Je Suis Ilan (ITA)

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Je Suis Ilan (ITA)
“JE SUIS ILAN”
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“JE SUIS ILAN”
I 24 GIORNI DELLA PRIGIONIA DI ILAN HALIMI
Parigi. 21 gennaio 2006. Un ragazzo ebreo francese, di nome Ilan Halimi, viene
rapito da un commando di giovani terroristi estremisti islamici, La Banda dei Barbari.
Ilan viene tenuto nascosto nella periferia parigina, dove viene brutalmente torturato
per tutto il tempo. Per la sua liberazione i terroristi chiedono un riscatto “perché gli
ebrei sono ricchi e si aiutano tra loro”, mentre la famiglia, in preda alla disperazione,
e le autorità locali, cercano una via di uscita da questo incubo per riportare il ragazzo
a casa. Dopo ventiquattro giorni, il 13 febbraio, Ilan viene ritrovato nudo,
agonizzante, riporta ferite gravi, ematomi, contusioni e bruciature sull’ottanta per
cento del corpo. Poco dopo morirà in ospedale. La conclusione dei medici è che
"nessun colpo è stato mortale". È l'insieme delle violenze e delle torture subite, la
fame e il freddo, ad aver causato la morte. Il movente ormai riconosciuto del
sequestro, delle torture e dell’omicidio di Ilan, è l’antisemitismo.
La madre di Ilan ha raccontato, insieme alla scrittrice Emilie Frèche, la storia di quei
terribili momenti nel libro 24 giorni: La verità sulla morte di Ilan Halimi. Dal libro è
stato tratto il film 24 giorni di Alexandre Arcady. Un documento inedito sul grande
schermo che sarà presentato al pubblico in occasione dell’evento internazionale JE
SUIS ILAN - I 24 giorni della prigionia di Ilan Halimi. La storia di Ilan si ricongiunge
all’attualità di oggi, agli attentati di Tolosa, Bruxelles, Parigi e Copenaghen, alla furia
del terrorismo fondamentalista che dilaga in Europa e in Medio Oriente e che mette
a rischio l’Occidente. Tutti ricordano la mobilitazione dopo la strage di Charlie
Hebdo a Parigi. Ma perché la nazione non si è mobilitata anche dopo la barbara
uccisione del giovane Halimi? O dopo la strage di Tolosa? O dopo le decine di
omicidi, violenze, intimidazioni ed estorsioni ai danni di ebrei europei? Si tratta in
gran parte di episodi che la stampa spesso nemmeno registra.
Conoscere la storia di una comune famiglia francese come quella del commesso Ilan
e di sua madre, una modesta centralinista, potrà evitare che maturino altri omicidi
basati sul pregiudizio che costringe gli ebrei di numerose città d'Europa a vivere
blindati per paura di subire aggressioni. Rievocare il sequestro e l’omicidio del
giovane attraverso la pellicola di Arcady, è un'operazione che va oltre la battaglia
contro l'antisemitismo, ha un valore simbolico per tentare di ricomporre la storia
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recente dell’Europa, ritrovando il filo rosso che passa attraverso la Francia, il Belgio,
l’Italia e tutto l’Occidente per comprendere l’epoca che stiamo vivendo. Non
smarrire la memoria del passato appena trascorso delle periferie delle nostre città
con l'obiettivo di spingerci a riconoscere quei segnali distruttivi che l'Europa fa fatica
a cogliere e che stanno spazzando via ogni residuo di collaborazione, integrazione e
lavoro tra le nuove generazioni di immigrati e le nostre comunità.
Un'operazione necessaria per qualsiasi organismo abbia il compito di svolgere la
funzione di costruire ponti tra culture diverse, si occupi del superamento dei
pregiudizi e di prevenzione del terrorismo. Con il fondamentalismo alle porte,
l'Europa ha una disperata necessità di uscire dalla paura e di dotarsi di strumenti più
attuali per affermare con più forza il suo no all'antisemitismo e al terrorismo, per
disinnescare quella "relazione sinistra tra la morte atroce di Ilan Halimi e l’assenza di
mobilitazione massiccia che l’ha seguita”. Prevenire, informare, ricordare, per fare in
modo che l’Europa non sia più costretta a piangere altri figli.
L’evento ad inviti si svolgerà il giorno mercoledì 6 maggio 2015 all’Auditorium
Conciliazione di Roma e prevede la proiezione in prima nazionale del film di
Alexandre Arcady. Saranno invitati a partecipare e ad intervenire, oltre al regista del
film, i famigliari di Ilan ed altri importanti protagonisti - come l’imam francese che ha
portato la sua solidarietà alla comunità ebraica - testimoni dei giorni terribili che ha
vissuto Parigi durante l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo e l'assalto al
supermarket kosher. Porterà la sua testimonianza anche Gady Tachè, vittima
dell’attentato dell’82 alla Sinagoga di Roma. Tre illustri esponenti delle tre religioni
monoteiste, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, l’Imam Yahya Pallavicini e il
Monsignor Vincenzo Paglia si confronteranno in un dibattito sull’intolleranza,
mentre il filosofo e scrittore Bernard Henry Levy porterà il suo sguardo laico
sull’antisemitismo e sul fondamentalismo.
L’evento è organizzato da Progetto Dreyfus e Rai - Radiotelevisione italiana.
Progetto Dreyfus è un’organizzazione apolitica e senza scopo di lucro, slegata dalle
comunità ebraiche che lavora per lo sviluppo di iniziative condivise con altre realtà
della società civile con le quali condivide obiettivi e valori su cultura ebraica,
innovazione, conflitto mediorientale e politiche di integrazione.
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