza della pianificazione del parco ed emergeva
come elemento di differenziazione tra parchi nazionali e regionali la finalità
prevalentemente conservativa dei primi e quella anche ricreativa e turistica dei
secondi.
Seconda Fase
A seguito del completamento della regionalizzazione nel 1977, si moltiplicarono
i disegni di legge quadro nazionale in materia di parchi, facendo emergere una
contrapposizione tra tesi “centraliste”’ e “regionaliste”, mentre alcune regioni
iniziavano a formare una propria legislazione sui parchi e ne avviavano
l’istituzione (Lombardia, Piemonte, Toscana).
Sono gli ambientalisti o, più precisamente, i “conservazionisti” ad agitare la
questione, mentre le forze politiche e sociali mostrano ancora scarsa sensibilità
ed interesse. Talune impennate positive si registrano quando l’esigenza di
“conservazione” può giocare un ruolo determinante nella lotta contro grosse
speculazioni edilizie che minacciano, in quegli anni, ambienti di grande pregio.
Alcuni parchi, che saranno istituiti in anni successivi, prendono corpo come
idea - proposta proprio allora, all’insegna di battaglie contro operazioni
scellerate, purtroppo non sempre sconfitte.
Alla fine dell’ottobre 1980 l’Università di Camerino ospitava lo storico
convegno promosso dal WWF Italia e dal Comitato parchi e riserve analoghe
operante nell’ambito del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il dibattito si concluse con
la sfida allo Stato e alle Regioni di realizzare entro la fine del secolo un sistema
di aree naturali protette su una superficie pari ad almeno il 10% del nostro
Paese.
All’inizio degli anni Ottanta, nel corso della settima legislatura, dalla
collaborazione tra Ministero dell’Agricoltura e Foreste, Italia Nostra, WWF
8
Italia e CAI, prende corpo la prima iniziativa legislativa in materia da parte del
Governo. Ne è fautore il Ministro senatore Giovanni Marcora : il disegno di
legge n. 711 del 7 febbraio 1980 prevedeva, tra l’altro, l’adeguamento dei parchi
nazionali esistenti, la costituzione dei parchi nazionali in enti autonomi (come
già per il Parco d'Abruzzo e per quello del Gran Paradiso), la ripartizione del
territorio del parco in zone con diversificazione di destinazione e tutela,
l’indicazione delle attività vietate perchè incompatibili, l’istituzione di otto
parchi nazionali nonchè di riserve e parchi marini e di un servizio autonomo
per le riserve naturali e, infine, del Consiglio nazionale per la protezione del
patrimonio naturale con compiti di coordinamento, di indirizzo e di controllo
degli enti gestori delle aree naturali protette, affidato alle rappresentanze di
tutti i soggetti interessati (Stato, Regioni, Comunità montane, comunità
scientifica e associazioni ambientaliste). Il disegno di legge Marcora, unificato
con altri, per la fine anticipata dell’ottava legislatura decadde quando già era
all’ordine del giorno dell'aula.
Nel corso degli anni Ottanta il problema della tutela delle aree naturali si inserì
nel quadro più generale della tutela dell’ambiente naturale (progetto di legge
Melandri del 1983). Anche le finalità della legge si modificarono, da quella
strettamente
conservazionistica
a
quella
comprendente,
oltre
alla
conservazione, la valorizzazione e l'ampliamento del patrimonio naturale, cui
avrebbero dovuto concorrere iniziative statali e programmi regionali. Venne
delineata in questa sede la proposta del piano del parco con la relativa
zonizzazione e del programma di sviluppo del parco. Sembra affermarsi in
questo momento una volontà di intervento attivo per la conservazione e
valorizzazione delle aree protette e per l’integrazione della tutela con lo
sviluppo delle comunità locali.
Terza fase
La terza fase di questo processo di evoluzione della normativa italiana in tema
di Aree Naturali Protette comincia con l’istituzione del Ministero dell'Ambiente
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nel 1986, che consente di recuperare parte del ritardo accumulato nei riguardi
degli altri paesi europei.
Quando la decima legislatura (1987-1992) prende avvio, è ancora viva l’eco
della tragedia di Chernobyl. Per la prima volta entra in Parlamento un
drappello di deputati e di senatori verdi che, nonostante le loro provenienze più
disparate, si ripromettono alcuni obiettivi comuni a quelli del movimento
ambientalista.
Anche parlamentari di derivazione prettamente politico-partitica tradizionale
mostrano interesse, attenzione e curiosità verso la problematica ambientale che
improvvisamente ha fatto irruzione nelle istituzioni. La normativa sulle aree
naturali protette è quella che da tempi più remoti è, per così dire, in lista di
attesa: più volte sul punto di essere votata nelle precedenti legislature, era stata
ostacolata e differita dai perenni conflitti di competenze tra Stato e Regioni, per
gli interessi particolaristici di agguerriti e potenti gruppi di pressione in grado
di influenzare diverse componenti del Parlamento, ma anche a causa delle
persistenti sacche di arretratezza culturale sui temi della conservazione della
natura e, infine, per la ragione contingente della reiterata interruzione di alcune
legislature.
Il risultato più concreto è rappresentato dall’istituzione, tra il 1986 e il 1989, di
sei nuovi parchi nazionali, e dall’approvazione , nel 1991, della legge quadro
sulle aree protette, la quale sottolinea a chiare lettere che nella gestione delle
aree protette è necessaria la collaborazione di Stato, Regioni ed Enti Locali con
strutture e procedure che comunque lascino le decisioni finali agli organi tecnici
dell’area protetta e, in ultima istanza, al governo centrale.
In Italia, la legge quadro del 1991 assegna in generale alle aree protette un
ampio ventaglio di finalità, tra cui quella dell’applicazione di metodi di
gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo e
ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici,
archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e
tradizionali. In particolare la comunità del parco, l’organo consultivo e
propositivo dell’Ente parco, costituito dai presidenti delle Regioni e delle
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Province, dai sindaci dei Comuni e dai presidenti delle Comunità Montane
interessate, ha il compito di promuovere “...nel rispetto delle finalità del parco,
dei vincoli stabiliti dal piano e dal regolamento del parco le iniziative atte a
favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività eventualmente
residenti all’interno del parco e nei territori adiacenti”.
Le iniziative delle Regioni
Con la regionalizzazione, compiutasi verso la metà degli anni Settanta, ha preso
avvio in Italia l’attività di produzione legislativa regionale e di istituzione e
gestione dei parchi naturali. Molte regioni hanno introdotto la pianificazione
dei parchi naturali, quasi vent'anni in anticipo rispetto alla legislazione
nazionale.
L'esperienza dei parchi regionali italiani, ha assunto fin dall’inizio una netta
caratterizzazione a favore di una concezione dei parchi assai più volta alla
valorizzazione che alla passiva conservazione delle risorse naturali.
Notevolmente diversificata è la mappa delle aree protette tra le varie regioni: si
evidenzia una concentrazione di aree protette nel settore settentrionale (il 68,7%
dei parchi regionali complessivi), mentre i settori centrale e meridionale
mostrano carenze (rispettivamente, il 14% e il 17,3% dei parchi regionali
complessivi). I tipi di ambiente tutelati a livello regionale sono in netta
prevalenza montani; circa il 69% delle aree protette complessive comprende
infatti ambiti montani o alpini, e fluviali e soltanto il 2% circa comprende aree
costiere e insulari, nonostante la grande estensione del sistema costiero ed il
significativo patrimonio insulare.
Pur tra molti squilibri e contraddizioni, l’attività regionale ha portato in circa 30
anni a quintuplicare la superficie protetta dei parchi nazionali: oggi esistono
circa 200 aree protette (escluse le riserve), con una superficie complessiva di
1.467.000 ettari contro i 253.937 ettari dei cinque parchi nazionali di vecchia
istituzione, a cui si aggiungono i nuovi parchi nazionali che coprono una
superficie di circa 840.000 ettari.
11
Notevole rilevanza ha assunto inoltre l’attività di pianificazione dei parchi,
divenuta in alcune regioni prassi ordinaria. Spiccano, per l’attività di
pianificazione, le Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna,
provincia di Trento, Toscana, Friuli Venezia Giulia, mentre non hanno ancora
avviato la pianificazione le regioni meridionali e numerose regioni dell’Italia
centrale. Diversificate, anche nell'ambito della stessa regione sono poi le forme
di gestione delle aree protette, anche se accomunate da una rappresentanza
delle popolazioni locali all’interno degli organismi di gestione. La forma più
semplice è quella di affidare in delega ai Comuni le funzioni di direzione e di
amministrazione della tutela, una modalità che viene utilizzata per le aree di
limitata estensione nelle Regioni del Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia
Romagna, Lazio e Campania.
In alcune Regioni, invece, vengono istituiti Comitati di coordinamento (Liguria,
Toscana, Abruzzo), affidando a rappresentanti di Comuni, Province e
Comunità Montane la tutela delle aree protette, senza costituire un vero e
proprio ente strumentale. Più diffusa è la forma di affidamento della gestione a
consorzi degli enti locali (Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio). Ulteriore forma
di gestione è la costituzione di un ente autonomo di gestione costituito da
rappresentanti delle autonomie locali (Piemonte, Liguria, Sicilia, Provincia di
Trento). Unico caso in Italia, la Provincia di Bolzano provvede direttamente alla
gestione delle proprie aree protette.
1.3 La legge quadro sulle aree protette
La legge 394/1991 è caratterizzata dal fatto che essa mira a realizzare un
approccio globale nei confronti delle aree protette, cercando di promuovere e
garantire, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del
patrimonio naturale del paese.
Il vincolo di tutela pertanto viene introdotto al fine di perseguire non solo la
conservazione delle specie animali e vegetali, delle loro associazioni, delle
12
formazioni geologiche, paleontologiche, ma altresì, contestualmente, la tutela
dei processi culturali, degli equilibri idraulici, idrogeologici ed ecologici.
Gli aspetti più qualificanti della legge
La legge 6 dicembre 1991 n. 394 è stata approvata in via definitiva alla Camera
dei deputati il 20 novembre 1991 ed è entrata in vigore il successivo 28
dicembre. Si è parlato di un evento “storico” e il giudizio ci sembra
condivisibile. Infatti dagli incerti passi dei primi decenni del secolo, quando la
conservazione della natura era intesa unicamente come tutela delle bellezze del
paesaggio, si è pervenuti finalmente ad una normativa organica e unitaria cui è
sottesa una visione più globale, comprensiva anche della protezione dei valori
ecologici e scientifici.
Gli aspetti più qualificanti della legge possono essere sintetizzati nei termini
seguenti:
•
Lo Stato può istituire nuovi parchi nazionali. La legge è anche
provvedimento-istituzione: stabilisce ed elenca i nuovi parchi nazionali.
Considerando l’apporto finanziario che la normativa assicura in conto
capitale anche alle Regioni, è sicuramente prevedibile il superamento (tra
Stato, Regioni, altri Enti pubblici e privati) della soglia del 10% di superficie
nazionale destinata ad aree naturali protette, indicata dal convegno di
Camerino del 1980 quale obiettivo “minimo irrinunciabile”.
•
Le Regioni hanno potestà legislativa oltre che amministrativa in materia di
parchi naturali regionali e sono tenute ad adeguare la loro legislazione ai
principi generali della legge e alle norme di riforma economico-sociale
introdotte all’art. 22.
•
Gli articoli 9 e 32 della Costituzione (e non l'art. 117) sono la sorgente
costituzionale da cui scaturisce la legge.
•
Non si possono istituire aree naturali protette ovunque, ma soltanto
laddove, secondo valutazione scientifica confortata dai risultati della ricerca,
sia opportuno o urgente apprestare una particolare tutela di “valori estetici,
scientifici, ecologici di raro pregio”.
13
•
Nelle aree naturali protette compete priorità alla conservazione, che è valore
“in suscettivo di essere subordinato a qualsiasi altro interesse”, compreso
quello economico. Conseguentemente il piano del parco è sovraordinato agli
altri strumenti di pianificazione e le iniziative economico-sociali debbono
ottenere per questo il parere vincolante del consiglio direttivo dell’Ente
parco.
•
Il principio di leale collaborazione tra Stato, Regioni ed Enti Locali impronta
tutti i momenti decisionali più delicati e importanti concernenti l’istituzione
e la gestione dei parchi nazionali.
•
Il piano del parco si estrinseca nella zonazione che stabilisce i diversi usi e
gradi di tutela in considerazione delle emergenze naturalistiche, dei valori
ecologici ed estetici, delle preesistenze edilizie inevitabili.
•
La distinzione fra aree naturali protette internazionali, nazionali, regionali e
locali dipende dalla dimensione degli interessi e dei valori: nelle sue
decisioni l’autorità politica dovrebbe sempre attenersi alle indicazioni e
proposte scientifiche fondate sui risultati della ricerca.
•
Le competenze congiunte di amministrazione diretta e di alta consulenza
attribuite al Consiglio centrale dei parchi nazionali e al Consiglio dei parchi
e delle altre aree protette sono scisse dalla legge 394/1991 fra Comitato
(amministrazione attiva) e Consulta tecnica (consulenza tecnico-scientifica).
•
L’inclusione nel consiglio direttivo dell’Ente parco degli esperti di
designazione della comunità scientifica e delle associazioni di protezione
ambientale è un riconoscimento della competenza tecnica e del ruolo eticopolitico di quella parte della società civile che concorre al perseguimento di
finalità di interesse pubblico ambientale-naturalistico, anche attraverso
dirette esperienze di gestione di aree naturali protette (infatti l’Università di
Camerino, il WWF Italia, la LIPU, il FAT e Federnatura amministrano oasi e
riserve naturali).
•
I benefici fiscali e le altre misure agevolative (artt. 7, 16, 37) sono incentivi
che trovano il loro fondamento costituzionale negli artt. 9 e 32 di cui le aree
14
naturali protette rappresentano una forma di attuazione nell’ambito della
conservazione della natura (art. 1).
•
La Comunità del parco è organo dell’Ente, con cospicua rappresentanza nel
consiglio direttivo (5 consiglieri), e con funzioni consultive e compiti
promozionali (predispone il piano economico-sociale). La Comunità del
parco è stata concepita per rinsaldare il rapporto tra parco e popolazioni e
superare i tradizionali conflitti che hanno a lungo travagliato l’attività dei
parchi nazionali preesistenti alla legge.
Risultati ottenuti e critiche
La legge 394/91 ha prodotto indubbi risultati positivi: ha portato all’istituzione
fino ad ora di ben 6 nuovi parchi nazionali (Parco del Cilento e della Valle del
Diano, del Gargano, del Gran Sasso e Monti della Laga, del Vesuvio, della
Maiella, della Val Grande); ha fornito un quadro normativo e organizzativo
unitario a tutti i parchi nazionali e criteri unitari per i parchi regionali; ha
definito la procedura per l’istituzione dei parchi e delle riserve marine; ha
introdotto una precisa classificazione delle aree naturali protette ed un loro
elenco ufficiale, ha consentito l’avvio della definizione della Carta della Natura
che individua lo stato dell’ambiente naturale in Italia.
Anche ammettendo che la Legge 394/91, data la sua complessa articolazione,
richiederà un certo numero di anni per produrre tutti i suoi effetti, non si può
negare che la sua applicazione sia proceduta troppo lentamente, accumulando
notevoli ritardi e non poche inadempienze.
Al momento dell’insediamento del Governo Prodi (1996), dopo quasi cinque
anni dall’approvazione della legge quadro sulle aree protette, nessun parco
nazionale aveva la pianta organica operativa, circa la metà dei parchi mancava
del direttore, i finanziamenti erano talmente esigui da non consentire un
normale funzionamento degli Enti Parco. Senza l’operatività degli Enti Parco
non si potevano fare nè i regolamenti del parco, nè i piani del parco, nè
tantomeno definire i piani per lo sviluppo economico e sociale delle comunità
locali. Questi ritardi hanno, fra l’altro, indebolito la credibilità dei nuovi parchi
15
nazionali e alimentato le critiche al nuovo sistema delle aree protette avviato
dalla legge 394/91.
Tali ritardi e tali inadempienze sono dovuti principalmente a: una struttura del
Ministero dell'Ambiente precedente alla legge 394/91 e non adeguata ai nuovi
onerosissimi compiti; un impegno contenuto dei Governi e del Parlamento;
procedure amministrative troppo complesse e burocratiche; un livello
inadeguato di comunicazione e di collaborazione fra Stato, Regioni ed Enti
locali.
In discussione non sono naturalmente le sue finalità, ma le modalità, le
procedure, gli strumenti che avrebbero dovuto assicurare e consentire quella
“leale collaborazione” istituzionale che è la condizione fondamentale per la
costruzione di un sistema nazionale di aree protette: in alcuni casi il rapporto
Regioni-Stato si è esplicato ed è stato gestito alla vecchia maniera, in una
estenuante e sempre frammentaria trattativa tra uffici ministeriali e Regioni e
con gli stessi parchi, al di fuori di qualsiasi visione di insieme e trasparenza.
Per fortuna i decreti Bassanini, modificando di fatto la legge hanno aperto
nuove prospettive alla collaborazione tra Stato e Regioni, così ad oggi con
grande fatica, alcuni ritardi (non ancora tutti) sono stati recuperati: quasi tutti
gli Enti Parco sono in grado di funzionare con presidenti, direttori, consigli
direttivi, comunità del parco, piante organiche e la gran parte degli statuti; gli
stanziamenti ordinari sono aumentati significativamente.
È chiaro quindi che la legge 394/91 è coinvolta anche in un dibattito
istituzionale che riguarda due aspetti essenziali: il rapporto fra Stato, Regioni ed
Autonomie locali e la programmazione e la gestione del territorio e delle attività
economiche. L'obiettivo generale di conservazione e valorizzazione di queste
aree, democraticamente condiviso, deve essere perseguito da tutto il sistema
istituzionale con funzioni differenziate: dallo Stato, dalle Regioni, dalle
Province, dai Comuni e dalle Comunità montane. Lo Stato deve garantire in
primo luogo, anche se non in misura esclusiva, l’attuazione degli accordi
internazionali, delle direttive e delle politiche europee; deve garantire la tutela e
la valorizzazione, nel breve e nel lungo periodo, del patrimonio naturale e
16
ambientale del paese. Questo patrimonio naturale e ambientale va conservato
per obbligo internazionale e perché è una risorsa strategica per il paese.
Per quanto riguarda le aree naturali protette di interesse regionale, la legge
394/91 ha stabilito dei principi fondamentali attraverso norme-quadro che sono
tutte improntate all’attribuzione alle autonomie locali da parte delle Regioni di
ruoli e funzioni rilevanti come la partecipazione delle Province, delle Comunità
Montane e dei Comuni ai procedimenti di istituzione dell'area protetta.
Dunque i temi toccati dalla legge quadro sono molteplici e non possono essere
tutti esaminati in questo lavoro. Per esempio uno dei più discussi, che ha
suscitato numerosi conflitti locali è il divieto di attività venatorie, stabilito dalla
legge 394/91, nelle aree naturali protette, sia nei parchi nazionali, che in quelli
regionali. Alla base di questo divieto vi sono studi scientifici che dimostrano
che la fauna selvatica, disturbata e ridotta di numero dal prelievo venatorio,
tende a rifugiarsi nelle zone meno accessibili, non sempre le più idonee alla
riproduzione, rischiando pesanti riduzioni delle popolazioni che sono
difficilmente valutabili preventivamente.
In conclusione, con la
legge
394/91
si
è
realizzato un difficile e
delicato
equilibrio
consente
una
partecipazione
che
estesa
delle
comunità locali ed una
leale collaborazione con
le
Regioni
in
forme
compatibili col carattere
dei parchi nazionali ed
Figura 5 – Esemplare di pino loricato nel Parco Nazionale
del Pollino
in forme improntate ad una forte autonomia nella istituzione e gestione dei
parchi e delle riserve regionali. Rompere questo delicato equilibrio rischia di
ridurre l’impegno dello Stato in un settore decisivo di rilevanza internazionale e
nazionale. Mettere a rischio il necessario carattere unitario e coordinato di
17
queste politiche e non attivare un ruolo adeguato delle Regioni (solo 11 hanno
conformato la loro normativa regionale alla 394/91) e degli Enti locali,
indebolirebbe altresì il sistema delle aree naturali protette.
1.4 La classificazione delle aree protette
La differente realtà ambientale delle aree protette impone la necessità di
differenziare per categorie le aree stesse, in modo da assicurare da un lato
sufficiente omogeneità di raggruppamento, in base a caratteri comuni, e d’altro
lato corrispondenza piena tra caratteristiche dell’area e strumenti di protezione.
La differenziazione per categorie, del resto, discende direttamente oltre che da
realtà di fatto anche da correnti di pensiero scientifico internazionale che, pur
non costituendo vincolo in senso giuridico, sono un preciso punto di
riferimento, anche ai fini di un avvicinamento delle legislazioni.
La classificazione delle aree protette tiene conto di due fattori diversi:
l’ampiezza dell’area da proteggere e il differenziato regime di tutela. In ordine
di ampiezza:
•
i parchi naturali costituiscono le più ampie aree di protezione;
•
le riserve naturali e le zone di particolare rilevanza ambientale sono di
regola medie aree di protezione;
•
i monumenti naturali corrispondono a beni di piccola entità e superficie.
Il regime di protezione di fatto risulta essere direttamente proporzionale alle
qualità intrinseche del bene ambientale. E’ questa una immediata conseguenza
del concetto di bene ambientale, costituito non dalla somma di singole cose
unitarie, ma da un valore di interesse pubblico che accomuna le cose stesse in
un unico complesso.
La politica di protezione quindi deve stabilire quali attività umane vadano
escluse, in quanto incompatibili con gli obiettivi di interesse pubblico collettivo
alla conservazione e al potenziamento del bene ambientale.
18
Da quanto esposto discende che a maggiore valore naturalistico deve
corrispondere maggiore protezione, nonchè maggiore limitazione alle attività
antropiche e viceversa.
La protezione per il parco naturale assume, dunque, una duplice funzione: da
un lato la tutela delle singole componenti di particolare pregio ambientale,
dall’altro la tutela, il coordinamento e il recupero dell’ambiente nel suo insieme
unitario di aree, normalmente composite e di differente rilievo naturalistico.
La classificazione fatta dal Ministero dell’Ambiente suddivide le Aree Protette
in:
¯ Parchi nazionali: sono “aree di eccezionale importanza e complessità
naturalistica, di vasta estensione e di valore e interesse internazionali,
rappresentative di ambienti unici o tipici di un certo territorio, famosi anche per
la presenza di particolari entità o associazioni vegetali o animali". Ogni parco
nazionale ha la sua particolare regolamentazione che stabilisce anche i limiti
territoriali quantitativi o qualitativi delle modifiche apportabili all’ambiente per
lo sviluppo controllato del turismo e delle altre attività umane.
¯ Parchi regionali: sono “aree di notevole estensione, spesso coincidenti con un
comprensorio naturale non ancora trasformato dalla civiltà industriale
metropolitana, idoneo per vocazione ad assolvere finalità composite, tra le
quali, accanto alla esigenza prioritaria della conservazione, trovino giusto posto
anche gli scopi della ricreazione, della educazione e del tempo libero”. Spesso
per dette aree, in sede di istituzione, è stata prevista la realizzazione di appositi
piani di conservazione e di sviluppo, alcuni dei quali fanno ricorso ad una
suddivisione del territorio in zone omogenee sottoposte a vari gradi di tutela:
da quella integrale, a quella guidata, alla zona preparco in cui sono ammesse le
infrastrutture ricettive per il turismo, quelle ricreative, sportive etc.
¯ Riserve naturali e rifugi faunistici: sono “aree di estensione limitata, a volte
addirittura identificabili con un singolo biotopo, fenomeno o entità naturale,
pregevoli sul piano ecologico e paesaggistico, significative dal punto di vista
scientifico e rappresentative di aspetti di determinati territori”.
19
Ne sono un esempio: le riserve naturali integrali, in cui l'accesso ai visitatori è
vietato e l’ecosistema viene lasciato all’evoluzione naturale, costituendo
pertanto un modello per la gestione “naturalistica” delle aree circostanti; le
riserva naturali orientate, in cui vengono effettuati interventi guidati da parte
dell’uomo, allo scopo di “orientare” l’evoluzione dell’ecosistema verso un
determinato modello culturale; le riserve biogenetiche, istituite allo scopo di
conservare particolari caratteristiche genetiche delle specie che vivono al loro
interno, o perchè queste sono in pericolo di estinzione o per riprodurle e
riutilizzarle; le riserve faunistiche, che proteggono l’ambiente vitale per
determinate specie animali. Proprio per la loro specifica natura, le riserve
naturali sono generalmente inserite in un’area tutelata più ampia e con diverse
finalità istitutive.
¯ Zone umide di interesse internazionale: sono costituite da aree acquitrinose,
paludi, torbiere oppure zone
naturali o artificali d’acqua,
permanenti
o
transitorie
comprese zone di acqua marina
la cui profondità, quando c’è
bassa marea, non superi i sei
metri
che,
per
le
loro
caratteristiche, possono essere
considerate
Figura 6 – Fenicotteri rosa nell’area delle zone
umide di Arborea, Oristano, Sardegna
di
importanza
internazionale ai sensi della
convenzione di Ramsar.
¯ Aree Marine Protette – titolo V - art. 25 - L. 979/82 – “…sono costituite da
ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti
che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali,
geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla
fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale,
educativa ed economica che rivestono”.
20
¯ Zone di protezione speciale (ZPS): designate ai sensi della direttiva
79/409/Cee, sono costituite da territori idonei per estensione e/o localizzazione
geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della
direttiva citata, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
¯ Zone speciali di conservazione (Zsc): designate ai sensi della direttiva
92/43/Cee, sono costituite da aree naturali, geograficamente definite e con
superficie delimitata, che:
•
contengono zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro
caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, naturali o seminaturali
(habitat naturali) e che contribuiscono in modo significativo a
conservare, o ripristinare, un tipo di habitat naturale o una specie della
flora e della fauna selvatiche di cui all'allegato I e II della direttiva
92/43/Cee, relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatiche in uno stato
soddisfacente a tutelare la diversità biologica nella regione paleartica
mediante
la
protezione
degli
ambienti
alpino,
appenninico
e
mediterraneo;
•
sono
designate
dallo
Stato
mediante
un
atto
regolamentare,
amministrativo e/o contrattuale e nelle quali siano applicate le misure di
conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di
conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni
delle specie per cui l'area naturale è designata.
Tali aree vengono indicate come Siti di importanza comunitaria (Sic).
¯ Altre aree naturali protette: sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste,
parchi suburbani, zona a tutela biologica, ecc.) che non rientrano nelle
precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi
regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con
provvediementi formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o
forme equivalenti.
21
II sistema delle aree naturali protette è costituito da 772 Aree Naturali Protette.
Tali aree sono inserite in un Elenco Ufficiale, previsto dalla Legge quadro sulle
Aree Protettte, che viene periodicamente aggiornato.
L'Elenco Ufficiale attualmente in vigore Tabella 1 è quello relativo al V
Aggiornamento, approvato con delibera Conferenza Stato Regioni del 24.07.03 e
pubblicato nel S.O. n.144 alla G.U. 205 del 4.09.03.
Tipologia di Area Protetta
numero Sup. terrestre Ha
Sup. marina Ha
Parchi Nazionali
22
1.342.518,00
71.812,00
Aree Marine Protette
20
0,00
190.082,00
146
122.753,10
0,00
3
0,00
2.557.258,00
Parchi Naturali Regionali
105
1.175.110,83
0,00
Riserve Naturali Regionali
335
214.221,01
1,284,00
Altre Aree Protette Regionali
141
57.248,91
18,40
TOTALI
772
2.911.851,85
2.820.673,40
Riserve Naturali Statali
Altre Aree (Santuario Cetacei)
Tabella 1 – Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette in Italia
1.5 Aree Naturali Protette Nazionali
In quanto interesse di rilievo nazionale l’istituzione e la gestione di aree protette
è di competenza dello Stato e in particolare del Ministero dell’Ambiente.
Il regolamento per l'organizzazione del Ministero dell'Ambiente e della Tutela
del Territorio assegna alla Direzione per la Protezione della Natura (reparto
Conservazione della Natura e reparto Difesa del Mare, art. 10 L. 349/86) le
competenze relative alla gestione delle aree protette, e in particolare:
•
predisposizione delle proposte dei programmi per la tutela e lo sviluppo
sostenibile delle aree protette e vigilanza sull'attuazione di tali programmi;
22
•
istruttorie relative alla istituzione dei Parchi nazionali e delle riserve naturali
dello Stato;
•
predisposizione degli atti normativi ed amministrativi relativi alla
istituzione ed alla gestione delle aree naturali protette;
•
supporto amministrativo e tecnico per l'esercizio delle funzioni della
Consulta delle aree naturali protette;
•
elaborazione di programmi per la promozione della educazione ambientale
e della formazione e dell'occupazione giovanile nelle aree protette;
•
erogazione delle risorse finanziarie e vigilanza amministrativa e contabile
nei confronti degli Enti parco, supporto tecnico allo sviluppo delle attività
degli Enti parco;
•
predisposizione della relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della
394/91, e sul funzionamento ed i risultati della gestione dei parchi nazionali.
La Direzione per la Protezione della Natura, per lo svolgimento dei suoi
compiti istituzionali, si avvale della segreteria tecnica per le aree marine
protette (STAMP), istituita in attuazione dell'art. 2 comma 14 della L. 426/98,
con competenze riguardo il coordinamento delle attività appunto delle Aree
Marine Protette.
La segreteria è composta da dieci esperti di elevata qualificazione (art.2, comma
14, L. 426/98) individuati ai sensi dell'articolo 3, comma 9, della legge 394/91.
La Segreteria Tecnica per le Aree Marine Protette ha competenza (art.2, comma
14, legge 426/98) per l'istruttoria preliminare relativa all'istituzione e
all'aggiornamento delle AMP, per il supporto alla gestione, al funzionamento
nonché
alla
progettazione
degli
interventi
da
realizzare
anche
con
finanziamenti comunitari nelle stesse.
La conservazione dei territori naturali che ancora mantengono inalterate le
matrici ecosistemiche rappresenta il punto focale dell'attività della Direzione
per la Protezione della Natura. Attraverso la tutela e la valorizzazione delle aree
naturali possono essere avviate concrete iniziative a salvaguardia della natura
in modo da razionalizzare la gestione del territorio e delle sue risorse.
23
Le misure conservative vengono realizzate attraverso l'individuazione dei
territori terrestri e marini nei quali promuovere l'istituzione di riserve naturali
statali e parchi nazionali, che attualmente occupano circa 1.300.000 ha, e la
definizione dei criteri di gestione, unitamente all'elaborazione di norme
generali di indirizzo e coordinamento.
Il coordinamento della rete nazionale delle aree protette, operato dalla
Direzione per la Protezione della Natura, permette, così, di rispondere
all'esigenza della tutela attraverso l'identificazione di obiettivi unitari.
I Parchi Nazionali rappresentano il fiore all’occhiello delle attività di protezione
svolte dal Ministero dell’Ambiente. Essi rappresentano le misure di gestione
più vecchie mai adottate, infatti si parla di parchi nazionali storici quali quelli
del Gran Paradiso o d’Abruzzo, che vennero istituiti nel lontano 1922 in linea
con le prime tendenze
internazionali di tutela
della natura.
Parchi Nazionali
Oggi nel nostro paese vi
sono 22 parchi nazionali
istituiti (Figura 7), e 3 in
attesa dei provvedimenti
attuativi.
Complessivamente
coprono oltre un milione
e mezzo di ettari, pari al
5 % circa del territorio
nazionale.
Il
parco
Figura 7 - Carta dei
nazionale
parchi nazionali
integra e completa la
salvaguardia operata dai parchi regionali, e viceversa, occupandosi di territori
alquanto vasti e coinvolgendo diverse decine di Comuni.
24
Accanto ad una differenza amministrativa dunque (in quanto è istituito e
dipende dal Ministero dell'Ambiente) il parco nazionale presenta una
differenza dalle altre forme di protezione anche per la gestione di un territorio
ampio, variegato, con una significativa presenza umana.
Oltre alla pianificazione e alla vigilanza dunque, il parco nazionale deve
esaltare la sua missione di strumento di collegamento e valorizzazione delle
realtà locali che devono trovare nella bellezza (e delicatezza) del territorio su cui
abitano l'elemento di coesione, la risorsa chiave del loro sviluppo.
Un ruolo importante nell'intervento statale di tutela stanno assumendo i parchi
marini, destinati a proteggere in modo integrato tratti di mare e di costa (spesso
intere
isole
o
arcipelaghi)
che
presentano
componenti
ambientali
e
paesaggistiche ad un tempo eccezionali e caratteristiche del Mediterraneo.
Istituzione
L’art. 34 comma 1 della legge quadro istituisce direttamente una serie di parchi
nazionali e prevede l’istituzione di altri parchi nelle aree di reperimento
individuate dal comma 6 del medesimo articolo. La procedura per l’istituzione
di questi parchi nazionali è quella prevista dal comma 3 dell’art. 34 della legge
quadro e cioè il Ministro dell’ambiente provvede alla delimitazione provvisoria
dei parchi nazionali sulla base degli elementi conoscitivi e tecnico-scientifici
disponibili presso i servizi tecnici nazionali, le amministrazioni dello Stato e le
Regioni.
L’art. 8 della legge quadro, inoltre, dispone che essa debba avvenire con decreto
del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’ambiente che
deve essere preceduto dall’intesa con le Regioni interessate, ai sensi dell’art.3
della legge n. 426 del 1998.
Con il medesimo provvedimento oppure con ordinanza successiva, il Ministro
dell’ambiente, sentite le Regioni e gli enti locali interessati, adotta le misure di
salvaguardia (art. 6 legge 394/91) necessarie per garantire la conservazione
dello stato e dei luoghi; attraverso le misure di salvaguardia, quindi, vengono
disciplinate tutte le attività che possono essere svolte nelle varie zone del
25
territorio del parco, come tipicamente, il divieto di edificare nel territorio
compreso nel perimetro del parco. L’applicazione di queste misure si protrae
comunque sino all’entrata in vigore del piano e del regolamento del parco (art.
18 legge 394/91).
Ente parco
La gestione del parco è affidata a un apposito ente, (art. 9 legge 394/91), che è
l’ente parco, che ha personalità di diritto pubblico, sede legale e amministrativa
nel territorio del parco ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero
dell’ambiente.
La legge quadro sulle aree protette agli artt. 9, 10,11, 12 e 14 individua gli organi
e gli strumenti di gestione dell’Ente Parco per perseguire le finalità istitutive del
Parco e i più generali obiettivi di conservazione e sviluppo sostenibile.
Gli organi di gestione che compongono l'Ente Parco sono:
•
il Presidente
•
il Consiglio Direttivo
•
la Giunta Esecutiva
•
il Collegio dei Revisori dei Conti
•
la Comunità del Parco
Il Presidente è nominato con decreto del Ministro dell'ambiente, d'intesa con i
presidenti delle regioni o delle province autonome di Trento e di Bolzano nel
cui territorio ricada in tutto o in parte il parco nazionale. Il Presidente ha la
legale rappresentanza dell'Ente parco, ne coordina l'attività, esplica le funzioni
che gli sono delegate dal Consiglio direttivo, adotta i provvedimenti urgenti che
sottopone alla ratifica del Consiglio Direttivo nella seduta successiva.
Il Consiglio direttivo è formato dal Presidente e da dodici componenti,
nominati
con
decreto
del
Ministro
dell'ambiente,
scelti
tra
persone
particolarmente qualificate per le attività in materia di conservazione della
natura o tra i rappresentanti della Comunità del parco, secondo le seguenti
modalità:
•
cinque, su designazione della Comunità del Parco;
26
•
due, su designazione delle associazioni di protezione ambientale
individuate ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, scelti
tra esperti in materia naturalistico-ambientale;
•
due, su designazione dell'Accademia nazionale dei Lincei, della Società
botanica italiana, dell'Unione zoologica italiana, del Consiglio nazionale
delle ricerche e delle Università degli studi con sede nelle province nei
cui territori ricade il parco; in caso di designazione di un numero
superiore a due la scelta tra i soggetti indicati è effettuata dal Ministro
dell'ambiente;
•
uno, su designazione del Ministro dell'agricoltura e delle foreste;
•
due, su designazione del Ministro dell'ambiente.
Il Consiglio direttivo delibera in merito a tutte le questioni generali ed in
particolare sui bilanci, che sono approvati dal Ministro dell'ambiente di
concerto con il Ministro del tesoro, sui regolamenti e sulla proposta di piano per
il parco, esprime parere vincolante sul piano pluriennale economico e sociale,
elabora lo statuto dell'Ente parco, che è adottato con decreto del Ministro
dell'ambiente, d'intesa con la regione.
La Giunta esecutiva è eletta dal Consiglio direttivo ed è formata da cinque
componenti, compreso il Presidente, secondo le modalità e con le funzioni
stabilite
nello
statuto
dell'Ente Parco.
Il collegio dei revisori dei
conti
è
nominato
con
decreto del Ministro del
tesoro ed è formato da tre
componenti
scelti
tra
funzionari della Ragioneria
generale dello Stato ovvero
tra iscritti nel ruolo dei
revisori ufficiali dei conti.
Figura 8 – Antiche tradizioni: filatura della lana nel
Parco Nazionale ValGrande, Verbania, Piemonte
Essi sono designati: due dal Ministro del tesoro, di cui uno in qualità di
27
Presidente del Collegio; uno della regione o, d'intesa, dalle regioni interessate. Il
Collegio dei revisori dei conti esercita il riscontro contabile sugli atti dell'Ente
parco secondo le norme di contabilità dello Stato e sulla base dei regolamenti di
contabilità dell'Ente parco, approvati dal Ministro del tesoro di concerto con il
Ministero dell'ambiente.
La comunità del parco è costituita dai presidenti delle regioni e delle province,
dai sindaci dei comuni e dai presidenti delle comunità montane nei cui territori
sono ricomprese le aree del parco. La comunità del parco è organo consultivo e
propositivo dell'Ente parco, il suo parere è obbligatorio:
•
sul regolamento del parco;
•
sul piano per il parco;
•
sul bilancio;
•
delibera, previo parere vincolante del Consiglio direttivo, il piano
pluriennale economico e sociale e vigila sulla sua attuazione.
Inoltre la Comunità del parco elegge al suo interno un Presidente e un Vice
Presidente.
Gli organi dell'Ente parco durano in carica cinque anni ed i membri possono
essere confermati una sola volta.
Strumenti di gestione
Una concreta e razionale gestione del patrimonio naturale, culturale ed
economico compreso nel sistema delle aree protette, può essere realizzata
adottando gli organi e gli strumenti di gestione introdotti dalla Legge Quadro
n. 394 del 6 dicembre 1991.
La legge quadro introduce negli artt. 11, 12 e 14 (Regolamento del Parco - Piano
per il parco - Iniziative per la promozione economica e sociale) gli strumenti di
gestione adottati dall'Ente parco e dalla Comunità del parco per l'elaborazione
di specifiche politiche di sviluppo delle aree parco che, attraverso il
coinvolgimento delle popolazioni interessate, possano conciliare gli obiettivi di
conservazione della natura con quelli di sviluppo socio-economico.
28
?
Piano per il parco – Con l’approvazione della 394 la pianificazione territoriale
del parco, attraverso il Piano del Parco, è diventata uno dei momenti più
qualificativi ed importanti per l’organizzazione del parco stesso e per la sua
gestione. A tale riguardo è bene precisare che “nelle aree naturali protette
compete priorità gerarchica alla conservazione, che è valore insuscettivo di
essere subordinato a qualsiasi altro interesse”, compreso quello economico, e di
tale primarietà deve ovviamente tenere conto il piano del parco. A tal fine esso
è sovraordinato agli altri strumenti di pianificazione e per tale ragione le
iniziative economico-sociali debbono ottenere il parere vincolante del consiglio
direttivo dell’Ente Parco, ivi compreso il Piano Pluriennale di sviluppo socioeconomico predisposto dalla Comunità del Parco.
L'Ente parco persegue la tutela dei valori naturali ed ambientali attraverso la
predisposizione del piano per il parco, entro sei mesi dall’istituzione (il piano
viene poi adottato dalla regione entro i successivi quattro mesi, sentiti gli enti
locali), che disciplina quanto segue:
•
l'organizzazione generale del territorio;
•
vincoli, destinazioni di uso pubblico o privato e norme di attuazione
relative con riferimento alle varie aree o parti del piano;
•
sistemi di accessibilità veicolare e pedonale con particolare riguardo ai
percorsi, accessi e strutture riservati ai disabili, ai portatori di handicap e
agli anziani;
•
sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale del
parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio,
attività agroturistiche;
•
indirizzi e criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull'ambiente
naturale in genere.
Si tratta dunque di prevedere l’organizzazione strutturale dell’intera area
destinata a parco con l’approfondimento di alcune questioni specifiche.
?
Regolamento del parco – Disciplina l'esercizio delle attività consentite entro il
territorio del parco rispettando le caratteristiche proprie del parco stesso. Il
regolamento è adottato dall’Ente Parco anche contestualmente al Piano per il
29
Parco e comunque non oltre sei mesi dall’approvazione del medesimo. Esso
disciplina in particolare:
•
la tipologia e le modalità di costruzione di opere e manufatti;
•
lo svolgimento e la circolazione del pubblico con qualsiasi mezzo di
trasporto;
•
lo svolgimento delle attività di ricerca scientifica e biosanitaria;
•
i limiti alle emissioni sonore, luminose;
•
lo svolgimento delle attività da affidare a interventi di occupazione
giovanile, di volontariato, con particolare riferimento alle comunità
terapeutiche, e al servizio civile alternativo;
•
l'accessibilità nel territorio del parco attraverso percorsi e strutture
idonee per disabili, portatori di handicap e anziani.
Non è possibile per il regolamento del parco disciplinare le problematiche di cui
sopra senza una base conoscitiva e valutativa appropriata. Il piano potrà essere
lo strumento di supporto ideale per assumere qualunque decisione rispetto alle
questioni sopra elencate.
?
Piano pluriennale economico e sociale – La Comunità del parco per promuovere
le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività
residenti all'interno del parco, entro un anno dalla sua costituzione elabora un
piano pluriennale economico e sociale. Il piano prevede:
•
la concessione di sovvenzioni;
•
la predisposizione di attrezzature, impianti di depurazione e per il
risparmio energetico, servizi ed impianti di carattere turisticonaturalistico;
•
l'agevolazione o la promozione, anche in forma cooperativa, di attività
tradizionali artigianali, agro-silvo-pastorali, culturali, servizi sociali e
biblioteche, restauro;
•
iniziative volte a favorire lo sviluppo del turismo e delle attività locali,
nel rispetto delle esigenze di conservazione del parco;
30
•
attività ed interventi diretti a favorire l'occupazione giovanile ed il
volontariato, nonchè l'accessibilità e la fruizione, in partcolare per i
portatori di handicap;
•
l'organizzazione, d'intesa con la regione o le regioni interessate, di
speciali corsi di formazione al termine dei quali viene rilasciato il titolo
ufficiale ed esclusivo di guida del parco.
Il piano ha durata quadriennale.
?
Misure d’incentivazione – Ai Comuni ed alle Province il cui territorio è
compreso in tutto o in parte entro i confini di un parco nazionale è attribuita
priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti per la
realizzazione di alcuni interventi come ad esempio: il restauro di centri storici
ed edifici di particolare valore storico-culturale; recupero dei nuclei abitati
rurali; attività culturali nei campi di interesse del parco; agriturismo, attività
sportive ecocompatibili, etc...
È necessario, dunque, guidare le politiche di incentivi e sviluppo, e il piano per
il parco deve fornire le indicazioni di base per i primi orientamenti in merito.
Zone di protezione
La legge quadro pone l'obiettivo di coniugare le esigenze di conservazione e
salvaguardia del patrimonio naturale con gli interessi delle popolazioni locali
attraverso l'avvio di forme di sviluppo sostenibile all'interno dell'area protetta.
La tutela dei valori naturali e ambientali, che la Legge affida all'Ente Parco, è
perseguita attraverso lo strumento del piano per il parco, che suddivide il
territorio in funzione del diverso grado di protezione. Il territorio del Parco è
dunque articolato "in aree o parti caratterizzate da forme differenziate di uso,
godimento e tutela". La zonizzazione del parco prevede quindi:
•
riserve integrali (Zona A) – nelle quali l'ambiente naturale è conservato
nella sua integrità.
•
riserve generali orientate (Zona B) – nelle quali è vietato costruire nuove
opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire opere di
trasformazione del territorio. Possono essere tuttavia consentite le
31
utilizzazioni produttive tradizionali, la realizzazione delle infrastrutture
strettamente necessarie, nonchè interventi di gestione delle risorse
naturali a cura dell'Ente Parco. Sono altresì ammesse opere di
manutenzione alle opere esistenti.
•
aree di protezione (Zona C) – nelle quali, in armonia con le finalità
istitutive e in conformità ai criteri generali fissati dall'Ente Parco,
possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi
di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché di pesca e
raccolta dei prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione
artigianale di qualità.
•
aree di promozione economica e sociale (Zona D) – facenti parte del
medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di
antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le
finalità istitutive del Parco e finalizzate al miglioramento della vita socioculturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da
parte dei visitatori.
La zonizzazione delle aree protette, nonostante rappresenti una evoluzione del
concetto di parco, che comprende la protezione integrale della natura e la
corretta gestione del territorio, è una componente essenziale ma non sufficiente
per la regolamentazione di un’area protetta. La rigida suddivisione in zone ha
già messo in luce tutti i suoi limiti negli insuccessi della passata pianificazione
urbanistica e territoriale: nella pianificazione dei parchi, dove si esaltano le
dinamiche evolutive di significative e qualificanti presenze naturali, si rendono
ancora più indispensabili criteri di analisi e di progetto interdisciplinari
(coinvolgenti competenze che vanno dal naturalista allo storico) capaci di
cogliere la complessa articolazione degli equilibri ecosistemici.
L’artificiosità propria della zonizzazione che porta all’individuazione di confini
tra aree destinate a gestioni diverse rischia di alterare l’unità organica del
territorio del parco, vocato in prima istanza alla conservazione delle risorse
naturali. E la necessità di comprendere all’interno del parco un sistema di
32
riserve bioconnesse non puo considerarsi mero traguardo normativo, ma
piuttosto l’essenza istitutiva del parco stesso.
Le riserve dovranno considerarsi come il “cuore” ed il motivo dell’esistenza
dell’intero sistema parco, la cui sopravvivenza dipende esclusivamente dai
rapporti che si vengono a stabilire tra riserve e parti periferiche. In particolare è
necessario ricercare un governo dell’area protetta capace di garantire la rigida
conservazione delle risorse naturali all’interno delle riserve ed il controllo del
sistema di relazioni già esistenti o nascenti tra riserve, aree di protezione, aree
di promozione, zone contigue e ambiti territoriali limitrofi. Si è in presenza
dunque di forme di pianificazione specialistica e di settore opportunamente
raccordate con la pianificazione ordinaria.
Riserve Naturali Statali
Come i parchi nazionali, anche le riserve naturali statali sono individuate,
istituite e disciplinate dallo Stato sentita la Conferenza unificata stato-regioni :
esse sono istituite ai sensi della legge n. 426 del 1998 con decreto del Ministro
dell’ambiente d’intesa con le Regioni sul cui territorio insiste la riserva statale. Il
decreto istitutivo della riserva statale deve determinare i confini e il relativo
organismo di gestione, precisarne le caratteristiche principali, le finalità
istitutive e i vincoli principali, stabilendo altresì indicazioni e criteri specifici cui
devono conformarsi gli strumenti di gestione della riserva e cioè il piano di
gestione e il relativo regolamento attuativo, adottati dal Ministro dell’ambiente
d’intesa con le Regioni.
Aree Marine Protette
Le Aree Marine Protette “..sono costituite da ambienti marini dati dalle acque,
dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse
per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con
particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza
scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono”.
33
La legge 31 dicembre 1982, n. 979, affida all’Ispettorato centrale per la difesa del
mare (allora direzione generale del ministero della Marina Mercantile, poi dal
1994, del Ministero dell’Ambiente) il compito istituzionale della difesa del mare,
non solo come tutela dell’ambiente marino e difesa del mare e delle coste
dall’inquinamento, ma altresì come promozione e valorizzazione delle risorse
marine. Le zone di particolare valore naturalistico da destinare ad aree marine
protette, le cosiddette aree di reperimento, sono individuate dalla legge 31
dicembre 1982 n.979 e dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394.
L’AMP Punta Campanella viene già menzionata nella prima legge ed è oggetto
di studio di questa tesi.
1.6 Aree Naturali Protette Regionali
Il D.P.R. 616/77 ha segnato una tappa fondamentale nel processo di crescita
delle aree protette in Italia: con il trasferimento delle competenze in materia di
aree protette dallo Stato alle Regioni e con la conseguente istituzione da parte
delle stesse dei Parchi Naturali, si interrompono decenni di assoluto silenzio e
di inattività.
I parchi naturali regionali, oltre ad aumentare sensibilmente la complessiva
superficie di territorio nazionale protetto, hanno dato l'avvio ad una stagione di
dibattito e di innovazione concettuale sui temi della forma, del ruolo e della
gestione delle aree protette.
In particolare le aree protette regionali, sulla base delle analoghe esperienze
condotte in altri Paesi europei, hanno saputo adattare il primitivo modello di
parco nordamericano alla complessa realtà dell'antropizzato mondo italiano: la
novità apportata da questi parchi è stata quella di aver cercato di coniugare la
conservazione delle risorse naturali con l'uso sociale delle stesse e con la ricerca
dello sviluppo compatibile per le popolazioni insediate.
I parchi si sono così proposti come terreno di sperimentazione ecologica
permanente, dove, con un nuovo approccio culturale ed economico, si riesca a
definire un modello di gestione territoriale da estendere al resto del Paese.
34
Le aree protette regionali coprono oggi una superficie di più di un milione di
ettari. Sulla scena di questo processo si stanno ora affacciando (a seguito
dell'approvazione della legge quadro nazionale e della legge 142/90 sul
decentramento delle competenze) anche le Province con la creazione di proprie
aree protette.
Principi della 394/91
I principi fondamentali contenuti nella 394/91 e relativi alle Aree Naturali
Protette Regionali sono:
•
la partecipazione degli Enti Locali interessati sia nell’istituzione delle
aree protette, sia nella gestione, come “la possibilità di affidare la
gestione alle comunioni familiari montane, anche associate tra loro,
qualora l’area protetta sia in tutto o in parte compresa tra i beni agro
silvo pastorali costituenti patrimonio delle comunità stesse”;
•
l’istituzione di aree naturali protette regionali viene effettuata
utilizzando soprattutto i demani e i patrimoni forestali della Regione,
Provincia o Comune;
•
per aree protette che insistono sul territorio di più regioni l’istituzione
avviene d’intesa tra le Regioni interessate;
•
è vietata l’attività venatoria, salvo prelievi faunistici ed abbattimenti
selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici in conformità al
regolamento.
Parchi Regionali
Istituzione
I parchi naturali regionali vengono istituiti da una legge regionale che definisce
la perimetrazione provvisoria e le misure di salvaguardia, individua il soggetto
per la gestione del parco e indica gli elementi del piano per il parco, nonché i
principi del regolamento del parco.
35
La gestione può essere anche affidata ad enti di diritto pubblico o consorzi tra
enti locali od organismi associativi, istituiti ad hoc. Per la gestione dei servizi
del parco possono essere stipulate convenzioni con enti pubblici, soggetti
privati o comunioni familiari montane.
Organizzazione amministrativa
Gli organi al solito si dividono in:
•
il Presidente
•
il Consiglio Direttivo
•
la Giunta Esecutiva
•
il Collegio dei Revisori dei Conti
•
la Comunità del Parco
Lo statuto del Parco prevede la forma organizzativa più appropriata al tipo di
realtà, indicando i criteri per la designazione del consiglio direttivo, la
designazione del presidente, i poteri dei vari organi, etc.
Gli enti di gestione possono avvalersi sia di personale proprio che di personale
comandato dalla regione o da altri enti pubblici.
Strumenti di gestione
Piano del parco – è adottato dall’organismo di gestione e viene approvato dalla
regione. Tale documento ha valore di piano paesistico e urbanistico e sostituisce
gli altri piani paesistici e urbanistici di qualsivoglia livello.
Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività
compatibili – è adottato dall’organismo di gestione del parco, tenuto conto del
parere espresso dagli enti locali territorialmente interessati, viene approvato
dalla regione e può essere aggiornato di anno in anno. Tale piano ha come
obiettivo quello promuovere e coordinare le iniziative atte a favorire la crescita
economica, culturale e sociale delle comunità residenti.
Le risorse finanziarie provengono, oltre che da erogazioni o contributi a
qualsiasi tipo da enti pubblici o privati, dai diritti e dai canoni riguardanti
l’utilizzo dei beni mobili e immobili del parco.
36
In ultimo la 394/91 prevede da parte del Ministero dell’Ambiente la
promozione di accordi di programma tra Stato, regione ed enti locali,
individuando gli interventi da realizzare per il perseguimento delle finalità.
1.7 Il mondo che ruota attorno ai parchi
Una volta analizzato il sistema normativo legato alle aree protette, e gestito dal
Ministero dell’Ambiente, passiamo a capire quali sono gli altri soggetti
impegnati nel lavoro che quotidianamente si svolge nelle aree protette di tutta
Italia.
Mi riferisco agli operatori che lavorano per completare le attività svolte dagli
Enti Parco, sia ai livelli più alti della gestione (rapporti con il Ministero –
Federparchi), sia nei rapporti con la comunità locale o con i fruitori delle aree
protette (cooperative e associazioni).
Federparchi
La Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali, fondata nel 1989, è
un'associazione volontaria di promozione sociale; essa riunisce 140 soci tra
Parchi nazionali e regionali, Riserve terrestri e marine, Amministrazioni e
Associazioni, che gestiscono quasi 300 aree protette per una superficie superiore
ai 2.500.000 ettari.
Federparchi opera, d’intesa con tutti i soggetti che agiscono nel campo della
tutela e della valorizzazione dell’ambiente, per promuovere la creazione del
sistema nazionale delle aree protette. Per questo obiettivo strategico
l’Associazione:
•
partecipa alla elaborazione teorica, alla progettazione ed alla attuazione
dei grandi programmi di sistema;
•
promuove il collegamento internazionale tra enti e istituzioni di tutela;
Federparchi rappresenta il Sindacato dei Parchi, ovvero fa da interfaccia tra gli
Enti Parchi e il Ministero dell’Ambiente portando all’attenzione di quest’ultimo
37
le istanze che emergono dai continui e frequenti incontri tra i rappresentanti dei
parchi ove si discute di problemi, iniziative e comunicazione all’interno del
Sistema delle Aree Protette Italiane. Essa inoltre, nel rispetto dell’autonomia dei
soci, rappresenta gli enti gestori delle aree naturali protette nei confronti degli
organismi dell’Unione Europea e, d’intesa con i Coordinamenti regionali, nei
confronti delle Regioni e degli Enti locali.
Per cui si può dire che l’Associazione opera in sintonia e d’intesa con le
Istituzioni pubbliche nazionali, regionali e locali, con le associazioni e con gli
organismi che agiscono nel campo della tutela e della valorizzazione
dell’ambiente naturale, per promuovere la creazione del sistema nazionale delle
aree protette.
•
favorisce la collaborazione tra i soci e la circolazione delle conoscenze e
delle esperienze gestionali;
In attuazione degli scopi per cui è stata istituita, Federparchi favorisce la
collaborazione, la circolazione delle informazioni, lo scambio delle conoscenze e
delle esperienze tra le aree protette e promuove il recepimento delle indicazioni
degli organismi nazionali ed internazionali per la tutela delle risorse naturali e
per lo sviluppo sostenibile del pianeta.
•
attua lo studio e la definizione di metodologie per la sostenibilità delle
attività umane in territori fragili;
•
sviluppa attività di informazione e divulgazione.
L’Associazione inoltre svolge tutte le attività di studio, di ricerca, di
divulgazione e di educazione ambientale, anche su incarico di altri soggetti
pubblici e privati, che permettano di stimolare e promuovere lo sviluppo del
sistema nazionale delle aree protette e dei singoli enti gestori dei parchi e delle
riserve, favorendo altresì metodi di gestione improntati all’allargamento della
democrazia e della partecipazione.
In conclusione Federparchi rappresenta una grande sovrastruttura di cui sono
dotati i parchi e le riserve naturali in Italia. Il suo ruolo si estrinseca in centinaia
di azioni che vanno dalla organizzazione di incontri seminari e dibattiti alla
gestione di un sito di rilevanza internazionale (www.parks.it – il portale dei
38
parchi
italiani)
alla
presentazione
di
documenti
presso
il
Ministero
dell’Ambiente e redatti in collaborazione con i gestori delle aree protette.
L’esperienza fatta dall’AMP Punta Campanella
Uno di questi documenti è stato preparato nel novembre 2003 proprio presso
l’AMP Punta Campanella. I precedenti incontri tra Federparchi e i Responsabili
delle AMP avevano evidenziato la necessità di costruire una politica di sistema
per le Riserve Marine, anche per affrontare temi scottanti che vanno dalla
gestione amministrativa e contabile al problema del marketing. Si è pensato
dunque di organizzare le attività in gruppi di lavoro formati dai Direttori delle
AMP in base alle specifiche competenze e al fattore “posizione geografica della
Riserva”. Per cui all’AMP Punta Campanella fu affidato il coordinamento del
gruppo di lavoro “Gestione ed Amministrazione”, composto dai Direttori delle
AMP: Isola di Ventotene, Penisola del Sinis, Capo Carbonara, Torre Guaceto.
Il gruppo di lavoro, in seguito a tre incontri, ha elaborato due documenti finali:
proposta di interpretazione o integrazione della direttiva concernente la
definizione del profilo di direttore o responsabile di una AMP e costituzione del
relativo rapporto;
regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, con previsione di pianta
organica di base, da proporre per l’adozione da parte di tutte le AMP.
Entrambi i documenti sono di grossa importanza per la gestione quotidiana
dell’AMP, in particolare il secondo che sulla scorta dei regolamenti adottati dal
Comune e dagli Enti Pubblici locali, rappresenta un punto di riferimento per la
gestione delle attività dell’Ente: esso prevede una nuova organizzazione
dell’AMP suddivisa in tre settori: amministrativo, finanziario-contabile, tecnicomanutentivo, ognuno dei quali presieduto da un responsabile. L’AMP inoltre,
come previsto dal documento, verrebbe dotata di strutture di staff suddivise in :
-
obbligatorie: Commissione di Riserva, Centro Visite, Comitato tecnicoscientifico;
-
facoltative: Centro di Educazione Ambientale (CEA), Osservatorio sulle
attività dell’AMP, altro.
39
Il regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi contiene anche il
primo dei documenti su citati e presentati dal gruppo di lavoro prima ad una
riunione con tutti i responsabili delle AMP e Federparchi, e poi al Ministero
dell’Ambiente. Le modifiche alla direttiva proposta dal Ministero per la scelta
dei Responsabili dell’AMP consistevano nel definire i requisiti che bisogna
avere per essere inseriti nella rosa dei “Responsabili di una AMP” in modo da
rendere l’albo accessibile anche a persone qualificate ma con pochi anni di
esperienza come dirigente in amministrazioni pubbliche.
La proposta presentata al Ministero prevedeva anche la definizione del
rapporto contrattuale: contratto a progetto a prestazione esclusiva della durata
di tre anni e non legato ai mandati elettivi degli organi politici del soggetto
gestore. Si tratta di misure atte a garantire continuità al lavoro svolto dall’Ente
Gestore dell’AMP. Il documento è tutt’ora in visione presso il Ministero
dell’Ambiente.
Cooperative ed Associazioni Ambientaliste
In genere con il termine “Servizi del Parco “ si intende tutta quella gamma di
attività che il parco promuove per la fruizione compatibile del territorio
protetto. Si va dalle semplici escursioni a piedi, alla gestione di aree pic-nic, o
alla promozione di campagne di monitoraggio o di studio, fino alla gestione di
vere e proprie strutture associate al parco come i Centri Visita o i Centri di
Educazione Ambientale.
Come si legge all’inizio di questo capitolo uno degli scopi principali di un’area
protetta è proprio quello di promuovere le istanze dello sviluppo sostenibile, a
partire dal territorio protetto che rappresenta un laboratorio vivente di scienze
naturali, che consenta la formazione di una cultura naturalistica, fondamento
per una futura gestione oculata delle risorse del nostro pianeta.
Tali attività vengono di solito svolte da gruppi di operatori che organizzati in
associazioni o piccole cooperative, trasformano in un linguaggio comune alla
comunità locale o all’insieme dei visitatori delle aree protette tutte le attività che
l’Ente Parco svolge e principi per i quali opera.
40
Questa tipologia di organizzazione del lavoro nelle aree protette ha reso
possibile l’avvicinamento per tanti ragazzi al fantastico mondo delle aree
protette.
Le organizzazioni più rappresentative di questa categoria sono:
WWF
Il World Wide Fund for Nature, fondato in Svizzera l'11 settembre 1961 da
scienziati, naturalisti e personalità di tutto il mondo preoccupate per il degrado
della natura nel pianeta, è la più grande organizzazione mondiale dedicata alla
conservazione della natura. Grazie al supporto di quasi 5 milioni di persone,
lavora incisivamente in più di 90 paesi. In oltre 40 anni di attività, ha contribuito
alla tutela degli ambienti naturali più minacciati della Terra e alla salvaguardia
di molte specie animali a rischio di estinzione. In Italia il WWF è attivo dal 1966
e grazie al sostegno di 260.000 soci ha messo al sicuro più di 30.000 ettari di
natura: le Oasi.
L'associazione è strutturata in uffici nazionali che operano nei singoli Paesi in
modo indipendente ma in coerenza con i programmi e gli obiettivi posti dal
WWF Internazionale. Oltre alle sedi nazionali il WWF opera anche attraverso
"Uffici di programma" mirati alla realizzazione di specifici progetti di
conservazione spesso transnazionali.
La sede del WWF Internazionale è a Gland, in
Svizzera. In Italia il WWF è strutturato con uno staff
centrale a Roma, e 20 sezioni regionali dove lavorano
altrettanti
segretari
regionali.
L'associazione
è
fortemente presente sul territorio grazie a circa 230
sezioni locali dove operano attivisti, gruppi locali o
volontari che agiscono sul territorio con una
incessante azione di denuncia, vigilanza, o di
supporto alle campagne nazionali.
Le attività del WWF nelle aree protette sono:
?
41
gestione di aree protette – si tratta di aree di
Figura 9 – Riserva
naturale Cratere degli
Astroni
proprietà dell’Associazione o gestite sulla base di affitti, concessioni,
accordi con proprietà, pubbliche e private. Si parla di un vero e proprio
sistema gestito in modo coerente, i cui obiettivi sono:
-
Conservazione
di
campioni
rappresentativi
di
ecosistemi
particolarmente rari o minacciati, aree di eccezionale valore
naturalistico ed habitat di specie in pericolo di estinzione;
-
Sensibilizzazione ed educazione ambientale;
-
Sviluppo della ricerca scientifica;
-
consolidare modalità e tecniche di gestione delle aree naturali
protette, esempi concreti di sviluppo sostenibile.
Il territorio protetto nelle 132 aree gestite dal WWF è di circa 32.000
ettari, di cui circa 26.000 gestiti direttamente, 5.000 gestiti in
collaborazione con altri enti o posti sotto l’egida del WWF, circa 1.000
ettari sono i Rifugi (piccole aree gestite dal WWF a livello locale, con
finalità didattiche e sperimentali, dove vengono svolte azioni particolari
o che sono il risultato o l’oggetto di progetti finalizzati). Il WWF gestisce
anche due Riserve Marine (Miramare e Torre Guaceto) e 4 Oasi Blu
(Scogli di Isca, Gianola, Villa di Tiberio e Monte Orlando).
?
gestione di specifici servizi per le aree protette – per esempio gestione di
strutture associate ai parchi come i Centri Visita, i Centri di educazione
ambientale o i Centri di recupero per la fauna selvatica.
?
attività di promozione, informazione, formazione, divulgazione, sensibilizzazione,
attraverso campagne informative, campi di volontariato, turismo
sostenibile, progetti nelle scuole, educazione ambientale.
Legambiente
Tutela dell'ambiente, difesa della salute dei cittadini, salvaguardia del
patrimonio artistico italiano... sono molti i campi in cui Legambiente è
quotidianamente impegnata, a livello nazionale e locale. Alle grandi battaglie si
affianca inoltre la quotidiana attività degli oltre centodiecimila soci e degli oltre
duemila tra circoli e classi per l'ambiente sparsi su tutto il territorio nazionale:
42
numeri che fanno di Legambiente la più diffusa associazione ambientalista
italiana, circa 1000 sedi in Italia coordinate dai comitati regionali che fanno capo
a legambiente nazionale con sede a Roma.
Particolarmente sviluppato è l’impegno di Legambiente per le aree protette
intese sì come misure di protezione degli ecosistemi più delicati e preziosi, ma
anche come strumenti formidabili per creare sviluppo e lavoro in settori
strategici e oggi molto penalizzati, come il turismo, l’agricoltura, l’artigianato e
la gestione dei beni culturali.
Questo impegno si traduce in progetti e attività specifiche, come i progetti
strategici per i grandi sistemi ambientali quali APE - Appennino Parco
d’Europa, ITACA - la rete delle aree marine protette delle isole minori o CIP —
Coste Italiane Protette, tutti progetti
mirati al consolidamento e rafforzamento
della Rete Ecologica Nazionale.
Si tratta di proposte concrete per integrare
la politica delle aree protette con le altre
politiche territoriali, orientandole verso la
sostenibilità,
sviluppo
per
che
straordinario
promuovere
metta
a
valore
uno
frutto
lo
aggiunto
rappresentato dai tesori di natura e
cultura che custodiamo.
L’attività
Figura 10 – Due delle tre unità di
Goletta Verde all’opera
di
Legambiente
nelle
aree
protette si concretizza anche attraverso le
campagne
"storiche"
dell’associazione,
che coinvolgono ogni anno centinaia di persone:
- Goletta Verde che promuove anche le aree marine protette con Profondo Blu;
- Salvalarte per la tutela e il recupero del patrimonio culturale;
- Spiagge e Fondali Puliti;
- Puliamo il Mondo, nelle aree protette ribattezzato Puliamo il Parco;
43
- In fondo al Mar e Li Voglio Vivi per la valorizzazione delle risorse delle aree
marine protette;
- i campi di Volontariambiente;
- Piccolagrandeitalia finalizzata all’approvazione della proposta di legge in
favore dei piccoli comuni;
- Carovana delle Alpi, viaggio attraverso il sistema ambientale alpino, nel quale
sperimentare politiche di sviluppo sostenibile.
Tante poi sono le iniziative specifiche per la conservazione della natura e lo
sviluppo sostenibile a partire da :
-
ReteNatura, il sistema attraverso il quale Legambiente gestisce,
direttamente o in collaborazione con altri Enti, più di 55 aree tra oasi e
riserve naturali;
-
i progetti Life natura e Life Ambiente, destinati alla tutela di habitat e
specie di interesse comunitario e allo sviluppo di tecniche e metodologie
ambientali innovative;
-
la Campagna nazionale anti-incendio boschivo condotta in diversi parchi
nazionali;
-
il
Centro
nazionale
di
allevamento
di
mastini
abruzzesi,
in
collaborazione con il Parco nazionale della Majella.
Numerose le iniziative per la valorizzazione delle produzioni di qualità come
l’Atlante dei prodotti tipici dei parchi italiani e Le Lane dei Parchi, per esempio
o delle attività di educazione ambientale come i Centri di educazione
ambientale.
Il sistema di Legambiente per la conservazione e la valorizzazione della natura
Natura e Territorio è un progetto nato per promuovere e mettere in rete tra loro
le numerose esperienze di adozione del territorio da parte delle strutture locali
di Legambiente.
L'associazione gestisce direttamente o in collaborazione con altri soggetti, 55
aree nelle quali ha avviato attività di conservazione, fruizione e divulgazione
della natura. Natura e Territorio interessa oasi e riserve naturali, siti di
44
importanza comunitaria e aree protette di interesse locale, aree faunistiche e
floristiche, rifugi e centri natura, aree geologiche e archeologiche, coinvolgendo
un territorio di oltre 10.000 ettari di superficie. Buona parte di queste sono
inserite nell'elenco ufficiale delle aree protette, in quanto ambienti di
significativo valore naturalistico, e sono sottoposti ad una scrupolosa e rigorosa
azione di tutela che assicura la loro più piena e corretta fruizione da parte dei
cittadini. Natura e Territorio comprende inoltre siti un tempo profondamente
degradati che, come avviene nella più tipica metodologia di intervento di
Legambiente, sono stati riqualificati dall'azione e dalla partecipazione del
volontariato, e trasformati in aree ad alto interesse naturalistico fruibili dai
cittadini.
LIPU
Nel 1965 inizia la storia della LIPU, la prima Associazione che in Italia si occupa
di protezione della natura, e il cui
scopo “...è quello di realizzare
azioni concrete per difendere la
natura selvatica e tutte le creature
che vi abitano, con particolare
attenzione nei confronti degli
uccelli che fungono da ottimi
indicatori ambientali”.
42.000 sostenitori, 100 Sezioni
locali, migliaia di Volontari, una
rete di 58 Oasi e Centri Recupero
visitati ogni anno da più di
200.000
persone,
fanno
della
LIPU la principale associazione
italiana per la protezione degli
uccelli.
45
Figura 11 – Le Oasi (in rosso) e i Centri di
Recupero (in blu) LIPU
Conservare la natura partendo proprio dalla protezione degli uccelli e dei loro
habitat, educare i giovani al rispetto del mondo in cui viviamo, sensibilizzare
l'opinione pubblica su temi importanti come la tutela dell'ambiente e
l'attenzione alla salute, questi sono i principali obiettivi definiti dallo Statuto
dell'associazione. Le attività della LIPU si possono dividere in 4 grandi aree:
Le strutture dedicate alla natura - la LIPU gestisce una rete di:
•
45 Oasi - dove la natura è protetta (segnale rosso);
•
9 Centri Recupero - dove gli uccelli e gli altri animali feriti vengono curati
(segnale blu);
•
Centri Cicogna - per la reintroduzione della Cicogna bianca in Italia.
I progetti di conservazione e di studio - la LIPU realizza:
•
progetti sul campo - per la tutela di specie e habitat minacciati;
•
progetti di ricerca - per approfondire la conoscenza di particolari specie o
per valutare l'impatto ambientale delle attività dell'uomo;
•
servizi di consulenza per la gestione naturalistica del territorio.
Le iniziative di educazione per diffondere una nuova etica ambientale:
•
educazione ambientale nelle scuole;
•
campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
Le attività di lobby e di vigilanza:
•
promozione di leggi che tutelano la natura, in campo locale, nazionale e
internazionale;
•
monitoraggio del territorio grazie ad un servizio di Guardie volontarie per controllare l'attività venatoria e combattere il bracconaggio .
Cooperative
Le Cooperative legate al mondo dei parchi e della natura lavorano per lo più
nei campi dell’educazione ambientale, del turismo verde e della gestione di
strutture per conto di aree protette, come centri visite o centri di educazione
ambientale.
Negli ultimi anni la politica del Ministero dell’Ambiente è stata quella di
preferire tali forme di organizzazioni, rispetto a quelle associative per
46
l’affidamento di incarichi. Le ragioni di tale scelta vanno ricercate in una
struttura economica più consolidata per le società cooperative, quindi maggiori
garanzie che tale tipo di organizzazione offre per quanto riguarda la gestione
delle risorse economiche che vengono trasferiti alle cooperative per svolgere gli
incarichi ad essa affidati dall’Ente Parco, o, se si tratta per esempio di un’Area
Marina Protetta, dal Ministero dell’Ambiente.
Una Cooperativa è dunque un’associazione di persone, che si riuniscono per il
raggiungimento e il soddisfacimento di un bisogno comune con una precisa
scelta di campo: da una parte i bisogni dell’uomo e la solidarietà al centro
dell’interesse, dall’altra il profitto come una condizione operativa da rispettare,
per essere efficienti e garantire la crescita sociale ed economica dei soci.
Figura 12 – Escursioni con le Guide Ambientali Escursionistiche
Concentrate soprattutto nella regione centro-settentrionale del nostro paese, con
picchi nella zona dell’Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio, le cooperative
che lavorano con finalità legate alla protezione della natura svolgono di solito le
seguenti attività:
•
educazione ambientale – nelle scuole, negli ambienti aperti, nelle
manifestazioni, accompagnano adulti, ragazzi e bambini alla scoperta dei
"segreti" della natura e delle tradizioni culturali delle popolazioni.
47
•
escursioni – conducono i gruppi in tutte le stagioni e negli ambienti più
diversi, compresi parchi ed aree protette, dalla montagna fino alla costa ed
al mare, utilizzando modi differenti per muoversi come a piedi, in mountain
bike, a cavallo, in canoa, a nuoto, in immersione subacquea ed altri ancora.
•
gestione di servizi e progetti legati all’ambiente per conto di Enti Pubblici.
Il 1994 rappresenta un anno chiave per gli operatori delle aree protette: viene
presentata in tutte le Regioni e Province Autonome italiane la proposta di legge
della A.I.G.A.E. (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursioniste) per la
disciplina dell’attività professionale della Guida ambientale Escursionista.
Grazie allo sforzo di questa associazione si inizia a delineare una nuova figura
professionale, la Guida Ambientale Escursionista, che racchiude tutte le attività
menzionate sopra. Laureati in scienze biologiche o in lettere moderne,
diplomati all’ISEF, specialisti di sport estremi, le guide ambientali escursioniste
lavorano in completa autonomia per quel che concerne la gestione di tutti gli
aspetti riguardanti la propria professione: la peculiarità consiste nel fatto che
ogni Guida si relaziona all’ambiente secondo le sue specifiche caratteristiche.
Le conventions dei parchi
Il mondo dei parchi, come si è ripetuto varie volte nel corso di questo capitolo,
rappresenta oramai una realtà molto estesa che racchiude più di settecento aree
protette, dai piccoli monumenti naturali ai grandi parchi nazionali. Come tutte
le realtà di questa portata, necessita di momenti di incontro all’interno dei quali
si mettono in mostra le attività svolte da ogni ente parco, principalmente per
scambiare informazioni, in linea con le politiche di sistema di cui si parlava
sopra.
Seminari, dibattiti, momenti di formazione, oramai non si contano più le
conventions lungo tutto l’arco dell’anno, organizzate di solito dagli Enti Parco
in collaborazione con Federparchi, Istituzioni universitarie o di protezione della
natura, ma anche in collaborazione con Enti Pubblici o associazioni
ambientaliste. Tali appuntamenti rappresentano l’occasione per:
•
conoscere e condividere risultati raggiunti ed esperienze realizzate;
48
•
far maturare progetti comuni e promuovere prodotti ed iniziative del
parco;
•
incontrare operatori del settore e conoscere lo stato dell’arte dei diversi
settori della conservazione della natura e dello sviluppo sostenibile.
Alcuni di questi incontri sono diventati degli appuntamenti fissi per gli
operatori dei parchi, come per esempio:
?
Mediterre – la fiera dei parchi del mediterraneo che di solito si tiene
all’inizio della primavera nella zona del Salento. Promossa dalla Regione
Puglia, dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dalla
Federparchi, e alla sua terza edizione, Mediterre è una manifestazione dedicata
ai parchi e alle aree naturali protette del Mediterraneo, nata per favorire
rapporti di scambio e collaborazione tra i diversi soggetti interessati a vario
titolo alla loro gestione.
?
Eco & equo – mostra mercato nazionale dei prodotti ecocompatibili ed
equo-solidali e vetrina su parchi, aree protette e attività legate alla cultura del
territorio, che si tiene ad Ancona nel periodo autunnale (ottobre – novembre).
Eco & equo viene organizzata da Regione Marche e Ente Regionale per le
Manifestazioni Fieristiche in collaborazione con Agices, l’Assemblea generale
che rappresenta le organizzazione del commercio equo presenti da oltre
quindici anni nelle nostre città. Tale evento è la continuazione di un vecchio
appuntamento per i produttori che lavorano in aree protette: Parco Produce.
?
Borsa Verde del Vallo della Lucania - nasce dalla volontà di promuovere lo
sviluppo dell'ecoturismo mediterraneo.
Numerosi sono anche gli incontri che si svolgono a livello regionale, come per
esempio:
?
Parchi in Mostra - Manifestazione per la promozione e lo sviluppo dei
territori protetti della Campania (Parchi Nazionali, Parchi Regionali, Parchi
Marini, aree protette, oasi) e per l’avvio di un percorso regionale di educazione
ambientale, destinato ai cittadini tutti e in particolare ai giovani.
49
Ancora da citare, sono una serie di momenti di formazione organizzati dalle
stesse cooperative ed associazioni ambientaliste di cui si è parlato in precedenza
in questo paragrafo.
50
CAPITOLO 2 – Le Aree Marine Protette
2.1 La protezione dell’ambiente marino
Il contesto internazionale
E’ in una fase relativamente recente che il problema della protezione
internazionale dell’ambiente marino ha cominciato a presentarsi in maniera
sempre più evidente all’attenzione degli operatori giuridici, sia di diritto
interno che di diritto internazionale.
Infatti l’esigenza di affrontare la questione della tutela del mare da varie forme
d’inquinamento si é posta di pari passo con il processo di industrializzazione ed
ha spinto gli Stati ad adottare una serie di convenzioni internazionali, stipulate
a partire dagli anni cinquanta, sia nella forma di convenzioni a carattere
settoriale, che in quella di convenzioni di carattere regionale.
Dunque i primi passi in materia di tutela dell’ambiente marino sono stati fatti
nell’ambito della riduzione dell’inquinamento costiero, o per meglio dire
inquinamento trans-frontaliero: la prima norma citabile è quella relativa alla
Fonderia di Trail e alla sentenza arbitrale emessa nel 1941 tra Stati Uniti e
Canada in cui si affermava che “ Secondo i principi di diritto internazionale nessuno
Stato ha il diritto di usare o permettere che si usi il proprio territorio in modo tale da
provocare danni al territorio di un altro Stato o alle persone e ai beni che vi si
trovino…”.
In seguito la necessità degli stati di fissare obblighi e diritti in particolari settori
della protezione dell’ambiente marino, favorisce durante gli anni ’50 e ’60 la
stipulazione di convenzioni internazionali sia a carattere settoriale che regionale
In tal modo comincia a formarsi il concetto di protezione internazionale
dell’ambiente marino.
Tra le convenzioni a carattere essenzialmente settoriale, che si limitano a
disciplinare taluni tipi di inquinamento, va citata la Convenzione per la
51
preservazione delle acque del mare dall’inquinamento da idrocarburi, adottata
a Londra il 12 maggio 1954 e la Convenzione sulla responsabilità civile degli
esercenti di navi nucleari, firmata a Bruxelles il 25 maggio 1962. Altre
riguardano la protezione dell’ambiente marino con riferimento a determinate
zone di mare, come l’accordo concernente la cooperazione in materia di lotta
contro l’inquinamento da idrocarburi delle acque del mare del Nord, firmato a
Bonn il 9 giugno 1969.
Si é venuta così intessendo tutta una rete di accordi regionali:
•
Convenzione di Copenaghen per l’inquinamento del Mare del Nord da
idrocarburi (16 settembre 1971);
•
Convenzione di Oslo sulla prevenzione dell’inquinamento per scarico da
navi ed aerei (15 febbraio 1972) in vigore fra più di dieci paesi europei;
•
Convenzione di Parigi per inquinamenti della terraferma (4 giugno 1975);
•
Serie di accordi bilaterali, come quelli che l’Italia ha concluso con la
Jugoslavia (14 febbraio 1974 e 10 novembre 1975) o con la Francia e il
Principato di Monaco (10 maggio 1976).
Sul piano regionale il modello più interessante é quello offerto dalla
Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo del 1976 per la
protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo.
L’interesse
manifestato
dalla
comunità
internazionale
alla
protezione
dell’ambiente marino si rafforza durante la Terza Conferenza delle Nazioni
Unite sul Diritto del Mare da cui scaturisce la Convenzione di Montego Bay il
30 aprile 1982. Il tema della «protezione e preservazione dell’ambiente marino»
é oggetto della XII parte della Convenzione e comporta 46 articoli ripartiti in
undici sezioni. La convenzione obbliga gli stati a proteggere e preservare
l’ambiente marino dall’inquinamento, e a tal fine impone agli stessi di
cooperare tra loro e con le organizzazioni internazionali competenti
Bisogna aspettare il 1985 per un primo atto internazionale dove si fa diretto
riferimento alle aree marine protette. Si tratta delle “Linee guida per la
protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento di origine terrestre”
emanato dal Consiglio Direttivo dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite
52
per la protezione dell’ambiente): “...gli stati devono prendere tutte le misure
appropriate, come l’istituzione di riserve e santuari marini, per proteggere al massimo
grado possibile determinate aree dall’inquinamento”.
In modo analogo si presentano alcune parti del Capitolo 17 dell’Agenda 21, il
programma di azione concordato da 183 paesi partecipanti alla Conferenza
delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno
del 1992, per cui è necessario proteggere habitat e aree marine ecologicamente
vulnerabili, sia che queste si trovino sotto giurisdizione nazionale, sia che si
trovino localizzate in alto mare. Tuttavia questi atti non possono imporre dei
vincoli a carico dei soggetti dell’ordinamento, tutt’al più possono esprimere una
opinio iuris degli stati, che con il passare del
tempo ed in stretta connessione con una prassi
rilevante degli stati, potrebbe portare alla
formazione
di
una
nuova
norma
consuetudinaria.
Ad oggi, però, una procedura che “vincoli” tutti
gli stati non esiste. Piuttosto esistono dei
meccanismi di valutazione e riconoscimento
inseriti
nel
contesto
dei
vari
trattati
internazionali, come per esempio gli accordi che
tutelano determinate aree per meglio garantire la
protezione di determinate specie animali. In
Figura 13 – Un pescatore
dell’isola di Creta
realtà, però, gli accordi internazionali che hanno avuto i maggiori risultati sono
quelli di tipo regionale, che coinvolgono un piccolo gruppo di stati, interessati
da uno stesso bacino di mare e conseguentemente dagli stessi problemi.
Si tratta in generale di protocolli emanati dall’UNEP, come:
•
Protocollo sulle aree specialmente protette del Mediterraneo (Ginevra, 3
aprile 1982);
•
Protocollo sulle aree protette e la fauna e la flora selvatiche della regione
dell’Africa Orientale (Nairobi, 21 giugno 1986);
53
•
Protocollo sulle aree marine protette costiere del Sud: est Pacifico (Paipa, 21
settembre 1989);
•
Protocollo sulle aree specialmente protette e la flora e la fauna dei Carabi
(Kingston, 18 gennaio 1990);
•
Protocollo sulle aree specialmente protette e la diversità biologica nel
Mediterraneo (Barcellona, 10 giugno 1995).
Dunque la convenzione di Ginevra del 1982 e il protocollo di Barcellona del
1995 rappresentano i punti di riferimento in quanto interamente dedicati alle
aree marine protette.
In genere tutti questi protocolli non prevedono un approccio rigido alla
materia, ma piuttosto lasciano un buon margine di discrezionalità agli Stati per
poter decidere quando, dove e in che modo agire per la creazione di aree
marine protette.
La questione della localizzazione delle aree protette segue una chiara
evoluzione temporale: dalla convenzione di Ginevra che prevede un’azione
limitata alle sole acque territoriali, al protocollo di Nairobi che comprende
anche la piattaforma continentale e la zona economica esclusiva, fino al
protocollo di Barcellona in cui si istituzionalizza la possibilità di creare aree
marine protette anche in alto mare.
Il contesto italiano – le aree marine protette
La penisola italiana si inserisce quasi al centro del Mediterraneo sviluppando
circa 8000 km di coste che costituiscono un patrimonio inestimabile per la
varietà di tipologie, di organismi vegetali ed animali, di testimonianze
archeologiche, storiche, artistiche ed architettoniche, per le diverse culture che
lungo esse si sono sviluppate. Nonostante queste peculiarità, la sensibilità verso
l’ambiente costiero e marino è stata a lungo molto bassa; l’attenzione e le azioni
adeguate per la tutela e lo sviluppo sono cresciuti solo negli ultimi decenni.
Per molto tempo la tutela è stata intesa solo come costruzione di strutture
artificiali per proteggere le coste dall’erosione, protezioni per altro spesso
inadeguate, o forme di salvaguardia delle risorse di pesca; un esempio
54
significativo è dato dal fatto che solo a partire dalla legge del mare (979/82) il
patrimonio
ittico
venne
considerato
una
componente
fondamentale
dell’ambiente marino, portatrice di un valore proprio, svincolato dai profitti
commerciali.
Dal punto di vista normativo, o degli ostacoli burocratici, la situazione non è
stata molto differente da quella delle aree protette terrestri; ciononostante,
mentre già prima della legge quadro era presente una discreta rete d’aree
terrestri protette, ulteriormente rafforzata dai parchi istituiti dopo il 1991, e pur
avendo già la legge del mare (979/82) introdotto un elenco di aree di
reperimento, a ciò non è seguita la concreta realizzazione di aree marine
protette. Oggi nel territorio nazionale sono presenti oltre 500 aree protette con
più di 2.300.000 ettari di superficie, di cui solo 160.000 marine.
Questi ritardi sono in parte attribuibili alla novità dello strumento di tutela del
mare: dopo la legge del 1982 servì tempo per adeguare l’organico ministeriale,
furono necessari tempi lunghi ad esempio per definire le modalità di
esecuzione degli studi di fattibilità da parte della Consulta per la Difesa del
Mare, ed a ciò si devono aggiungere i numerosi passaggi amministrativi
necessari per concludere l’iter burocratico e giungere alla creazione dell’area
protetta.
A tutto questo si deve aggiungere il fattore culturale: come osserva Moschini è
diffusa una minor consapevolezza dei rischi corsi dall’ambiente marino, e ciò è
dovuto in primo luogo alle minori conoscenze che l’opinione pubblica possiede
riguardo le dinamiche marine, ma soprattutto alla minor visibilità degli effetti
dell’inquinamento e della gestione errata delle risorse rispetto al territorio
terrestre. E’ evidente come la perdita di praterie di posidonia sia poco
percepibile come un danno ambientale rispetto a questioni visivamente più
impattanti e più vicine alla realtà quotidiana come la costruzione di un nuovo
svincolo stradale, ma se vi fosse un’adeguata informazione e educazione
l’opinione pubblica forse ne potrebbe cogliere la rilevanza in modo più esteso.
Un altro fattore, sempre collegato alla cattiva comunicazione o alla sua totale
assenza, è legato ai criteri che mediamente le persone utilizzano per valutare
55
l’esigenza di tutela. Per individuare aree che necessitano di una tutela
particolare negli ambienti terrestri molto spesso si fa riferimento a specie rare o
minacciate. L’importanza di queste motivazioni è ormai diffusamente
riconosciuta, per cui, il concetto di protezione di una specie in via d’estinzione e
legata ad uno specifico territorio ha generalmente un forte impatto emotivo ed è
più facilmente accettato da parte dell’opinione pubblica. Le valutazioni fatte
sulle condizioni del mare, sulla necessità di tutela, si rifanno ugualmente a
queste motivazioni ma nell’ambiente marino, date le caratteristiche fisiche,
raramente ci si trova di fronte habitat precisamente e criticamente circoscritti. In
ambito terrestre possono esistere più facilmente microambienti con scarse
connessioni rispetto gli ecosistemi adiacenti, questo favorisce l’esistenza di
moltissimi endemismi strettamente dipendenti da habitat specifici.In mare i
collegamenti sono di gran lunga maggiori, sia per gli spostamenti volontari
compiuti dalle specie nectoniche, sia per quelli involontari della componente
planctonica; gli endemismi sono quindi più rari ed il concetto di specie in
pericolo o habitat critico si può applicare solo a pochi casi, in particolare
mammiferi, tartarughe e uccelli marini. Su questi è effettivamente più facile
attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, mentre difficilmente sono capite le
preoccupazioni legate alla diminuzione di diversità genetica, con perdita di
popolazioni a causa d’inquinamento, o al sovrasfruttamento delle risorse di
pesca.
Inoltre il mare per lungo tempo è stato poco “vissuto”, e solo da ristrette
categorie, con una frequentazione limitata ad attività produttive e di svago
stagionale. Le spiagge affollate e trasformate per aumentare il comfort del
turista sicuramente non hanno favorito una conoscenza della costa come habitat
particolare, allontanando ancor di più la concezione di ambiente naturale da
gestire in maniera oculata.
Così, per anni, si è considerato il mare come luogo ideale per eliminare rifiuti
scomodi e sulle coste si è assistito ad una cementificazione selvaggia funzionale
alla richiesta del turismo balneare in pieno sviluppo.
56
Decenni di crescita della pressione antropica, in gran parte dei casi poco
rispettosa dell’ambiente, hanno contribuito al degrado dell’area costiera ed al
depauperamento delle sue risorse biologiche.
Ancora oggi il mare non è ritenuto, da buona parte dell’opinione pubblica,
realmente minacciato, anche se di fatto il Mediterraneo, pur rappresentando
solo lo 0,6% della superficie marina mondiale ne accumula il 25%
dell’inquinamento (Moschini, 1999).
Le aree marine protette
Le aree protette possono svolgere un importante ruolo nello sviluppo
sostenibile, in quanto favoriscono la protezione dell’ambiente e, nello stesso
tempo, promuovono la crescita economica e culturale dell’area.
Come abbiamo visto nel primo capitolo, nel corso degli anni si è giunti alla
conclusione che l’esistenza di vincoli nell’uso di una porzione di territorio è solo
apparentemente un limite allo sviluppo, poiché favorisce l’acquisizione di
tecnologie e di metodi di crescita compatibili con l’ambiente e perciò sostenibili
anche nei tempi lunghi.
Un esempio evidente è nell’ambito della pesca: l’esistenza di forme di tutela per
aree di riproduzione o reclutamento, in cui si escluda totalmente o in alcune
forme la pesca commerciale ha importanti conseguenze sulla pescosità delle
aree circostanti, infatti, evitando lo sfruttamento eccessivo, almeno in date zone
e fasi di crescita, si dà alla risorsa il tempo di rinnovarsi. Le aree protette
possono diventare così dei veri e propri “serbatoi naturali di specie”, non solo
d’interesse commerciale, da cui può ripartire la colonizzazione d’aree
circostanti che si trovino in condizioni ambientali peggiori.
Come nel caso generale della gestione dell’ambiente, anche la concezione di
area protetta è molto cambiata negli ultimi decenni. I parchi, ad esempio, da
elementi quasi estranei dal territorio, dove l’attività umana era praticamente
impossibile, con la Legge Quadro sulle Aree Protette (394/91) hanno assunto il
ruolo d’elementi centrali attorno ed all’interno dei quali costruire alternative ad
una gestione (o non gestione) basata solo sullo sfruttamento. L’evoluzione delle
57
forme di tutela, nel caso delle aree marine, è passata sostanzialmente attraverso
tre approcci. Inizialmente si contemplava solo la gestione e regolamentazione
delle singole attività legate al mare, come la pesca commerciale e la
navigazione, senza un reale coordinamento degli usi.
Successivamente si è puntato alla creazione di piccole aree marine protette
soggette a regolamentazione più restrittiva, o di cui era vietato totalmente l’uso,
senza una connessione con
la
gestione
dei
territori
esterni ad esse. Le linee più
recenti
inseriscono
la
protezione di determinati
siti
all’interno
gestione
di
più
una
ampia
dell’area costiera e marina,
in modo da garantire gli usi
multipli,
utilizzando
differenti regolamentazioni
nelle
diverse
aree.
Attualmente, pur essendo
la protezione ed il ripristino
di
valori
ecologici
biologici
la
ed
funzione
principale, alle aree marine
Figura 14 – Uno squarcio di mare da una grotta di Punta
Campanella
protette viene attribuito,
come
già
evidenziato,
anche un notevole ruolo nell’incentivare l’uso sostenibile delle risorse, tramite
ad esempio lo sviluppo di forme di ricreazione e turismo compatibili con
l’ambiente, e soprattutto promuovendo l’Educazione Ambientale e la ricerca. La
funzione educativa non si limita alla possibilità di avvicinarsi ad ambienti
particolari e ricchi dal punto di vista naturalistico, storico e culturale, ma si
58
realizza anche in quanto le aree protette sono fonte di modelli di sviluppo
sostenibile per le zone costiere, circostanti e non solo.
La protezione di un’area non implica l’esclusione da essa di qualsiasi attività
umana, in particolare produttiva, ma richiede la realizzazione di forme di
sviluppo diverse; il parco, la riserva diventeranno terreno di sperimentazioni
per quanto riguarda gestioni che favoriscano una crescita economica durevole,
democratica e compatibile con l’ambiente. Questo si potrà attuare solo
considerando l’area protetta all’interno di un sistema.
La gestione coordinata è estremamente importante nelle aree marine, date le
caratteristiche fisiche dell’ambiente che, tranne in particolari condizioni,
favoriscono la trasmissione d’effetti e sostanze in ampie aree. Per tutelare
un’area marina sarà necessario individuare una gestione adeguata della costa e
dell’entroterra, elementi che fortemente partecipano dei vari problemi
dell’ambiente marino.
Rapporti con le comunità locali
Il caso della tutela di particolari beni ambientali può essere anche esemplare
della necessità della partecipazione pubblica. Essendo tali beni di solito
caratterizzati dal fatto di essere geograficamente localizzati, di essere inseriti
quindi nel territorio di pertinenza di precise collettività, l’introduzione di
vincoli può provocare profondi conflitti con le comunità locali. Strumenti utili
per la tutela di particolari ambienti, di processi ecologici, della biodiversità,
rischiano di rimanere inutilizzati a causa della mancata condivisione delle
decisioni con chi vive in tali territori; si sta quindi sviluppando la
consapevolezza dell’importanza di conoscere il ruolo svolto dall’area nel
rapporto uomo ambiente, per capire meglio gli obiettivi di chi vive in un
determinato territorio.
Inoltre nell’area costiera insistono differenti attività produttive: industria,
turismo, pesca, acquacoltura, che rischiano spesso di entrare in contrasto tra
loro e con la tutela dell’ambiente, quando si sviluppano insieme.
59
Per superare questi conflitti è fondamentale realizzare un coordinamento tra i
numerosi soggetti che influenzano l’evoluzione delle zone costiere. Queste
forme di gestione sono purtroppo, in molte circostanze, bloccate dalla
complessità dei confini amministrativi e dalla molteplicità di soggetti
interessati, siano essi pubblici o privati. La frammentazione amministrativa e di
competenze è uno dei primi vincoli che l’istituzione di un’area protetta
dovrebbe contribuire a superare affinché la tutela dell’ambiente marino,
costiero in particolare, venga realmente effettuata e non si riduca ad un insieme
di piccole azioni di conservazione poco efficaci proprio perché isolate le une
dalle altre.
Dunque, perché la gestione risulti adeguata, non si devono assolutamente
trascurare le istanze delle comunità locali e di chi altri fruisce il territorio. Il
ruolo di sperimentazione di nuove relazioni tra uomo ed ambiente, che possono
svolgere parchi e riserve, non dovrà quindi essere limitato all’individuazione ed
impiego di nuove tecnologie ma sarà anche legato alla ricerca di strumenti
corretti per promuovere il consenso e, soprattutto, la partecipazione dei
cittadini al processo di costituzione, avviamento, gestione delle nuove aree
protette.
L’esigenza del coinvolgimento delle popolazioni nella tutela è forse sentita
ancor più nell’ambito marino che in quello terrestre, proprio per le
caratteristiche ambientali che non rendono possibili nette separazioni, controlli
costanti e rigidi, per cui, come ben evidenziato nella “Guida per l’istituzione e
la gestione delle riserve marine” dell’I.U.C.N., solo l’appoggio di chi vive tali
aree può garantirne il reale funzionamento e sviluppo.
La popolazione non deve essere perciò un attore secondario nella protezione e
nello sviluppo dell’ambiente, e soprattutto non si deve confondere la
partecipazione con la semplice comunicazione ai cittadini di scelte già effettuate
da altri. Purtroppo permane, ancora troppo spesso, l’abitudine di fondare la
valutazione e la successiva gestione di un bene ambientale solo su indicazioni
oggettive fornite da studi di carattere naturalistico.
60
Il consenso di chi vive nell’area viene preso in considerazione solo nel momento
in cui l'autorità locale deve applicare le norme redatte per preservare il
patrimonio naturale.
Tale modo d’agire, sicuramente corretto in quanto volto ad assicurare il
godimento del bene a tutti i cittadini, è frequentemente percepito dalla
comunità locale come un’invadenza, provocando generalmente reazioni di
rifiuto dell’area protetta.
E’ quindi fondamentale che la popolazione abbia la possibilità di dialogare con i
ricercatori e i pianificatori fornendo informazioni utili, ad esempio, per
l’individuazione di una corretta zonizzazione e quindi di un’adeguata
distribuzione dei vincoli. Perché la collaborazione non sia basata solo sulla
promozione degli interessi individuali o fondata su visoni stereotipate
dell’ambiente, è anche fondamentale che alla comunità siano forniti gli
strumenti per capire, essere consapevole delle ricchezze del proprio territorio,
così da saper compiere le scelte più opportune.
Il coinvolgere la comunità nell’individuare, gestire in maniera attiva aree sotto
particolare tutela non può quindi che aumentarne lo sviluppo, superando
contrapposizioni, spesso dovute solo a scarsa informazione, o strumentalizzate
da chi nutre interessi decisamente contrari allo sviluppo sostenibile.
Per lo sviluppo di una reale tutela del mare, in Italia, questa esigenza di crescita
culturale riguardo l’ambiente marino e l’area costiera in particolare è
sicuramente prioritaria.
Le maggiori e diversificate possibilità di fruizione dell’ambiente marino,
l’aumento dell’interesse per le immersioni, la vela e l’uso delle canoe, fenomeni
riscontrati in questi anni, hanno sicuramente riacceso l’attenzione per il mare,
ma mancando un’adeguata cultura frequentemente hanno causato ulteriori
problemi.
Spesso le riserve ed i parchi marini trovano opposizioni da parte di diportisti,
sommozzatori, pescatori, ossia da parte di chi dovrebbe avere interesse alla
tutela del mare. E’ evidente quindi come per proteggere adeguatamente
l’ambiente marino sia oggi fondamentale un cambiamento culturale che
61
l’istituzione di aree protette, attuata tramite l’adeguato coinvolgimento e
formazione della comunità locale, ha come obiettivo.
2.2 Il quadro normativo
Le leggi
La normativa nazionale di tutela delle aree marine si articola in:
•
Legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968 (che ne costituisce il
regolamento di attuazione)
•
Legge 31 dicembre 1982, n. 979 – Disposizioni per la difesa del mare
•
Legge 6 dicembre 1991 n. 394 – Legge quadro sulle aree protette
•
Legge 8 ottobre 1997, n. 344 - Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione
degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale
•
Legge n. 426 del 1998 – Nuovi interventi in campo ambientale
•
Legge 23 dicembre 2000, n. 388 – Legge Finanziaria 2001
•
Legge 23 marzo 2001, n. 93 – Disposizioni in campo ambientale
•
Legge 31 luglio 2002, n. 179 – Disposizioni in materia ambientale
Il percorso normativo delle Aree Marine protette può essere così sintetizzato:
?
La legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968, indicano la possibilità di
proteggere alcune aree significative per la tutela delle risorse biologiche, nel
contesto della gestione delle risorse di pesca, mediante l’istituzione di zone di
tutela biologica da parte del Ministero della Marina Mercantile (attualmente, in
seguito alla soppressione di questo Dicastero, le competenze in tema di pesca
marittima sono state trasferite al Ministero per le Politiche Agricole e Forestali).
Questo provvedimento vieta o limita nel tempo le attività di pesca nelle zone di
mare le quali, in base a dati scientifici, siano riconosciute come aree di
riproduzione o di accrescimento di specie marine di importanza economica o
che risultino impoverite da uno sfruttamento troppo intenso. Nelle zone di
tutela biologica, quindi, lo scopo della protezione non è la conservazione degli
ecosistemi naturali, bensì la salvaguardia delle risorse di pesca; in esse non si
62
prevede una gestione attiva, comprendente azioni di sviluppo delle attività
didattiche, ricreative e produttive compatibili, ma solamente il divieto di
esercitarvi attività di pesca.
?
Sino al 1982 l’alternativa alle zone di tutela biologica era, in Italia, la
concessione demaniale in aree costiere di limitata estensione, ai sensi dell’art. 36
del Codice della Navigazione, secondo il quale “l’Amministrazione marittima,
compatibilmente con le esigenze di pubblico uso, può concedere l’occupazione
e l’utilizzo, anche esclusivo, di beni demaniali e di zone di mare territoriale per
un determinato periodo di tempo”. Un ulteriore passo in avanti nella
realizzazione pratica di questa possibilità, per la prima volta sfruttata nel 1973
dal WWF per l’istituzione del Parco Marino di Miramare, è stato compiuto
grazie alla Circolare n. 237 del
1987, da parte del Ministro della
Marina Mercantile, con la quale le
Capitanerie
di
Porto
vengono
invitate a facilitare le procedure
per la concessione demaniale di
aree marine per l’istituzione di
zone protette. La concessione può
essere richiesta da Associazioni
ambientaliste, Università ed Enti
Parco terrestri prospicienti l’area
marina da proteggere.
?
Figura 15 – Il castello di Miramare, sede
dell’AMP più vecchia d’Italia
E’ però con la legge n. 979 del 1982 (“Disposizioni per la difesa del mare”)
che l’Italia si dota, per la prima volta, di uno strumento giuridico che prevede
l’istituzione di aree marine (definite nel testo non molto propriamente “Riserve
Marine”) in cui proteggere e salvaguardare l’ambiente naturale in quanto tale, e
non per finalità di gestione delle risorse ittiche di interesse economico. Prevale
così, finalmente, l’interesse per le caratteristiche naturali di un’area, con
particolare riguardo alla flora e alla fauna marine. Nella 979/82 ritroviamo la
definizione di una Riserva Naturale Marina, la modalità di istituzione, la
63
regolamentazione, e qualche riferimento sulla gestione. Ma di notevole
importanza è l’individuazione di venti aree di reperimento, ovvero aree marine
per le quali pare opportuno l’assoggettamento a protezione, ad opera della
Consulta per la difesa del Mare (istituita con DM 4/10/1979), cui compete
anche lo studio di fattibilità per l’istituzione della futura area protetta.
Viene istituito, presso il Ministero della Marina Mercantile, l’Ispettorato
Centrale per la Difesa del Mare con competenze relative al coordinamento degli
interventi a livello nazionale e locale nei settori dell’inquinamento e della difesa
del mare.
Nella parte finale della legge si parla di una spesa iniziale 3 miliardi di lire per
avviare i lavori di istituzione delle Aree Marine elencate.
?
Con la Legge Quadro le Aree Protette (394/91) hanno assunto il ruolo di
elementi centrali attorno ed all’interno delle quali costruire alternative ad una
gestione (o non gestione) basata solo sullo sfruttamento. Per quanto riguarda
l’ambiente marino, si delinea in modo sempre più chiaro il quadro per
l’istituzione e la gestione delle AMP: le aree marine protette rientrano in un
programma per le aree protette (PTAP) elaborato dal Ministero dell’Ambiente
ed adottato dal Comitato per le aree protette che specifica i territori che fanno
parte del sistema di protezione, e indica i termini per l’istituzione di nuove aree.
L’istituzione avviene con Decreto del Ministero dell’Ambiente e la gestione
viene affidata, tramite l’Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare, alla
competente Capitaneria di Porto (che ne esercita anche la sorveglianza) o ad
Enti di Ricerca, Istituti scientifici, Associazioni Ambientaliste. Nella legge
vengono individuate altre 26 AMP di reperimento.
?
La legge n. 344 del 1997 (“Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione
degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale”) integra l’elenco dei
siti di reperimento, con l’aggiunta dell’area “Torre del Cerrano”.
?
La legge n. 426 del 1998 (“Nuovi interventi in campo ambientale”) contiene,
innanzitutto, una nuova integrazione all’elenco, costituita dal “Santuario dei
Cetacei” nell’Alto Tirreno-Mar Ligure, istituito in collaborazione con i Ministeri
dell’Ambiente di Francia e del Principato di Monaco.
64
La legge, inoltre, porta modifiche alla 979/82 e alla 394/91 riguardanti
l’istituzione e la gestione delle AMP, aspetti che si approfondiranno nei minimi
particolari nel prossimo paragrafo.
?
Le leggi successive alla 426 riportano solamente piccole integrazioni o
modifiche alla legge quadro e all’elenco delle aree marine di reperimento.
Da quanto detto emerge chiaramente la complessità dell’iter burocratico.
I vincoli e la zonazione
La legge 394/91 articolo 19 individua le attività vietate nelle aree protette
marine, quelle cioè che possono compromettere la tutela delle caratteristiche
dell'ambiente oggetto della protezione e delle finalità istitutive dell'area.
I Decreti Istitutivi delle aree marine protette, considerando la natura e le attività
socio - economiche dei luoghi, possono però prevedere alcune eccezioni
(deroghe) ai divieti stabiliti dalla L. 394/91 oltre a dettagliare in modo più
esaustivo i vincoli. A tal proposito si rimanda ad ogni singolo Decreto Istitutivo
o eventuale successivo decreto di modifica e, laddove presente, al regolamento,
per ognuna delle 16 aree marine protette.
In generale la legge 394/91 vieta nelle aree marine protette:
•
la cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali e vegetali
nonché l'asportazione di minerali e di reperti archeologici;
•
l'alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e
idrobiologiche delle acque;
•
lo svolgimento di attività pubblicitarie;
•
l'introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di
cattura;
•
la navigazione a motore;
•
ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi;
Di norma l'Area Marina Protetta viene suddivisa in tre distinte zone a diverso
grado di tutela che, pur non prevedendo un limite assoluto alle tradizionali
attività legate al mare (prime fra tutte la pesca e il turismo), ne regolano lo
65
svolgimento in base alle diverse necessità di conservazione. Esse si distinguono
in:
•
Zona "A" di riserva integrale
•
Zona "B" di riserva generale
•
Zona "C" di riserva parziale
La zona di riserva integrale (A) è quella in cui sono generalmente vietate le
attività che possano arrecare danno o disturbo all'ambiente marino. Essa
garantisce la tutela della biodiversità e il ripopolamento delle specie animali e
vegetali, e pertanto prescrive, quasi sempre, il divieto di balneazione e di
navigazione,
escluse
solo
le
attività di ricerca scientifica.
La zona A delle AMP è un vero e
proprio santuario dove prevale
l’interesse
naturalistico
e
di
studio rispetto a tutti gli altri,
essa di solito viene istituita in
Figura 16 – Esempio di zonazione: il parco
sommerso di Cuma, con in basso a destra un
particolare sulla zona A di riserva integrale
luoghi difficilmente accessibili e
dove
solitamente
le
attività
dell’uomo, come per esempio il turismo, non sono praticate. Purtroppo le zone
A sono quelle meno estese all’interno di un piano di zonazione.
In genere la zona A si estende per meno del 10% del territorio protetto.
La riserva generale (B), al confine con la zona di protezione integrale, è quella
che coniuga la conservazione dei valori ambientali con la fruizione compatibile
dell'ambiente marino. In essa, in genere, sono consentite la balneazione, le visite
guidate anche subacquee, la navigazione (a remi, a vela o a velocità ridotta),
l'ormeggio e l'ancoraggio in zone limitate individuate dall'ente gestore. Le
attività di pesca consentite si limitano generalmente alle attività professionali
esercitate dai residenti, mentre la pesca sportiva, quando permessa, è
regolamentata rigidamente. La pesca subacquea è rigorosamente vietata.
La zona B in genere è un luogo ove la bellezza naturale del posto viene
preservata mediante misure restrittive, ma che consentono anche la fruizione di
66
tali tesori. Di frequente queste zone sono provviste di percorsi di seawatching
con maschera e pinne o meglio ancora con canoe e barche a remi per godere in
modo ecocompatibile degli ambienti naturali protetti.
In generale alla zona B viene destinato circa il 40% della superficie totale
protetta dell’AMP.
La zona di riserva parziale (C) in genere rappresenta la zona periferica
dell’AMP, dove sono permesse e regolamentate dall'Ente Gestore tutte le
attività di fruizione del mare a modesto impatto ambientale, quali la
navigazione delle
imbarcazioni
a
motore
(con
limitazioni
nella
lunghezza e nella
velocità
di
navigazione),
l'ormeggio,
l'ancoraggio,
piccola
la
pesca
tradizionale,
la
pesca sportiva e il
pescaturismo.
La
zona
C,
Figura 17 – Esempio di zonazione: l’AMP Capo Caccia – Isola
Piana, Sardegna
dunque, rappresenta un laboratorio di sperimentazione di attività compatibili
con l’ambiente, e di norma costituisce il 50% e più dell’AMP.
Con essa si completa il piano di corretta gestione di un ambiente naturale,
destinando una parte del territorio alla protezione integrale, una parte alla
fruizione turistica ed un altro alle attività antropiche, in linea con il concetto di
parco definito nella legge 394/91.
Occorre precisare che limiti e divieti nelle diverse zone sono esattamente
definiti ed individuati dai decreti istitutivi e dai regolamenti delle Aree Marine
67
Protette, che tengono conto delle peculiarità, caratteristiche e necessità di
ciascuna.
Iter legislativo per l’istituzione di una AMP
L’articolo 18 della legge 6 dicembre 1991 n. 394 indica le modalità di istituzione
di una riserva marina secondo la seguente procedura:
1. Individuazione delle “aree di reperimento”
Le “aree di reperimento”, cioè quelle aree che, per le loro caratteristiche, hanno
la “vocazione” a diventare aree da sottoporre a particolare regime di tutela e
gestione, sono state individuate nelle leggi: sono state definite dalle leggi
979/82 art.31, 394/91 art.36, 344/97 art.4, 426/98 art.2 e 93/01 art.8.
In base all’art. 2 comma 14 della 426/98 la Segreteria tecnica per le Aree Marine
Protette (STAMP) ha competenza ad individuare altre aree marine di
particolare interesse da destinare ad aree protette. In particolare, la 979/82 e la
394/91 hanno indicato rispettivamente 20 e 26 aree di reperimento, mentre la
344/97, la 426/98 e la 93/01 prevedono ognuna l’aggiunta di un’area di
reperimento all’elenco preesistente.
2. Istruttoria tecnica
Nell'ambito dell'elenco di aree di reperimento stabilito dalle leggi, per l'effettiva
istituzione di un'area marina protetta occorre innanzitutto disporre di un
aggiornato quadro di conoscenze sull'ambiente naturale d'interesse, oltre ai dati
necessari sulle attività socio-economiche che si svolgono nell'area.
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Direzione Protezione
della Natura, Servizio Difesa del Mare, per l'acquisizione di tali conoscenze e
dati può anche avvalersi di istituti scientifici, laboratori ed enti di ricerca. Gli
studi sono generalmente distinti in due fasi:
•
nella prima viene esaminata la letteratura già esistente sull'area;
•
nella seconda fase vengono effettuati gli approfondimenti necessari per
un quadro conoscitivo concreto ed esaustivo.
Successivamente gli esperti della STAMP possono avviare l'istruttoria istitutiva.
Al fine di delineare una proposta della futura area marina protetta che ne
68
rispetti le caratteristiche naturali e socio-economiche, gli esperti della STAMP
arricchiscono l'indagine conoscitiva fornita dagli studi con sopralluoghi mirati e
con confronti con gli Enti e le comunità locali. La definizione di perimetrazione
dell'area (i confini esterni), la zonazione al suo interno (le diverse zone A, B e
C), e la tutela operata attraverso i diversi gradi di vincoli nelle tre zone, sono
parte dello schema di decreto istitutivo redatto alla fine dell'istruttoria.
3. Adozione del Programma triennale per le aree naturali protette
La Conferenza Stato-Regioni, previo parere della Consulta tecnica per le aree
protette e sulla base delle indicazioni della L. 979/82 (art. 1), adotta il
Programma triennale per le aree naturali protette, elaborato dal Ministero
dell’Ambiente, che indica i territori oggetto del sistema di aree protette
(interesse regionale, nazionale ed internazionale), i termini per l’istituzione di
nuove aree, ampliamento o modifica di quelle esistenti, individuando la
delimitazione di massima e definendo la ripartizione delle disponibilità
finanziaria per ciascuna area e per ciascun esercizio (art. 4, L. 394/91). Quindi
sullo schema di decreto vengono sentiti la regione e gli enti locali interessati
dall’istituenda area marina protetta, per l’ottenimento di un concreto ed
armonico consenso locale.
4. Presentazione della proposta di istituzione
L’art. 18 della Legge 394/91 prevede che un’area protetta marina sia istituita
con Decreto del Ministro dell’ambiente (d’intesa con il Ministro del tesoro),
sulla base delle indicazioni del Programma triennale per le aree naturali
protette (PTAP, art. 4 - L. 394/91) ed in riferimento all’elenco delle aree marine
di reperimento. La proposta di istituzione, inserita nel PTAP, è presentata alla
Conferenza Stato-Regioni (L. 281/97), che delibera in merito all’istituzione
dell’area stessa e dispone i fondi necessari per il finanziamento di programmi e
progetti di investimento per le aree marine protette.
5. Istituzione
A questo punto, il Ministro dell'ambiente, d'intesa con il Ministro del tesoro,
procede all'effettiva istituzione dell'area marina protetta, autorizzando anche il
finanziamento per far fronte alle prime spese relative all'istituzione (L. n.394/91
69
art.18 e L. n. 93/01 art.8). Il Decreto Ministeriale, se non diversamente
specificato, entra in vigore il giorno successivo dalla pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale.
Il Decreto Istitutivo per l’Area Marina Protetta prevede:
•
la determinazione delle aree marittime e di demanio marittimo
costituenti la superficie delle aree stesse;
•
le finalità di carattere scientifico, culturale, economico ed educativo per
la cui realizzazione è istituita l'area protetta;
•
i programmi di studio e di ricerca scientifica nonché di valorizzazione da
attuarsi nell'ambito dell'area;
•
la regolamentazione dell'Area Marina Protetta con la specificazione delle
attività oggetto di divieto o di particolari limitazioni o autorizzazioni.
Il decreto identifica anche l’Ente di gestione, individuato in base all’art. 2
comma 37, L. 426/98: la gestione
delle aree protette marine, ai
sensi della normativa vigente, è
affidata
ad
istituzioni
enti
pubblici,
scientifiche
associazioni
o
ambientaliste
riconosciute.
Se
Figura 18 – Veduta aerea dell’AMP del
Plemmirio, una delle ultime istituite
l’area
protetta
marina
è
istituita in acque confinanti con
un’area protetta terrestre statale,
la gestione è affidata al soggetto individuato per la gestione dell’area terrestre.
6. Stipula della Convenzione
Il Ministero dell’ambiente stipula la convenzione con l’Ente di gestione
individuato (art. 19, L. 394/91).
7. Approvazione del Regolamento di gestione
Il Ministro dell’ambiente decreta l’approvazione del regolamento di gestione,
sentiti gli Enti locali interessati, l’Ente gestore e il parere della Consulta per la
difesa del mare dagli inquinamenti, così come previsto dall’art. 28 della Legge
70
979/82 e come modificato dall’art. 19 della Legge 394/91. Gli stessi articoli
indicano che la sorveglianza nelle aree protette è esercitata dalle Capitanerie di
porto, mentre la vigilanza è assicurata dal Ministero dell’ambiente.
8. Trasferimento di fondi ed avvio della gestione
Il Ministero dell’ambiente trasferisce i fondi assegnati per il funzionamento
dell’area protetta e l’Ente gestore avvia la gestione della stessa.
2.3 La gestione delle AMP
Prendendo ad esempio le Aree Marine Protette più conosciute si può capire
quanto è variegato il mondo degli Enti Gestori delle AMP: Ustica e Miramare
che sono le AMP di più vecchia istituzione sono gestite rispettivamente dal
Comune e dal WWF, per Capo Rizzuto l’Ente Gestore è la Provincia di Crotone
e per Punta Campanella un Consorzio dei sei comuni che ricadono nel territorio
protetto.
L’affidamento avviene con decreto del Ministro dell'ambiente, sentiti la Regione
e gli Enti Locali territorialmente interessati..Come evidenziato dalla tabella, la
maggior parte delle aree marine protette sono gestite dai comuni interessati.
Area Marina Protetta
Isola di Ustica
Capo Carbonara
Penisola del Sinis Isola Mal di Ventre
Isole Egadi
Isole di Ventotene e
Santo Stefano
Punta Campanella
Capo Rizzuto
Isole Ciclopi
Portofino
71
Ente gestore
Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto: Palermo
Comune interessato: Villasimius
Comune interessato: Cabras
Comune interessato: Favignana
Comune interessato: In affidamento a Ventotene (Ente
gestore della Riserva naturale a terra)
Consorzio fra 6 Comuni: Massa Lubrense, Positano,
Sorrento, Piano di Sorrento, S. Agnello e Vico Equense
Provincia: Crotone
Consorzio fra Comune e Università: Comune di Aci Castello
e Università di Catania
Consorzio fra 3 Comuni, Provincia e Università: Portofino,
S. Margherita Ligure e Camogli, Provincia di Genova e
Università di Genova
Torre Guaceto
Cinque Terre
Isole Tremiti
Miramare
Secche di Tor Paterno
Porto Cesareo
Tavolara – Punta Coda
Cavallo
Capo Gallo - Isola delle
Femmine
Capo Caccia - Isola
Piana
Isola dell'Asinara
Isole Pelagie
Museo Sommerso di
Baia
Museo Sommerso di
Gaiola
Plemmirio
La Maddalena
Santuario dei
Mammiferi Marini
Consorzio fra 2 Comuni e associazione ambientalista:
Comuni di Brindisi e Carovigno e WWF Italia (Ente gestore
della Riserva naturale a terra)
Ente Parco Nazionale a terra: Parco Nazionale delle Cinque
Terre
Parco Naturale del Gargano: Parco Nazionale del Gargano
Associazione ambientalista: WWF Italia
Ente pubblico: Ente Roma Natura
Consorzio tra i Comuni di Porto Cesareo, Nardò e la
Provincia di Lecce (gestione provvisoria)
Consorzio tra i Comuni di Olbia, San Teodoro e Loiri San
Paolo (gestione provvisoria)
Gestione provvisoria della Capitaneria di Porto: Palermo
Comune di Alghero (gestione provvisoria)
Ente Parco Nazionale dell’Asinara
Comune di Lampedusa e Linosa (gestione provvisoria)
Sovrintendenza Archeologica della Provincia di Napoli
Sovrintendenza Archeologica della Provincia di Napoli
Consorzio di Gestione
Ente Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio,
Direzione Protezione della Natura
Tabella 2 – Le AMP in Italia e i rispettivi Enti Gestori
Sono organi di gestione della riserva:
•
il Responsabile dell’area marina protetta
•
la Commissione di riserva
•
il Comitato consultivo tecnico-scientifico.
Al Responsabile dell’area marina protetta, nominato dall’Ente gestore, compete
l’attuazione delle direttive del Ministero dell’Ambiente per il perseguimento
delle finalità proprie dell’area marina protetta; in particolare, il responsabile
cura la gestione amministrativa e contabile dell’area medesima e organizza e
disciplina, d’intesa con il Comitato tecnico-scientifico, le attività consentite nelle
diverse zone di tutela.
72
La Commissione di riserva, avente attualmente sede presso l’Ente Gestore
dell’Area Marina Protetta, ha il compito di affiancare l’ente delegato nella
gestione dell’area marina protetta, formulando proposte e suggerimenti per
tutto quanto attiene al funzionamento dell’area medesima.
In particolare, esprime il proprio parere sul regolamento di esecuzione del
decreto istitutivo e l’organizzazione dell’area protetta oltre che sulle previsioni
delle spese relative alla gestione.
La Commissione è nominata con decreto del Ministro dell’Ambiente ed è
composta da:
•
1 rappresentante designato dal Ministero dell’Ambiente;
•
il Comandante della Capitaneria di porto o un suo delegato;
•
2 esperti designati dal Ministro dell’Ambiente in relazione alle particolari
finalità per cui è stata istituita l’area marina protetta;
•
2 rappresentanti dei Comuni rivieraschi designati dai Comuni stessi;
•
1 rappresentante delle Regioni territorialmente interessate;
•
1 rappresentante delle categorie economico-produttive designato dalla
Camera di commercio per ciascuna delle province interessate;
•
1
rappresentante
delle
associazioni
naturalistiche
maggiormente
rappresentative;
•
1 rappresentante del Provveditorato agli studi;
•
1 rappresentante dell’amministrazione per i beni culturali e ambientali.
In particolare la Commissione di riserva dà il proprio parere sulla proposta di
regolamento di esecuzione del decreto istitutivo e di organizzazione dell’area
marina protetta, oltre a valutare le attività e le spese di gestione, su richiesta
dell’ente gestore. La stessa può formulare proposte e avanzare suggerimenti per
tutto quanto concerne il funzionamento della riserva e deve necessariamente
essere riunita per approvare:
•
il piano quinquennale di valorizzazione ambientale;
•
il bilancio preventivo e il conto consuntivo;
•
la relazione annuale redatta dal Responsabile dell’area protetta sul
funzionamento dell’area stessa.
73
Il Comitato consultivo tecnico-scientifico è istituito con decreto del Ministro
dell’Ambiente, su proposta del Direttore generale dell’Ispettorato centrale per
la difesa del mare, sentiti l’Istituto centrale per la ricerca applicata al mare
(Icram) e la Commissione di riserva.
Il Comitato resta in carica quattro anni ed è presieduto dal Responsabile della
riserva. Ad esso sono demandati compiti di ausilio al Responsabile e alla
Commissione.
Lo staff
Il Responsabile dell’AMP è il dirigente dello staff che quotidianamente lavora
per la corretta gestione di un’area marina protetta. Di norma è l’unica persona
stipendiata direttamente dall’Ente Gestore dell’AMP.
In generale lo staff è composto principalmente da funzionari e ragionieri in
comandata da Enti Locali (di
solito il Comune) o anche
dalla Regione, per svolgere le
funzioni
amministrative
e
contabili dell’Ente Parco.
Le AMP si avvalgono anche
di operatori che a vario titolo
svolgono
mansioni
di
segreteria, monitoraggio dei
Figura 19 – Veduta area dell’Isola dei Cavoli e di
Punta Carbonara, che rientrano nella zona B
dell’AMP Capo Carbonara – Villasimius, Sardegna
territori
protetti,
ricerca,
interazione con altri Enti, ma
anche divulgazione delle attività della Riserva e in generale dei principi di
sviluppo sostenibile che sono alla base del concetto di Area Protetta. In generale
essi fanno parte di cooperative, piccole società o anche associazioni
ambientaliste che con l’affidamento mediante contratti a tempo determinato,
completano l’organico dell’Ente.
Tutto lo staff fa capo al Responsabile dell’AMP che coordina le attività e
promuove progetti di sviluppo, privilegiando quelli che mettono in relazione le
74
attività del Parco con la Comunità Locale di pescatori o di operatori turistici,
con l’obiettivo di valorizzare quelle attività che hanno un modesto impatto
ambientale, tipo la piccola pesca, o meglio ancora il pescaturismo, che
minimizzano l’impatto dell’uomo sulle risorse ittiche.
Il regolamento di attuazione del decreto istitutivo
Il regolamento dell'area marina protetta definisce in via definitiva e disciplina i
divieti e le eventuali deroghe in funzione del grado di protezione necessario per
la tutela degli ecosistemi di pregio.
Proposto dall'Ente gestore, sentito il parere della Commissione di Riserva, è
approvato con decreto del Ministro dell'ambiente.
Prima della formulazione del regolamento, un Ente gestore ha la facoltà di
applicare delle discipline provvisorie per alcune delle attività che si svolgono
all'interno dell'area marina protetta, naturalmente nell'ambito di quanto
stabilito dal decreto istitutivo.
2.4 Le Aree Marine Protette in Italia
Lo stato dell’arte
Nel corso degli ultimi sei anni il settore
delle aree protette marine è quello che
probabilmente
ha
fatto
registrare
i
progressi più significativi, passando dalle
sette aree marine protette del settembre
1997 alle 25 attuali (compreso il santuario
dei mammiferi marini e i parchi sommersi
di Baia e Gaiola), mentre per un’altra
decina l’iter istitutivo procede di buon
passo.
75
Figura 20 – Il Santuario per i
Mammiferi Marini, AMP
internazionale istituita con Accordo
tra Francia, Italia e Principato di
Monaco
Ma ancora più significative sono state le variazioni intervenute sul fronte
gestionale e delle iniziative di rizonazione e ridefinizione delle norme di tutela e
di gestione: basti pensare che vicende “Ustica” e “Capo Gallo” a parte, ancora
provvisorie, oggi non rimangono più AMP gestite direttamente dal Ministero
dell’Ambiente attraverso la locale Capitaneria di Porto. Per cui riassumendo
delle 25 Aree Marine Protette:
•
7 sono gestite da Consorzi di Comuni e altri Enti (Ciclopi, Porto Cesareo,
Portofino, Punta Campanella, Tavolara, Torre Guaceto);
•
6 sono gestite da Comuni (Capo Caccia, Capo Carbonara, Egadi, Pelagie,
Penisola del Sinis, Ventotene);
•
4 da Enti Parco (Cinque Terre, Isole Tremiti, Asinara, Arcipelago della
Maddalena);
•
2 da Capitanerie di Porto (C.d.P. di Palermo per le AMP di Ustica e Capo
Gallo, provvisoriamente, perché commissariate);
•
2 da Soprintendenze (Baia e
Gaiola);
•
2 da altri Enti Pubblici (Ministero
dell’Ambiente per il Santuario
dei
mammiferi
marini,
RomaNatura per l’AMP Secche
di Tor Paterno).
•
1 da Province (Capo Rizzuto);
•
1 da Associazioni Ambientaliste
(Miramare WWF);
In questi anni si sono conclusi con
successo alcuni iter di riperimetrazione
delicati, a Punta Campanella, a Capo
Rizzuto e, recentemente, a Penisola del
Sinis e alle Isole Ciclopi, riducendo
l’estenzione delle Aree Marine Protette
Figura 21 – Mappa delle secche di Tor
Paterno, l’unica AMP d’Italia
interamente sommersa
a fronte di un quadro di regole più uniforme e condiviso dalle realtà locali.
76
La prossima riperimetrazione delle Cinque Terre, ormai completata, andrà in
controtendenza, prevedendo addirittura un ampliamento dell’area protetta e
una nuova zona di riserva integrale.
Le istruttorie tecniche, condotte finalmente con una prassi “dal basso”, hanno
fatto registrare una forte condivisione dell’iter da parte delle popolazioni e delle
amministrazioni locali e il Ministero ha anche promosso una standardizzazione
delle regole per le AMP e per la redazione degli studi di fattibilità.
A tutt’oggi si può affermare che su 25 AMP almeno la metà prevede regole
nuove, più chiare ed omogenee. Un contributo importante a questo processo è
venuto dalle associazioni ambientaliste e dalle Centrali cooperative della pesca,
che hanno chiesto il massimo del coinvolgimento delle realtà locali, della
popolazione, dei soggetti economici nei processi che avrebbero portato alla
definizione dei decreti istitutivi o di riperimetrazione.
Dal punto di vista operativo, buona parte di questi risultati si deve all’attività
della Segreteria Tecnica per le AMP, l’organo previsto dalla legge 426 del 1998
insediato presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
all’indomani della soppressione della Consulta per la Difesa del Mare.
Si è trattato in ogni caso di un lavoro delicatissimo soprattutto se si considera
quali conflitti si erano determinati in molte località in seguito all’emanazione di
decreti sui quali non c’era stato alcun confronto locale. Al contrario il decreto
istitutivo è diventato, nel corso di questi anni, un punto di arrivo a valle di un
processo di condivisione e di partecipazione della scelta di realizzare una area
marina protetta. A riprova di ciò nei prossimi mesi vedranno la luce le nuove
AMP di S. Maria di Castellabate, Costa degli Infreschi (entrambe situate nel
Parco del Cilento), Capo Testa – Punta Falcone (Comune di S.Teresa di Gallura).
Inoltre sono in fase avanzata le istruttorie per l’istituzione dell’AMP
dell’Arcipelago Toscano e del Regno di Nettuno (Comuni dell’Isola di Ischia).
Anche sotto l’aspetto dell’esperienza gestionale, si è registrata una crescita
significativa: tutte le AMP hanno individuato un Direttore/Responsabile e
stanno acquisendo e perfezionando, nell’ambito di un programma ministeriale
77
le dotazioni minime per il funzionamento (Sede, Centri Visita, Mezzi,
Segnalamenti Marittimi, Cartellonistica, etc..).
È cresciuta nel complesso la capacità progettuale degli Enti gestori, anche
attraverso l’adozione di prassi standardizzate e trasparenti per la redazione di
programmi di gestione, e sono aumentate le risorse destinate al settore, anche se
spesso non hanno incontrato una adeguata capacità di spesa da parte degli Enti
Gestori.
Più recentemente, gli Enti Gestori delle AMP hanno cominciato a confrontarsi
con i problemi della definizione di una politica di sistema. È risultato evidente,
nel corso di questi anni, che lo sviluppo di una singola AMP è asfittico se non si
incrocia con quello delle altre AMP e che comunque tutto il sistema delle AMP
deve inserirsi nel più vasto sistema nazionale delle Aree Protette.
Superata la fase del confronto, negli ultimi anni tutte le AMP hanno aderito a
Federparchi, l’Associazione più rappresentativa del settore. Si tratta di un
passaggio emblematico, proprio in vista dell’adozione di una politica di sistema
comune per tutte le AMP, consentendo tra l’altro una più omogenea ed incisiva
politica di confronto con l’Amministrazione centrale.
Le aree marine protette istituite
Ad oggi, in Italia, le aree marine protette istituite ai sensi delle citate leggi sono
25 (vedi cartina
) e tutelano complessivamente circa 184 mila ettari di mare e
circa 580 chilometri di costa.
Nella cartina ci sono anche i due Parchi Sommersi di Baia e Gaiola (vedi cartina
), di recente istituzione e posti sotto tutela perché costituiti da un ambiente
marino avente rilevante valore storico, archeologico-ambientale e culturale: essi
conservano e i resti archeologici sommersi delle costruzioni situate in epoca
romana lungo tutta l'antica fascia costiera dei Campi Flegrei e di Napoli che si
estendeva fino a circa 500 metri dall'attuale linea di costa, e che oggi,
sprofondata per effetto del fenomeno vulcanico del bradisismo flegreo, giace
sommersa ad una profondità variabile da un minimo di 2 ad un massimo di 16
metri sotto il livello del mare.
78
Inoltre ritroviamo un’altra tipica tipologia di protezione dell’ambiente marino:
il Santuario per i mammiferi marini (vedi cartina
). Si tratta di un'area marina
protetta internazionale creata ai sensi di un Accordo internazionale tra Francia,
Italia e Principato di Monaco per tutelare un vasto tratto di mare costituito da
Figura 22 – Le 25 Aree Marine Protette istituite
zone marittime situate nelle acque interne e nei mari territoriali della
Repubblica francese, della Repubblica italiana e del Principato di Monaco,
nonché dalle zone di alto mare adiacenti. Per la sua vasta estensione, per la
vincolistica e per l'iter istitutivo, risulta atipica rispetto alle altre aree marine
protette italiane.
79
Le Aree Marine Protette di prossima istituzione
Figura 23 – Le 16 Aree Marine Protette di prossima istituzione
Le 16 aree marine protette di prossima istituzione sono le aree di reperimento
per le quali è stato avviato l'iter istruttorio.
Tale iter è previsto per le aree comprese nell'elenco delle 48 "Aree di
reperimento" indicate dalla normativa sulle AMP.
Nella cartina sono
rappresentate le 16 aree marine protette di prossima istituzione, qualunque sia
lo stato di avanzamento del previsto iter amministrativo.
80
Le Aree Marine Protette di reperimento
Figura 24 – Le 11 Aree Marine Protette di reperimento
Per Aree Marine Protette di Reperimento si intendono quelle AMP individuate
dalle leggi 979/82 art.31, 394/91 art.36, 344/97 art.4, 426/98 art.2 e 93/01 art.8,
ma per le quali ancora non sono stati completati tutti gli studi e le procedure
che danno il via alla fase istitutiva dell’AMP. Ad oggi se ne contano 11. La
maggior parte delle AMP di reperimento si trovano della parte meridionale
dell’Italia, in particolare ne sono previste cinque solo in Sicilia.
81
I punti critici
A questo quadro, per certi versi favorevole, fa da riscontro una situazione
caratterizzata da altrettante criticità sulle quali vale la pena soffermarsi.
In primo luogo va evidenziato il deficit legislativo del settore: la normativa più
organica in questa materia risale al 1982 (legge 979), dopodichè la legge quadro
sulle aree protette intervenuta nel 1991 ha interessato il settore limitatamente a
due articoli e le leggi che si sono succedute più recentemente sulla materia
hanno aggiunto elementi cercando di risolvere singoli problemi, ma il tutto in
assenza di un coordinamento e uno scenario di riferimento.
Vediamo di delineare i punti critici a livello di sistema e le situazioni
emblematiche che in questi anni ha vissuto il settore delle Aree Marine Protette:
•
Inadeguatezza del modello gestionale
A tutt’oggi rimane una grande distanza tra le AMP e il resto del sistema delle
aree protette, soprattutto relativamente alle modalità gestionali. È difficile
pensare che il settore delle AMP possa trovare una rapida integrazione nel
sistema più generale se non si predispongono quelle modifiche legislative che
rendano possibile quest’integrazione. In particolare ai primi è preclusa la
possibilità di dotarsi di proprio personale, anche solo con competenze
amministrative, e l’attività deve essere portata avanti contando esclusivamente
sulla disponibilità di personale da dedicare alla bisogna da parte dell’ente
gestore. Tale disposizione ha gettato nello sconforto tanti enti gestori che
ritengono di difficile prosecuzione un’esperienza gestionale senza unità di
personale aggiuntive, soprattutto se si considera che spesso si tratta di Comuni
con qualche centinaio di abitanti e con bilanci particolarmente esigui. A questo
si aggiungano le differenza sul piano amministrativo che caratterizzano le
diverse realtà gestionali, come ad esempio le scadenze per la presentazione del
bilancio preventivo che per Comuni, Enti gestori di AMP e Enti Parco sono
sfalsate, complicando ulteriormente la situazione.
•
Il demanio marittimo
Un groviglio di norme apparentemente inestricabile, che vede coinvolti comuni,
regioni, ministeri e capitanerie di porto rende il tema del “demanio marittimo”
82
uno dei problemi più complessi da risolvere. L’avvenuto passaggio delle
competenze in materia dallo Stato alle regioni e ai Comuni (D.Lgs. 112/98) è
stato recentemente messo in discussione da un pronunciamento del Consiglio
di Stato, interpellato dal Ministero dell’Ambiente, che ha attribuito la
competenza al rilascio delle concessioni demaniali nelle aree protette al
ministero delle infrastrutture. Naturalmente tale decisione non è stata accettata
di buon grado dalle regioni, e, quindi, oltre a profilarsi un serrato confronto
Stato–Regioni che richiederà tempi geologici per essere risolto, l’assenza di un
quadro di certezze e di procedure concordate lascia il sistema in stand-by sul
fronte dei campi ormeggio per la nautica da diporto, intervento strategico dal
punto di vista turistico, economico, della tutela ambientale e della
regolamentazione della fruizione.
•
Gli Enti Gestori - Il caso Ustica
L’epilogo del lungo contenzioso tra Ministero dell’Ambiente e Comune di
Ustica sulla gestione della Riserva Marina è stato un discusso decreto del
Ministero di revoca della gestione al comune, e affidamento provvisorio alla
Capitaneria di Porto di Palermo. Fermo restando che le difficoltà gestionali e
amministrative dell’AMP erano, e sono oggi più che mai un fatto oggettivo, e
che negli ultimi mesi l’Amministrazione Comunale non aveva saputo
imprimere alcuna svolta ad una situazione fortemente compromessa (tre
direttori avvicendatisi in un anno e mezzo), la necessità di far fronte ad una
gestione carente è sfociata in un provvedimento che ha azzerato il
funzionamento della riserva, alzato il conflitto politico e fatto perdere consenso
e immagine all’AMP stessa. Per di più l’affidamento provvisorio alla
Capitaneria di porto ha segnato il “de profundis” per l’AMP: delle strutture
messe in piedi nel corso di questi anni si è persa traccia ed il patrimonio di
esperienza accumulato dalla più nota e più antica riserva marina italiana
sembra essere stato dilapidato in breve tempo. Forse è questo un chiaro
esempio della necessità di coinvolgere nella gestione di un AMP enti più stabili
politicamente, come per esempio un consorzio di gestione con la Regione o con
la Provincia.
83
•
Le commissioni di riserva
In questi anni è andato via via perdendo peso ed autorevolezza il ruolo delle
commissioni riserva, organi consultivi che affiancano l’Ente gestore nelle scelte
strategiche e di pianificazione. Si è trattato di un’occasione persa per garantire
maggiore partecipazione alle realtà locali e alle categorie socio-economiche
interessante rispetto alle scelte decisionali. Se da un lato è mancato un confronto
utile tra le associazioni ambientaliste, le centrali cooperative della pesca e le
altre categorie rappresentate nelle commissioni, anche a livello centrale si è
registrato uno scarso coordinamento delle attività delle commissioni,
sostanzialmente abbandonate a se stesse, all’iniziativa e all’interpretazione delle
norme del singolo presidente o membro. Prova ne sia che non ci sono
spiegazioni per la mancata istituzione delle commissioni di riserva delle Isoli
Ciclopi e delle secche di Tor Paterno, così come non sono state istituite per una
discutibile interpretazione normativa da parte del ministero, le commissioni di
riserva delle isole tremiti e di Ventotene e Santo Stefano. In tutti questi contesti
territoriali dove le commissioni di riserva non sono state istituite, i pescatori e le
altre categorie “marine” sono completamente tagliati fuori dalla gestione.
Recentemente, inoltre, le designazioni dei rappresentanti degli ambientalisti
negli organismi delle AMP appaiono sempre meno condivisibili e dettate da
logiche di diluizione della forza di interlocuzione politica delle associazioni.
•
Altre problematiche di sistema
Gli accordi intercorsi nel 1997 e nel 2000 con le regioni Sardegna e Sicilia hanno
sostanzialmente esteso le competenze e la potestà delle regioni in materia di
istituzione e gestione, secondo una scelta di decentramento amministrativo e di
centralità degli enti locali. Tuttavia, tali intese sono state totalmente disattese
proprio dalle Amministrazioni Regionali, che, passate all’incasso dei loro
accresciuti poteri di veto e di intesa si sono dimenticate di investire risorse,
promuovere il settore e contribuire a risolvere i conflitti sociali e politici: così è
stato in Sardegna per l’Asinara, Tavolara e Penisola del Sinis, così è stato in
Sicilia per Capo Gallo e per Ustica. Piuttosto che un contributo, si è registrata
una colpevole inadempienza.
84
•
Servizi essenziali
Da ultimo, una considerazione sui finanziamenti ministeriali alle AMP: nel 2003
si è imposto uno stop ai programmi di gestione presentati con le procedure
abituali, con l’obiettivo di assicurare prima l’assolvimento dei compiti di
gestione “essenziali”. È pur vero che in molti casi gli Enti Gestori non erano
ancora in grado di garantire il funzionamento di base dell’AMP (segnalazione,
sorveglianza, funzionamento amministrativo, sedi, uffici, mezzi, etc..) .
Tuttavia, se da un lato è stato giusto riallineare il sistema su un’unica linea di
galleggiamento il funzionamento di base, tale blocco di finanziamenti ha
rischiato di penalizzare le realtà più avanzate che già assicuravano la maggior
parte dei servizi essenziali.
Dunque il mondo delle aree Marine Protette risulta essere estremamente
variegato e in movimento, e Punta Campanella rappresenta sicuramente un
riferimento in questo sistema nazionale di protezione del mare.
85
CAPITOLO 3 - L’Area Marina Protetta Punta Campanella
3.1 Peculiarità dell’AMP
Il Golfo di Napoli: crocevia biologico del Mar Mediterraneo
La penisola italiana rappresenta
un
importantissimo
unione
tra
due
ponte
di
continenti
caratterizzati da fattori climatici
medi
abbastanza
differenti:
Europa (clima temperato)
e
Africa
-
(clima
equatoriale
tropicale).
Questa linea di terra, anche se
non congiunge i due continenti,
rappresenta
un
interessante
punto di passaggio per specie che
nel
corso
del
tempo
Figura 25 – La penisola italiana
hanno
evoluto comportamenti migratori, servendosi della penisola italiana come
appoggio per i lunghi e
stancanti spostamenti da
un continente all’altro.
E, sempre nel corso del
tempo, questa linea di
terra,
per
la
sua
particolare posizione, ha
visto
la
progressiva
colonizzazione da parte
Figura 26 – Il Golfo di Napoli
di
specie
tipiche
di
ambienti anche molto diversi, come le coste del Nord Africa e quelle
86
dell’Europa, che hanno voluto sperimentare adattamenti a climi leggermente
diversi, o che hanno trovato in questi luoghi ottimi siti di riproduzione e
nutrimento.
Per cui la penisola italiana, che mostra caratteri climatici sia del nord
Mediterraneo che delle coste del nord Africa, risulta essere un incredibile
crocevia di specie animali e vegetali.
A sua volta il Golfo di Napoli, situato al centro di questo grande bacino, riflette
a pieno le caratteristiche appena descritte, con acque ricche di una grossa
miscela biologica e contenenti elementi floro-faunistici provenienti da tutti gli
stock biogeografici del Mediterraneo. Il tutto va ad integrarsi con una ricchezza
di microhabitat dovuti alle peculiarità geomorfologiche e idrologiche di questa
zona, per i quali è stato eletto come sito storico per gli studi della biologia
marina.
La penisola sorrentina
La Penisola Sorrentina e la sua propaggine occidentale, la Punta della
Campanella, si inseriscono in questo quadro estremamente interessante nel
Figura 27 – La Penisola Sorrentina vista dal Golfo di Salerno
87
quale la presenza dell’uomo, con punte di densità di abitanti che non hanno
eguali in Europa, porta ad un continuo impatto sull’ambiente, e soprattutto
sulla risorsa ‘mare’, che in alcuni casi pare irrecuperabile.
Figura 28 – Il Vesuvio e parte del Golfo di Napoli visti da Massa Lubrense
Storicamente questi luoghi sono stati sempre valorizzati dalla presenza umana,
perché anche l’uomo qui ha trovato ottime condizioni climatiche, oltre che
terreni fertili e acque pescose per la vita e lo sviluppo economico, e questo è
testimoniato dalla grande concentrazione di realtà culturali, storiche e
archeologiche presenti nel breve arco compreso tra i Campi Flegrei, Golfo di
Napoli e Golfo di Salerno.
La parte centro-settentrionale del Golfo ospita la città di Napoli, le cui
propaggini sia orientali che occidentali presentano un continuum di abitazioni,
porti e industrie: Bagnoli e Pozzuoli da un lato, Ercolano, Torre del Greco, Torre
Annunziata e Castellammare di Stabia dall’altro.
Sono poche le aree del Golfo che si salvano da questo violento impatto e la
Penisola Sorrentina, è una fra queste: essa presenta solo modesti insediamenti
urbani e industriali, e ha mantenuto per lo più preservato il suo ambiente, con
un alternarsi di uliveti e agrumeti che pian piano degradano a mare.
88
Inquadramento geologico-strutturale della Penisola Sorrentina
La penisola sorrentina è una dorsale carbonatica che si staglia sul mare Tirreno
a separare il golfo di Salerno da quello di Napoli. Tale dorsale è sviluppata in
direzione NE-SO, e disposta trasversalmente alla catena appenninica e
,
Figura 29 – Carta geo-strutturale
costituisce un rilievo strutturale che si interpone tra 2 ampie depressioni: la
piana Campana e il golfo di Napoli a Nord, la Piana del Sele e il Golfo di
Salerno a Sud (BRANCACCIO et al., 1991).
Entrambi i versanti della
dorsale sono interessati da
faglie che hanno dato luogo
a ripide superfici di origine
strutturale,
interrotte
da
incisioni fluviali sul lato
amalfitano
e
terrazzi
su
sorrentino.
89
da
ampi
quello
Figura 30 – L’Isola di Capri (in primo piano) e la Punta
della Campanella separati dalla Bocca Piccola
Tra l’altro tale penisola condivide gli stessi lineamenti tettonici con la vicina
isola di Capri, dalla quale è separata da un breve tratto di mare – Bocca Piccola
– ampio all’incirca 5 Km e profondo in media 70 m.
La successione stratigrafica del promontorio è rappresentata da terreni
carbonatici mesozoici in facies di piattaforma, e, subordinatamente, da
coperture terrigene mioceniche e da piroclastiti, ascrivibili ad attività vulcanica
del Somma-Vesuvio e dei Campi Flegrei (PERRONE, 1988).
Caratteri morfo-strutturali
L’insieme degli aspetti stratigrafici e tettonici evidenti nel settore terrestre
hanno un riscontro anche nel dominio marino, dove si osserva una chiara
asimmetria nell’estensione e nei gradienti delle piattaforme continentali nel
settore a Nord rispetto a quelli a Sud (MILIA A. e TORRENTE M., 1999;
AIELLO et al., 1999).
Figura 31 – Sezione geo-strutturale della penisola sorrentina
I caratteri strutturali appena delineati determinano l’attuale fisiografia della
penisola: i brevi e ripidi pendii del versante amalfitano vengono, infatti,
sostituiti lungo il tratto settentrionale da pendenze più dolci, sviluppate su
distanze maggiori, che riflettono l’asimmetria monoclinale sorrentina.
Infatti da un punto di vista morfo-strutturale il fianco meridionale della
penisola corrisponde a un ripido versante di faglia costiero, variamente
interessato da corsi d’acqua effimeri ad elevato gradiente di pendenza, e
caratterizzato dalla presenza di ripiani di abrasione sommitali. Tale
90
configurazione dà luogo ai numerosi e diffusi fenomeni di instabilità e
alluvionamento,
spesso
a
carattere catastrofico che da
almeno 1000 anni interessano i
vari insediamenti urbani ubicati
alla base delle falesie e allo
sbocco di corsi d’acqua.
Procedendo
verso
ovest
l’ultimo rilievo della penisola
sorrentina è rappresentato dal
Figura 32 – Le ripide falesie del Versante
meridionale della Penisola Sorrentina
Monte San Costanzo, che mostra un ripido versante orientale, interessato da
continui distacchi di blocchi per scalzamento al piede della rupe calcarea, come
testimoniano i grossi accumuli di detrito al piede del rilievo. Il versante
meridionale invece presenta una gradinata di faglie dirette che dislocano a
diverse altezze la sommità del rilievo. Tale motivo strutturale da anche luogo
all’insenatura della Baia di Ieranto, approfondita dall’erosione marina
(CINQUE, 1986).
Oltrepassata la Punta della Campanella la costa occidentale della penisola
risulta caratterizzata da falesie poco sviluppate e discontinue, che determinano
corsi d’acqua più lunghi e a minore pendenza.
Caratteri stratigrafici
L’ossatura della dorsale è costituita da una potente successione di rocce calcaree
e dolomitiche nel tratto che va dalla Sella di Cava dei Tirreni fino a Punta
Scutolo e continuano ad affiorare più oltre fino a Punta Campanella su ripido
versante meridionale. Tali depositi oltre a formare l’ossatura dell’intera
penisola formano anche numerosi scogli e piccole isole (Li Galli, Vetara,
Vervece, scoglio a Penna, etc) presenti sia lungo la fascia costiera sorrentina che
amalfitana.
Se invece si osserva il versante sorrentino, si rinvengono terreni costituiti
prevalentemente da arenarie e marne, litotipi questi che per la loro maggiore
91
morbidezza ed erodibilità giustificano l’attuale geometria più morbida del
paesaggio.
A queste spianate erose in tempi più antichi (pliocene, pleistocene inf.) sulle
successioni di rocce già descritte, se ne alternano altre di origine deposizionale
costituite da tufi e piroclastiti (prodotti vulcanici sciolti quali ceneri, sabbie,
pomici, lapilli) legati all’attività dei vicini centri vulcanici campani. A titolo di
esempio, l’area depressa compresa tra i due blocchi di Punta Scutolo e Capo di
Sorrento è stata colmata, circa trentamila anni fa, dall’accumulo di una potente
formazione tufacea che la rende
perfettamente spianata (la Piana
di Sorrento). In questa zona è
stata rilevata la presenza di tufo
fino alla profondità di 70 m . in
località Piano di Sorrento.
La
geo-morfologia
condizionato
la
ha
distribuzione
demografica dando luogo ad
insediamenti
urbani
molto
concentrati (es. baie allo sbocco
dei valloni in costiera amalfitana)
oppure estremamente diffusi sui
Figura 33 – Piana di Sorrento - il versante nord
della penisola è caratterizzato da falesie poco
sviluppate e discontinue, e piccole piane costiere
ripiani a morfologia regolare
(Meta, Piano di Sorrento, Sorrento, Agerola, Tramonti).
Della
stessa
situazione
geologica
va
tenuto
conto,
ovviamente,
nell’individuazione delle soluzioni ai problemi dell’inquinamento e ancor più
nella fase progettuale di opere a ciò finalizzate. Ad esempio la situazione
strutturale a blocchi fagliati rende quasi improponibile, perché pericolosa e
costosa, la realizzazione di una rete di smaltimento dei liquami lungo l’intero
asse delle costiere. Inoltre la ripida topografia delle coste e dei fondali cui molto
spesso si associa una elevata energia del moto ondoso, rende molto complicata
la realizzazione di quelle condotte sottomarine che in questi particolari
92
ambienti risulterebbero molto vulnerabili con ripercussioni sia economiche che
ecologiche.
Settori marini
Nei fondali circostanti la Penisola Sorrentina è stata rilevata una alta variabilità
morfologica che rispecchia il particolare assetto strutturale dell’area.
Già da una prima analisi emerge che i fondali reggono pendenze discrete: tale
caratteristica consegue dalla presenza in subaffioramento del substrato
roccioso, dalla vicinanza di una dorsale montuosa a breve distanza dalla costa,
e dalla presenza a fondo mare di sedimenti a granulometria prevalentemente
sabbiosa.
Nel settore settentrionale si osservano gradienti variabili tra 1.5° e 11° per i
fondi mobili, pendenze fino ai 20° per le aree con substrato subaffiorante e oltre
i 40° per le pareti incise in roccia. Il versante meridionale presenta valori delle
pendenze comprese tra 2.4° e 20° per i fondi mobili, oltre i 20° per le aree con
subaffioramento
del
substrato, e cigliate in
roccia in alcuni casi
quasi sub-verticali.
Molti
allineamenti
riconoscibili a fondomare, sono spesso la
prosecuzione
elementi
Figura 34 – Le elevate pendenze delle falesie che
caratterizzano il territorio di Punta Campanella
strutturali
evidenti
emersi
degli
nei
e
settori
sottendono
porzioni di fondo con substrato roccioso affiorante o sub-affiorante.
Nel settore di costa che corre dalla Baia di Mitigliano fino alle Mortelle
affiorano le più spettacolari cigliate in roccia. Quelle rivolte a ovest nord-ovest
presentano pendenze comprese tra i 30° e i 40°, quelle rivolte ad est e a sud-est
93
risultano molto più acclivi fino a raggiungere in alcuni tratti la sub-verticalità in
diretta prosecuzione con la falesia emersa. FOTO GARGIULO
Particolarità ecologiche
In questa sede, analizzando il comparto bentonico marino, s’intendono
evidenziare gli aspetti che rendono la Costiera Sorrentino-Amalfitana di
estremo interesse ambientale e paesaggistico anche per la sua parte subacquea,
al punto da considerarla idonea per l’istituzione di una AMP.
Il
comparto
bentonico,
ovvero
l’insieme di organismi che vivono in
stretto rapporto con il fondo del mare,
costituisce il sistema ecologico marino
che
meglio
integra
le
‘condizioni
medie’ dell’ambiente, e rappresenta il
punto di riferimento per individuare le
Figura 35 – Tipico paesaggio sottomarino
dei fondali di Punta Campanella
diverse
subacqueo
tipologie
e
per
di
paesaggio
comporre
le
‘mappature biologiche’ dei siti marini nelle valutazioni di impatto ambientale o
negli studi di fattibilità delle aree naturali protette.
Nell’illustrare le diverse tipologie e la localizzazione delle associazioni
bentoniche presenti lungo la penisola non si può prescindere dal considerare
innanzitutto la geomorfologia del fondo stesso, in quanto il substrato è fattore
di primaria importanza nel determinare la distribuzione, la struttura e la
dinamica delle associazioni biologiche che su di esso si insediano.
La geomorfologia costiera della Penisola Sorrentino-Amalfitana è molto
peculiare e diversa rispetto a quella della restante parte del Golfo, che presenta
decisi caratteri derivanti dall’azione vulcanica del Vesuvio.
I principali fattori che determinano la struttura dei popolamenti bentonici sono:
•
la presenza di alte falesie di natura calcarea;
•
la presenza di un corpo d’acqua profondo che interessa la parte centrale
del Golfo di Napoli e lambisce le sue parti più esterne.
94
Le alte falesie calcaree
La principale caratteristica della
zona posta sotto tutela risiede
soprattutto nelle alte falesie di
natura
carbonatica
che
ritroviamo in queste zone, che si
prolungano a mare fino ad oltre
50 m. di profondità. Tali falesie
rendono la costa alta e scoscesa,
con rari seni e piccole rientranze
della costa, ove il declivio è
meno scosceso.
Le falesie che si affacciano nel
bacino del Golfo di Napoli
poggiano su una grande piana
Figura 36 – Falesia di S. Lorenzo nel versante
settentrionale della penisola
fangosa, il Napoli Slope, che rappresenta il limite della piattaforma
continentale. Nel versante Salernitano la piattaforma continentale si riduce di
parecchio, raggiungendo rapidamente i 600 e più metri di profondità.
Gli effetti della notevole pendenza della costa sull’ambiente marino sono:
•
scarsa presenza dei substrati incoerenti (sabbie e fanghi), e presenza
quasi esclusiva di substrati coerenti (rocce) fino ad oltre 50 metri di
profondità;
•
limitata superficie disponibile, a parità d’intervallo batimetrico, per
l’impianto dei popolamenti bentonici;
•
riduzione dei popolamenti fotofili (tipici di ambienti bene illuminati e
caratterizzati dalla dominanza di organismi sessili di tipo vegetale) ad
una fascia batimetria particolarmente superficiale;
•
aumento della distribuzione batimetrica dei popolamenti sciafili (tipici di
ambienti scarsamente illuminati e caratterizzati dalla dominanza di
95
organismi sessili di tipo animale), che risalgono dagli ambienti profondi,
dove normalmente si ritrovano, fino a pochissimi metri di profondità;
Le formazioni carbonatiche invece determinano:
•
la presenza di specie di particolare interesse biologico e paesaggistico che
in genere non si rinvengono su altri tipi di
rocce (ad es. molti Antozoi, come la
madreporaria Asteroides calycularis, e
Bivalvi,
come
il
dattero
di
mare
Lithophaga lithophaga);
•
la formazione di ampie grotte, molte delle
quali
sottomarine,
per
fenomeni
di
carsismo dovuti allo scioglimento del
calcare da parte dell’acqua percolante
dalla superficie, che possono ospitare
associazioni faunistiche molto particolari.
Figura 37 – Colonie di
Asteroides Calycularis
Il canyon sottomarino
Un’altra peculiarità, di tipo idrologico stavolta, consiste in un ripido canyon che
dalle profondità del Tirreno centrale risale proprio al centro del Golfo di
Napoli.
Per questo motivo la parte centrale del Golfo di Napoli è interessata soprattutto
dall’acqua del largo, che lambisce anche le zone più esterne del golfo, come la
Penisola Sorrentina e l’Isola di Capri a Sud, le isole di Ischia e Procida a Nord
(CARRADA G.C. et al., 1982; RUSSO G.F., 1995).
Quest’acqua ricca di nutrienti e priva di inquinanti di solito scorre in
profondità, ma al limite del golfo di Napoli si incanala in questo canyon
sottomarino, fino a giungere nella parte più superficiale del corpo d’acqua,
andando a vivificare e ripulire una delle zone dove è più intensa l’attività
dell’uomo: non dimentichiamo la foce del fiume Sarno a Castellammare di
Stabia, o il porto industriale di Napoli a San Giovanni.
96
Figura 38 – Il canyon sottomarino del Golfo di Napoli
La presenza di questo corpo d’acqua proveniente dal largo determina:
•
lo spostamento e la dispersione dello strato d’acqua superficiale
inquinato per via delle attività antropiche;
•
un processo di magnificazione produttiva delle reti alimentari (i nutrienti
che arrivano dal fondo attraversano la catena alimentare, dando la
possibilità ad ogni comparto trofico di svilupparsi), che porta ad una
particolare ‘rigogliosità’ (elevata biomassa) delle associazioni bentoniche
con organismi sessili di substrato roccioso che formano coperture
biologiche pluristratificate, senza che si manifestino fenomeni di distrofia
del sistema, e rendendo quest’area così ricca e pescosa .
Le associazioni biologiche
A seconda dell’organizzazione delle comunità animali e vegetali, le tipologie
più caratteristiche delle associazioni biologiche presenti sui fondi sottomarini
costieri della Penisola Sorrentina possono essere riassunte in:
•
97
associazioni di substrato solido: falesia calcarea e grotta sottomarina;
•
associazioni di substrato mobile: sabbioni biodetritici e prati di Posidonia
oceanica.
Associazioni di falesia calcarea
Sono di gran lunga le associazioni più diffuse lungo i fondali della Penisola.
Esse sono caratterizzate solo nei primi metri di profondità (in genere fino a circa
5-10 m) da comunità fotofile, in cui gli organismi dominanti sono vegetali;
soprattutto alcune specie di alghe, sia verdi (Clorofite) che brune (Neofite), bene
adattate
ad
un
ambiente
esposto
a
luce
intensa
e
ad
elevato
idrodinamismo.FOTO
Tuttavia il fenomeno più caratteristico ed appariscente lungo le falesie della
Penisola è la risalita, anche in pochi metri d’acqua, di comunità sciafile, che in
genere caratterizzano i fondali rocciosi oltre i 40 m di profondità, laddove la
luce si attenua e con essa anche il rigoglio algale, che di luce necessita per i
processi fotosintetici.
Il fenomeno della risalita di tali organismi è dovuto soprattutto alla notevole
inclinazione
del
substrato, che favorisce la
formazione di ambienti
poco
esposti
alla
radiazione solare anche
in
prossimità
della
superficie.
Le associazioni sciafile
rendono
Figura 39 – Biocenosi del coralligeno
molto
spettacolare il paesaggio
subacqueo. Gli organismi vegetali, sebbene ancora presenti soprattutto con il
gruppo delle alghe rosse (Rhodophyta), non costituiscono più il principale
elemento strutturante la comunità di falesia.
Sono invece gli animali sessili, cioè quelli fissi al substrato, che costituiscono
l’elemento dominante del popolamenti, con una grandissima ricchezza di specie
98
dalle morfologie e dalle gamme cromatiche tra le più varie ed appariscenti in
ambiente marino.
Note col termine di ‘coralligeno’, cioè ‘generatrici di corallo’ – poiché il corallo
rosso ne dovrebbe essere l’elemento caratterizzante…se le popolazioni di
questa specie non fossero state distrutte nel corso dei secoli da una pesca
indiscriminata (RUSSO G.F. e CICOGNA F., 1996) – tali associazioni rivestono
grande interesse anche da un punto di vista biologico e naturalistico, poiché
sono caratterizzate da una elevatissima biodiversità, con organismi che
ricoprono completamente il fondo in più strati sovrapposti.
Tra gli animali sessili numerose sono le specie di Spugne, sia erette che
incrostanti, Idroidi, Briozoi e Antozoi. Le popolazioni di Antozoi hanno lungo
la costiera uno sviluppo particolare: davvero paesaggisticamente spettacolari e
biologicamente interessanti sono le vaste superficie colonizzate da Asteroides
calicularis, una delle poche specie di madreporari viventi nel Mediterraneo
(abbondantissimi, invece, nei mari tropicali ove sono tra i principale organismi
costruttori di barrire coralline), per il quale proprio le falesie calcaree della
Penisola Sorrentina costituiscono l’estremo limite settentrionale dell’areale di
distribuzione. Tutti questi animali sessili hanno sviluppato adattamenti per una
alimentazione da sospensivoro. Essi filtrano il particolato organico in
sospensione e pertanto possono svolgere una discreta funzione depuratrice
della colonna d’acqua.
Associazioni di Grotta sottomarina
La costiera Sorrentino-amalfitana costituisce uno dei siti più ricchi di grotte
sottomarine del Mediterraneo. Senz’altro esse costituiscono un patrimonio
naturalistico di primaria importanza in quanto si tratta di ambienti con
caratteristiche chimico-fisiche e biologiche peculiari.
Le grotte sottomarine sono abitate da comunità animali (i vegetali si fermano
nell’avangrotta per l’estinzione della luce) composte da specie molto particolari
se non addirittura rare (come il celenterato del genere Alcampoides purpurea),
99
adattate all’assenza di luce e ad un’alimentazione tipica della catena trofica del
detrito.
Tipico è anche il fenomeno
della
risalita,
in
queste
‘enclaves’, di elementi di
fauna profonda anch’essa di
ambiente
sciafili
e
troficamente legata all’input
di detrito organico piuttosto
che
alla
produzione
biomassa
per
di
via
fotosintetica.
Figura 40 – Carta delle principali grotte sottomarine
(individuate dai tratti blu) di Punta Campanella
Le grotte svolgono inoltre
una importante funzione di rifugio (lontano dai principali predatori) per i primi
stadi di sviluppo (cosiddetto ‘giardino d’infanzia’) di numerose specie che allo
stadio adulto vivono negli ambienti litorali.
L’importanza di tale sistema carsico nell’ambito dell’intero bacino del
Mediterraneo è anche documentato dal gran numero di accurati studi di cui è
stato oggetto. Sviluppatesi soprattutto negli ultimi trenta anni (da quando cioè
l’immersione subacquea ha consentito l’accesso negli ambienti di grotta
sommersa),
ricerche
nelle
condotte
grotte
Penisola
sono
pietre
le
della
Sorrentina
considerate
miliari
conoscenza
nella
degli
ambienti marini, basti
pensare
alla
Figura 41 – Grotta sottomarina
notissima Tyrrenia Expedition, ed al libro di RIEDL (1966) Biologie der
Meereshohlen, che da questa spedizione prese spunto, nonché agli studi condotti
100
da ricercatori di numerosi istituti italiani che hanno evidenziato il ruolo di vero
e proprio laboratorio naturale, soprattutto della grande grotta di Mitigliano
(CATTANEO VIETTI e RUSSO, 1987).
Associazioni di sabbioni biodetritici
I sabbioni biodetritici sono presenti soprattutto alla base delle falesie e nel
canale di Bocca Piccola, che separa Punta Campanella dall’isola di Capri. La
consistenza grossolana del sedimento è dovuta all’azione di forti correnti di
fondo che trasportano verso la parte più interna del golfo gli elementi più fini,
che decantano laddove un ridotto idrodinamismo lo consente.
Questi sabbioni ospitano comunità alquanto particolari, come quelle
caratterizzate dalla presenza dell’anfiosso (Branchiostoma lanceolatum), ormai
sempre più raro, quelle più profonde associate alle alghe calcaree che,
incrostando le particelle di sedimento, si accrescono a formare quei veri e propri
ciottoli ‘viventi’ che costituiscono la cosiddetta formazione a pralines. Le
pralines, sono molto rare nel Mediterraneo e sono una caratteristica rilevante di
quest’area.
Praterie di Posidonia
Posidonia oceanica è una pianta marina di notevole importanza nei sistemi marini
litorali del Mediterraneo, per l’ossigenazione dei fondi, per l’attutimento
dell’effetto erosivo delle onde e delle correnti lungo la costa e per la sua
funzione di elemento di base per il ripopolamento della costa, in quanto le sue
fronde offrono riparo e consentono la riproduzione e lo sviluppo dei giovani di
molte specie, anche pregiate.
Non forma vaste praterie lungo la Costiera Sorrentino-Amalfitana, ciò perché i
fondali incoerenti entro la batimetrica dei 30 m (ove la piante preferibilmente
attecchisce) sono poco estesi ed hanno pendenze notevoli, salvo che in alcuni
seni caratterizzati da conoidi di accumulo incoerente.
La pianta è comunque diffusa con distribuzione discontinua lungo tutto il
perimetro costiero della penisola. Si riscontra soprattutto all’interno delle baie e
101
nelle cave, ove il fondale degrada con declivio più lieve. Si tratta tuttavia di aree
alquanto limitate, in cui la posidonia cresce a macchie sparse sul sedimento e
anche su roccia, senza interessare in modo dominante la tipologia del fondale.
Un tale tipo di colonizzazione del fondale da parte della posidonia è del tutto
differente da quanto
si riscontra in altri siti
(ad
es.
intorno
all’isola di Ischia) ove
la
presenza
di
un’ampia
piattaforma
costiera
dolcemente
degradante permette
l’insediamento
vere
e
di
proprie
Figura 42 – Prateria di Posidonia oceanica
praterie sottomarine.
Proprio per la mancanza di substrato e di declivi idonei all’impianto di vaste
praterie di posidonia si ritiene improbabile uno sviluppo consistente di quei
terrazzi sottomarini noti ai pescatori col termine di cigli (matte in termini
tecnici) e formati dall’intreccio delle radici e dei fusti (rizomi) delle piante.
Tali caratteristiche generano delle peculiarità biologiche che da più di un secolo
sono oggetto di intensi studi da parte di ricercatori provenienti da tutt’Europa,
anche grazie alla vicinanza con Napoli, sede della famigerata Stazione
Zoologica ‘Anthon Dohrn’.
Necessità di conservazione
La fascia costiera che si sviluppa lungo il litorale campano è da anni al centro
dell’attenzione per i gravi problemi di gestione del territorio che ancora oggi
rimangono irrisolti. In quest’ambito esistono particolarità ambientali e culturali
di importanza assoluta che ne fanno un’area unica al mondo. Basta solo pensare
alla concentrazione di tesori culturali, storici, archeologici, naturalistici,
102
paesaggistici ed umani che esistono nell’arco che si estende tra i Campi Flegrei,
il golfo di Napoli e il golfo di Salerno.
Figura 43 – La penisola sorrentina con il golfo di Napoli a Nord e quello di Salerno a sud
Al centro di questo complesso sistema la penisola sorrentina-amalfitana gioca
un ruolo importante e, nonostante la presenza nelle immediate vicinanze di
aree urbane di forte degrado, l’ambiente marino presenta ancora delle biocenosi
uniche,
e
potrebbe
essere
reintegrato
nella
sua
pienezza
naturale,
rappresentando la parte del golfo di Napoli che meglio mantiene conservati i
suoi tesori.
Nel paragrafo precedente si è parlato di peculiarità ecologiche e naturalistiche
di questa zona. Ad esse si accoppiano una serie di emergenze ambientali che
hanno fatto scattare l’allarme in sede locale e nazionale, da parte di
professionisti del settore, organizzazioni scientifiche e singoli cittadini, motivi
per i quali il Ministero ha avviato l’iter istitutivo per l’AMP Punta Campanella,
cominciando dal noto studio di fattibilità, per preservare questi ecosistemi.
Peculiarità del territorio
Falesie calcaree e risalita del
coralligeno
Grotte sottomarine e secche
Prateria di Posidonia oceanica
Antiche tradizioni marinare e
pescherecce
Emergenze ambientali
Distruzione del coralligeno ad opera dei
pescatori del dattero di mare
Turismo subacqueo incontrollato
Pesca a strascico e turismo da diporto
incontrollato
Perdita delle tradizioni
Tabella 3 – Peculiarità del territorio e relative emergenze nell’area di Punta Campanella
103
Oltre alle emergenze locali, differenti da territorio a territorio, l’istituzione di
una AMP ha come obiettivo la definizione di un piano generale di gestione
delle risorse del mare (degli stock ittici, per esempio, delle biocenosi
bentoniche) che dovrebbe essere applicato alla maggior parte delle coste della
nostra penisola piuttosto che a limitati specchi d’acqua.
La pesca al dattero e la distruzione del coralligeno
Il dattero di mare è prelevato esclusivamente per mezzo di sommozzatori che
frantumano la roccia con scalpelli o martelli pneumatici. A volte, per rendere
più veloce la raccolta i datterari staccano dalle pareti interi pezzi di roccia
calcarea, raccogliendo poi i datteri in essi contenuti in barca o a terra.
Tale tipologia di pesca, altamente distruttiva, ha come risultato la devastazione
delle coste e di tutti gli organismi che le abitano, biocenosi di coralligeno in
primis.
Figura 44 – Pescatori di datteri in azione
104
In termini di biomassa la distruzione indiscriminata di molluschi, spugne,
briozoi, echinodermi, crostacei e cnidari per una profondità di oltre 15 mt,
rappresenta un danno ecologico che nessun altro tipo di pesca può eguagliare.
Inoltre la massa organica, ridotta a poltiglia e la massa di detriti rocciosi che
occlude spaccature e tane, allontana i pesci e aumenta notevolmente il degrado.
Come risultato finale, oltre alla compromissione dei normali cicli biologici di
specie anche di notevole interesse commerciale, si provoca anche un disturbo al
sistema naturale di difesa dal moto ondoso.
Le grotte sottomarine
Come detto in precedenza le grotte sottomarine, non particolarmente comuni
lungo le coste mediterranee, rappresentano un vero e proprio “laboratorio
naturale sommerso” per studi di carattere ecologico, in cui gli effetti sugli
organismi di alcuni parametri ambientali quali luce, idrodinamismo e apporti
nutritivi possono essere più facilmente valutati.
Purtroppo da diversi anni un turismo subacqueo incontrollato ha provocato
nelle grotte più note come ad esempio nelle grotte dello Zaffiro e di Mitigliano
danni anche irreparabili alle formazioni carsiche.
Inoltre molto noti ai subacquei di tutta Italia sono i fondali e le secche che
circondano le piccole isole dell’Isca, Vetara, lo scoglio del Vervece ed in
particolare Li Galli. Anche in questo caso risulta fondamentale regolare il
turismo subacqueo che negli ultimi anni ha avuto un boom in tutta Italia, e
ancora di più in queste zone .
Disturbo delle praterie di Posidonia
Sebbene non esistano estese praterie di Posidonia oceanica, per via della
morfologia dei fondali, risulta fondamentale attuare misure di protezione verso
questo ecosistema sottomarino.
I danni maggiori vengono provocati dalla pesca a strascico (vietata al di sopra
dei 50 mt) e dall’ancoraggio libero:
- nel primo caso si ha la rimozione di interi tratti di prateria;
105
- nel secondo caso, che avviene più frequentemente, si ha un danno minore: le
ancore salpate a bordo portano con se foglie e rizomi, e talvolta anche
l’apparato radicale delle piante.
La pesca
L’attività di pesca lungo la penisola sorrentina è sicuramente di vecchia data,
legata a riti e tradizioni e tramandata di generazione in generazione, tnto che
ancora una oggi molti giovani si dedicano a questa attività come una vera fonte
di occupazione, di approvvigionamento alimentare e di promozione socioculturale per il recupero dei vecchi sistemi di pesca.
Negli ultimi tempi, prima
dell’istituzione dell’AMP, si
è assistito ad un tipo di
pesca diverso, condotto da
marinerie
non
locali
e
concentrato in larga parte
sul pesce di passo, con una
lente
ma
inesorabile
scomparsa
Figura 45 – Tipiche nasse di giunco su una piccola
imbarcazione nel porticciolo di Marina della Lobra,
Massa Lubrense
della
tradizionale piccola pesca
litorale.
L’istituzione dell’AMP ha permesso un notevole passo in avanti per il recupero
di queste tradizioni: nel Decreto 13.06.2000, che modifica il decreto istitutivo
dell’AMP del 12.12.1997 si parla esplicitamente di “piccola pesca” (definita dal
Decreto MIPAF 26.07.1995) come unico tipo di pesca professionale autorizzabile
all’interno dell’AMP.
Per piccola pesca si intende quel tipo di pesca condotta con imbarcazioni di
massimo 10 tsl (tonnellata di stazza lorda) ed effettuata per lo più sotto costa
con i seguenti strumenti: reti da posta, palangari, nasse, lenze e arpioni.
L’autorizzazione da parte dell’AMP a tale tipo di pesca che non danneggia i
fondali e non interviene drasticamente sugli stock ittici, rappresenta un grande
106
momento di rivalutazione di un’attività che è da sempre legata all’uomo, a
discapito di quei tipi di pesca distruttivi e non sostenibili.
La pesca razionalmente condotta e la tutela del patrimonio ittico non sono per
nulla antitetiche, ma anzi si interano a vicenda.
Il pescaturismo
Il pescaturismo rappresenta un’interessante evoluzione della pesca e consiste
nel coinvolgere i turisti a bordo di un peschereccio nei vari momenti che
caratterizzano la giornata di un pescatore, non per ultimo pranzi a base di pesce
fresco appena pescato.
L’AMP promuove questa attività compatibile perché riduce lo sforzo di pesca
per ogni peschereccio e promuove il recupero delle tradizioni e la diffusione di
una cultura che si basa sulla salvaguardia delle risorse del mare, proprio come
ogni pescatore coscienzioso vuole.
3.2 Istituzione dell’AMP Punta Campanella
L’AMP Punta Campanella, individuata nella legge 979/82 insieme ad altre aree
marine protette, viene istituita con Decreto del Ministero dell’Ambiente del
12.12.1997. Passano dunque ben 15 anni prima della sua istituzione.
Il Decreto Istitutivo del Ministero dell’Ambiente del 12.12.1997
Vari sono gli aspetti disciplinati dagli otto articoli del decreto:
- L’art. 2 indica la delimitazione dell’Area Marina protetta “ comprendendo
anche i relativi territori costieri appartenenti al demanio marittimo”. L’area
protetta si estende dal Capo di Sorrento (golfo di Napoli) a Punta Germano
(golfo di Salerno) e comprende le acque circostanti lo scoglio del Vervece,
l’isolotto di Vetara e Li Galli.
- l’art.3 precisa le finalità che si perseguono con la sua istituzione. In particolare,
tra i suoi fini principali figurano la protezione ambientale dell’area marina
interessata,
la
tutela
e
la
valorizzazione
delle
risorse
biologiche
e
geomorfologiche, la diffusione e la divulgazione dell’ecologia e della biologia
107
Figura 46 – Perimetrazione e zonazione dell’AMP secondo il DM 12.12.1997
degli ambienti marini e costieri, l’effettuazione di programmi di carattere
educativo di studio e di ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia
marina e della tutela ambientale e la promozione di uno sviluppo socioeconomico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistico dell’area;
- l’art. 4, invece, richiama i divieti previsti dall’art.19 della legge “quadro sulle
aree protette” per le attività da non poter svolgere nell’ambito dell’area marina
protetta e, di seguito, descrive la zonizzazione dell’area con i relativi differenti
regimi di tutela:
Zona A: Riserva integrale
Scoglio del Vervece, Isolotto di Vetara.
Sono vietati:
- La navigazione, l’accesso e la sosta di navi e natanti di qualsiasi genere e tipo, ad eccezione di quelli
debitamente autorizzati dall’ente gestore per motivi di servizio o di studio;
- La balneazione;
- La pesca, sia professionale che sportiva, con qualsiasi mezzo esercitata;
- L’immersione con o senza apparecchi respiratori, fatte salve le immersioni autorizzate dall’ente
gestore (per finalità di ricerca scientifica)
108
Zona B: Riserva generale
Area da Capo Corbo a Punta Sant’Elia, Isolotti de Li Galli, corridoi di transito.
Sono vietati:
Sono consentiti
- La navigazione a motore di natanti
- L’accesso autorizzato dall’ente gestore per barche dotate
non autorizzati dall’ente gestore;
di motore per visite guidate, anche subacquee;
- L’ancoraggio libero;
- L’accesso libero di barche a motore nei corridoi
- Le immersioni con apparecchi
predisposti dall’ente gestore;
autorespiratori se non autorizzati
- La balneazione;
dall’ente gestore;
- La fotografia subacquea in apnea;
- La pesca subacquea
- Le immersioni subacquee guidate, compatibili con la
- Qualsiasi altra forma di pesca sportiva
tutela dei fondali;
o professionale se non autorizzata
- La pesca professionale con nasse, palangresi e reti di
dall’ente gestore.
posta, autorizzata dall’ente;
- La pesca sportiva con lenze e canne da fermo,
autorizzata dall’ente gestore
Zona C: Riserva parziale
Area da Punta del Capo a Capo Corbo, area da Punta Sant’Elia a Punta Germano.
Sono vietati:
Sono consentiti:
- L’ancoraggio libero
- L’accesso libero per barche a motore a bassa velocità, solo
- Qualsiasi forma di pesca sportiva
per raggiungere le zone di ormeggio opportunamente
ad esclusione di quella con lenze e
predisposte dall’ente gestore;
canne da fermo;
- La balneazione;
- La pesca professionale se non
- Le immersioni subacquee, compatibili con la tutela dei
autorizzata dall’ente gestore.
fondali;
- La pesca professionale con attrezzi selettivi che non
interessino i fondali, autorizzata dall’ente gestore;
- La pesca sportiva con lenze e canne da fermo
Tabella 4 – I vincoli previsti nel DM 12.12.1997
- l’art. 7 stabilisce che entro i termini consentiti dall’eventuale convenzione di
affidamento
dell’area
dall’approvazione
di
protetta
tale
e
comunque
convenzione
sarà
non
oltre
necessario
180
giorni
approvare
il
“regolamento di esecuzione e di organizzazione” della stessa area. Inoltre, nel
regolamento “…dovrà essere prevista l’istituzione da parte del Ministro
109
dell’ambiente di un comitato tecnico-scientifico con i compiti di ausilio all’ente
gestore e alla commissione di riserva”.
- Infine, la consapevolezza delle difficoltà che la fase di implementazione
dell’area protetta pone a livello locale, contribuisce a riconoscere nell’art. 8 la
possibilità di riconsiderare la perimetrazione e le finalità del decreto per ragioni
scientifiche e di ottimizzazione della gestione sotto il profilo socio-economico.
L’Ente Gestore
Nel corso dei primi
mesi del 1998 si rende immediatamente esecutiva la
disposizione dell’art. 5 del decreto istitutivo con l’affidamento dell’Ente al
neonato Consorzio di Gestione “Riserva Marina Punta Campanella”. Primo
esempio di gestione delegata agli enti locali di una area marina protetta,tale
provvedimento presenta:
1. vantaggi per gli amministratori locali (il valore aggiunto dalla partecipazione
diretta al processo gestionale) e per i cittadini (l’opportunità di una immediata
interfaccia con i responsabili delle scelte che coinvolgono l’intera comunità);
2. svantaggi – difficoltà di ottenere risultati certi in seguito alla non efficace
realizzazione di un sistema di delega dei poteri.
Organi del consorzio sono: l’Assemblea dei Sindaci, il Consiglio di
Amministrazione,il Presidente del C.d.A, il Collegio dei Revisori e la
Commissione di Riserva.
Organo tecnico del Consorzio è il direttore, nominato dal Consiglio di
amministrazione, cui si affida il compito di pianificazione e controllo.
La costituzione dell’Assemblea e l’elezione del primo presidente avvengono
contestualmente nell’agosto 1998, dunque nei primi mesi di attività si lavora
sulla struttura dell’Ente e, subito dopo, della sede. Di questo si parlerà in modo
dettagliato nel quarto capitolo.
Importante seguire il percorso che ha portato al decreto modifica datato
13.06.2000.
All’indomani dell’istituzione del parco comincia la dura contestazione delle
forze imprenditoriali locali, soprattutto quelle del comparto turistico e della
110
pesca, che percepiscono l’intervento protezionistico nell’area come una grave
minaccia ai loro interessi economici.
La protesta contro l’area marina così progettata raggiunge il culmine nel luglio
1998 con la presentazione del ricorso al TAR del Lazio. Intanto anche
l’Assemblea dei Sindaci esprime dubbi sul sistema vincolistico che “..non
risponde alla migliore tutela delle esigenze socio-economiche delle forze
produttive locali..” e avanza proposte per giungere ad una modifica del decreto
applicando la disposizione dell’art. 8 del decreto istitutivo.
Due, pertanto, le nuove direzioni di marcia: dal punto di vista scientifico un
monitoraggio dell’area affidato all’Università di Napoli e alla Stazione
Zoologica Marina Anthon Dohrn, e, sotto il profilo socio-economico, uno studio
concertato con l’intera comunità locale sulle tematiche occupazionali in
relazione allo sviluppo sostenibile e compatibile con le reali esigenze di tutela
del territorio.
Intanto viene stipulata la convenzione tra Ministero dell’Ambiente e Consorzio
di Gestione della Riserva Marina Punta Campanella, che ha durata di 9 anni,
fissa i compiti dell’Ente Gestore, del Ministero dell’Ambiente e ne disciplina il
reciproco rapporto. La convenzione prevede attività di controllo da parte del
Ministero, e l’obbligo di relazionare le attività svolte e i programmi previsti da
parte dell’Ente Gestore.
Nell’ottobre 1999 il Consorzio presenta una proposta di modifica del decreto
istitutivo che viene valutata in modo
positivo dalla Conferenza Unificata, e
pubblicata con decreto del Ministero
dell’Ambiente 13.06.2000.
Il Decreto Modifica
Si tratta del primo caso di modifica di
un decreto istitutivo di una AMP e i
Figura 47 – Il logo dell’AMP Punta
Campanella
111
punti più interessanti sono:
•
la modifica alla zonazione dell’area (paragrafo 3.3)::
- la zona A rimane la stessa;
- la zona B viene ridotta: comprende Li Galli, la Baia di Ieranto e il tratto
da Scoglio Scruopolo a Grotta Matera;
- la zona C viene ampliata: nel versante occidentale parte da Capo di
Sorrento e comprende anche la Baia di Mitigliano, nel versante
meridionale va dalla località Mortelle a Scoglio Scruopolo e da Grotta
Matera a Punta Germano;
Figura 48 – La nuova zonazione prevista dal DM 13.06.2000
•
la ridefinizione dei vincoli (paragrafo 3.3):
- zona A sono consentite immersioni subacquee per ricerca scientifica, e
immersioni guidate per sei mesi all’anno e per tre giorni a settimana;
- zona B, nel tratto che va da Scoglio Scruopolo a Grotta Matera si
consente l’accesso di natanti a motore al di sotto di 7,5 m. e con una
velocità massima di 5 nodi.
112
Il documento prevede in totale sette titoli che dettano le disposizioni per le
attività di immersione subacquea, per la pesca sportiva, per la pesca
professionale e per la nautica da diporto.
3.3. Le Zone di protezione e i Vincoli
La zonazione come principio di gestione sostenibile di un territorio
Probabilmente il maggior risultato ottenuto dall’istituzione di un’AMP è quello
di migliorare la gestione di un’area marina, dividendo le zone in diversi gradi
di tutela, associati a diverse tipologie di attività umane consentite, con
l’obiettivo ultimo di conservare questo patrimonio per le generazioni future.
I nuovi concetti di tutela implicano finalità che superano il principio di sola
conservazione puntiforme, ma impongono una visione globale della gestione
del territorio nel suo complesso sia terrestre che marino.
Figura 49 – Mappa dell’Area Marina Protetta Punta Campanella
È proprio questo il nuovo concetto di Parco, che non va a scontrarsi con gli
interessi dell’uomo, e non ha come obiettivo il proteggere integralmente una
zona, ma vuole attuare tecniche di gestione compatibile, in modo da rivalutare
questa zona e renderla fruibile ora e in futuro, ristabilendo un corretto rapporto
113
tra uomo e ambiente, e sperimentando nuove metodologie per l’utilizzo delle
risorse. Dunque un’area protetta rappresenta una bilancia: da una parte gli
interessi umani di sviluppo e prosperità, e dall’altra l’obbligo di conservazione
dell’integrità delle caratteristiche ambientali, garantendo la sopravvivenza delle
stesse nel futuro.
Nel progetto del parco marino, la fascia costiera è stata pertanto suddivisa in
diverse zone, rivolgendo particolare attenzione alle ‘vocazioni’ dei singoli tratti
di costa, e tenendo conto del grado di impatto ambientale che le attività umane
possono avere.
Zona A – Riserva integrale
La zona A è la zona di riserva
integrale, nella quale si ritiene
necessario
dare
maggiore
importanza
alla
funzione
scientifico-conservativa.
Di solito rientrano nella zona A siti
Figura 50 – Lo scoglio del Vervece, zona A
dell’AMP
di difficile fruibilità e di particolare
rilevanza ecologica, con notevoli potenzialità di recupero. L’obiettivo è quello
di creare in queste zone dei veri e propri ‘santuari’ da destinare al naturale
ripopolamento. Tali misure danno vita all’effetto di ‘spill over’ ovvero: le forme
giovanili
– le reclute – possono uscire
dalla zona a riserva integrale
dove si sono accresciute senza
disturbo
per
andare
a
colonizzare le aree limitrofe,
arricchendo gli stock ittici del
territorio.
Per l’AMP Punta Campanella le
zone di protezione integrale
Figura 51 – Colonie di Paramuricea clavata,
tipiche dei fondali del Vervece, zona A
114
sono:
- lo scoglio del Vervece;
- l’isolotto di Vetara.
Le attività ivi consentite dall’Ente Gestore sono:
1. ricerca scientifica - le zone a protezione integrale rappresentano veri e propri
laboratori naturali ove studiare
l’evoluzione delle biocenosi in
assenza o riduzione dell’impatto
umano;
2. visite guidate subacquee (per soli
sei mesi all’anno e per tre giorni a
settimana, con un rapporto di 5:1
tra subacquei e guide) - in linea
con il principio di fruibilità,
Figura 52 – Eunicella cavolinii nei fondali
attorno l’isoletta di Vetara, zona A
risulta importante mostrare ai turisti i risultati raggiunti dalle misure di tutela
dell’ambiente marino.
Zona B – Riserva Generale
Li Galli, la Baia di Ieranto e il tratto di costa che va da scoglio Scruopolo al
Grotta Matera sono le zone di Riserva Generale nell’AMP Punta Campanella.
Per tali zone si è ritenuto necessario dare maggiore rilievo alla funzione
naturalistico-educativa: queste sono le
zone
elette
per
la
fruibilità
dell’ambiente protetto e interessano
una buona parte dell’AMP.
Di solito vengono individuate con la
tipologia di zona B le aree ove
l’ambiente è stato mantenuto integro, e
Figura 53 – La baia di Ieranto, zona B
dell’AMP
in cui l’attività umana è limitata. Infatti
le zone B rappresentano dei piccoli paradisi naturali, dove poter effettuare una
serie di attività in piena armonia con l’ambiente, ovvero seawatching,
115
immersioni, visite guidate, visite in barca a vela o in canoa. Dunque L’obiettivo
è di rendere fruibile questa zona per un turismo rispettoso dell’ambiente.
Figura 54 – Scoglio Scruopolo (in primo piano) e l’isoletta di Isca, situate nel versante
meridionale della Penisola, fanno parte della zona B dell’AMP
In questi luoghi le attività consentite sono:
- immersioni per ricerca scientifica e visite subacquee guidate, previa
autorizzazione;
- piccola pesca professionale previa autorizzazione;
- ormeggio nei campi boa predisposti dall’Ente Gestore;
-
transito a motore a velocità non superiore ai 5 nodi, per natanti di
lunghezza non superiore ai 7,5 m.
Zona C – Riserva Parziale
La zona C comprende acque ove si è ritenuto necessario dare maggiore spazio
alle
attività
economiche
tradizionali e ecocompatibili.
Queste zone interessano ampi
tratti
di
rappresentano
l’uomo
può
costa,
siti
e
dove
continuare
a
svolgere normalmente quelle
attività che non danneggiano
l’equilibrio ecologico, e nello
Figura 55 – Tordigliano, Vic o Equense, situata nella
zona C dell’AMP, è una delle poche spiagge del
territorio
stesso tempo godere dei privilegi che un’AMP offre.
Solitamente vengono individuate con la tipologia di zona C quelle aree ove gli
insediamenti umani sono già di una certa consistenza, e l’ambiente è già
116
parzialmente compromesso, per esempio nelle AMP sono tratti di costa che
ospitano porticcioli o piccoli attracchi per cooperative che organizzano le visite
guidate nelle diverse zone del Parco. Infatti i tre borghi marinari di Punta
Campanella (Marina di Puolo, Marina della Lobra e Marina del Cantone), sono
situati proprio nella zona C.
L’obiettivo è quello di creare all’interno dell’area protetta una zona di sviluppo
economico indirizzata verso la promozione delle attività tradizionali ed
ecocompatibili: in queste zone vengono rilasciate autorizzazioni per la piccola
pesca professionale e per la pesca sportiva. Dunque le zone C rappresentano siti
ove l’uomo e l’ambiente camminano di pari passo, ovvero tutte le attività a
basso impatto ambientale sono consentite.
Nell’AMP Punta Campanella sono zone di riserva parziale, o zone C:
-
tutto il tratto di costa che va da Punta del Capo alla Baia di Mitigliano
inclusa;
-
dalla località Mortelle a Scoglio Scruopolo;
-
da grotta Matera a Punta Germano.
Figura 56 – Il borgo marinaro di Marina della Lobra, zona C dell’AMP
117
CAPITOLO 4 - Analisi della gestione dell’AMP Punta
Campanella dalla sua istituzione
4.1 Metodo di analisi
In questo capitolo si analizzeranno le attività che l’AMP Punta Campanella ha
messo in atto dal momento della sua istituzione (12.12.1997) fino al 2004, anno
per il quale è stato redatto l’ultimo rendiconto di gestione.
L’analisi ha come obiettivo la conoscenza delle politiche messe in atto dal Parco
e dal Ministero dell’Ambiente a partire dai documenti economici elaborati dal
soggetto gestore, valutando le richieste di finanziamento, le entrate e le spese
effettuate, e tenendo conto anche delle dinamiche legate alla differenti fasi del
lavoro, come per esempio la fase iniziale – durante la quale risulta necessario
far partire la struttura Ente Parco, quindi uffici, attrezzature e tutti gli strumenti
necessari per avviare i lavori – e la fase centrale delle attività – momento in cui
si è lavorato sul prendere contatti e avviare progetti con altre realtà del mondo
istituzionale, come per esempio progetti di ricerca scientifica con le Università
di Napoli, o di sviluppo sostenibile con la Regione Campania.
L’analisi è di tipo macrotematica, ovvero verranno analizzati i macroflussi di
denaro che nel corso di questi anni sono andati a finanziare le diverse aree
tematiche su cui lavora l’AMP, che corrispondono a voci quali: gestione
ordinaria/straordinaria dell’Ente, protezione ambientale, studio e ricerca
scientifica, promozione
dello sviluppo socio-economico ecosostenibile,
valorizzazione delle risorse naturali, educazione ambientale, diffusione
dell’ecologia e conoscenza degli ambienti marini e delle caratteristiche
ambientali dell’AMP.
I documenti consultati sono per la maggior parte relativi a:
118
a. programma di gestione e valorizzazione – che viene redatto dal Direttore
dell’AMP e comprende l’insieme delle proposte di finanziamento
richieste al Ministero dell’Ambiente;
b. rendiconto di gestione – che rappresenta il documento conclusivo del
processo di programmazione, delle entrate registrate e degli impegni
effettuati, e controllo fatto dall’Ente;
c. delibere di Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) e di Assemblea dei Sindaci
(A.d.S.).
I parametri economici su cui si basa l’analisi sono:
-
Programma di gestione e valorizzazione
-
Entrata
-
Spesa
-
Avanzo di amministrazione
il cui andamento sarà confrontato nel tempo (1998 – 2004), per evidenziare
come sono cambiate le politiche messe in atto dall’Ente Gestore e dal Ministero
dell’Ambiente nel corso di questi sette anni di lavoro.
Il Programma di gestione delle aree marine protette
Il programma di gestione (più avanti troveremo anche la dicitura P.E.G. che sta
per Piano Economico di Gestione) è lo strumento attraverso il quale l’Ente
Gestore pianifica l’insieme di tutte le attività, le strategie e gli interventi per la
realizzazione, nell’ambito dell’anno di esercizio, delle finalità dell’Area Marina
Protetta, comprese le finalità di sviluppo sostenibile, finanziate sia dalla
Direzione per la Difesa del Mare del Ministero dell’Ambiente sia da altri
soggetti pubblici o privati. Dunque dall’analisi dei vari PEG sarà possibile
capire come sono variate le richieste di finanziamento nel corso di questi sette
anni.
Il programma di gestione, predisposto dal Direttore dell’Area Marina Protetta, è
sottoposto al parere preventivo della Commissione di Riserva, acquisito il quale
deve essere trasmesso alla Direzione per la Difesa del Mare per l’approvazione
e l’eventuale ammissione al finanziamento.
119
Per i primi due anni (1998 – 1999) nel PEG ritroviamo richieste di finanziamento
per le voci:
1. gestione;
2. divulgazione, didattica e formazione;
3. ricerca scientifica
L’AMP è in fase di avviamento, pertanto le richieste di finanziamento sono
relative soprattutto alla gestione ordinaria dell’Ente.
Per gli anni 2000, 2001 e 2002 i programmi di gestione sono più articolati e
comprendono voci come: protezione ambientale e valorizzazione della riserva
marina; la programmazione è relativa, quindi, ai vari aspetti dell’attività che
una AMP deve svolgere.
Con SDM/2/3207 del 29.04.2002 e con validità per gli anni a seguire, al fine di
consentire ai soggetti gestori di predisporre nella forma più adeguata ed
omogenea il programma di gestione, la Direzione per la Difesa del Mare ha
trasmesso a tutte le AMP un unico formulario tecnico necessario a rendere
uniformi, semplificare e chiarire la descrizione degli interventi inclusi nei
medesimi programmi.
Il formulario del programma di gestione è articolato secondo uno schema che
prevede l’individuazione, in sequenza, di obiettivi, azioni ed interventi
strettamente connessi, e riferiti alle finalità sopra specificate. Tale schema è stato
proposto in modo tale che:
1. L’organismo di gestione innanzitutto individua gli obiettivi (risultati di
breve e medio-lungo periodo), volti al perseguimento delle finalità
dell’AMP menzionate in precedenza, descritti, per quanto possibile, in
modo quantificato e misurabile con riferimento all’arco temporale della
programmazione.
2. Il raggiungimento di ciascuno degli obiettivi individuati si realizza
attraverso una o più azioni, coordinate e complementari, destinate a
conseguire i risultati programmati per ciascun obiettivo nell’anno in
esercizio.
120
3. Le azioni sono articolate in uno o più interventi, ciascuno dei quali
rappresenta l’attività definita dai singoli progetti.
Per ciascun obiettivo, azione e relativi interventi viene redatto uno schema
esplicativo, affinché il programma di gestione possa essere valutato dalla
Commissione
finanziamento
di
Riserva
da
parte
ai
della
fini
dell’approvazione
competente
Direzione
e
dell’eventuale
del
Ministero
dell’Ambiente.
Gli obiettivi individuati nel formulario del PEG possono essere raggruppati in:
Funzionamento dell’AMP – inteso come insieme dei compiti istituzionali
-
correntemente assolti dal soggetto gestore per la gestione operativa;
Programma Annuale degli Interventi specifici – per il perseguimento delle
-
finalità individuate dal decreto istitutivo, attraverso progetti di sviluppo.
Il ‘funzionamento dell’AMP’ è inteso come attività di gestione quotidiana e
straordinaria dell’Ente, gli obiettivi operativi sono indicati con le lettere G e Gs:
G. funzionamento ordinario dell’AMP, che comprende:
-
le spese istituzionali (funzionamento della Commissione di Riserva,
funzionamento del Comitato tecnico-scientifico, funzionamento del
Collegio dei Revisori dei Conti, spese di rappresentanza);
-
le spese per il personale (direttore dell’AMP, oneri di utilizzo
personale);
-
i costi di amministrazione (canoni e utenze, materiali di consumo,
assicurazioni, imposte e tasse, abbonamenti);
-
la manutenzione ordinaria dei beni durevoli (immobili, mezzi nautici e
terrestri, segnalamenti marittimi, cartellonistica e segnaletica, gavitelli e
ormeggi, strumenti e attrezzature);
-
i servizi (contratti di locazione/noleggio dei beni durevoli, supporto
operativo generale, gestione sito ufficiale dell’AMP).
Gs. Spese straordinarie per il funzionamento dell’AMP, che comprendono:
-
l’acquisto di beni durevoli (mezzi nautici e terrestri, segnalamenti
marittimi, cartellonistica e segnaletica, gavitelli e ormeggi, strumenti e
attrezzature);
121
-
l’istallazione di beni durevoli (segnalamenti marittimi, cartellonistica e
segnaletica, gavitelli e ormeggi);
-
la manutenzione straordinaria di beni durevoli (immobili, mezzi
nautici e terrestri, segnalamenti marittimi, cartellonistica e segnaletica,
gavitelli e ormeggi, strumenti e attrezzature);
-
la realizzazione del sito internet ufficiale dell’AMP.
-
altro.
Gli obiettivi del ‘programma annuale di interventi specifici’, sono indicati con le
lettere corrispondenti da A a F, e in particolare:
A. la protezione ambientale;
B. la valorizzazione delle risorse naturali;
C. la diffusione dell’ecologia e la conoscenza degli ambienti marini e delle
caratteristiche ambientali dell’AMP;
D. l’educazione ambientale;
E. lo studio e la ricerca scientifica;
F. la promozione dello sviluppo socio-economico ecosostenibile.
Ad ognuno di questi obiettivi corrispondono una serie di azioni e interventi
progettati dall’AMP e in seguito finanziati dal Ministero dell’Ambiente.
Il PEG deve essere redatto e approvato dagli organi politici dell’Ente entro il 30
novembre dell’anno precedente a quello cui si riferisce, come per ogni
documento programmatico, per poi passare al vaglio della Commissione di
Riserva e del Ministero dell’Ambiente per il finanziamento degli interventi.
Il Rendiconto di gestione
Il rendiconto della gestione costituisce il momento conclusivo di un processo di
programmazione, controllo e valutazione che inizia con l’approvazione del
bilancio di previsione, che a sua volta riflette il programma di gestione e
valorizzazione della Riserva Marina.
Dunque, se il bilancio di previsione rappresenta la fase iniziale della
programmazione gestionale, in cui l’ente gestore individua le linee strategiche
122
della propria azione, il rendiconto della gestione esprime quella successiva di
verifica dei risultati conseguiti.
Le considerazioni esposte trovano un riscontro legislativo nelle varie norme che
nel corso degli anni sono state promulgate e che hanno evidenziato un costante
processo di affinamento al fine di giungere ad una attività di programmazione
prima e di controllo poi. Il decreto legislativo 267 del 2000, nell’ambito di un
processo di ricomposizione delle varie disposizioni di legge che nel corso degli
anni si sono succedute, ha riaffermato all’articolo 231 che l’organo esecuti vo
esprime valutazione di efficacia dell’azione condotta sulla base dei risultati
conseguiti, in rapporto ai programmi e ai costi sostenuti. Esso inoltre analizza
gli scostamenti principali avvenuti rispetto alle previsioni motivando le cause
che li hanno determinati.
Il
rendiconto
viene
approvato
dal
Consiglio
di
Amministrazione
e
dall’Assemblea dei Sindaci dell’Area Marina Protetta entro il 30 giugno
dell’anno successivo a quello per cui è stato redatto.
La relazione al rendiconto si propone di valutare l’attività svolta nel corso
dell’esercizio finanziario evidenziando i risultati ottenuti e le variazioni
intervenute rispetto ai dati di previsione, oltre a fornire elementi sui risultati
contabili e gestionali conseguiti.
La relazione illustra:
1. Il risultato della gestione finanziaria di competenza – che è la valutazione
delle entrate e delle spese sostenute dall’Ente nell’esercizio finanziario.
2. Il risultato della gestione di cassa –
che
rappresenta
l’effettiva
movimentazione dei flussi di denaro tra entrate e uscite.
3. Analisi dell’entrata – con cui si evidenziano le risorse erogate dal
Ministero dell’Ambiente, che hanno finanziato la spesa, al fine di
perseguire gli obiettivi definiti con la programmazione economica.
4.
Analisi per titoli d’entrata – che parte dalla lettura delle aggregazioni di
massimo livello (titoli) dei finanziamenti, per cercare di comprendere
come i valori complessivi sono stati determinati. La prima classificazione
è quella che identifica la natura e la fonte di provenienza dell’entrata:
123
-
titolo
I
- comprende
le
entrate
provenienti
dal
Ministero
dell’Ambiente (Stato) e di altri Enti del settore pubblico (Regione,
Province, Comuni, etc...) finalizzate alla gestione corrente e ad
assicurare l’ordinaria attività dell’Ente;
-
titolo II – comprende le altre entrate di natura diversa, risultanti da
eventuali servizi erogati dalla riserva
-
titolo III – comprende le entrate relative a trasferimenti provenienti
dal Ministero dell’Ambiente (Stato) e di altri Enti del settore pubblico
(Regione, Province, Comuni, etc...) diretti a finanziare le spese di
investimento;
-
titolo V – comprende le entrate derivanti da operazioni per conto di
terzi.
5. Analisi per titoli di spesa – illustra le spese impegnate dall’Ente,
suddividendole in tre titoli:
-
titolo I – spese correnti: relative all’ordinaria gestione, caratterizzate
da spese consolidate e di sviluppo non aventi effetti duraturi sugli
esercizi successivi;
-
titolo II – spese in conto capitale: relative all’acquisizione di beni a
fecondità ripetuta che hanno rilevanza sullo stato patrimoniale
dell’Ente
-
titolo IV –
spese per servizi per conto terzi: accoglie le
movimentazioni eseguite per conto terzi coincidenti con i movimenti
rilevati nel titolo V dell’entrata.
6. Analisi della spesa per funzione – ci da una lettura più puntuale delle
risultanze finanziarie del conto di bilancio considerando la spesa
corrente distinta per funzioni. Le funzioni costituiscono il primo livello
di disaggregazione del valore complessivo del titolo. In particolare
l’analisi dimostra l’attenzione di una amministrazione verso alcune
problematiche, piuttosto che verso altre, per esempio protezione
ambientale e/o sviluppo ecocompatibile.
124
7. Analisi della spesa per interventi – permette di comprendere quali fattori
produttivi siano stati maggiormente acquisiti per conseguire gli obiettivi
prefissati nel programma di gestione e valorizzazione, come per esempio
spese per il personale o per le prestazioni di servizio.
8. Risultato della gestione dei residui – misura l’andamento dei residui relativi
agli esercizi precedenti, ed è rivolta principalmente a monitorare il
persistere delle condizioni per un loro mantenimento nel conto di
bilancio.
9. Risultato della gestione finanziaria – illustra il risultato finanziario
dell’amministrazione (avanzo, disavanzo, pareggio).
Tutti questi dati derivanti dalle relazioni dei rendiconti di gestione saranno
utilizzati in questo lavoro per capire quali sono stati i finanziamenti del
Ministero nel corso degli anni e soprattutto la capacità dell’Ente Gestore di
utilizzare tali risorse finanziarie.
4.2 Dati economici
Esercizio finanziario 1998
L’AMP Punta Campanella viene istituita con Decreto Ministeriale del
12.12.1997, e il 1998 è l’anno in cui si avviano le prime attività della Riserva
Marina.
La gestione dell’AMP viene affidata ad un Consorzio dei Comuni facenti parte
del Parco, costituitosi nei primi mesi dell’anno.
Nel maggio 1998 viene approvato lo statuto del Consorzio di Gestione Punta
Campanella, e, come previsto dall’articolo 26 dello stesso, sino all’autonomo
funzionamento dello stesso tutte le funzioni tecniche amministrative e contabili
sono affidate al Comune di Massa Lubrense, anche perché la sede è stata
istituita presso il predetto Comune, pur se in via provvisoria.
L’art. 5 stabilisce che il Consorzio è dotato di un proprio patrimonio costituito
da un fondo di dotazione inizialmente fissato in lire 100.000.000, sottoscritto da
ciascun consorziato proporzionalmente alla propria quota di partecipazione:
125
Massa Lubrense 50%, Vico Equense 10%, Piano di Sorrento 10%, Sant’Agnello
10%, Sorrento 10%, Positano 10%).
Nella prima fase di avviamento dell’Ente sono state effettuate le operazioni
tipiche di inizio della gestione del sistema consortile quale:
1. istituzione della tesoreria unica presso la Banca;
2. richiamo degli accrediti presso il fondo di dotazione iniziale da parte dei
Comuni facenti parte del Consorzio;
3. accensione e imputazione di quei conti delle somme senza le quali non è
possibile avviare alcuna attività, come ad esempio: monitoraggio fondali,
consulenze per studi di fattibilità, acquisto veicoli e barche, ormeggi e
quant’altro idoneo per l’attività istituzionale del consorzio.
Da quanto si riscontra nelle Delibere di Assemblea dei Sindaci i passi iniziali
sono volti a creare la macchina operativa dell’Ente Gestore, quindi i primi
documenti riguardano:
a. La nomina del Presidente dell’Assemblea dei Sindaci – delibera n. 1 del
20.08.1998;
b. L’approvazione dello schema di Convenzione da stipulare con il
Ministero dell’Ambiente per la gestione dell’AMP Punta Campanella –
delibera n. 3 del 12.10.1998;
c. L’approvazione del programma di gestione e valorizzazione dell’AMP
per l’anno 1998 – delibera n. 4 del 4.12.1998;
d. La nomina dei revisori dei conti – 4.12.1998 – delibera n. 5 del 4.10.1998;
e. Approvazione del documento “richiesta di modifica alla perimetrazione
del parco” – delibera n. 6 del 11.12.1998.
La stesura del primo programma di gestione avviene dunque a fine 1998, e si
avvale della fruttuosa collaborazione con l’AMP di Ustica, che costituisce un
importante modello di riferimento per la gestione di Aree Marine protette,
essendo la seconda AMP istituita in Italia, preceduta solamente dall’AMP di
Miramare che ha seguito un percorso istitutivo completamente diverso.
Il PEG 1998 è riportato nella tabella sottostante:
126
PEG 1998
GESTIONE (sede, uffici, personale, indennità e
consulenze, attrezzature, segnalamenti e boe di
ormeggio)
DIVULGAZIONE, DIDATTICA E FORMAZIONE
RICERCA SCIENTIFICA (monitoraggio dei fondali
e studio degli stock ittici presenti)
TOTALE
Importo
PercenRichiesto
tuali %
794.000.000
59.08
300.000.000
250.000.000
22.32
18.60
1.344.000.000
100.00
Tabella 5 – Programma di Gestione e Valorizzazione 1998 – in Lire
Dal documento su riportato è chiaramente visibile la volontà dell’Ente di
mettere in funzione la macchina amministrativa ed operativa, dotandosi dei
necessari strumenti per il buon funzionamento della stessa.
Tra questi si segnalano alcuni interventi ritenuti di prioritaria importanza come:
sede ed uffici, consulenze, monitoraggio dei fondali e studio degli stock ittici
presenti, segnalamenti e boe di ormeggio, formazione, veicoli, per un totale di
L. 880.000.000.
Interessante il progetto di ricerca scientifica (monitoraggio dei fondali), per
censire le specie marine presenti e poter modulare lo sforzo di pesca
compatibile, individuare percorsi subacquei di alto valore naturalistico ed
ambientale, e le aree per il posizionamento delle boe di ormeggio.
Poco dopo l’istituzione dell’AMP, gli operatori economici locali elaborano una
proposta di modifica del Decreto Ministeriale del 12.12.1997, con una nuova
zonazione dell’area sottoposta a tutela. Il documento viene recepito dalla
Riserva Marina con la volontà di contestualizzare maggiormente i vincoli
dell’area protetta rispetto al territorio che la circonda.
Il
documento,
sottoposto
preventivamente
al
vaglio
dei
ricercatori
dell’Università di Napoli Federico II per un parere tecnico-scientifico, porta le
modifiche già indicate nel capitolo precedente (paragrafo 3.3 – Decreto
Modifica). La proposta di modifica nasce anche dal fatto che lo studio di
fattibilità predisposto dal CLEM per l’istituzione dell’AMP risale al 1987, e ad
oggi alcune aree hanno subito notevoli mutamenti per via di alcune attività
umane altamente distruttive. La proposta di modifica della perimetrazione
127
secondo il parere dell’Ente Gestore dell’AMP non dovrebbe arrecare danno
all’ambiente marino, ma piuttosto aiutare lo sviluppo del territorio.
Risultato della gestione
La gestione del Consorzio ha avuto inizio con la sottoscrizione di apposita
convenzione con il Ministero dell’Ambiente, datata 6.11.1998. Il bilancio di
previsione per l’anno 1998 è stato approvato con delibera di Assemblea dei
Sindaci n. 8 del 13.02.1999, con un totale a pareggio di L. 1.210.000.000.
Di fatto non risultano effettuate operazione di riscossioni e pagamenti.
L’esercizio finanziario 1998 si chiude con un avanzo di amministrazione di 600
milioni, derivante in parte dal fondo di dotazione dell’Ente (£ 100.000.000) e
per la rimanente parte da assegnazioni ministeriali.
Esercizio finanziario 1999
Nel 1999 cominciano di fatto le attività dell’Ente.
L’anno si apre con la proposta di distacco di almeno una unità di personale per
Comune del Consorzio di Gestione, presso la sede provvisoria dell’AMP, per
provvedere all’espletamento delle relative incombenze amministrative e
contabili (delibera A.d.S. n. 11 del 13.02.1999).
Inoltre cominciano più intensi i contatti con i settori scientifici delle Università
di Napoli: al prof. Giovanni Fulvio Russo, allora docente presso l’Università di
Catania, viene dato l’incarico di predisporre una relazione tecnico-scientifica
sulla modifica della zonazione dell’AMP (delibera A.d.S. n. 9 del 13.02.1999).
Sempre nella prima parte del 1999 viene:
-
approvato il regolamento per l’organizzazione e la gestione dell’AMP,
che definisce alcune questioni importanti, come il ruolo del responsabile
della riserva marina, della commissione di riserva, del comitato
consultivo tecnico-scientifico, ed altro come attività di ricerca scientifica,
pesca professionale e sportiva, etc… (delibera A.d.S. n. 14 del 13.02.1999);
-
nominato il Responsabile della Riserva, Dott. Alberico Simioli, con un
rapporto triennale;
128
-
approvato il programma di gestione e valorizzazione per l’anno 1999
(delibera A.d.S. n. 19 del 22.04.1999), che è riportato nella Tabella 6.
PEG 1999
GESTIONE (sede, uffici, personale, responsabile di
riserva, indennità di carica per gli organi del
consorzio, consulenze specialistiche, attrezzature,
segnalamenti e boe di ormeggio)
DIVULGAZIONE E DIDATTICA (divulgazione e
promozione, formazione guide e vigilanza,
formazione personale per la riconversione di attività
non compatibili con l’AMP)
RICERCA SCIENTIFICA (monitoraggio dei fondali
marini, studio degli stock ittici e censimento delle
grotte presenti nell’AMP)
TOTALE
importo
richiesto
1.062.000.000
Percen
tuali%
59.81
300.000.000
26.48
250.000.000
13.71
1.612.000.000
100.00
Tabella 6 – Programma di Gestione e Valorizzazione 1999 – in Lire
Si ripete, dunque, la situazione del 1998: richieste di finanziamento per l’avvio
dei lavori dell’Ente. Questa volta però la situazione è diversa, l’AMP è dotata di
un Responsabile, e alla data di approvazione del documento programmatico –
23 luglio 1999 - su riportato in tabella 2 esiste, già una sede e sono partite le
prime gare per gli arredi, le dotazioni informatiche e di cancelleria.
Da notare le richieste di finanziamento per:
•
un natante, un gommone e un furgone;
•
attività di formazione, divulgazione e ricerca, per dotare l’Ente di
materiale promozionale, e formare personale qualificato per possibili
collaborazioni future;
•
un progetto per la riconversione di attività non compatibili con l’AMP,
soprattutto rivolto agli addetti al settore della pesca e della nautica da
diporto.
Risultato della gestione
Nel corso del 1999 il Ministero dell’Ambiente ha provveduto a trasferire parte
degli stanziamenti previsti dai programmi di gestione relativi agli anni 1998 e
1999, anche per finanziare le spese di investimento. Si è inoltre costituito il
129
fondo dotazione dell’Ente previsto dall’art. 5 dello statuto con i contributi dei 6
Comuni membri.
Si riportano appresso i risultati della gestione dell’anno 1999 confrontati con i
dati del bilancio di previsione approvato dall’Assemblea dei Sindaci con
delibera n. 24 del 18.05.1999.
ENTRATE
Rendiconto
Previsione
iniziale
Tit. I entrate derivanti da contributi e 1.062.000.000
trasferimenti correnti dello Stato
(Ministero dell’Ambiente)
Tit. II entrate extra-tributarie
50.000.000
Tit. III entrate da trasferimenti per
550.000.000
investimento dallo Stato (Ministero
dell’Ambiente)
Tit. V entrate di servizi per conto terzi
150.000.000
Avanzo di amministrazione 1998
600.000.000
applicato
TOTALE
2.412.000.000
897.000.000
Maggiori o
minori
entrate
- 165.000.000
0
718.000.000
- 50.000.000
+
168.000.000
19.186.000
600.000.000
- 130.814.000
0
2.234.186.000
- 177.814.000
Tabella 7 – Scostamenti dalle entrate 1999 – in Lire
In riferimento alla tabella si può notare che:
-
per le entrate correnti, si è registrata una minore entrata rispetto alla
previsione di 165.000.000;
-
per le entrate per investimento si è registrata una maggiore entrata di
168.000.000 per far fronte alle spese iniziali di investimento
-
il totale delle entrate per l’anno 1999, sommato all’avanzo applicato
derivante dall’esercizio finanziario 1998, è pari a L. 2.234.186.000.
Per quanto riguarda il bilancio delle spese per l’anno 1999 si nota un generale va lore
minore della spesa rispetto alla previsione iniziale, per un totale di L. 957.427.824 in
meno (Tabella 8).
SPESA
Tit. I spese correnti
Tit. II spese in conto capitale
Tit. IV servizio in conto terzi
TOTALE
Previsione
iniziale
1.622.000.000
640.000.000
150.000.000
2.412.000.000
Rendiconto
1.046.000.576
389.385.600
19.186.000
1.454.572.176
Maggiori o
minori spese
- 575.999.424
- 250.614.400
- 130.814.000
- 957.427.824
Tabella 8 - Scostamenti della spesa 1999 – In Lire
130
Come si può notare dalla Tabella 9, che analizza le spese correnti e in conto
capitale per funzione di spesa, il 100% della spesa rientra nella funzione
generale di amministrazione, gestione e controllo, proprio perché ci troviamo
nella fase di avviamento dell’Ente Parco, e tutte le attività collaterali
all’esistenza di un’Area Marina Protetta vengono rimandate agli anni a venire.
Spese in
conto
capitale
Funzioni generali di amministrazione, di gestione e 1.046.000.576 389.385.000
di controllo
Divulgazione promozione e educazione ambientale
Formazione professionale
Protezione ambientale
Valorizzazione della Riserva Marina
Promozione di sviluppo socio-economico
Ricerca scientifica
TOTALE
1.046.000.576 389.385.000
FUNZIONI DI SPESA
Spese
correnti
Tabella 9 - Analisi della spesa corrente e in conto capitale 1999 per funzioni – in Lire
Se invece si analizza la spesa in funzione degli interventi posti in essere
dall’Area Marina protetta, come si può vedere nella Tabella 10, si può fare una
considerazione che poi andrà ripetuta per ogni esercizio finanziario: abbiamo
una spesa nulla per il personale, e una spesa che risulta essere il 96% della spesa
totale per le prestazioni di servizio.
INTERVENTI DI SPESA
Personale
Acquisto di beni di consumo
Prestazioni di servizio
Utilizzo beni di terzi
Trasferimenti
Interessi passivi
Imposte e tasse
Oneri straordinari di gestione
Fondi di riserva
TOTALE
ANNO 1999
21.701.500
1.006.099.076
18.200.000
1.046.000.576
Percentuale %
96.18
1.74
100.00
Tabella 10 - Analisi della spesa corrente 1999 per interventi – in Lire
Le spese in conto capitale sono relative all’acquisto di attrezzature destinate al
“funzionamento ordinario dell’AMP”, come si può notare nella Tabella 11.
131
FUNZIONI DI SPESA
ANNO 1999
Funzioni generali di amministrazione, di gestione e
di controllo
Divulgazione promozione ed educazione
ambientale
Formazione professionale
Protezione ambientale
Valorizzazione della Riserva Marina
Promozione di sviluppo socio-economico
Ricerca scientifica
TOTALE
389.385.600
Percentuale %
100
-
-
389.385.600
100.00
Tabella 11 - Analisi della spesa in conto capitale 1999 per funzioni – (in Lire)
Dunque, in questa fase di avvio, il Consorzio di gestione è stato impegnato
principalmente in: organizzazione della sede, acquisto di un’imbarcazione e di
un autoveicolo, proposta di modifica della zonazione prevista dal Decreto
Ministeriale, misure atte ad incrementare i finanziamenti per la Riserva marina,
attività di controllo e denuncia.
Il Ministero dell’Ambiente, unico a stanziare i fondi, ha trasferito L. 500.000.000
per il 1998 e L. 1.615.000.000 per il 1999, anche se in enorme ritardo rispetto ai
progetti presentati. Inoltre è stato nominato, in data 14.04.1999, il Responsabile
della Riserva, che ha dato un grosso impulso alle attività.
Interventi fondamentali sono stati:
-
l’avviamento degli uffici con stipula di contratti per varie utenze (elettriche,
idriche, telefoniche), fitto di locali, allestimento di una rete informatica
interna, abbonamento ad internet e allestimento di un sito web;
-
l’acquisto di una pilotina, due gommoni e un furgone;
-
la collaborazione part-time di 4 dipendenti di VI livello dal comune di
Massa Lubrense e la stipula di contratti con professionisti per consulenze nel
campo della biologia, del diritto, e della contabilità;
-
la produzione di materiale divulgativo sull’area marina protetta e sulle sue
peculiarità ad opera del WWF.
Questi interventi, insieme ad altri (istituzione della commissione di Riserva,
istituzione della segreteria tecnica, conclusione della fase istruttoria della
proposta di modifica della zonazione, forti progressi nel ciclo programmazione
132
economica - richiesta e ottenimento dei finanziamenti – esecuzione dei
programmi e delle spese) hanno creato le condizioni generali che permettono di
programmare le attività per l’anno 2000 a partire da una solida base di certezze,
e con una visione chiara e largamente condivisa dei problemi e dei compiti a
breve scadenza, e dei progetti a più lungo termine.
Al 31.12.1999 la gestione si chiude con un avanzo di amministrazione di L.
779.613.824 .
Esercizio finanziario 2000
Il Piano di Gestione 2000 viene approvato con delibera dell’Assemblea dei
Sindaci n. 2 del 3.02.2000 e si sviluppa su due linee essenziali:
•
permettere che fin dall’inizio della stagione turistica la zona protetta possa
essere percepita come una entità esistente, organizzata e funzionante;
•
gettare le basi (consolidando azioni già intraprese e dando luogo a nuove
iniziative) per il raggiungimento delle finalità a lungo termine della Zona
Protetta, come previste dal Decreto Istitutivo, nei campi della protezione
ambientale,
tutela
e
valorizzazione
delle
risorse,
diffusione
e
divulgazione, educazione e cultura, studi e ricerche e promozione di
sviluppo socio-economico della zona. Nella stesura del programma di
gestione 2000 si è ipotizzato l’ottenimento di fondi regionali in aggiunta a
quanto finanziato dal Ministero dell’Ambiente.
Importo
Richiesto
GESTIONE (sede, uffici, personale, responsabile di 1.102.378.000
riserva, indennità di carica per gli organi del consorzio,
rimborsi per servizi prestati, attrezzature)
DIVULGAZIONE, PROMOZIONE ED EDUCAZIONE
292.000.000
AMBIENTALE
FORMAZIONE PROFESSIONALE
30.000.000
PROTEZIONE AMBIENTALE (pianificazione interventi
463.000.000
per la protezione ambientale, osservatori ambiente e
legalità, dissuasori antistrascico e ormeggi predisposti)
VALORIZZAZIONE
DELLA
RISERVA
MARINA
70.000.000
(struttura di sostegno alla Riserva Marina)
SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO ECO-COMPATIBILE
125.000.000
PEG 2000
133
Percentuali %
37.69
9.98
1.03
15.83
2.39
4.27
(programmazione
e
pianificazione
di
attività
ecocompatibili nel territorio dell’AMP)
RICERCA SCIENTIFICA (l’impatto della pesca al dattero
842.800.000
di mare nell’AMP, progetto sperimentale di trapianto del
corallo rosso, sistema integrale Hardware-software per
l’esplorazione di fondali marini mediante realtà virtuale
non immersiva)
TOTALE
2.925.178.000
28.81
100.00
Tabella 12 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2000 – in Lire
Nel prospetto del programma di gestione (Tabella 12) ritroviamo nuove voci
rispetto agli anni precedenti, come “sviluppo socio-economico ecocompatibile” o
“protezione ambientale”, proprio a sottolineare che, avviata la macchina
burocratica dell’Ente, si può mettere mano a tutte le attività che un’istituzione
di protezione della natura come l’AMP Punta campanella deve porre in essere,
come per esempio, relativamente all’azione “pianificazione di interventi per la
protezione ambientale”, la creazione di un Osservatorio su Ambiente e Legalità.
Da notare nel PEG 2000, la richiesta di finanziamento per:
-
l’acquisto di canoe;
-
uno sportello informativo sperimentale per l’AMP;
-
materiale promozionale dell’AMP: depliant, poster, brochures sul
dattero di mare, cartellonistica stradale, opuscoli sulla riserva;
-
come già accennato, la creazione di un Osservatorio su Ambiente e
Legalità;
-
strutture di sostegno all’AMP, come un centro di educazione ambientale,
e un centro documentazione;
-
due progetti di ricerca scientifica:
a. il danno della pesca al dattero, i tempi di recupero delle
associazioni biologiche disturbate da tale azione distruttiva, e i
tempi di ricolonizzazione da parte del dattero stesso;
b. trapianto corallo rosso sui fondali dell’AMP, per valutare
l’efficacia del metodo di ripopolamento (tramite pannelli), e lo
studio della crescita di colonie di corallo in ambienti diversi (ad
esempio a diversa profondità).
134
Risultato della gestione
Dalla tabella 8 si evince che per l’anno 2000 le entrate derivanti dal Ministero
dell’Ambiente sono state del tutto (nel caso delle entrate per investimenti) o
quasi (per le entrate correnti) fedeli alla previsione nel Piano Economico di
Gestione presentato dall’Area Marina Protetta.
Previsione
definitiva
Rendiconto
Maggiori o
minori
entrate
Tit. I entrate derivanti da contributi 1.949.000.000 1.946.150.724 - 2.849.276
e trasferimenti correnti dello Stato
(Ministero dell’Ambiente)
Tit. III entrate da trasferimenti per
579.000.000
579.000.000
investimento dallo Stato (Ministero
dell’Ambiente)
Tit. V entrate di servizi per conto
155.000.000
64.484.938 - 90.515.062
terzi
Avanzo di amministrazione 1999
725.000.000
applicato
TOTALE
3.408.000.000 2.589.635.662 - 93.364.338
ENTRATE
Tabella 13– Analisi dell’entrata 2000 – (in Lire)
Per quanto riguarda la spesa, la Tabella 14 mostra che le spese sono state
nettamente inferiori a quanto previsto nel bilancio di previsione, soprattutto per
le spese correnti (L. 1.479.276.940 in meno), per un totale di L. 1.822.682.932 in
meno.
SPESE
Tit. I spese correnti
Tit. II spese in conto capitale
Tit. IV servizio in conto terzi
TOTALE
Previsione
definitiva
2.255.000.000
998.000.000
155.000.000
3.408.000.000
Rendiconto
775.723.060
745.109.070
64.484.938
1.585.317.068
Maggiori o
minori spese
- 1.479.276.940
- 252.890.930
- 90.515.062
- 1.822.682.932
Tabella 14 – Analisi della spesa 2000 – in Lire
Dalla Tabella 15 – analisi della spesa per funzioni – si nota che le spese correnti
sono relative per il 60.02% alle “funzioni generali di amministrazione”, e per il
rimanente 40% ai “progetti di sviluppo”, come divulgazione, promozione ed
educazione ambientale (30.60%) e ricerca scientifica (9.38%).
135
FUNZIONI DI SPESA
Funzioni generali di amministrazione, di
gestione e di controllo
Divulgazione promozione ed educazione
ambientale
Formazione professionale
Protezione ambientale
Valorizzazione della Riserva Marina
Promozione di sviluppo socio-economico
Ricerca scientifica
TOTALE
ANNO 2000
465.523.060
percentuale
%
60.02
237.400.000
30.60
72.800.000
775.723.060
9.38
100.00
Tabella 15 – Analisi della spesa corrente 2000 per funzione – in Lire
Dall’analisi della spesa corrente per intervento (Tabella 16) si nota che le spese
per ‘prestazioni di servizio’ sono più di dieci volte superiori a quelle per
‘personale’.
Si ripropone dunque la ormai cronica carenza di personale che è comune a tutte
le Aree Marine Protette.
INTERVENTI DI SPESA
Personale
Acquisto di beni di consumo
Prestazioni di servizio
Utilizzo beni di terzi
Trasferimenti
Interessi passivi
Imposte e tasse
Oneri straordinari di gestione
Fondi di riserva
TOTALE
ANNO 2000
42.000.000
93.435.850
559.430.630
34.600.000
30.246.606
15.960.000
775.723.086
Percentuale %
5.41
12.05
72.13
4.46
3.90
2.05
100.00
Tabella 16 – Analisi della spesa corrente 2000 per interventi – (in Lire)
La spesa in conto capitale (Tabella 17) è stata di circa 745 milioni ed è
interamente relativa all’acquisizione di beni mobili, macchine ed attrezzature
tecnico scientifiche.
FUNZIONI DI SPESA
Funzioni generali di amministrazione, di
gestione e di controllo
Divulgazione promozione ed educazione
ambientale
Formazione professionale
ANNO 2000
745.109.070
Percentuale
%
100
-
-
-
-
136
Protezione ambientale
Valorizzazione della Riserva Marina
Promozione di sviluppo socio-economico
Ricerca scientifica
TOTALE
745.109.070
100.00
Tabella 17 – analisi della spesa in conto capitale 2000 per funzioni – in Lire
In conclusione le azioni salienti per l’anno 2000 sono state:
•
approvazione e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, in data 13.06.2000,
del Decreto di modifica al Decreto Ministeriale di Istituzione dell’AMP
Punta campanella del 12.12.97;
•
ultimazione dello studio sulla Nautica da Diporto prodotto dal Censis, per
individuare con maggiore chiarezza le aree e le modalità di accesso,
ormeggio e ancoraggio delle imbarcazioni nell’AMP Punta Campanella (dati
necessari alla stesura del regolamento di organizzazione e gestione
dell’AMP);
•
ultimazione della II fase del progetto di ricerca scientifica sul monitoraggio
dei fondali dell’AMP in collaborazione con L’Università Federico II, la
Stazione Zoologica Anthon Dohrn, il Consiglio Nazionale delle Ricerche
Geomare Sud Napoli, l’Università di Catania e il Consiglio Nazionale delle
Ricerche Talassografico di Messina (anche questi dati necessari alla stesura
del regolamento di organizzazione e gestione dell’AMP). Tale ricerca,
proposta dall’inizio delle attività della riserva, ha permesso di valutare la
qualità ambientale dell’area, e stabilire lo sforzo di pesca sostenibile,
individuare possibili percorsi subacquei di interesse scientifico, grazie a
cartine geografiche tematiche con dati morfobatimetrici ad alta risoluzione;
•
si è cercato di stimolare e sensibilizzare i vari soggetti economici del
territorio, coinvolgendoli nelle più importanti fasi amministrative, quali le
proposte di modifica del Decreto di Istituzione, il monitoraggio delle attività
da diporto, la regolamentazione della piccola pesca, delle attività subacquee
e delle visite guidate, favorendo così la nascita di nuove attività
ecocompatibili, come il pescaturismo (con 6 imbarcazioni operanti
137
nell’AMP), la nascita di nuovi centri di immersione e la costituzione di un
consorzio di imprese;
•
è stata promossa la nascita del Coordinamento delle Associazioni
Ambientaliste, che così rappresenta un unico organismo interlocutore,
collaborativo e rappresentativo delle stesse all’interno dell’AMP. Tale
coordinamento si è rivolto prima alle scuole del territorio con un
programma dal nome “Io e la Riserva”, eppoi all’esterno con una campagna
nazionale contro il prelievo illegale del dattero di mare.
Una semplice analisi del primo triennio di attività (1998-1999-2000), come
riportato nella tabella 13, mostra che dei circa cinque miliardi di lire finanziati
(di cui la metà di competenza 2000), tre miliardi sono stati impegnati (di cui la
metà nell’anno 2000) e L. 1.256.517.178 sono stati liquidati (di cui un miliardo di
lire di liquidazione nel 2000).
Si rileva, quindi, che le attività sono state notevolmente intensificate in
quest’ultimo anno, grazie anche al fatto che oramai la sede è attiva ed operativa,
e la struttura organizzativa dell’Ente permette la realizzazione delle attività
progettate.
Finanziati
Impegnati
Triennio 1998 – 1999 – 2000
4.822.821.812
3.039.889.244
1.256.517.178
Esercizio finanziario 2000
2.588.635.812
1.585.317.068
1.072.702.358
53.67 %
52.15 %
85.37 %
Percentuale annualità 2000
Liquidati
Tabella 18– Analisi finanziaria del triennio 1998 - 1999 - 2000 - in Lire
E’ dunque chiaro che:
- l’unica voce di entrata dell’AMP è rappresentata dai trasferimenti del
Ministero dell’Ambiente, in quanto l’Ente non ha ancora attivato la gestione
di propri servizi, e il tutto avviene con notevole ritardo;
- l’Ente è afflitto dal problema della mancanza di personale proprio
(problema condiviso con tutte le AMP italiane), che in molti casi non
consente l’esecuzione dei programmi nel rispetto dei tempi previsti.
L’anno 2000 si chiude con un avanzo di competenza di L. 1.004.318.594 e un
avanzo di amministrazione di L. 1.783.932.418.
138
Esercizio finanziario 2001
“[..] L’anno 2001 si prospetta particolarmente impegnativo, in quanto bisogna attuare
quei progetti indispensabili per dare evidenza della realtà parco, tra l’altro si tratta di
progetti già finanziati, che sia per i ritardi con cui è arrivata la modifica della zonazione
dell’AMP, sia per i ritardi relativi alla disponibilità di personale in grado di espletare le
procedure amministrative, non è stato ancora possibile attuare, mi riferisco alle boe di
delimitazione e alle boe di ormeggio e dissuasori antistrascico. [..]” questo è quanto si
legge dalla relazione al bilancio di previsione per l’anno 2001 dell’ex-Presidente
dell’AMP Rag. Giulio Aversa, approvata con delibera C.d.A. n. 3 del 15.03.2001.
Attività fondamentale per quest’anno è l’adozione del regolamento che
disciplina le attività all’interno dell’AMP (pesca professionale e sportiva, visite
guidate, immersioni, diportismo, etc..) così da poter dare una corretta e precisa
informazione agli operatori del settore e più in generale a tutti gli utenti, già
dalla prossima stagione estiva.
È opportuno sottolineare che i progetti possono trovare oggi concreta
attuazione grazie ai lavori svolti dall’Ente negli anni precedenti, e su riportati.
Il programma di gestione 2001, incluso nel bilancio di previsione, e dunque
approvato con delibera C.d.A. n. 3 del 15.03.2001, è riportato in Tabella 19.
PEG 2001
Importo
percenrichiesto
tuali %
747.100.000
40.08
GESTIONE (sede, uffici, responsabile di riserva, missioni,
prestazioni di servizi, indennità di carica per gli organi del
consorzio, gestione mezzi della riserva marina, ormeggi
predisposti, gestione boe di delimitazione)
DIVULGAZIONE, PROMOZIONE ED EDUCAZIONE
737.000.000
AMBIENTALE (materiali informativi, campagna contro il
prelievo e il consumo di dattero di mare, archivio
fotografico,
sportello
informativo
sperimentale,
partecipazione a fiere, gioco dell’AMP, materiale didattico,
sportello informativo nautico, formazione corsi canoe, vela,
presidio per la pesca con le nasse biodegradabili e selettive)
PROTEZIONE AMBIENTALE (certificazione ISO 14001)
60.000.000
RICERCA SCIENTIFICA (monitoraggio della linea di costa,
320.000.000
monitoraggio delle grotte subacquee, libro sul progetto di
ricerca scientifica)
TOTALE
1.864.100.000
Tabella 19 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2001 – in Lire
139
39.54
3.21
17.17
100.00
Come è visibile dalla Tabella 19, le azioni e i progetti per il 2001 mirano a :
•
posizionare ormeggi, con il duplice scopo di servizio alla nautica da
diporto e come dissuasori antistrascico, in base alla nuova zonazione
prevista dal Decreto Modifica, e ai dati riportati dalle ricerche fatte da
Geomare e dall’Università di Napoli sulla mappatura dei fondali e sulla
determinazione degli stock ittici;
•
rafforzare il rapporto con le scuole e con le realtà locali attraverso una
intensa opera di valorizzazione e promozione della riserva marina, con
materiale divulgativo, campagne informative, partecipazione a fiere,
elaborazione di un gioco sull’Area Marina Protetta in collaborazione con
la Lega Navale e la “T.Tasso” (scuola media inferiore di Sorrento), e
soprattutto la creazione di uno sportello informativo fisso presso la sede
dell’Ente e uno nautico;
•
adottare lo schema di gestione ambientale UNI EN ISO 14001;
•
svolgere attività di ricerca scientifica su:
-
monitoraggio della linea di costa;
-
monitoraggio delle grotte marine, per censire tutte le grotte e cavità
marine presenti nell’AMP;
-
completamento della conoscenza e della mappatura di tutti gli
ambienti ed ecosistemi presenti, per scrivere un libro sulla Riserva
Marina;
•
creare le basi per poter accedere ai fondi strutturali 2000-2006;
In data 22.11.2001 viene inviata al Ministero dell’Ambiente un’ulteriore
richiesta di finanziamento per alcuni progetti non inseriti nel PEG 2001:
a. progetto “Sala delle Sirene” (L. 550.000.000), ovvero creazione di una
struttura polifunzionale associata per le attività informative e divulgative
sull’AMP che comprende: sala convegni, spazio espositivo, struttura di
accoglienza, biblioteca, archivio, 2 aule di cui una multimediale;
b. progetto integrato sulla cantieristica sorrentina (L. 520.000.000). Il progetto
consiste nella ricostruzione di una “feluca” – imbarcazione storica in
legno, a vela e a remi, tipica della Penisola Sorrentina della fine del XIX
140
secolo, utilizzata per il trasporto di persone e merci, prodotti agricoli e
caseari ai mercati di Napoli –
attraverso un percorso divulgativo,
formativo e informativo su tematiche ambientali e di promozione di
prodotti tipici. Il tutto per far fede ai principi istitutivi dell’AMP che
comprendono la rivalutazione delle attività artigianali locali;
c. progetto di “monitoraggio elettronico dell’estrazione del dattero di mare” (L.
440.000.000), in collaborazione con l’Università degli studi di Napoli
Federico II. Il progetto consiste nel posizionare in via sperimentale dei
geofoni che segnalano eventuali azioni di datterari ad una centralina,
facendo scattare l’allarme presso unità di ricezione del segnale collocate
negli uffici della Capitaneria di Porto.
Tali progetti, per un totale di L. 1.510.000.000, presentati in ritardo rispetto al
PEG 2001 sono stati poi inseriti nel PEG 2002.
Rendiconto di gestione 2001
Il Rendiconto di gestione 2001 è stato approvato dall’Assemblea dei Sindaci con
delibera n. 8 del 23.07.2002. Dalla tabella 15 si evince che:
•
le entrate correnti sono state superiori a quelle previste;
•
per l’anno 2001 i trasferimenti in conto capitale sono molto limitati.
Previsione
Rendiconto
1.588.000.000
Maggiori o
minori
entrate
+ 197.700.000
3.850.555
- 2.116.770
5.000.000
5.000.000
0
157.000.000
67.540.030
- 89.459.970
Avanzo di amministrazione 2000 applicato 1.736.517.440
0
1.736.517.440
1.664.390.585
1.842.640.700
ENTRATA
Tit. I entrate derivanti da contributi e 1.390.300.000
trasferimenti
correnti
dello
Stato
(Ministero Ambiente) e da altri Enti
Tit. II entrate extra-tributarie
5.967.325
Tit. III entrate da trasferimenti per
investimento dallo Stato (Ministero
dell’Ambiente) e da altri Enti
Tit. V entrate di servizi per conto terzi
TOTALE
3.294.784.765
Tabella 20– Scostamenti delle Entrate 2001 dalla previsione definitiva - in Lire
141
I dati riportati nella Tabella 20Tabella 21 fanno rilevare che le spese sono state
nettamente inferiori a quelle previste, per l’annoso problema della mancanza di
personale, che si ripercuote sull’attuazione dei progetti proposti e finanziati dal
Ministero dell’Ambiente.
SPESA
Tit. I spese correnti
Tit. II spese in conto capitale
Tit. IV servizio in conto terzi
TOTALE
Previsione
Rendiconto
3.114.935.035
257.849.730
157.000.000
3.529.784.765
1.234.037.960
69.200.000
67.540.030
1.370.777.990
Maggiori o
minori spese
- 1.880.897.075
- 188.649.730
- 89.459.970
- 2.159.006.775
Tabella 21 - Scostamento delle spese 2001 dalla previsione definitiva – in Lire
Dall’analisi per funzioni (Tabella 22) si rileva una spesa consistente per quel che
concerne la “protezione ambientale” (circa 550.000 Euro), e in misura minore
per il “funzionamento ordinario dell’AMP” e per lo “studio e ricerca
scientifica”.
FUNZIONI DI SPESA
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli amb. marini e caratt.
Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
TOTALE
anno
Percen
2001
tuale%
334.320.970
27.08
555.541.000
45.07
4.175.990
0.33
50.000.000
4.04
20.000.000
270.000.000
1.234.037.960
1.61
21.87
100.00
Tabella 22– Analisi dei titoli di spesa corrente 2001 per funzioni – in Lire
Per l’analisi della spesa in funzione degli interventi (Tabella 23), si ripetono le
considerazioni fatte per gli anni precedenti, ovvero l’evidente discrepanza tra le
spese per il personale e quelle per le prestazioni di servizio, mettendo in luce
l’esigenza di un organigramma serio per coprire i “buchi” amministrativi
dell’Ente.
INTERVENTI DI SPESA
Personale
Acquisto di beni di consumo
Prestazioni di servizio
Utilizzo beni di terzi
Trasferimenti
anno 2001
10.400.000
200.280.600
881.267.810
92.300.000
30.164.550
Percentuale %
0.84
16.23
71.41
7.48
2.44
142
Altri servizi generali
Imposte e tasse
Oneri straordinari di gestione
TOTALE
17.125.000
2.500.000
1.234.037.960
1.39
0.21
100.00
Tabella 23 – Analisi delle spese correnti 2001 per intervento di spesa – in Lire
Dall’Analisi delle spese in conto capitale per funzioni si rileva che per lo più i
fondi sono stati usati per finanziare le attività di “funzionamento ordinario
dell’AMP” (82,66%), e in piccola parte per “Studio e ricerca scientifica”.
FUNZIONI DI SPESA
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e caratt.
Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
TOTALE
anno
Percen
2001
tuale%
57.200.000
82.66
12.000.000
69.200.000
17.34
100.00
Tabella 24– Analisi delle spese in conto capitale 2001 per funzione di spesa – (in Lire)
Interventi importanti per l’anno 2001, su cui porre attenzione sono stati:
1. creazione dello Sportello Informativo dell’AMP gestito dal Coordinamento delle
Associazioni Ambientaliste – lo Sportello informativo è una struttura
fondamentale per l’AMP, dato che crea un punto di riferimento fisso, aperto
per cinque giorni a settimana e pronto ad accogliere le richieste di
popolazione locale e turisti sulle attività che si possono svolgere nell’area
protetta. Col tempo questa struttura diventerà fondamentale per l’Ente,
svolgendo anche attività di segreteria, gestendo le corrispondenze e il
protocollo dell’Ente, e attività extra come visite guidate, intensificazione
delle attività nel periodo estivo, etc..
2. Affidamento dell’Osservatorio Ambiente e Legalità all’Associazione Nazionale
Legambiente –
L’Osservatorio è una struttura tutt’ora attiva che svolge
molteplici attività, dalla denuncia di illegalità ambientali all’organizzazione
di convegni, e campagne informative, il tutto in stretto contatto con l’AMP e
Legambiente Nazionale.
143
3. Istituzione del Centro di Educazione Ambientale Punta Campanella –
riconosciuto dalla rete nazionale INFEA per l’informazione, la formazione e
l’educazione ambientale.
4. Rinnovo del Consiglio di Amministrazione – con delibera di Assemblea dei
Sindaci n. 13 del 30.08.2001, viene nominato il nuovo presidente dell’AMP,
Capitano di Lungo Corso Gian Carlo Russo, che rimarrà in carica per più di
tre anni.
5. Si discute della possibilità da parte della Provincia di entrare a far parte del
Consorzio di Gestione dell’AMP – con la cessione dell’1 % della quota da
parte di ogni Comune del Consorzio, ad eccezione di Massa Lubrense –
allargando l’ambito di operatività dell’Ente Gestore che con l’entrata di un
Ente
sovraccomunale
conseguirebbe
un
sicuro
beneficio
e
una
collaborazione per tutte quelle opere di protezione di coste, scogliere e
ambiente marino in generale. In realtà la proposta non è mai andata avanti.
6. Con delibera di C.d.A. n. 23 del 19.11.2001, si approva il progetto per
l’utilizzo di risorse umane provenienti dall’ex servizio escavazione porti,
attualmente operanti presso i Comuni del Consorzio di gestione. Il progetto
prevede il trasferimento di 7 dipendenti ex-SEP, due dal Comune di Massa
Lubrense e uno per ogni Comune del Consorzio. Tale importantissimo
intervento rappresenta il primo passo verso l’esistenza di dipendenti fissi
presso gli uffici della Riserva marina, e costa all’AMP solamente L.
60.000.000, poiché i dipendenti continuano ad essere stipendiati dal
Ministero dei trasporti e delle infrastrutture. Di fatto poi non tutti i Comuni
hanno messo in atto tale intervento, infatti non si è raggiunto mai il numero
di sette dipendenti operativi ex-SEP. Ad oggi lavorano presso l’AMP
solamente tre dipendenti ex-SEP, due distaccati dal comune di Massa
Lubrense, e uno dal Comune di Sorrento.
7. Creazione di un presidio slow food sulla pesca del parapandalo (Plesionika
narval) con nasse tradizionali in giunco, per promuovere questo tipo di
pesca in via di estinzione, per via della maggiore funzionalità delle nasse di
plastica.
144
Tirando le somme, dunque, il 2001 si chiude con una serie di progetti di
strutturazione dell’Ente oramai attivati: sportello informativo, osservatorio
ambiente e legalità, CEA, progetto di utilizzo di personale ex-SEP, oramai la
struttura dell’Ente Gestore ha le basi per portare avanti tutti gli obiettivi previsti
dal decreto istitutivo.
L’anno 2001 si chiude con un avanzo di amministrazione di L. 2.100.365.186.
Esercizio finanziario 2002
Il 2002 si apre con una serie di obiettivi:
1. organizzare sia la logistica che l’operatività delle strutture associate all’Ente
Gestore: lo Sportello Informativo, l’Osservatorio per l’Ambiente e la
Legalità, il Centro di Educazione Ambientale;
2. predisporre un servizio informativo marino con personale dell’AMP in modo
da incrementare l’informazione e la visibilità della Riserva Marina sul
territorio;
3. predisporre un piano di impresa per alcuni settori di intervento del Consorzio di
Gestione dell’AMP per cominciare ad introitare fondi per la copertura
delle spese gestionali.
Il tutto però partendo dalla possibilità di contare su personale in comandata dai
Comuni del Consorzio e sugli operatori di Sportello Informativo e Osservatorio,
che possono coadiuvare il Responsabile della Riserva nella gestione degli uffici
e dei mezzi della Riserva.
Il Programma di Gestione 2002, approvato con delibera n. 2 del 15.03.2002
dall’Assemblea dei Sindaci, oltre alle attività di funzionamento ordinario
dell’AMP, prevede richieste di finanziamento per:
1. il potenziamento dello sportello informativo già esistente;
2. i tre progetti straordinari presentati nell’esercizio finanziario 2001 (sala
delle sirene, cantieristica sorrentina, monitoraggio elettroacustico
dell’estrazione del dattero di mare);
3. attività di educazione ambientale centrate sul tema “mare” e svolte dal
CEA Punta Campanella.
145
PEG 2002
importo
percenrichiesto
tuali %
4.11
47.920,87
OBIETTIVO B – TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLE
RISORSE
B.I – Informazione e azioni di tutela nell’Area Marina
Protetta
OBIETTIVO C – DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA
328.648,85
DELL’ECOLOGIA E CARATTERISTICHE PECULIARI
DELL’AMP
C.I- Realizzazione di una struttura polifunzionale e attività
di partenariato
OBIETTIVO D – EDUCAZIONE AMBIENTALE
96.324,00
D.I - CEA punta campanella
OBIETTIVO E – LO STUDIO E LA RICERCA SCIENTIFICA
190.056,12
E.I - Geofoni per punta campanella
OBIETTIVO F – PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO
252.857,30
SOCIO-ECONOMICO COMPATIBILE
F.I - Promozione della cantieristica tradizionale sorrentina
OBIETTIVO G – FUNZIONAMENTO ORDINARIO
250.965,82
G.I - Funzionamento struttura interna ed esterna
TOTALE
1.166.772,96
28.17
8.25
16.29
21.67
21.51
100.00
Tabella 25 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2002 – in Euro
Si tratta, come già detto in partenza, di rodare le neo-strutture dell’Ente:
Sportello Informativo, Osservatorio Ambiente e Legalità e Centro di
Educazione Ambientale, per renderle effettivamente funzionanti.
Il risultato della gestione
I dati relativi al rendiconto di gestione 2002 sono:
ENTRATE
Entrate derivanti da trasferimenti delle Stato,
Regione ed altri Enti Pubblici
Entrate extratributarie diverse
Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato,
Regione ed altri Enti pubblici per investimenti
Entrate da servizi per conto terzi
TOTALE
anno 2002
118.820,77
percentuale
%
78.85
13.339,64
-
8.85
-
18.539,83
150.700,24
12.30
100.00
Tabella 26– Analisi dei titoli di entrata 2002 – in Euro
L’avanzo di amministrazione 2001 applicato al bilancio di previsione 2002, è
stato pari ad € 957.324,24. Le entrate risultano essere estremamente minori agli
146
anni precedenti, sia per quanto riguarda quelle correnti che quelle in conto
capitale. Ciò dipende da un cambio di rotta effettuato dal Ministero: la
Direzione del Ministero da l’ok per determinati interventi che verranno attuati
utilizzando, appunto, l’avanzo di amministrazione della Riserva.
Al 31.12.2002 si rileva un disavanzo di competenza di € 561.850,01, che
rappresenta l’ammontare prelevato dall’avanzo di amministrazione e utilizzato
per affrontare le spese per l’anno 2002.
SPESE
Titolo I - Spese correnti
Titolo II - Spese in conto capitale
Titolo IV - Spese per servizio conto terzi
TOTALE
anno 2002
670.111,93
23.898,49
18.539,83
712.550,25
percentuale
%
94.05
3.35
2.60
100.00
Tabella 27– Analisi per titoli di spesa 2002 – in Euro
Le spese per il 2002 sono concentrate al 94,05 % nel titolo I – spese correnti, e
solo per il 3.35% in titolo II – spese in conto capitale, per un totale di €
712.550,25 .
Dalla Tabella 28 si evince che le spese sono state quasi equamente ripartite in 3
categorie di funzioni attuate dall’Ente gestore:
•
funzionamento ordinario dell’AMP;
•
protezione dell’ambiente;
•
studio e ricerca scientifica;
e in piccolissima parte sono andate a finanziare la voce “spese straordinarie”.
FUNZIONI DI SPESA
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e
caratt. Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
Promozione dello sviluppo socio economico eco
sostenibile
TOTALE
anno 2002
percentuale
225.559,25
33.66
219.296,70
32.73
4.119,28
0.61
221.136,70
-
33.00
-
670.111,93
100.00
Tabella 28– Analisi dei titoli di spesa corrente 2002 per funzioni – in Euro
147
Al solito dai dati che analizzano la spesa in funzione degli interventi attuati
(Tabella 29) si evince che i tre quarti dei finanziamenti sono andati a coprire le
spese per le prestazioni di servizio dell’Ente Gestore.
INTERVENTI DI SPESA
Personale
Acquisto di beni di consumo
Prestazioni di servizio
Utilizzo di di terzi
Trasferimenti
Interessi passivi
Imposte e tasse
Oneri straordinari di gestione
Fondi di riserva
TOTALE
ANNO 2002
Percentuale
%
2.71
8.13
75.27
3.52
8.75
0.62
1.00
100.00
18.163,16
54.473,08
504.381,18
23.592,51
58.645,99
4.172,97
6.683,04
670.111,93
Tabella 29– analisi della spesa corrente 2002 per intervento – in Euro
Dalla Tabella 30 si nota che la spesa di 23.898,49 € è tutta andata in acquisizione
di beni mobili, macchine ed attrezzature tecnico scientifiche, nella voce
“funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo”.
FUNZIONI DI SPESA
Funzioni generali di amministrazione, di gestione
e di controllo
Divulgazione promozione ed educazione
ambientale
Formazione professionale
Protezione ambientale
Valorizzazione della Riserva Marina
Promozione di sviluppo socio-economico
Ricerca scientifica
TOTALE
ANNO 2002 Percentuale
23.898,49
100.00
-
-
23.898,49
100.00
Tabella 30– Analisi dei titoli di spesa in conto capitale 2002 per funzioni – in Euro
Oltre ai dati economici bisogna evidenziare anche altri tipi di attività svolte
dall’Ente, che non è possibile trovare nel rendiconto di gestione. Infatti, da
delibere del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea dei Sindaci si risale
ad una serie di attività svolte dall’AMP nel 2002 e così riassunte:
1. con delibera C.d.A. n. 6 del 7.03.2002 vengono individuate le tariffe per il
rilascio delle autorizzazioni della pesca sportiva, immersione subacquea e visite
guidate. Infatti le attività “consentite” dall’AMP sono soggette a richiesta di
148
autorizzazione da parte dell’Ente, e i proventi di queste attività costituiscono
il fondo che l’Ente ha a disposizione per il cosiddetto autofinanziamento cui
aspira da anni il Ministero dell’Ambiente;
2. con delibera C.d.A. n. 37 del 26.11.2002 viene finanziato e affidato al
CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare)
il progetto di pubblicazione del libro sul monitoraggio effettuato nell’AMP Punta
Campanella. Si tratta di un finanziamento di circa € 50.000 per la
realizzazione di un libro che raccolga tutti i dati e le ricerche effettuate
dall’Ente Gestore;
3. con delibera C.d.A. n. 38 del 26.11.2002 viene attivato il progetto “supporti
educativi all’immersione subacquea”, che consiste in:
? catalogazione e divulgazione delle specie presenti nell’AMP, creando una
banca dati da inserire sul server del consorzio per permettere una facile
consultazione, e opportune schede in PVC che fungano da utile supporto
per i subacquei;
? individuazione, descrizione e divulgazione di percorsi subacquei di
interesse naturalistico, ad uso turistico-divulgativo e per studio da parte di
ricercatori scientifici;
4. con delibera C.d.A. n. 41 del 14.12.2002 viene affidato l’incarico di
Responsabile dell’AMP Punta Campanella all’Avv. Andreina Esposito. Infatti in
data 14.04.2002 scade il mandato per il Dott. Alberico Simioli, che viene però
prorogato per 6 mesi;
5. con delibera C.d.A. n. 21 del 08.06.2002 si richiede l’ utilizzo del fondo della
riserva per assumere personale amministrativo: in particolare la nomina di un
direttore amministrativo con contratto part-time, un istruttore contabile e un
istruttore di segreteria a tempo pieno. Solamente nel 2003 si è realizzato
parzialmente questo progetto con l’assegnazione di un istruttore contabile
per soli 2 mesi, mentre il ruolo di direttore amministrativo è stato ricoperto
dal direttore dell’AMP Andreina Esposito, in carica dal 14.04.2003, fino a
scadenza del contratto.
149
Ancora da evidenziare:
-
il posizionamento di 7 boe di delimitazione delle acque protette dell’AMP, che
segnalano i punti dove comincia la riserva, e i punti di passaggio da zona
verde a zona gialla. La segnalazione dell’area protetta è un passaggio
fondamentale e l’AMP Punta Campanella è all’avanguardia in questo
settore;
-
intense attività di monitoraggio e capillari campagne di informazione e
sensibilizzazione svolte dal personale ex-SEP con i mezzi nautici dell’AMP e
rivolte ai diportisti. Il risultato ottenuto è stato eclatante: la salvaguardia
della Baia di Ieranto, perla della Riserva Marina, da anni punto di
ancoraggio per natanti, e oramai percepita da tutti come zona protetta dove
possono entrare solamente i natanti a motore autorizzati dall’Ente Gestore
per visite guidate;
-
la stipula di un protocollo di intesa con la Provincia di Crotone, Parco Nazionale
delle Cinque Terre, Comune di Ustica, Comune di Favignana, Parco Nazionale del
Gargano, Consorzio di Gestione dell’AMP Punta Campanella, Ente Roma Natura,
associazione Legambiente per la redazione di “Blumare”, giornale periodico di
informazione sui parchi e le aree marine protette;
-
la stipula di convenzioni con Il Ministero della Difesa per l’utilizzo di unità del
servizio civile, e con l’Istituto Universitario Navale di Napoli per tirocinio di
formazione e orientamento di studenti;
-
le segnalazioni e i problemi per il depuratore degli scarichi civili sito nella
località Torca. Si tratta di una questione ancora irrisolta, che coinvolge il
Comune di Massa Lubrense e le Autorità competenti;
-
la querelle delle concessioni demaniali di specchi acquei per il posizionamenti
dei gavitelli da ormeggio;
-
la richiesta di deroga di ormeggio nelle zone B fatta al Ministero e ottenuta. In
vista del posizionamento dei gavitelli per l’ormeggio delle imbarcazioni da
diporto, che ritarda per via del problema delle concessioni demaniali per gli
specchi acquei, l’AMP escogita questo stratagemma per non entrare in
conflitto con i diportisti che da tutta Italia, e specialmente dal Golfo di
150
Napoli arrivano nelle zone dell’AMP per godere di un mare limpido e
panorami mozzafiato;
attivazione di un corso di formazione per tecnici di gestione dell’AMP rivolto a 24
-
persone.
Dunque il 2002 si chiude con la fine del mandato del Direttore Alberico Simioli,
che nei tre anni e mezzo di attività ha dato vita ad una struttura pronta ora per
funzionare al meglio, dotata di:
•
una sede attrezzata, un sito web, e una serie di contatti e convenzioni con
altre istituzioni del mondo della protezione della natura;
•
dipendenti per le funzioni amministrativo/contabili, con ottime
competenze nelle arti marinare, che permetteranno all’Ente una ottima e
qualificata visibilità a mare;
•
uno Sportello Informativo per le relazioni col pubblico;
•
un’Osservatorio Ambiente e Legalità per monitorare gli illeciti, fare
consulenze legali;
•
un Centro di Educazione Ambientale per svolgere tutte le attività di
formazione ed educazione ambientale sul territorio.
L’anno 2002 si chiude con un disavanzo di competenza di € 561.850,01 e un
avanzo di amministrazione di € 553.833,62 (L. 1.072.371.423)
Esercizio finanziario 2003
La nomina del Responsabile di AMP, Avv. Andreina Esposito, avviene con
Delibera datata 14.12.2002, ma di fatto il nuovo Direttore entra in carica solo
nell’aprile 2003, con un contratto annuale.
Il ruolo di responsabile, dunque, è rimasto vacante per circa sei mesi, anche se
le attività minime per l’ordinaria amministrazione dell’Ente, sono state svolte
dallo sportello informativo.
All’arrivo del nuovo direttore si è subito proceduto ad elaborare il Piano di
gestione e valorizzazione dell’AMP, riportato nella tabella sottostante.
151
PEG 2003
OBIETTIVO A – PROTEZIONE AMBIENTALE
AZIONE 1. Campagne di informazione e sensibilizzazione
AZIONE 2. Controllo e monitoraggio delle zone sottoposte a
tutela
AZIONE 3. Pulizia dei fondali e delle acque
OBIETTIVO B – TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLE
RISORSE
AZIONE 1. Informazione e azioni di tutela nell’Area Marina
Protetta
AZIONE 2. Convegni e congressi
OBIETTIVO C – DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA
DELL’ECOLOGIA E DELLE PECULIARITA’ DELL’AMP
AZIONE 1. Pubblicazioni divulgative
AZIONE 2. Manifestazioni culturali
AZIONE 3. Documentari e reportage
OBIETTIVO D – EDUCAZIONE AMBIENTALE
AZIONE 1. Corsi e lezioni
OBIETTIVO E – LO STUDIO ELA RICERCA SCIENTIFICA
AZIONE 1. Ricerche scientifiche con pubblicazione di dati
rilevati in sito
AZIONE 2. Istallazione di impianti fissi di rilevamento
OBIETTIVO F – PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO SOCIOECONOMICO COMPATIBILE
AZIONE 1. Partecipazione a fiere
AZIONE 2. Pubblicità su riviste dei settori economici
compatibili maggiormente rappresentativi per l’AMP
OBIETTIVO G – FUNZIONAMENTO ORDINARIO
AZIONE 1. Spese istituzionali
AZIONE 2. Personale
AZIONE 3. Costi di amministrazione
AZIONE 4. Manutenzione ordinaria dei beni durevoli
AZIONE 5. Servizi
OBIETTIVO Gs – SPESE STRAORDINARIE PER IL
FUNZIONAMENTO DELL’AMP
AZIONE 1. Acquisizione beni durevoli
AZIONE 2. Istallazione beni durevoli
AZIONE 3. Manutenzione straordinaria beni durevoli
TOTALE
Anno
percen
2003
tuali%
173.250
6.34
75.550
63.000
34.700
759.750
27.80
698.850
60.900
271.138
69.450
126.688
75.000
352.050
352.050
403.451
256.850
146.601
206.839
9.93
12.89
14.76
7.57
114.239
92.600
294.830
15.550
34.280
106.000
121.000
18.000
271.100
180.100
6.000
85.000
2.732.408
10.79
9.92
100.00
Tabella 31 – Programma di Gestione e Valorizzazione 2003 – in Euro
Come è possibile notare, l’elaborazione del PEG va di anno in anno affinandosi,
grazie allo schema unificato per la compilazione del PEG trasmesso dal
Ministero dell’Ambiente a tutte le AMP italiane.
152
Il PEG è stato redatto dal Responsabile di Riserva, in collaborazione con tutto lo
staff dell’AMP, nel mese di maggio 2003, quindi in netto ritardo rispetto ai
termini previsti (30 novembre 2002). É stato quindi presentato agli organi
politici e approvato con:
-
delibera del 13 giugno 2003 dal Consiglio di Amministrazione dell’AMP;
-
delibera del 25 giugno 2003 dall’Assemblea dei Sindaci;
-
delibera del 2 luglio 2003 dalla Commissione di Riserva.
Il documento programmatico prevede una richiesta di finanziamento totale di €
2.732.408, con interessanti progetti di sviluppo di tutte le finalità previste dal
Decreto Istitutivo dell’AMP, oltre alle attività di gestione quotidiana e
straordinaria dell’AMP, come per esempio:
-
n. 5 progetti di ricerca scientifica, in collaborazione con l’Università
Parthenope e Federico II: 1) l’impatto della pesca del dattero di mare; 2)
la moria delle gorgonie; 3) la dinamica espansiva della Caulerpa taxifoglia
– alga invasiva subtropicale; 4) l’innovativa tecnica di contabilità
ambientale basata sull’analisi eMergetica; 5) l’istallazione di geofoni per
rilevare in tempo utile le attività distruttive dei datterari;
-
finanziamento di strutture vitali per l’AMP come il Centro Visite e
l’Osservatorio ‘Ambiente e Legalità, e il Centro di Educazione
Ambientale “Punta Campanella”;
-
educazione ambientale nelle scuole e “in situ” con la proposta
dell’istituzione di un centro velico;
-
organizzazione di convegni e campagne sulla protezione dell’ambiente
marino;
-
partecipazione a fiere locali e nazionali con lo stand e il materiale
informativo dell’AMP.
Purtroppo il PEG 2003 è stato presentato con notevole ritardo, e questo ha
determinato un rallentamento nel finanziamento degli obiettivi da parte del
Ministero.
153
Rendiconto di gestione 2003
Nella prima parte del 2003 il Ministero dell’Ambiente ha trasferito i fondi
relativi al PEG 2002 per gli interventi: sportello informativo, osservatorio
ambiente e legalità, sala delle Sirene dell’AMP Punta Campanella, segnalamenti
marittimi, gavitelli–ormeggi, e ha dato risposta positiva per la partecipazione
alle manifestazioni di settore: BIT di Milano e Mediterre.
All’inizio di agosto il Ministero dell’Ambiente ha trasferito i fondi necessari per
attuare gli interventi essenziali per il 2003 come: i progetti di controllo e
monitoraggio, l’istallazione di segnali stradali, la produzione di materiale
informativo e promozionale, la gestione del sito internet, l’acquisto di un
furgone pick-up, e altre attività di gestione ordinaria e straordinaria dell’Ente.
Intanto sono arrivate varie tranches di finanziamento per la rivista Blumare, il
cui progetto era stato presentato nell’anno 2002. Inoltre con direttive datate
ottobre e novembre 2002 sono stati stanziati fondi rispettivamente per:
•
interventi del PEG 2003 come: pulizia dei fondali, convegno ambiente e
legalità, corso di biologia nelle scuole, etc..;
•
interventi per la gestione ordinaria della Riserva Marina;
per un totale di € 365.855.
I dati recuperati dal rendiconto di gestione partono al solito dall’analisi delle
entrate:
ENTRATE
Entrate derivanti da trasferimenti delle Stato, Regione
ed altri Enti Pubblici
Entrate extratributarie diverse
Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato, Regione
ed altri Enti pubblici per investimenti
Entrate da servizi per conto terzi
TOTALE
anno 2003
669.630,90
Percen
tuale%
58.18
23.515,71
433.198,11
2.04
37.63
24.717,04
1.151.061,76
2.15
100.00
Tabella 32 – Analisi delle entrate 2003 per titoli – in Euro
La tabella mostra entrate cospicue sia alla voce “entrate correnti” che “entrate
per investimenti, per un totale complessivo di € 1.151.061,76.
154
Al 31.12.2003 si rileva un disavanzo di competenza di € 40.916,34, che
rappresenta l’ammontare prelevato dall’avanzo di amministrazione e utilizzato
per affrontare le spese per l’anno 2003.
SPESE
Spese correnti
Spese in conto capitale
Spese per servizio conto terzi
TOTALE
Anno 2003
734.062,95
433.198,11
24.717,04
1.191.978,10
percentuale
%
61.58
36.34
2.08
100.00
Tabella 33 – Analisi della spesa 2003 per titoli – in Euro
La Tabella 33 mostra come la spesa si equipara all’entrata per i movimenti in
conto capitale, mentre risulta essere leggermente minore per l’ordinaria attività
dell’Ente (spesa corrente).
La Tabella 34, invece, mostra che la spesa attuata dall’Ente è confluita per lo più
in interventi come “funzionamento ordinario dell’AMP” e “valorizzazione delle
risorse naturali”, e in misura minore in protezione ambientale, diffusione
dell’ecologia, degli ambienti marini e delle caratteristiche ambientali.
FUNZIONI DI SPESA
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e
caratt. Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
Promozione dello sviluppo socio-economico
ecosostenibile
Gestione delle risorse proprie e di altri enti per
attività di partenariato
TOTALE
anno 2003
258.590,39
96.600,00
278.974,22
50.664,57
percentuale
%
35.23
13.16
38.00
6.90
10.500,00
-
1.43
-
38.733,77
5.28
734.062,95
100.00
Tabella 34 – Analisi della spesa 2003 per funzioni – in Euro
Dalla Tabella 35 si evince che il 74,70 % della spesa è andata a finanziare le
prestazioni di servizio per l’Ente, come per esempio “pulizia di fondali”, o
produzione di materiale informativo”.
155
INTERVENTI DI SPESA
Personale
Acquisto di beni di consumo
Prestazioni di servizio
Utilizzo beni di terzi
Trasferimenti
Interessi passivi
Imposte e tasse
Oneri straordinari di gestione
Fondi di riserva
TOTALE
ANNO 2003
47.838,76
64.822,05
548.339,31
29.376,90
36.775,34
6.910,59
734.062,95
Percentuale
%
6.52
8.83
74.70
4.00
5.01
0.94
100.00
Tabella 35 – Analisi della spesa 2003 per interventi – In Euro
Il 60.99% della spesa in conto capitale (Tabella 36) è relativa alla funzione
“diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e delle caratteristiche
ambientali”, mentre il restante 39.01 % è relativa alle “spese straordinarie”
dell’Ente Gestore.
FUNZIONI DI SPESA
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli ambienti
marini e caratt. Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
Promozione dello sviluppo socio economico
ecocompatibili
Gestione delle risorse proprie e di altri enti
per attività di partenariato
TOTALE
anno 2003
percentuale %
169.010,00
39.01
264.188,11
60.99
-
-
-
-
433.198,11
100.00
Tabella 36 – Analisi della spesa 2003 in conto capitale per funzioni – in Euro
La gestione finanziaria relativa all’esercizio 2003, come detto in partenza, ha
rispecchiato in parte il programma di gestione e valorizzazione redatto dal
Consorzio, approvato e finanziato dal Ministero dell’Ambiente. Il predetto
Ministero, come accennato sopra, ha comunicato solo in data 8.08.2003 e
27.10.2003 l’approvazione di una parte del PEG, ritenendo idonei solamente
una parte degli interventi programmati, alcuni dei quali considerati essenziali
156
per l’anno 2003. Si è provveduto inoltre a completare o continuare alcuni degli
interventi relativi ai programmi di gestione degli esercizi precedenti.
In ogni caso, sebbene sia partito in ritardo, il 2003 rappresenta un anno di gran
lavoro per l’AMP Punta Campanella, con la preparazione di gare pubbliche per
l’affidamento di servizi importanti per il parco (monitoraggio delle acque
dell’AMP, pulizia dei fondali, monitoraggio della linea di costa, censimento
delle grotte marine, stampa di un puzzle ed elaborazione di un gioco per
l’AMP), e non solo: altre attività impegnative ed interessanti svolte dal
Responsabile della Riserva e dal suo staff sono state quelle relative
all’elaborazione di documenti per la gestione degli uffici, alcuni dei quali
presentati presso il Ministero con la proposta di renderli unitari per tutte le
Aree Marine Protette:
•
il regolamento per l’acquisizione di beni e servizi in economia;
•
regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, con previsione di
pianta organica di base per una Area Marina Protetta;
•
interpretazione o integrazione della direttiva concernente la definizione
del profilo di direttore o responsabile di una AMP e costituzione del
relativo rapporto.
Purtroppo si registra un nulla di fatto per il progetto “Formare e trasformare
l’impresa per l’ambiente”, in collaborazione con la Regione Campania, per via
del mancato trasferimento di fondi da parte di quest’ultima. Invece si
concludono positivamente i progetti di formazione regionale IFTS (con 24 nuovi
tecnici di gestione, alcuni dei quali ad oggi svolgono lavori per l’AMP), e di
“attività di partenariato” con la partecipazione dell’AMP alle manifestazioni
“Festa del Mare” e “Trofeo De Martino”.
Non si risolve il problema per il posizionamento di gavitelli da ormeggio, in
attesa del rilascio delle relative autorizzazioni dalle autorità competenti.
Questa una breve descrizione delle principali attività svolte per l’anno 2003
dall’AMP Punta Campanella, oltre alle quotidiane attività di relazione con le
forze dell’ordine (capitaneria di porto – guardia costiera) e con la comunità
locale (cooperative, operatori, scuole, associazioni), e la lotta alle illegalità
157
nell’AMP (in particolar modo contro la pesca al dattero, e il diportismo nelle
zone gialle della Riserva).
L’anno 2003 si chiude con un disavanzo di competenza di € 40.916,34 ed un
avanzo di amministrazione di € 632.323,12.
Esercizio finanziario 2004
Il 2004 risulta essere un anno pieno di cambiamenti per l’Ente Gestore:
•
Il 31.12.2003 termina il mandato del Coordinamento delle Associazioni
Ambientaliste dell’AMP Punta Campanella per il servizio “Sportello
Informativo”. Tale attività aveva dato una certa stabilità al lavoro di
informazione per l’AMP Punta Campanella, ma il Ministero dell’Ambiente
chiede di pubblicare bandi pubblici per l’affidamento del servizio che
riprende solo nell’aprile 2004 con la Cooperativa Biosphera;
•
A metà aprile termina il mandato del Responsabile della riserva Avv.
Andreina Esposito. Il nuovo Direttore, l’Agronomo Antonino Miccio,
firma il contratto triennale solo verso la metà di giugno, in piena stagione
turistica;
•
All’inizio di maggio si dimette definitivamente il Presidente del Consiglio
di Amministrazione dell’AMP Gian Carlo Russo. Il nuovo Presidente,
Prof.ssa Liberata Persico, viene nominato con Delibera del C.d.A. del
14.05.2004.
Con queste condizioni iniziali già si prevedono netti ritardi per la consegna del
programma di gestione e per la messa in opera di tutte le attività da svolgere
nel periodo estivo, che di fatto rappresenta il momento in cui la Riserva può
godere di maggiore visibilità, e contemporaneamente far fronte ad un massiccio
impatto turistico.
Della passata gestione (Responsabile Avv. Andreina Esposito), importante
menzionare il “Convegno per l’ambiente e legalità” che ha avuto grossi
riscontri
anche
sulla
stampa,
con
la
presentazione
delle
attività
dell’Osservatorio omonimo, la descrizione dell’intensa attività di collaborazione
con le Forze dell’Ordine, e la presentazione dei risultati delle ricerche del
158
progetto nazionale Aphrodite, diretto dal CoNISMa. Il convegno ha visto la
partecipazione anche di Responsabili di altre Aree Marine Protette, oltre a
rappresentanti delle Istituzioni locali, Forze dell’Ordine, professori e studenti
universitari.
La programmazione per il 2004, dunque, comincia solamente a metà anno e
prevede la risoluzione di punti critici per la riserva come:
•
il posizionamento di boe di delimitazione dell’area protetta;
•
l’istallazione dei campi boe con i gavitelli da ormeggio per le unità da
diporto;
•
la creazione del Centro Multimediale “Sala delle Sirene”, che dovrebbe
rappresentare un vero e proprio “incubatore” di progetti, eventi e
iniziative per l’AMP.
Continua il lavoro di rilascio delle autorizzazioni da parte dell’AMP per le
attività di pesca sportiva, professionale, immersioni e transito di imbarcazioni
per visite guidate nelle acque della riserva marina, parallelamente al lavoro del
Centro Visite e dell’Osservatorio. Nota negativa sul Centro di Educazione
Ambientale che continua a esistere solo sulla carta.
Documenti programmatici 2004
Interessante analizzare due documenti programmatici dell’Ente, anteriori al
PEG 2004:
-
Bilancio di previsione, approvato con d.A.d.S. n. 7 del 13.07.2004;
-
Variazione al PEG 2003, approvato con d.A.d.S. n. 11 del 29.12.2004;
Nel Bilancio di previsione vengono individuati cinque punti fondamentali su cui
lavorare:
1. Azione di marketing per la promozione dell’AMP;
2. Presenza sul territorio, corretta informazione dell’area di competenza e
dei vincoli:
3. Viabilità ed interazione con le attività economiche di riferimento;
4. Strutturazione logistica per le attività ed i servizi legati all’Ente;
159
5. Consolidamento dell’AMP come entità sovra-istituzionale di riferimento
per il territorio.
Dunque in linea con l’andamento della programmazione degli Enti Pubblici, si
comincia anche per l’AMP Punta Campanella a fare un’analisi delle criticità, per
individuare gli obiettivi da perseguire a breve, medio e lungo termine.
Purtroppo l’Ente Gestore si trova davanti i soliti, annosi problemi:
-
mancanza di personale per la gestione dell’Ente: risulta necessaria la
dotazione di una pianta organica in modo da aumentare la capacità di
spesa e di operatività dell’Ente;
-
la depurazione delle acque reflue: impossibile gestire una Riserva
Marina ed assicurare il conseguimento degli obiettivi in acque inquinate;
-
attuazione dei servizi a mare legati alla ricettività logistica, in modo da
poter offrire a diportisti e turisti la possibilità di fruire delle acque della
Riserva .
Dunque interventi necessari sono il posizionamento delle ultime 7 boe di
delimitazione della Riserva, e il posizionamento di 2 campi ormeggio, oltre alle
funzioni di ordinaria gestione dell’Ente e delle strutture ad esso associate.
Il tutto partendo dalla considerazione che la struttura è ben consolidata e gli
interventi effettuati negli anni precedenti hanno in parte incoraggiato e
fattivamente sostenuto, anche economicamente, lo svolgersi di una serie di
eventi e manifestazioni, cari alla popolazione residente, ed incentrati su
tematiche di tutela e salvaguardia ambientale.
Il bilancio di previsione non si basa sul programma di gestione 2004, bensì su:
1. finanziamenti già avvenuti, per un totale di € 122.488,00 – per lo più
interventi di “diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e delle
caratteristiche
ambientali
dell’AMP”,
oltre
all’intervento
“Osservatorio
Ambiente e Legalità”, e all’attività di ricerca scientifica “Ricognizione GIS e
analisi energetica nell’AMP”;
2. attività di funzionamento ordinario dell’AMP, per un totale di 380.261,76 per
il normale funzionamento degli uffici e dei servizi;
3. spese extratributarie di € 17.334,55;
160
4. entrate da servizi per conto terzi di € 115.000,00;
Il bilancio di previsione presenta una spesa totale di € 640.991,84.
Intanto a fine anno viene presentata al Ministero dell’Ambiente la variazione al
PEG 2003, con l’aggiunta di interventi nel campo dell’”educazione ambientale
nelle
scuole”,
della
“promozione
di
uno
sviluppo
socio-economico
compatibile”, e la “diffusione e conoscenza dell’ecologia e delle caratteristiche
peculiari dell’AMP”, per un totale di € 256.127,00. Di seguito è riportata la
tabella riassuntiva delle richieste di finanziamento relative alle variazioni al
PEG 2003:
VARIAZIONE PEG 2003
OBIETTIVO D – EDUCAZIONE AMBIENTALE
AZIONE 1. Educazione ambientale e promozione dell’AMP nelle
scuole elementari e primarie dei comuni della Riserva
OBIETTIVO F – PROMOZIONE DI UNO SVILUPPO SOCIOECONOMICO COMPATIBILE
AZIONE 1. Partecipazione a fiere
OBIETTIVO C – DIFFUSIONE E CONOSCENZA
DELL’ECOLOGIA E DELLE CARATTERISTICHE PECULIARI
DELL’AMP
AZIONE 1. Manifestazioni culturali
TOTALE
importo
richiesto
199.847,00
25.680,00
30.600,00
256.127,00
Tabella 37 – Variazione al Piano di Gestione e Valorizzazione 2003 – in Euro
Quindi con misure trasversali e straordinarie si provvede a richiedere
finanziamenti per i progetti di gestione per il 2004-2005, nonostante l’enorme
ritardo nella consegna del PEG, fermo restando che la gestione ordinaria viene
garantita anche attingendo dagli avanzi di amministrazione.
Finalmente con delibera C.d.A. n. 2 del 10.02.2005 viene approvato il PEG 20042005. Il ritardo accumulato per i motivi su citati ha creato una singolare
situazione: la progettazione integra le richieste per gli anni 2004 e 2005. In realtà
esso però non influirà per niente sulla programmazione 2004.
Risultato della gestione
Passata la stagione estiva 2004 le attività riprendono con maggiore incisività,
grazie al contratto triennale stipulato con il nuovo Responsabile di Dott. A.
161
Miccio che garantisce continuità ai progetti presentati nei diversi programmi di
gestione.
Nel corso del 2004 sono stati trasferiti i fondi relativi al funzionamento
ordinario – obiettivo G – nonché la quota di alcuni progetti compresi in Piani
Economici di Gestione di competenza dei precedenti esercizi finanziari, per un
importo pari a € 316.664,91, come si legge nella relazione al bilancio consuntivo
2004, approvato con delibera C.d.A. del 26/09/2005.
Ciò dipende dal fatto che il Programma di gestione 2003 era stato approvato
solo in minima parte, e gli interventi in esso contenuti non hanno ancora dato
origine ad alcun trasferimento. Vi sono finanziamenti per € 9.987,20 da parte di
altri Enti del settore pubblico, tra cui € 4.996,50 da parte degli Enti consorziati.
anno
2004
610.481,64
ENTRATE
Entrate derivanti da trasferimenti delle Stato, Regione ed
altri Enti Pubblici
Entrate extratributarie diverse
36.037,60
Entrate derivanti da trasferimenti dello Stato, Regione ed
altri Enti pubblici per investimenti
Entrate da servizi per conto terzi
32.971,07
TOTALE
679.490,31
Percen
tuale%
89.84
5.30
4.85
100.00
Tabella 38 – Analisi delle entrate 2004 per titoli – in Euro
All’interno del titolo “Entrate extratributarie diverse”, da registrare l’entrata
relativa a “proventi dei servizi pubblici”, che sebbene minima (€ 698,79)
rappresenta un primo passo verso l’autofinanziamento della struttura.
Da notare nessuna entrata per quanto riguarda le “entrate per investimento”.
Nella tabella 33 da notare, invece, che la maggior parte della spesa è relativa alle
“spese correnti” (94.56%), ed è nulla per le spese in conto capitale. È chiaro che
l’Ente, istituito da circa sette anni, oramai è dotato di strumenti e strutture, e i
finanziamenti riguardano per lo più le attività correnti.
SPESE
Spese correnti
Spese in conto capitale
Spese per servizio conto terzi
TOTALE
anno 2004
568.530,00
32.671,07
601.209,07
percentuale %
94.56
5.44
100.00
Tabella 39 – Analisi della spesa 2004 per titoli – in Euro
162
Dall’analisi della spesa si può rilevare che si è proceduto a finanziare progetti
per ricerca scientifica, divulgazione della riserva, e per consulenze tecnicoscientifiche. Inoltre si è proceduto ad impegnare spese per la gestione degli
uffici, scaturenti da regolari contratti per varie utenze (elettriche, idriche e
telefoniche), fitto di locali, manutenzione della rete informatica interna,
abbonamento a internet e gestione del sito web, nonché spese per
manutenzione e funzionamento degli automezzi ed imbarcazioni ed acquisto di
tutto il materiale di consumo e occorrente per il funzionamento dell’Ente.
SPESA PER FUNZIONI
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e
caratt. Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
Promozione dello sviluppo socio-economico
ecosostenibile
Gestione delle risorse proprie e di altri enti per
attività di partenariato
TOTALE
anno 2004 percentuale%
165.852,74
29.17
500,00
0.09
241.788,00
42.53
113.746,00
25.680,00
20.01
4.52
20.971,26
3.69
568.538,00
100.00
Tabella 40 – Analisi della spesa corrente 2004 per funzioni – in Euro
Dalla Tabella 40 si evince che le principali spese sono state indirizzate verso la
diffusione delle principali caratteristiche dell’Area Marina Protetta, il
funzionamento ordinario dell’AMP e l’educazione ambientale.
Dall’analisi per interventi (Tabella 41) si nota che la maggior parte delle spese
per l’anno 2004 sono andate a finanziare interventi quali “Prestazioni di
servizio” e “Trasferimenti”, rispettivamente con il 44,3% e il 32,7% della spesa
totale, per un totale di oltre 400.000 €.
SPESA PER INTERVENTI
Personale
Acquisto di beni di consumo
Prestazioni di servizio
Utilizzo beni di terzi
Trasferimenti
Interessi passivi
163
ANNO 2004
51.833,09
46.790,85
186.134,82
25.340,07
251.239,17
-
Percentuale %
9.1
8.2
32.7
4.4
44.3
-
Imposte e tasse
Oneri straordinari di gestione
7.200,00
-
1.3
-
Tabella 41– Analisi della spesa corrente 2004 per interventi – in Euro
Analizzando la spesa in conto capitale per funzioni, si nota che i finanziamenti
hanno coperto le spese relative a “diffusione dell’ecologia e caratteristiche
dell’AMP” per il 60.99%, e le “spese straordinarie” per il 39,01%, per un totale
di finanziamento pari a € 264.188,11.
SPESA PER FUNZIONI
Funzionamento ordinario dell’AMP
Protezione ambientale
Spese straordinarie
Valorizzazione risorse naturali
Diffusione dell’ecologia, degli ambienti marini e
caratt. Ambientali
Educazione ambientale
Studio e ricerca scientifica
Promozione dello sviluppo socio economico
ecocompatibili
Gestione delle risorse proprie e di altri enti per
attività di partenariato
TOTALE
anno
2004
Percen
tuale %
169.010,00
39.01
264.188,11
60.99
-
-
-
-
433.198,11
100.00
Tabella 42 – Analisi della spesa corrente 2004 in conto capitale per funzioni – in Euro
Nel corso del 2004 l’Ente Gestore ha provveduto alla gestione ordinaria della
struttura con tutti i suoi servizi e le sue attività, senza particolari slanci
propositivi a causa del ritardo accumulato per i motivi di cui si è ampiamente
parlato prima. Dunque: Centro Visite, Osservatorio Ambiente e Legalità,
attività di controllo e monitoraggio a mare, queste le principali attività svolte, a
cui si aggiunge l’avvio di un interessante progetto di educazione ambientale
con le scuole elementari e medie della penisola.
Tra i documenti elaborati dall’Ente Gestore per l’anno 2004 leggiamo:
- con V.A.d.S. n. 8 del 13.07.2004, proposta di modifica alla zonizzazione (Area
Li Galli da zona B a zona C; Area da località Mortelle a Punta Germano tutta
zona C, Area Vetara riduzione della superficie della zona A). La proposta di
modifica nasce per l’impossibilità di assicurare un efficiente grado di protezione
ambientale per via della vastità del territorio, e per i problemi arrecati
164
dall’imposizione di tali vincoli agli operatori del mare. La proposta, presa in
visione dal Ministero, è stata considerata non idonea.
Il 2004 si chiude quindi con una serie di attività per il funzionamento ordinario,
volte a rendere operativa l’Ente, in vista del seguente esercizio finanziario 2005.
Il 31.12.2004 si chiude con un avanzo di competenza di € 78.281,24 e un avanzo
di amministrazione pari a € 759.790,15.
4.3 Analisi dei dati
Programma di Gestione e Valorizzazione
I dati relativi ai programmi di gestione e valorizzazione dal 1998 al 2004 (tabb.
5, 6, 12, 19, 25, 31, 37) sono riportati nella Tabella 43 e nel Grafico 1.
OBIETTIVI
Protezione
ambientale
1998
Tutela e
valorizzazione
delle risorse
Diffusione
della
conoscenza
dell’ecologia e
delle
peculiarità
dell’AMP
Educazione
ambientale
Studio e ricerca
scientifica
Promozione di
uno sviluppo
socioeconomico
ecocompatibile
Funzionamento
ordinario
Spese
straordinarie
per il
funzionamento
dell’AMP
TOTALE
1999
2000
2001
2002
2003
-
264.942,39
82.633,10
-
173.250,00
27.300,00
-
-
17.54 %
32.020,33
8.58 %
78.501,45
47.920,00
6.34 %
759.750,00
3.58 %
-
2.12 %
8.15 %
4.11 %
27.80 %
51.645,69
51.645,69
67.139,40
149.772,50
328.649,00
271.138,00
75.788,00
7.44 %
6.24 %
4.44 %
15.56 %
28.17 %
9.93 %
9.99 %
-
51.645,69
36.151,98
46.481,12
96.324,00
352.050,00
199.847,00
129.114,22
6.24 %
129.114,22
2.39 %
435.269,87
4.82 %
165.266,21
8.25 %
190.056,00
12.89 %
403.451,00
26.33 %
50.000,00
18.60 %
-
15.60 %
-
28.81 %
64.557,11
17.17 %
38.734,27
16.29 %
252.857,00
14.76 %
206.839,00
6.59 %
25.680,00
4.27 %
4.03 %
21.67 %
7.57 %
3.38 %
141.509,19
279.919,64
523.366,06
148.274,78
198.095,00
294.830,00
380.261,76
20.39 %
371.848,97
33.84 %
315.038,71
34.65 %
87.281,22
15.40 %
253.063,88
16.98 %
52.891,00
10.79 %
271.100,00
50.11 %
-
53.57 %
38.08 %
5.78 %
26.29 %
4.53 %
9.92 %
694.118,07
827.363,95
1.510.728,36
962.727,31
1.166.772,00
2.732.408,00
Tabella 43 – Programma di gestione e valorizzazione del 1998 al 2004
165
2004
-
758.876,76
Da notare che tutti i dati sono stati standardizzati rispetto allo schema che
ritroviamo nella scheda 1 in allegato. Dunque per i PEG che portano voci
differenti a quelle riportate nella scheda 1, si è fatto un lavoro di ricollocazione
degli interventi previsti nelle apposite caselle, rispetto alle azioni e agli obiettivi
di cui fanno parte, in modo da avere dei dati omologati.
richieste di finanziamento - in
€
Programma di gestione e valorizzazione
3.000.000,00
2.500.000,00
2.000.000,00
1.500.000,00
1.000.000,00
500.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
Grafico 1 - richieste totali di finanziamento dal 1998 al 2004
É possibile rilevare che:
- nel primo triennio la richiesta di finanziamento è andata crescendo,
raggiungendo un picco di circa € 1.500.000 per l’esercizio finanziario 2000;
- nel secondo triennio, partendo da un valore di circa € 1.000.000 per il 2001,
l’andamento è stato nuovamente crescente fino a raggiungere il picco del 2003
con una richiesta di finanziamento per un importo di € 2.732.408;
- il dato per il 2004 risulta anomalo rispetto agli altri in quanto non deriva dal
Piano di Gestione e Valorizzazione (come si può leggere nel paragrafo
precedente, pag. 139), ma dalla fusione del bilancio di previsione e della
variazione al PEG 2003, misure attuate dall’Ente Gestore per via del ritardo
accumulato nell’elaborazione dei normali documenti contabili.
Già in questo primo grafico è possibile notare la differenza tra le diverse
tipologie di gestione attuate dai tre responsabili di AMP che si sono succeduti
in questi anni: per gli esercizi finanziari dal 1999 al 2002, con il Direttore A.
Simioli, si prevedeva un totale di finanziamento tra € 1.000.000 e 1.500.000; nel
166
2003 la direzione di A. Esposito prevedeva circa il doppio del finanziamento;
per il 2004, con il direttore A. Miccio, la previsione è scesa di molto.
I motivi sono da ricercare anche nella direttiva emanata dal Ministero e
indirizzata a tutte le Aree Marine Protette, secondo la quale i programmi di
gestione non devono superare il valore di € 450.000, sia per indisponibilità di
cassa da parte del Ministero stesso, sia per gli evidenti problemi di gestione di
risorse da parte degli Enti che a fine esercizio economico risultano presentare
spesso notevoli avanzi di amministrazione.
Nei grafici della pagina seguente (2 – 3 – 4) sono messi in relazione gli
andamenti delle diverse funzioni previste dal programma di gestione e
valorizzazione, rispetto agli esercizi finanziari:
1. protezione ambientale – solamente nel 2000 comincia la programmazione per
la protezione ambientale (in blu), che nel corso degli anni mostra un
andamento decrescente, unito ad una decrescente incidenza sulla
programmazione complessiva delle attività, come si evince dalla tabella 1,
passando dal 17,54% del 2000 al 3,58% del 2004;
2. tutela e valorizzazione delle risorse – anche per questa funzione la
programmazione è cominciata nel 2000, con un picco nel 2003 (pari al
27,80% del PEG – tabella 1) per un particolare progetto sul disinquinamento
delle acque dell’area protetta, che però non è stato finanziato dal Ministero;
richieste di
finanziamento - in €
Protezione dell'ambiente
€ 800.000,00
€ 700.000,00
€ 600.000,00
€ 500.000,00
€ 400.000,00
€ 300.000,00
€ 200.000,00
€ 100.000,00
€1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
protezione ambientale
promozione di uno sviluppo socioeconomico ...
tutela e valorizzazione delle risorse
Grafico 2 – andamento nel tempo della richiesta di finanziamento per le funzioni di
“protezione dell’ambiente”
167
3. diffusione della conoscenza dell’ecologia e delle peculiarità dell’AMP – sin
dall’inizio dell’attività in sede di programmazione si sono destinate delle
risorse per tale funzione, con andamento crescente fino al 2002, poi
decrescente; dalla tabella 1 si evince che tranne per il 2002 (con il 28,17%) le
risorse destinate a tale attività divulgativa si sono sempre mantenute tra il 5
e il 10% del PEG.
4. educazione ambientale - l’andamento è stato crescente con un picco nel 2003, in
corrispondenza dell’aumento generale della richiesta di finanziamento per
quell’anno, e mostrando un valore importante anche nel 2004, con una
percentuale del 26,33% del totale caratterizzando così una buona parte
dell’attività programmatica di questo ultimo anno esaminato;
richiesta di finanziamento - in €
Informazione sull'AMP
500.000,00
400.000,00
300.000,00
200.000,00
100.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
educazione ambientale
studio e ricerca scientifica
diffusione della conoscenza ...
Grafico 3 - andamento nel tempo della richiesta di finanziamento per le funzioni di
“informazione sull’AMP”
5. studio e ricerca scientifica – dal grafico si nota un caratteristico andamento
sinusoidale con picchi nel 2000 e nel 2003 in sintonia con l’andamento totale
dei PEG (grafico 1); una particolare diminuzione di destinazione di risorse si
rileva per la programmazione
2004
sia come valore assoluto, sia in
relazione alla richiesta di finanziamento totale, scendendo da una media di
circa 18% al 6,59% (tabella 1);
168
Amministrazione
richiesta di finanziamento - in €
600.000,00
500.000,00
400.000,00
300.000,00
200.000,00
100.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
funzionamento ordinario
spese straordinarie per l'AMP
Grafico 4 andamento nel tempo della richiesta di finanziamento per le funzioni di
“Amministrazione”
6. promozione di uno sviluppo socio economico eco-compatibile – la programmazione
di questa funzione è cominciata solo nel 2000, con un picco nel 2002 di circa
€ 250.000,00, che corrisponde al 21,67% del totale per quell’anno, per poi
scendere nuovamente al di sotto del 10%;
7. funzionamento ordinario – la spesa programmata per questa funzione è stata
sempre importante, con previsione di spese cospicue per tutti gli anni;
essendo queste spese poco flessibili, in occasione della riduzione del PEG
nel 2004, hanno assorbito il 50% circa dell’intera programmazione per
quell’anno;
8. spese straordinarie per il funzionamento dell’AMP – per tale funzione all’inizio
delle attività (1998 – 1999) si sono programmate spese notevoli per dotare
l’Ente di strutture permanenti. I valori sono poi pian piano diminuiti per
arrivare a zero per la previsione di spesa del 2004. Anche le percentuali
relative al totale del PEG, come è possibile rilevare nella tabella 1, sono
diminuite notevolmente nel corso degli anni.
169
Entrata
I dati relativi all’entrata per i sette anni di attività analizzati (di cui in tabb. 7, 13,
20, 26, 32, 36) sono riportati nella Tabella 44 e rappresentati nel Grafico 5.
ENTRATA
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
463.261,83
1.005.102,97
820.133,56
118.820,77
669.630,90
610.481,64
54.89 %
75.15 %
95.41 %
78.85 %
58.18 %
89.84 %
Tit. I - entrate
derivanti da
contributi e
trasferimenti
correnti dello Stato
Tit. II - entrate extratributarie
-
-
-
-
1.988,65
13.339,64
23.515,71
36.037,60
Tit. III - entrate da
trasferimenti per
investimento dallo
Stato
Tit. V entrate di
servizi per conto
terzi
TOTALE
-
370.816,05
299.028,54
0.23 %
2.582,28
8.85 %
-
2.04 %
433.198,11
5.30 %
-
43.94 %
22.36 %
0.30 %
9.908,74
33.303,20
34.881,51
18.539,83
24.717,04
32.971,07
1.17 %
2.49 %
4.06 %
12.30 %
2.15 %
4.85 %
843.986,35
1.337.435,20
859.586,00
150.700,24
1.151.061,76
679.490,31
-
-
37.63 %
Tabella 44 – Entrate dal 1998 al 2004
Entrate
totale entrata - in €
1.600.000,00
1.400.000,00
1.200.000,00
1.000.000,00
800.000,00
600.000,00
400.000,00
200.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
Grafico 5 – entrate totali dal 1998 al 2004
É possibile rilevare che:
- nel primo anno non si registrano entrate;
- le entrate maggiori si registrano negli anni 2000 e 2003, entrambe al di sopra di
€ 1.000.000,00;
- nel 2002 si registra un valore di entrata estremamente basso rispetto agli altri,
questo perché, come si è già detto nel paragrafo precedente, l’Ente Gestore
comincia ad utilizzare gli avanzi di amministrazione degli esercizi finanziari
precedenti per affrontare le spese.
170
Il Grafico 6 mostra l’andamento delle entrate correnti, entrate per investimenti
ed entrate totali.
valore delle entrate - in €
Tipi di Entrata
1600000
1400000
1200000
1000000
800000
600000
400000
200000
0
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
entrate per investimenti
entrate correnti
entrate totali
Grafico 6 – Andamento delle entrate correnti, entrate per investimenti ed entrate totali
È possibile rilevare che:
- Le entrate correnti mostrano un andamento in linea con le entrate totali:
crescenti fino al 2000, decrescenti nei due anni successivi, un nuovo rialzo nel
2003 e un nuovo decremento nel 2004.
- Le entrate per investimenti, quasi ai livelli delle entrate correnti nel 1999, sono
decrescenti nel 2000, in controtendenza rispetto alle altre, ancora decrescenti per
il 2001-2002, e registrano un valore massimo nel 2003 e un abbattimento nel
2004, in linea con l’andamento generale delle entrate.
Inoltre per gli esercizi finanziari 2001, 2002 e 2004 le entrate correnti ed le
entrate totali si sovrappongono, mostrando che nei momenti di diminuzione dei
trasferimenti da parte del Ministero le entrate per investimento vengono
annullate per indirizzare le risorse quasi esclusivamente sulle spese correnti,
che rappresentano i costi fissi di gestione dell’Ente, e vanno ad utilizzare dall’80
al 90% dell’entrata totale.
171
Spesa
I dati relativi alla spesa per i sette anni di attività analizzati sono riportati nella
Tabella 45 (di cui in tabb. 8, 15, 21, 27, 33, 39) e rappresentati nel Grafico 7.
SPESA
1998
Tit.
I
spese
correnti
Tit.
II
spese in
conto
capitale
Tit.
IV
servizio
in conto
terzi
TOTALE
1999
2000
2001
2002
-
540.214,21
400.627,53
637.327,42
670.111,93
734.062,95
568.538,00
-
71.91 %
201.100,88
48.93 %
384.816,72
90.02 %
35.738,82
94.05 %
23.898,49
61.58 %
433.198,11
94.56 %
-
26.77 %
47.00 %
5.05 %
3.35 %
36.34 %
9.908,74
33.303,69
34.881,51
18.539,83
24.717,04
32.671,07
1.32 %
4.07 %
4.93 %
2.60 %
2.08 %
5.44%
751.223,84
818.747,94
707.947.75
712.550,25
1.191.978,10
601.209,07
-
-
2003
2004
Tabella 45 – Spese dal 1998 al 2004
Spesa
1.400.000,00
totale spesa - in €
1.200.000,00
1.000.000,00
800.000,00
600.000,00
400.000,00
200.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
Grafico 7 – Andamento della Spesa totale dal 1998 al 2004
È possibile notare che:
- per il primo anno di attività dell’Ente Gestore (1998) non si registra alcuna
spesa;
- i valori della spesa sono stati orientativamente costanti, attestandosi attorno a
€ 700.000 all’anno;
- il 2003 rappresenta un anno singolare, in cui si registra una spesa quasi
raddoppiata rispetto agli altri anni: è proprio in quel periodo che vengono
172
avviate una serie di gare pubbliche per appaltare servizi utili all’Ente, quali
pulizia dei fondali, manutenzione delle boe di delimitazione del parco, centro
visite e informazioni, etc.
Dunque nel complesso si registra un andamento costante, con una lenta
diminuzione del valore della spesa affrontata dall’Ente Gestore nel corso degli
anni, tranne l’anomalia del 2003.
Nel grafico 8 sono rappresentati i valori di spesa corrente, spesa in conto
capitale e spesa totale per i sette esercizi finanziari analizzati.
Tipi di Spesa
valore della spesa - in €
1.400.000,00
1.200.000,00
1.000.000,00
800.000,00
600.000,00
400.000,00
200.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
spese correnti
spese in conto capitale
spese totali
Grafico 8 – andamento delle spese correnti, spese per investimenti e spese totali
Per spese correnti e spese in conto capitale si rileva un andamento differente
rispetto a quello della spesa totale (Grafico 8), tranne il valore nullo per il 1998,
anno di avviamento dei lavori:
- la spesa in conto capitale aumenta tra il 1999 e il 2000, diminuisce nettamente
per il 2001 e il 2002, raggiunge un massimo nel 2003, ed è nulla per il 2004;
- la spesa corrente nei sette anni mostra un valore che oscilla tra i 400.000 e i
700.000 €, con un minimo nel 2000, e un massimo nel 2003.
Da notare un andamento particolare delle curve tra l’esercizio finanziario 2000,
anno in cui spesa corrente e spesa in conto capitale si incrociano, e 2001 in cui le
stesse divergono nettamente.
173
Per ultimo è importante rilevare che:
- per gli esercizi finanziari 2001, 2002 e 2004 le spese correnti rappresentano il
90% e più della spesa totale, mentre le spese in conto capitale sono quasi nulle;
- nel 2003 abbiamo valori elevati di entrambe le voci, in corrispondenza di un
valore notevole della spesa totale.
Avanzo di amministrazione
I dati dell’avanzo di amministrazione registrati dall’’Ente Gestore dell’AMP in
questi sette anni di attività, sono riportati nella Tabella 46, e rappresentati nel
Grafico 9.
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Avanzo di
amministazione
309.874,14
402.636,94
921.324,20
1.084.748,09
553.833,62
632.323,12
759.790,15
Tabella 46 – Valore dell’avanzo di amministrazione per esercizi finanziari dal 1998 al 2004
ammontare dell'avanzo - in
€
Avanzo di amministrazione
1.200.000,00
1.000.000,00
800.000,00
600.000,00
400.000,00
200.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
avanzo di amministrazione
Grafico 9 – valori dell’avanzo di amministrazione per gli esercizi finanziari dal 1998 al 2004
Dal grafico si nota che l’avanzo ha avuto una crescita costante, tranne nel 2000
durante il quale si è più che raddoppiato, e nel 2001 durante il quale si è
dimezzato.
174
Confronto tra PEG, Entrata, Spesa e Avanzo di Amministrazione
La Tabella 47 e i grafici 10 e 11 mettono in relazione le richieste di
finanziamento, le entrate e le spese totali rispetto ai sette esercizi finanziari che
intercorrono tra il 1998 e il 2004.
1998
1999
2000
2002
2003
2004
694.118,07
827.363,95
1.510.728,36
962.727,31
1.166.772,00
2.732.408,00
758.876,76
Entrata
-
843.986,35
1.337.435,20
859.586,00
150.700,24
1.151.061,76
679.490,31
Spesa
-
751.223,84
818.747,94
707.947.75
712.550,25
1.191.978,10
601.209,07
309.874,14
402.636,94
632.323,12
759.790,15
PEG
Avanzo di
amministrazione
921.324,20
2001
1.084.748,09
553.833,62
Tabella 47 – Confronto tra PEG, entrata, spesa ed avanzo di amministrazione dal 1998 al 2004
Analisi della gestione
3.000.000,00
movimenti - in €
2.500.000,00
2.000.000,00
1.500.000,00
1.000.000,00
500.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
PEG
ENTRATA
SPESA
avanzo di amministrazione
Grafico 10 – andamento di PEG, entrata, spesa ed avanzo di amministrazione dal 1998 al 2004
Da queste rappresentazioni di dati, riassuntive di altre precedentemente
analizzate, si può notare l’andamento dei quattro parametri principali utilizzati
in questo lavoro, andando a studiare le relazioni che intercorrono tra essi.
È possibile rilevare da subito che rispetto ad un piano di gestione e
valorizzazione (in marrone) con andamento variabile, le entrate (in verde)
risultano in gran parte fedeli alla programmazione, mentre le spese (in rosso)
mantengono un andamento pressoché costante, mostrando un andamento
rapportabile al PEG, ma con scostamenti nettamente più lievi. L’avanzo di
175
amministrazione (in giallo) mostra un andamento slegato dalle altre tre curve,
in quanto è rapportabile solamente allo scostamento tra entrata e spesa: le
maggiori variazioni nella curva gialla si hanno quando le curve verde e rossa si
allontanano l’una dall’altra.
Dunque dall’analisi della curva del PEG e delle Entrate si nota che ad una
programmazione altalenante da parte dell’Ente, segue un finanziamento
coerente da parte del Ministero, tranne per l’esercizio finanziario 2002, che
mostra un dato in netta controtendenza, e per il 2003, in risalita.
Da notare che per quattro esercizi finanziari su sette (1999 – 2000 – 2001 – 2004) i
valori di PEG ed entrata quasi si sovrappongono, e se non si tiene in
considerazione il 1998 che è l’anno di avvio dei lavori, il rapporto diventa 4 anni
su 6, dunque:
-
per due terzi degli esercizi finanziari il Ministero ha dato carta bianca
alla maggior parte delle attività programmate dall’Ente, trasferendo
quasi tutti i contributi richiesti;
-
per un terzo degli esercizi finanziari (2002 – 2003) i finanziamenti sono
stati ridotti.
Per quanto riguarda la spesa si può facilmente notare che:
- nella fase iniziale la spesa riflette di molto l’entrata:
nel 1998 non ci sono risorse da spendere, quindi il valore è nullo;
nel 1999, con l’avvio dei lavori, la spesa si avvicina di molto al totale delle
risorse erogate dal Ministero, con uno scarto di circa € 100.000;
- nel 2000 la spesa non segue l’andamento crescente di PEG e ENTRATA (che
riportano valori ben al di sopra di € 1.000.000), attestandosi su un valore tra i
700.000 e gli 800.000 € anche per il 2001, anno in cui PEG ed ENTRATE si
avvicinano di nuovo, e per il 2002, nonostante il crollo dei finanziamenti;
- nel 2003 e nel 2004, in linea con PEG ed ENTRATA, la SPESA dapprima
cresce, poi diminuisce.
176
ammontare dei valori - in €
Valori della gestione
3.000.000,00
2.500.000,00
2.000.000,00
1.500.000,00
1.000.000,00
500.000,00
0,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
PEG
ENTRATA
SPESA
AVANZO
Grafico 11 – confronto tra i valori del PEG, entrata, spesa ed Avanzo di amministrazione
Dal grafico 11 si può vedere per gli esercizi finanziari 2002 e 2003 la spesa è
maggiore dell’entrata, e questo è il dato più rilevante che si evince da questo
grafico.
I finanziamenti per i primi anni sono stati nettamente coerenti alle richieste, e a
questi per due anni ha seguito una spesa di poco minore (1999 – 2001), mentre
per il 2000 lo scostamento entrata spesa è stato abbastanza elevato, andando a
creare un consistente avanzo di amministrazione che ha portato alla situazione
del 2002: entrate minime che devono essere integrate dall’ente attingendo
dall’avanzo di amministrazione.
Infatti la discrepanza tra entrata e spesa è colmata proprio dal disavanzo di
competenza pari a € 561.000.
Per il 2003 la situazione si ripete e il dato rilevante per questo anno è la grossa
discrepanza tra PEG e i valori di entrate e spese, probabilmente per via della
richiesta di finanziamento estremamente elevata, consegnata anche in netto
ritardo rispetto ai tempi previsti per legge.
Per il 2004 si registra una diminuzione di tutte e tre le voci del grafico in
conseguenza di un rallentamento nelle attività dovute all’avvicendamento sia
nella direzione gestionale che politica.
177
Analisi per macrofunzioni
Nell’analisi che segue sono stati presi in considerazione tre settori di attività
dell’AMP Punta Campanella:
1. amministrazione
2. informazione sull’AMP
3. protezione ambientale
Questo tipo di analisi ci permette di capire quali sono stati i campi privilegiati
dall’Ente Gestore dell’AMP sia in sede di programmazione (PEG) che nella fase
di attuazione dei lavori (SPESA) nei sette esercizi finanziari, valutando le
richieste di finanziamento per questi tre settori e le spese totali.
Per fare quest’analisi le funzioni riportate nello schema di PEG e di spesa totale
sono state raggruppate in tre macrofunzioni secondo questo criterio:
MACROFUNZIONI FUNZIONI
- Funzionamento ordinario
1. Amministrazione - Spese straordinarie per il
funzionamento dell’AMP
- Diffusione dell’ecologia,
degli ambienti marini e
2. Informazione sull’AMP caratt. Ambientali
- Educazione ambientale
- Studio e ricerca scientifica
- Protezione ambientale
- Tutela e valorizzazione
3. Protezione ambientale delle risorse
- Promozione di uno
sviluppo socio-economico
ecocompatibile
Tabella 48 – Schema di Funzioni-Macrofunzioni
?
Come si legge dalla tabella, nel punto 1 – amministrazione – rientrano i
progetti, e le spese che ritroviamo nelle voci: “funzionamento ordinario” e
“spese straordinarie”. Questa macrofunzione dunque raggruppa tutti quegli
interventi volti a sostenere la macchina amministrativa e burocratica dell’Ente,
178
incluso spese di fitto, canoni, acquisto di un gommone, spese per il personale,
etc. Importante sottolineare che per questa macrofunzione bisogna aggiungere
nel conto dei valori della spesa la voce “Gestione delle risorse proprie e di altri
enti per attività di partenariato” che figura solo negli ultimi due bilanci
dell’Ente e rientra comunque nelle attività di gestione del Parco.
?
Nel punto 2 – informazione sull’AMP – ritroviamo riassunti tutti quei progetti
volti a pubblicizzare le caratteristiche dell’area e le attività svolte dall’AMP.
Interventi come: pubblicazioni divulgative, documentari e reportages,
partecipazione a manifestazioni culturali, educazione ambientale nelle scuole:
tutte attività volte a diffondere la conoscenza delle peculiarità geologiche,
biologiche, ecologiche e naturalistiche del territorio. All’interno di questa
macrofunzione è stata inserita anche la voce “studio e ricerca scientifica” perché
il punto di partenza per la conoscenza delle caratteristiche del territorio sono
stati gli studi, le esplorazioni sottomarine e le ricerche scientifiche.
?
Nel punto tre – protezione ambientale – sono raggruppate tutte quelle attività
che hanno come obiettivo la tutela dei fondali, delle acque e delle biocenosi
dell’AMP Punta Campanella. Dunque ritroviamo voci quali protezione
ambientale e tutela e valorizzazione delle risorse, che corrispondono ad
interventi
come
controllo
e
monitoraggio
delle
acque,
o
istituzione
dell’osservatorio ambiente e legalità, che sono di fatto volti a tutelare le
specificità dell’area. All’interno di questa macrofunzione ritroviamo anche la
funzione “promozione di uno sviluppo economico eco-compatibile”, perché
questo tipo di attività, volto a rendere le attività dell’uomo ecocompatibili, è il
passo principale per avere uno sviluppo sostenibile e proteggere l’ambiente.
Da questo schema è stato possibile avere una valutazione più fine delle richieste
di finanziamento e delle spese effettuate, che sono riportate nei paragrafi
seguenti.
179
Analisi del PEG per macrofunzioni
I dati delle richieste di finanziamento analizzate per macrofunzioni sono
riportati nella Tabella 49 e sono rappresentati nel grafico 11 e 12.
PEG
1998
1999
2000
2001
2003
2004
Amministrazione
Informazione
sull’AMP
Protezione
ambientale
TOTALE
513.358,16
594.958,35
610.647,28
401.338,66
250.986,00
565.930,00
380.261,76
3.317.480 ,21
180.759,91
232.405,60
538.561,25
361.519,83
615.029,00
1.026.639,00
325.635,00
3.280.549,59
361.519,83
199.868,82
300.777,00
1.139.839,00
52.980,00
2.054.984,65
1.510.728 ,36
962.727,31
2.732.408,00
758.876,76
8.653.014,45
-
-
694.118,07
827.363,95
2002
1.166.772,00
totale
Tabella 49 – PEG 1998-2004 analizzati secondo lo schema delle macrofunzioni
Dal grafico 11 si nota che in sede di progettazione:
-
amministrazione e informazione sono le macrofunzioni per le quali è
prevista la maggior percentuale di spesa: in sette anni si ipotizzano
attività per più di tre milioni di euro per ognuna di esse, che vanno a
comporre insieme il 76% (38% ognuna) delle previsioni di spesa totale.
-
il restante 24% della programmazione di spesa è destinato alle attività di
protezione dell’ambiente, per un totale che supera di poco i due milioni
di euro.
Dunque è possibile leggere un’informazione molto interessante: viene dato più
spazio alle attività di gestione e di pubblicizzazione dell’ente rispetto alle
attività volte a proteggere le particolarità naturalistiche per le quali l’area è stata
posta sotto tutela.
Il grafico 12 mostra l’andamento di queste tre macrofunzioni nel tempo, e si
può notare che:
-
amministrazione è tra i tre il dato più costante attestandosi in 6 esercizi su
7 tra un valore di € 400.000 ed € 600.000, proprio perché rappresenta i
progetti di spesa per la gestione dell’Ente, ed è quindi intrinsecamente
poco flessibile;
-
informazione sull’AMP e protezione ambientale mostrano un andamento
simile, anche se le due curve risultano traslate l’una rispetto all’altra di
un valore di circa 200.000 € tranne per l’esercizio finanziario 2003, anno
in cui la situazione si capovolge.
180
Analisi del PEG per macrofunzioni
Protezione e
tutela
€ 2.054.984,65
24%
Amministrazione
€ 3.317.480,21
38%
Informazione
sull'AMP
€ 3.280.549,59
38%
Grafico 12 – Richiesta di finanziamento totale 1998-2004 analizzata secondo lo schema delle
macrofunzioni
È chiaro che nei primi anni di attività le previsioni di spesa risultano essere
preponderanti per le attività di gestione, perché bisogna avviare la struttura,
con tutti gli strumenti necessari a portare avanti un Ente Pubblico, mentre le
altre due macrofunzioni risultano poco o per niente prese in considerazione.
Negli esercizi finanziari 2000 e 2001 le curve si avvicinano, dunque la
programmazione per gli altri settori di attività dell’AMP comincia a prendere
corpo.
richieste di finanziamento - in
€
Analisi del PEG per macrofunzioni
€ 1.200.000,00
€ 1.000.000,00
€ 800.000,00
€ 600.000,00
€ 400.000,00
€ 200.000,00
€1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
protezione
informazione
amministrazione
Grafico 13 – Andamento delle macrofunzioni nel tempo per le richieste di finanziamento dal
1998 al 2004
181
Negli esercizi 2002 e 2003 si assiste ad una programmazione meno
amministrativa e più legata alle caratteristiche dell’Ente: le previsioni di spesa
per l’amministrazione sono inferiori a informazione e protezione, perchè la
struttura è ormai avviata e si può dar spazio alle attività complementari alla
gestione, come diffusione della conoscenza dell’AMP e protezione delle acque e
dei fondali.
Dato anomalo il 2004 per il quale le previsioni di spesa crollano per via della
difficoltà
nella
programmazione
da
parte
dell’Ente.
A
risentirne
particolarmente è il settore della protezione che registra un valore minimo.
Analisi della spesa per macrofunzioni
SPESA
Amministrazione
Informazione
sull’AMP
Protezione
ambientale
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
totale
-
741.315,09
625.239,42
204.360,42
253.577,02
466.334,16
186.824,00
2.477.650,11
-
-
160.204,93
155.969,99
221.136,70
325.352,68
355.534,00
1.218.198,30
-
-
-
312.735,82
219.296,70
375.574,22
26.180,00
933.786,74
Tabella 50 – Spese 1998-2004 analizzate secondo lo schema delle macrofunzioni
I dati riportati in tabella sono rappresentati nel Grafico 14 e nel grafico 15.
Dal grafico si nota che:
-
l’amministrazione ha assorbito il 54% delle risorse;
-
informazione e protezione si attestano sul 26% la prima e 20% la
seconda;
Dunque risulta chiaro che per l’Ente Gestore dell’AMP Punta Campanella oltre
metà delle risorse sono state assorbite dalla struttura amministrativa,
modificando significativamente il prospetto della programmazione che per
l’attività di informazione prevedeva un valore di circa dieci punti percentuali in
più.
Anche per il settore della protezione ambientale si registra una flessione della
spesa rispetto alla programmazione, passando dal 24% al 20%.
182
Analisi della spesa per macrofunzioni
informazione
€1.218.198,30
26%
amministrazione
€ 2.477.650,11
54%
protezione
dell'ambiente
€ 933.786,74
20%
Grafico 14 – Spesa totale 1998-2004 analizzata secondo lo schema delle macrofunzioni
Nell’analisi rispetto ai sette esercizi finanziari che intercorrono tra il 1998 e il
2004 è riportata nel grafico 15.
valore della spesa - in €
Analisi della spesa per macrofunzioni
1400000
1200000
1000000
800000
600000
400000
200000
0
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
esercizio finanziario
amministrazione
informazione sull'AMP
protezione dell'ambiente
spesa totale
Grafico 15 - Andamento delle macrofunzioni tra il 1998 e il 2004 per la spesa
Si può notare che:
-
per il 1998 le spese sono nulle;
-
nel 1999 e nel 2000 tutte le risorse o quasi sono destinate alle attività di
gestione;
183
-
nel 2001 si cominciano a destinare sufficienti risorse per tutti i settori di
azione dell’AMP, che nel 2002 e nel 2003 mostrano il momento più
equilibrato tra i diversi settori di azione, con una tendenza in crescita;
-
Nell’ultimo anno il valore della spesa totale si dimezza, e nonostante ciò
l’informazione mantiene il suo trend crescente, in controtendenza con
tutte le altre curve.
Il grafico mostra chiaramente che la fase centrale delle attività dell’AMP è stata
caratterizzata da una omogenea distribuzione delle risorse, e che per 2002 e
2003 l’amministrazione ha rappresentato il settore maggiormente finanziato.
Comunque in questo periodo si è registrata una crescita omogenea delle attività
caratteristiche dell’area rappresentate dalla protezione e tutela dell’ambiente e
dalle attività di informazione.
Nel 2004 la spesa totale registra un minimo, che va a discapito di
amministrazione e soprattutto protezione dell’ambiente con un valore quasi
nullo. Di contro si registra una grossa spesa effettuata nel settore
dell’informazione , in corrispondenza di un corposo progetto di educazione
ambientale con le scuole medie e superiori del territorio.
184
CAPITOLO 5 – Considerazioni finali
5.1 Discussioni
Gli aspetti più rilevanti che emergono dall’analisi illustrata sono:
PEG, entrata, spesa e avanzo di amministrazione:
1. i Piani di Gestione e valorizzazione hanno avuto andamenti altalenanti;
2. le richieste di finanziamento sono state nella maggior parte dei casi accolte
dal Ministero (tranne nel momento in cui gli avanzi di amministrazione
hanno raggiunto valori troppo elevati);
3. la spesa ha avuto un andamento costante nel tempo, poco influenzata dagli
altri due parametri, il che ha determinato consistenti avanzi di
amministrazione;
4. gli avanzi di amministrazione, che corrispondono al risultato complessivo
della gestione, hanno avuto sempre andamento crescente ad eccezione
dell’esercizio finanziario 2002, in conseguenza del ridotto finanziamento da
parte del Ministero.
PEG e spesa per macrofunzioni:
5. sia la programmazione che l’attuazione degli interventi mostrano squilibri
tra le tre macrofunzioni:
- nel PEG troviamo amministrazione e informazione al 38% ognuna, e
protezione al 24%;
- nella spesa troviamo amministrazione al 54%, informazione al 26% e
protezione al 20%;
6. non c’è congruenza tra programmazione e attuazione degli interventi: le
macrofunzioni mostrano valori diversi nel passaggio da PEG a spesa, a
vantaggio della sola amministrazione (38% nel PEG, 54% nella spesa), nei
limiti dei finanziamenti vincolati.
185
Altri dati rilevanti:
7. nel prospetto che analizza le entrate in funzione degli interventi (di cui tabb.
6, 11, 14.1, 22, 28, 35), si nota sempre una netta discrepanza tra la voce
“prestazioni di servizio” e “personale”, con valori molto elevati per la prima
e molto bassi per la seconda: i trasferimenti per le attività svolte mostrano
valori interessanti, ma contemporaneamente ci sono spese ridotte per il
personale che deve gestirli o coordinarli.
Dai dati si rilevano le notevoli differenze tra le gestioni che si sono succedute
(Simioli, Esposito, Miccio):
1. Nel 1998 non si registrano entrate e spese, ma piuttosto attività di
avviamento dell’Ente, con la creazione del Consorzio di Gestione: non esiste
un direttore, e tutto è delegato al Comune di Massa Lubrense, che possiede
il 50% delle quote del Consorzio.
2. Negli esercizi finanziari che vanno dal 1999 al 2002, la direzione del Dott.
Alberico Simioli ha dato una certa strutturazione all’Ente, con andamenti
coerenti di PEG, entrata e spesa, e con il graduale accumulo dell’avanzo di
amministrazione, parzialmente utilizzato nell’esercizio finanziario 2002.
La progettazione e la spesa, all’inizio interamente proiettate verso la
funzione amministrativa dell’Ente, vanno pian piano a coprire anche gli altri
settori di interesse, ovvero l’informazione sull’esistenza dell’AMP, e sulle
sue attività, e la protezione dell’ambiente marino. Si nota, però, una bassa
incidenza della macrofunzione “protezione dell’ambiente” sul totale.
In quegli anni viene strutturata la sede, e viene reclutato il personale per lo
più “comandato” dai Comuni del Consorzio, con competenze nell’ambito
delle attività tecnico-manutentivo e contabili. Per quanto riguarda il settore
scientifico si fa riferimento a consulenze esterne, per le attività di
monitoraggio e censimento delle biocenosi marine, in virtù della preziosa
collaborazione delle Università di Napoli.
186
Inoltre vengono ideate una serie di strutture associate all’Ente: nascono il
centro visite e informazioni dell’Ente, e l’osservatorio per l’ambiente e la
legalità, e vengono poste le basi per un centro polifunzionale per l’AMP
(progetto “Sala delle Sirene”) che dovrebbe assolvere al ruolo di museo,
centro di educazione ambientale, e centro di ricerca e documentazione.
3. Nel 2003 con la nomina del nuovo responsabile dell’AMP, l’Avv. Andreina
Esposito, si avvia una nuova fase di progettazione che fa registrare
variazioni sia nella richiesta di finanziamento, sia nei trasferimenti, che nella
spesa.
Nulla
cambia,
invece,
per
quanto
riguarda
l’avanzo
di
amministrazione.
Aumenta la spesa per le tre macrofunzioni, ma sempre con una prevalenza
del settore amministrazione rispetto alle altre, anche se, almeno in sede di
progettazione, la voce “protezione dell’ambiente” risulta essere la
macrofunzione per cui si prevede la maggiore spesa, seguita da
“informazione sull’AMP”.
Si rafforzano i settori dell’AMP (attivati dalla ex-direzione Simioli):
- si procede all’assunzione di un istruttore contabile (anche se per breve
tempo) ed il direttore assume anche il ruolo di direttore amministrativo;
- viene meglio definito il settore tecnico-manutentivo, contando sul
personale ex-SEP;
- si terminano alcuni progetti di studio e ricerca scientifica e se ne attivano
degli altri, sempre in collaborazione con istituti di ricerca esterni.
Ancora un nulla di fatto registrano i progetti di educazione ambientale: la
“Sala delle Sirene”, e il “CEA PuntaCampanella” rimangono sulla carta.
4. Nel 2004 il nuovo cambio di direzione tecnica, con il Dott. Antonino Miccio,
accompagnato dal cambio di direzione politica (cambio del Presidente del
Consiglio di Amministrazione), mette in crisi la fase progettuale dell’Ente
che si ritrova ad affrontare l’esercizio finanziario con una modesta entrata.
187
Si rileva un dato interessante per la macrofunzione “informazione
sull’AMP”, con l’attivazione di progetti di educazione ambientale per le
scuole del territorio, ma si registra un decremento notevole delle spese per
l’amministrazione, e ancora di più per la protezione dell’ambiente.
Il 2004 è l’anno che registra le maggiori difficoltà dovute all’avvicendarsi di
responsabili tecnici e politici: diminuiscono le unità di personale ex-SEP, e
non si registrano cambiamenti per il settore contabile, che conta ancora sul
personale in comandata dal Comune con contratti part-time. Le attività di
ricerca scientifica proseguono con buoni risultati.
188
5.2 Conclusioni
Dallo studio risulta evidente che:
? Esiste una differenza quantitativa e qualitativa tra il Programma di
Gestione e Valorizzazione e la Spesa dell’Ente, che genera squilibri tra i
diversi campi di azione del parco, a favore del settore amministrativo.
La programmazione non rispecchia in pieno l’insieme degli interventi attuati, e
questa differenza genera, di anno in anno, l’accumulo di un notevole avanzo di
amministrazione, che è segno di una difficoltà di gestione dei fondi trasferiti dal
Ministero.
Inoltre la differenza tra PEG e Spesa nella ripartizione di fondi tra i diversi
campi di azione dell’Ente conferma questa tendenza, ed evidenzia il peso
significativo che assume il settore dell’amministrazione (54% della spesa totale)
rispetto alle attività di informazione e sensibilizzazione (26%), e ai programmi
di protezione dell’ambiente marino (20%).
? Tale differenza deriva dalla mancanza di un piano pluriennale per le
attività dell’AMP, dovuto ai problemi di avvicendamento nella direzione
tecnica e politica, e di carenza di personale.
L’avvicendamento dei responsabili tecnici e politici dell’AMP crea una serie di
problemi nelle quotidiane attività di indirizzo e di gestione, soprattutto nel
passaggio da progettazione ad attuazione degli interventi: i direttori si
ritrovano a dover portare a termine progetti elaborati negli anni precedenti, con
il problema di ricostruire tutta quella serie di rapporti che ha portato
all’ideazione del progetto stesso.
Per quanto riguarda il personale: il modello gestionale per le Aree Marine
Protette non prevede assunzioni, e il personale “comandato” dai Comuni
beneficia di ordini di servizio firmati di volta in volta per brevi periodi.
189
Anche il personale delle strutture associate all’Ente, come il Centro Visite, è
nominato con contratti a breve termine, a seguito di bandi di concorso di solito
della durata di un anno.
? Tutto ciò crea problemi nella gestione ordinaria dell’Ente, nei rapporti
con le altre istituzioni e con la comunità locale.
Varie volte si è sottolineata l’esigenza che ha una struttura di protezione
dell’ambiente di intrecciare una fitta rete di relazioni con le altre organizzazioni
del territorio, con le quali lavorare in simbiosi per coniugare la tutela con lo
sviluppo socio-economico ecocompatibile.
Con il cambio della Direzione mutano le politiche messe in atto dall’Ente,
vengono applicati differenti gradi di protezione alle diverse aree del parco, si
perde parte del lavoro fatto.
La precarietà cui si assiste è fonte di incertezza nel rapporto con l’esterno,
soprattutto con la comunità locale.
? Ne consegue una difficoltosa attuazione della finalità istitutiva del
parco che è prioritariamente quella della protezione dell’ambiente
marino.
Il territorio dell’AMP Punta Campanella risente di una serie di emergenze
ambientali di grossa portata, e gran parte di ciò che provoca degrado è
costituito, purtroppo, da palesi violazioni alle leggi vigenti, non bisogna
dimenticare che l’AMP è nata per la volontà di preservare uno dei tratti di costa
più interessanti della Penisola Italiana, e se viene meno questa finalità, l’Ente
stesso non ha ragione di esistere.
190
? L’AMP Punta Campanella, terminato il percorso di avviamento, deve
ora dare una svolta alle politiche messe in atto, per creare una struttura
consolidata ed un punto di riferimento per il territorio.
In questi sette anni di attività sono notevoli i risultati raggiunti che fanno di
Punta Campanella una delle AMP all’avanguardia: sede, mezzi nautici e
terrestri, boe di delimitazione e cartellonistica stradale, attività di protezione
dell’ambiente, controllo e monitoraggio delle zone poste sotto tutela, denuncia
di illeciti, educazione ambientale e programmi di sviluppo ecocompatibili,
buoni rapporti con il territorio e con le altre istituzioni, continue attività di
informazione, sensibilizzazione e pubblicizzazione dei servizi offerti dal parco.
La fase iniziale di strutturazione dell’Ente pare conclusa, bisogna ora
concentrare gli sforzi finanziari ed organizzativi in primo luogo all’ideazione ed
alla realizzazione di un programma pluriennale di protezione dell’ambiente e
di conservazione delle risorse naturali dell’AMP.
Bisogna inoltre intensificare la sistematica attività di comunicazione con
l’esterno, con lo scopo di promuovere presso l’opinione pubblica l’azione di
tutela progettata, orientando l’attenzione in modo più deciso e maturo anche
verso la conoscenza del patrimonio naturale, l’educazione ambientale e la
promozione di una fruizione compatibile.
? Per fare ciò risulta necessario mettere in atto una serie di servizi per
l’autofinanziamento
dell’Ente,
e
di
progetti
per
reperire
risorse
finanziarie anche da altri settori della pubblica amministrazione, da
destinare all’aumento del numero e della qualità delle professionalità a
disposizione.
La costituzione di un organigramma stabile è uno dei passi fondamentali per
migliorare l’organizzazione e la gestione dell’Ente, per dar vita a progetti più a
lungo termine, e dare continuità agli interventi messi in atto.
L’autofinanziamento delle AMP, questione all’ordine del giorno in ogni
meeting organizzato dal Ministero dell’Ambiente, potrebbe dare una spinta
191
propulsiva all’Ente verso un percorso di strutturazione di un organigramma
stabile e specializzato, in grado di affrontare le variegate problematiche di
gestione ordinaria e straordinaria di un’Area Marina Protetta.
? Risulta necessario, inoltre, che l’Area Marina Protetta sia sempre più
attiva nel tessere relazioni sociali ed istituzionali, con progetti innovativi,
nuove e più virtuose partecipazioni di cittadini, e concrete collaborazioni
con il sistema nazionale delle aree protette.
Le aree protette vanno più che mai intese e gestite come grandi laboratori
viventi della sostenibilità ambientale, come progetti politici, culturali e sociali
basati sullo sviluppo sostenibile: progetti “speciali” che devono tendere ad
espandersi anche al di fu ori dei propri confini, per contaminare positivamente
le altre forme di gestione del territorio.
A questo scopo servono aree protette “aperte” ed “espansive”, tutt’altro che
chiuse in logiche autoreferenziali e difensive.
I parchi migliori, quelli che funzionano e sanno conseguire risultati molto
significativi nella protezione della natura, sono sempre più integrati in una rete
di connessioni ecologiche, economiche, sociali e culturali proiettate ben oltre i
loro confini.
La crescita di un parco, intesa come capacità di perseguire nel tempo la propria
missione, è inevitabilmente legata alla crescita del consenso di chi vi abita e non
può prescindere dalla costante ricerca di un sempre maggiore coinvolgimento
di tutte le forze in qualche modo interessate alla sua gestione.
192
Bibliografia
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aree marine protette: esperienza in Campania. In: Le aree marine protette
del Mediterraneo, Carrada G.C., Coiro P., Russo G. F. (eds), Electa Napoli:
83:88 (ISBN: 88-510-0190-1).
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Documenti consultati
Studio geomorfologico nell’Area Marina Protetta “Punta Campanella” tramite
rappresentazione georeferenziata di alta risoluzione della batimetria del
fondo, Geomare Sud, Gennaio 2001
VII Congresso nazionale Legambiente – Documento sulle aree marine protette –
Roma, 28 – 30 novembre 2003
Leggi consultate
- Legge 29 giugno 1939, n. 1497 Protezione delle bellezze naturali.
- Legge n. 963 del 1965 ed il DPR n. 1639 del 1968 (che ne costituisce il
regolamento di attuazione).
- Decreto Presidente Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 - Delega delle funzioni
amministrative delle aree protette alle Regioni.
- Legge 31 dicembre 1982, n. 979 - Legge sulle Aree Marine Protette.
- Legge 8 luglio 1986, n. 349 - Legge istitutiva del Ministero dell’Ambiente.
- Legge 6 dicembre 1991, n. 394 - Legge quadro sulle Aree Protette.
- Decreto Legislativo 28 agosto 1997, n. 281 - Definizione ed ampliamento delle
attribuzioni della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e
le province autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per le materie ed i
compiti di interesse comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la
Conferenza Stato - citta' ed autonomie locali.
- Legge 8 ottobre 1997, n. 344 - Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione
degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale.
- Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 12.12.1997 –
Istituzione dell’Area Marina Protetta Punta Campanella.
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- Legge 9 dicembre 1998, n. 426 - Nuovi interventi in campo ambientale.
- Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 13.03.2000 –
Modifica del DM 12.12.1997, disciplina delle attività nell’AMP Punta
Campanella.
- Legge 23 dicembre 2000, n. 388 – Legge Finanziaria 2001.
- Legge 23 marzo 2001, n. 93 – Disposizioni in campo ambientale.
- Legge 31 luglio 2002, n. 179 – Disposizioni in materia ambientale.
Principali siti web consultati
www.puntacampanella.org
www.minambiente.it
www.parks.it
www.legambiente.it
www.ucina.it
www.terraemare.it
www.icram.org
www.regionecampania.it
www.parchi.it
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Ringraziamenti
I miei ringraziamenti vanno prioritariamente a tutti gli operatori dell’Area
Marina Protetta Punta Campanella che mi hanno dato la possibilità di portare a
termine questo studio, mettendo a disposizione in ogni momento le proprie
competenze. In particolare ringrazio i tre direttori dell’AMP, Alberico Simioli,
Andreina Esposito e Antonino Miccio, che mi hanno dato la possibilità di
frequentare l’Ente per la ricerca dei dati necessari all’elaborazione della tesi. Un
ringraziamento particolare lo rivolgo a Nicola Guida per il grande sostegno, a
Calogero Volpe per le intense discussioni, al Dott. Antonio Tramontano per i
preziosi consigli, e a tutti i ragazzi del Centro Visite e dell’Osservatorio
dell’AMP per il cordiale supporto.
Ringrazio inoltre il Prof. Giovanni Russo, che mi ha dato l’opportunità di vivere
l’esperienza di tirocinio presso l’AMP, punto di partenza per l’elaborazione di
questa ricerca-analisi, l’Avv. Andreina Esposito, tutor durante il tirocinio, e la
Dott. Floriana Di Stefano, che con grande professionalità mi ha seguito nella
parte finale della tesi.
Ringrazio i miei genitori per avermi dato l’opportunità di frequentare questo
stupendo corso di laurea, con cui ho condiviso, insieme anche a tutti i miei
grandi amici, intensi momenti di studio, di attività e di riflessione, persone che,
con la loro passione e determinazione, mi hanno aiutato a portare a termine
questo lungo percorso di studi: è proprio la gente che dedica il tempo, la testa, il
cuore e le mani alle cose che ti permette di crescere.
Infine ringrazio i ragazzi di RadioLina, che hanno animato le mie nottate di
studio, insieme a chiunque ha prodotto e produce musica nel mondo.
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ALLEGATI
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