la robotica quale ambiente di apprendimento

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la robotica quale ambiente di apprendimento
LA ROBOTICA QUALE AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
di Giovanni Marcianò
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Docente di lettere oggi in servizio con compiti di ricerca educativa all’IRRE Piemonte, è
responsabile del progetto “Uso didattico della Robotica”. Ha collaborato con l’Istituto Tecnologie
Didattiche del CNR di Genova, con il Laboratorio di Tecnologie Educative dell’Università di
Firenze, col Dipartimento di Scienze dell’Educazione e della Formazione dell’Università di
Torino e con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale “A.
Avogadro” di Vercelli, sempre sul tema dell’applicazione delle metodologie didattiche centrate
sulle TIC. Dal 1999 si occupa di metodologia didattica nelle azioni di formazione a distanza per
l’aggiornamento del personale della scuola. Ha curato sulla piattaforma PuntoEdu dell’INDIRE
la sezione “Uso didattico della microrobotica”. Promuove da anni il costruttivismo come modello
d’impiego delle TIC nella scuola. Per approfondimenti http://robotica.irrepiemonte.it e contatti
[email protected]
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Abstract
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La robotica – scienza di sintesi – raccorda in un solo contesto tutti i
saperi e gli ambiti di conoscenza della cultura umana. Dalla filosofia
alla meccanica, dalla letteratura all’informatica, dalla giurisprudenza
alla chimica e così via. Non esiste disciplina che non abbia – già ora
o in prospettiva a breve – a che fare con la robotica. E non bisogna
dimenticare che le origini dell’idea di robot sono individuabili nelle
mitologie antiche.
Il termine “robotica” è quindi troppo generico per esplicitare un agire
specifico, sia esso ricerca o applicazione, studio o empirismo.
Quando quindi si parla di “robotica a scuola” si rischiano equivoci
clamorosi.
Obiettivo di questo contributo è quello porre alcuni punti fermi
sull’uso a scuola di tecnologie facenti capo al complesso mondo
della robotica, riportando in sintesi le prime conclusioni del progetto
di ricerca in corso a cura dell’IRRE Piemonte (Istituto Regionale di
Ricerca Educativa - Uso didattico della Robotica - 2005-2008).
Sperando con ciò di aiutare scuole e insegnanti desiderosi di
cimentarsi con questa nuova tecnologia a muovere correttamente i
primi passi.
Quale robotica a scuola
L’interesse degli insegnanti italiani rispetto all’uso di kit che permettono la
costruzione e l’impiego di piccoli robot a scuola è sempre maggiore. Di anno in
anno, man mano che le aziende produttrici aumentano l’offerta, gli insegnanti
sono tentati a provarne l’impiego coi propri alunni. Intuendo che vi siano
interessanti risvolti didatticamente interessanti, ma spesso senza una chiara
programmazione dell’attività didattica.
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Spesso sono consultato dopo che, avviata l’attività, l’insegnante si ritrova a un
punto morto, sia esso il “che fare” dopo aver eseguito le istruzioni del produttore
miranti esclusivamente gli aspetti di assemblaggio e collaudo funzionale,
oppure il problema di una finalizzazione curriculare che vada oltre gli aspetti
meramente tecnologici del “montare e far funzionare” l’oggetto.
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Ma anche sono contattato da docenti in difficoltà di fronte a problemi di fondo,
non percepiti prima di aver messo mano all’attività: ad esempio la difficoltà a
programmare i robot, difficoltà generata dai linguaggi e strumenti software forniti
dalla Casa madre del kit che spesso non hanno alternative. E non sempre sono
adeguati all’uso da parte degli alunni.
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Di fronte a queste situazioni devo sempre più evidenziare come un primo
elemento su cui sia fondamentale avere chiarezza è “quale robotica” sia
impiegabile didatticamente nella scuola. Da questa chiara idea “a monte”
discendono poi possibili soluzioni a tutti i problemi – strutturali, informatici,
didattici – che solitamente emergono a attività avviate in classe. Soluzioni che
possono sempre più fare capo a esperienze italiane validate che assumono
oggi il ruolo di “buone pratiche” nei diversi ordini scolastici.
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Negli ultimi sette anni, a partire dall’esperienza del progetto SET di Milano 1, si
sono infatti realizzate anche in Italia valide esperienze d’impiego a scuola della
robotica 2. In occasione di Convegni e Seminari 3 il tema ha fatto più volte
capolino, sia sul piano dei riferimenti epistemologici a base di proposte e
progetti d’impiego, sia nel riferire esperienze svolte o in corso di realizzazione in
contesti specifici. Dall’insieme di queste realtà e esperienze si può trarre
ispirazione per formulare un modello equilibrato di proposta didattica, potendo
oggi superare la logica pionieristica e ponendo le basi per una pratica corrente
e di una continuità possibile.
Nell’ambito del progetto “Uso didattico della Robotica” 4 sono state
documentate e validate molteplici esperienze italiane. Sulla base di questa
attività di ricognizione si può tentare di rispondere alla domanda “Quale robotica
a scuola” affermando che – indipendentemente dall’ordine di scuola – si
impiega la robotica laddove si propone agli alunni un approccio fortemente
costruttivista al sapere, in un contesto di laboratorio realizzato attorno a uno o
più robot con cui gli alunni possono “imparare operando” attraverso l’interazione
sul piano fisico e materiale (oggetto manipolabile), sul piano tecnologico
(componenti attivi, ingranaggi. motori, sensori), e sul piano informatico
(programmazione) con esso.
Questa definizione si può applicare alla scuola dell’infanzia, in cui un oggetto
come il BeeBot 5 è adatto a essere manipolato e programmato anche da
bambini di 4-5 anni, tanto quanto a un Istituto superiore, che si usino kit robotici
sofisticati come il LEGO NXT 6 o che si progettino e realizzino robot originali.
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Un discorso a parte va invece
fatto per quelle esperienze
riferite impropriamente alla
robotica, che pur avendo una
valenza didattica realizzano
attività e esperienze degli
alunni con oggetti che robot
non sono affatto. Un robot di
cartapesta che non può essere
né agito né programmato, va
ricondotto al laboratorio di
manipolazione, e non a quello
di robotica. La visione di film o la lettura di racconti e romanzi in tema di robot
parimenti vanno ricondotti al laboratorio d’immagine, o di lettura, e non a quello
di robotica.
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È però da valorizzare il fatto che attorno al laboratorio di robotica si raccordino
altri laboratori, di lettura, d’immagine, di psicomotricità ecc.; quando i diversi
laboratori erano raccordati in un unico progetto didattico della scuola si è
assistito allo sviluppo di dinamiche cognitive estremamente potenti e
riconducibili a un ambiente di apprendimento che non è solo la “somma” dei
diversi momenti di didattica attiva, ma qualcosa di più, in cui sono
costantemente sollecitate cognizioni multiple, e che permette che si realizzino
molteplici processi di apprendimento / rinforzo paralleli e individuali concorrenti.
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Ma ciò non accade in situazioni in cui la
robotica non è esperita direttamente dagli
alunni: se i ragazzi non vivono in prima
persona e in gruppo coi compagni l’attività
di costruzione / programmazione di un
vero robot, per quanto “piccolo e
semplice”, tutte le altre attività didattiche si
riconducono a modelli astratti, a
estrapolazioni che afferiscono non alla
diretta esperienza, ma a idee, immagini,
suggestioni esterne offerte dalla narrativa,
dalla filmica, dalla massa di nozioni sparse (e non sempre corrette) che ormai
quotidianamente si riferiscono alla robotica. Perché oggi “la robotica fa notizia”,
e in quanto tale i mass-media non rinunciano al loro ruolo.
La robotica – per la sua natura scienza di sintesi – nelle esperienze monitorate
in questi anni si è rivelata essere come un catalizzatore cognitivo, il laboratorio
chiave attorno a cui altre attività didattiche - laboratoriali e non - trovano rinforzo
e maggiore coinvolgimento e motivazione all’apprendere degli alunni e studenti.
Sempre che nel laboratorio di robotica si operi secondo alcune chiare linee
operative: lavoro in piccoli gruppi attorno a un oggetto manipolabile e
programmabile a piacere, che dovrà eseguire azioni logiche nello spazio-tempo
divenendo strumento euristico per l’indagine attiva della realtà e della logica da
parte degli alunni.
I mattoni costituenti il laboratorio di robotica possono essere indicati come
segue:
- oggetti (hardware) a misura degli alunni, per caratteristiche fisiche specifiche
(mattoncini a incastro, componenti assemblabili con viti e bulloncini ecc.) e
con massima attenzione alla sicurezza;
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- linguaggi informatici e robotici (software) a misura di alunni, integrati in
ambienti di controllo del robot (BCC, Mindstorm ecc.) 7 oppure a sé
(Robolab, TiColla, PBasic ecc.) 8.
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Dal 2004 anche in Italia sono distribuiti, a costi accessibili a ogni scuola, diversi
modelli hardware e software rispondenti alle caratteristiche sopra indicate.
Superando così alcuni limiti dei primi anni, dovuti alla presenza di un unico
modello (LEGO RCX) e strumenti software pensati più per uso ludico che
didattico.
Come è bene utilizzare i robot a scuola
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Un secondo punto che deve essere chiaro è il “come” è bene organizzare e
proporre agli alunni la robotica nel laboratorio scolastico. Gli elementi qui
esposti fan capo alle osservazioni svolte sul campo, seguendo le scuole che
hanno aperto la pista in questo settore, e che han conseguito risultati
significativi sul piano degli apprendimenti e dell’educazione degli alunni.
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I punti chiave su cui focalizzare l’attenzione di chi volesse progettare una prima
esperienza di uso didattico della robotica sono in sintesi i seguenti:
- “è da evitare un approccio monodisciplinare alla robotica”. Ci si è resi conto
che anche laddove teoricamente la robotica sarebbe riconducibile a una
multidisciplinarietà centrata – ad esempio – su elettronica più meccanica più
informatica, in realtà la semplice somma delle tre discipline non risponde
appieno alle esigenze di conoscenza che la robotica porta in classe.
Ognuno di quei tre campi del sapere tecnologico, una volta integrato
nell’oggetto robotico, assume sfumature, è soggetto a “inquinamenti” che
mettono in crisi l’unitarietà disciplinare. Pareri incrociati di colleghi impegnati
con le loro classi in questo campo hanno più volte confermato come il
laboratorio di robotica metta in crisi, in crisi positiva, l’insegnamento
disciplinare. Le osservazioni raccolte portano a due punti-chiave:
- gli alunni assumono la piena centralità nell’attività e nello studio correlato
all’esperienza robotica. A volte si dimostrano anche più consapevoli delle
inferenze tra le diverse discipline di quanto lo riescano ad essere i
docenti stessi;
- i docenti si trovano a osservare radicali cambiamenti negli atteggiamenti
degli alunni verso la scuola e la loro disciplina. Precedenti passività
divengono partecipazione attiva alla vita scolastica, temi che prima
richiedevano tempi di apprendimento calibrati in settimane vengono
bruciati in giorni, nell’ambente di apprendimento attivato dal laboratorio di
robotica;
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- “al momento appare difficile graduare per età un approccio alla robotica”.
Un’altra certezza minata, in un contesto come quello della scuola in cui il
sapere disciplinare viene centellinato in funzione dell’età degli alunni. Di
fronte ad uno stesso problema robotico, oggi gruppi di alunni di diversa età
dimostrano pari abilità (o difficoltà) nel comprendere il problema e pensarne
una soluzione in chiave meccanica (forma e struttura del robot), elettronica
(componentistica necessaria), informatica (algoritmo). In ogni ordine di
scuola le espansioni verso altre discipline sono parimenti possibili, e
praticate. Osservazioni e commenti di molti insegnanti portano a indicare
anche qui due punti-chiave:
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- la padronanza di un metodo collaborativo è l’elemento chiave per operare
su problemi robotici;
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- la composizione del gruppo incide maggiormente sulla capacità di risolvere
un problema robotico di quanto non incida l’età e la classe degli alunni.
Quarta - quinta elementare, oppure seconda - terza superiore non conta.
È importante invece che nel gruppo siano presenti in modo equilibrato
capacità di intuizione, analisi, astrazione, comunicazione, realizzazione.
Dinamiche cognitive nel laboratorio di Robotica
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Quando si attiva un laboratorio di robotica a scuola, che si tratti della scuola
primaria, o di un Istituto tecnico o professionale, l’insegnante dovrebbe avere
chiaro un obiettivo ben definito: costruire competenze reali negli allievi. Per
questo ogni attività va progettata per favorire un apprendimento significativo
evitando l’adeguamento meccanico alle richieste, favorendo invece il realizzarsi
di un cambiamento del modo di agire dell’allievo attraverso il cambiamento dei
suoi modelli di pensiero.
Il laboratorio di robotica appare un efficace ambiente in cui perseguire la
crescita di competenze; se ci riferiamo alla definizione di Le Boterf, per cui “La
competenza risiede nella mobilitazione delle risorse dell’individuo (conoscenze,
abilità, atteggiamenti, ecc.), e non nelle risorse stesse, e si configura quindi
come un saper agire (o reagire) in una determinata situazione, in un
determinato contesto, allo scopo di conseguire una performance, sulla quale
altri soggetti (superiori o colleghi) dovranno esprimere un giudizio.” 9, allora
comprendiamo quanto sia didatticamente semplice, attorno a un problema
robotico, favorire la crescita delle competenze dei nostri alunni.
Richiamando il modello di Pfeiffer e Jones ripreso da Le Boterf 10, troviamo
quanto esso sia aderente alla dinamica socio-cognitiva che scatta nel
laboratorio di robotica
quando un gruppo di
allievi affronta un nuovo
problema.
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Dato il problema e
quanto necessario alla
sua soluzione (istruzioni, kit di montaggio,
componentistica, computer e linguaggio di
programmazione …) i
ragazzi avviano l’esperienza in modo immediato. L’esigenza di comunicazione emerge immediata sia nel gruppo, che tra
gruppi. Comunicando – a volte anche a distanza, e non solo in presenza –
scattano analisi del problema e dei possibili strumenti di soluzione (una struttura
diversa del robot? un montaggio del sensore diverso? una routine più sofisticata
del programma informatico?) sempre più approfondite e condivise, che portano
alla generalizzazione del processo e alla sua applicazione sull’oggetto robot.
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La novità che la robotica ci offre è
che l’oggetto robot è al momento il
più
concreto
ed
immediato
strumento in grado di far vivere agli
allievi, e anche ai docenti,
esperienza immediata e tangibile del
processo di generalizzazione e
applicazione appena elaborato dalle
nostre menti. Il robot, lanciato ad
affrontare il problema con la
struttura
fisica
(meccanica),
sensoriale
e
motoria
(componentistica
elettronica)
e
comportamento specifico (programma informatico) che noi gli avremo dato ci
mostrerà subito il livello della nostra performance, in modo diretto e
inequivocabile. Non ci sarà bisogno che “… altri soggetti (superiori o colleghi)
dovranno esprimere un giudizio.”
E allora gli elementi che potrebbero essere “di crisi” dei modelli d’insegnamento
assumono in questa luce una collocazione logica e pienamente integrata nella
funzione educativa e formativa della scuola. Specialmente se quello che ho
definito genericamente “problema robotico” non è solo un problema logico
(risolvere un labirinto), ma – ad esempio – anche un problema estetico ed
espressivo (come nel caso delle marble machines 11). Interessante osservare
come all’estero, negli U.S.A. e in Spagna, progetti robotici di rilievo si siano
posti come “laboratorio espressivo” in cui coniugare la potenzialità esecutiva
della robotica (nella nuda veste della scheda elettronica e del microprocessore)
con la potenzialità espressiva di materiali poveri e di recupero (cartoncini, tappi,
cannucce da bibita ...) 12.
Il progetto “Uso didattico della Robotica” dell’IRRE Piemonte
In coerenza con le osservazioni sopra riportate, all’IRRE Piemonte si è cercato
di realizzare alcuni servizi in supporto alle scuole e agli insegnanti italiani che
intendono avviarsi su questa pista di lavoro in modo documentato e
chiaramente orientato a fini educativi e didattici.
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Un primo servizio è quello della “Roboteca”, che permette di avere una
rassegna aggiornata dei kit disponibili in Italia e idonei – per costi e
caratteristiche – all’uso scolastico. Oltre all’area web con informazioni e schede,
la Roboteca possiede una serie di modelli che è possibile usare per un primo
approccio nella propria scuola (La Roboteca in classe), oppure nella sede (La
classe in Roboteca). Sono inoltre programmati per l’a.s. 2006/07 otto seminari
provinciali riservati agli insegnanti, oltre a diversi workshop e interventi su
richiesta di scuole e reti di scuole in tutt’Italia.
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Un secondo punto rilevante
del progetto sta nella messa
a
disposizione
degli
insegnanti di linguaggi di
programmazione per robot
che vanno incontro alle
peculiari necessità della
scuola. Non era ancora stato
sviluppato, né da parte delle
aziende produttrici né della
community dell’open-source,
un linguaggio ad hoc per gli
studenti
della
scuola
primaria e media inferiore. Il
ricorso a interfacce grafiche semplificate rappresenta una scorciatoia che –
didatticamente parlando – è spesso controproducente, rischiando di interferire
col quadro concettuale in maturazione nell’alunno 13. Nella sezione “Linguaggi”
del sito si chiariscono i delicati risvolti didattici della programmazione robotica.
Con la versione proprietaria di NQC-baby-ita (per kit basati sul mattoncino
LEGO-RCX), e con la recentissima versione proprietaria di NBC-junior (per i
nuovi kit basati sul mattoncino LEGO-NXT), si offrono agli insegnati due
strumenti potenti e di facile uso per realizzare nella scuola il “laboratorio
cognitivo” prima descritto, sviluppando strutture linguistico-informatiche sempre
più complesse e potenti nel controllo dell’agire del robot..
La documentazione dell’esperienza realizzata in tre scuole seguite dall’IRRE
nell’a.s. 2005/06 rappresenta infine un altro forte riferimento alle piste di lavoro
possibili nei Circoli didattici, negli Istituti Comprensivi e in Istituti tecnici. Le
descrizioni dei lavori in corso, i materiali realizzati dagli studenti stessi
costituiscono una documentazione non casuale, ma frutto di iniziative assistite e
supportate proprio nell’indirizzo didattico dell’impiego dei robot a scuola. Questa
sezione del sito è sviluppata e tenuta aggiornata a cura del Gruppo di lavoro
regionale che raccorda le insegnanti responsabili dei progetti di robotica negli
Istituti aderenti al progetto IRRE.
Sia sul fronte dei linguaggi di programmazione sviluppato per gli alunni e per un
uso didatticamente significativo, sia sulla documentazione di valide esperienze
scolastiche, per l’avvio del nuovo
a.s. 2007/08 vi sono importanti
novità:
I linguaggi open-source
italiani
“NQC-baby”
per
LEGO RCX e “NBC-junior”
per LEGO NXT saranno
dotati di un precompilatore
realizzato
a
cura
dell’Università di Torino 14
che semplificherà l’editing e
il debugging
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Alle esperienze delle tre
scuole attualmente presenti
sul sito, si affiancheranno
altre tre realtà di Torino e
cintura
che
sono
attualmente supportate e
monitorate nel corretto avvio
dei laboratori di robotica. 15
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Prospettive di continuità didattica
Nell’insieme delle esperienze qui citate, che vedono questa NT sempre più
presente nelle scuole italiane, resta da risolvere il problema della continuità
possibile, in un percorso che coerentemente con i curricula dei diversi ordini
scolastici preveda il mantenimento e la logica prosecuzione delle esperienze
con forte tasso cognitivo nel passaggio di classe in classe e da un ordine
all’altro della scuola.
Grazie alla crescita del mercato di oggetti programmabili – in kit o meno – e le
sempre maggiori interfacce di programmazione è possibile ipotizzare un
percorso che – senza soluzione di continuità – possa accompagnare uno
studente nel suo percorso scolastico, valorizzando e rilanciando le abilità
acquisite favorendo la piena maturazione di competenze sia trasversali che
specifiche.
7-9
– software
Infanzia –
elementare
Elementare
Attività
Abilità sollecitate
Programmare
Bee-Bot
Astrazione
obbligati
Parallax
Percorsi iterativi e
Scribbler –
geometrici – uso
Lego RCX
semplice di sensori
10-
Elementare –
Lego RCX –
Problemi robotici –
13
media
Lego NXT –
uso di più sensori
Lego NXT –
Media -
RoboTech
Problemi robotici –
biennio
RDX01 -
uso di sensori
superiore
Parallax
avanzati
azione-reazione
Procedure parallele
Reti neurali
cu
BoeBot
Algoritmi lineari –
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1416
Lateralizzazione –
percorsi, liberi o
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5-6
Hardware
Scuola
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Età
Conclusioni e proposta per Didamatica 2008
Le conclusioni che si possono trarre sono essenzialmente due.
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La prima è che sempre più l’approccio costruttivista all’impiego didattico delle
tecnologie si dimostra possibile 16 e valido 17 per la crescita di solide
competenze negli alunni, a fronte della crisi dei metodi cosiddetti “istruzionisti”.
D’altronde questo è stato il pensiero di S. Papert 18 da quando computer e robot
erano oggetti impensabili nelle scuole.
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La seconda è che – rispetto all’informatica intesa come “cultura tecnologica” da
apprendere sin dai primi anni della scuola elementare – la robotica sia più
vicina alle potenzialità di apprendimento degli alunni, dalla scuola dell’infanzia
in poi. Un contesto globale che include – anche – l’informatica, rendendola
concreta nell’agire del robot.
È da segnalare però che nel momento in cui si propone un contributo sul tema
“Robotica” in un Convegno come Didamatica risulti difficoltoso collocarlo tra le
tematiche proposte, sia esso un contributo “di quadro” come in questo caso, sia
esso un’esperienza contestualizzata. Nonostante che proprio Didamatica brilli
per l’ampiezza dello sguardo che anno dopo anno getta sull’uso nella scuola
italiana delle tecnologie.
Dal che prendo spunto per sollecitare il Comitato Scientifico a valutare
l’opportunità di porre, per l’edizione 2008, un sedicesimo tema in aggiunta a
quelli oggi presenti: “Esperienze e studi sull’uso didattico della Robotica”.
NOTE
1
Costruiamo un Robot – Progetto SET. (Scienza e Tecnologia). Tra gli Enti partecipanti, il
Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, e l’ITD – Istituto Tecnologie
Didattiche del CNR di Genova. La documentazione online è accessibile all’URL
http://www5.indire.it:8080/set/microrobotica
2
Due dossier documentano il progressivo diffondersi dell’uso a scuola della robotica:
•
Marcianò G., Robotica a scuola, Rassegna dell’Istruzione, Firenze, Le Monnier, LVIII,
4, 2003/04, 6-20
•
Marcianò G., [email protected] Quale “indirizzo” per la robotica nella scuola
italiana? Nuove prospettive in un’ottica costruttivista. Rassegna dell’Istruzione, Le
Monnier, Firenze, LIX 4-5/2005, 32-64.
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ad esempio nella scorsa edizione di Didamatica (Cagliari, 2006) sono agli atti due contributi
sul tema
4
Progetto triennale dell’IRRE (Istituto Regionale di Ricerca Educativa) del Piemonte. v.
http://robotica.irrepiemonte.it
Realizzato e distribuito dalla TTS Ldt è un piccolo robot mobile programmabile senza bisogno
di computer, e pensato per alunni della scuola dell’infanzia. Ha vinto diversi premi per ausili
didattici nel Regno Unito. v. http://www.tts-group.co.uk/Product.aspx?cref=TTSPR592396
pj
5
Per informazioni e dettagli sui robot citati in questo articolo si possono consultare le schede
dell’IRRE Piemonte (http://robotica.irrepiemonte.it/robotica/roboteca/catalogo.htm).
7
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6
ibidem
Si vedano le schede di prossima pubblicazione nella sezione “Linguaggi” del sito dell’IRRE
Piemonte (http://robotica.irrepiemonte.it/robotica/linguaggi)
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8
Le Boterf G., De la compétence. Esai sur un attracteur étrange, Paris, Les éditions
d'organisation. 1994.
10
Le Boterf G., Construire le competénces indviduelles et collectives. Paris, Les éditions
d’organisation, 2000.
11
v. il pezzo di Resnick
Ad esempio il MIT Media Lab ha sollecitato la nascita di un Network collaborativo tra i musei
denominato “Playful Invention and Exploration (PIE) Network”, mentre l’Università di
Alicante (Spagna) col progetto TEDDi (EDucatión, Desarrollo, Innovación) ha offerto alle
scuole della provincia laboratori in cui l’obiettivo trasversale era quello dell’integrazione
delle tecnologie in ogni area curriculare. Le proposte didattiche di robotica erano finalizzate
alle discipline espressive ed artistiche. Il sito – www.teddi.ua.es - documenta su Internet
l’iniziativa svolta nel triennio 2000-2003.
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12
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9
13
v. Marcianò G., Linguaggi robotici per la scuola ovvero come perseguire un corretto
sviluppo di abilità logiche e linguistiche nel laboratorio di robotica in Andronico A.,
Aymerich F., Fenu G., (a c.d.) Didamatica 06 – Atti. Cagliari, 2006.
14
in collaborazione con la prof.sa Barbara G. Demo, del Dipartimento di Informatica della
Facoltà SMFN dell’Università di Torino v. http://www.di.unito.it/
15
Si tratta di due Circoli didattici (Beinasco e Settimo Torinese) e di una Scuola media (Peyron
Fermi di Torino)
16
I kit per la robotica hanno costi decisamente contenuti. Sono stati realizzati laboratori di
robotica per la scuola elementare e media con budget non superiori ai mille euro. E inoltre
non è necessario avere spazi appositi per l’allestimento: di norma si opera nella stessa aula
della classe, solo spostando qualche banco.
17
rilevazioni e osservazioni sono in corso, ma già dimostrano la sostanziale differenza tra classi
di una stessa scuola esposte o meno alle attività laboratoriali imperniate sul tema della
robotica. Lo studio sarà concluso nel corso del prossimo a..s. e pubblicato in chiusura del
progetto dell’IRRE Piemonte.
18
proprio in questi giorni è stato distribuito un volume a cura di M. Baldi “Il costruzionismo
pedagogico di S. Papert – LOGO. MICROMONDI E MICROROBOTICA” (Centro
Intermedia, Cava de’ Tirreni (SA), febbraio 2007) in cui sono raccolti testi di Papert e casi di
studio stranieri e italiani che testimoniano lo stretto raccordo tra la teoria pedagogica e le
buone pratiche laddove la “Filosofia del LOGO” acquisisce concretezza.
SITOGRAFIA
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- http://www5.indire.it:8080/set/microrobotica il progetto (concluso) SET 2000
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“Costruiamo un robot” a cura del C.N.R. Istituto per le Tecnologie Didattiche di Genova,
Politecnico di Milano - Dipartimento di Elettronica e Informazione, Università degli Studi di
Milano Bicocca - Dipartimento di Epistemologia ed Ermeneutica della Formazione, IRRE
Lombardia – Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci” Milano
cu
- http://robotica.irrepiemonte.it/ il progetto di ricerca e documentazione dell’ IRRE
Piemonte “Uso didattico della Robotica” – 2005/08
- http://www.highschoolmonaco.eu/ i progetti europei e d’Istituto relativi alla Robotica a
cui partecipa l’ITIS A. Monaco di Cosenza
bo
- http://www.itiomar.it/pubblica/omarobot.shtm il progetto in corso all’ITIS Omar di
Novara, articolato e integrato tra i diversi indirizzi dell’Istituto
ro
- http://www.baveno.net/scuola/robotica/scuola_robotica.htm il progetto in corso
nell’Istituto Comprensivo Fogazzaro di Baveno (VB), che conta quattro anni di vita e oggi
coinvolge 15 classi e 20 insegnanti
- http://www.scuolapeyronfermi.it/News/primoviaggio il progetto appena avviato nella
ww
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S.M.S. Peyron-Fermi di Torino, con l’impiego del nuovo robot della LEGO, l’NXT