Dizionari italiani di oggi - università degli studi del piemonte orientale

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Dizionari italiani di oggi - università degli studi del piemonte orientale
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Bollettino di italianistica
Rivista di critica, storia letteraria,
filologia e linguistica
n.s., anno IV, n. 2, 2007
Carocci editore
Università degli Studi
di Roma “La Sapienza”
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Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Dipartimento di Studi Filologici, Linguistici e Letterari
Dottorato di Ricerca in Studi Filologici, Linguistici e Letterari
Dottorato di Ricerca in Storia delle Scritture Femminili
Direttore
Alberto Asor Rosa
Comitato scientifico
Federico Albano Leoni, Zygmunt Barański, Francesca Bernardini, Stefano Carrai, Claudio
Colaiacomo, Tullio De Mauro, David Forgacs, Stefano Gensini, Guglielmo Gorni, Giorgio
Inglese, Gilles Pécout, Maria Emanuela Piemontese, Maria Serena Sapegno, Péter Sárközy, Luca
Serianni, Maria Antonietta Terzoli, Jean-Charles Vegliante, Ugo Vignuzzi, Marina Zancan
Segreteria di redazione
Sonia Gentili, Luca Marcozzi (responsabili); Raffaella Anconetani, Elisa Brilli, Fiammetta Cirilli,
Paolo Falzone, Chiara Ferrara, Francesca Ferrucci, Federico Gagliardi, Alessandro Giarrettino,
Manuela Lo Prejato, Giorgio Nisini, Annalisa Perrotta, Omerita Ranalli
Comitato di redazione
Isabella Chiari, Valeria Della Valle, Laura Di Nicola, Marinella Mascia Galateria, Sabine E.
Koesters Gensini, Aldo Mastropasqua, Claudia Micocci, Elisabetta Mondello, Matteo Motolese,
Rocco Paternostro, Giulia Ponsiglione, Lucinda Spera, Monica Cristina Storini, Myriam Trevisan
Redazione
Federico Appel, Paolo Cassi, Monica Cerroni, Sabina Ciminari, Giovanna De Angelis,
Mariagabriella di Giacomo, Floriana Di Ruzza, Giulio Goletti, Gabriella Macciocca, Nora Palmai,
Maria Antonietta Passarelli, Rita Plantera, Alessandra Rabitti, Valentina Russi
Segreteria tecnica
Velia Bernabei ([email protected])
Direzione e redazione
Via A. Cesalpino 14, 00185 Roma
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Fax: +39.06.44254211
e-mail: [email protected]
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 401 del 7 ottobre 2004
Direttore responsabile
Alberto Asor Rosa
Copyright © Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
II semestre 2007 - Finito di stampare nel dicembre 2007 presso la Litografia Varo, Pisa
ISBN 978-88-430-4475-7
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Indice
Il punto
La storia della lingua italiana, oggi
di Luca Serianni
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La lessicografia italiana, oggi
di Valeria Della Valle
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Saggi
Segmenti, riduzione e disambiguazione:
tentativo di un’analisi globale della morfologia italiana
di Sabine E. Koesters Gensini
31
Lessico, leggibilità e comprensibilità del linguaggio
politico-parlamentare*
di M. Emanuela Piemontese, Paola Villani
49
Rassegne
Gli studi sugli antichi volgari settentrionali
di Lorenzo Tomasin
71
Note e discussioni
La teoria delle parti del discorso nel III libro
delle Prose della volgar lingua
di Cecilia Gazzeri
87
“Che lingua fa?”. Testimonianze da “pordenonelegge.it”
di Manuela Lo Prejato
104
L’evento
Corpora e lessici di italiano parlato e scritto (CLIPS)
121
• Federico Albano Leoni, Un frammento di storia recente della ricerca (linguistica) italiana. Il corpus CLIPS, p. 122 • Alberto A. Sobrero, Il CLIP negli studi
sul parlato, p. 131 • Andrea Paoloni, Il corpus CLIPS e il Trattamento automatico delle lingue*, p. 140
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Letteratura in divenire
Apnee semantiche. Confronto delle due edizioni
del romanzo Branchie di Niccolò Ammaniti
di Alessia Scacchi
149
Nuovi media e nuove scritture: il blog letterario
di Valeria Iodice
170
Il mestiere dello scrittore
Qualcosa sullo scrivere
di Valeria Parrella
181
Archivio
Per le Occasioni: una lettera inedita
di Eugenio Montale ad Alfredo Gargiulo
di Matteo Motolese
183
Il male della banalità. Nuovi documenti
su Vitaliano Brancati e la censura
di Sonia Gentili
193
Recensioni
• C. Honess, “From Florence to the Heavenly City”: The Poetry of Citizenship
in Dante (Elisa Brilli), p. 225 • B. Carroli, Il giovane ben creato (Alessandro
Giarrettino), p. 230 • F. Angelini, Petrolini e le peripezie della macchietta
(Claudia Micocci), p. 235 • M. dell’Arco, Tutte le poesie romanesche. 1946-1995
(Francesca Ferrucci), p. 238 • R. Crovi, Vittorini cavalcava la tigre (Giorgio
Nisini), p. 244 • I. Chiari, Introduzione alla linguistica computazionale (Annibale Elia), p. 246 • Che fine fanno i neologismi?, a cura di G. Adamo, V. Della Valle (Manuela Lo Prejato), p. 248
Riassunti - Abstracts - Résumés
253
Profili degli autori
265
Nota redazionale
I saggi di questo numero contrassegnati nell’indice dall’asterisco rispettano l’uso
invalso negli studi linguistici di presentare la bibliografia secondo il modello anglosassone (Harvard style).
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La lessicografia italiana, oggi
di Valeria Della Valle
Nel 1992 concludevo un saggio sulla lessicografia italiana esprimendo l’auspicio di un’epoca più propizia e favorevole alla disciplina e alle sue realizzazioni.
Oggi, a distanza di quindici anni, colgo l’occasione non solo per aggiornare le
cose scritte allora, ma per abbozzare un profilo della situazione attuale. Voglio
ricordare che quelle pagine si chiudevano con queste parole:
Se dunque fino a non molti anni fa non era possibile far presagi sull’avvenire della
lessicografia italiana, o addirittura c’era il rischio di ipotizzare, accanto a una “grammatica assente”, un “vocabolario impossibile”, l’insieme delle opere [...] appena
messe in cantiere fanno sperare che la lessicografia italiana, superata la crisi, sia ormai in grado di restituirci contemporaneamente l’immagine di una società più omogenea socialmente e culturalmente, e di una lingua rappresentata per quello che è,
nelle sue varietà, nella sua mobilità, nel suo indissolubile legame col passato1.
Per fare il punto sulla situazione della lessicografia italiana contemporanea, riprenderò il racconto là dove l’avevo interrotto, a un paragrafo intitolato, non a
caso, Dai dizionari incompiuti ai dizionari di domani, per verificare che cosa è
cambiato rispetto alla situazione delineata allora.
Per quanto riguarda i dizionari storici, disponiamo finalmente, dal 2002, di
un compiuto e vastissimo repertorio, il Grande dizionario della lingua italiana2
(in sigla, GDLI), ideato e diretto, dal 1960, dal filologo romanzo Salvatore Battaglia e poi portato a termine da Giorgio Bàrberi Squarotti. Progettata con il proposito di rinnovare il Dizionario della lingua italiana di Tommaseo-Bellini, e
prevista inizialmente in soli quattro volumi, l’opera si è andata dilatando nel
tempo, fino a raggiungere i ventuno volumi. La mole complessiva del dizionario, e i tempi di pubblicazione (41 anni), hanno fatto sì che, nel corso del tempo, l’impostazione e i criteri iniziali siano cambiati. I primi volumi, infatti, forse per contrapporsi alla scarsa citazione di testi letterari moderni nel Tommaseo-Bellini, erano caratterizzati da uno spoglio abbondantissimo di testi letterari dell’Otto e del Novecento, attraverso una esemplificazione talvolta sovrab1. V. Della Valle, La lessicografia, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni, P.
Trifone, vol. I, I luoghi della codificazione, Einaudi, Torino 1993, p. 91.
2. Grande dizionario della lingua italiana, fondato da S. Battaglia, UTET, Torino 1961-2002.
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bondante anche per illustrare voci comuni, caratteristica che aveva attirato sull’intero repertorio, al suo apparire, qualche perplessità3 . Ma le scelte iniziali sono state modificate in corso d’opera, con un accoglimento nel lemmario di universi lessicali prima trascurati, e con una documentazione tratta non più solo
da fonti letterarie, ma da testi che riflettono le varie modalità dell’italiano scritto (quotidiani, rotocalchi, riviste femminili, manuali tecnico-scientifici, testi legislativi, saggi di critica letteraria, di linguistica, di filosofia, di architettura
ecc.). Non solo: il GDLI è anche contraddistinto dalla grande ricchezza nell’esemplificazione tratta da testi tradizionalmente trascurati dalla lessicografia,
appartenenti alla tradizione medievale non toscana, al Quattrocento, al Seicento, al Settecento. Nel corso del tempo l’opera ha subito, dunque, profondi cambiamenti, passando dal carattere iniziale di dizionario storico della lingua letteraria a dizionario storico dei vari aspetti e realizzazioni della lingua scritta.
Anche nei confronti dei forestierismi non adattati il netto rifiuto iniziale si è andato progressivamente attenuando. Per fare solo qualche esempio: ancora nell’VIII volume, pubblicato nel 1973, non erano registrate le voci leader e leitmotiv, mentre nel volume XXI, pubblicato nel 2002, compaiono le voci vegan e
walkman. Anche l’attenzione per le neoformazioni, prima scarsa, è aumentata,
come testimoniato, nell’ultimo volume, dalla presenza di totopremier (la voce
è attestata in un articolo di R. Mannheimer, “Corriere della Sera”, 3 luglio 1995)
e di weekendiere (in R. Roversi, “L’Espresso”, 8 novembre 1981). Del resto, basterebbe sfogliare l’indice degli autori citati per cogliere il diverso orientamento che ha ispirato le scelte redazionali degli ultimi volumi, nei quali si trovano
citazioni tratte non solo dalle opere di autori contemporanei di varia provenienza (tra gli altri, Niccolò Ammaniti, Natalia Aspesi, Massimo Cacciari, Carmen Covito, Gianni Clerici, Guido Ceronetti, Vincenzo Cerami, Giuseppe Caliceti, Umberto Eco, Dario Fo e Franca Rame, Dacia Maraini, Luigi Meneghello, Michele Mari, Claudio Magris, Maurizio Maggiani, Paolo Mosca, Piergiorgio Odifreddi, Francesco Orlando, Edoardo Sanguineti, Tiziano Scarpa, Sebastiano Vassalli, Pier Vittorio Tondelli, Antonio Tabucchi, David Maria Turoldo, Gianni Vattimo), ma anche da quelle meno prevedibili di Jovanotti e Helena Veléna.
Si può riallacciare a questa vocazione e all’interesse per la lingua letteraria
considerata in tutti i suoi aspetti anche un’opera varata recentemente (2007)
dalla stessa casa editrice, il Primo tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento, diretto da Tullio De Mauro, che raccoglie un corpus costituito dai testi di cento romanzi scritti tra il 1947 e il 2006 (i sessanta che hanno vinto il premio Strega più altri quaranta scelti tra quelli che vi hanno partecipato nel corso degli anni), trasposti su supporto elettronico, indicizzato e interrogabile attraverso le parole che vi compaiono, estraendo dai testi 94.254 lemmi registrati e ordinati alfabeticamente, accompagnati dai contesti. La costruzione del thesaurus ha consentito di individuare e includere nel lemmario molto materiale
3. G. Folena, recensione al primo volume del GDLI (A-BALB), in “Lingua Nostra”, XXII,
1961, p. 53.
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lessicale non rintracciabile nei dizionari, ma che in essi meriterebbe di trovare
ospitalità4 (una scelta di 105 voci di questo tipo, da abboccolato di Melania Mazzucco a schmarren di Natalia Ginzburg, è riportata nel volumetto che accompagna il DVD, seguita da un elenco di numerosissimi vocaboli più rari, provenienti dai dialetti o da aree marginali del lessico, che affiorano nella scrittura
letteraria recente). Cito quest’opera perché essa rappresenta un ulteriore passo avanti per verificare, attraverso i dati raccolti, che «non esiste più, nella nostra prosa, una lingua letteraria strutturata, un “letterariese”. Ciascun autore
adopera con grande libertà tutti i mezzi espressivi che il parlato che ci circonda gli mette a disposizione e che gli servono»5.
Nel settore dei dizionari storici rivolti, invece, solo all’italiano antico, occupa un posto di grande importanza il Glossario degli antichi volgari italiani di
Giorgio Colussi, pubblicato a Helsinki a partire dal 19836 (in sigla, GAVI). Si tratta di un’opera indispensabile per gli studiosi di questo settore, frutto di vastissimi spogli di testi scritti prima del 1321, anno della morte di Dante, opera estesa poi a comprendere tutto il Trecento, il Quattrocento e anche parte del Cinquecento. Per dare un’idea della vastità del lavoro, affidato per molti anni al
solo Colussi (al quale in tempi recenti si è affiancato Marco Berisso) basterà ricordare che sono stati pubblicati finora 32 volumi, comprendenti le voci relative a otto lettere dell’alfabeto (A, B, C, D, S, U, V, Z), e che la lettera A è stata rielaborata e ripubblicata, tra il 2002 e il 2004, in tredici volumi di circa quattrocento pagine ciascuno. Ma non sono i dati numerici a rendere il Glossario
un’opera unica nel suo genere, bensì il carattere di raccolta di voci tratte da
opere a stampa scritte nei volgari antichi, rinunciando a selezionare le attestazioni sulla base del loro valore letterario, e corredandole di commenti, informazioni etimologiche, rinvii bibliografici.
La grande tradizione che fa capo al Vocabolario della Crusca, interrotta dal
decreto del 1923 firmato da Giovanni Gentile, ha trovato una sorta di prosecuzione su basi totalmente nuove, a partire dal 1983, nel progetto dell’Opera del
vocabolario italiano (in sigla, OVI, Istituto del Consiglio nazionale delle ricerche), che si è assunta il compito di realizzare un grande dizionario storico, il Tesoro della lingua italiana delle origini 7 (in sigla, TLIO), limitatamente al periodo
che va dalle origini fino al 1375, anno della morte del Boccaccio. Il TLIO, diretto dal 1992 da Pietro Beltrami, è un vocabolario filologico fondato su uno spoglio esaustivo di testi non solo letterari e non solo toscani: dalla Commedia dantesca alle Rime del Petrarca, ai trattati scientifici, tecnici, ai volgarizzamenti, alle prediche, a testi scritti, oltre che in fiorentino, in altri volgari (pistoiese, sici4. Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento, a cura di T. De Mauro, UTET,
Fondazione Maria e Goffredo Bellonci onlus, Torino 2007, p. 19.
5. Cito da un’intervista di Francesco Erbani a Tullio De Mauro, pubblicata nella “Repubblica” del 26 giugno 2007, p. 57.
6. G. Colussi, Glossario degli antichi volgari italiani, Editoriale Umbra (distrib. PerugiaFoligno), Helsinki, 1983 ss.
7. Tesoro della lingua italiana delle origini, diretto da P. Beltrami, Opera del vocabolario
italiano, Firenze 1966 ss.
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liano, bergamasco, umbro ecc.). La grande novità, rispetto al Vocabolario della
Crusca, consiste proprio nel plurilinguismo sul quale si fonda la raccolta, che
prende in considerazione tutte le varietà dell’italiano antico. L’altro elemento
di assoluta innovazione del TLIO, rispetto alle varie imprese lessicografiche italiane, è rappresentato dall’informatizzazione del corpus: le voci preparate dalla redazione sono pubblicate periodicamente anche in un “Bollettino” cartaceo, ma la principale via per la loro consultazione è la rete Internet, che consente, quindi, un continuo aggiornamento, con incrementi e correzioni in corso d’opera (tutta la documentazione è disponibile in una banca dati collegandosi all’indirizzo www.vocabolario.org). Alla fine del 2007 le voci consultabili
sono già più di 18.000, e la conclusione dei lavori porterà alla lemmatizzazione
complessiva di circa 50.000 voci.
Nel settore dei dizionari storici, dunque, gli studiosi hanno ora a disposizione un vastissimo dizionario compiuto, e due opere in progress che riguardano
la lingua antica. Opere basate, sì, sulla lingua letteraria, ma con aperture nuove, rispetto al passato, in varie direzioni, e non più dominate dall’impostazione letteraria e toscanocentrica della nostra tradizione lessicografica8. Ad esse
vanno aggiunte, come strumenti indispensabili di consultazione, gli archivi
elettronici. Non mi soffermerò su questo tipo di raccolte (descritte, in questo
stesso fascicolo, nel contributo di Luca Serianni), limitandomi a osservare che,
con la loro realizzazione, si è avverato quanto preconizzato, nel 1987, da Giovanni Nencioni9, in un saggio nel quale, per la prima volta, si indicavano quelli che dovevano essere (e che sono poi diventati) i nuovi orientamenti della
prassi lessicografica. Secondo Nencioni, infatti, lo strumento che ha reso possibile una nuova lessicografia è stata proprio
la banca dei dati, cioè la costituzione di una memoria elettronica aperta e interrogabile. Questa memoria può essere di fatto vasta o ristretta, totale o parziale, anche
circoscritta a singoli generi o autori; e tuttavia non ha, di diritto, limiti quantitativi
e può accrescersi e modificarsi progressivamente. Viene così eliminata la selezione
imposta dalle proporzioni fisiche del dizionario tradizionale, e anche quella censoria in essa implicita, e superato è infine l’ordine alfabetico, reso inutile da un programma di reperimento e contrario alla manovrabilità e dinamicità del dizionario10.
8. Sulla nuova impostazione e concezione lessicografica, vale la pena di rileggere G. Nencioni, Il contributo italiano alla lessicografia europea, in L’italiano in Europa, a cura di V. Lo
Cascio, Le Monnier, Firenze 1990, p. 94: «In questa nuova lessicografia si è fatta strada l’idea
che la lingua nazionale non può essere costretta nel cerchio magico dell’uso letterario, che è
uso socialmente elitario, ma deve essere documentata nella sua integrità storica e sociale: dalle forme più antiche, e più rozze o alte, della scrittura, a quelle della comunicazione pratica,
anche colloquiale, ben registrabile con le tecniche odierne; dalle parole propriamente comuni a quelle che dalle aree specifiche della scienza e della tecnologia premono come non mai
sulla lingua comune contribuendo a tecnificarla e, in un certo senso, a internazionalizzarla».
9. G. Nencioni, Verso una nuova lessicografia, in “Studi di lessicografia italiana”, VII, 1985, pp. 519. Si veda ora, sul tema, il volume Nuovi media e lessicografia storica, Atti del colloquio in occasione del settantesimo compleanno di Pfister, a cura di W. Schweickard, Niemeyer, Tübingen 2006.
10. Nencioni, Verso una nuova lessicografia, cit., p. 12.
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Già allora Nencioni aveva individuato con lungimiranza la banca dati come il
mezzo che avrebbe reso possibile una nuova concezione dell’analisi lessicografica, «la quale sempre più apparirebbe non una bloccata e quindi incerta registrazione e archiviazione ma il più potente strumento di conoscenza della lingua»11.
Per quanto riguarda il settore della lessicografia etimologica, gli studiosi potevano ricorrere, fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, a pochi repertori, molto diversi per mole e impostazione (i primi dizionari etimologici veri e propri furono pubblicati in Italia solo nel secondo dopoguerra, a partire
dagli anni Cinquanta). Nonostante l’indubbia importanza dei cinque volumi
del Dizionario etimologico italiano12 (in sigla, DEI) pubblicato tra il 1950 e il 1957
dai glottologi Carlo Battisti e Giovanni Alessio, ancora oggi utile e non superato, una vera svolta nel campo della ricerca in questo campo è stata realizzata
con la pubblicazione di quello che è, attualmente, il repertorio più completo (e
accessibile anche ai non specialisti), il Dizionario etimologico della lingua italiana13 (in sigla, DELI), di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli. Pubblicato tra il 1979 e
il 1988, in cinque volumi, primo tra i dizionari etimologici, esso ricostruisce la
biografia di ogni voce registrata (circa 60.000 lemmi, corrispondenti a quelli registrati nell’edizione minore del Vocabolario della lingua italiana dello Zingarelli), fornendo la data di prima attestazione, l’etimologia prossima e remota, e
una serie di informazioni relative alla storia della parola, agli ambiti semantici
in cui ogni voce è nata e si è sviluppata, alla sua fortuna nella storia della nostra lingua, attraverso le attestazioni scritte. Il repertorio è il frutto di un vastissimo spoglio al quale i due autori hanno sottoposto testi di ogni tipo (dai testi
delle origini ai dizionari di neologismi, metodici, settoriali, bilingui, ai glossari,
fino alle riviste dell’Otto e del Novecento), con l’aggiunta di un commento e di
una bibliografia essenziale alla fine di ogni voce.
Nello stesso 1979 è stata avviata anche un’opera monumentale, il Lessico etimologico italiano14 (in sigla, LEI), diretto dal linguista svizzero Max Pfister (e, a
partire dal fascicolo 72° del 2002, condiretto da Wolfgang Schweickard), che si
ricollega all’illustre tradizione dei dizionari di linguistica romanza come il
Französisches etymologisches Wörterbuch di Walther von Wartburg, pubblicato a partire dal 1922. Il LEI è stato concepito con il proposito di illustrare il patrimonio lessicale attraverso la registrazione di tutte le attestazioni dell’italiano
e dei suoi dialetti, e proprio questa sua attenzione ai dialetti antichi e moderni
costituisce una delle novità più interessanti dell’opera15. Pubblicato in fascico11. Ivi, p. 19.
12. C. Battisti, G. Alessio, Dizionario etimologico italiano, Bàrbera, Firenze 1950-1957.
13. M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli, Bologna
1979-1988 (ripubblicato in una nuova edizione, dopo la morte di Paolo Zolli, in volume unico
con CD-ROM, con il titolo Il nuovo Etimologico, a cura di M. Cortelazzo e M. A. Cortelazzo,
Zanichelli, Bologna 1999).
14. Lessico etimologico italiano, diretto da M. Pfister (e, dal 2002, codiretto da Wolfgang
Schweickard), Reichert Verlag, Wiesbaden, 1979 ss.
15. Per la sua descrizione rinvio a M. Aprile, Le strutture del lessico etimologico italiano,
Mario Congedo Editore, Galatina 2004.
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li (88 finora, fino al lemma canalis), il LEI presenta ogni voce con una struttura
interna tripartita, contrassegnata da numeri romani, a seconda che si tratti di
vocaboli ereditari, di vocaboli dotti e semidotti, di prestiti e calchi da altre lingue. Se questa suddivisione, e la lemmatizzazione fatta in base agli etimi (ma
per fortuna è possibile rintracciare le forme anche attraverso gli indici delle forme italiane moderne, ordinate alfabeticamente), rende il repertorio consultabile solo da un pubblico di studiosi e specialisti, le attestazioni riportate, le dissertazioni sulla diffusione geografica e sulla cronologia della parola, seguite dall’indicazione della presenza della voce negli altri dizionari etimologici, rendono il repertorio uno strumento unico e straordinario per ricostruire la storia del
lessico italiano, anche se le sue vastissime dimensioni ne fanno prevedere la
conclusione, purtroppo per noi, fra moltissimi anni.
Se la lingua italiana è, dunque, finalmente descritta e in via di continua descrizione nel suo svolgimento diacronico, grazie ai più recenti dizionari storici
ed etimologici, anche la lingua d’uso è rappresentata oggi in modo compiuto
in due opere apparse entrambe alla fine del Novecento. La prima è il Vocabolario della lingua italiana16 (in sigla, VOLIT), il cui autore e direttore fu Aldo Duro, la seconda è il Grande dizionario italiano dell’uso17 (in sigla, GRADIT) ideato
e diretto da Tullio De Mauro. Mi riferisco congiuntamente alle due raccolte
perché le loro diverse caratteristiche e impostazioni ne fanno due strumenti
dissimili, ma in un certo senso complementari e solidali, da consultare – se si
vuole avere una rappresentazione completa della lingua italiana – in successione: il VOLIT ha ereditato la grande tradizione del Dizionario enciclopedico italiano dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, nel quale era stato realizzato, tra il
1955 e il 1961, un riuscito esperimento di fusione tra vocabolario ed enciclopedia. Questo originale innesto si è mantenuto nella nuova opera, che si presenta, per l’esaustività e l’ampiezza delle definizioni, come un’enciclopedia fondata sulla lingua. I cinque volumi della seconda edizione del dizionario comprendono circa 125.000 lemmi (160.000 considerando i sottolemmi): oltre al tradizionale riferimento, nella fraseologia, alla lingua letteraria, una nuova attenzione viene riservata alla lingua moderna e ai nuovi usi legati alla lingua di tutti i
giorni, documentati attraverso una ricca esemplificazione, nonché alla terminologia scientifica, ai linguaggi settoriali, ai forestierismi e ai neologismi già stabilmente penetrati nella lingua italiana.
Il GRADIT, a sua volta, comprende un lemmario molto viù vasto: circa
250.000 lemmi, per i quali vengono indicate – tutte le volte che è possibile – la
data di prima attestazione e la fonte. Diversamente dal VOLIT, le definizioni dei
significati sono improntate alla semplicità e all’essenzialità, senza indulgere a
tendenze di tipo enciclopedico, e abbondando, invece, nell’esemplificazione
16. Vocabolario della lingua italiana, autore e direttore A. Duro, Istituto dell’Enciclopedia
Italiana, Roma 1986-1994 (pubblicato in seconda edizione, nel 1997 in 5 voll., anche in versione CD-ROM).
17. Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da T. De Mauro, UTET, Torino 1999,
6 voll. (con CD-ROM), con l’aggiunta del vol. VII, Nuove parole italiane dell’uso (2003).
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fraseologica tratta dall’uso e nella registrazione delle unità polirematiche. Una
delle novità dell’opera consiste nella segnalazione, per ogni voce lemmatizzata,
della marca d’uso, a seconda che si tratti di parole di altissima frequenza, di alto uso, di alta disponibilità, e della indicazione di riconoscibilità delle parole,
sempre attraverso sigle, a seconda che siano comuni, d’uso tecnico-specialistico, d’uso solo letterario, d’uso regionale o dialettale, oppure esotismi, di basso
uso, obsolete. In più, il GRADIT è arricchito da una lunga introduzione, nella
quale vengono chiariti i criteri e i propositi del lavoro, da una postfazione sulla formazione e sulle strutture del lessico italiano e da un indice semantico dei
confissi. L’ampio patrimonio lessicografico raccolto dalla redazione sarà utilizzato anche, con innovativi metodi di classificazione ontologica, in una bancadati di conoscenze linguistiche, nell’ambito del progetto “Senso comune”.
Accanto al VOLIT e al GRADIT, i due più importanti vocabolari pubblicati entrambi sul finire del XX secolo, è continuata e continua tuttora la pubblicazione dei dizionari generali “minori”, in un volume. Tra questi, Il Vocabolario Treccani. Il Treccani18, diretto da Raffaele Simone (nato nel 2003 dalla revisione e
dall’aggiornamento del precedente Conciso), che presta grande attenzione alle
“sfumature” e alla mobilità degli usi dell’italiano contemporaneo, nonché alle
nuove “fonti di lingua”. Limitandomi a citare solo le edizioni più recenti dei
dizionari più diffusi, che qualcuno ha indicato ironicamente come “millesimati”, per l’abitudine alla ristampa annuale, ricorderò almeno lo Zingarelli19, che
ha inserito nell’ultima edizione circa novecento schede dedicate alle sfumature di significato, e che ora consente la lettura, all’interno del CD-ROM, anche del
testo integrale degli otto volumi del Tommaseo-Bellini; il Sabatini Coletti20, che
segnala con un contrassegno (un fondino colorato sotto il lemma), la “disponibilità” delle parole, quelle cioè che si ritengono oggi conosciute e comprese da
un parlante italiano di media cultura, e stabilisce uno stretto collegamento tra
le strutture del lessico e il movimento sintattico della lingua; il Devoto-Oli21, a
cura di Luca Serianni e Maurizio Trifone, che rende immediatamente visibili le
diecimila parole fondamentali appartenenti al lessico di base, evidenziate in
arancione, e aiuta il lettore con l’indicazione delle reggenze e delle combinazioni sintattiche; il Garzanti 2008 22, diretto da Giuseppe Patota, che ha abbandonato coraggiosamente il linguaggio astratto e ricercato tipico dei dizionari,
optando per uno stile semplice e moderno, ed è particolarmente attento a segnalare problemi pratici (ortografici, grammaticali, di pronuncia ecc.) legati a
singole parole, attraverso l’aggiunta di “note d’uso” discorsive e di un “gram18. Il Vocabolario Treccani. Il Treccani, diretto da R. Simone, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2003.
19. N. Zingarelli, lo Zingarelli 2008. Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna
2007 (con CD-ROM).
20. il Sabatini Coletti. Dizionario della lingua italiana, diretto da F. Sabatini, V. Coletti, Rizzoli Larousse, Milano 2007 (con CD-ROM; IV ed. 2008).
21. il Devoto-Oli. Vocabolario della lingua italiana 2008 (con CD-ROM), a cura di L. Serianni, M. Trifone, Le Monnier, Firenze 2007.
22. Garzanti 2008, Italiano (con CD-ROM), diretto da G. Patota, Garzanti, Milano 2007.
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mabolario” composto da schede grammaticali per illustrare le più importanti
voci di teoria grammaticale e sintattica e per chiarire i dubbi linguistici. Questi e altri repertori offrono al lettore, su carta e su supporto elettronico23, un
gran numero di servizi e indicazioni (trascrizioni fonematiche, indicazioni etimologiche, datazione delle voci, con l’indicazione della prima attestazione nota, frequenza d’uso, fraseologia, sinonimi e contrari, unità polirematiche, informazioni grammaticali), proponendosi di descrivere l’uso scritto e parlato effettivo, e divenendo sempre più strumenti di consultazione e punti di riferimento per una conoscenza non solo linguistica.
Un altro settore della lessicografia ha dimostrato, negli ultimi decenni, una
grande vivacità: mi riferisco ai dizionari dei sinonimi. La tradizione avviata da
Niccolò Tommaseo nel 1830 ha avuto continuatori numerosi, e l’offerta dimostra quanto «il pubblico italiano abbia “fame” di sinonimi»24. Per quanto riguarda le opere di questo tipo ricordo solo – per dare un’idea del nuovo impegno nel settore – che linguisti come Pasquale Stoppelli (nel 1991), Gianfranco
Folena e E. Leso (nel 1997), Tullio De Mauro (nel 2002) e Raffaele Simone (nel
2003) non solo hanno diretto dizionari innovativi rispetto alla tradizione lessicografica, ma li hanno corredati, in molti casi, di introduzioni ricche di riferimenti teorici ai risultati della linguistica moderna.
Per quanto riguarda, infine, i repertori di neologismi25 tra la fine del secolo
scorso e oggi l’interesse per le innovazioni lessicali è indubbiamente aumentato
(lo provano anche i lanci pubblicitari di alcuni dei dizionari dell’uso citati, che
puntano, ogni anno, sull’originalità e sulla novità delle voci accolte), ed è testimoniato, negli ultimi vent’anni, da numerose pubblicazioni26. Limitandomi a citare solo le principali raccolte pubblicate a partire dagli anni Novanta, ricordo il
Dizionario delle nuove parole italiane di Augusta Forconi (1990), le Tremila parole nuove di Ottavio Lurati (1990), le Parole degli anni Novanta di Andrea Bencini ed Eugenia Citernesi (1992), i due dizionari di Silverio Novelli e Gabriella Urbani, dedicati alla lingua della politica (Dizionario italiano. Parole nuove della seconda e terza Repubblica e Dizionario della seconda Repubblica), pubblicati rispettivamente nel 1995 e nel 1997, gli Annali del lessico contemporaneo italiano
(in sigla, ALCI) di Michele A. Cortelazzo (1993-1997), i Neologismi quotidiani. Un
dizionario a cavallo del millennio (2003) e le 2006 parole nuove di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle (2005), Le parole dell’Italia che cambia di Andrea Benci23. C. Iacobini, Dizionari della lingua italiana su CD-ROM, in “Lingua e Stile”, XXXIV, 4, 1999,
pp. 541-68.
24. C. Marazzini, I dizionari dei sinonimi e il loro uso nella tradizione italiana, in “International Journal of Lexicography”, vol. 17, 4, Oxford University Press, 2004, p. 386. Rinvio al
saggio di Marazzini per una rassegna completa della produzione recente, pp. 393-412.
25. La tradizione fu inaugurata nel 1905 da Alfredo Panzini, che ebbe l’intuizione di raccogliere parole e locuzioni nuove registrate al loro primo apparire, e proseguì poi, nel 1963,
con le Parole nuove di Bruno Migliorini (una raccolta di 12.000 voci tratte soprattutto dalla
stampa quotidiana).
26. Per una rassegna esaustiva rinvio a G. Adamo, V. Della Valle, voce Neologismo, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. XI secolo, VII Appendice, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2007, vol. II, pp. 458-60.
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ni e Beatrice Manetti (2005), il Dizionarietto di parole del futuro di Tullio De
Mauro (2006). A testimoniare il cambiamento linguistico e l’attenzione alle innovazioni lessicali, la recente produzione lessicografica registra, inoltre, due
raccolte particolari e, per molti aspetti, dissimili tra loro, come, del resto, le due
grandi opere di cui costituiscono una sorta di aggiornamento: le Nuove parole
italiane dell’uso (VII volume del GRADIT di Tullio De Mauro) e il Supplemento
2004 al GDLI, diretto da Edoardo Sanguineti. Il primo, fedele all’impostazione
del GRADIT, centrata sull’uso, si propone di «consentire a chi legge e consulta di
accertare in modo appropriato l’utilizzabilità e il senso di parole magari inizialmente mal note o del tutto ignote [...] in cui tuttavia ci si imbatte tra conversazioni, giornali, riviste di divulgazione, libri di buona fattura, norme legislative,
ascolto televisivo, navigazione in Internet, ecc.»27; il secondo giustifica la scelta e
la raccolta delle voci da un punto di vista storico: «Ogni giorno vagiscono neonati verbali e, fattosi l’italiano lingua parlata con sempre maggior vigore, diventata vivente e vivace oralità da morto e mummificato coacervo di testimonianze
scrittorie qual era, destinate in essenza alla pagina muta, l’accelerarsi della produzione neologica è diventato vertiginoso»28.
Giunti a questo punto, a voler tentare un bilancio, possiamo almeno dire
che siamo ormai lontani dai timori di quindici anni fa rispetto a vocabolari della lingua italiana che sembravano destinati a rimanere incompiuti, o addirittura impossibili da realizzare. Accanto alle opere qui brevemente elencate, che
testimoniano il rinnovato impegno scientifico e la vivacità, anche commerciale, della dizionaristica29, la lessicografia si presenta e si esprime oggi, molto più
di quanto non avvenisse nel passato, anche come disciplina autonoma, capace
di rappresentare la realtà linguistica, e come riflessione teorica30. A riprova, basti citare la vitalità della rivista “Studi di lessicografia italiana” (dal 1991 ne è direttore Luca Serianni), e ricordare che i corsi universitari dedicati ad aspetti e
storia della lessicografia sono progressivamente aumentati negli anni (e si svolgono corsi di perfezionamento dedicati alla disciplina). Anche alcuni dei più
diffusi manuali destinati agli studenti universitari comprendono almeno un capitolo dedicato ai vocabolari31 e non mancano sintesi sulla loro storia32 e sul loro uso33. Insomma, possiamo finalmente constatare, e non più solamente ipo-
27. T. De Mauro, Introduzione alle Nuove parole italiane dell’uso, vol. VII del GRADIT (2003),
p. VIII.
28. E. Sanguineti, Prolegomena, GDLI (2004), pp. XIII-XIV.
29. Si pensi alla diffusione, negli ultimi anni, dei dizionari destinati ai bambini.
30. T. De Mauro, La fabbrica delle parole. Il lessico e problemi di lessicologia, UTET Libreria, Torino 2005.
31. Tra questi, ricordo C. Marazzini, La lingua italiana, il Mulino, Bologna 1994, pp. 52-7;
P. V. Mengaldo, Il Novecento, il Mulino, Bologna 1994, pp. 25-31; C. Marello, Le parole dell’italiano. Lessico e dizionari, Zanichelli, Bologna 1996, pp. 85-9; 118-36; 140-80.
32. Un panorama è in M. Aprile, Dalle parole ai dizionari, il Mulino, Bologna 2005, pp. 155220.
33. E. Piemontese, Il dizionario nella didattica dell’italiano, in S. Nuccorini, La parola che
non so. Saggio sui dizionari pedagogici, La Nuova Italia, Firenze 1993, pp. 277-366.
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tizzare, che la recente produzione lessicografica, superata definitivamente la
lunga crisi34, di nuovo alla pari con le altre grandi lingue di cultura, è oggi capace di descrivere non solo la lingua italiana nei suoi molteplici aspetti, ma la
società che attraverso quella lingua vive e si esprime.
34. Sulla crisi della lessicografia umanistica nel Novecento, cfr. Nencioni, Verso una nuova lessicografia, cit., pp. 8-10; L. Serianni, in Panorama della lessicografia italiana contemporanea, Atti del Seminario internazionale di studi sul lessico, a cura di H. Pessina Longo, CLUEB,
Bologna 1994, pp. 29-43, alludeva alla lessicografia italiana dei trent’anni precedenti come a
«una vecchia signora decaduta» (p. 29).
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compétence mixte, l’apprentissage de jeunes étudiants). En décrivant enfin la mise en
œuvre de CLIPS, l’auteur suggère de voir dans celle-ci un exemple d’histoire de la recherche italienne, sans épargner les critiques à côté des satisfactions.
Valeria Della Valle
La lessicografia italiana, oggi
Nell’articolo si descrive la produzione lessicografica contemporanea, attraverso le opere pubblicate negli ultimi quindici anni. L’autrice passa in rassegna le raccolte e i repertori che documentano e registrano le voci del lessico italiano. Dai dizionari storici a
quelli etimologici, dai dizionari dell’uso a quelli dei sinonimi, fino a quelli dei neologismi. Dopo una lunga crisi del settore, durante la quale le pubblicazioni procedevano
lentamente, sembra che la lingua italiana disponga finalmente di strumenti adeguati,
grazie ai quali è descritta nei suoi molteplici aspetti, nelle sue varietà, nella sua mobilità, nelle sue novità, ma anche nel suo indissolubile legame con la tradizione letteraria.
The italian lexicography, today
The plays published in the last fifteen years made possible to recollect the contemporary lexicographic production. The authress inspects all the collections and the catalogues because they document and record the items of the italian vocabulary; she analyses historical and etymological dictionaries, dictionaries of usage but also thesaurus, up
to dictionaries of neologisms. After a large crisis of the area, when the publication went
slowly, now it seems that the italian language has finally got its suitable tools, which describe its multiple aspects and variety, its mobility and innovations, but also its strong
bound with literary tradition.
La lexicographie italienne, aujourd’hui
L’article décrit la production lexicographique contemporaine, à travers les oeuvres publiées pendant les quinze dernières années. L’auteur passe en revue les recueils et les
répertoires qui attestent et enregistrent les voix du lexique italien. En allant de dictionnaires historiques aux étymologiques, de dictionnaires d’usage à ceux de synonyme,
jusqu’à ceux de néologismes. Après une longue crise du secteur, pendant laquelle, les
publications étaient plutôt rares, il semble que la langue italienne dispose enfin d’instruments convenables, grâce auxquels elle est décrite dans tous ses multiples aspects,
dans ses variétés, dans sa mobilité, dans ses nouveautés, mais aussi dans son indissoluble liaison avec la tradition italienne.
Cecilia Gazzeri
La teoria delle parti del discorso nel III libro delle Prose della volgar lingua
La dottrina grammaticale di Pietro Bembo, contenuta nel III libro delle Prose della volgar lingua, rappresenta una significativa eccezione nello svolgersi della tradizione grammaticale medievale e umanistica, caratterizzata da una prevalente impostazione di tipo
semantico-referenzialista. Confrontando il modello delle Prose con le sue possibili fonti (le grammatiche della classicità, i precedenti volgari e il filone bizantino), ciò che
emerge è la peculiarità della soluzione bembiana nella individuazione e definizione delle categorie grammaticali: le parti del discorso vengono articolate in un sistema di soli
quattro elementi e definite in una prospettiva di tipo sintattico-funzionale che risulta
per molti versi originale.
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Profili degli autori
Federico Albano Leoni è professore ordinario di Linguistica generale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. In precedenza ha insegnato Glottologia e Filologia germanica in varie università e in particolare presso l’Università degli Studi di
Napoli “Federico II”, dove ha diretto, dal 1990 al 2005 un Centro interdipartimentale
di ricerche fonetiche. È stato responsabile di progetti nazionali di ricerca sull’italiano
parlato. Ha studiato questioni di linguistica indoeuropea, lessicografia romanesca, linguistica nordica e longobarda, fonetica sperimentale, fonologia, analisi e percezione del
parlato.
Elisa Brilli (Roma, 1980), laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza” nel 2003 (tesi: Firenze nella Commedia), dal 2004 è dottoranda in cotutela presso il DSFLL della “Sapienza” e il GAHOM dell’École des hautes études en sciences sociales di Parigi (sotto la direzione dei professori G. Inglese e J.-C. Schmitt) con
un progetto di ricerca sul paradigma biblico della civitas diaboli nella cultura medievale e nella letteratura italiana delle origini. Borsista triennale presso il DSFLL (2004-2007),
è attualmente titolare di un posto di ATER (Attachée temporaire d’enseignement et de
recherche) presso l’EHESS. Ha pubblicato alcuni articoli di argomento dantesco: Dalla
«città partita» alla civitas confusionis (“Bollettino di italianistica”, n.s., III, 2006, n. 1);
Dante, la Fortuna e il villano (“Studi danteschi”, LXXII, 2007); Reminiscenze scritturali
(e non) in Epist. V, VI e VII (“La Cultura”, 2007, n. 3, in corso di stampa). È membro della redazione del “Bollettino di italianistica” e della “Rassegna della Letteratura italiana” (sezioni “Dante” e “Il Trecento”).
Valeria Della Valle insegna Linguistica italiana presso l’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”. Ha studiato vari aspetti dell’italiano: la lingua degli antichi documenti
toscani: Le lettere in volgare di Filippo Belforti vescovo di Volterra (1982); la storia dei dizionari: La lessicografia (1993); Dizionari italiani; storia, tipi, struttura (2005); la terminologia dell’arte: «Ci vuol più tempo che a far le figure». Per una storia del lessico artistico italiano (1999); «L’ispendervi parole non sarebbe molto profittevole». Appunti sul
lessico delle arti nei trattati dei secoli XV e XVI (2004); l’innovazione lessicale: Formations néologiques en italien contemporain. sondage d’un corpus de la presse quotidienne
(con G. Adamo, 2001); L’Osservatorio neologico della lingua italiana: lineee di tendenza
nell’innovazione lessicale dell’italiano contemporaneo (con G. Adamo, 2003); Neologismi quotidiani. Un dizionario a cavallo del millennio (con G. Adamo, 2003); 2006 parole nuove. Un dizionario di neologismi dai giornali (con G. Adamo, 2005); la prosa dei
narratori contemporanei. Fra le pubblicazioni su quest’ultimo tema: Una lingua mo-
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derna con una patina d’antico (1990); La prosa contemporanea e la lingua italiana d’oggi
(1991); La lingua di Gesualdo Bufalino (1991); La strada per Roma di Paolo Volponi: lingua e dialetto (1992); Tradizione e modernità: la lingua delle scrittrici (1995); Bufalino e i
serpenti della tradizione (1997); L’italiano “d’autrice” di Maria Bellonci (1997); Tendenze
linguistiche della narrativa di fine secolo (2004); Mappa linguistica della narrativa recente (2005). Ha curato il volume Parola di scrittore. La lingua della narrativa italiana dagli
anni Settanta a oggi (1997). Con Giuseppe Patota ha pubblicato L’italiano. Biografia di
una lingua (2006).
Annibale Elia, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Salerno, è professore di Linguistica generale e computazionale,
Ph.D. in Informatica linguistica (Université de Paris VII): negli anni Settanta ha fatto ricerche su de Saussure, secondo l’approccio di Tullio De Mauro; dagli anni Ottanta si
è dedicato alla descrizione fomale ed esaustiva del lessico e della sintassi, portando in
Italia le teorie di Maurice Gross. Nel 2007 ha pubblicato con Carocci, in collaborazione con Dora Landi, La testualità. Testo, materia, forme e, con Marina De Palo, L’eredità
di Saussure.
Francesca Ferrucci (Bogotà, 1977) si è laureata nel 2002 presso l’Università degli Studi
di Roma “La Sapienza” con una tesi di Linguistica generale sulle successive riformulazioni delle teorie scientifiche di N. Chomsky. Nel 2006 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Filologia, linguistica e letteratura, presso la medesima Università, con
una tesi sul processo di costruzione del significato poetico nel corpus romanesco di Belli. Si interessa principalmente di semantica, con riferimento sia agli aspetti teorici sia
all’analisi testuale.
Cecilia Gazzeri, specializzata in “Testo linguaggi e letteratura” presso la Facoltà di
Scienze umanistiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, è attualmente
dottoranda in Linguistica all’Università di Perugia. Si interessa di storia delle idee linguistiche con particolare riferimento alla tradizione grammaticale del Rinascimento e
al rapporto tra pensiero e linguaggio nella riflessione dell’Illuminismo italiano e francese. Ha pubblicato l’articolo Pensiero, parola, corporeità: un nesso ideologico-sensista
nella filosofia del linguaggio di Giacomo Leopardi (in “Segni e comprensione”, XIX, 59).
Sonia Gentili è ricercatrice di Letteratura italiana all’Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”. Ha pubblicato studi sulla letteratura italiana delle origini (tra i quali
L’uomo aristotelico alle origini della letteratura italiana, Roma, Carocci, 2005) e del Novecento. È traduttrice letteraria dal francese (Donzelli, Einaudi Stile Libero).
Alessandro Giarrettino (Roma, 1974) si è laureato in Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi su Giovanni Verga. Ha conseguito il
titolo di dottore di ricerca presso il Dipartimento di Studi filologici, linguistici e letterari
della medesima Università, studiando il rapporto tra cultura folklorica e stile letterario
nel Cunto de li cunti di Giovan Battista Basile. Nel 2007 ha pubblicato un saggio critico su
Mastro-don Gesualdo nella nuova edizione della Letteratura italiana Einaudi.
Valeria Iodice è nata a Roma il 10 aprile 1980, ma vive a Ciampino. Dopo essersi iscrit-
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