scheda tecnica reticolo di diffrazione e dispersione della luce
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scheda tecnica reticolo di diffrazione e dispersione della luce
SCHEDA TECNICA RETICOLO DI DIFFRAZIONE E DISPERSIONE DELLA LUCE Il reticolo di diffrazione è uno strumento ottico che consente di eseguire importanti esperienze di laboratorio riguardanti la diffrazione e la dispersione della luce. Tale dispositivo è costituito da un gran numero di fenditure equispaziate ottenute incidendo su un vetro con un diamante una serie di righe parallele molto sottili. Le microscopiche striscioline trasparenti di vetro intatto che rimangono tra un’incisione e l’altra si comportano da fenditure separate tra loro da una distanza d, che prende il nome di passo del reticolo ed è confrontabile con la lunghezza d'onda della luce. Con tale procedura vengono prodotti reticoli che hanno anche 1000 righe per mm, per cui la distanza d tra una riga e l’altra (passo del reticolo) è: d=10-3m/103 = 10-6m. Facendo incidere perpendicolarmente al piano del reticolo una radiazione luminosa di lunghezza d’onda λ, si può osservare su uno schermo un insieme alternato di frange chiare e scure molto simile a quello che si osserva nel caso di radiazione incidente su una doppia fenditura. L’immagine che si ottiene sullo schermo è il risultato degli effetti combinati della diffrazione e dell’interferenza prodotte dalle N sorgenti costituite dalle singole fenditure illuminate. La differenza di cammino tra onde provenienti da fenditure adiacenti del reticolo è pari a dsenα, con α che indica l’angolo di deviazione della radiazione incidente dovuto alla diffrazione. Se la differenza di cammino dsenα è uguale a zero o ad un certo multiplo intero di una lunghezza d’onda, le onde provenienti da tutte le fenditure producono interferenza costruttiva in un punto P dello schermo e quindi si osserva una riga luminosa. Pertanto, la condizione per osservare righe luminose (massimi d’interferenza) è: [1] dsenα=mλ con m = 0, ±1, ±2, ±3,… che indica il numero d’ordine di ciascun massimo. Per m = 0 si ha il massimo di ordine zero, detto anche massimo centrale poiché si ottiene per α = 0 (il raggio luminoso attraversa il reticolo senza subire alcuna deviazione). I massimi corrispondenti a 1 m = ±1 relativi alle due direzioni simmetriche (destra e sinistra) rispetto alla direzione della radiazione incidente sono detti del primo ordine, mentre quelli successivi con m = ±2, ±3,… sono di ordine due, tre, ecc… Si noti che l’equazione [1] (nota come equazione del reticolo) permette di calcolare facilmente la lunghezza d’onda incognita di una radiazione luminosa, conoscendo il passo del reticolo d e misurando l’angolo di deviazione α, oppure di ricavare d conoscendo λ e misurando α. Se nella radiazione incidente sono presenti più lunghezze d’onda, per ciascuna di esse il massimo di ordine m si trova ad un angolo specifico α secondo l’equazione [1]. Sullo schermo si osservano, in entrambe le direzioni, degli spettri discreti (ciascuno relativo a un diverso ordine m) formati da linee di diverso colore. Se invece la luce contiene tutte le lunghezze d’onda della banda del visibile (luce bianca) lo spettro appare continuo e sono visibili tutti i colori. Lungo la direzione di incidenza del fascio luminoso che colpisce il reticolo, si è già visto che vale α = 0 e conseguentemente m = 0. Sotto queste condizioni, l’equazione [1] è verificata per qualsiasi valore di λ e, pertanto, il reticolo non è in grado di disperdere la luce nei diversi colori che la compongono. Ne consegue che, lungo la direzione di incidenza, il fascio luminoso appare sullo schermo così come lo si può osservare in assenza di reticolo e, pertanto, nel caso di una sorgente di luce bianca, si osserva ancora luce bianca. LIMITE DI VALIDITA’ DELL’EQUAZIONE DEL RETICOLO L’equazione del reticolo, perché abbia significato, richiede che senα = mλ d < 1 ⇒ mMAX < . d λ Questa condizione implica che ogni radiazione luminosa di lunghezza d’onda λ non possa essere diffratta dal reticolo che per un numero finito di ordini. Ad esempio, se il rapporto tra il passo del reticolo e la lunghezza d’onda della luce vale 5.2, sullo schermo si vedranno, oltre alla riga centrale (massimo di ordine zero), 5 righe a destra e 5 righe a sinistra. 2 POTERE DISPERSIVO DI UN RETICOLO DI DIFFRAZIONE Alcune esperienze di laboratorio sono finalizzate ad indagare sorgenti luminose che contengono componenti di lunghezze d'onda molto vicine tra di loro. Il reticolo di diffrazione è un dispositivo che permette di fare misure accurate di λ, ma quando si è in presenza di lunghezze d'onda molto prossime è necessario che le rispettive radiazioni vengano deviate di angoli sensibilmente diversi, in modo che le righe luminose corrispondenti siano distinguibili chiaramente. Risulta allora importante che il reticolo possieda una buona dispersione angolare definita come segue: D = ∆α , con ∆α = α2 - α1 che ∆λ indica la separazione angolare tra due righe spettrali di ordine m le cui lunghezze d’onda differiscono di ∆λ = λ2 - λ1 . Differenziando l’equazione del reticolo dsenα=mλ si ottiene: dcosαdα=mdλ. Sostituendo le variazioni infinitesime con variazioni finite (comunque piccole) si perviene alla seguente equazione: [2] D= ∆α m = ∆λ d cos α m Affinché la dispersione angolare D del reticolo aumenti (in modo che a piccoli valori di ∆λ corrispondano valori di ∆α apprezzabili) è necessario sia utilizzare reticoli con piccolo passo reticolare d, sia considerare righe spettrali appartenenti ad “alti” ordini m cui corrisponde un angolo di diffrazione αm. 3 POTERE RISOLUTIVO DI UN RETICOLO DI DIFFRAZIONE Il potere risolutivo di un reticolo di diffrazione viene definito facendo riferimento alla capacità del dispositivo di risolvere due lunghezze d’onda quasi uguali λ1 e λ2. Pertanto si definisce potere risolutivo R del reticolo: [3] R≡ λ λ2 − λ1 = λ ∆λ dove λ≈λ1≈λ2 e ∆λ = λ2-λ1. Quindi, un reticolo con alto potere risolutivo può distinguere piccole differenze di lunghezza d’onda ∆λ. Tuttavia, per capire a quali condizioni si può ottenere un’alta risoluzione, bisogna considerare che se la radiazione incidente illumina N fenditure del reticolo, il potere risolutivo nell’m-simo ordine di diffrazione è pari a: [4] R= λ = Nm . ∆λ Da quest’ultima equazione si desume che il potere risolutivo R cresce all’aumentare del numero d’ordine ma anche illuminando un gran numero di fenditure (ciò è possibile, ad esempio, facendo uso di reticoli che hanno un piccolo passo reticolare d). Infine, si noti che per m=0 risulta R=0: ciò implica che tutte le lunghezze d’onda sono indistinguibili per il massimo di ordine zero. Conclusione a cui si è già arrivati discutendo l’equazione [1]. Bibliografia: RAYMOND A. SERWAY FISICA 1a edizione VOL II 4