Guida breve / Italiano - Castello di Fosdinovo

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Guida breve / Italiano - Castello di Fosdinovo
tro del soffitto è riportato lo stemma degli Estensi di Ferrara (gens atestina), mentre ai lati trovasi l’Arma dei m.si Cavalli di Ravenna, a ricordare il matrimonio del m.se Alessandro
Torrigiani Malaspina con Maria Teresa Cavalli; quella dei m.si Guadagni di Firenze (unicorno
con croce d’oro in campo rosso), in ricordo del matrimonio del m.se Azzolino Malaspina con
Aurora Guadagni e lo stemma dei m.si Torrigiani di Firenze, imparentati con i Malaspina di
Fosdinovo e loro successori nel possesso del Castello.
Fu il marchese Filippo Torrigiani, senatore del regno, che sposò Cristina Malaspina, sorella di
quell’Alfonso, pronipote dell’ultimo Malaspina di Fosdinovo, al quale si devono i grandi lavori di ristrutturazione del castello nel XIX sec. in chiave neogotica, tipica del periodo romantico.
Sopra il quadro del 1759, raffigurante Aloisio Malaspina a cinque anni, vi è lo stemma dei
Malaspina con il motto:” sum mala spina bonis, sum bona spina malis”.
“SALA DEL TRABOCCHETTO”
Nella camera circolare, situata nella torre di mezzogiorno, detta in antico “torre dei tormenti”,
rimane la traccia di una botola al centro della stanza e ormai chiusa. Nel castello vi erano altri
due trabocchetti che si trovavano nel loggiato che dà sull’orto.
“PORTICO”
Sotto le arcate di un piccolo portico cinquecentesco, con pavimento a “spina di pesce” e con
colonna marmorea al centro, è custodita una caratteristica culla in ferro battuto, munita di
coperchio e lucchetto, atta a sventare eventuali rapimenti.
Questa ci ricorda un fatto avvenuto nel 1671. L’assassinio di Ippolito, marchese di Fosdinovo,
per mano del fratello Ferdinando. Si racconta che essi avessero avvelenato il fratello Pasquale
per succedergli nel Feudo e poi si accusassero l’un l’altro presso l’Imperatore. Fatto sta che
Ferdinando, insieme a trenta bravi, sparò al fratello da una finestra mentre questi rincasava
dopo la messa, ma a sua volta fu ucciso da un soldato di Ippolito mentre gridava “viva il marchese Ferdinando”. Alla vedova di Ippolito, la marchesa Cristina Pallavicino, furono subito
posti i “curatori ad ventrem” per verificare il sesso del nascituro che, se fosse stato femminile,
le avrebbe causato la perdita del Feudo. Ma fortunatamente nacque un maschio, Carlo
Agostino, e così poté continuare a governare il Feudo come tutrice del figlio. Per l’occasione
fece coniare una splendida moneta dove appare raffigurata con il figlio, per significare la continuità della casa Malaspina.
All’uscita sulla sinistra si può vedere una cella carceraria con panchine-giaciglio e le catene dei
prigionieri fissate agli anelli. Nell’angolo, vi è la botola per i servizi. Fra i reati puniti vi era quello per cui chi ingiuriava i genitori veniva chiuso nel fondo della torre per quindici giorni a pane
e acqua.
CASTELLO MALASPINA – FOSDINOVO (MASSA CARRARA)
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CASTELLO MALASPINA
La costruzione dell’imponente fortezza, innalzata a dominio e difesa del primitivo Castro di
Fosdinovo, ebbe inizio nella seconda metà del XII sec.: vennero scavati fossati, costruite mura,
torri in legno e muratura e, fra queste, la “torricella”, a protezione dell’accesso al Cassero dalla
parte di levante. A tale opera pose mano quel gruppo di signori detti “Nobili di Fosdinovo”,
che da tempo avevano imposta la loro autorità su quella popolazione.
Essi governarono per anni in unione ad un altro Gentilizio Feudale, quello dei Bianchi
D’Erberia, provenienti dall’antico Castello di Rubiera nella provincia di Reggio e già da tempo
padroni di numerose terre nella Lunigiana orientale. I nobili di Fosdinovo divennero feudatari
del Vescovo di Luni, ma, successivamente, dovettero riconoscere la supremazia malaspiniana
cedendo e vendendo liberamente, nell’anno 1340, le loro terre, i loro distretti e giurisdizioni a
Spinetta I Malaspina, detto il Grande. A lui si deve l’ulteriore ingrandimento e abbellimento
della Rocca e del paese che, a quell’epoca, ebbe il titolo di “Città Imperiale”.
Il Castello di Fosdinovo ha la pianta quadrangolare con tre torri rotonde orientate e un bastione semicircolare.
Quasi al centro della facciata che guarda il mare s’innalza un avamporto detto in antico lo
“spuntone”.
Fin al sec. XIX il castello era dotato di un ponte levatoio situato all’ingresso.
Sopra l’attuale portone, un bassorilievo in marmo raffigura un leone con il collo armato e la
testa di delfino (o drago?) dalle cui fauci fuoriesce lo Spino Fiorito.
Il primo cortile con la colonna marmorea romanica è detto “la piazza dei cannoni”, perché vi
erano collocate alcune artiglierie.
Attraverso le rampe di scale cordonate, da cui salivano un tempo a cavallo, si arriva al cortile centrale dove risalta il porticato rinascimentale con colonne in pietra. Sulla destra vi è una
vasca da bagno in marmo del XIX sec. e vari frammenti in marmo e pietra di stipiti, architravi, ecc.
Il castello subì gravi danni durante l’ultima guerra dovuti ai bombardamenti degli alleati che
stavano sfondando la “linea gotica”, ma ritrovò l’antico splendore dopo i restauri terminati dell’anno 1960 per iniziativa del marchese Carlo Filippo Torrigiani Malaspina, i cui eredi abitano
ancora oggi il castello nel periodo estivo.
“SALA D’INGRESSO”
Attraverso un portale in marmo cinquecentesco, ove lo stemma scalpellinato testimonia il temporaneo dominio dei giacobini, si entra nella sala d’ingresso.
Al centro della volta è riprodotto un grande stemma dei Malaspina avente per cimiero la testa
di un delfino che tiene in bocca lo Spino Fiorito
Nell’anno 1202 la famiglia famiglia Malaspina si divise in due parti: “ramo secco” e “ramo fio-
rito”. I primi ebbero i feudi sulla sponda destra del fiume Magra (Mulazzo, Tresana, Villafranca
ecc.), gli altri quelli sulla sinistra (Filattiera, Bagnone, Olivola, Fosdinovo, Massa ecc.).
La sala è arredata con mobili d’epoca e vi si trova una portantina del ‘700. Il quadro alla parete raffigura la leggenda sull’origine del nome dei Malaspina. L’iscrizione latina dice: “Accino
Marzio, figlio di Ilduino duca di Milano, uccise con una spina il re dei Franchi Teodoberto perché era entrato in Milano sotto l’aspetto di amico e con false promesse gli furono aperte le porte
ma poi uccise il duca e i cittadini. Allora Accino, giovane condottiero discendente dalla nobilissima stirpe del quarto re di Roma, Anco Marzio, volle vendicare il padre e, trovato il re tiranno mentre dormiva, lo trafisse alla gola con una grossa spina. Il re morente fu dilaniato dai cani
e all’improvviso esclamò: “ah, mala spina”! “Da ciò ebbe origine la celebre discendenza dei
Malaspina il cui motto dice “sum mala spina bonis, sum bona spina malis” (sono una spina pungente per i cattivi e una spina che non punge per i buoni). Molti scrittori riferiscono questo fatto
all’anno del Signore 547.
“SALA GRANDE”
La sala dei ricevimenti aveva affreschi rinascimentali, ma furono cancellati dal Governo Estense
per dimenticare la memoria dell’antico potere marchionale.
Gli affreschi attuali furono eseguiti nel 1882 dal pittore fiorentino Gaetano Bianchi e, riprendendo lo stile quattrocentesco, raffigurano vari episodi dei Malaspina del “ramo secco” e del
“ramo fiorito”.
Nella parete frontale campeggia Spinetta I a cavallo con il castello merlato di Fosdinovo sullo
sfondo.
Nella prima crociera del soffitto è riprodotto lo stemma dei Bianchi D’Erberia, al centro quello dei Malaspina e nella terza l’Arma degli Scaligeri di Verona, a ricordare l’aiuto e l’ospitalità
concessa a Spinetta Malaspina durante la sua lotta contro Castruccio Castracani, signore di
Lucca, il quale mirava a conquistare tutta la Lunigiana.
Il pavone di legno, nell’angolo della sala, faceva parte di un’antica giostra del XVIII sec.
“SALA DA PRANZO”
Camino in pietra serena con preziosi vasi farmaceutici del XVII sec. Nella vetrina sono esposte
alcune ceramiche di Montelupo del XVI e XVII sec. Il quadro raffigura il monumento funebre
del marchese Spinetta Malaspina eretto in una chiesa a Verona e ora al museo Victoria and
Albert di Londra (quadro del XVIII sec. restaurato), con l’iscrizione della sua vita di grande
condottiero e mecenate. Una porta vetrata conduce al prato erboso che ricopre il bastione semicircolare di settentrione dove si trova, disteso a terra, un orologio in marmo staccato dalla facciata della chiesa del Castello, ora distrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra.
SUL “CAMMINO DI RONDA”
Attraverso passaggi e scale interne, costruite nello spessore della facciata di levante del castello, si sale sul “cammino di ronda” tra il susseguirsi dei caratteristici merli ghibellini, da dove lo
sguardo del visitatore spazia su di uno splendido e vasto panorama che in un solo colpo d’occhio abbraccia il mare, il sinuoso corso del fiume Magra, il golfo di La Spezia, Portovenere, l’isola Palmaria, le Alpi Apuane ed in particolari giornate, nella chiara distesa del mare, la
Capraia, la Gorgona ed i monti della lontana Corsica.
“SALA DEL TRONO”
Drappo genovese in seta e velluto del XVI sec., recante al centro lo Spino Fiorito.
Forziere in legno rivestito di ferro e borchie del XVII sec. Baule del XV sec. in legno rivestito
di cuoio e borchie, appartenuto a Valentina Visconti moglie del duca Luigi D’Orleans.
Nella bacheca sono esposti il torchio ed il conio per battere moneta, alcuni “luigini” della zecca
di Fosdinovo, calchi per la cera lacca e sigilli dei Malaspina.
Il marchese Pasquale Malaspina, ottenne dall’imperatore Leopoldo I, nel 1666, il privilegio di
batter moneta in lega d’argento.
La zecca operò sicuramente sino al 1677. Per qualche anno vennero coniate anche monete
genovesi false che venivano spedite per mare a Genova e poi a Marsiglia.
Stampa del 1771 raffigurante il prospetto del castello ed il muraglione eretto a contrafforte del
lato orientale del maniero.
Due stemmi nella parete sinistra raffigurano:
– lo scudo partito in oro e nero con la banda orizzontale bianca al centro, stemma dei Vescovi
Conti di Luini tra cui Gabriele e Bernabò Malaspina.
– un’ala bianca, Arma degli Alighieri.
Agli angoli del soffitto è riportato lo stemma delle quattro famiglie obertenghe discendenti da
Oberto I (905-945), conte del Sacro Palazzo di Luni: un leone rampante, stemma degli antichi
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna; la scacchiera in rosso e argento dei marchesi Pallavicino; l’aquila dei Duchi D’Este e lo spino fiorito del Malaspina.
Al centro della volta è affrescato lo scudo sormontato dall’elmo avente per cimiero un busto di
leone alato con le iniziali M.M. del marchese Moroello Malaspina di Mulazzo.
“CAMERA DI DANTE ALIGHIERI”
Nella torre più antica di levante vi è la camera detta di Dante Alighieri, ove la leggenda vuole
fosse ospitato il poeta durante il suo pellegrinare attraverso la Lunigiana.
Nella nicchia della cameretta si trova un affresco del XIV sec. raffigurante la Resurrezione di
Cristo con, ai piedi, un Malaspina inginocchiato.
“CUCINA DELLE GUARDIE”
Scendendo dall’alto del camminamento, verso l’uscita, si trova una vecchia cucina nella torre di
mezzogiorno, con una parte del soffitto cinquecentesco annerito dal tempo e dal fumo.
Dalla veranda si scorge il borgo medievale di Fosdinovo, arroccato sul crinale del monte e un
tempo compreso entro la cinta muraria.
Le sale successive hanno la struttura e la volta quattrocentesca, che, rivestite un tempo di drappi e tendaggi, formavano il “Palazzo” dove abitava il marchese Carlo Emanuele Malaspina, ultimo feudatario di Fosdinovo. Egli governò fino al 1797, anno in cui si vide innalzare, nel castello, “L’Albero della Libertà”, adorno dello stemma della Repubblica Francese.
“SALA DELLE ARMI”
Fucili orientali del XVI sec. e archibugi del XIX sec. con baionetta
Palle da cannone, mazza ferrata, scudi, alabarde e armatura cinquecentesca.
“SALA VERDE”
Questo salotto, un tempo rivestito di arazzi, presenta sul soffitto disegni architettonici e, al centro, un’antilope in vetta ad un monte.
“SALA ROSSA”
Così denominata dal colore della vecchia decorazione a damasco, la sala ha sulla volta un leone
reggente l’arma del Malaspina a stendardo: fu Luigi IX, re di Francia, che concesse al marchese Corrado Malaspina il privilegio del leone bianco per le benemerenze acquisite al suo servizio durante la settima crociata (1254), mentre l’imperatore Federico II di Svevia aveva concesso di portare nello scudo l’aquila imperiale.
“CAMERA DUCALE”
Al salotto fa seguito la “camera ducale”, così denominata perché vi dormiva il duca di Modena
Francesco V quando, recandosi a Massa, passava da Fosdinovo.
Lo stesso duca, nel 1853, accordò la rocca per villeggiatura ai padri Gesuiti di Massa. Al cen-