Natura e territorio Arte e Architettura
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Natura e territorio Arte e Architettura
14-01-2014 10:28 Pagina 1 Arte e Architettura V enafro, porta d'ingresso molisana dalle direttive Napoli-Roma, vanta antiche origini romane testimoniate in particolare da un Anfiteatro di epoca Flavia (Verlasce o Verlascio) e da una cospicua quantità di reperti di varia tipologia, ben conservati nel Museo civico di Santa Chiara, adiacente l'omonima Chiesa. Il castello Pandone, la Chiesa dell'Annunziata, gioiello di arte barocca molisana, ed un elevato numero di palazzi nobiliari arricchiscono il centro storico. Per i cultori Agnone è da sempre in Molise “l'Atene del Sannio”, città di epoca preromana ad alta concentrazione culturale sia per numero di chiese (belle e scrigni di arte Sant’Emidio e San Marco) sia per musei (tra gli altri l’importante Museo storico della Campana presso la millenaria Fonderia Marinelli) e palazzi nobiliari. Terra ricca di testimonianze archeologiche di ogni epoca, si parte dalla Preistoria (Località La Pineta di Isernia) per arrivare all’età romana (siti archeologici di Venafro), passando per l'epoca sannitica (sito di Pietrabbondante con l'importante complesso del Teatro-tempio italico, a 1000 metri di altitudine) e giungendo all’età altomedioevale (sito archeologico di San Vincenzo al Volturno con la Cripta dell’Abate Epifanio che conserva affreschi del IX sec.). Ed i castelli, numerosi, che con imponenza dominano il paesaggio ed evocano storie di importanti casate nobiliari: i castelli Pandone di Venafro e Cerro al Volturno, il castello Pignatelli di Monteroduni, il castello baronale di Macchia d'Isernia, il castello dei duchi d'Alessandro di Pescolanciano, il castello Caldora di Carpinone e quello di Macchiagodena, senza dimenticare i palazzi nobiliari che, un tempo fortezze inespugnabili, sono divenuti con il passare dei secoli dimore private, come il palazzo Carmignano-Laurelli di Fornelli. Di questi, diversi oggi sono adibiti a dimore private e a strutture di accoglienza. CASTELLO CALDORA DI CARPINONE FONTANA FRATERNA DI ISERNIA IL TEATRO SANNITICO DI PIETRABBONDANTE SAN VINCENZO AL VOLTURNO I CAMPANILI DELLA CITTÀ DI VENAFRO ISERNIA ARTE ARTIGIANATO GASTRONOMIA NATURA PREISTORIA TESTO, FOTO & GRAFICA• www.volturniaedizioni.com Progetto1_pieghevole:Layout 1 TRADIZIONI Natura e territorio D al punto di vista territoriale, Isernia si pone tra il centro e il sud Italia ed è collocata, come del resto la stessa regione Molise, ora nel centro ora nel Mezzogiorno d’Italia. La Provincia in sé si propone come un autentico laboratorio nel retaggio di costumi e tradizioni, ma anche nella grande varietà di elementi oroidrogeologici, climatici e floro-faunistici. Le Foreste MAB di Montedimezzo, nel comune di Vastogirardi, e quella di Collemeluccio in territorio di Pescolanciano sono infatti i gioielli di questa terra, che si presenta come una riserva naturale unica. Oltre alle riserve MaB, il comprensorio altomolisano presenta una molteplicità di foreste demaniali, tutelate e controllate dal Corpo Forestale dello Stato e il Giardino della Flora appenninica di Capracotta. Nella zona mainardica sono da menzionare i magnifici boschi di Faggio e di Acero di Pizzone, ricadenti nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, con le zone di riserva integrale del Monte Meta, dove vive un nutrito branco di caprioli, e il Pianoro de Le Forme con la presenza dell'Orso bruno Marsicano. Il fiume Volturno rende questo territorio importante anche per quanto riguarda le zone umide. Sono da annotare infatti, nel suo alto corso, le Fonti di Capo Volturno nel comune di Rocchetta a Volturno e l'Oasi Le Mortine in quello di Venafro, senza dimenticare il Pantano di Montenero Valcocchiara, che fa capo al bacino idrografico del fiume Sangro ma ricadente nel territorio molisano. Dai panorami mozzafiato è anche la Montagna di Frosolone con la Montagnola e Colle dell'Orso. Altra caratteristica della provincia pentra sono i tratturi: il Celano-Foggia, il Castel di Sangro-Lucera e il Pescasseroli-Candela attraversano il suo territorio. Lungo tali autostrade dell'antichità, percorse nei secoli da milioni di armenti, si incontrano rilevanti beni naturalistici, architettonici e monumentali. RISERVA MAB MONTEDIMEZZO FONTI DEL FIUME VOLTURNO LE MAINARDE E IL CASTELLO DI CERRO AL VOLTURNO TRATTURO A CIVITANOVA COLLE DELLʼORSO NELLA MONTAGNA DI FROSOLONE Progetto1_pieghevole:Layout 1 14-01-2014 10:28 Pagina 2 Gastronomia Preistoria Tradizioni S I sernia La Pineta, un “villaggio” ante litteram che ha rivelato al mondo di scienziati e di cultori il modello di vita e di lavoro dell'uomo preistorico di oltre 600 mila anni fa. Di quest'ultimo, infatti, si conoscevano i caratteri fisici, non la sua attività, la sua capacità di vivere in comunità e di produrre cultura. Le opere dell'Uomo di Iser nia, come ora è chiamato, rinvenute nel sito alla periferia isernina, hanno dunque messo in luce che, se il pensiero nacque quando l'uomo spezzò la prima pietra per guardarvi al-l’interno, Isernia paleolitica rappresenta idealmente l'alba del pensier o. Qui le pietre spezzate per farne utensili consentono di parlare di una industria litica vera e propria. Non mancano inoltre segni dell'uso del fuoco e dell'ocra. Un preposto Complesso museale (Museo Nazionale del Paleolitico) è stato allestimento insime al grande padiglione didattico (800mq circa) con un percorso espositivo che mira a mettere in evidenza e comunicare con la massima chiarezza possibile per i non esperti e per il pubblico in età scolare, principale fruitore del sito, le scoperte archeologiche per la fase pre e protostorica in Molise. Il grande padiglione didattico ospita tre sezioni: Dal paleolitico inferiore al paleolitico superiore con esposizione dei materiali di Monteroduni, Rocchetta al Volturno e Pescopennataro. Dal Paleolitico Medio al Paleolitico Superiore con esposizione dei materiali di Civitanova del Sannio. Dal Neolitico all’Età del Bronzo con esposizione di materiali di Monteroduni Località Paradiso, Campomarino e Rocca Oratino (3 vetrine per circa 100 reperti e 3 pannelli didattici). L’allestimento, che ricostruisce l’ambientazione dei contesti con capanne e ripari in roccia che sono da supporto didattico a un visitatore poco esperto per meglio comprendere i modi di vita in epoca pre e protostorica. Artigianato PALLOTTE CASCE E OVA IL RAVIOLO SCAPOLESE FORMAGGI CON TARTUFO LE TARTUFO BIANCO alde ed ancestrali, le tradizioni sono il segno del forte attaccamento delle genti molisane alla terra e ai riti legati alla sua fertilità. Popolo con una religiosità che si estrinseca in riti liturgici che prevedono anche la processione di statue ed icone di santi. Grande è la partecipazione popolare e il richiamo turistico per la Processione dei Santi Cosma e Damiano ad Isernia cosi come quella che si svolge il 26 luglio in onore di S. Anna a Pescolanciano (sfilata di carri con figurazioni artistiche realizzate con spighe di grano); la "N'docciata" di Agnone l’8 e il 24 dicembre (sfilata di centinaia di "n'docce", alte torce infuocate di faggio portate a spalla che è considerato tra i Riti del fuoco più grandi del mondo); la Festa di S. Antonio di Isernia (sfilata di cavalli bardati della comunità rom locale); il Rodeo Pentro - Caraceno di Montenero Valcocchiara (monta western di cavalli bradi); la Processione di San Nicandro a Venafro (statue dei santi protettori Nicandro, Marciano e Daria per le vie con accompagnamento di una celebre aria musicale). Questo e molto altro, in ogni comune molisano. Riti carnascialeschi quali "Il Cervo" di Castelnuovo al Volturno l’ultimo weekend di Carnevale e "I Mesi" di Bagnoli del Trigno o le rievocazioni storiche di molte località ( Frammenti d’Antico a Bagnoli del Trigno e Giornate medievali di Fornelli). Festival canori ("Mario Lanza" di Filignano) e di musica etnica, l’ultimo week-end di luglio (Festival Internazionale a Mostra Mercato della Zampogna di Scapoli), fiere legate a feste patronali (Fiera delle cipolle di Isernia) e a specialità gastronomiche (sagre di sagne e fagioli a Vastogirardi, del tartufo a San Pietro Avellana, della frittata a Montaquila, dell'uva a Macchia d’Isernia), happening per amanti della natura e del cavallo (la Corsalonga di Staffoli), riti legati alla Natività (presepe vivente di Carovilli) e alla passione di Cristo. TACCOZZE O SAGNETTE PALEOSUOLO LA PINETA DI ISERNIA RICERCA SUL PALEOSUOLO IL MUSEO DIDATTICO DELLA PINETA DI ISERNIA PITTURE RUPESTRI A CIVITANOVA LʼUOMO DI ISERNIA, DISEGNO RICOSTRUTTIVO LAVORAZIONE DELLA ZAMPOGNA BOTTEGA PER LA COSTRUZIONE DI ZAMPOGNE L a cucina dell’Alto Molise, era ed è semplice nelle sue proporzioni. I cibi hanno infatti il sapore ed il colore della terra; delle farine degli altopiani mietuti e molite ai mulini ad acqua; dei pani grossi che prendevano forma nei forni a legna per farsi, nell’impasto con la patata, compatti nella fragranza e nella sostanza; delle polente di granturco che si fondevano a fagioli o a patate e si insaporivano a cappucce, peperoni, cipolle e zucchine essiccate; delle sagne, delle taccozze, delle taccunelle, dei cazzariegli, nel lavorio di braccia e di polsi, uniti ai fagioli, ai ceci, alle lenticchie, alle cicerchie, e ai cavati e ai cavatelli, con il cuore di patate o di sola acqua e farina, con l’acqua di cottura che, mescolata al vino, corroborava ed “apriva” lo stomaco; del baccalà che arrivava in montagna (oggetto di baratto) ad insaporire sughi lenti e polenta e a sostituirsi alla più preziosa carne; dei formaggi, arte femminile nelle case e attività maschile nei mesi della transumanza, consumati freschi o stagionati; delle carni dell’aia e della stalla, macellate e sovente essiccate o conservate a riposta; delle uova fresche del pollaio, merce anch’esse di scambio; delle cappucce, delle verze, dei peperoni, delle patate, delle zucchine, dei pomodori e degli agli, delle cipolle e dei porri degli orti, in un ricettario variegato che da ultimo è stato arricchito con funghi e tartufi di cui il territorio provinciale abbonda. Le carni privilegiano oggi per lo più l’uso di bovini, ovini e suini nelle loro parti più nobili, riservando invece alle pietanze della tradizione l’eccezionalità del loro consumo o la riproposizione solo in specifiche sagre; la superiore bontà e qualità dei prodotti caseari (caciocavallo, ricotta, scamorze, stracciate, fiordilatte, pecorino), che hanno affiancato oggi il consumo di carni e qualificato la tipicità della gastronomia locale. MERLETTO A TOMBOLO DI ISERNIA I LA ʻNDOCCIATA DI AGNONE LA FRAMMENTI DʼANTICO A BAGNOLI MASCHERA DEL CERVO E DELLA CERVA SFILATA DEI COVONI A PESCOLANCIANO FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA ZAMPOGNA DI SCAPOLI I COLTELLI DI FROSOLONE PONFICIA FONDERIA DI CAMPANE MARINELLI l territorio pentro è caratterizzato da un alto artigianato artistico che ha nel merletto a tombolo di Isernia, nella produzione di Campane ad Agnone , dei coltelli a Frosolone e della lavorazione della Zampogna a Scapoli le sue eccellenze. Risale, al 1503 la presenza in Città della lavorazione a tombolo (dal latino tumulus con riferimento al cuscino d'appoggio). Nelle giornate della bella stagione ancora oggi si possono infatti osservare nei vicoli cittadini anziane signore dedite a lavorare il tombolo, continuando una preziosa tradizione che, attraversando il corso di cinque secoli, continua fino ai nostri giorni. Nella contrada Fontecostanza di Scapoli si perpetua ancor oggi l'arte tradizionale legata alla costruzione della zampogna, che qui ha origine a cominciare dalla scelta e dall’accatastamento del legno (ulivo, ciliegio, prugno, sorbo, albicocco, pero), che viene messo a stagionare. Questa in sintesi la genesi dello strumento a fiato della civiltà pastorale, che continua a prendere abilmente forma tra le esperte mani dei suoi numerosi costruttori. La Pontificia Fonderia è l’unica sopravvissuta, tra le dinastie dei numerosi fonditori di campane di Agnone, che da otto secoli si tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest’antica arte. Proprio nel Museo Marinelli è infatti conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa in Agnone. è probabile che campane in bronzo di notevole dimensioni si fondessero in questa cittadina anche prima del 1200. Frosolone, quale centro di eccellenza per la produzione dei ferri taglienti, era noto già al tempo del Regno di Napoli, e si accrebbe, quasi a diventare un “distretto industriale”, quando Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie, intese dare un assetto industriale al suo regno favorendo la riorganizzazione di fonderie e armamenti.