Export spumanti, Italia riduce distanze con Francia e

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Export spumanti, Italia riduce distanze con Francia e
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Export spumanti, Italia riduce distanze
con Francia e le amplia con Spagna
In vista delle festività di fine anno, Wine Monitor fa il consueto punto sulle vendite all’estero degli spumanti italiani.
Secondo le stime di Nomisma, l’export dei nostri sparkling chiuderà l’anno arrivando al record di 1,2 miliardi di euro. Al
contrario, la Francia dovrebbe attestarsi sui 2,7 miliardi, in leggera flessione (-1%) rispetto al 2015 e la Spagna a 415
milioni di euro (-3%)
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Pur restando ampio il divario in valore (circa 1,5 miliardi di euro), nel 2016 le esportazioni di spumanti italiani continuano a
ridurre le distanze con quelle francesi, mettendo a segno una crescita a valore superiore al 25% - sulla scia della crescita
per i primi sette mesi di quest’anno, come anche segnalato dall’Osservatorio del Vino di cui Wine Monitor è partner– a
fronte di una leggera flessione degli spumanti d’oltralpe (-1%).
Manco a dirlo, tutto merito del Prosecco che dovrebbe chiudere l’anno con il vento in poppa, trascinando così al rialzo
tutta la categoria, al contrario del più blasonato Champagne che invece terminerà con gli stessi valori di export dell’anno
precedente (o giù di lì, con una riduzione a cavallo dell’1%), così come il Cava spagnolo che arretrerà di qualche punto
percentuale (-3%).
“In alcuni tra i principali mercati mondiali, gli spumanti italiani mettono a segno crescite nell’export a fronte di cali dei
principali concorrenti” sostiene Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma. “Basti pensare al Regno Unito,
dove le importazioni dall’Italia aumentano, nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno, di oltre il 38% in volume rispetto allo
stesso periodo del 2015; al contrario, quelle dalla Francia si riducono del 4% mentre dalla Spagna calano di oltre il 13%”.
Ma non è solo la Gran Bretagna a dare soddisfazione ai nostri produttori di spumanti. Anche negli Stati Uniti, che
rappresentano il principale paese al mondo per import di sparkling, i vini italiani “fanno meglio” del mercato. A fronte di
una crescita nelle importazioni (sempre riferite ai valori dei primi dieci mesi dell’anno) pari all’11%, quelle provenienti
dall’Italia superano il 30%. La stessa tendenza si ripete in Canada (+9% l’import totale, +20% quello italiano), in Svizzera
e in Germania. All’opposto, gli spumanti spagnoli vedono ridursi la loro quota (calcolata sulle importazioni della categoria)
dal 6,2% al 5,3% in Uk e dal 19,2% al 15,5% in Germania.
Non solo cresciamo più dei francesi nell’export, ma sono gli stessi cugini d’oltralpe ad aumentare gli acquisti dei nostri
spumanti. “Tra il 2010 e il 2015” - continua Pantini – “l’export degli spumanti Dop italiani verso la Francia (al netto
dell’Asti) è praticamente decuplicato, passando da meno di 4.000 a quasi 46.000 ettolitri, per un controvalore superiore ai
15 milioni di euro”.
La stessa tendenza sembra ulteriormente rafforzarsi nell’anno in corso: le esportazioni in Francia di spumanti Dop nei
primi 9 mesi del 2016 evidenziano un’ulteriore crescita in volume dell’80%, superando già per questo periodo (e ancora
prima delle festività di fine anno) i 55.000 ettolitri. Insomma, la moda dello Spritz ha contagiato i francesi e il Prosecco ne
cavalca l’onda.
Nel complesso, sarà proprio grazie agli spumanti se l’export di vino italiano riuscirà anche quest’anno a ritoccare verso
l’alto il proprio record, alla luce del fatto che i vini fermi imbottigliati – che rappresentano i 3⁄4 del valore complessivo delle
nostre vendite oltre frontiera – segnalano per i primi 9 mesi del 2016 un calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente.
Si ringrazia Denis Pantini. La foto di apertura è di Luigi Caricato
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