Ambientalismo: dopo la guerra, un movimento nuovo (grazie anche

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Ambientalismo: dopo la guerra, un
movimento nuovo (grazie anche a Keynes)
Comunicazioni dai partners
Arpat
Intervento ARPAT per moria di pesci nel laghetto d
San Fabiano
[28 novembre 2014]
di
Luigi Piccioni
Le molte grandi novità del dopoguerra contribuiscono
allo schiudersi di un’epoca nuova anche per
l’ambientalismo e per
le politiche ambientali. Proviamo
ad elencarne i caratteri salienti.
L’idea che il capitalismo non sia in grado di autoregolarsi
e il prestigio della pianificazione sovietica danno un
forte impulso al diffondersi delle politiche di
programmazione e di pianificazione, a partire da quelle
urbanistiche, in tutti i paesi industriali. Il successo del
keynesismo porta inoltre in primo piano la necessità
che
i governi pongano al centro della propria azione la
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Tutto il green lavoro toscano
[4 settembre 2013]
Responsabili ufficio tecnico
Gruppo italiano di respiro internazionale, con sedi
produttive nel cuore del distretto industriale concia
toscano e sedi commerciali in tutto...
soddisfazione dei bisogni dei cittadini, a partire da quelli
più deboli. E’ in questo contesto che accanto ai
programmi di edilizia popolare i governi nazionali e
quelli cittadini impostano programmi di verde pubblico più ampi e ambiziosi che in passato, ma è pure in questo
contesto che si diffonde la politica di creazione di parchi naturali che, salvo negli Stati Uniti, nella prima metà del
Novecento si era manifestata in modo piuttosto frammentario e occasionale.
Un segnale in questo senso esemplare viene dal Regno Unito, patria di
John Maynard Keynes e dal 1945, dopo la
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Eco² – Ecoquadro
Ambientalismo: dopo la guerra, un
movimento nuovo (grazie anche a
Keynes)
storica vittoria del Partito Laburista, apripista mondiale delle politiche di welfare grazie
al Piano Beveridge. Nonostante
l’Inghilterra fosse stato il primo
paese al mondo – già negli anni Sessanta dell’Ottocento – a vedere la nascita di un
movimento ambientalista, nel corso dei primi decenni del nuovo secolo nessun parco
nazionale vi era stato istituito.
Significativamente tra i documenti programmatici presentati dal Partito Laburista in occasione delle elezioni del 1945 fa
parte un White Paper on National Parks che apre la via all’approvazione, nel 1949, del National Parks and Access to
the Countryside Act,
una vera e propria legge quadro che – come avverrà circa undici anni dopo in Francia – determina
le modalità di istituzione e gestione dei futuri parchi nazionali. Sulla base di questa
legge, infine, vengono creati nel
1951 ben quattro aree protette (Peak District, Lake District, Snowdonia e Dartmoor) che allineano finalmente il Regno
Unito ai paesi europei più avanzati, e in particolare alla Svezia.
In secondo luogo la nuova impostazione dei rapporti internazionali, finalmente cooperativa dopo un trentennio di
isolazionismi e di violente ostilità reciproche, si riflette presto anche sull’ambientalismo. Grazie al sostegno dell’agenzia
per la scienza e per la cultura dell’ONU appena creata, l’UNESCO, tra il 1946 e il 1947 dei protezionisti svizzeri,
britannici, olandesi e di altri paesi provano a riannodare i fili di dialogo internazionale interrottisi a più riprese dopo il
1913. Il risultato di questo sforzo è inedito per articolazione ed efficacia: con la creazione dell’Unione internazionale per
la protezione della natura-UIPN (a Fontainebleau nel 1948) per la prima volta viene istituito un organismo mondiale
ufficialmente riconosciuto, cui aderiscono molte decine di paesi, che ha fondi e personale propri e un’autorevolezza
garantita dal sostegno attivo di un gran numero di studiosi. Nella sua lunga storia l’UICN (come si chiama dal 1956) è
divenuta un punto riferimento essenziale per le politiche di protezione della natura a livello mondiale e a partire dal 1961
da una sua costola si è formata la più grande associazione ambientalista mondiale, il World Wildlife Fund. Nel corso dei
decenni successivi la “diplomazia ambientale” si è consolidata sempre più grazie a nuovi organismi, iniziative e
programmi, anche se non sempre con un effettivo successo sul piano dei risultati, come mostra bene la vicenda della
lotta al riscaldamento globale.
Sapere Verde

Il nudge, o la spintarella dell'economia
comportamentale per uscire dalla crisi
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Benessere Naturale
I segreti degli oli essenziali
In
terzo luogo, se è vero che l’uscita dagli incubi e dalle distruzioni della guerra e la spettacolare crescita economica
successiva
alimentano ovunque un clima collettivo di euforia e di fiducia nel futuro forse mai sperimentato prima, è
altrettanto vero che in molti ambienti serpeggiano inquietudini profonde sugli effetti del progresso tecnico. Negli Stati
Uniti gli effetti della Grande Crisi sono
stati amplificati dal Dust Bowl, una enorme catastrofe ambientale dovuta allo
sfruttamento intensivo dei suoli agricoli; la comparsa dell’energia nucleare nello scenario di Hiroshima e Nagasaki ha
gettato un’ombra funesta su questa formidabile scoperta della quale in ogni caso tutti si sforzano di esaltare le
potenzialità pacifiche; proprio la crescita economica, infine, e la dimensione ormai globale dei processi socioeconomici
fanno riaffiorare antiche preoccupazioni per una crescita eccessiva della popolazione mondiale e per la disponibilità
delle risorse strategiche. Ben prima quindi del successo di Primavera silenziosa, il libro di Rachel Carson
che darà il
fuoco alla miccia ambientalista della metà degli anni Sessanta, oppure degli altrettanto celebri Limiti dello sviluppo del
1972, opere come Our Plundered Planet di Fairfield Osborn e Road to Survival di William Vogt, entrambe edite nel
1948, diventano best seller
globali ammonendo sui rischi connessi a uno sviluppo tecnologico e a una crescita
economica e demografica privi di qualsiasi controllo. Sulla scia di queste stesse preoccupazioni nei primi anni
Cinquanta verrà recuperato l’insegnamento di George Perkins Marsh lanciato quasi un secolo prima con il pionieristico
Man and nature; or, Physical geography as modified by human action e l’impegno contro la bomba atomica si tingerà
sempre più di venature ambientaliste.
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Verso la scienza della sostenibilità
Natura in bancarotta: verso le nuove
regole dell’economia nell’era
dell'Antropocene
Anche se il grande boom ecologista mondiale avviatosi tra il 1965 e il 1970 ha spesso oscurato i venti anni
dell’immediato dopoguerra,
è proprio in questo periodo che l’ambientalismo assume una
strutturazione internazionale
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finalmente solida, si diffonde presso strati di popolazione più vasti che in passato e raffina il proprio dibattito. Questo
raffinamento modifica peraltro anche gli interessi e gli obiettivi del movimento: anche in seguito al discredito in cui
nazismo e guerra hanno gettato il nazionalismo, la difesa del paesaggio e dei monumenti naturali diventa molto meno
Recensioni
importante che in passato mentre prendono il centro della scena temi come quello delle risorse, della protezione degli
ecosistemi, della lotta agli inquinamenti. L’ambientalismo, in questa transizione, diventa insomma meno “umanistico” e
più “scientifico”.
Contronatura. Il caos climatico
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http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/ambientalismo-dopo-guerra-movimento-grazie-keynes/[29/11/2014 09:56:58]