Biografia - Il Perugino

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Biografia - Il Perugino
Perugino
Perugia
Perugino il divin pittore
Galleria Nazionale dell’Umbria
il divin pittore
La fortuna e il mito
CERP Centro espositivo Rocca Paolina
28 febbraio - 18 luglio 2004
Perugino e la miniatura umbra
del Rinascimento
Abbazia di San Pietro
Fondazione per l’Istruzione Agraria
Città della Pieve
Perugino e il paesaggio
Palazzo della Corgna
Deruta
La ceramica umbra al tempo di Perugino
Museo regionale della Ceramica
Corciano
Perugino pittore devozionale
Chiesa di San Francesco
Pietro Vannucci detto il Perugino
(Città della Pieve, circa 1450 - Fontignano di Perugia, 1523)
Profilo di un protagonista della
pittura rinascimentale italiana
P
ietro Vannucci detto il Perugino nasce a Città della
Pieve, città allora ricadente nei domini del Comune di Perugia. Dopo un primo contatto con la realtà artistica perugina dovette avvicinarsi, secondo
quando scrive Giorgio Vasari nel 1550, a Piero della Francesca. Nel 1472 il Perugino si iscrisse alla Compagnia di
San Luca a Firenze. Contemporaneamente iniziò a frequentare la prestigiosa bottega di Andrea del Verrocchio.
Una lunga consuetudine con l’ambiente fiorentino segnò
profondamente la sua espressione artistica, al punto che i
contemporanei non esitarono a considerarlo maestro
toscano: “Pietro Perugino, ben si può dire fiorentino, ch’è
allevato qui” (F. Albertini, 1510). Giovanni Santi, padre di
Raffaello, sottolineò (circa 1485) la sua affinità di temperamento con Leonardo da Vinci, sicuramente incontrato
nella bottega del Verrocchio. Non si conoscono opere
documentate anteriori al 1478, anno al quale risalgono gli
affreschi frammentari della chiesa parrocchiale di Cerqueto (Perugia). L’immagine meglio conservata, raffigurante
San Sebastiano, si distingue per tersa luminosità e forte
energia disegnativa; può essere utilmente confrontata con
un affresco staccato, oggi nella Pinacoteca Comunale di
Deruta, raffigurante il Padre Eterno con i santi Rocco e
Romano, datato 1476. La sovrapponibilità di numerosi elementi stilistici svela un’identica paternità. L’affresco di
Deruta mostra, a sua volta, evidenti legami con l’Adorazione dei Magi della Galleria Nazionale dell’Umbria, già data
al Perugino dal Vasari. Più problematico appare il caso
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delle tavolette con fatti della vita di san Bernardino, conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria, recanti la data
1473. È tuttavia da rilevare che almeno due di esse, quella
con il Miracolo del giovane travolto dal toro e quella con la
Guarigione della fanciulla, mostrano legami non generici
con la cultura peruginesca.
La svolta nella carriera del maestro coincide con la sua partecipazione alla più grande impresa decorativa del tardo
Quattrocento italiano, la decorazione della Cappella Sistina, dove, fra il 1481 e il 1483, realizza, accanto ad artisti di
primo livello come Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, anch’essi chiamati da Sisto IV, la finta pala d’altare
(distrutta per far posto al Giudizio di Michelangelo) e alcuni riquadri con Storie di Mosè e di Cristo, fra cui la celebre
Consegna delle chiavi, opera che costituisce il suo apice
espressivo. Le vicende che seguono costituiscono una serie
ininterrotta di successi. Per far fronte alle numerose richieste provenienti da ogni parte d’Italia, l’artista apre contemporaneamente due botteghe, una a Firenze e una a Perugia,
dimostrando grandi doti organizzative e imprenditoriali.
Nonostante ciò, per avere una sua opera, occorre attendere molto tempo. Noto è il caso di Isabella d’Este, marchesa
di Mantova, costretta a pazientare cinque anni per avere la
Lotta fra Amore e Castità (1505), oggi nel Museo del Louvre. Un anonimo corrispondente del duca di Milano, Gian
Galeazzo Sforza, definisce il Perugino (1485 circa) “maestro singolare, et maxime in muro”, aggiungendo che “le
sue cose hanno aria angelica e molto dolce”; Agostino
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Chigi lo ricorda (1500) come “il meglio mastro d’Italia”.
Molte sono le opere da lui eseguite per committenti fiorentini: ricorderemo soltanto la Madonna che appare a San Bernardo (Monaco, Alte Pinakothek, 1493), il ritratto di Francesco delle Opere (Firenze, Galleria degli Uffizi, 1494), il
Compianto su Cristo Morto (Firenze, Palazzo Pitti, 1495), la
Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1495-1496), la grande pala di Vallombrosa
(Firenze, Galleria degli Uffizi, 1500), il polittico dell’Annunziata (Firenze, Galleria dell’Accademia, 1505-1507).
Altrettanto numerosi sono i lavori richiesti da committenti umbri: a Perugia esegue la cosiddetta pala dei Decemviri (1495), i polittici di San Pietro (1496) e Sant’Agostino
(1510-1520), lo Sposalizio della Vergine per la cappella del
Sant’Anello in Duomo (1503-1504), gli affreschi nella Sala
dell’Udienza del Collegio del Cambio (1498-1500), ciclo di
straordinario interesse che sviluppa un complesso programma iconografico dettato dall’umanista Francesco
Maturanzio. Realizza inoltre opere per Bettona, Città della
Pieve, Corciano, Foligno, Fontignano, Montefalco, Panicale, Spello, Santa Maria degli Angeli, Trevi. Di particolare
importanza, anche per gli esiti che produssero nei rispettivi ambiti culturali, le opere eseguite nelle Marche, in Emilia e in Lombardia. La grazia, l’eleganza e la perfezione formale delle sue immagini esercitarono un’attrazione irresistibile su molti maestri che, soprattutto in area umbra, ne
imitarono lo stile dando vita a quel vasto fenomeno derivativo che Roberto Longhi definì efficacemente “editoriale
peruginesca”.