L`esperienza di AVSI nel settore educativo. Focus sull`Africa 2013 -it

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L`esperienza di AVSI nel settore educativo. Focus sull`Africa 2013 -it
L’esperienza
di AVSI
nel settore
educativo.
Focus sull’Africa
L’educazione è una delle priorità maggiori della comunità internazionale ed è considerata un tema
trasversale: sanità, sviluppo sostenibile e occupazione sono profondamente connessi ad essa.
La sua definizione come diritto fondamentale di ogni bambino1 e l’identificazione di obiettivi comuni a favore
dell’educazione (MDGs, Education For All2), hanno permesso negli ultimi anni di raggiungere significativi
risultati nel mondo e così anche in Africa: ad esempio il tasso di iscrizione alla scuola primaria è cresciuto dal
58% (1999) al 76% (2010), e quello della scuola secondaria è raddoppiato passando da 20,8 milioni di studenti
a 43,7, nello stesso periodo.
L’Africa ha inoltre grandi potenzialità e moltissime risorse: 200 milioni di persone hanno un’età compresa tra
i 15 e i 24 anni e rappresentano oltre il 20% della popolazione; nel 2012 la crescita dei paesi dell’Africa SubSariana (SSA) è stata del 5,3%, e si prevede per la fine del 2013 una crescita del 5,6%; Ghana, Mozambico,
Nigeria, Rwanda ed Etiopia oltre ad essere tra i paesi più ricchi di risorse al mondo hanno avuto, nel 2011, una
crescita del 7%. Nel 2011 gli Investimenti Diretti Esteri sono aumentati del 5.5% rispetto all’anno precedente
(38 miliardi di dollari)3. Negli ultimi 30 anni la classe media africana è triplicata, superando i 310 milioni di
persone (34,3% della popolazione4).
Nonostante ciò, 31 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola primaria, e meno del 70% completa il
ciclo (2010/2011). Il 35% dei giovani non frequenta le scuole secondarie o alla formazione professionale; 163
milioni di adulti sono analfabeti; la maggior parte dei giovani vive in zone rurali e trova occupazione nel
settore agricolo, ma 3 su 5 non hanno lavoro5.
La sfida maggiore per migliorare l’educazione del contesto africano riguarda la qualità, particolarmente
urgente in una società che presenta alcuni caratteri specifici come:
1
Tra le altre: Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York, 10 dicembre 1948, art.
26; Convenzione sui Diritti dei bambini, risoluzione 44/25 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 20 Novembre
1989, art.29.
2
World Education Forum, Dakar, 26-28 Aprile 2000.
3
Africa’s future and the World Bank’s support to it. The World Bank, 2011.
4
African Development Bank. 2013
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Sub Saharan Africa 2012 Education for All Report. UNESCO.
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la struttura tradizionale della società e la sua capacità di educare le giovani generazioni sono
particolarmente fragili: le famiglie sono spesso colpite dall’ HIV/AIDS, l’interferenza della cultura
occidentale è particolarmente pressante, i processi di urbanizzazione e la dispersione della
popolazione dovuta alle condizioni di insicurezza incidono profondamente sulla tenuta dei nuclei
famigliari;
l’educazione, in famiglia come a scuola, è generalmente ridotta a mera acquisizione di
comportamenti, conoscenze, regole o valori, spesso in conflitto tra loro e di cui non viene spiegato il
significato. Questo non permette ai ragazzi di verificarne personalmente la bontà ed eventualmente
criticarli;
l’educazione viene concepita come un investimento per il futuro che però non ha nulla a che fare con
il presente.
Tale background culturale ha diverse conseguenze sui giovani:
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vi è il rischio che non sviluppino un’identità unitaria, crescendo divisi tra valori tradizionali e moderni
senza averli veramente compresi, comparati e interiorizzati;
generalmente viene richiesto loro di conformarsi a quanto gli viene trasmesso come regole e valori,
senza dargli la possibilità di cercare e far emergere la loro specifica identità e i loro desideri;
non danno ragione delle loro scelte, restando in balia dell’istinto, dei sentimenti o del potere;
non riconoscono il legame tra ciò che apprendono e ciò che vivono quotidianamente;
non sviluppano la loro libertà come capacità di perseguire ciò che corrisponde ai loro bisogni e alle
loro aspirazioni.
In questo contesto, che le politiche governative per l’accesso al sistema scolastico e l’educazione intesa come
“istruzione”, non sono sufficienti come catalizzatori dello sviluppo e per il miglioramento della qualità della
vita. Inoltre, è necessario superare l’architettura degli Obiettivi del Millennio ed EFA: l’agenda post 20156 sarà
focalizzata sulla sostenibilità e, dunque, la qualità diventerà l’aspetto cruciale degli sforzi internazionali anche
nel settore educativo. Vi è un’ampia discussione sulla definizione della qualità dell’educazione e sulle
modalità affinché ogni bambino possa usufruirne. Nell’esperienza di AVSI, l’educazione è esperienza di
scoperta della vita e del suo significato. Ossia “introduzione alla realtà totale7”, dove totale ha un duplice
significato: “lo sviluppo di tutte le strutture di un individuo fino alla loro realizzazione integrale” e, nello stesso
tempo, “l'affermazione di tutte le possibilità di connessione attiva di quelle strutture con tutta la realtà8”. In
questo modo l’educazione può diventare un’opportunità per far crescere i giovani come persone capaci di
scegliere e consapevoli dei propri desideri e potenzialità; altrimenti la sfida educativa rischia di fallire nel suo
intento di salvare la società da conformismo, violenza, epidemie e povertà.
Il coinvolgimento di tutti i soggetti legati alla vita di bambini e ragazzi è un elemento centrale: il bambino ha
infatti bisogno di adulti in grado di identificare i loro bisogni e accompagnarli. La famiglia è il luogo naturale di
appartenenza del bambino, dove, amato e accolto può essere educato a diventare adulto. Allo stesso modo le
famiglie sono legate in comunità, ciascuna delle quali racchiude valori e legami sociali. AVSI pone quindi
particolare attenzione anche all’educazione e alla formazione di adulti – genitori, tutori e insegnanti – che,
6
Sul dibattito riguardante l’agenda post 2015, si veda An Action Agenda for Sustainable Development. Report for the UN
Secretary-General. SDSN, 6 giugno 2013; A new global partnership: eradicate poverty and transform economies through
sustainable development. High-Level Panel of Eminent Persons Report, 30 maggio 2013.
7
Christus als Mittelpunkt religioser Erziehung J.A.Jungmann, S.J. Freiburg i.B. 1939, p. 20. Citato in Il rischio educativo, Lugi
Giussani, Rizzoli, Milano, 2005, p. 65.
8
Il rischio educativo, Luigi Giussani, Rizzoli Milano 2005, p. 66.
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più consapevoli del loro ruolo, sappiano responsabilmente accompagnare la crescita dei propri bambini e
ragazzi. Educare e formare tutti questi attori significa permettere al bambino, così come alla famiglia, di
accedere ai servizi, guadagnarsi da vivere e quindi dare un significativo apporto allo sviluppo sostenibile.
Infine, AVSI utilizza il Sostegno a Distanza come metodo non solo per permettere l’accesso alla scuola a
bambini particolarmente svantaggiati ma, soprattutto, per seguire i bambini uno ad uno attraverso la figura
del Social Worker. I piani del Sostegno a Distanza di AVSI sono infatti personalizzati e integrati. È quindi una
modalità di aiuto ai bambini vulnerabili incentrata su una visione olistica del bambino, e può essere così
utilizzata sia a scuola (educazione infantile, primaria e secondaria), sia per attività ricreative (educazione non
formale). Grazie all’ approccio integrato, gli operatori del sostegno a distanza tengono conto anche di tutte le
relazioni del bambino (famiglia, insegnanti, comunità) coinvolgendole attivamente nella sua educazione.
Questo aiuta anche i genitori o tutori e gli insegnanti ad avere maggiore consapevolezza del loro ruolo,
aumentando così il loro senso di responsabilità.
Educazione pre-scolare
L’esperienza di AVSI nell’educazione per l’infanzia mostra come un corretto percorso educativo debba
cominciare sin dalla nascita in quanto favorisce lo sviluppo del bambino dal punto di vista sociale, fisico,
psichico e delle abilità cognitive.
In Africa le comunità stanno ancora scoprendo il valore dell’educazione primaria e pre-scolare. Nonostante un
generale aumento dell’accesso al sistema scolastico l’Africa Sub-Sahariana è la regione con il tasso più basso
di iscrizione alla scuola per l’infanzia: il 17%9. Nei contesti urbani queste scuole sono sempre più diffuse, ma le
attività che spesso vengono svolte non sono adeguate alla crescita del bambino fino ai 5 anni: di fatto viene
insegnato loro a leggere e scrivere lasciando poco spazio al gioco, all’interazione o al movimento, rischiando
così di danneggiare il loro sviluppo psicomotorio e relazionale. Al fine di incentivare la diffusione
dell’educazione prescolare nelle zone rurali, non è però sufficiente costruire nuove strutture adatte ai
bambini di quell’età, ma è necessario sensibilizzare le comunità e le giovani famiglie sull’importanza di questo
tipo di educazione.
Il ruolo dei genitori e in particolare della madre è estremamente importante: per questo, nei progetti di AVSI,
rientrano sempre anche attività rivolte a loro, come la formazione – anche pratica – che li aiuta a
comprendere i diversi aspetti della cura dei bambini.
AVSI svolge progetti di educazione infantile in Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Sierra
Leone, Kenya e Uganda coinvolgendo circa 5.000 bambini.
In contesti di emergenza come la Repubblica Democratica del Congo, le attività di educazione
dell’infanzia hanno anche valenza di “child protection”, così come di incoraggiamento all’iscrizione
alla scuola primaria. AVSI ha aperto 17 Pre-Schooling Spaces frequentati da 1800 bambini nel 2012,
dove vengono coinvolte anche le comunità locali per assicurarne la sostenibilità.
In Rwanda, all’interno dei campi rifugiati congolesi AVSI collabora al rafforzamento degli Early
Childhood Development Centers prestando attenzione anche alla formazione degli adulti che
volontariamente si prendono cura dei bambini (oltre 1.800 nel 2012).
In Kenya AVSI sostiene la Little Prince Primary & Nursery School dove, dal 2008, vengono ospitati in
media 40 bambini in età pre-scolare.
In Sierra Leone nel 2012, 135 bambini hanno frequentato la Holy Family Pre-school di Mayenkineh.
9
Education For All Global Monitoring Report, 2012. pp. 37-57. UNESCO.
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A differenza di altri paesi Africani, in Nigeria la scuola dell’infanzia è diffusa, ma viene utilizzata come
preparazione a quella primaria a discapito di attività centrali per lo sviluppo psico-fisico del bambino
come il gioco e le attività motorie. Per questo, pur insegnando a leggere, scrivere, contare e parlare
inglese come richiesto dai curricula ministeriali, alla New Seed sostenuta da AVSI viene utilizzato un
metodo che predilige il gioco e il canto per i circa 200 bambini che la frequentano.
Scuola e Scolarizzazione
L’esperienza di AVSI nelle scuole primarie e secondarie in Africa è ampia. Oltre 20.000 bambini e ragazzi
vengono raggiunti ogni anno tra Burundi, Costa d’Avorio, Kenya, Mozambico, Nigeria, Rwanda, Sud Sudan,
Sierra Leone e Uganda.
Riabilitazione e costruzione di scuole e classi: Burundi, 140 nuove classi in 40 scuole tra il 2006 e il
2012; Sud Sudan, a Ikotos e Torit nello Stato Eastern Equatoria: 8 classi, due spazi dedicati allo studio
all’interno di due Life Skills Centers, servizi igienici in tre scuole primarie; Congo Brazaville,
riabilitazione di una scuola all’interno delle attività svolte in collaborazione con ENI.
Accesso alla scuola attraverso il sistema “cash transfer”: Repubblica Democratica del Congo, dal
2011, 204 scuole hanno beneficiato di tale iniziativa permettendo l’accesso a quasi 22.000 bambini.
Education Cluster: partecipazione di AVSI agli Education Cluster coordinati da UNICEF nella
Repubblica Democratica del Congo10 e in Sud Sudan11
Supporto alla gestione di scuole primarie e secondarie: Kenya (oltre 5.000 ragazzi); Uganda; Sierra
Leone e Nigeria.
Un esempio straordinario di sviluppo riguarda la Luigi Giussani High School a Kampala in Uganda,
voluta dalle madri sieropositive di bambini cresciuti nelle baraccopoli di Kireka e Naguru. Queste
donne, circa 2000, sono state aiutate ad affrontare la loro condizione dal Meeting Point
International12: hanno compreso di non essere definite dalla loro malattia e sono divenute
consapevoli del loro valore come essere umani. Così hanno cominciato a lavorare per poter dare un
futuro ai loro figli e ai bambini di Kampala. La scuola è stata inaugurata nel febbraio del 2012 e
ospita 500 ragazzi dai 12 ai 18 anni, 27 insegnanti, 12 classi, uffici e laboratori. Con l’ultimazione
della struttura potranno studiarvi 600 ragazzi. Questo esempio mostra bene come l’educazione
necessiti di un approccio olistico, che tenga conto di tutti i fattori e di tutti gli attori coinvolti in un
percorso educativo. Senza un’educazione rivolta a queste donne e volta a scoprire la loro dignità, non
sarebbe nato in loro il desiderio di educare i figli e quindi di costruite un luogo in cui questo potesse
accadere.
Alcuni esempi di perfomance positive delle scuole e degli studenti sostenute da AVSI:
La Little Prince Primary School, è frequentata dai bambini della baraccopoli di Kibera a Nairobi in
Kenya, che, attraverso un sistema di voucher (il programma di sostegno a distanza i cui sponsor sono
famiglie italiane) hanno performance molto superiori alla media nazionale, specie i bambini molto
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Dal 2007 al 2012 AVSI é stata Co-lead nel cluster provinciale in Nord Kivu.
Il ruolo di AVSI è di Focal Point per l’Easter Equatoria State, ossia di coordinamento tra tutti i partners (NGOs) coinvolti in
progetti educativi in Easter Equatoria e il Ministero dell’Educazione Sudanese. AVSI partecipa come leading NGO ai meeting di
coordinamento indetti dal Ministero oltre ad essere punto di raccordo con il Cluster Educazione a livello centrale/nazionale che si
occupa prevalentemente di emergenze.
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http://www.meetingpoint-int.org/
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vulnerabili: il 65% sono femmine e il tasso di abbandono è del 7%, contro la media nazionale del 35%.
Dal 2001 il 94% degli studenti è passato alle scuole secondarie.
Scuola secondaria Kardinal Otunga, Nairobi: le performance degli studenti sono valutate in
dodicesimi e oltre il 50% degli alunni di questa scuola ha risultati tra i 6/12 e i 12/12, contro il 12% di
media nazionale. La transizione all’Università coinvolge negli ultimi 3 anni oltre il 55% degli studenti,
contro il 12% di media nazionale.
Nel 2012, il 100% degli studenti della Holy Family Junior e Senior Secondary School in Freetown
(Sierra Leone) ha superato il National Primary School Examination e il Basic Education Cercificated
Examination.
Attraverso il programma OVC (Orphans and Vulnerable Children) AVSI ha sostenuto direttamente
l’educazione di più di 14.000 bambini in Uganda, Rwanda, Kenya e Costa d’Avorio, coinvolgendo
anche le loro famiglie e comunità. AVSI ha deciso di rinominare il progetto “Our Valuable Children/I
nostri bambini di valore” per affermare sin dal titolo l’approccio metodologico utilizzato da AVSI:
accompagnare il bambino lungo il suo cammino di crescita e aiutarlo a realizzare al meglio il suo
potenziale. L’attenzione ad ognuno di loro grazie al lavoro dei Social Workers e il coinvolgimento
delle famiglie, ha permesso di raggiungere risultati positivi e importanti: in generale il tasso di
permanenza degli studenti nelle scuole ha raggiunto il 90%; in Costa d’Avorio, nel 2012, AVSI ha
raggiunto oltre 7.000 bambini: al termine dell’anno scolastico l’85% di loro è passato al livello
successivo.
Come spiegato nell’introduzione del documento, il Sostegno a Distanza (SAD) è utilizzato come strumento per
l‘accesso alla scuola e per migliorare la qualità dell’educazione. Il SAD funziona come un voucher per iscrivere
il bambino alla scuola, dando così la possibilità ai genitori di scegliere riguardo all’educazione dei loro figli,
pagare le tasse scolastiche e acquistare i materiali necessari.
Questo strumento ha una caratteristica distintiva: l’accompagnamento educativo da parte dei Social Workers
che garantisce, insieme agli aiuti materiali, la presenza di adulti che seguono uno ad uno i bambini nel loro
percorso scolastico.
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Il Social Worker, attraverso le relazioni che instaura con il bambino, la famiglia e la scuola acquisisce una
profonda conoscenza delle necessità e delle potenzialità del bambino ma anche del contesto in cui vive:
grazie alle relazioni di fiducia instaurate con gli insegnanti e tra questi e la famiglia, permette di creare
un ambiente scolastico più attento al singolo bambino con le sue specifiche caratteristiche ed esigenze;
il lavoro che svolge con la famiglia è l’elemento di sostenibilità più forte dei progetti di sostegno a
distanza: coinvolge i genitori nell’identificazione dei bisogni dei figli e delle soluzioni, e li aiuta a
responsabilizzarsi nel loro compito di educatori;
la formazione continua dei social worker migliora la qualità del loro servizio, l’efficacia, la
consapevolezza del loro ruolo. Oltre ad organizzare regolari corsi di formazione, AVSI propone un
lavoro sistematico di equipe, professionalizzando il personale.
Laddove AVSI ha un’ attenzione speciale al rapporto tra social worker e insegnanti, con momenti di
scambio di informazioni e confronto sui bambini, le loro famiglie e l’ambiente nel quale vivono, tutti i
soggetti coinvolti con il bambino condividono una conoscenza approfondita della sua storia.
questo porta a personalizzare l’approccio al bambino, anche, ad esempio, nello svolgimento dei compiti
durante le ore pomeridiane.
Nel 2012 AVSI ha sostenuto a distanza 16.550 bambini in 12 paesi africani: Uganda, 4.600; Kenya 2.350;
Rwanda, 2.200; Burundi, 1.300; Repubblica Democratica del Congo, 1.300; Nigeria, 1.250; Mozambico,
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1.250; Sierra Leone, 900; Sud Sudan, 450; Costa d’Avorio, 450; Etiopia, 200; Angola, 300.
I dati sotto riportati sono esempi di performance scolastiche positive di bambini seguiti da questo
programma:
Tasso di abbandono scolastico:
Kenya: il tasso è del 3,6% tra i bambini seguiti con il SAD nelle scuole primarie , contro il 38,47% del
paese;
Rwanda: tra l’1,64% (2010) e l’1,88 (2012) per i bambini del SAD che frequentano le scuole primarie,
contro l’11,5 % nel paese (2010);
Burundi: sviluppando i punti metodologici descritti sopra, si è passati da un tasso di abbandono del
6,08% nel 2010 al 4,5% nel 2012, mentre il tasso medio del paese è restato intorno al 6.5%;
Nigeria: il tasso di abbandono dei bambini del programma è del 4%, mentre nel paese, nel 2011, è
stato del 20,1%.
Passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria:
Kenya: il 72% dei bambini seguiti dai social worker ha fatto questo passaggio, ossia circa il 10% in
più della media nazionale (61,53%);
Rwanda nel 2011, il 54,79% dei bambini sostenuti da AVSI è passato dalla primaria alla
secondaria, dato superiore alla media nazionale che si aggira intorno al 26%.
Educazione e formazione professionale
Anche nei progetti di educazione al lavoro, AVSI utilizza un metodo attento alla globalità della persona e al
valore del lavoro come espressione della persona.
Agli studenti viene proposto un percorso di acquisizione di competenze professionali attraverso un metodo
deduttivo e pratico, combinando così la valorizzazione dei talenti e l’acquisizione di competenze necessarie al
mondo del lavoro, sia tecniche che umane.
Vi sono inoltre alcuni elementi fondamentali da prevedere nelle scuole professionalizzanti:
la presenza di un tutor che i ragazzi possono seguire;
il coinvolgimento delle imprese e degli artigiani dal concepimento della formazione, in modo da
strutturare una proposta appetibile anche per il mondo del lavoro;
life-skills: porre attenzione alla formazione sul comportamento professionale, l’igiene, la puntualità e
la valorizzare degli interessi dei ragazzi.
In Mozambico il tasso di disoccupazione è pari a circa il 17%. La città di Maputo costituisce una delle aree
più problematiche con il 48% dei giovani tra 15 e 24 anni che non lavorano o studiano. Proprio per
rispondere a questa situazione il progetto di AVSI, co-finanziato dall’Unione Europea, ha come obiettivo il
miglioramento delle possibilità di impiego di 3.000 giovani del Bairro di Chamanculo C, uno dei quartieri
periferici più disagiati della capitale, supportandone l’entrata nel mercato del lavoro attraverso una
formazione professionale ed umana.
In Nord Uganda il progetto EXCITE, finanziato dall’Unione Europea, è stato pensato per migliorare la
formazione professionale dei giovani e creare occupazione. I ragazzi coinvolti nel progetto vengono
accompagnati in un percorso di acquisizione di nuove competenze, ma anche di una rinnovata speranza
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dopo la guerra, così che possano essere protagonisti nel loro ambiente e avere una vita dignitosa.
L’acquisizione di conoscenze e competenze professionali permette ai giovani di implicarsi in attività
produttive e così migliorare la condizione finanziaria delle loro famiglie: questo ha un impatto
fondamentale nello sradicamento della povertà. Grazie a questo progetto nel 2012 oltre 400 ragazzi tra i
14 e i 18 anni hanno partecipato a corsi professionalizzanti; il 39% di questi sono ragazze e la percentuale
di’abbandono è molto bassa (4%). Nel 2012 ha mostrato che l’80% degli studenti ha trovato impiego dopo
il percorso di formazione. Questi risultati positivi sono possibili grazie al forte collegamento dei 6 istituti
coinvolti nel progetto con il mondo del lavoro: ad esempio sono stati siglati 30 accordi di apprendistato
con imprese private e 39 artigiani hanno offerto un periodo di formazione nelle loro fabbriche a 200
ragazzi.
In Kenya, AVSI sostiene il St. Kizito Technical Institute a Githurai, Nairobi, che forma circa 350 ragazzi
all’anno come elettricisti, falegnami, parrucchieri ed estetiste, operatori della ristorazione. All’interno
della baraccopoli di Kibera sempre a Nairobi, è stato costruito un altro St. Kizito Vocational Training
Institute, che accoglie un centinaio di ragazzi offrendo loro la possibilità di imparare un mestiere.
Nella Repubblica Democratica del Congo nel 2012, 552 ragazzi hanno ricevuto formazione professionale
associata a corsi di alfabetizzazione attraverso strutture e formatori identificati da AVSI.
Vengono svolti percorsi professionali anche in Rwanda e in Sud Sudan: nel primo caso con il
coinvolgimento di circa 1300 ragazzi in percorsi differenti: corsi professionali, supporto nella ricerca del
lavoro e tutoraggio, corsi di organizzazione e gestione aziendale. In Sud Sudan invece, dal 2007 sono attivi
a Ikotos e Torit i Life Skill Centers, creati per offrire formazione professionale a giovani ritornati in patria
dopo avere vissuto anni nei campi profughi a causa della guerra civile. In questi anni sono stati diplomati
ragazzi in sartoria, falegnameria e carpenteria ricevendo, alla fine del corso, la strumentazione adeguata
per cominciare una loro attività.
Educazione non formale
Le attività educative non formali spaziano da quelle ricreative come il teatro, i giochi, il disegno dove bambini
e ragazzi possono far emergere la loro creatività, fino allo sport, i momenti di sensibilizzazione e formazione
sulle buone pratiche igieniche, supporto all’attività scolastica e gruppi di discussione dove analizzare insieme
problematiche comuni e aiutarsi a rispondervi. Secondo il metodo di AVSI, l’educazione non formale fornisce
l’opportunità di accompagnare da vicino bambini e ragazzi nella loro crescita, sia all’interno del contesto
famigliare, sia come aiuto per affrontare il percorso scolastico.
In Kenya, Uganda, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Mozambico e Burundi, AVSI coinvolge circa 15.000 tra
bambini e ragazzi.
Formazione di insegnanti ed educatori
Al centro della qualità dell’educazione, vi è un processo di apprendimento efficace se l’acquisizione di
conoscenze, competenze e comportamenti non avviene in modo disorganizzato e frammentato, ma è inserita
in un percorso che ha come primo scopo una maggiore consapevolezza del significato della vita.
Questa concezione di qualità dell’educazione è particolarmente necessaria in Africa, dove, secondo la mentalità
e le pratiche comuni, genitori e insegnanti “riempiono” bambini e giovani di informazioni e dati,
assicurando così performance ed esiti predeterminati.
Anche il linguaggio utilizzato da molti insegnanti per descrivere il loro lavoro lo testimonia: “inculcare”
informazioni, “trasferire” conoscenze. Si evince quindi che i risultati attesi riguardano solo la superficie
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dell’apprendimento e non invece il miglioramento della qualità della vita e la creazione di condizioni per uno
sviluppo sostenibile.
Insegnanti ed educatori sono chiamati a riconoscere e trasmettere agli studenti che le materie trattate a scuola
possono essere utilizzate per affrontare meglio ogni aspetto e condizione della vita.
Affinché ciò sia possibile, è necessario che il maestro sia adeguatamente formato ma, soprattutto, che esso
stesso sia consapevole del suo valore come persona e del suo ruolo come insegnante o educatore. Per
questo AVSI propone loro attività di formazione basate sul manuale “Il rischio educativo”. I contenuti
proposti sono complementari ai curricula obbligatori che definiscono cosa insegnare e gli standard da seguire;
riguardano cioè il “come” insegnare, focalizzandosi sulla relazione tra docente e studente, e le motivazioni
per gli insegnanti.
Il Permanent Centre for Education (PCE) nato in Uganda nel 2002, fornisce corsi di formazione che
toccano svariati aspetti dell’educazione: dalla metodologia d’insegnamento, all’educazione al lavoro,
dal focus sulle professioni sanitarie, ai temi della pace e della riconciliazione e molti altri. Dall’anno
della sua fondazione al 2012 ha erogato oltre 400 corsi per 21.917 partecipanti in Uganda, Congo
Brazaville, Mozambico, Kenya, Nigeria, Burundi, Rwanda, Sud Sudan.
Anche in contesti di emergenza come i campi profughi di Dadaab in Kenya, dal 2009 AVSI ha formato
1.773 insegnanti di scuole primarie.
Repubblica Democratica del Congo: la formazione degli insegnanti avviene attraverso delle Equipe
Mobili di Formatori riuscendo così a raggiungere scuole situate anche zone particolarmente remote.
Nel 2012 sono stati così formati quasi 5000 tra insegnanti e direttori, oltre che, dal 2006, 16 ispettori
del Ministero dell’Educazione.
Burundi: quasi 300 tra insegnanti, direttori e ispettori e 60 consiglieri del Ministero dell’Educazione
sono stati formati utilizzando il modulo intitolato “Educare è introdurre alla realtà totale”. I consiglieri
hanno a loro volta formato oltre 600 insegnanti, direttori e ispettori.
La formazione di insegnanti, assistenti sociali ed altri tipologie di educatori ha come risultati: minore
assenteismo, riduzione dell’abbandono scolastico, aumento degli iscritti e miglioramento dell’apprendimento
da parte degli studenti così come del rapporto tra loro e gli insegnanti.13
Coinvolgimento di genitori e famiglie
Genitori: primi educatori
Grande attenzione viene data da AVSI al ruolo dei genitori, o tutori, la cui responsabilità educativa va ben
oltre il mero pagamento della retta scolastica e acquisto del materiale. Per questo, lo scopo principale della
formazione è di aumentare la consapevolezza dell’inestimabile valore del loro compito. La famiglia è, infatti,
la prima e principale realtà umana all’interno della quale ogni bambino deve poter fare un percorso di
crescita, accolto da adulti consapevoli del loro ruolo di guida.
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Il PCE sta implementando una valutazione scientifica della metodologia utilizzata su un campione di scuole primarie in contesti
rurali e urbani. I risultati della valutazione saranno pubblicati entro la fine del 2014.
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La famiglia, genitori o tutori, scelgono poi chi coinvolgere in questo percorso educativo per i figli, generando
una “comunità educativa”: AVSI sfida così la diffusa concezione di scuola come luogo a cui delegare
l’educazione dei figli, proponendo il coinvolgimento diretto dei genitori nelle attività scolastiche.
Sud Sudan: 300 genitori aiutano nell’organizzazione delle “giornate a porte aperte” di quattro scuole
primarie, e oltre 200 di loro hanno beneficiato di corsi di formazione.
Rwanda: nel 2012, quasi 3000 genitori hanno partecipato a corsi di formazione riguardanti il rapporto
con i figli, le pratiche igieniche, la sicurezza alimentare, fino all’organizzazione aziendale e gestione
finanziaria.
Uganda: il percorso sul “ruolo del genitore” proposto dal PCE viene seguito ogni anno da quasi 5.000
persone.
Kenya: circa 4.000 genitori hanno partecipato ad attività di accesso al microcredito; sensibilizzazione su
AIDS/HIV, igiene, corretta nutrizione, ruolo primario di educatori dei propri figli; corsi per l`avvio e il
consolidamento di piccole attività; attività ricreative; distribuzione cibo; percorsi di riconciliazione
familiare in caso di abusi o abbandono; sensibilizzazione sulla pratica dell’infibulazione delle bambine e
del lavoro minorile; creazione di orti urbani; aiuto all’inserimento lavorativo. La scuola Cardinal Otunga
a Nairobi coinvolge attivamente i genitori nel percorso scolastico che viene svolto con i loro figli.
Alfabetizzazione degli adulti
L’alfabetizzazione degli adulti permette loro di essere meno dipendenti, migliorare le relazioni sociali, avere un
rapporto più diretto con i figli e interagire sul loro percorso scolastico. L’alfabetizzazione ha ovviamente un
impatto positivo sulla gestione dell’economia domestica, permettendo così alla famiglia di vivere in modo più
sostenibile e ai genitori di occuparsi direttamente della cura dei figli e del pagamento per la loro istruzione.
Burundi: tra il 2006 e il 2012, circa 1000 persone hanno partecipato a corsi di alfabetizzazione;
Costa d’Avorio: AVSI ha formato oltre 400 genitori dei bambini coinvolti nel progetto OVC.
Questo tipo di attività viene svolta anche in Kenya e in Rwanda, in quest’ultimo caso sia all’interno
delle comunità locali dove AVSI opera, sia nei campi rifugiati congolesi.
Educazione in emergenza e in situazioni di conflitto
Nei contesti di emergenza e conflitto, i bambini hanno bisogno prima di tutto di adulti che li accolgano e li
guidino nella scoperta del loro innato valore come esseri umani.
L’esperienza di AVSI in Nord Uganda, Rwanda, Repubblica Democratica del Congo, nei campi profughi di
Dadaab in Kenya e in Sud Sudan, dimostra che l’educazione è anche il primo e più importante livello di
protezione. Seguendo questo approccio, il supporto psico-sociale diviene parte integrale dell’educazione
formale e non formale rivolta ai bambini vulnerabili.
Il suo scopo principale è ristabilire la percezione del valore della vita attraverso un lavoro sia
personale che comunitario. Il lavoro personale viene svolto da specialisti laddove necessario: una visione
olistica della persona fa in modo che vengano valorizzati i bisogni fondamentali del bambino, i desideri e i
rapporti fondativi. Il lavoro comunitario mira invece a rafforzare i legami interpersonali e valorizzare le
differenze andando oltre le tensioni presenti e ripristinando la fiducia specialmente all'interno del rapporto
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bambino-adulto14. Entrambi questi lavori si basano sulla valorizzazione della resilienza, cioè quella capacità di
adattamento alla realtà e alle situazioni più complesse, molto sviluppata soprattutto nei contesti più difficili.
La scuola stessa non è più solamente luogo di istruzione o rifugio, ma possibilità di incontro con adulti capaci
di guardarli, guidarli e proteggerli.
È importante evidenziare come AVSI operi, anche in contesti di emergenza o emergenza cronicizzata (come
nel caso dei campi rifugiati in Rwanda15 e Dadaab in Kenya16), cercando di focalizzare il suo intervento
sull’integrazione tra approccio psico-sociale (tipico nei contesti di emergenza) ed educazione.
AVSI svolge anche attività generalmente conosciute come “child protection”:
Uganda: nel 2012 sono stati raggiunti oltre 1000 bambini e circa 200 adulti tra educatori, genitori e
insegnanti.
Repubblica Democratica del Congo: nel 2010 AVSI ha cominciato l’esperienza dei Child Frindly
Spaces, ossia spazi all’interno dei quali si vuole rispondere a bisogni come protezione, benessere
psico-sociale ed educazione non formale anche attraverso il coinvolgimento della comunità locale
adeguatamente formata da AVSI. Dal 2010, 96.378 bambini vittime di abusi e altri tipi di violenze,
hanno beneficiato di questa attività.
Conclusioni
In base all’esperienza descritta, risulta evidente che le Organizzazioni della Società Civile, tra cui le ONG,
svolgono una funzione complementare all’azione dell’attore pubblico nella fornitura di servizi educativi per
il raggiungimento di un’educazione universale di qualità.
In particolare costruiscono l’ultimo miglio, cioè quel collegamento spesso mancante tra i servizi e la singola
persona, specialmente la più vulnerabile e lonta2na.
Pertanto, le alleanze tra pubblico e privato sociale che eroga servizi educativi di pubblica utilità,
rappresentano una scelte di efficienza ed efficacia. Naturalmente occorre introdurre sistemi di valutazione
che permettano la misurazione dei risultati.
Alcuni elementi del metodo utilizzato da AVSI sono centrali nello sviluppo di azioni e politiche educative
efficaci:
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•
Avere un approccio olistico verso il bambino, ossia educarlo tenendo presente di tutte le sue
relazioni, primarie e secondarie (famiglia e comunità), e dei suoi talenti;
Tradizione. L’eredità culturale all’interno della quale ogni bambino nasce, è il punto di partenza
dell’identità personale. La tradizione, infatti, è portatrice di una specifica visione della realtà che le
persone acquisiscono e che è necessario tener presente per sviluppare un percorso educativo
14
Sul metodo psico-sociale utilizzato da AVSI si veda: The helping process for vulnerable children. Training module for social
workers. Fondazione AVSI, 2011. Il bambino in situazioni di conflitto. Collana ITascabili, n. 1. Fondazione AVSI, 2001. Africa:
conflitti dimenticati e costruttori di pace. Collana ITascabili, n. 6. Fondazione AVSI , 2004. The value of life. AVSI Uganda, 2004.
Disponibili sul sito www.avsi.org all’interno della sezione “Pubblicazioni”.
15
Si veda la valutazione svolta da InfoAid: Child protection KAP Survey on Ruandan Refugee Camps. 2013.
16
Sull’esperienza nei campi profughi di Dadaab in Kenya sono disponibili sul sito www.avsi.org nella sezione “Documenti”: Impact
assessment report for certificate of primary teacher education; End of project report, Dadaab refugee teachers’ capacity building
on pedagogical skills and teaching professionalism.
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inclusivo. Risulta quindi centrale valorizzare la tradizione e aiutare il bambino a valutare se, quanto da
essa proposto come valori e comportamenti, è corrispondente a ciò che lui/lei desidera per la propria
vita.
Maestro. La presenza di adulti in grado di accompagnare i bambini nella scoperta della loro dignità, è
fondamentale anche per valorizzare e valutare adeguatamente la tradizione. La qualità
nell’educazione è strettamente legata alla figura di un maestro che non propone risposte predefinite
al bambino, ma si coinvolge con lui/lei in un percorso di crescita e di conoscenza della realtà. Per
questo è cruciale la loro formazione e che siano accompagnati alla scoperta del loro ruolo.
Libertà. Lo scopo ultimo dell’educazione è sviluppare la libertà dei bambini in modo tale che sappiano
riconoscere e scegliere ciò che più corrisponde ai loro desideri e necessità. Un percorso educativo
che oltrepassa il mero passaggio di informazioni, può essere proposto ma non imposto: ciò implica la
libera decisione dell’educando di seguire tale proposta o meno.
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