La Gazzetta dello Sport

VENERDÌ 7 AGOSTO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
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MAX PESCATORI
Giocatore di poker
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Argento commovente
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Azzurro di nuoto
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PAZZESCHE LE NOSTRE
RAGAZZE!! #ladivina del
nuoto italiano c’è
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Azzurra di nuoto
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che condivide lo stesso
obbiettivo, può
raggiungere l’impossibile!
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6-10, resta il bronzo. Palla
al centro sabato ore 19.30
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Calcio d’agosto
Lettere alla Gazzetta
RIDATECI LA GIOIA DELLE GOLEADE ESTIVE
FEDE, MIHA, SEB
E IL CALENDARIO
LO SPUNTO
di LUIGI GARLANDO
email: [email protected]
I
nter e Milan hanno ammassato
sei partite senza segnare un gol.
La Roma contro Sporting
Lisbona e Barcellona non ha fatto un
solo tiro in porta. È questo che
impressiona più delle sconfitte, che
contro squadre più rodate ci stanno:
la mancanza dei gol che dovrebbero
essere frutti di stagione come il
cocomero e le fragole. Che estate
sarebbe senza l’anguria?
Impressiona soprattutto i bambini
che oggi hanno 50 anni e che un
tempo, con i calzoni corti, si
incamminavano verso l’edicola per
scoprire quanti gol avesse segnato il
loro centravanti, che era più
fascinoso di Sandokan e di tutti gli
eroi possibili. Senza internet, senza i
notiziari fiume, senza le tv
commerciali, un tempo certe cose te
le svelava soltanto la Gazzetta del
giorno dopo. Quei bambini
s’incamminavano verso l’edicola
assolutamente sereni, assolutamente
certi che la loro squadra avesse vinto
e seppellito la Rappresentativa dei
Monti Pallidi o l’Atletico
Tagliaboschi sotto una montagna di
gol e che il loro Sandokan ne avesse
segnati una manciata. C’era solo da
scoprire quanti numerini fossero
allineati accanto al suo nome:
Boninsegna al 3’, al 14’, al 22’, al 35’,
al 41’... Vittorie inutili, facili
illusioni. Ma l’estate è questo:
sognare il meglio. L’adolescente che
abborda la svedesina in Riviera, le
promette amore eterno alla prima
sera. Non accadrà, ma è bello dirlo.
Ho scritto t’amo sulla sabbia.
L’estate è la libertà, canta Jovanotti.
Per quei bambini con i calzoni corti
che s’incamminavano verso
l’edicola, lo era davvero. La libertà
dalla scuola, da un fiocco sotto la
gola, ma anche dal timore di una
sconfitta e dalla tensione di un
confronto. L’estate era la certezza di
una vittoria larga e della goleada del
centravanti: più palloni in rete che
semi in un’anguria. Oggi in agosto è
già tutto maledettamente serio.
Dopo le vittorie su Barça e Chelsea, i
tifosi viola, che prima contestavano,
ora sbranano gli abbonamenti.
Quelli dell’Inter, prima euforici, ora
mollano la squadra: a Parma per la
prossima amichevole è annunciato
un vuoto imbarazzante. Come se le
prime partite avessero già dato
sentenze inappellabili. L’estate
sembra l’autunno. Tutto subito serio,
come se l’adolescente in Riviera
dicesse alla svedesina: «Ti stimo e ti
rispetto». Le sfide a Barcellona e
Real dovrebbero arrivare in coda
alla stagione e al desiderio, come un
premio. Non così, come una pagella
a inizio anno scolastico. Poche
illusioni, tante sconfitte, molti
infortuni. Subito la coscienza adulta
del dolore e della supremazia altrui.
Ma perché? I genitori danno risposte
che i piccoli non comprendono:
brand, fair­play finanziario,
bugdet... Ai bambini di 50 anni
quelle reti vuote e quei Sandokan
imballati (Icardi, Bacca...), senza
numerini accanto, mettono
tristezza. Come un’estate senza
angurie. Ridateci i Monti Pallidi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’argento storico della 4x200
IL NUOTO NELL’ERA «DOPO PELLEGRINI»
IL COMMENTO
di FAUSTO NARDUCCI
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I
n un tranquillo giovedì da paura
ai Mondiali di nuoto può
succedere di tutto. Che una
bambina di 10 anni del Bahrain venga
incredibilmente ammessa dalla Fina a
gareggiare con campionesse che
potrebbero farle da mamma (e chissà
cosa ne pensa la mamma vera di
Alzain Tareq); che il Settebello scenda
in vasca per la semifinale e ne prenda
quattro di fila (10­6 finale)
rimandando la conquista del primo
pass di squadra dell’Italia per Rio (che
sarà in palio domani nella finale per il
3° posto con la Grecia) e che nella
4x200 stile libero in cui i giochi per il
podio sembravano già fatti parta in
tuffo la solita marziana per cambiare
la situazione a nostro favore. E
ovviamente la rimonta d’argento di
Federica Pellegrina fa paura solo agli
avversari.
La Federica nazionale (ci spiace per le
altre Federica dello sport ma ormai
con questo nome esiste solo lei!) non
ha confini e ci piace immaginare che
ieri pomeriggio, sulle spiagge e nelle
piscine del Bel Paese una massa di
bagnanti accaldati abbia interrotto le
nuotate per partecipare al rito
collettivo delle sue medaglie. Un rito
che dopo il sesto podio iridato
consecutivo nei 200 stile libero
individuali ieri ha conosciuto una
novità: la prima medaglia iridata
delle staffette femminili azzurre.
Parliamo di staffetta, ma senza nulla
togliere ad Alice Mizzau, Erika Musso
e Chiara Masini Luccetti, potremmo
ribattezzare la gara come «rimonta
individuale». Ripetendo l’impresa
compiuta agli Europei dell’anno
scorso a Berlino sempre a spese della
Svezia, la Divina è infatti entrata in
vasca in quinta posizione con ben 4
secondi di svantaggio sull’argento e si
è presa tutta la scena: non ci
tratteniamo dal dire che la rimonta
verso il podio, che sembrava relegata
al bronzo, è stata perfino più
emozionante dell’argento individuale.
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DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
Alessandro Bompieri
Merito delle gare di squadra che
trasformano l’ammirazione per le
imprese dei campioni in un tifo da
stadio che ieri ha toccato note quasi
calcistiche mentre Federica si metteva
alle spalle Cina, Svezia, Gran
Bretagna e Australia. Con uno
strepitoso 1’54”73 l’azzurra si è presa
anche la rivincita sulla Ledecky (più
lenta quasi di un secondo) ma c’è
anche da accendere un cero alla
Madonna che la Sjoestrem abbia
deciso di rinunciare ai 200 visto che il
suo 1’54”31 in prima frazione (quindi
non lanciato e regolare) è nettamente
migliore dell’1’55”16 con cui
l’americana ha vinto l’oro!
Chi conosce il nuoto sa che la 4x200
stile libero dà lo spessore del
movimento natatorio di un Paese, così
come la staffetta mista ne denota la
completezza: ebbene l’Italia iridata,
pur nella sua tambureggiante
crescita, non aveva mai conosciuto la
gioia del podio femminile. Segno che
il nuoto italiano è definitivamente
entrato nell’era DP, Dopo Pellegrini.
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PORTO FRANCO
di FRANCO ARTURI
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Federica Pellegrini ha pianto e ha
fatto piangere me e chissà quanti
altri. La più grande…
Monica Arcari
Strepitosa. Già la consideravo la più
grande atleta nella storia dello sport
italiano, gli argenti di Kazan mi
confermano nella scelta. Perché lei e
non le pure straordinarie Simeoni,
Vezzali, Idem, Sensini, etc.? Perché
le medaglie non si contano soltanto,
ma si pesano e chi primeggia in uno
sport autenticamente universale
merita un bonus. È un criterio
opinabile, ma è il mio. L’importante
è discuterne bonariamente, senza
scomuniche e volgarità, che
spuntano puntualmente fuori,
soprattutto sulla rete.
Possibile che anche quest’anno i
dirigenti del Milan pagati
profumatamente non capiscano
che servono 3 centrocampisti per
risollevare le sorti del club…
Roberto Tabacco
Credo invece che serva molto di più
un gioco, in particolare nella fase di
non possesso. Il Milan ha smesso da
qualche anno di essere il Milan
proprio per questo. Mihajlovic è al
lavoro da un mese e ha trovato, da
questo punto di vista, una situazione
tattica anni 60. Diciamo che per ora
è risalito nel tempo fino ai primi
anni 80. Bisogna tornare al più
presto al 2015, a prescindere dagli
interpreti sul campo. Forse tutto
questo è traducibile con espressioni
come «personalità e coraggio». Ed è
un esercizio che coinvolge tutta la
squadra.
Ma perché quando c’è da sbattere il
mostro in prima pagina non si
esita mai e ci si proietta sempre il
ciclismo?
Giuseppe Petito
un’impressione comune degli
appassionati. Anche di altri sport. Il
grande Sebastian Coe ha appena
dichiarato che l’ultimo scandalo
doping è «una dichiarazione di
guerra all’atletica». Follie
interpretative. Nessuno al mondo
può avere interesse a far male a
sport popolarissimi che stanno nel
cuore (e nel portafogli) di milioni di
persone. La guerra civile, intestina e
autodistruttiva la dichiarano a se
stessi ciclismo, atletica e altri sport i
cui interpreti di vertice ricorrono
massicciamente al doping.
Sono un docente di Scienze
motorie. Prima che inizi il
campionato e ci inondino a ogni
partita, al momento dei cambi, sui
chilometri percorsi dal giocatore
che viene sostituito, faccio presente
che quel dato è insignificante.
Normalmente un giocatore fa
all’incirca 12 km a ogni partita,
ma in 90 minuti di gioco anche il
più grande sedentario a passo
spedito (8 km/h) coprirebbe la
stessa distanza. Piuttosto ci dicano
a quale velocità media o con quali
punte di velocità ha partecipato un
calciatore al gioco: è questo che
conta in un’analisi, non la
quantità, ma la qualità e la
velocità sia individuale che di
squadra.
Giuseppe Fioretti
Tutto giusto, le prometto che non ci
cascheremo. Se ci ha seguito di
recente, saprà che abbiamo nel
mirino tutto ciò che è preparazione
atletica applicata al calcio.
Appena pubblicato il calendario
2015­16 del campionato di calcio,
quasi tutti si preoccupano degli
scontri nelle prime giornate
dimenticandosi invece di guardare
le ultime del girone di ritorno che
sono quelle che decideranno il
futuro dei club, dei giocatori e degli
allenatori. Non le sembra?
Michele Lenzi
Certamente, ma i commenti sul
calendario sono il cuore dei luoghi
comuni del calcio, un’imprendibile
Fortezza Bastiani.
Parliamo di doping? È
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