La robotica può “salvare” l`economia mondiale, senza

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La robotica può “salvare” l`economia mondiale, senza
COMUNICATO STAMPA
L’analisi e lo scenario. Workshop promosso
dall’Ambasciata italiana alla Waseda University che
collabora da oltre 20 anni con la Scuola superiore
Sant’Anna di Pisa; i bioingegneri Paolo Dario, Maria
Chiara Carrozza, Cecilia Laschi, Nicola Vitiello tra i
promotori e i partecipanti
La robotica può “salvare”
l’economia mondiale, senza
“cancellare” posti di lavoro? A
Tokio il convegno bilaterale Italia
Giappone
Immagini scaricabili da http://we.tl/6amZxhczsX (file disponibile fino
all’8 dicembre)
PISA, 2 dicembre. “La robotica può ‘salvare’ l’economia mondiale?”, E’ la
domanda centrale per il workshop bilaterale Italia Giappone, ospitato a Tokio
dall’Università Waseda, promosso su iniziativa dell’Ambasciata Italiana in
Giappone, della Scuola Superiore Sant’Anna, di ST Microelectronics. La
delegazione italiana è composta da Paolo Dario, direttore dell’Istituto di
BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna; da Maria Chiara Carrozza,
docente in bioingegneria ed onorevole, già ex ministro dell’istruzione,
università e ricerca; da Cecilia Laschi, docente in bioingegneria; da Nicola
Vitiello, ricercatore, tutti della Scuola Superiore Sant’Anna. Con il gruppo
italiano anche Alessandro Cremonesi di ST Microelectronics e Marco Vivarelli
dell’Università Cattolica.
Il workshop rappresenta un appuntamento fisso da 15 anni e sancisce la
forte cooperazione, che ha raggiunto una durata superiore ai 20 anni, tra
l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università
Waseda. L’edizione 2015 si è posta l’obiettivo di affrontare tematiche
strategiche nel settore della robotica, discutendo sull’impatto che la robotica
(in particolare quella di servizio) può avere sull’economia, attraverso la
ricerca accademica, le start-up, le industrie.
Il tema è uno dei più sentiti e discussi a livello internazionale, dagli
economisti, come dai sociologi e dai ricercatori in robotica. La domanda è se
la robotica creerà o cancellerà posti di lavoro. La pervasiva distribuzione di
robot nella società come potrà cambiare la qualità della nostra vita? Sarà
possibile trasformare problematiche come l’invecchiamento della popolazione
in un’opportunità per ristrutturare il sistema di welfare rendendolo sostenibile,
proprio attraverso l’utilizzo di dispositivi robotici? Quale è il modello di
sviluppo da seguire? E quali sono gli aspetti di forza degli attuali modelli
economici e produttivi dell’Italia (dove da sempre l’automazione industriale, la
meccanica di precisione ed in generale la manifattura ad alto valore aggiunto
rappresentano un’eccellenza mondiale) e del Giappone (dove gli investimenti
pubblici nella robotica di servizio rivolti al mondo accademico e alle piccolemedie imprese sono ingenti e costanti ormai da almeno due decenni) per
giocare un ruolo chiave nel favorire la pervasiva diffusione di robot nella
società?
Questi sono soltanto alcuni inrerrogativi al centro della discussione che ha
visto protagonisti accademici – non soltanto per il settore della robotica ma
anche per quello dell’economia, per garantire una visione complementare e
obiettiva - e rappresentanti italiani e giapponesi del mondo delle imprese, in
particolare delle aziende start-up.
Proprio gli economisti italiani e giapponesi hanno analizzato nei loro interventi
il problema degli effetti che queste tecnologie e i prodotti che esse originano
potranno avere sulle economie. Le indicazioni prevalenti sono state nella
sostanza positive, suggerendo che l’introduzione massiccia della robotica
potrebbe non avere i temuti effetti indesiderati sull’occupazione, a patto che il
fenomeno sia compreso, anticipato e ben governato.
“Andremo progressivamente incontro - sottolinea Maria Chiara Carrozza, al
workshop nella doppia veste di onorevole e di ricercatrice - ad un utilizzo
sempre più massiccio di tecnologie robotiche e bioniche nella società,
nell’industria dei servizi e anche nel nostro corpo, con i sistemi impiantabili.
Questo è un evento positivo, alla stregua di quanto è accaduto con
l’introduzione degli smartphone. Ma dobbiamo e vogliamo essere nel pieno
controllo di queste tecnologie e di queste possibili applicazioni positive. I
robot, come ad esempio quelli indossabili, potranno assisterci in molte attività
di vita quotidiana sollevandoci da sforzi fisici e cognitivi, quando e se
necessario. Per esempio ci aiuteranno nel cammino, rendendo questo
compito meno faticoso e permettendoci così una maggiore attività fisica, che
ci aiuterà ad invecchiare meglio, con conseguenti minori costi per il sistema
sanitario-assistenziale”.
--Dott. Francesco Ceccarelli, giornalista
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