Imprese familiari, tre casi in cui l`export è decisivo

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Imprese familiari, tre casi in cui l`export è decisivo
14 Economia
L’ECO DI BERGAMO
GIOVEDÌ 21 GIUGNO 2012
a
Imprese familiari, tre casi
in cui l’export è decisivo
Per Cereria Pernici, Pezzera e Vafe obbligata la svolta estera
«Ma sono fondamentali anche qualità e prodotto innovativo»
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ANDREA IANNOTTA
a La crescita passa attraverso l’internazionalizzazione e
l’innovazione. Non c’è scampo,
anche per le imprese familiari.
Un concetto ben radicato anche
in quelle aziende - Cereria Pernici di Bergamo, Pezzera di Gazzaniga e Vafe di Grassobbio - intervenute ieri al seminario dedicato alle società a conduzione familiare, sviluppato nella settimana di incontri promossi dal Center for young and family enterprise (Cyfe) e dall’Università di
Bergamo.
2
Vafe verso il Brasile
«In Vafe, fondata cinquant’anni
fa da mio padre Giovanni – ha ricordato Piero Gritti, titolare dell’azienda di Grassobbio specializzata nella verniciatura industriale nel settore dell’architettura –
sono entrati in azienda, oltre a un
nipote, tre dei miei figli e un
quarto seguirà al termine degli
studi. Abbiamo la pretesa di continuare, con adeguato ricambio
generazionale, quanto è stato
ideato da chi l’azienda l’ha voluta». Oltre alla qualità della produzione, per Gritti è importante
«la passione con la quale si lavora e la conoscenza tecnica», con
uno sguardo rivolto sempre verso il futuro.
Per Vafe, che a Grassobbio
conta tre insediamenti produttivi con una quarantina di addetti
e un fatturato di 3,6 milioni di euro (in leggero calo rispetto ai 4
milioni raggiunti in precedenza
a causa della crisi, un 60% della
produzione indirettamente veicolata verso l’estero) «sono maturi i tempi per un ulteriore sviluppo oltre confine. Abbiamo intenzione di aprire una nuova
realtà produttiva in Brasile, dove probabilmente si trasferirà
uno dei miei figli».
ne per le chiese. Poi, dopo il ’45,
mio padre Domenico mise in
commercio le prime candele decorative, importate dalla Germania. Inventò perfino un portacandele segnaposto, con brevetto internazionale. Io feci ingresso in azienda nel 1965 e nel 1971
mia moglie Evelina Donati. Nel
2000 e 2005 seguirono i miei figli Antonio ed Elena, la quarta
generazione. E nel frattempo la
produzione si è spostata verso le
candele di alto livello, profuma-
te e colorate, per decorare gli interni. Realizziamo anche candele per le Spa (i centri benessere),
per le quali produciamo una modello particolare che, sciogliendosi, può diventare olio per massaggi».
«Esportiamo circa il 30% del
fatturato, che è di circa 2 milioni
l’anno, mentre un altro 40% va
alla grande distribuzione specializzata». Negli ultimi due anni la
Cereria Pernici ha inoltre intrapreso un percorso di internazio-
nalizzazione sviluppando contatti con i Paesi Bric (Brasile,
Russia, India e Cina) e Turchia.
Pezzera sui mercati emergenti
L’internazionalizzazione è il tratto distintivo anche della Pezzera
srl di Gazzaniga. «La nostra è
un’impresa che dal 1950 si occupa della stagionatura di formaggi Dop – ha detto Cinzia Bertinetti, titolare e amministratore
delegato dell’azienda seriana –
che poi ha deciso di sviluppare le
I tre protagonisti di imprese familiari bergamasche che hanno raccontato il loro percorso di internazionalizzazione. 1) Cristiano Pernici titolare della Cereria Pernici di
Bergamo. 2) Cinzia Bertinetti proprietaria della Pezzera di Gazzaniga. 3) Piero Gritti titolare della Vafe di Grassobbio FOTO BEDOLIS
©RIPRODUZIONE RISERVATA
a
Imprese e passaggi generazionali
Le percentuali di sopravvivenza
100%
30%
Pernici, Paesi Bric nel mirino
Un percorso analogo a quello
della Cereria Pernici di Bergamo,
che quest’anno compie 100 anni.
«La nostra azienda – ha spiegato
il titolare, Cristiano Pernici - è
nata nel 1892 e ha una storia tutta familiare. Aveva iniziato mio
nonno Giovanni, con la produzione di candele da illuminazio-
3
Le imprese familiari bergamasche e l’internazionalizzazione: se ne è discusso nel convegno all’ex Borsa Merci
proprie vendite oltre confine».
Con una decina di addetti e un
fatturato annuo di circa 30 milioni di euro e una produzione incentrata soprattutto sulla stagionatura di Grana padano e Parmigiano reggiano Dop, la Pezzera
ha intravisto nel marchio made
in Italy «il terzo marchio più venduto al mondo, dopo Coca Cola e
Visa – ha ricordato Bertinetti –
un bel biglietto da visita per offrire all’estero la produzione italiana. Anche nel settore “food” i nostri prodotti sono apprezzati, per
cui abbiamo pensato che un modo efficace per combattere la crisi interna fosse quello di uscire
dai confini e puntare in particolare verso mercati emergenti come Brasile, Medio Oriente, Cina
e India». Una strategia che ha già
ricevuto risposte positive da
Emirati Arabi e Turchia.
Le tre aziende sono state «testimonial» di come funzioni la leva internazionalizzazione per la
crescita, come hanno ricordato
nei loro interventi Carlo Salvato,
docente dell’Università Bocconi
di Milano; Giorgio Filardo, assistente di ricerca al Cyfe; Gianluigi Viscardi e Cristiano Arrigoni,
rispettivamente vicepresidente
e direttore di Bergamo Sviluppo;
Roberto Pelizzoli del Servizio
estero della Popolare di Bergamo-Ubi Banca e Raffaella Castagnini dello Sportello LombardiaPoint. «È nel Dna delle persone
crescere - ha concluso Lucio Cassia, docente di Strategia e imprenditorialità dell’Università di
Bergamo - per cercare una situazione migliore. E se si decide di
non farlo, qualcuno verrà a occupare quel posto lasciato scoperto. Due considerazioni per dire
che la crescita è inevitabile. Ma
oggi non possiamo più perseguirla secondo le modalità del
passato. Deve essere sostenibile,
con un utilizzo delle risorse tale
da lasciarle in eguale misura per
le generazioni a venire». ■
12%
1ª generazione
2ª generazione
3ª generazione
4%
4ª generazione
FONTE: Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Center for Young and Family
Enterprise (CYFE), Università degli Studi di Bergamo, www.cyfe.unibg.it
Solo il 4% delle società
supera la quarta generazione
a «Solo il 4% delle imprese a conduzione familiare sopravvive alla quarta generazione. Il 30% riesce a superare il primo passaggio, il 12% la terza generazione. Ma il dato non deve
essere letto in negativo, perché
normalmente le aziende nascono e muoiono. Il fatto che alla
quarta generazione ve ne siano
ancora evidenzia la solida imprenditorialità che ha permesso
la crescita delle imprese». Lucio
Cassia, docente di Strategia e im-
prenditorialità dell’Università di
Bergamo, e Alfredo De Massis,
direttore vicario del Center fo
young and family enterprise (Cyfe) dell’ateneo orobico, commentano così i dati snocciolati al seminario su crescita e internazionalizzazione delle imprese familiari. «Nel nostro Paese le aziende a conduzione familiare sono
la colonna portante dell’economia. Il loro punto di forza è l’avere un orizzonte temporale lungo, quanto le generazioni, con in-
vestimenti di lungo periodo e un
nucleo di “azionisti” stabile. Di
converso, il lato debole è costituito dalle piccole dimensioni, che
implicano difficoltà nel reperimento delle risorse necessarie
per essere competitive». In Italia circa l’80% delle imprese è a
conduzione familiare, così come
quasi il 50% delle società quotate. Un fenomeno che evidenzia
come «se da un lato le prospettive di crescita nel lungo termine
potrebbero apparire limitate per
le aziende di famiglia alcune di
esse hanno dimostrato di essere
state in grado di crescere e prosperare attraverso le generazioni grazie ad una attenta attuazione delle pratiche di successo». ■
A. I.
a
Il cambiamento
attraverso la crescita
e la tecnologia
a Nella settimana dedicata all’imprenditorialità, presentati due libri, incentrati sul
cambiamento, anche tecnologico, e la crescita. Il primo volume
sviluppa un’immersione nel
mondo della tecnologia applicata, con excursus sui mutamenti
del fare impresa.
«Entrepreneurship and technological change», scritto dai do-
centi universitari Lucio Cassia,
Tommaso Minola e Stefano Paleari per la Edward Elgar Publishing, esamina la relazione tra
imprenditorialità e cambiamento nell’ambito della tecnologia,
scoprendo come ciascun elemento può influire sull’altro. Gli
autori pongono sotto la lente di
ingrandimento i recenti progressi tecnologici, attraverso l’anali-
si di iniziative imprenditoriali
operate nelle aziende. Vari interventi di studiosi europei e americani di imprenditorialità, gestione della tecnologia, strategia
e innovazione contribuiscono ad
analizzare come i cambiamenti
tecnologici generano opportunità che gli imprenditori possono poi sfruttare. I relatori partecipano anche alla discussione
sulla tesi che il comportamento
imprenditoriale può essere promotore del cambiamento sia nel
generare tecnologia sia nello sviluppare l’adozione della stessa.
L’interessante testo elaborato da
Cassia, Minola e Paleari può rivelarsi utile per studiosi e studenti che intendono approfondire tematiche legate all’imprenditorialità e alla tecnologia, nonché per imprenditori e dirigenti
che desiderano acquisire una conoscenza sui benefici che il cambiamento può portare all’attività
d’impresa.
500 lavori sul tema
I due volumi presentati
Il secondo testo, «Imprenditorialità, cambiamento e crescita»,
elaborato da Lucio Cassia e Giorgio Nicola Filardo, è strutturato
a partire da un’intensa attività di
raccolta e di analisi di circa 500
lavori scientifici sul tema dell’imprenditorialità. Le considerazioni riportate, attinenti alla
relazione con la crescita dell’impresa, traggono pertanto ispirazione dall’ampia discussione tra
gli studiosi e i ricercatori.
Il libro è destinato a chi studia
l’azione imprenditoriale: argomento quanto di attualità, ma
che con lungimiranza è stato af-
frontato per tempo dagli autori
del libro, che ha richiesto oltre
due anni di preparazione. «Ogni
partecipante al processo imprenditoriale – spiega la prefazione – deve sentirsi libero nella
propria sfera d’azione. Il riferimento è al fondamentale concetto di cultura di impresa, una
cultura che impegni non soltanto l’impresa nella formazione
specifica professionale ma anche
in una formazione molto più vasta, così da accendere nelle singole persone curiosità culturale
di natura assai generale». E il testo di Cassia e Filardo «costituisce un’esemplare testimonianza
dalla quale trarre grandi insegnamenti volti soprattutto ai giovani, i futuri imprenditori di un
domani non troppo lontano». ■
A. I.