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VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA… VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO
…CHE IO PORTI LA SPERANZA! - Anno fraterno 2003/04
INTRODUZIONE
FEDE SPERANZA CARITA’: virtù teologali che caratterizzano il nostro essere cristiani
Fede,virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e
rivelato e che la Chiesa ci propone da credere,perché egli è la stessa verità.
Con la fede l’uomo si abbandona a Dio.
Il giusto vivrà mediante la fede(Rm 1,17)
Ma,la fede senza le opere è morta (Gc 2,26): se non si accompagna alla speranza e all’amore.
Siamo chiamati non solo a custodire la fede ma anche a darne testimonianza.
Il servizio e la testimonianza sono indispensabili per la salvezza (Mt 10,32-33)
SPERANZA, virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna
come nostra felicità.
Riponiamo la nostra fiducia in Cristo e non nelle nostre sole forze.
La virtù della speranza
- risponde al desiderio profondo di felicità che Dio ha posto nel cuore dell’uomo,
- assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica ordinandole per il
Regno di Dio
- salva dallo scoraggiamento
- sostiene in tutti i momenti di abbandono
- allarga i cuori
- preserva dall’egoismo
- conduce alla gioia della carità
La speranza si sviluppa nell’annuncio delle Beatitudini (si possono riprendere alcune schede
precedenti).
Dio ci custodisce nella speranza che non delude (Rm5,5)
E’ un arma che ci protegge nel combattimento della salvezza (1Ts5,8)
CARITÀ, virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa, per se stesso, per il
nostro prossimo e per noi stessi.
Gesù fa della carità il comandamento nuovo(Gv15,12)
Quadro impareggiabile della carità lo ha fatto s.Paolo nella 1 Cor13,4-7( da leggere!!!)
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Per riflettere insieme
- Che posto ha nella tua vita la speranza?
- E’ solo una forma di ottimismo o….altro?
- La trasmetti agli altri? Come?
CON FRANCESCO E CHIARA
In una delle preghiere forse più intense e sentite di Francesco, le lodi di Dio Altissimi, il
poverello d’Assisi fa una descrizione del Padre celeste; lo definisce altissimo, per qualificarlo
usa il termine BENE, UMILTA’, SICUREZZA etc. tutti termini astratti e quasi “staccati” dalla
dimensione umana. Nella parte conclusiva la preghiera però cambia…. “tu sei la nostra
speranza, tu sei la nostra fede, tu sei la nostra carità ….”.
Francesco inserisce il termine nostra che troveremo da qui sino alla fine della
preghiera.
Tra i tanti significati che potremmo dare all’uso del termine nostra con gli araldini potremmo
usare la chiave della quotidianità. La speranza, la fede (o più in generale fiducia) carità sono
dimensioni di Dio che possiamo sperimentare fisicamente.
Un primo lavoro, partendo dall’esperienza di Francesco che potremmo fare è quello della
ricerca, nella nostra vita, delle occasioni in cui abbiamo sperimentato queste tre virtù nella
nostra vita.
Ma da cosa possiamo capire la corrispondenza della nostra vita al desiderio di Dio. Anche i
caso ci viene in aiuto Francesco…. FF 62 …Manteniamoci dunque fedeli alle parole, alla vita, alla
dottrina e al santo Vangelo di colui che si è degnato di pregare per noi …
Forse uno degli episodi più significativi nell’esperienza di Francesco in tema di fede e quando,
in piena crisi spirituale chiese a Chiara ed a frate Silvestro di aiutarlo a capire se dovesse
vivere una vita nel secolo o in forma eremitica. Una scelta fondamentale. Ebbene il poverello
d’Assisi si affida a Chiara e Silvestro per la soluzione di questo dubbio.
FF 1845 dai fioretti “sia frate silvestro e sia suora chiara colle suore, che cristo avea
risposto e rivelato che la sua volontà si è che tu vada per lo mondo a predicare”.
LA SPERANZA. Forse la virtù più “laica” e più umana. Sperare è infatti un sentimento extra
religioso.
Con i nostri ragazzi quindi potremmo quindi cercare di vedere, sempre facendo riferimento al
quotidiano di ciascuno, quando speriamo umanamente e quando secondo Dio.
Francesco, giovane di assisi, spera di diventare cavaliere. Magari i nostri araldini sperano di
diventare un forte calciatore, un medico, o magari solamente di andare bene a scuola. Ma
queste forme di speranza sono vicine alla speranza del Francesco maturo? Anche in questo
caso prendiamo in mano le fonti ed andiamo a cercare, con gli araldini, magari usando la prima
vita del Celano, la più federe alla vita storica di Francesco, i momenti dove il giovane spera
come i nostri araldini, quindi passiamo al testamento, alla morte di Francesco, dove la
speranza lascia posto alla certezza di esser vicini a Dio, anche nei momenti estremi.
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In questo caso, anche se i ragazzi sono “piccoli”, suggerirei di prendere in mano le fonti, o
riduzioni per ragazzi, vista l’immediatezza dell’argomento…
LA CARITÀ. Sarebbe impossibile, o quantomeno arduo, affrontare in maniera compiuta ed
esauriente questa virtù. Sempre usando lo stesso approccio sperimentato nei due casi
precedenti, prenderei in esame le esperienze concrete nella vita di Francesco in cui si
sperimenta la carità degli uomini e di Dio.
Uno degli episodi più simpatici e accessibili che permettono di mettere in evidenza entrambi i
volti della Crità è l’episodio dei ladroni di Monte Casale (FF 1646 - 1858).
La carità qui è sia del cuore, nel desiderio e nella capacità di accogliere l’altro, sia umana, con
il semplice dono sincero di aiuto. Le due dimensioni non possono essere divise ed in questa
chiave dovremmo lavorare con gli Araldini, vedendo quando ogni giorno fanno carità, con la c
minuscola, ovvero danno qualcosa, e quando di donano, sono CARTA’, la carità del bacio del
lebbroso, del dono di se, tutte dimensioni che non dobbiamo far percepire ai ragazzi come
distanti, ma come accessibili, alla portata di tutti, come obiettivi da vivere umilmente ogni
giorno.
LA SPERANZA IN ATTIVITÀ
Introduzione
Prima di proporre ai bambini delle attività e dei giochi sulla Speranza, soffermiamoci
un attimo su questa virtù e cerchiamo di capire il più possibile noi…non è facile spiegare ai
piccoli e trasformare in “gioco” un argomento, soprattutto se non lo si conosce e non lo si vive.
Ecco quindi una breve introduzione da leggere, meditare, accompagnare anche dalla lettura di
brani e dalla condivisione della propria esperienza. Dopo aver un pochino affrontato il discorso
tra gli animatori, si potrà passare alla parte più difficile: trasmettere il più possibile e in
modo ludico il tutto ai nostri piccoli.
Al disegno che Dio ha su ciascuno, l’uomo risponde con la fede. Questa fiducia la
ritroviamo in tanti personaggi della Bibbia, prima di tutto in Abramo, poi in Maria e nei
discepoli. Troviamo questa fede anche in tanti “discepoli” di oggi: Madre Teresa di Calcutta,
don Tonino Bello, don Benzi ecc. Anche noi come discepoli siamo chiamati a rispondere con la
fede che non è solo parole ma anche pratica, opere di amore verso il prossimo. La fede e la
carità sono quindi strettamente legate, come leggiamo in San Paolo (1 Cor12, 3).
Ma cosa significa credere oggi? Significa credere che la parola di alcuni uomini non
viene da loro ma da Dio (1 Tes 2,13) quindi la parola del Papa, dei Vescovi e di chi cerca di
servire Dio e la Chiesa; significa credere a Gesù, la luce che è venuta a illuminare le tenebre
nel mondo (Gv1); significa credere alla Parola di Dio e quindi al Vangelo (Atti 15, 7; 1 Cor 15, 2;
Atti 2,41; Rm 10, 17; 1 Pt 2,8); significa infine abbandonare gli idoli cioè tutto ciò che si
sostituisce a Dio e ci allontana da Lui. Chi ha fede, dice S. Paolo, è certo “dell’amore di Dio
manifestato in Gesù Cristo” (Rm 5, 1-11) ed è già risuscitato (Gv 11,25s), cammina nella luce
(Gv 12,46) e possiede la vita eterna (Gv 3,16; 6,47).
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La fede e la carità sono però legate anche alla SPERANZA. La speranza è il perno tra
fede e carità. Con Abramo inizia la storia della speranza: Dio dà ad Abramo una speranza e
cioè quella che potrà un giorno avere una terra e una posterità (Gen 12,15). Con Gesù questa
speranza si rafforza: chi crede in Critsto Gesù ha scritto dentro di sé il desiderio di infinito,
di vita eterna e di felicità ed è questa la speranza a cui siamo chiamati, grazie alla sconfitta
della morte da parte di Gesù. Chi crede ha già questa vita eterna perché inizia sulla terra un
rapporto con Dio. Gesù porta un messaggio di consolazione e di speranza proprio a chi nel
“mondo” viene definito come disperato, l’ultimo, il più povero (Mt 5,5; 9,2.22; 11,28). Gesù
viene a portare speranza nelle situazioni dove sembra non esserci nessuna speranza. Sperare
e credere non sono però due cose semplici, possibili solo con le nostre forze: è sperare in
Cristo la vera via, da soli non ce la facciamo; è riconoscere i suoi doni e non impossessarcene,
essendo pure disposti come Abramo a sacrificare ciò che abbiamo di più importante
riconoscendo tutto di Dio.
Tutto questo porta ad avere occhi nuovi sulla realtà. La speranza è una virtù, cioè una
maniera di vivere e di vedere sotto un’altra luce (quella di Dio e di Cristo) i fatti della propria
vita. La speranza aiuta e rafforza le fede; la fede d’altra parte aiuta a perseverare e attiva
l’amore, la carità, il portare speranza agli altri.
ATTIVITA’
La proposta che vi facciamo è quella di presentare l’argomento FEDE-SPERANZA
partendo dalla storia di un personaggio biblico: ABRAMO. Un animatore può impersonare
questo personaggio e raccontare la sua storia in tre puntate.
1° INCONTRO
In questo primo incontro chi interpreta Abramo vestito adeguatamente, racconta la
prima fase della sua vita e il nucleo centrale è che IL SIGNORE CHIEDE AD ABRAMO DI
ANDAR VIA DAL SUO PAESE (Gen 12, 1-5). L’obiettivo è quello di mettere in evidenza la
fede di Abramo, la sua fiducia in Dio. È importante caratterizzare il personaggio: l’età, il suo
nome, il fatto che non ha figli, la moglie ecc.
Dopo si passa al gioco.
GIOCO: LA PARTENZA DI ABRAM
Si dividono i bambini in 2 o più squadre. Scopo del gioco è organizzare la carovana di Abramo e
partire per una terra lontana portando tutto il necessario. Gli animatori avranno prima
preparato una lunga lista piena di cose. Le squadre hanno 15 minuti per leggere cosa c’è scritto
e decidere tra queste cose ciò che portare (potete dare un limite di cose oppure far scegliere
a loro quante, l’importante è che vadano ad individuare ciò che è necessario e ciò che c’era a
quel tempo, per questo è divertente mettere nella lista cose tipo, TV, telefonino ecc.). Allo
scadere del tempo si controlla ciò che ciascuna sq. ha scelto e si discute con loro le
motivazioni per le quali hanno portato qualche cosa piuttosto che un'altra e si assegnano i
punti (+1 se è una cosa utili; 0 se è inutile; -1 se non è dell’epoca). Finita questa prima fase,
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ogni sq. dovrà materialmente organizzarsi per emigrare, tutti i bambini saranno ciascuno un
gregge guidato da un pastore. Tenendosi tutti per mano dovranno attraversare un percorso (il
deserto impervio) e raggiungere il paese di fronte. Chi arriva primo ha vinto. Si può complicare
il gioco facendo bendare il gregge e tenendo solo il pastore senza benda e sarà lui a guidare gli
altri al punto dove finisce il percorso.
Materiale: liste con ciò che devono scegliere da portare; bende se si vuole; preparare un
percorso.
LAVORO DI GRUPPO: alla fine del gioco si può rappresentare Abramo che parte con tutta la
carovana. Ogni sq. può fare un pezzo di cartellone e poi si possono ritagliare i vari pezzi
(pecore, personaggi, carri ecc.) e attaccrli su un unico cartellone che rappresenterà la prima
scena della vita di Abramo.
2° INCONTRO
Si racconta brevemente come continua la storia sempre con un animatore che
impersona Abramo e si arriva a raccontare della Speranza che Dio da ad Abramo: avere un
figlio e quindi una discendenza, nonostante l’età avanzata. Si arriva così a raccontare della
nascita di Isacco (Gen 21, 1-7).
GIOCO: SARA ASPETTA UN FIGLIO
Si può introdurre anche un altro animatore che faccia Sara. Scopo del gioco è aiutare Sara ed
Abramo, ormai vecchi, ad occuparsi di questo figlio. Si formano 2 o più sq. ogni sq. ha una
bambola che rappresenta questo bambino. Ciascun componente a turno dovrà accudire a
Isacco. Parte il primo bambino di ogni sq., arriva alla prima tappa del percorso dove dovrà
lavare e rivestire Isacco (qui ci sarà una bacinella con dell’acqua e un asciugamano). Poi più
avanti va pettinato. Poi si va avanti nel percorso e qui c’è da dargli i cibo (una ciotola con un
cucchiaio e dovranno imboccarlo 10 volte). Ancora avanti dovranno addormentarlo, per cui lo
culleranno anche qui si conta fino a 10. A questo punto si corre indietro e si consegna il
neonato al secondo concorrente che dovrà rifare tutto da capo. Vince la sq. che per prima ha
fatto fare a tutti i partecipanti tutto il percorso. Ovviamente si possono far fare altre prove.
Materiale: 2 o più bambolotti, 2 o più bacinelle con l’acqua, asciugamani, vestitini per le
bambole o qualche cosa per coperta, pettini, piatti e cucchiai di carta.
3° INCONTRO
Continua la storia di Abramo. Dio ha dato ad Abramo Isacco che intanto cresce. Ad un
certo punto però vuole ricordagli che questo è un dono, non è un suo possesso, per cui glielo
richiede in dietro, vuole vedere se lo riconosce come dono. Abramo di FIDA di Dio e sta
consegnando Isacco, ma il Signore lo salva (Gen 22,1-19).
LAVORO: A questo punto si può fare prima l’attività alla quale poi riallacceremo il gioco. Ogni
bambino, dopo la storia e aver discusso insieme sull’argomento “dono”, dovrà scrivere su un
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foglio un dono che ha ricevuto (può essere un dono qualunque, da quello materiale a quello della
vita ecc.). L’importante è che ciascuno ne individui almeno 1. Si può farlo dire poi a turno o
tenerlo anonimo.
GIOCO: IL SACRIFICIO DEL DONO
Ci si divide in squadre. Ogni squadra dovrà portare da un punto ad un altro delle cose che
rappresentano dei pezzi di legno per preparare il fuoco del sacrificio (si possono usare dei
tubi di cartono, oppure dei giornali arrotolati che verranno ammucchiati tutti insieme). Uno
per volta ciascun bambino prende il pezzo di legno, e corre alla fine del tragitto e ammucchia
tutti i pezzi di legno. Quanto tutti i legnetti saranno finiti, le sq. andranno vicino al loro fuoco
e i bambini dovranno mettere sul finto fuoco i bigliettini da loro scritti prima. Quando tutti lo
avranno fatto si ferma il gioco. Vince la sq. che ha fatto il fuoco migliore e che ha trasportato
prima più legna di tutti.
Materiale: fogli di carta con doni scritti, rotoli di carta rappresentanti i legni.
4° INCONTRO
A questo punto si conclude il lavoro fatto più o meno in un mese proponendo un gioco
sulla speranza. Questo gioco ci introdurrà alle prime conclusioni sull’argomento speranza.
GIOCO: SPERANZA-DISPERAZIONE
Scopo del gioco è andare alla ricerca di indizi che ci permetteranno di completare un
cartellone con delle parti mancanti. Chi riuscirà a trovare più indizi avrà vinto. I bambini
giocano a sq. Ogni araldino avrà appiccicato sulla propria schiena o meglio sulla fronte il nome
di un animale (si possono fare del cartellini di cartoncino, spillarli con un elastico oppure si può
scrivere il nome con una matita per gli occhi). Il nome dell’animale serve perché quando 2
bambini si incontrano chi per primo fa il verso dell’altro vince e lo “sconfigge” e questo è
costretto a cedergli una punto vita. Ciascun bambino ne ha 3 in mano, finiti questi, dovrà
andare dai giudici di gara i quali gli faranno fare una prova e gli ridaranno delle vite. Il
cartellino non può essere coperto né con le mani, né con le braccia, né con i capelli. Ci si può
mettere però al muro, per terra, contro la testa di un compagno…oppure si scappa. Ciascun
bambino deve andare a cercare dei cartoncini che saranno stati sparsi o nascosti in giro dagli
animatori. Sopra ogni cartoncino ci saranno scritte delle cose di “speranza” o delle cose che
portano “disperazione”. Si dà un tempo nel quale svolgere il gioco. Alla fine del tempo si
fischia lo stop, ci si riunisce e si conta per ogni sq. quanti cartellini sono stati raccolti. Quelli
con sopra scritto qualche cosa che porta speranza valgono doppio (2 punti), gli altri 1 punto.
Vince la sq. che ha fatto più punti. Ogni sq. all’inizio sceglie una base, un angolo dove andrà a
riporre i cartoncini trovati; lì non si può essere attaccati e i componenti di altre sq. non
possono entrare.
Materiale: targhette con sopra scritti gli animali o una matita per gli occhi, cartoncini che
indicano le vite dei bambini, cartoncini da nascondere con sopra scritte cose che danno
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speranza (pace, gioia, amore, bambini, natura…) e cose che invece portano disperazione
(guerra, pianto, inquinamento ecc.).
LAVORO: finito il gioco si andrà a completare i cartelloni che si erano presentati all’inizio.
Sopra questi cartelloni magari ci possono essere disegnati 2 personaggi: uno triste, afflitto,
disperato; l’altro allegro, pieno di speranza. Ognuno ha sopra la propria testa un grosso
fumetto vuoto. Questo fumetto a questo punto verrà riempito con le scritte che i bambini
hanno trovato e che andranno loro stessi ad attaccare. Se c’è tempo si può chiedere a loro
altre cose da inserire e da scrivere.
5° INCONTRO
In questo incontro si può proseguire il discorso iniziato la volta prima sulla speranza
come contrario di disperazione. Si può lavorare sui colori.
GIOCO: I COLORI DELLA SPERANZA
Ci sono dei colori allegri, belli, luminosi che ci danno speranza, altri invece che ci ricordano
cose brutte. Scopo del gioco è sconfiggere gli uomini neri che rappresentano la disperazione.
Gli animatori saranno tutti gli uomini neri, sarebbe meglio essere proprio vestiti di nero,
magari facendosi con delle buste di plastica dei mantelli neri e poi dipingendosi la faccia.
Questi uomini neri vogliono oscurare la terra e per questo spargono il loro grigiore su tutti. I
bambini per combatterli hanno invece i colori allegri: ogni sq. avrà un colore (giallo, rosso,
celeste, verde ecc.). Ciascun bambino avrà in mano dei pezzi di strisce colorate e con dello
scotch di carta, dovrà cercare di attaccare queste strisce colorate addosso agli uomini neri.
Gli animatori possono ovviamente scappare (non rendete però la vita dei bambini troppo
difficile, ogni tanto fatevi attaccare dei pezzi colorati). Alla fine di un tempo stabilito di
fischia lo stop e si vanno a contare i pezzi di ogni colore rimasti attaccati addosso agli uomini
neri. Vince la sq. di coloro che hanno attaccato il maggior numero di pezzi.
Materiale: strisce di carta crespa di colore diverso; scotch di carta; buste nere
dell’immondizia.
LAVORO: dopo il gioco si può utilizzare la tecnica del collage per realizzare un bel
mappamondo tutto colorato. Questo mappamondo può essere fatto o su un cartellone
utilizzando ritagli di giornali o pezzi di carta molto colorati oppure utilizzando la tecnica della
carta pesta. I bambini possono lavorare a gruppi. Ogni gruppo dovrà avere un palloncino di
quelli grandi che rimangono tondi. Si gonfia il palloncino. Poi si fanno delle strisce di carta di
giornale (o si usa la carta igienica). Si passano le strisce nell’acqua e si appoggiano sul
palloncino e si spennella con la colla vinilica. Si copre tutto il pallone con più strati. A questo
punto si lascia ad asciugare. La settimana successiva si dipinge questo mondo con tutti colori
diversi e vivaci. Anche in questo caso o si usano le tempere, oppure si può incollare tutti pezzi
di carta ritagliata dai giornali. Infine si bica il palloncino, lo si appende ad un filo o ad un
elastico e si possono fa scendere tutti dal soffitto.
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Come al solito è molto importante dare valore e rilevanza ai simboli. I bambini capiscono
meglio se facciamo vivere loro le cose: la manipolazione e l’esperienza sono alla base del loro
vissuto…e interiorizzano meglio così rispetto al sentire tante prediche. Quindi tutto ciò che
fanno (cartelloni, lavoretti ecc.) sono cose importanti che vanno fatte vedere o appendendole
nella sala delle riunioni o magari portandole come dono durante una messa. Anche l’esempio
degli animatori è importante: vi ricordate? Vale più ciò che faccio rispetto a ciò che dico!!
Buon lavoro a tutti.
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