Natura e territorio Arte e Architettura

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Natura e territorio Arte e Architettura
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Arte e Architettura
V
enafro, porta d'ingresso molisana dalle direttive Napoli-Roma, vanta antiche origini romane testimoniate in
particolare da un Anfiteatro di epoca Flavia (Verlasce o Verlascio) e da una cospicua quantità di reperti di varia
tipologia, ben conservati nel Museo civico di Santa Chiara, adiacente l'omonima Chiesa. Il castello Pandone, la
Chiesa dell'Annunziata, gioiello di arte barocca molisana, ed un elevato numero di palazzi nobiliari arricchiscono il
centro storico. Per i cultori Agnone è da sempre in Molise “l'Atene del Sannio”, città di epoca preromana ad alta concentrazione culturale sia per numero di chiese (belle e scrigni di arte Sant’Emidio e San Marco) sia per musei (tra gli
altri l’importante Museo storico della Campana presso la millenaria Fonderia Marinelli) e palazzi nobiliari. Terra ricca
di testimonianze archeologiche di ogni epoca, si parte dalla Preistoria (Località La Pineta di Isernia) per arrivare all’età
romana (siti archeologici di Venafro), passando per l'epoca sannitica (sito di Pietrabbondante con l'importante complesso del Teatro-tempio italico, a 1000 metri di altitudine) e giungendo all’età altomedioevale (sito archeologico di San
Vincenzo al Volturno con la Cripta dell’Abate Epifanio che conserva affreschi del IX sec.). Ed i castelli, numerosi, che
con imponenza dominano il paesaggio ed evocano storie di importanti casate nobiliari: i castelli Pandone di Venafro e
Cerro al Volturno, il castello Pignatelli di Monteroduni, il castello baronale di Macchia d'Isernia, il castello dei duchi
d'Alessandro di Pescolanciano, il castello Caldora di Carpinone e quello di Macchiagodena, senza dimenticare i palazzi
nobiliari che, un tempo fortezze inespugnabili, sono divenuti con il passare dei secoli dimore private, come il palazzo
Carmignano-Laurelli di Fornelli. Di questi, diversi oggi sono adibiti a dimore private e a strutture di accoglienza.
CASTELLO CALDORA DI CARPINONE
FONTANA FRATERNA DI ISERNIA
IL TEATRO SANNITICO DI PIETRABBONDANTE
SAN VINCENZO AL VOLTURNO
I CAMPANILI DELLA CITTÀ DI VENAFRO
ISERNIA
ARTE
ARTIGIANATO GASTRONOMIA
NATURA
PREISTORIA
TESTO, FOTO & GRAFICA• www.volturniaedizioni.com
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TRADIZIONI
Natura e territorio
D
al punto di vista territoriale, Isernia si pone tra il centro e il sud Italia ed è collocata, come del resto la stessa
regione Molise, ora nel centro ora nel Mezzogiorno d’Italia. La Provincia in sé si propone come un autentico
laboratorio nel retaggio di costumi e tradizioni, ma anche nella grande varietà di elementi oroidrogeologici, climatici e floro-faunistici. Le Foreste MAB di Montedimezzo, nel comune di Vastogirardi, e quella di Collemeluccio in
territorio di Pescolanciano sono infatti i gioielli di questa terra, che si presenta come una riserva naturale unica. Oltre
alle riserve MaB, il comprensorio altomolisano presenta una molteplicità di foreste demaniali, tutelate e controllate dal
Corpo Forestale dello Stato e il Giardino della Flora appenninica di Capracotta. Nella zona mainardica sono da menzionare i magnifici boschi di Faggio e di Acero di Pizzone, ricadenti nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise,
con le zone di riserva integrale del Monte Meta, dove vive un nutrito branco di caprioli, e il Pianoro de Le Forme con
la presenza dell'Orso bruno Marsicano. Il fiume Volturno rende questo territorio importante anche per quanto riguarda
le zone umide. Sono da annotare infatti, nel suo alto corso, le Fonti di Capo Volturno nel comune di Rocchetta a Volturno
e l'Oasi Le Mortine in quello di Venafro, senza dimenticare il Pantano di Montenero Valcocchiara, che fa capo al bacino
idrografico del fiume Sangro ma ricadente nel territorio molisano. Dai panorami mozzafiato è anche la Montagna di Frosolone con la Montagnola e Colle dell'Orso. Altra caratteristica della provincia pentra sono i tratturi: il Celano-Foggia,
il Castel di Sangro-Lucera e il Pescasseroli-Candela attraversano il suo territorio. Lungo tali autostrade dell'antichità,
percorse nei secoli da milioni di armenti, si incontrano rilevanti beni naturalistici, architettonici e monumentali.
RISERVA MAB MONTEDIMEZZO
FONTI DEL FIUME VOLTURNO
LE MAINARDE E IL CASTELLO DI CERRO AL VOLTURNO
TRATTURO A CIVITANOVA
COLLE DELLʼORSO NELLA MONTAGNA DI FROSOLONE
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Gastronomia
Preistoria
Tradizioni
S
I
sernia La Pineta, un “villaggio” ante litteram che ha rivelato al mondo di scienziati e di cultori il modello di vita e
di lavoro dell'uomo preistorico di oltre 600 mila anni fa. Di quest'ultimo, infatti, si conoscevano i caratteri fisici, non
la sua attività, la sua capacità di vivere in comunità e di produrre cultura. Le opere dell'Uomo di Iser nia, come ora
è chiamato, rinvenute nel sito alla periferia isernina, hanno dunque messo in luce che, se il pensiero nacque quando
l'uomo spezzò la prima pietra per guardarvi al-l’interno, Isernia paleolitica rappresenta idealmente l'alba del pensier o.
Qui le pietre spezzate per farne utensili consentono di parlare di una industria litica vera e propria. Non mancano
inoltre segni dell'uso del fuoco e dell'ocra. Un preposto Complesso museale (Museo Nazionale del Paleolitico) è stato
allestimento insime al grande padiglione didattico (800mq circa) con un percorso espositivo che mira a mettere in evidenza e comunicare con la massima chiarezza possibile per i non esperti e per il pubblico in età scolare, principale
fruitore del sito, le scoperte archeologiche per la fase pre e protostorica in Molise. Il grande padiglione didattico ospita
tre sezioni: Dal paleolitico inferiore al paleolitico superiore con esposizione dei materiali di Monteroduni, Rocchetta
al Volturno e Pescopennataro. Dal Paleolitico Medio al Paleolitico Superiore con esposizione dei materiali di Civitanova
del Sannio. Dal Neolitico all’Età del Bronzo con esposizione di materiali di Monteroduni Località Paradiso, Campomarino e Rocca Oratino (3 vetrine per circa 100 reperti e 3 pannelli didattici). L’allestimento, che ricostruisce l’ambientazione dei contesti con capanne e ripari in roccia che sono da supporto didattico a un visitatore poco esperto per meglio
comprendere i modi di vita in epoca pre e protostorica.
Artigianato
PALLOTTE CASCE E OVA
IL RAVIOLO SCAPOLESE
FORMAGGI CON TARTUFO
LE
TARTUFO BIANCO
alde ed ancestrali, le tradizioni sono il segno del forte attaccamento delle genti molisane alla terra e ai riti legati
alla sua fertilità. Popolo con una religiosità che si estrinseca in riti liturgici che prevedono anche la processione
di statue ed icone di santi. Grande è la partecipazione popolare e il richiamo turistico per la Processione dei Santi
Cosma e Damiano ad Isernia cosi come quella che si svolge il 26 luglio in onore di S. Anna a Pescolanciano (sfilata di
carri con figurazioni artistiche realizzate con spighe di grano); la "N'docciata" di Agnone l’8 e il 24 dicembre (sfilata
di centinaia di "n'docce", alte torce infuocate di faggio portate a spalla che è considerato tra i Riti del fuoco più grandi
del mondo); la Festa di S. Antonio di Isernia (sfilata di cavalli bardati della comunità rom locale); il Rodeo Pentro - Caraceno di Montenero Valcocchiara (monta western di cavalli bradi); la Processione di San Nicandro a Venafro (statue
dei santi protettori Nicandro, Marciano e Daria per le vie con accompagnamento di una celebre aria musicale). Questo
e molto altro, in ogni comune molisano. Riti carnascialeschi quali "Il Cervo" di Castelnuovo al Volturno l’ultimo weekend di Carnevale e "I Mesi" di Bagnoli del Trigno o le rievocazioni storiche di molte località ( Frammenti d’Antico a
Bagnoli del Trigno e Giornate medievali di Fornelli). Festival canori ("Mario Lanza" di Filignano) e di musica etnica,
l’ultimo week-end di luglio (Festival Internazionale a Mostra Mercato della Zampogna di Scapoli), fiere legate a feste
patronali (Fiera delle cipolle di Isernia) e a specialità gastronomiche (sagre di sagne e fagioli a Vastogirardi, del tartufo
a San Pietro Avellana, della frittata a Montaquila, dell'uva a Macchia d’Isernia), happening per amanti della natura e
del cavallo (la Corsalonga di Staffoli), riti legati alla Natività (presepe vivente di Carovilli) e alla passione di Cristo.
TACCOZZE O SAGNETTE
PALEOSUOLO LA PINETA DI ISERNIA
RICERCA SUL PALEOSUOLO
IL MUSEO DIDATTICO DELLA PINETA DI ISERNIA
PITTURE RUPESTRI A CIVITANOVA
LʼUOMO DI ISERNIA, DISEGNO RICOSTRUTTIVO
LAVORAZIONE DELLA ZAMPOGNA
BOTTEGA PER LA COSTRUZIONE DI ZAMPOGNE
L
a cucina dell’Alto Molise, era ed è semplice nelle sue proporzioni. I cibi hanno infatti il sapore ed il colore della
terra; delle farine degli altopiani mietuti e molite ai mulini ad acqua; dei pani grossi che prendevano forma nei
forni a legna per farsi, nell’impasto con la patata, compatti nella fragranza e nella sostanza; delle polente di granturco che si fondevano a fagioli o a patate e si insaporivano a cappucce, peperoni, cipolle e zucchine essiccate; delle
sagne, delle taccozze, delle taccunelle, dei cazzariegli, nel lavorio di braccia e di polsi, uniti ai fagioli, ai ceci, alle lenticchie, alle cicerchie, e ai cavati e ai cavatelli, con il cuore di patate o di sola acqua e farina, con l’acqua di cottura che,
mescolata al vino, corroborava ed “apriva” lo stomaco; del baccalà che arrivava in montagna (oggetto di baratto) ad insaporire sughi lenti e polenta e a sostituirsi alla più preziosa carne; dei formaggi, arte femminile nelle case e attività maschile nei mesi della transumanza, consumati freschi o stagionati; delle carni dell’aia e della stalla, macellate e sovente
essiccate o conservate a riposta; delle uova fresche del pollaio, merce anch’esse di scambio; delle cappucce, delle verze,
dei peperoni, delle patate, delle zucchine, dei pomodori e degli agli, delle cipolle e dei porri degli orti, in un ricettario
variegato che da ultimo è stato arricchito con funghi e tartufi di cui il territorio provinciale abbonda. Le carni privilegiano oggi per lo più l’uso di bovini, ovini e suini nelle loro parti più nobili, riservando invece alle pietanze della tradizione l’eccezionalità del loro consumo o la riproposizione solo in specifiche sagre; la superiore bontà e qualità dei
prodotti caseari (caciocavallo, ricotta, scamorze, stracciate, fiordilatte, pecorino), che hanno affiancato oggi il consumo
di carni e qualificato la tipicità della gastronomia locale.
MERLETTO A TOMBOLO DI ISERNIA
I
LA ʻNDOCCIATA DI AGNONE
LA
FRAMMENTI DʼANTICO A BAGNOLI
MASCHERA DEL CERVO E DELLA CERVA
SFILATA DEI COVONI A PESCOLANCIANO
FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA ZAMPOGNA DI SCAPOLI
I COLTELLI DI FROSOLONE
PONFICIA FONDERIA DI CAMPANE MARINELLI
l territorio pentro è caratterizzato da un alto artigianato artistico che ha nel merletto a tombolo di Isernia, nella produzione di Campane ad Agnone , dei coltelli a Frosolone e della lavorazione della Zampogna a Scapoli le sue eccellenze. Risale, al 1503 la presenza in Città della lavorazione a tombolo (dal latino tumulus con riferimento al
cuscino d'appoggio). Nelle giornate della bella stagione ancora oggi si possono infatti osservare nei vicoli cittadini anziane signore dedite a lavorare il tombolo, continuando una preziosa tradizione che, attraversando il corso di cinque secoli, continua fino ai nostri giorni. Nella contrada Fontecostanza di Scapoli si perpetua ancor oggi l'arte tradizionale
legata alla costruzione della zampogna, che qui ha origine a cominciare dalla scelta e dall’accatastamento del legno
(ulivo, ciliegio, prugno, sorbo, albicocco, pero), che viene messo a stagionare. Questa in sintesi la genesi dello strumento
a fiato della civiltà pastorale, che continua a prendere abilmente forma tra le esperte mani dei suoi numerosi costruttori.
La Pontificia Fonderia è l’unica sopravvissuta, tra le dinastie dei numerosi fonditori di campane di Agnone, che da otto
secoli si tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest’antica arte. Proprio nel Museo Marinelli è infatti conservato
un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa in Agnone. è probabile che campane in bronzo di notevole dimensioni si fondessero in questa cittadina anche prima del 1200. Frosolone, quale centro
di eccellenza per la produzione dei ferri taglienti, era noto già al tempo del Regno di Napoli, e si accrebbe, quasi a diventare un “distretto industriale”, quando Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie, intese dare un assetto industriale al
suo regno favorendo la riorganizzazione di fonderie e armamenti.