File da scaricare: Storia Animale Totem Orso E-book di
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A cura Claudio Davide Taverna Il Mio Animale Totem La sua forza è a Tua disposizione Come l'ho sognato, in piedi e non solo ma come capo branco, mi seguiva e non ne avevo timore anzi vi era un'intesa e ci avviammo per la valle... ANIMALE TOTEM CDTaverna L'orso il mio animale Totem Nelle tribù indiAmericane esistono dei simboli che sembrano avere un collegamento più con la psiche profonda umana che con una cultura specifica, dei veri e propri archetipi come poco a poco, leggendo gli scritti che vi propongo, sperando e credendo naturalmente di farvi cosa gradita; si evince dalla loro lettura. Sono trascorsi molti anni da quando secondo i rituali degli indiAmericani e dei loro Sciamani, anzi Uomini Medicina: sognai il mio Animale Totem. Pensate quegli Uomini Medicina erano così evoluti, che anche quando alcune tribù erano tra di loro in lotta, i reciproci Uomini Medicina si incontravano comunque, per poter risolvere eventuali problemi di salute appunto. Mentre i loro popoli lottavano, loro erano 'segretamente' impegnati per poter sanare i reciproci popoli, anche durante le eventuali 'lotte'. Una informazione che difficilmente si trova sui testi, ma se avrete la fortuna d'incontrare un'uomo Medicina, che può benissimo essere una donna, comunque alla conclusione del percorso necessario per apprendere si diviene: Uomo Medicina, non vi pare che fossero veramente molto progrediti, anche nella sfera delle parità. Avevano raggiunto livelli tali di maturità, comprensione della natura e degli animali che ancora oggi vengono osteggiati dai così detti: 'benpensanti'. Dice Peter Singer: "Se un essere soffre non esiste alcuna giustificazione morale per rifiutare di prendere in considerazione tale sofferenza” Chi è Peter Singer? Uno dei pensatori contemporanei più importanti nel campo dell’etica, definito “il più influente filosofo vivente” con le sue tesi, sempre polemiche e al centro di dibattiti, ha incrinato le certezze morali dell’uomo occidentale e messo pericolosamente in crisi la “ vecchia etica”. Personaggio scomodo ma altrettanto affascinante e carismatico, conosciuto al pubblico soprattutto come il “profeta della liberazione animale” cosa che indiscutibilmente collima con la 'filosofia' del popolo degli indiani d'America. Nonostante le sue riflessioni non si fermino ai diritti degli animali ma abbraccino ampie problematiche nel campo dell’etica e in particolare dell’etica applicata, che vanno dal rispetto per l’ambiente, all’aborto, dall’eutanasia, all’etica politica, dalla cattiva distribuzione della ricchezza, alla responsabilità dei paesi ricchi verso il Terzo Mondo.... un articolato sistema di pensiero sicuramente tra i più innovativi e coraggiosi del nostro tempo. Pare proprio incarnare lo 'spirito' d'un popolo che ha così sofferto, da meritare il nostro rispetto e la nostra gratitudine sempre comunque ed ovunque. Peter Singer nasce a Melbourne nel 1946, insegna nelle Università di Oxford, New York, Colorado ( Boulder ), California ( Irvine ) e alla Trobe University. Nel 1999 viene nominato docente di filosofia morale all’Università di Princeton, nomina che sollevò un accanito dibattito. fonda l’ International Association of Bioethics, attualmente dirige il Centre of Human Bioethics presso la Monash University di Melbourne. Tra le sue opere più importanti: In difesa degli animali ( 1987) con Tom Regan, Diritti animali, obblighi umani ( 1987), Etica pratica ( 1989), Liberazione animale( 1991) che diverrà il testo di riferimento del movimento animalista internazionale, Ripensare la vita. La vecchia morale non serve più ( 1996), Una sinistra darwiniana, Politica, evoluzione e cooperazione ( 2000), La vita come si dovrebbe ( 2001) scritto in cui Singer seleziona e raccoglie i suoi saggi ed articoli più importanti, One world. L’etica della globalizzazione (2003), Scritti su una vita etica. Le idee che hanno messo in discussione la nostra morale ( 2004). Animale Totem personale Lavorare con il nostro animale totem è un processo che è di aiuto nella scoperta di noi stessi e ci insegnerà anche cose sulla vita e sul mondo che ci circonda. Gli animali totem spesso si rivelano a noi attraverso il nostro subconscio durante il sonno o la meditazione; durante queste sessioni, gli animali totem ci danno preziose informazioni sul nostro passato, presente e futuro, così come ci vengono in aiuto in situazioni da cui veniamo pressati nella nostra vita. Gli animali totem, ci chiedono di prestare molta attenzione alla nostra vita ma soprattutto di restare concentrati sul nostro bene e di ascoltare i loro consigli poiché non chiedono e non desiderano null'altro che il nostro bene. Gli animali in natura hanno sensi più acuti di quelli umani e sono guidati dall'istinto che li contraddistingue, ecco che un animale come l'orso agirà per sopravvivere e non per rendersi "bello" di fronte ad altri suoi simili, perciò agirà per il proprio bene, così farà il totem collegato all'orso che agirà secondo le linee guida legate a questo animale. L'approfondimento delle caratteristiche degli animali totem possono però farci vedere altri aspetti, delle caratteristiche umane che non si potrebbero trovare in natura. La meditazione è semplicemente uno stato di sogno cosciente, che ci aiuta a identificare il nostro Animale Totem così come permette l'incontro con il nostro Sé Superiore attraverso il sogno, guidato dalle attività meditative. Gli animali Totem interpretano un ruolo enormemente rilevante nella nostra vita, infatti ci aiutano nella scoperta di noi stessi catturando la nostra immaginazione, consigliandoci vie a cui non avremmo mai pensato di accedere per accrescere noi stessi; sono il simbolo del nostro autentico IO, quello senza la maschera sociale che anche la nostra famiglia ci ha imposto fin dalla nascita e prima ancora, quella maschera da interpreti e schiavi della società dello spettacolo (Guy Debord, per i più curiosi, da leggere e meditare): Guy Debord, La Société du spectacle, Paris, Éditions Buchet-Chastel, 1967. Guy Debord, La Société du spectacle, Paris, Éditions Champ Libre, 1971. (Versione online) Guy Debord, La Société du spectacle, Paris, Éditions Gallimard, 1992. Guy Debord, La società dello spettacolo, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2001. (Versione online) Guy Debord, La società dello spettacolo, Bolsena (VT), Massari Editore, 2002. (Versione online) Guy Debord, In girum imus nocte et consumimur igni, Milano, Mondadori, 1998. Guy Debord, Rapporto sulla costruzione delle situazioni..., Torino, Nautilus, 1989. Guy Debord, Panegirico. Tomo primo e Tomo secondo, Roma, Castelvecchi, 2013. Guy Debord, Questa cattiva reputazione, Milano, Postmedia Books, 2014. Gli aninali totem ci aiutano a comprendere il nostro lontano passato ma anche cosa ci lega alla nostra famiglia ed ai nostri antenati, poiché essi sono simboli arcaici che contengono tutte le informazioni che il nostro DNA ci ha trasmesso nel corso dei millenni, dei veri archetipi e possono perfino darci degli scorci inerenti a storie realmente avvenute di nostre esistenze in un lontano passato, anche se da questo punto di vista dovrei dire che forse, ma non ci sono sicurezze in queste materie sensibili, riguardano avvenimenti accaduti realmente a qualche nostro avo lontano dal quale, forse, abbiamo attivato una parte del DNA che ci sostiene. Secondo il dizionario Webster un totem viene definito come: ".. Un oggetto naturale, di solito un animale che funge da distintivo, un emblema spesso venerato o il simbolo come mezzo di identità personale o spirituale". Solitamente quando si parla di animali totem si pensa automaticamente ai nativi americani ma questi simboli esistono in tutte le culture. Quando il vostro istinto ed il vostro inconscio cominciano a "evolversi" dovreste ottenere un contatto con il vostro animale totem; potreste sentire una voce che non nasce dalla vostra mente conscia che parla senza che voi stiate pensando, sarete sempre voi ma non voi questo rimanda a una frase che si trova nelle iniziazioni degli antichi greci: devi essere pronto a prendere te stesso per trovare te stesso. A quel punto rilassatevi e ascoltate senza giudicare o pensare, semplicemente ascoltate ciò che vi viene donato esclusivamente per il vostro benessere. Se non avete o siete un maestro o una guida è difficile sapere se si è raggiunto l'obiettivo o se siamo stati ingannati dalla mente conscia, ma questa situazione deve accadere, per metterci alla prova. Individuato il vostro Animale Totem, prendetevi una pausa, magari di qualche ora o anche qualche giorno per interiorizzare l'esperienza, poi tornate dal vostro spirito guida, dopo aver riflettuto su quello che vi aveva detto la volta precedente. Cominciate a interessarvi dell'animale che vi si presenta, informatevi sulle abitudini di questo animale, sulle peculiarità del totem, cercando di accomunarlo a voi, questo vi aiuterà a rendervi maggiormente partecipi della sua simbologia aprendo nuove strade verso vie in voi stessi che non conoscevate. Ricordatevi sempre che l'animale totem non viene al primo sogno, ma mette alla prova la vostra volontà per verificare che non si tratti solo di un tentativo fatto magari per noia, quindi abbiate la giusta prospettiva e non aspettatevi di vedere un animale preciso, lasciate la vostra mente vuota pronta ad accogliere qualsiasi cosa si palesi al vostro sentire, infatti è una mancanza di rispetto verso voi stessi vedersi presentare un animale e con parole di scherno sminuirne il valore, poiché state unicamente rifiutando voi stessi e la cosa potrebbe creare dei blocchi od ostacolare l'individuazione del vostro Animale Totem. Come trovare l'animale totem. Ci sono molti modi per identificare il proprio animale totem: a causa della varietà di metodi e credenze, che determinano il vostro animale simbolo può essere fonte di confusione e talvolta un processo scoraggiante. Secondo i nativi americani i totem animali si incontrano nei sogni; o attraverso la meditazione, con l'osservazione attenta ed intenzionale dell'ambiente, attraverso le prove della ricerca dello spirito dove il soggetto si isolava per un certo numero di giorni o settimane, senza mangiare e/o bere, restando nello stesso posto pregando di incontrare il proprio animale totem, nel caso avesse avuto il bisogno di trovare soluzioni a un problema grave o semplicemente per ritrovare sé stesso. Per prima cosa il primo consiglio che si da è trovare la maniera di rilassarsi, trovare il proprio totem è una pratica personale (non è bene farlo nemmeno in gruppo ecco che i "corsi sciamanici" risultano essere non risolutivi. Ma il solo metodo per individuarlo era attraverso il sogno. Il mio Animale Totem che frequento da anni è l'Orso. Gli orsi sono una famiglia di mammiferi dell'ordine Carnivori. Tutti gli orsi hanno in comune la pelliccia densa, una coda corta, un buon senso dell'odorato e dell'udito. Gli orsi sono in grado di alzarsi in piedi sugli arti posteriori. Hanno un muso lungo e orecchie rotonde. I loro denti sono utilizzati per la difesa personale o come strumenti, il loro aspetto, come per noi, dipende dalla dieta che l'orso pratica. Usano gli artigli per strappare la carne e per scavare profonde buche biologiche. Simbolismo dell’orso La Forza è il significato primario dell'archetipo dell’orso: forza e fiducia. Sempre in piedi contro le avversità; senso di azione e leadership. Lo spirito dell’orso indica che è tempo di guarigione o di utilizzo della capacità di guarigione per aiutare se stessi e gli altri. Per l'orso è molto importante la solitudine ed avere del tempo di tranquillità e riposo o riflessione. Lo spirito dell’orso fornisce grandi forze derivanti dalla terra. Nel disegno, ho rappresentato un orso bruno, del tipo visto nel mio sogno: era in piedi e mi seguiva da vicino ed aveva al seguito un bel gruppo di orsi, dei quali pareva essere il leader. Sentivo il suo respiro alle mie spalle, e vedevo le sue unghione, ciò nonostante non m'intimoriva. In un primo tempo lo avevo visto da lontano, io ero su di un sentiero che passava tra due alture, che parevano essere due colonne ai lati del passaggio verso valle; da lì potevo vedere molto sotto, una valle dove molti orsi bruni erano impegnati in una sorte di danza o gioco, poi d'un tratto mentre osservavo con piacere quel gruppo d' orsi, mi sono trovato il capo branco a pochi passi, che tentava di afferrarmi, ed io non avevo timore, anche se cercavo di non farmi prendere, come in un gioco a due. Poi si è messo a seguirmi, quasi al mio fianco ed abbiamo camminato su quel sentiero che ora scendeva verso la valle appunto degli orsi, come pensai di definirla, poi il risveglio, dopo ad aver percorso diversi passi assieme, andavamo pareva, senza una precisa meta, ma da qualche parte si andava. Mi rammento che la mattina pensai: “Ora avevo il mio animale totem”, e lo raccontavo non dico proprio a tutti, ma praticamente nessuno poteva comprendere il mio entusiasmo. Io sono nato in Alessandria, dove il simbolo non solo della squadra di calcio era appunto l'orso, ma grigio, tanto che i giocatori venivano chiamati i “grigi” come il colore delle maglie. Mentre il mio Orso Totem era bruno, mi rammento che questo fatto mi lasciò perplesso in un primo tempo: il mio orso totem era bruno, grande giocoso ma autorevole, molto autorevole. Caratteristiche dell’orso L’animale totem orso è un forte sostegno nei momenti di difficoltà. Fornisce coraggio ed una base solida e ferma per affrontare le sfide. Quando l’orso si presenta come spirito guida nella tua vita, è il momento di stare in piedi saldo alle tue credenze e verità. Questo animale alimenta, da sostegno e forza. L’orso è anche una guida per assumere la leadership nella vita propria o nella vita altrui. Questo animale è temuto e ammirato per la sua forza. La sua presenza incute rispetto. La sua forza e possente statura spinge ad entrare nel ruolo di conduttore e di agire senza timori. Quando richiami il potere dell’animale totem orso, rifletti sulle qualità della tua forza interiore, del coraggio e della fiducia in te stesso e di come puoi proiettare ciò nel tuo mondo. L’orso è spesso associato agli sciamani in molte tradizioni, questo spirito animale può simboleggiare la capacità di guarigione e rafforzare il tuo ruolo di guaritore. Quando l’orso si presenta nella tua vita, può essere il momento di prendersi cura dei tuoi bisogni per la guarigione, a qualsiasi livello: fisico, emotivo o spirituale. Puoi chiedere la guida dell’orso per dirigere la tua energia in modo più conservatore e mirato. L’orso è un animale che vive una vita solitaria. Avere un orso come animale totem può significare che si trovi equilibrio nella solitudine. La presenza di questo animale totem potrebbe indicare la necessità di “riorganizzarsi” e reimpostare i tuoi limiti, in modo da sentirti a tuo agio nel tuo spazio. Lo spirito dell’orso può anche essere un grande aiuto per dedicare del tempo e delle energie a pratiche introspettive, come la meditazione. Invocando lo spirito dell’orso per trovare il centro, l’orso ti sosterrà in ogni momento, anche in quei tempi di rumore e caos. Miti, leggende e tradizioni di diverse culture ci forniscono diversi spunti e informazioni sul simbolo dell'orso, qui troviamo i punti base: a livello sciamanico l'orso rappresenta Significati simbolici per l'Orso Potenza, Fecondità, Dominio, Forza, Iniziazione, Fiducia, Maternità, Protezione, Resurrezione, Forze soprannaturali I nativi del Nord America hanno dell'orso una visione collegata al simbolo di libertà e ai riti di passaggio, alcune un guerriero protettivo, viene invocato per proteggersi dalle influenze negative dalle tribù dei nativi americani, la sua energia viene richiamata anche per calmare e risolvere situazioni di astio e tensione nella tribù. Alcune parole chiave da contemplare mentre si sta valutando di usare il simbolo dell'immagine dell'orso ... Alcune tribù hanno compreso i cicli del tempo e della vita osservando e meditando sull'orso. Alla luce della cultura dei nativi americani, l'orso è il simbolo del potere, potenziale realtà molto amante della tranquillità. In antichi geroglifici e segni rupestri, l'orso veniva (e viene) riconosciuto come il collegamento o grande messaggero tra Terra e Cielo. Nella tradizione giapponese gli orsi rappresentano il simbolismo che rappresenta la saggezza, lo stoicismo, la pazienza, la forza e la benevolenza. L'orso era un oracolo sacro nella cultura degli Ainu, che sono una tribù indigena del Giappone, di religione animista, (simile ad altre popolazioni autoctone come gli indiani nativi americani del Nord America) e quindi il loro punto di vista del simbolismo dell'orso è valido a tutt'oggi, inoltre, questa razza adotta il tatuaggio rituale. Gli Ainu (propriamente "uomini"), sono una popolazione abitante l'isola di Hokkaidō nel nord delGiappone (un tempo chiamata Ezo, in giapponese Isola dei selvaggi), le isole Curili e in piccola parte, l'isola russa di Sachalin e le coste del continente, caratterizzati fino ai primi decenni del secolo scorso, da una società a struttura tribale. La loro appartenenza ad uno dei ceppi etnici attualmente esistenti è da lungo tempo discussa. Gli Ainu praticavano una religione di tipo animistico che vede in ogni oggetto, animale o fenomeno atmosferico la presenza di un dio. Per questo essi si affidano ad un nutritissimo pantheon di dèi (kamuì, da notare una possibile connessione con kami, corrispondente parola giapponese riferita alle divinità shintoiste) che influiscono positivamente o negativamente su ogni ambito della vita umana. Particolarmente importante è l'adorazione dell'orso, animalesimbolo di questo gruppo etnico. Le cerimonie tradizionali più importanti riguardano la caccia (l'Iyomande, forse il più importante rito fra i culti tradizionali Ainu (nella foto del 1930), consiste nell'uccisione di un cucciolo d'orso perché ritenuto un Dio. In tal modo si crede che la divinità "liberata" possa ritornare nel cielo e da lì proteggere i fedeli; l'hopnire, l'iwakte), la pesca e i riti iniziatici dei giovani già citati. Benché incanalino il loro potere negli elementi della natura, i kamuì vivono in un altro universo simile a quello degli uomini, e si dividono in dèi pesanti e dèi leggeri, cioè dèi più importanti e meno importanti. Gli uomini invece vivono nel Mōshur, la terra che noi tutti conosciamo. Alcuni Ainu (la maggior parte di essi ha adottato usi, costumi e lingua giapponesi o russi) parlano ancora l'idioma tradizionale, la Lingua Ainu, una lingua isolata. [Bibliografia]: I primi americani, documentario National Geografic (EN) The Samurai and the Ainu Fosco Maraini, antropologo e orientalista italiano, uno dei massimi esperti di cultura Ainu, nel 1939 si trasferisce nell'isola di Hokkaido, dove effettua una serie di ricerche sui caratteri dell'arte, della religione e dell'ideologia degli Ainu. I risultati di tali indagini sul campo verranno pubblicati nel 1942 in una monografia intitolata Gli Iku-bashui degli Ainu. Nella simbologia celtica, l'orso viene considerato per la sua potenza legata alla luna. Per l'antico spirito celtico l'orso è associato alla luna e porta quindi un significato femminile con concetti quali: gravidanza, maternità e una fiera protezione della famiglia e giovani. L'orso è associato alla dea celtica, Artio, è la dea celtica della caccia e dell'abbondanza (sul cui conto oggi si sa molto poco), spesso raffigurata con le sembianze di un'orsa, oppure insieme a questo animale. Ne è un esempio la scultura in bronzo proveniente da Muri, nei pressi di Berna (nome che significa orso) in Svizzera, che mostra un grande orso, dietro al quale c'è un piccolo albero, che sta di fronte a una donna seduta su un carro. Quest'ultima sembra tenere della frutta sul suo grembo, che serve forse a sfamare l'animale (Deyts p.48, Green pp.217-218). La scultura poggia su una grande base rettangolare in bronzo con un'iscrizione(CIL 13, 05160): Deae Artioni/Licinia Sabinilla, cioè "Alla dea Artio (o Artionis), da Licinia Sabinilla". Anche un'altra iscrizione, proveniente però dalla città di Treviri (nell'odierna Germania, sulla riva occidentale del fiume Mosella), si riferisce ad Artio (Wightman p.217, CIL 13, 04113). Il nome di questa dea deriva dalla parola del gallico artos, cioè orso (Delamarre 2003 p. 55-56). Anche altre lingue celtiche hanno parole simili, comeart nell'antico irlandese, arth in gallese. Secondo alcuni studiosi, il nome di Artù sarebbe collegato proprio a questa parola e a questa divinità. (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera). Bibliografia: Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL) vol XIII, I galli e i germani. Delamarre, X (2003), Dictionaire de la Langue Gauloise (2ª ed.), Paris: Editions Errance. ISBN 2-87772-237-6 Deyts, Simone (1992). Images des Dieux de la Gaule, Paris, Editions Errance. ISBN 2-87772-067-5. Green, Miranda (1992), Animals in Celtic Life and Myth. London, Routledge. ISBN 0-415-18588-2 Wightman, E.M. (1970), Roman Trier and the Treverii London, Hart-Davis. Quasi tutte le culture sciamaniche credono negli animali come alleati o aiutanti. Talvolta gli animali diventano protettori e guide per lo sciamano, sia nel regno fisico, sia durante il viaggio nei mondi sottili. I Celti credevano negli animali come alleati, e attribuivano ai loro clan intime associazioni con animali specifici. Ogni gruppo etnico si identificava con un animale e ogni membro del gruppo non solo pensava di discendere da un determinato animale (il totem), ma pensava anche di potersi appropriare, con iniziazioni particolari, delle qualità di questo animale. Alcuni gruppi etnici si chiamano “Figli dell’Orsa”, giacché simboleggiano, nel nome che portano, la loro discendenza dalla Grande Madre; altri invece si identificavano con il cigno oppure con l’oca dal piumato bianco, che rappresentavano il vestito di un Druido. Ogni clan aveva striscioni sui quali erano raffigurate le immagini o il simbolo del loro animale di origine, come ad esempio le bandiere dei Fianna. I Fianna, erano guerrieri indipendenti che non rispondevano all’autorità dei re ma solo ai bisogni del popolo, erano tanto dei mercenari quanto una sorta di paladini dell’antico mondo celtico. L’animale veniva anche dipinto sugli scudi e a volte, tatuato sul corpo. Queste tradizioni potrebbero essere all’origine dei simboli araldici che divennero così popolari in epoche successive. Talvolta un eroe si identificava con una figura animale, come ad esempio la figura mitica di Diarmaid. La sorte di questo eroe, infatti, sarebbe legata ad un cinghiale. Su di lui esistono molte leggende. E tutte spiegano che il fratello di Diarmaid avrebbe ucciso accidentalmente un cinghiale. Proprio questo fatto sarebbe all’origine del divieto (tabù) di cacciare il cinghiale per tutti i suoi discendenti: pena la morte. Il simbolo totemico del cinghiale è molto diffuso nella Gallia (l’odierna Francia), dove quasi tutte le insegne di guerra sono sormontate da aste che rappresentano dei cinghiali. Nel calderone di Gundestrip c’è una placca dove è scolpito un cinghiale e dove i guerrieri hanno un elmo dove è stata fatta l’incisione di questo animale totem. È probabile che, col tempo, il cinghiale sia passato a rappresentare le forze solitarie del guerriero. Fra le tante storie legate al totemismo, e cioè al connubio tra uomo e animale, ricordiamo anche la storia di Kulhwch, un giovane che nasce in mezzo a un branco di porci domestici, poi, la storia di Prydui, un altro eroe che si dice venne rapito alla sua nascita e poi deposto in una stalla dov’era appena nato un puledro. Invece l’irlandese Art, figlio di Conn o meglio “Testa di Orso”, prese questo nome totemico dopo avere conquistato la figlia di Coinechend. Anche Re Artù è legato alla figura di un animale totemico, in quanto il suo nome, significa “orso”. Nella simbologia cinese l'orso è associato all'energia yang simbolo di virilità, potenza, forza, dominio, autorità. Una leggenda cinese afferma che se una donna sogna di un orso durante la gravidanza, darà alla luce un bambino (un fatto molto importante in Cina) mentre gli orsi femmina sono il simbolo della saggezza materna nella simbologia cinese. Alchemicamente, il tatuaggio del simbolo dell'orso può indicare la materia prima - la fondazione - il primo elemento costitutivo nel simbolismo alchemico. In alchimia, l'orso è anche ambiguo nel suo simbolismo a seconda che l'orso sia in letargo, o sveglio. Se è in letargo, l'orso è il simbolo del femminile, passivo, della natura dormiente in potenza (luna / argento vivo). Se sveglio, l'orso rappresenta assertivo, il maschile, il dominio fiducioso (sole / oro). Nella mitologia greco-romana l'orso rappresentava Diana / Artemide, dea della caccia : l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore sono le costellazioni degli orsi grandi e piccoli nei cieli. Queste costellazioni rappresentano Diana / Artemide e segnano anche la stagione (che sono i collegamenti più simbolici dei cicli del tempo e della natura). Il simbolismo dell’orso Autore: Franco Cardini | Categorie: Animali simbolici, Italiano, Simboli e simbologia | 3 Tre elementi sembrano aver colpito l’uomo nel suo millenario rapporto con l’orso: la sua somiglianza con aspetti e atteggiamenti propri della specie umana: la sua furia “primitiva” che ne ha fatto per gli alchimisti uno dei simboli dellanigredo e per la psicanalisi un segno dell’inconscio; il suo coraggio e la sua forza guerriera. Alcune osservazioni, sia morfologiche sia storiche su antichi miti ci offrono interessanti spiegazioni sulla contraddittorietà dell’orso quale simbolo, al tempo stesso, di energia guerriera e di affetto materno-filiale. L’orso è forse l’animale rispetto al quale l’uomo avverte maggiormente la sua posizione contraddittoria nel confronti del mondo animale: familiarità e affinità da un lato, estraneità e opposizione dall’altro. Esso è tuttora – o lo era, prima che gli Occidentali riuscissero praticamente a distruggere quasi tutte le culture tradizionali – dio e al tempo stesso padre, fratello, figlio, amico per tutti i popoli della galassia uralo-altaica, dai Lapponi ai Siberiani ai Pellerossa d’America; ma il suo culto era vivo anche tra i popoli indoeuropei, come dimostrano i miti indiani e quelli greci, quelli celtici e quelli germanici e come racconta la leggenda osseta (1). Quest’antica familiarità – che, se non corrisponde a contenuti archetipici, ha comunque l’aria di venirci molto lontano dalla preistoria – non è stata del tutto tradita neppure ai giorni nostri: l’orso ha una parte di rilievo nelle fiabe antiche come nei disegni animati per bambini, che del resto in una qualche misura da quelle fiabe dipendono almeno per i simboli-base; e l’orsetto di pezza che regaliamo ai nostri piccoli per giocare (forse augurio di forza se offerto ai maschietti, di fecondità se affidato alle femminucce) conserva ancora questa duplice in apparenza per noi occidentali moderni (ma solo per noi) contraddittoria carica di energia guerriera e di affetto materno-filiale. L’orso è feroce, eppure è simpatico: e nelle sue movenze, talora nei suoi atti e in quel che a noi può sembrare il suo modo di “pensare”, ricorda spesso l’uomo: in ciò può rammentare la scimmia, e non a caso nelle leggende indiane orso e scimmia sono avvicinati: Kipling non ha potuto fare a meno di notarlo. Padre Orso, Figlio Orso, Fratello Orso: le leggende pellerossa e i riti dei Tungusi siberiani sono pieni di espressioni di questo genere, e presso quell’enigma storicoantropologico che sono gli Ainu (2) (forse autentico fossile etnologico, relitto della grande estinta famiglia paleoeuroasiatica e quindi anello di congiunzione – e in realtà residuo dei comuni antenati – di indoeuropei e uraloaltaici) l’orso sacro viene allevato, allattato dalle donne della comunità e amato e vezzeggiato come un bambino prima di essere ucciso con un rituale guerriero dove però gli elementi apotropaici sono molto forti (gli si rammentano i benefici ricevuti, gli si chiede scusa, gli si ricorda che andrà tra gli dèi) e mangiato completamente, nel corso di una cerimonia attenta e accurata durante la quale si fa bene attenzione ad assorbire anzitutto quegli elementi – il fegato, il sangue – che danno forza e coraggio e che consentono all’animale di incorporarsi nella comunità, quindi di continuare a vivere in essa. Opposizione, ma anche familiarità: presso i Gilyak, popolazione tungusa della Siberia orientale, l’anima del cacciatore ucciso in combattimento da un orso entra nel corpo della belva. Abbiamo così, in questa grande cultura sciamanica, un esempio di orso-uomo; al contrario (o meglio, reciprocamente), il guerriero sioux che vuol far voto di se stesso in battaglia, giurando di non indietreggiare fino alla morte, indossa la “cintura d’orso”, un indumento di pelle d’orso che qualifica il suo “farsi belva”, il suo trasformarsi rituale in quell’animale tra tutti celebrato per le sue qualità guerriere (per i Dakota l’orso grizzly è il “guerriero a quattro zampe”).Troveremo in area nordico-germanica usi e riti di questo genere, in cui all’orso risulterà associato il lupo: altro enigma la cui soluzione riposa forse in grembo alle dimenticate culture paleoeuroasiatiche. Tre elementi, insomma, sembrano aver colpito l’uomo nel suo millenario rapporto con l’orso: la sua somiglianza con aspetti e atteggiamenti propri della specie umana (Plinio, forse fraintendendo Aristotele, aggiungeva dire che il coito degli orsi è atteggiato come quello umano: e molti bestiari medievali lo ripetono, adombrando l’ipotesi della possibilità di un connubio umano-ursino); la sua furia “primitiva”: che ne ha fatto per gli alchimisti il simbolo della nigredo e per la psicanalisi un segno dell’inconscio; il suo coraggio e la sua forza guerriera. Primitività, forza, propensione ludica: anche Dante ricorda “l’orsa quando scherza”. Acune osservazioni sia morfologiche sia storiche su qualche mito ci offriranno forse, almeno in via ipotetica, risposte interessanti alle domande che quel che abbiamo detto c’impone. Il carattere informale e primordiale della natura dell’orso, che sembra giustificare almeno a prima vista la sua ferocia, è sottolineato dalla zoologia antica: secondo Aristotele, seguito da Plinio, i piccoli dell’orso appena nati non hanno ancora forma definitiva, ed è la madre a provvedere a ciò leccandoli accuratamente. Questo tratto specifico – che accomunerebbe ad esempio l’orso al leone, i cui piccoli nascono morti prima che la madre dia loro la vita – ha potuto forse far si che nella teologia cristiana l’orso si avvicinasse all’uomo stesso, anch’esso tutt’altro che autosufficiente appena nato. Nella simbologia cristiana l’orso ha un ruolo relativo, giustificato dal fatto che raramente figura nelle Scritture: a parte l’episodio di Eliseo, dove alcuni orsi usciti dalla foresta fungono da giustizieri nei confronti di fanciulli che avevano deriso il profeta per la sua calvizie. Il fatto però che il cristianesimo si propagasse in Europa, continente ricco d’orsi, immise l’animale anche nell’immaginario cristiano grazie soprattutto alle vite dei santi. In quella di San Gallo, ad esempio – che è il celtoiberico Cellach, fiorito nella prima metà del VII secolo e fondatore della celebre abbazia – un orso gli fornisce il legname da costruzione di cui egli ha bisogno. Nella leggenda di San Cerbone, raffigurata tra l’altro sull’architrave del portale della cattedrale di Massa Marittima, gli orsi nella fossa dei quali il sovrano goto Totila ha fatto gettare il santo si comportano come i leoni del profeta Daniele, cioè gli lambiscono i piedi. Nella vita di san Giovanni Gualberto, invece, un orso viene ucciso su ordine del santo da un colono: e c’è da chiedersi se non siano qui adombrate le “tre funzioni” dumeziliane (il santo per la prima, l’orso per la seconda, il colono per la terza). Non è improbabile, in quanto come vedremo – e come già del resto si è qua e là anticipato – fa funzione specifica dell’orso è quella guerriera, e le vite dei santi dell’XI secolo abbondano in episodi nei quali i contadini e i pauperes, con l’aiuto del santo stesso, umiliano i milites, i tyranni, gli effractores pacis. Non era l’orso-guerriero, comunque, a interessare la simbologia cristiana che in ciò disponeva di altri simboli; la Chiesa, del resto, era preoccupata (almeno fra X e XI secolo, al tempo della conversione dei Germani del nord) del permanere di miti e forse anche di miti pagani protagonisti dei quali era l’orso: è quindi comprensIbile non si rifacesse ad esso in contesti militari. Era invece semmai l’amore materno dell’orsa che forma i piccoli a offrire ottima materia di allegorizzazione: e difatti nel duecentesco Bestiario moralizzato di Gubbio l’orsa che plasma i figli con la bocca diviene il simbolo della Chiesa che forma il cristiano per mezzo del battesimo. Questo fu ritenuto, nel patrimonio dell’antica scienza zoologica relativa all’orso, il dato caratterizzante, come tale riferito in tutta la tradizione enciclopedica medievale. D’altronde, nel medioevo orsi popolano l’epica, l’onomastica e l’araldica: la loro tradizione guerriera continua, e si ha l’impressione che si accampi in una dimensione culturale che la Chiesa ha teso a censurare in quanto pericolosamente permeata di valori pagani. Vediamo perché, e quali tali valori potessero essere. Sale subito alla mente il mito della ninfa Callisto, figlia di Licaonee cara ad Artemide; incorsa poi nell’ira della dea in quanto amata da Giove dal quale aveva avuto il figlio Arcade, fu mutata dalla sua indignata protettrice in orsa, e dal suo divino amante nella costellazione che oggi è ancora nota come l’Orsa maggiore. Un mito che ci dice molte cose: il rapporto fra 1’orso e il culto astrale, quello fra l’animale e la caccia (e la caccia notturna in modo specifico: si pensi ad Artemide), quello fra l’orso e il lupo (Callisto figlia di Licaone e madre di Arcade), quello fra l’orso e certe popolazioni che l’avrebbero capostipite (gli Arcadi). Si tenga presente che il termine greco per orso è arktos (sanscrito arkshas), parola che indica anche il Settentrione e che è presente come parte del nome di Artemide, cacciatrice e pothnia theròn, “Signora degli Animali”, che come tale appare spesso provocatrice di metamorfosi (si pensi al mito di Atteone) (3). Fra i molti animali che hanno con Artemide un rapporto privilegiato – tra cui il leone e il cervo -, spiccano il cinghiale (è come cacciatrice di Cinghiali che la dea viene presentata nell’Odissea) e l’orso, poiché l’Artemide d’Arcadia è trasformata in orsa e in onore dell’Artemide Brauronia si esegue una “danza dell’orso”. Il rapporto fra orso e cinghiale ha un fondamentale significato nelle culture indoeuropee. Nella cultura dell’India vedica c’imbattiamo in divinità-orsi dei venti e delle tempeste, e assistiamo alla dicotomia tra il cinghiale, simbolo della casta sacerdotale, e l’orso, simbolo di quella guerriera. Se ciò si verifica nella cultura sita più ad oriente fra quelle indoeuropee, lo stesso accade in quella più occidentale, la celtica, dove nella rivalità tra cinghiale e orso si legge agevolmente quella tra potere spirituale e potere temporale. D’altronde il dio-orso celta, Artaios, ha caratteristiche psicagogiche (4) che lo avvicinano alla funzione di Hermes e che, quindi, potrebbero porlo in rapporto con il germano Wotan, i guerrieri prediletti del quale – più tardi, specie a contatto con il cristianesimo, divenuti violenti, feroci, senza legge – sono iberserkir, letteralmente “pelle (o veste) d’orso”. Torneremo sui berserkir germanici. Giovi per ora osservare che la “irriflessa”, “primitiva” furia dell’orso sembra nascondere, al contrario, la profonda saggezza propria dell’iniziatore guerriero che conosce sia le strade attraverso le quali il combattente, aprendosi alle forze ferinodivine, si libera della paura, sia le vie che conducono all’Altro Mondo. Il wut germanico, termine incluso nel nome di Wotan (così il suo equivalente nordico odhr, in Odhinn) è un furor che s’impadronisce dell’eroe rendendolo simile a una belva, esattamente come nell’epica greca diviene simile a una belva l’eroe-daimon (e l’esempio tipico è Diomede, “leone”). Ma si tratta di un furor che, al pari della greca manìa, si imparenta strettamente con l’ispirazione che viene dagli dèi, con la poesia e la profezia. Il valore guerriero indotto attraverso rituali di tipo sciamanico, consistenti nell”‘aprirsi” all’essenza felina del diobelva o del dèmone-belva evocato, conduce a collegarsi direttamente con l’Altro Mondo, quello dei defunti: il dio geto-tracico Zalmoxis (nome che in realtà pare scitico, e che s’interpreta come “racchiuso nella pelle d’orso”) è appunto signore di un Altro Mondo rappresentato da una caverna all’interno di una montagna. E troviamo un orso tra gli animali che Soslan, l”‘eroe solare” delle ossete “Leggende dei Narti” (i caucasici Osseti sono, com’è noto, quanto resta dell’antico popolo scitico) benedice nel Paese dei Morti. Dumézil (5) ha avvicinato la scena della morte di Soslan, sulla quale piangono gli animali, a quella della morte di Baldr nella Gylfaginning di Snorri. Limitiamoci a ricordare questo rapporto così affascinante, e leggiamo la benedizione di Soslan all’orso; «Ecco il privilegio che domando a Dio per te: la tua sola traccia seminerà lo spavento tra gli uomini, e tu resterai cinque mesi all’anno in una caverna senza provare il bisogno di mangiare!». Conosciamo bene il valore magico delle tracce e delle orme – intese anche come immagini – nelle culture tradizionali. E d’altra parte, notiamo come il letargo dell’orso venga qui presentato, quasi come una morte stagionale, e l’animale ne esca obiettivamente rappresentato come un vincitore dalla morte, un essere che può morire e risorgere. Nella Ynglingasaga sono presentati i guerrieri-belva di Odhin, i berserkir (“pelle d’orso”), equivalenti dei quali nella tradizione norrena sono gli ulfèdhnar (“veste di lupo”) . Essi «…andavano senza corazza, selvaggi come cani e lupi. Mordevano i loro scudi ed erano possenti come orsi e tori. Facevano eccidio di uomini e ferro e acciaio nulla potevano contro di loro». Queste caratteristiche non erano costanti: si conseguivano per mezzo di un rituale estatico che non conosciamo, e al quale può darsi non fosse estranea l’assunzione di sostanze allucinogene. Le qualità così ottenute si possono sostanzialmente indicare nell’identificazione con una belva della quale si portavano i contrassegni (la pelle o, forse, per i guerrieri-orso un collare di ferro, secondo un’usanza che Tacito attesta per i germanici Catti e che è restata a lungo viva nel folklore danese sotto forma della leggenda che ci si potesse trasformare in orso indossando un collare di ferro) e nel conseguimento di una specie di invulnerabilità. Siamo dinanzi a figure mitiche, beninteso: e niente è più pericoloso di storicizzare le figure mitiche per mezzo diescamotages di tipo evemeristico. Lo sappiamo molto bene, come sappiamo che è grave errore mischiare (e confondere) mito e rito. Ciò detto, bisogna però anche aggiungere che la proposizione della figura mitica del berserkr poteva ben avere, nella cultura norrena, il ruolo del modello archetipico al quale erano ritualmente chiamate ad adeguarci (il rito è riproduzione liturgica del mito) confraternite iniziatiche di guerrieri particolari, sorrette dal patronato di un animale totemico, e chiamate ad assumere funzioni specifiche (di “margine” ma anche di “difesa estrema” in casi congiunturali) della società nell’ambito della quale i loro componenti vivevano. Il travestimento da orso o da lupo non era soltanto un’astuzia bellica atta a spaventare il nemico o l’assunzione di un abito contrassegnante l’appartenenza alla confraternita: poteva essere anche il segno esteriore – e al tempo stesso il veicolo rituale – di una temporanea possessione dello spirito-belva che, sciamanicamente evocato, entrava nel guerriero. E sorge il problema: il berserkr è dunque il “guerriero pelle d’orso”, oppure l’essere umano che presta il suo involucro di carne, la sua pelle, all’orso divino che, evocato, entra dentro di lui? Non sarà piuttosto, in altri termini, il “guerriero la pelle del quale serve all’orso”? Le saghe norrene hanno, com’ è noto, un discreto spessore storico-cronistico accanto a quello mitico-rituale. La Egillsaga ci narra ad esempio del contadino Ulfr {che si chiamasse Lupo può essere solo una coincidenza: era un nome comune), il quale era stato berserkr e che, di tanto in tanto, sul far della sera, veniva posseduto di nuovo dallo spirito-belva. Era un “lupo di sera”, uno capace di cambiar natura: uomo capace di subire una metamorfosi almeno interiore, eigi einhamr, “non di una sola natura”. Non insistiamo oltre su questo parallelismo tra orso e lupo, che ci condurrebbe al tema della licantropia e al suo equivalente ursino: limitiamoci a ricordare come il nome stesso Beowulf, che dà il titolo al noto poema (6), significhi “lupo delle api”, quindi orso, così chiamato in quanto goloso di miele. Nella Hrolfrssaga l’eroe Bödhvar Kjarki combatte sotto forma di un grande orso mentre il suo corpo sta dormiente nella retroguardia: Bödhvar è però figlio di Björn, “Orso”, un uomo che per incantesimo era costretto a vagare di notte sotto forma dell’animale del quale portava il nome, e di una donna chiamata Bera, “Orsa”. La belva, che nel caso specifico di Bödhvar parrebbe corrispondere alla natura profonda dell’eroe, può forse identificarsi – per le varie confraternite iniziatiche militari delineate nella società norrena delle saghe, e che trovano del resto corrispettivo in molte culture tradizionali – con la hamingja, lo “spirito-guida” (anche qui, usiamo il termine norreno per una figura viva in molte tradizioni). E torniamo al vecchio Plinio della Naturalis historia: «…in Spagna credono che nella testa dell’orso ci sia un veleno, e bruciano le teste degli orsi uccisi negli spettacoli circensi in quanto convinti che tale veleno, bevuto, scateni nell’uomo una rabbia da orsi». Presentata così, la notizia non convince. Se corrisponde a verità, l’interpretazione pliniana appare semplicistica. Questa rabbia da orsi ricorda troppo il wut del bersekr nordico-germanico, e la testa dell’orso è l’oggetto privilegiato dell’arktolatria ainu e tungusa; siamo in Spagna, paese ai tempi di Plinio caratterizzato da un fondo etnico ancora pelasgico e quindi celtizzato. L’orso insensato e feroce è in realtà un saggio: Plinio stesso lo dice «scaltro nel far del male, pur nella sua stoltezza». È un mangiatore di miele: e dall’India vedica alle culture ellenica, celtica e germanica (ma anche nella Bibbia) il miele è posto in relazione con la dolcezza della parola divina, con la verità, con la poesia-profezia. Il furore guerriero delle confraternite di iniziati è in realtà ispirazione divina. Naturalmente, il cristianesimo medievale osteggiò l’iniziazione guerriera – nella quale s’imbatte soprattutto durante l’ evangelizzazione del mondo celtico prima, germanico poi – come tutti quegli usi pagani che non sembravano suscettibili di acculturazione. Può darsi che pratiche estatiche atte a sostenere il guerriero in combattimento si fossero perpetuate all’interno di gruppi militari di élite, come le varie forme del comitatus germanico, e che per questa via giungessero ai milites altomedievali. La Chiesa non poteva certo avallare rituali e atteggiamenti del genere, che in effetti – nelle saghe più tardi, Come nell’epica francese d’oil – sembrano proprie di guerrieri asociali, criminali, in casi estremi perfino indemoniati: una saga norrena ormai appartenente al periodo posteriore alla completa cristianizzazione dell’Islanda, la Vatnsdalsaga, parla di due berserkir esempio terribile di arbitrio e d’incontrollata violenza, che vengono uccisi per consiglio del vescovo senza uso di armi di ferro; (perché dalle ferite inferte con tale metallo sono “magicamente”, o ritualmente, immuni). La Chiesa dell’XI-XII secolo elaborò, tra Gregorio VII e san Bernardo di Chiaravalle, il suo ideale di guerriero cristiano: il cavaliere, sia laico che monaco. Non c’era più bisogno di orsi: e difatti, se vogliamo trovare qualche traccia dell’antico folklore guerriero (e forse delle antiche tecniche iniziatiche), è al permanere di elementi di cultura tradizionale filtrati ad esempio attraverso il romanzo arturiano che bisogna rivolgersi (si pensi al “leone-guida” dell’Yvain, che ricorda lo hamingja). Gli orsi, quindi, restano al loro posto guerriero: ma sono oggetto di un’interessante dicotomia. Il linguaggio profondo di una cultura non si cancella facilmente: è più comodo mantenerlo mutandone il segno. Così, l’orso guerriero ridiviene plinianamente feroce e malvagio, e lo si utilizza – come nella Chanson de Roland – quale simbolo onirico dell’antieroe, Gano di Maganza. Oppure, nel Cantar de Mio Cid (un’opera che ci giunge da quella Spagna nella quale cultura araba e memoria celtica e germanica s’incontravano), riaffiorano significativamente gli animali di base dell’immaginario celtico legato alle funzioni sacerdotale e guerriera, che il poeta cristiano riferisce naturalmente agli infedeli: sono orsi di montagna, il loro capo è un cinghiale dalle setole d’oro. Ma i cavalieri cristiani non avevano evidentemente dimenticato il loro vecchio amico. Per quanto i bestiari non lo autorizzerebbero, l’orso rimane protagonista dell’onomastica nobiliare e delle insegne araldiche. Lo troviamo soprattutto nell’araldica medievale tedesca e francese del sud (Guascogna, Pirenei, Delfinato). La caccia all’orso resta, con quella al cinghiale e al cervo, privilegio del grandi e nobili guerrieri. L ‘uomo e l’orso continuano ad amarsi e a combattersi: questo è l’ordine delle cose, almeno finche l’uomo ha continuato a rispettarlo. BIBLIOGRAFIA Indispensabile per tutti gli studi mitozoologici il pur invecchiato libro di A. De Gubernatis, Zoological Mythology, voll. 2 London, Trubner 1872. Per la tradizione lappone C. Mutti, Il simbolismo dell’orso nelle culture artiche, in Vie della Tradizione IV, 1974, pp. 181-188. Sull’orso tra gli Ainu e i Tungusi, J. G. Frazer, Il ramo d’oro, tr. it., Torino, Boringhieri, 1950. Sull’orso in rapporto con la guerra, cfr. M. Polia, Furor. Guerra poesia e profezia, Padova, Il Cerchio- Il Corallo, 1983. Sull’orso nella tradizione epica indoeuropea, G. Dumézil, Storie degli sciti, tr. it. Milano, Rizzoli, 1980, e J. H. Grisward, Archéologie de l’épopée médiévale, Paris, Payot 1981. NOTE Gli Osseti, popolazione del Caucaso, sono i discendenti di quelle antiche tribù nomadi scitiche che nel periodomedievale furono indicate come Sarmati, Alani e Rossolani. Si ritiene che la loro cultura rispecchi la primitiva cultura iranica, quale era prima delle modificazioni apportate dallo zoroastrismo. Gli appartenenti a questo gruppo etnico “…sfuggono ad ogni precisa qualificazione antropologica e rappresentano tuttora uno dei non risolti problemi dello studio delle razze asiatiche settentrionali, nell’ambito delle quali costituiscono un nucleo isolato. Rari sono gli individui con tratti mongoloidi, mentre il tipo umano prevalente è dato da soggetti di pelle bianca poco abbronzata, con capelli neri ondulati, occhio non mongoloide ma con caratterizzazione caucasoide o europide, con abbondante pelosità“. (D.N., E.R. Vallecchi, vol I, 90). (3) Atteone, che ha la colpa di essersi ritenuto più esperto di Artemide nella caccia, diviene preda dei suoi stessi cani impazziti dopo che la dea gli ha gettato addosso, mentre dorme, una pelle di cervo. (4) Psicagogia (dal greco “condurre le anime”, “evocare”) era, presso i greci, una cerimonia religiosa che consisteva nel chiamare tre volte per nome un defunto il cui corpo non fosse stato rinvenuto, al fine di pacificarne l’anime ed ottenerle l’ingresso nell’Ade. (5) Georges Dumézil, francese, storico delle religioni. E’ stato autore di importanti ricerche relative alla storia comparata delle religioni indoeuropee e di quella romana, studiando l’ideologia comune alle loro esperienze religiose. (6) Beowulf, poema epico anglosassone anonimo, risalente probabilmente al VII- VIII secolo. Tratto da Abstracta n. 7 (luglio 1986). Elemento Terra Mondo vegetale Alberi Fasi espansive Primavera-Estate Parti del corpo reni, chakra della radice Poteri: gestazione, introspezione, risveglio delle energie nascoste nella terra, guarigione con erbe e radici, gestione del territorio, forza, coraggio, velocità e agilità, caccia, ferocia distruttiva, arte della guerra Il Potere Il potere dell'Orso è enorme. E' il primo animale che sia stato adorato dall'uomo e i Neanderthaliani seppellivano in maniera rituale i crani d'Orso insieme a quelli umani. Molti popoli nativi si ritengono discendenti degli Orsi, così in Siberia o in Mongolia - ma nella nostra cultura, anche gli abitanti dell'Arcadia nel Peloponnneso (Grecia) si ritenevano discendenti degli Orsi. Circa 25 anni fa uno studioso di evoluzionismo asserì che l'uomo non derivava dalla scimmia, bensì dall'orso... Gli Orsi, come i nostri antenati, vivevano nelle caverne, e come loro e noi, possono camminare su due zampe. Ma diversamente dagli uomini, dispone di una forza e una sicurezza di sé eccezionali. Nessun animale è in grado di spaventarlo o ucciderlo. Per diventare come il dio Orso, gli uomini hanno costruito armi in grado di metterli al di sopra di tutti gli animali -- certamente al potere dell'Orso hanno chiesto aiuto per riuscire a costruirle, perchè avessero in sé la forza dell'Orso. Così è vero quel che narra di sé una popolazione Mongola: dall'unione tra una donna e un Orso è discesa la nostra gente. Animale lunare. I Siberiani e gli Inuit dell'Alaska dicono che appartiene alla Luna perché scompare in inverno e riappare in primavera come il ciclo vegetale, che dalla Luna è regolato. Anche nell'antica Grecia l'Orsa era animale sacro ad Artemide, dea vergine della Luna, cacciatrice solitaria, protettrice della fauna selvatica. Elemento: L'Orso proviene dalle caverne della Terra. Per questa ragione spesso appartiene all'ovest, direzione del sole che scende nella terra. Per molte nazioni NativoAmericane l'Orso grizzly è l'animale-totem di questa direzione. Mondo vegetale: Il culto dell'orso è sempre stato associato all'Albero, anch'esso, come l'orso, simile all'uomo per molti aspetti: sta eretto, affonda le radici nella terra, da cui proviene, ma si protende per raggiungere il cielo. Tutti gli orsi in effetti sono, nonostante la mole, in grado di arrampicarsi sugli alberi. Se dovete invocare il potere dell'orso, è buona cosa chiamarlo e venerarlo presso un albero sacro. Fasi espansive: Il potere dell'orso è attivo ed espansivo a partire dalla primavera, quando termina il ritiro invenrnale nella caverna. In realtà non va davvero in ibernazione, come si crede, soltanto rallenta il metabolismo e la temparatura corporea in autunno-inverno. Rimane però abbastanza sveglio da partorire, nel caso delle femmine. Esse allevano i piccoli nella caverna e al termine dell'inverno escono all'aperto con i figli già di qualche mese. Così l'Orso ciò offre il potere di partorire nuove idee e progetti -ma anche bambini!- nel ritiro volontario e e di allevarli al sicuro per i primissimi tempi. I piccoli di orso però restano con la madre a lungo, circa 2-3 anni, così il potere dell'Orso non ci permette successi fulminei, ma è adatto a progetti che si sviluppano nell'arco di qualche anno. Parti del corpo: L'Orso durante il ritiro invernale ferma l'arrività dei reni. Il suo controllo di questi organi è straordinario. Dovrebbe cercare il suo aiuto chi sia ammalato di reni. I reni appertengono al primo chakra e alla gestione del territorio (e quindi anche del denaro), infatti gli animali ne marcano i confini con l'urina. L'Orso come messaggero: Se l'Orso ci visita in sogno o in una visione o in altro modo, un essere forte, materno e protettivo è venuto dalle profondità del tempo a portarci il potere che fu dei nostri più remoti antenati vissuti nelle caverne. Se lo accogliamo, la forza ancestrale dei nostri progenitori dell'Età della Pietra ci è resa disponibile. Non va però dimenticato che è animale feroce e imprevedibile - perciò se non lo trattiamo col debito rispetto, può sbranarci e trascinarci indietro nel profondo della caverna da cui siamo usciti. Forse ci sentiamo deboli o abbiamo bisogno di ritirarci per un po' e partorire qualcosa di nuovo. Ma può anche darsi che dobbiamo deciderci a uscire dalla caverna, fidando nella nostra forza e in quella del nostro alleato. Talvolta abbiamo bisogno di introspezione e di discernere nelle nostre idee o sentimenti: se manchiamo di discernimento, l'orso può venire per questo ad aiutarci. L'orso può anche offrirci una guarigione attraverso il ritiro e l'uso appropriato di erbe e radici. L'Orso come animale di potere: L'Orso è forte e possente, ma al tempo stesso incredibilmente veloce. Inoltre è coraggioso e feroce. Uno dei pochi animali che non si lascia spaventare dall'uomo e che, se inferocito, è estremanente distruttivo e sanguinario. Ha il potere dunque della caccia e della guerra, e -almeno anticamente- anche del governo dei popoli con la spada. Esso è però dall'altro lato anche portatore dei poteri di guarigione attraverso le erbe e le radici. Coloro che hanno l'Orso come animale di potere sono o potranno diventare persone forti e silenziose, coraggiose, agili e introspettive ma veloci, anche mentalmente. Le donne, ma non solo loro, hanno un forte istinto materno e sono molto protettive. Sono però talora individui scontrosi e, se in collera, feroci. Il loro cuore, ben protetto dalla possenza, è tuttavia dolce, come il miele di cui amano nutrirsi. Faranno bene ad aggiungerlo alla loro dieta. Possono diventare grandi condottieri. Se si sincronizzano col ritmo naturale del loro alleato (e saranno più potenti se lo fanno), lavoreranno solitari e daranno vita a nuovi progetti nella stagione fredda per poi confrontarsi con gli altri in primavera-estate. Anche la loro vita affettiva e il sesso saranno più attivi nella bella stagione. Non di rado persone -specie maschi- la cui madre forte è stata determinante nella loro vita, hanno l'Orso come animale di potere. Specialmente loro devono evitare la tentazione di rimanere sempre chiusi nella loro caverna. Segue alla storia dettagliata una breve sintesi dell'animale totem orso che mi auguro possa essere di aiuto e chiarimento grazie dell'attenzione dedicata Il mio animale totem è l'orso: Il significato primario dello spirito dell’orso è la forza e la fiducia. Sempre in piedi contro le avversità; senso di azione e leadership. Lo spirito dell’orso indica che è tempo di guarigione o utilizzando la capacità di guarigione per aiutare se stessi o per gli altri. E’ molto importante la solitudine ed avere del tempo di tranquillità e riposo Lo spirito dell’orso fornisce forti forze derivanti dalla terra. Le caratteristiche dell’orso: L’animale totem orso è una forte fonte di sostegno nei momenti di difficoltà. Esso fornisce coraggio e una base stabile per affrontare le sfide. Quando l’orso si presenta come spirito guida nella tua vita, è il momento di stare in piedi saldo alle tue credenze o verità. Questo animale ti alimenta, ti da sostegno e forza. L’orso è anche una guida per assumere la leadership della tua vita o nella vita degli altri. Questo animale è temuto e ammirato per la sua forza. La sua presenza incute rispetto. La sua forza e possente statura ti spingerà a entrare in un ruolo di leadership nella tua vita e di agire senza paura. Quando richiami il potere dell’animale totem orso, rifletti sulle qualità della tua forza interiore, del coraggio e della fiducia in te stesso e di come puoi proiettarle nel tuo mondo. Dal momento che l’orso è spesso associato agli sciamani in molte tradizioni, questo spirito animale può simboleggiare la capacità di guarigione e rafforzare il tuo ruolo di guaritore. Se l’orso si presenta nella tua vita, può anche essere il momento di prendersi cura dei tuoi bisogni per la guarigione, sia livello fisico, emotivo o spirituale. Puoi chiamare la guida dell’orso per dirigere la tua energia in modo più conservatore e mirata. L’orso è un animale che vive una vita solitaria. Avere un orso come animale totem può significare che trovi equilibrio nella solitudine. La presenza di questo animale totem potrebbe indicare la necessità di “riorganizzarsi” e re-impostare i tuoi limiti, in modo da sentirti a tuo agio nel tuo spazio. Lo spirito dell’orso può anche essere un grande aiuto per dedicare del tempo e delle energie a pratiche più introspettive, come la meditazione. Invoca lo spirito dell’orso per trovare il tuo centro, l’orso ti sosterrà in tempi rumorosi e caotici.