La rassegna di oggi

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La rassegna di oggi
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 9 febbraio 2017
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
I vertici del sindacato: piano straordinario per occupare i giovani (M. Veneto)
All’Automotive premi di produzione per 270 dipendenti (M. Veneto)
Regione pronta a firmare il contratto: «A marzo l'intesa finale e gli aumenti» (Gazzettino)
Emergenza, il 112 è in linea (Gazzettino)
«Serracchiani accetti la sfida in Regione» (M. Veneto)
Le Bcc divise: Iccrea punta a quota 200 (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Slitta l’assemblea Fiom e Colautti si ricandida (Piccolo Trieste)
Ferriera, il Tar stoppa il Comune (Piccolo Trieste)
Caos Isee, Caf presi d’assalto: «Poco personale, tante carte» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Assemblee alla Nidec “piena” di commesse (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Mangiarotti forma i dipendenti con le “neuroscienze” (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Licenziato in aeroporto, risarcita la paga (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
In città la Conferenza regionale amianto (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Voucher in Comune «Sono in aumento» (Gazzettino Pordenone)
Lavinox e Sarinox, Sos alle istituzioni (M. Veneto Pordenone)
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ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE
I vertici del sindacato: piano straordinario per occupare i giovani (M. Veneto)
di Elena Del Giudice - «La prima scelta che bisognerebbe fare è un piano straordinario per
l’occupazione giovanile, e rompere questo cerchio per cui il lavoro per i giovani è una sorta di
scommessa alla riduzione di se stessi». E’ la priorità che rilancia Susanna Camusso, segretaria
generale della Cgil, dopo la vicenda di Michele, il giovane friulano di 30 anni che si è tolto la vita a
causa dell’impossibilità di trovare un lavoro. «La lettera che Michele ha lasciato - ha detto ancora
Camusso - è una lettera che dà un quadro devastante del rapporto che c’è fra i giovani e le loro
prospettive, al netto delle singole individualità, e propone una responsabilità collettiva. Come ti
puoi immaginare un Paese, se pensi che quel Paese possa non avere una prospettiva per i giovani?
In realtà è molto più dura la lettura di una lettera così, rispetto a quello che magari possono
rappresentare dei numeri». Se la disoccupazione giovanile è tornata al 40%, ha concluso la leader
della Cgil, «la cosa che continua quotidianamente a stupirmi è che questo non sia il grande tema
delle scelte politiche da fare, e si dia per scontato che ciò che non ha funzionato negli anni scorsi
venga riproposto come se fosse una soluzione». Sono stati tutti e tre i segretari nazionali di Cgil,
Cisl e Uil a parlare, ieri, di lavoro per i giovani che non c’è, di speranze e aspettative deluse e di un
dramma, la disoccupazione giovanile, che deve essere considerata «la vera emergenza nazionale».
Un’emergenza che l’addio di Michele ha classificato come “urgente”, se non vogliamo che
un’intera generazione vada perduta. La disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto cifre
allarmanti che le variazioni dello “zerovirgola” non modificano. Se la media nazionale si attesta al
40%, non può consolare che in Friuli Venezia Giulia sia “solo” del 20%. Ma si troveranno modi di
intervenire solo se questo tema sarà in cima alle priorità non solo del governo, ma anche del
sindacato, delle associazioni imprenditoriali e delle istituzioni. «La lettera di Michele - ha detto
Anna Furlan, segretaria generale della Cisl - è un manifesto della sfiducia di tanti giovani italiani
nei confronti delle istituzioni e di tutta la classe dirigente del nostro Paese. E’ un atto di accusa
durissimo che oltre a farci riflettere sul dramma di questo giovane, deve spronarci ad assumere il
tema del lavoro dei giovani come la vera emergenza nazionale». «Siamo rimasti tutti colpiti e
amareggiati - ha proseguito Furlan - dalla scelta terribile di Michele e dalla sua lettera. Vogliamo
testimoniare come sindacato la nostra vicinanza alla sua famiglia e alla comunità di Udine colpita
da questa tragedia. Il suicidio di Michele, oltre che un atto di resa, è una sconfitta per tutti. Nessuno
escluso. Per questo - è l’esortazione della segretaria della Cisl - non servono oggi altre parole o
promesse, ma dobbiamo fare tutti di più per una vera politica di inclusione: quella che dà il lavoro
dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale». Per Furlan «servono fatti concreti per
rispondere all’atto di denuncia di Michele nei confronti della società italiana che non sa valorizzare
il valore e la voglia di emergere di tanti giovani di tutte le regioni, oggi senza un’occupazione
stabile o costretti a trovare in altri Paesi una prospettiva di lavoro dignitosa e la speranza di
costruire un futuro con maggiori certezze». Il tragico gesto di Michele «ci rende tutti colpevoli» ha
detto Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil. «Se non si pensa all’occupazione giovanile,
se non si accorciano le distanze tra nord e e sud, se non si limitano le fughe di giovani, ma anche di
pensionati, all’estero - ha concluso - questo è un Paese a rischio estinzione».
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All’Automotive premi di produzione per 270 dipendenti (M. Veneto)
di Michela Zanutto - Fca e Cnhi (i mezzi da lavoro Iveco New Hollande) premiano l’Automotive
lighting con una pioggia di euro ai dipendenti. Per i 640 operai la busta paga di febbraio sarà più
ricca di mille 230 euro (da tassare), per i responsabili in arrivo mille 320 euro e mille 600 per
impiegati e quadri (in tutto 270 persone). Tutto merito del sistema incentivante stabilito a livello di
gruppo e del recupero di efficienza dei lavoratori. Unica nota dolente è la tassazione che si porta via
il 35 per cento del premio. Considerato che mancano ancora i decreti attuati del provvedimento di
modifica del carico fiscale, è previsto un conguaglio a dicembre. Ma allo studio c’è anche un’altra
possibilità: è infatti in piedi una trattativa a Torino che prevede la possibilità per i lavoratori di
decidere che parte del premio possa essere erogato sotto forma di welfare aziendale con una
maggiorazione del 5 per cento. Formula già adottata per esempio in Fincantieri, sebbene in quel
caso non fosse su base volontaria. Tolmezzo, premiata con la medaglia d’argento della World class
manufacturing (Wcm), ha recuperato una quota di efficienza del 6,7 per cento. Per il prossimo anno
gli “esami” dei lavoratori saranno ancora più stringenti perché in fabbrica entreranno più ispettori
per valutare in modo ancora più approfondito le competenze dei lavoratori. In Carnia sono prodotti i
fanali e, nel capannone inaugurato a dicembre, proprio in questi giorni è in fase di installazione la
terza linea. Parte dello stabilimento “storico” invece è stato riconvertito per la Porsche. Dove prima
c’era l’elettronica, ora nascono i fanali del suv che richiede standard di qualità elevatissimi e un
lavoro esclusivo. «Sono fiero e orgoglioso di portare questo risultato ai lavoratori per il secondo
anno consecutivo – spiega Fabiano Venuti, referente per l’Alto Friuli della Fim Cisl –. Stiamo
raccogliendo i frutti degli accordi fatti a livello di gruppo. Il sistema incentivante a Tolmezzo porta
dai mille 200 ai mille 600 euro».
Regione pronta a firmare il contratto: «A marzo l'intesa finale e gli aumenti» (Gazzettino)
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Emergenza, il 112 è in linea (Gazzettino)
Numero unico, definita l'intesa con la Lombardia per utilizzare gratis il suo sistema operativo testo non disponibile
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«Serracchiani accetti la sfida in Regione» (M. Veneto)
di Mattia Pertoldi - Il dissenso anti-renziano che si sta sviluppando, con forza e toni a dir poco
accesi all’interno del Pd, allarga la propria onda lunga anche all’interno dei confini della regione.
Non che alle nostre latitudini il clima sia quello dell’unità e della visione comune – basta pensare
all’assemblea regionale di venerdì scorso per rendersene conto –, ma la presenza di Miguel Gotor
ed Enrico Rossi domani a Pordenone riattizza ulteriormente le braci che covano da tempo nel
variegato e complesso mondo democratico. Il senatore e il governatore della Toscana, infatti,
saranno ospiti alle 17.30 all’ex convento di San Francesco affrontando – nel corso di un dibattito
moderato dal vicedirettore del Messaggero Veneto Giuseppe Ragogna – i principali temi sullo
scacchiere politico nazionale, ma pure regionale. E Gotor anticipa una buona parte delle tesi che
proporrà nella Destra Tagliamento parlando di Matteo Renzi, del futuro del Governo, del Pd, degli
scenari di alleanza, di Debora Serracchiani e pure di due suoi “colleghi” a palazzo Madama eletti in
Fvg, Carlo Pegorer e Francesco Russo, in un’intervista a tutto tondo sulla realtà, attuale e prossima,
dei dem italiani. Senatore, il clima nel Pd, nelle ultime settimane, è da bollino rosso. Secondo lei le
ipotesi di scissione, paventate da diversi esponenti della minoranza, come possono restare soltanto
una “minaccia” priva di effetti concreti? «La condizione necessaria è che Renzi, dopo tre anni di
Governo e quattro in cui guida la segreteria nazionale, renda contendibile il partito che ha diretto
prima di portare il Paese al voto per le Politiche. Altrimenti la scissione, che personalmente finora
ho sempre escluso, diventerebbe uno scenario possibile, ma in quel caso sarebbe l’attuale segretario
a scegliere di staccarsi dalla storia e dai valori del Pd preferendo optare per l’avventura». Gianni
Cuperlo ha chiesto, senza troppi giri di parole, le dimissioni di Renzi per consentire lo svolgimento
del congresso. Quante possibilità concrete ci sono che l’ex premier accetti di andare davvero alla
conta? «Nessuna, perché Renzi sa bene che, in base allo statuto, per consentire il congresso
dovrebbe dimettersi, ma non vuole rinunciare anche al ruolo di segretario, dopo aver abbandonato
palazzo Chigi, nonostante avesse annunciato, durante la campagna referendaria, che avrebbe
lasciato la politica, o almeno si sarebbe presa una pausa da essa in caso di vittoria dei No. Sottolineo
questo aspetto, non secondario, perché penso che uno dei problemi della società italiana è legato al
fatto che i politici non mantengono quello che dicono e finiscono per non risultare credibili agli
occhi dei cittadini. Anche Renzi, in questo momento, corre il rischio di perdere gran parte della
propria credibilità nei confronti dell’opinione pubblica italiana perché è caduto in una buca che si è
scavato da solo, tra l’altro con apprezzabile energia». Dalle amministrative dello scorso anno sino al
referendum costituzionale per la maggioranza del Pd è stato un tracollo continuo. Quali sono gli
errori principali compiuti dal partito e, soprattutto, come pensa si possano recuperare gli elettori
perduti? «Renzi è un bravo giocatore che però conosce una sola finta e adesso si trova chiuso nella
zona del calcio d’angolo. Si è proposto di provocare una rottura a sinistra nel partito per prendere i
voti del centro e della destra, ma l’effetto è stato negativo. A sinistra si è prodotta una scissione
silenziosa verso l’astensione oppure il voto al M5s, mentre i consensi della destra non sono arrivati:
il problema è tutto qui». Anche a lei Renzi dà l’impressione di un “pugile suonato” oppure, come è
stato descritto recentemente, un pokerista che vuole giocarsi la rivincita raddoppiando la posta in
palio nonostante la situazione complicata? «Non sottovaluto il consenso che l’ex premier ha ancora
nel partito, ma credo che commetterebbe un grave errore se anteponesse gli interessi personali, cioè
l’ansia, anche psicologica, di una rivincita dopo la personalizzazione e la sconfitta del referendum, a
quelli del partito e soprattutto dell’Italia». I renziani continuano a insistere per portare il Paese al
voto a giugno. Per lei qual è lo scenario più verosimile e, in particolare, cosa dovrebbe realizzare il
Governo di Paolo Gentiloni prima di aver esaurito il proprio compito istituzionale? «Gentiloni deve
governare per un anno cercando di correggere la rotta soprattutto sui temi sociali, come i voucher, la
disoccupazione giovanile, la scuola e, più in generale, gli indirizzi dell’esecutivo guidato da Renzi
bocciati dal voto delle amministrative e del referendum. Se Renzi facesse cadere il terzo Governo a
guida Pd in una sola legislatura lancerebbe al Paese un messaggio di instabilità e di irresponsabilità
che il partito pagherebbe alle prossime elezioni, come già avvenuto nel 2001». Passiamo alla legge
elettorale, tema sul quale comunque vada a finire andrà trovata una soluzione. Qual è la via maestra
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da seguire e, in particolare, con quali partiti è possibile trovare un accordo in Parlamento? «Non ho
votato l’Italicum e la Corte costituzionale mi ha dato ragione. La parola va lasciata al Parlamento
per fare combaciare tra di loro i due monconi di legge elettorale che la Consulta ci ha consegnato.
Bisogna armonizzare le soglie di ingresso, dando la possibilità di formare delle coalizioni,
stabilendo un incentivo alla governabilità per chi arriva primo e abolendo i capilista bloccati.
Devono essere i cittadini a scegliere i loro rappresentanti. È l’unica soluzione per provare a
recuperare la frattura tra istituzioni ed elettori alimentata per oltre dieci anni dal Porcellum». I
renziani paiono in difficoltà pure in Fvg. Anche qui alcuni esponenti del Pd - a partire dai suoi
colleghi Pegorer e Russo – chiedono a gran voce un congresso regionale dopo i ko dell’ultimo anno.
Condivide la necessità di ampliare l’assise a livello locale? «Sì, un congresso è necessario altrimenti
in Fvg continueremo a perdere le elezioni rischiando di arrivare terzi alla Regionali. Inviterei tutti,
però, a non dimenticare le debite differenze: Russo, dopo la caduta di Letta, ha sostenuto Renzi in
ogni passaggio politico e parlamentare, mentre Pegorer della sinistra Pd, pur in una cornice di
responsabilità, non ha mai evitato di manifestare il proprio dissenso come nelle vicende cruciali
dell’Italicum e del referendum». Personalmente come valuta il doppio ruolo - di presidente della
Regione e vicesegretaria Pd – di Serracchiani? «Il Fvg non è diverso dal resto d’Italia e Serracchiani
ha lo stesso profilo culturale e politico di Renzi. A questo proposito uno dei limiti maggiori della
sua segretaria è avere allentato le corde sui doppi incarichi, ovviamente a partire da se stesso che è
stato premier e segretario del Pd, ma ha trascurato questo secondo ruolo, dando vita a un’eccessiva
concentrazione di potere». Secondo lei, quindi, Serracchiani dovrebbe rinunciare alla posizione
romana? «Tutti lo pensano, ma sono in pochi a dirlo. È evidente che con il doppio ruolo si finisce
per fare male una delle due cose e, nei momenti di difficoltà, entrambe». Crede che la presidente
dovrebbe ricandidarsi alla guida del Fvg per “difendere” le riforme messe in cantiere oppure pensa,
come ritengono in tanti, che lascerà la Regione per tentare la “volata” a Roma? «Non ricandidarsi
per un secondo mandato alla guida del Fvg avrebbe tutte le sembianze di una fuga dal giudizio degli
elettori sul suo operato. Resto convinto, però, che, nel bene come nel male, il destino politico di
Serracchiani seguirà quello di Renzi con cui ha deciso di legarsi a doppio filo con un eccesso di
zelo». Pensando già al futuro, focalizzandoci in particolare sulle elezioni politiche che si
svolgeranno al massimo tra un anno, dal suo punto di vista quale dovrebbe essere il perimetro delle
alleanze per il Pd e questo dovrebbe comprendere o meno il Nuovo Centrodestra di Angelino
Alfano? «L’alleanza di Governo con gli alfaniani è stata emergenziale e se il Pd si presentasse alle
elezioni in un listone oppure anche all’interno di una coalizione stretta assieme a loro perderebbe un
sacco di voti. Il Pd è un partito di centrosinistra che deve organizzare con generosità quel campo
riunendo la sinistra più radicale, le proposte civiche e un centro liberale. Cosa c’entra un partito che
si chiama Nuovo Centrodestra con questa vocazione? Nell’interesse della democrazia italiana è
bene che ognuno torni a operare nel proprio campo perché, nel nuovo quadro proporzionale,
saranno premiate di più le proposte identitarie chiare. Il punto è chiedersi se una personalità divisiva
come Renzi sia quella più adatta a guidare questa stagione federatrice che ha bisogno di un nuovo
centrosinistra riformatore e di Governo, non condizionato dai Denis Verdini di turno e dal
trasformismo, ma dalle radici dell’Ulivo».
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Le Bcc divise: Iccrea punta a quota 200 (Piccolo)
di Luigi Dell’Olio - La battaglia tra le candidate capogruppo del sistema bcc entra nel vivo. Ieri
Iccrea ha presentato a Milano i tavoli di lavoro tematici (14 in totale) per definire il cantiere della
nuova holding. «A compimento di questo percorso presenteremo al mercato un gruppo con un
patrimonio netto di 16 miliardi di euro sui 20 complessivi del sistema Bcc», ha spiegato il direttore
generale Leonardo Rubattu. «A questa capogruppo aderiranno istituti che complessivamente
contano su 3mila sportelli e 4 milioni di clienti. A regime il sistema sarà in grado di generare 700
milioni di utili con un cost/income invidiabile del 56% e un indice di patrimonializzazione
complessivo superiore al 17%». Come sia possibile raggiungere questi obiettivi senza seguire il
trend in atto tra gli altri istituti bancari, basato essenzialmente sul taglio dei costi, Rubattu lo ha
spiegato in seguito. «Mentre le popolari e le spa in molti casi hanno ormai raggiunto un livello di
saturazione nello sviluppo dei servizi, da noi vi sono enormi spazi di crescita. Penso ad esempio al
risparmio gestito e ai servizi a valore aggiunto per la clientela». Quanto alle adesioni, all'evento di
ieri hanno preso parte i rappresentanti di 155 istituti. «Ma l'obiettivo è arrivare a 200», ha spiegato
nel corso della conferenza stampa il direttore generale Leonardo Rubattu. A questo proposito va
segnalato che la concorrente Cassa centrale banca dichiara già 100 pre-adesioni. Considerato che le
Bcc italiane sono complessivamente 267 (escluse le 43 casse rurali dell'Alto Adige che avranno un
loro sistema autonomo), c'è qualcosa che non torna. Probabilmente i numeri diffusi da una delle due
(o da entrambe) eccedono per ottimismo: «Lascio trarre a voi le conclusioni, non passerà molto
tempo per poter verificare quale ipotesi è vera», ha replicato Rubattu. Di certo c'è che tra le Bcc del
Nordest la bilancia pende verso Ccb. Secondo quanto ricostruito da questo giornale, in Veneto 12
istituti sarebbero orientati verso la soluzione trentina contro 8 più vicini a Iccrea e 5 indecisi, mentre
in Friuli Venezia Giulia il rapporto è di 9 contro 2, con 2 indecisi. Molto dipenderà dal pressing
delle prossime settimane. Di certo non aiuterà Iccrea il mancato invito alla convention di ieri di
alcuni istituti che appaiono più orientati verso Trento, anche se non hanno ancora preso una
decisione. La soluzione romana ha comunque dalla sua una carta di non poco conto, dato da una
dotazione patrimoniale che la mette al sicuro da eventuali aumenti di capitale, una strada che invece
dovrà necessariamente percorrere Ccb. «Siamo solidi e ben patrimonializzati», ha rivendicato
Rubattu, ricordando per altro che la vigilanza europea ha già esaminato i conti di Iccrea per cui non
vi è il rischio che emergano sorprese in futuro. Nell'occasione il dg ha fornito anche un'indicazione
sulla partecipazione nel Fondo Atlante: «Portiamo domani al cda una proposta di svalutazione tra il
15% e il 20% della quota tirata, cioè 32 milioni sui 40» di impegno complessivo.
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CRONACHE LOCALI
Slitta l’assemblea Fiom e Colautti si ricandida (Piccolo Trieste)
di Massimo Greco La segreteria della Fiom triestina, che organizza 1100 iscritti nelle fabbriche
provinciali, dovrà attendere altre due settimane per avere il suo “detentore”. Comunque il
dimissionario Sasha Colautti si ripresenterà con o senza l’appoggio della dirigenza di Fiom e Cgil.
L’assemblea generale, convocata ieri alla Scuola edile in Zona industriale, si è tenuta per metà con
la relazione di Colautti, gli interventi del leader nazionale Maurizio Landini, del segretario
regionale della Cgil Villiam Pezzetta e del responsabile provinciale cigiellino Michele Piga. Seguiti
dal dibattito, che, secondo alcuni presenti, si è rivelato decisamente vivace. A quel punto gran parte
della giornata se ne era andata e Landini aveva tempi molto stretti per verificare proposte, numeri,
schieramenti: così i lavori assembleari sono stati aggiornati al 23-24 di questo mese. Perchè il
meccanismo di “selezione” del segretario è piuttosto particolare e si basa sui cosiddetti “centri
regolatori”. Giovedì 23 sarà Enzo Masini, responsabile dell’organizzazione Fiom, insieme al
segretario regionale cigiellino Pezzetta, a sentire il parere di tutti e 55 i membri dell’assemblea
triestina, per monitorare gli umori della base. Se ci saranno le premesse per una candidatura
Colautti accettata dai vertici Fiom e Cgil Fvg, si procederà a votare venerdì 24 su un’unica
candidatura. Se i vertici Fiom e Cgil Fvg non saranno d’accordo su un nuovo mandato-Colautti,
Sasha dovrà raccogliere il 30% dell’assemblea per presentare una candidatura alternativa: si andrà
alle urne comunque venerdì 24. Durante i lavori assembleari Landini, che segue con attenzione il
caso Trieste, non avrebbe ostato a un reimpegno di Colautti, nonostante il sindacalista triestino sia
contrario all’impostazione dell’ultimo contratto nazionale dei metalmeccanici e abbia votato “no” al
referendum sull’accordo. Ma avrebbe consigliato una segreteria unitaria, all’interno della quale
inserire un componente dell’opposizione anti-Colautti. L’ipotesi non garba a Sasha, che sembra
poco incline ad accogliere il suggerimento del leader. La minoranza contraria al segretario
dimissionario si annida soprattutto in Ferriera, che rappresenta un fattore di tensione tra Colautti e la
leadership cigiellina territoriale e regionale. Colautti, in coerenza con il risultato referendario e per
sollecitare chiarezza programmatica interna, si era dimesso dalla guida della Fiom triestina alla fine
di dicembre, insieme agli altri tre componenti della segreteria. Colautti ha significativamente aperto
la relazione, letta ieri, con un riferimento alla Redaelli «azienda che ha fatto della derogabilità
contrattuale uno strumento di gestione quotidiana della produzione». E che non lo aveva fatto
entrare in fabbrica per un’assemblea.
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Ferriera, il Tar stoppa il Comune (Piccolo Trieste)
di Giovanni Tomasin - Il metaforico ammasso di carte che il "caso Ferriera" ha accumulato
sull'altrettanto metaforica scrivania del Tar regionale si è alleggerito ieri di qualche faldone. Il
Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia ha comunicato infatti il rigetto dell'istanza di
sospensiva proposta dal Comune di Trieste contro il decreto regionale che accertava il
completamento da parte di Siderurgica Triestina srl di una serie di adempimenti prescritti
dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Il provvedimento impugnato dal Comune è
conosciuto ormai con il nome di "decreto Agapito" dal nome del firmatario, che è il direttore del
Servizio tutela da inquinamenti atmosferico, acustico ed elettromagnetico Luciano Agapito. Quel
documento era stato trasmesso il 22 dicembre scorso dalla Regione al Tar proprio in risposta
all'intimazione che il Tribunale le aveva inviato durante lo svolgimento di un altro procedimento.
Quale? Quello sull'impugnazione da parte di Siderurgica triestina dell'ordinanza con cui il sindaco
Roberto Dipiazza imponeva allo stabilimento industriale nel cuore di Servola di limitare la
produzione a 34mila tonnellate mensili «ai fini della tutela della salute pubblica». La prima udienza
di quel procedimento si era tenuta il 16 dicembre, ma i giudici amministrativi avevano rinviato la
pronuncia sulla sospensiva all'11 gennaio. La motivazione del rinvio da parte del Tar era proprio
l'assenza dell'atto conclusivo della Regione sulla verifica delle prescrizioni previste dall'Aia per la
Ferriera. Senza quel documento, rilevavano i giudici amministrativi, non era possibile prendere una
decisione sulla richiesta del gruppo Arvedi di sospendere l'ordinanza marcata Dipiazza. Pochi giorni
dopo, il 22 dello stesso mese, la Regione aveva risposto inviando un documento agli uffici del
tribunale. Il famoso decreto Agapito. A quel punto è toccato al Comune il turno dell'impugnazione,
occasione che palazzo Cheba non si è lasciata sfuggire. Per la giunta comunale il decreto risultava
illegittimo «in quanto carente della presupposta attività istruttoria oltre che delle necessarie
determinazioni che lo stesso doveva assumere, considerato l’indiscusso sforamento del limite di
produzione mensile di ghisa così come autorizzata dall’Aia». Secondo il Comune gli uffici regionali
si erano limitati a ricalcare passo passo i rapporti delle ispezioni Arpa. Il Tribunale, però, non ha
condiviso la posizione della giunta, rigettando l'impugnazione. Dalla Regione viene evidenziato
come «il Tar, nell'ordinanza, abbia rilevato la mancanza, allo stato, di un'apprezzabile fondatezza
(fumus boni iuris) del ricorso del Comune, non essendo stati nemmeno contestati gli interventi
strutturali all'altoforno». Il Comune è stato altresì condannato alla rifusione delle spese a favore di
Regione e Siderurgica.
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Caos Isee, Caf presi d’assalto: «Poco personale, tante carte» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Marco Bisiach - Serve, praticamente, per accedere a qualsiasi tipo di servizio pubblico,
contributo o facilitazione. Lo vogliono, giustamente, in tantissimi, ed ottenerlo è molto meno rapido
e semplice di quanto si possa pensare. Logico, dunque, che anche a Gorizia al suo nome sia ormai
sempre più spesso legato il concetto di caos. Parliamo ovviamente dell'Isee, strumento burocratico
sulla bocca di tutti e al centro in queste settimane di una sorta di piccolo “assalto alla diligenza”
nelle sedi dei vari Caf. Tanto che per ottenere la certificazione, ormai, si deve fare un po' come per i
ristoranti in vista del cenone di Capodanno: prenotare il proprio posto con settimane, perfino mesi
di anticipo. Il guaio è che, per evitare di restare con un pugno di mosche in mano e non poter
disporre delle agevolazioni o dei servizi di cui si avrebbe diritto (contributi e sgravi concessi dai
Comuni, ma anche quote di abbattimento delle rette di asili o università, inserimento nelle
graduatorie per alloggi popolari, e molto altro ancora), è necessario essere piuttosto informati,
presentare per tempo tutta la documentazione richiesta, particolarmente corposa, e riuscire ad
ottenere l'Isee prima che scadano i termini per la presentazione delle diverse domande di accesso ai
servizi. Ecco cosa genere il “caos”. «I nostri sportelli sono presi d'assalto, e non c'è nulla di cui
sorprendersi – spiega Silvia Paoletti, presidente delle Acli provinciali di Gorizia -. Le domande per
l'ottenimento dell'Isee sono in aumento negli ultimi anni per il semplice fatto che la ricchezza della
gente è diminuita: sempre più persone, anche quelle che solitamente non ne avevano bisogno, hanno
necessità di accedere a forme di sostegno o agevolazioni, e per fare questo richiedono l'Isee». Per
rendere un'idea dei numeri del Caf delle Acli di Gorizia, dall'inizio dell'anno ad oggi (tenendo conto
anche di tutte le giornate di festa) sono già state seguite 155 pratiche per l'Isee, più di quattro al
giorno di media. «E per una singola certificazione servono almeno 30 minuti, se si è
particolarmente bravi e rapidi – spiega Manuel Zerjul, responsabile del servizio -. Quindi è facile
capire perché le attese siano lunghe». Il grosso problema è anche che, allo stato attuale, redigere le
pratiche non è affatto “remunerativo”, per i Caf: ogni Isee frutta, in media, dagli 8 ai 10 euro.
Troppo poco per permettere di investire su un potenziamento, anche temporaneo, del personale
impiegato allo scopo. Ma non basta. Un’altra criticità del sistema è quella evidenziata da Claudio
Cinti, responsabile regionale del Caf Uil. «Le scadenze andrebbero rimodulate, per non creare i
classici “colli di bottiglia” - dice -. E' chiaro che se, con i vecchi Isee in scadenza a gennaio, entro la
fine di febbraio tutti hanno bisogno della nuova documentazione, si creerà un vero e proprio assedio
agli sportelli. Senza contare che i nostri operatori, che sono gli stessi un po' per tutti i servizi,
devono occuparsi anche di altro, come ad esempio delle dichiarazioni dei redditi». Nel 2015 il Caf
Uil di Gorizia ha predisposto la bellezza di 1400 Isee, e i dati del 2016, ancora non disponibili, sono
stimati in aumento del 15% circa. Si tratta di cifre enormi. «Nella nostra regione, poi, il problema è
ancor superiore perché abbiamo moltissimi tipi di prestazioni di welfare. Questo ovviamente è un
bene, ci mancherebbe, ma per accedere a ogni servizio è necessario l'Isee, e tutti ne hanno bisogno.
Di conseguenza le lungaggini e le difficoltà legate al suo ottenimento rischiano di mettere i cittadini
nelle condizioni di non poter esercitare un loro diritto». I Caf, in ogni caso, sono sempre più punti di
riferimento per tutta la cittadinanza, e non solamente per l'Isee. Quest'anno ad esempio anche il
Comune di Gorizia, come molti altri in Italia, ha siglato un protocollo con una serie di Caf (Caf
Labor di corte Sant'Ilario, Caf Movimento Cristiano Lavoratori di via Nizza, Caf Acli e Caf
Confartigianato di via 24 maggio) per la gestione di tutta una serie di pratiche assistenziali
condizionate dall'Indicatore della situazione economica equivalente: assegno di maternità, bonus
energia, sostegno alle locazioni e Carta famiglia.
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Assemblee alla Nidec “piena” di commesse (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
La Nidec di Monfalcone scoppia di commesse e di lavoro, la forza lavoro ha raggiunto una quota di
circa 500 lavoratori diretti oltre a 150 tra indiretti e ditte esterne e il sindacato chiede all’azienda
una discussione e un accordo quadro, e un nuovo integrativo, per gestire la situazione dei picchi di
lavoro e l’organizzazione produttiva. Una situazione positiva per lo sviluppo dello stabilimento che
deve fronteggiare nuovi schemi organizzativi del lavoro. Ma anche un percorso ad ostacoli a quanto
pare visto che la situazione interna con i lavoratori e il sindacato è irrequieta, è stata bocciata una
prima proposta avanzata dall’azienda, è stato deciso il blocco degli straordinari e si rischia un
braccio di ferro con la dirigenza che per portare a termine le commesse imporrà l’applicazione del
contratto con gli straordinari previsti senza migliorie economiche . Una questione sulla quale si sta
discutendo in stabilimento dove proprio ieri si sono tenute assemblee nei diversi turni della mattina,
del pomeriggio e della sera. A fronteggiare la situazione e a confrontarsi con i lavoratori Fiom,
Uilm e Ugl con i rispettivi segretari provinciali, Livio Menon, Luca Furlan e Moreno Marcatti.
Giornate di fuoco anche perchè le Rsu interne sono dimissionarie e si sta procedendo con difficoltà
al rinnovo. Una situazione tesa dovuta anche alla forte attività produttiva con i sindacati che non
riescono a trovare un accordo con l’azienda accusata di non aver onorato una precedente intesa. In
ballo il problema dei picchi di lavoro, dell’organizzazione produttiva, dei turni, del lavoro al sabato
e dell’utilizzo degli straordinari. Fiom, Uilm e Ugl chiedono di trovare alla fine un “accordo
quadro” per affrontare le difficoltà produttive dovute al forte carico di commesse e hanno
approntato una piattaforma con una proposta rivendicativa. Questioni ben chiare all’azienda che fa
sapere di essere pronta a discutere ma con delle Rsu forti e rappresentative. In grado di spiegare ai
lavoratori che la situazione delle commesse con la Russia è eccezionale, che bisogna onorare gli
ordini (diversi motori sono stati già consegnati) e soprattutto prepararsi con una nuova mentalità di
lavoro e di flessibilità organizzativa ai nuovi ordini che potrebbero arrivare viste le prospettive che
si stanno profilando sul mercato russo. (g.g.)
Mangiarotti forma i dipendenti con le “neuroscienze” (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Creare un “mindset”, fare team-coaching, creare un percorso formativo focalizzato sul feedback
aziendale, utilizzare un approccio “pragmatico” legato all’esperienza diretta grazie alle conoscenze
delle neuroscienze. Nessun termine astruso o marziano, sta succedendo a Monfalcone città dei
cantieri e soprattutto delle industrie sempre più di alto livello dove ci sono realtà come di
Mangiarotti che oggi fa parte del gruppo Westinghouse e che realizza impianti anche per le centrali
nucleari. E proprio perché appartiene a questo gruppo per acquisire il giusto stile che richiede il
gruppo americano ha appena terminato (ieri sera) uno speciale corso dedicato a tutte le 500
maestranze, tra manager, tecnici e operai. Un percorso condotto assieme a una società specializzata
(Cimba) proprio sulla comunicazione e il feedback, la capacità di comunicare edialogare tra operai,
responasabili, tecnici e manager. Lo scopo? Perfezionare i dialoghi con i giusti termini per
migliorare la produzione. E non solo. La tecnica utilizza davvero anche tutte le più moderne
tecnologie delle neuroscienze. «Ci troviamo in una fase di cambiamento - spiega Fabrizio Grisenti
di Mangiarotti - abbiamo scelto 30 dipendenti che possano fungere da agenti del cambiamento. Il
fine è creare un ambiente (in azienda) in cui prevalgano la fiducia e il rispetto, valori che devono
pervadere l’intera organizzazione».
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Licenziato in aeroporto, risarcita la paga (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Laura Borsani Finisce sulla strada dopo nove anni di consolidata professione all’aeroporto di
Ronchi dei Legionari. Tutto a causa del cambio della società di gestione della concessione per il
rifornimento di carburante dei velivoli e assistenza da terra. È accaduto nel novembre del 2014,
quando attraverso gara regionale la società Carboil ha acquisito da Total la subconcessione delle
aree e dei locali destinati al servizio aeroportuale. Con ciò provvedendo a riassorbire solo due dei
quattro dipendenti a carico dell’impresa che ha cessato l’attività allo scalo ronchese. L’uomo, un
quarantottenne di Cormons, s’è così trovato nel baratro. Un amaro pugno di mosche in mano.
Aveva iniziato nel 2005, a contratto a tempo determinato con Total Italia spa, per poi ottenere la
stabilità lavorativa l’anno successivo alle dipendenze dell’allora Total Aviazione Italia Srl diventata
in seguito Total. È rimasto a piedi per un anno, percependo l’assegno di disoccupazione, suo
malgrado. Finchè ha trovato una nuova occupazione. Il lavoratore s’è affidato al legale, avvocato
Sara Carisi, di Monfalcone, per far valere le sue ragioni. Sul tappeto, come ha spiegato lo stesso
legale, il diritto al riassorbimento lavorativo in virtù della cosiddetta “clausola sociale” contemplata
nel Contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, che presuppone il passaggio del personale
nei trasferimenti di attività tenendo conto della quota di traffico acquisita dall’azienda subentrante e
del trattamento economico e inquadramento professionale maturato. Il tutto a fronte del
risarcimento del mancato percepimento dello stipendio sostenuto dal 48enne, quei dodici mesi che
lo hanno separato dalla nuova assunzione. Il cormonese grazie alla qualifica di operaio, livello 4/2 e
le mansioni di autista aviofornitore del Contratto collettivo nazionale Energia e Petrolio, percepiva
3mila e 900 euro al mese. Nè erano mancate le trattative propedeutiche al trasferimento di attività,
con le organizzazioni sindacali a richiamare proprio la clausola sociale del Ccnl di categoria per
tutelare i quattro dipendenti di Total, non prevista però nell’ambito del bando di gara della Regione.
Ne seguirono più “puntate” al tavolo delle trattative tra le parti, senza tuttavia riuscire a definire
alcun accordo. Da qui la lettera di licenziamento “per giustificato motivo” che il cormonese s’era
trovato tra capo e collo. Dunque, nessun ritorno allo scalo di Ronchi dei Legionari, quando peraltro
invece per due dei colleghi la “discrezionalità” aziendale gli aveva aperto le porte del
riassorbimento. Una “discrepanza” di trattamento che Carboil aveva spiegato sostenendo che la
mansione dell’operaio cormonese «era venuta meno» con la cessazione da parte della Total delle
attività, tanto che «nella struttura aziendale non vi erano altre posizioni compatibili con il livello e i
contenuti professionali» fino allora ricoperti dal 48enne. Motivazioni che il cormonese non poteva
accettare, non foss’altro che per i lunghi anni di esperienza maturata. Il punto su tutto era proprio
quello in ordine alla “clausola sociale” contenuta nell’ambito del Contratto collettivo nazionale. Lo
stesso al quale Carboil si era attenuta, non ritenendosi invece impegnata sul passaggio complessivo
dei lavoratori facendo riferimento alla gara regionale esperita che non contemplava la “clausola
sociale” in questione. Il 26 gennaio scorso la battaglia del 48enne è stata premiata. Il giudice Gallo
ha infatti condannato la Carboil al ristoro dei danni subiti dal lavoratore: 47mila euro lordi di
mensilità perdute, dal novembre 2014 al novembre 2015.
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In città la Conferenza regionale amianto (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Monfalcone ospiterà la Conferenza regionale dedicata all’amianto. La scelta della città dei cantieri è
particolarmente simbolica e significativa, trattandosi del territorio martoriato per antonomasia dal
drammatico fenomeno che ha colpito e sta colpendo le famiglie. L’attenzione si concentra dunque
sulla nostra città e l’evento sarà ospitato al Teatro comunale. La calendarizzazione è stabilita per il
prossimo settembre. Si parla della data del 27. Tra gli ospiti ci saranno l’ex magistrato e
parlamentare Felice Casson, e Camilla Fabbri, senatrice Pd e presidente della Commissione di
inchiesta sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali. È emerso ieri sera, durante il
Tavolo permanente dell’amianto, al quale ha partecipato anche l’assessore regionale all’Ambiente,
Sara Vito, delegata peraltro dalla collega Maria Sandra Telesca, impossibilitata a intervenire, a
rappresentare il dicastero della Salute. Quella di ieri sera è stata la seconda convocazione del Tavolo
permanente che era stato avviato a gennaio. Il sindaco Anna Maria Cisint, presente anche il
presidente della Commissione comunale Ambiente, Gualtiero Pin, ha condotto la “regia” e la
scaletta degli interventi. Prima di avviare i lavori, è stato ricordato il professor Claudio Bianchi. «La
città che governo - ha sottolineato Cisint - è grata al professore, per quanto ha dato e fatto
sollevando il velo sul dramma dei decessi per mesotelioma, e per i suoi importanti studi scientifici».
Innumerevoli i punti in agenda, ieri, tutti di importanza e spessore. Il presidente della Commissione
regionale sull’amianto, Fernando Della Ricca, da parte sua ha illustrato la situazione complessiva
sul tema-amianto in Friuli Venezia Giulia, evidenziando il ruolo di primo piano riconosciuto a
Monfalcone. E quando s’è entrati nel merito della programmazione della Conferenza amianto, lo
stesso presidente Della Ricca ha fornito un particolare. La Conferenza nel 2015 non era stata tenuta
a Monfalcone perchè il Teatro comunale era “off limits”. Della Ricca, infatti, nell’esprimere la
soddisfazione di poter ospitare quest’anno l’evento in città, ha spiegato: «Nel 2015 volevamo
portare a Monfalcone la Conferenza regionale amianto, tuttavia, poco prima dell’appuntamento dal
Comune ci avevano comunicato che il teatro non era disponibile». L’ente locale, ha aggiunto, aveva
quindi consigliato di rivolgersi al Kinemax, una sede inadatta.
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Voucher in Comune «Sono in aumento» (Gazzettino Pordenone)
Davide Lisetto - Sui voucher utilizzati dal Comune per pagare alcuni servizi il sindacato non molla.
La battaglia sui voucher della Cgil era partita nelle settimane scorse: l'accusa alla nuova
amministrazione era quella di non avere cambiato rotta rispetto alle decisioni - in merito ai ticket
del lavoro - dell'amministrazione Pedrotti. Per questo il sindacato aveva chiesto un incontro al
sindaco o all'assessore al personale Eligio Grizzo. «L'incontro c'è stato - ha fatto sapere Luca
Munno, Funzione pubblica Cgil - ma purtroppo né il sindaco né l'assessore vi hanno partecipato
facendosi rappresentare dal segretario comunale. E una delle novità emersa è che la previsione di
spesa dei voucher, pari a 28.500 euro, è persino in crescita rispetto all'anno precedente che era stata
di di circa 25 mila. Abbiamo ribadito - aggiunge il sindacalista - la necessità di utilizzare forme di
pagamento alternative per il lavoro flessibile. Si potrebbero privilegiare altre formule di contratti
flessibili, come per esempio la somministrazione di lavoro con le agenzie. Forme che si configurino
come contratti di lavoro a tutti gli effetti assicurando in tal modo i relativi diritti a partire da quelli
previdenziali e pensionistici».
Complessivamente per il 2017 la spesa per il lavoro flessibile in Comune (considerando tutte le
forme di lavoro a tempo e anche i lavori di pubblica utilità) è di 568.500 euro a fronte dei circa 549
mila previsti. Dall'incontro, inoltre, è emerso anche l'impegno formale dell'amministrazione a una
sostituzione di tutte le cessazioni di personale a tempo indeterminato nel triennio 2017-19 con
nuovo personale a tempo indeterminato: su questo aspetto il sindacato ha richiesto che ci sia una
verifica periodica per capire se «dette assunzioni esauriscano le potenzialità di assumere dell'ente o
se permangano ulteriori possibilità di ricoprire posti e ruoli». Inoltre la Cgil ha rinnovato la richiesta
al Comune di allocare nei servizi rivolti alla fasce più deboli ed esposte della popolazione - come
per esempio il sociale - personale dipendente. «Si tratta di servizi importanti e delicati perciò
sarebbe opportuno sianmo svolti da personale fisso». Infine si è chiesto di acquisire, ogniqualvolta
si proceda all'utilizzo dei ticket, un'informativa in merito alle finalità del ricorso allo strumento di
pagamento per verificare che «venga utilizzato per picchi inattesi e non ripetuti nel tempo. «Caso
che non è - conclude Munno - quello riferito alle 1.300 ore dello sportello sociale poiché quello è un
servizio prevedibile e ripetuto nel tempo che potrebbe essere coperto magari con un contratto a
termine».
Lavinox e Sarinox, Sos alle istituzioni (M. Veneto Pordenone)
di Giulia Sacchi - Istituzioni in silenzio davanti alla preoccupante situazione dei 170 lavoratori della
Lavinox di Villotta di Chions, di cui 25 in esubero, e 52 della Sarinox di Aviano (ex Sigma Re):
Fim, Fiom e Uilm sollecitano amministrazioni locali e Regione a scendere in campo prima che sia
troppo tardi. Il timore di maestranze e forze sociali è che il più drammatico degli epiloghi sia dietro
l’angolo. Le preoccupazioni e la necessità di dare la sveglia alle istituzioni sono emerse nelle
assemblee sindacali tenute da Gianni Piccinin (Fim), Roberto Zaami (Uilm) e Bruno Bazzo (Fiom).
«Prima del confronto della scorsa settimana a Unindustria coi Sassoli, che tra l’altro non si sono
presentanti, la proprietà aveva incontrato le amministrazioni comunali di Aviano e Villotta di
Chions, parlando di un 2017 all’insegna dell’ottimismo: peccato che nell’ultimo tavolo di
concertazione il quadro emerso sia un altro – hanno messo in luce Piccinin e Zaami –. Non capiamo
come mai, alla luce della situazione critica delineata, nessun rappresentante delle istituzioni abbia
fatto una telefonata per capire come è andato l’incontro». «In ballo ci sono 222 posti di lavoro: le
istituzioni non possono stare alla finestra – hanno aggiunto –. La situazione finanziaria del Gruppo è
preoccupante, basti pensare alla rateizzazione del pagamento delle spettanze». Se si agisce in
tempo, magari dando l’opportunità a un altro imprenditore di investire, è possibile dare futuro alle
realtà produttive. Per Sarinox c’è una trattativa in corso col Gruppo Sole di Oderzo, ma per Lavinox
il nulla. «L’azienda ha un potenziale e, se ci fosse un imprenditore disposto a investire, potremmo
risollevarne le sorti – ha osservato la Rsu Fiom Angela De Marco –. E’ necessario che la Regione
scenda in campo al più presto».
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