Johnson-Laird - Univirtual.it
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Titolo Johnson-Laird, Philip N., “Come risolviamo i problemi” e “Biciclette Volanti: come i fratelli Wright inventarono l’aeroplano” in Pensiero e ragionamento, il Mulino, Bari 2008 Autore della recensione Paola Valenti Data della recensione 27/11/08 Abstract Johnson-Laird in “Come risolviamo i problemi” e “Biciclette Volanti: come i fratelli Wright inventarono l’aeroplano” ci svela quali sono a suo avviso le architetture cognitive attraverso le quali si risolvono i problemi. La formula magica non è data, non si invita al lettore a seguire il procedimento mentale adatto per trovare certamente la soluzione. Ma si individuano le architetture cognitive che si mescolano ad altri fattori individuali, la capacità di trovare analogie, lo studio, la costanza, la capacità contro deduttiva, la capacità d’individuare i punti deboli della soluzione fallimentare, l’insight etc. Ed una volta tracciata la mappa, l’autore ci fa vedere le dinamiche della caccia al tesoro dei fratelli Wright, dove la meta, il tesoro, è il volo. Recensione “Se ci viene l’idea di una novità non possiamo immaginarla che sulla scorta di quello che già conosciamo, per questo tutte le prime utopie sul volo umano partivano dal principio che le ali dovessero essere battenti”1 Umberto Eco Analizzare e recensire due capitoli con titoli apparentemente diversi, “Come risolviamo i problemi” e “Biciclette Volanti: come i fratelli Wright inventarono l’aeroplano” in Pensiero e ragionamento di Johnson-Laird, sembra una scelta insolita, ciò nonostante, i due capitoli sono fortemente legati: in “Come risolviamo i problemi”, si descrivono i processi creativi e si invita il lettore a mettersi alla prova, risolvendo problemi prestrutturati; in “Biciclette Volanti: come i fratelli Wright inventarono l’aeroplano”, si dimostra come sia stato risolto uno dei problemi, o meglio, uno dei sogni più complessi che l’uomo abbia mai cercato di risolvere, la possibilità di volare. I due capitoli, dunque, appaiono non solo concatenati, perché nel primo c’è l’analisi dei metodi e nel secondo ce n’è la prova storica, ma quasi strutturati ad anello, perché anche in “Come risolviamo i problemi” s’inizia con un’immagine storica, l’invenzione della rappresentazione prospettica inventata da Brunelleschi2 nel Rinascimento, rappresentando il Battistero di Firenze. Johnson-Laird immagina che Brunelleschi si sia arrovellato a lungo sul problema, finché non ha avuto l’insight, l’intuizione che si manifesta avendo colto i rapporti funzionali tra gli elementi di un problema, problema che, nella mente, subisce una ristrutturazione dei processi cognitivi che portano alla soluzione. 1 Eco. U. (1998), Rappresentare il futuro, in «L’Espresso», 15. 2 Per approfondimenti v. F. Camerota, La prospettiva del Rinascimento, Electa, Milano 2006 1 L’insight, però, non è un procedimento metodologico, perciò l’autore ci conduce per mano alla ricerca di una strada. Immaginazione o ragionamento? “L’immaginazione ci aiuta a ragionare, e il ragionamento ci aiuta a immaginare”, ci dice. Come funziona il ragionamento? Attraverso la deduzione: se sono vere le premesse sono vere le conclusioni. E come funziona il procedimento legato all’immaginazione? Per abduzione, la prima premessa è certa, la seconda premessa è un’ipotesi, quindi, la conclusione non è certa, ma, sicuramente, è possibile. Il processo abduttivo, come quello deduttivo, ha dei vincoli mentali, ma non sono manifesti, sono inconsci. Un lavoro della creatività è un lavoro abduttivo computabile, e risponde, secondo l’ autore a 5 componenti chiamate NONCE: 1. Novelty: novità per l’autore del processo; 2. Optional: novità opzionale per la società; 3. Nondeterministic: processo non deterministico per la società; 4. Contraints: vincoli dettati dal paradigma del genere; 5. Elements: uso di elementi preesistenti. In base a queste affermazioni, Johnson-Laird individua tra processi computazionali che potrebbero creare nuove idee: • il processo neo-darwiniano, che rispecchia l’evoluzione darwiniana per prove ed errori, dove la variazione è casuale ed i vincoli agiscono come filtri; • il processo multistadio, dove i vincoli governano il processo solo in parte e altri vincoli agiscono come filtro; • il processo neolamarkiano, dove i vincoli governano il processo e la scelta tra le alternative possibili è casuale. Queste architetture cognitive sono riprese da Legrenzi3, ma mentre per Johnson-Laird, il processo neolamarkiano porta all’estremo il processo multistadio ed è quello che ci permette l’improvvisazione, come quella della musica jazz,”poiché abbiamo usato tutti i vincoli a nostra diposizione, la scelta tra le opzioni non può che essere arbitraria”, e la creatività si configura come un processo non deterministico, per Legrenzi il processo multistadio è vantaggioso alternarsi di processo neodarwiniano e lamarckiano. A questo punto entra in gioco i concetto di strategia. “Un assunto cruciale della teoria è che il sistema per la soluzione dei problemi può trasferire conoscenze dallo stadio valutativo allo stadio generativo del processo. Le conoscenza che inferiamo su una mossa tattica possono porre vincoli sulla generazione delle mosse – un passo verso un’architettura neolamrckiana. Il trasferimento dipende dall’esperienza, ma permette di evitare errori cui poi debba essere posto rimedio”4. Per suffragare la sua teoria, l’autore utilizza problemi di figure (shape problems) con dei quadrati. Il primo esercizio prevede un processo è per prove ed errori, in cui le conoscenze nascono nello stadio valutativo passando, attraverso un cambio di strategia, ad uno stadio generativo: sei quadrati uniti in un rettangolo che devono diventare tre togliendo cinque segmenti. L’ultimo esercizio è, a mio avviso, più interessante e prevede un processo per insight, ovvero “una figura è formata da quattro quadrati aventi la stessa grandezza. Togliendo un segmento, si devono eliminare tutti i quadrati senza lasciare segmenti liberi. L’insight appare come una soluzione tridimensionale di un problema di figure, dove è sufficiente togliere l’asse centrale. Questo salto dimensionale è ciò che avviene anche nelle architetture cognitive: da un’architettura cognitiva bidimensionale, quando appare l’insight, ci si è evoluti ad una tridimensionale. Tra i problemi per prove ed errori e l’insight si colloca la logica boleana5, la logica di non, e, o formalizzata da George Boole nel secolo scorso. L’autore la applica ad un circuito elettrico con interruttori. 3 Legrenzi, Paolo, Creatività e innovazione, Società editrice il Mulino, Bologna 2005 4 Johnson-Laird, Philip N., “Come risolviamo i problemi” in Pensiero e ragionamento, il Mulino, Bari 2008 5 Logica boleana: http://www.dsf.unica.it/~roberto/Materiale/lez06ott06.pdf 2 Il primo problema, applicato al primo di circuito, si configura come un problema or, o spegni, o accendi. Si applica un procedimento tattico, si studiano i problemi ed i vincoli, è un processo multistadio che alterna uno stadio abduttivo ad uno deduttivo a seconda della convenienza. Il secondo problema, applicato ad un secondo tipo di circuito, prevede una logica di tipo and: il primo ed il secondo interruttore devono essere abbassati perché la luce si accenda. In questo caso il procedimento per prove ed errori non funziona, ma funziona un procedimento di ingegneria alla rovescia. É anche possibile passare da una strategia all’altra: “Le strategie non determinano l’ordine in cui consideriamo le possibilità né il modo in cui le affrontiamo. Possiamo passare da una strategia all’altra e poi passare alla precedente. Il processo non è deterministico. Tuttavia, ogni volta che aggiungiamo un interruttore o un filo al circuito, che l’esito sia fruttuoso o no, possiamo almeno inferire una conseguenza della nostra mossa. Questa conoscenza, che è acquisita per deduzione, passa nello stato generativo dove vincola l’abduzione delle mosse. (…) quando le conoscenze che nascono nello stadio valutativo passano nello stadio generativo ha luogo un mutamento di strategia”. L’ultimo problema applicato al circuito è il problema or else, o altrimenti. La disgiunzione esclusiva è la più difficile, perché non vi è mai indipendenza tra due soggetti che concorrono alla soluzione. É utile, ma non sufficiente, scomporre il sistema in sottosistemi o componenti indipendenti. Quali sono le strategie che istintivamente si adottano per risolvere un problema: 1. si procede in avanti, dallo stato iniziale alla soluzione; 2. la strategia mezzi-fini, quando lo stadio finale è noto, ma non è noto il percorso, si procede a ritroso fino allo stato inziale; 3. una strategia che medi il percorso in avanti e quello a ritroso. Quali strategie usarono i fratelli Wright? Non era una strategia neodarwiniana, perché con il ragionamento intendevano ridurre al minimo prove ed errori, né neolamarckiana perché non erano certamente a conoscenza a priori di quali vincoli avrebbero incontrato: utilizzarono un architettura cognitiva multistadio, a cui applicavano ragionamenti per analogia, non sulle caratteristiche superficiali, ma sulla complessa struttura di relazioni. La loro esperienza con le biciclette, lo studio, la capacità di trovare analogie, punti deboli e controesempi, individuare contraddizioni a cui assegnare una diagnosi, la capacità di individuare le giuste priorità, nonché la costanza, e, aggiungo io, il gioco di squadra, sono state le caratteristiche che hanno consentito la soluzione di questo mistero apparente, il volo. “Non è stupefacente - scrisse Orville – che tutti questi segreti siano rimasti inviolati tanto a lungo, quasi che aspettassero che noi giungessimo a disvelarli?”. 3 Indice Presentazione dell’edizione italiana, di Vittorio Girotto PREFAZIONE I. Introduzione PARTE PRIMA: IL MONDO NELLA MENTE COSCIENTE II. Icone e immagini III. Modelli di possibilità: dai giochi di prestigio alle catastrofi PARTE SECONDA: IL MONDO NELLA MENTE NON COSCIENTE IV. L’Architettura mentale e l’inconscio V. Intuizioni e ragionamento nelle malattie psicologiche VI. Emozioni come inferenze VII. Il ragionamento nelle malattie psicologiche PARTE TERZA: IL RAGIONAMENTO DEDUTTIVO VIII. Solo connessioni IX. Io sono mio nonno: ragionare sull’identità e su altre relazioni X. I sillogismi e il ragionamento sulle proprietà PARTE QUARTA: IL RAGIONAMENTO INDUTTIVO XI. Modulazione:un passo verso l’induzione XII. Conoscenze e induzioni XIII. Il metodo di Sherlock Holmes: l’abduzione XIV. La stima delle probabilità PARTE QUINTA: CHE COSA CI RENDE RAZIONALI XV. Controesempi PARTE SESTA: LO SVILUPPO DELLA CAPACITA’ DI RAGIONAMENTO XVI. Sullo sviluppo XVII. Strategie e culture XVIII. Come ragionare meglio PARTE SETTIMA: CONOSCENZE, CREDENZE, PROBLEMI XIX. L’enigmatico «se» XX. Credenze, eresie, mutamenti d’opinione XXI. Come risolviamo i problemi PARTE OTTAVA: IL RAGIONAMENTO DEGLI ESPERTI NELLA TECNOLOGIA E NELLA SCIENZA XXII. Biciclette volanti: come i fratelli Wright inventarono l’aeroplano XXIII. Sulla modalità di trasmissione del colera XXIV. Come ragioniamo Glossario Riferimenti bibliografici Autore Philp N. Johnson-Laird, ricercatore nel campo delle scienze cognitive, insegna Psicologia nell’Univeristà di Princeton. Formatosi nell’University College di Londra, si laurea seguito dal ricercatore Peter Wason. Ha fornito interessanti contributi allo studio della grammatica, del significato, delle emozioni, dell’improvvisazione musicale e della creatività, ma soprattutto allo studio dei processi di pensiero e ragionamento. Sua la teoria che sovverte la visione tradizionale secondo cui il ragionamento comune dipenderebbe dall’applicazione delle regole della logica formale. La sua teoria è stata applicata con successo ai processi di induzione e di abduzione, alla capacità di riconoscere e sciogliere contraddizioni, a quella di costruire strategie per la soluzione di soluzione di problemi di ragionamento mai incontrati prima e così via. In tal modo, come ben testimonia questo volume, con una teoria inizialmente proposta per 4 spiegare le capacità e i limiti di ragionamento deduttivo è ora possibile affrontare problemi di importanza non solo teorica, come il ruolo del ragionamento nelle malattie mentali o il miglioramento delle capacità inferenziali delle persone non esperte. Johnson-Laird lega tra loro argomenti apparentemente lontani tra loro, come le inferenze delle persone con tendenza alla depressione e l’invenzione dell’aeroplano. In edizione italiana ha pubblicato Modelli Mentali (1993), Deduzione, induzione, creatività. Pensiero umano e pensiero meccanico (1994), La mente e il computer. Introduzione alla scienza cognitiva (1997), Pensiero e ragionamento6 (2008). 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Biografia liberamente tratta da Vittorio Grotto, «Presentazione dell’autore» per l’edizione italiana di Pensiero e Ragionamento, Il Mulino, Bari 2008 6 5 • • • • • Rosenblatt, F., The perceptron: A probabilistic model for information storage and organization in the brain, in «Psychological Review», 64, pp 386-408, 1958 Simonton, D.K., Foresight in insight? A Darwinian answer, in R.J. Sternberg e J.E. Davidson (a cura di), The nature of Insight, Cambridge, Mass., MIT Press, pp.465-494, 1995 Smith, S. M. e Blankenship, S.E., Incubation and persistence of fixation in problem solving, in «American Journal of Psychology», 104, pp. 61-87, 1991 Valéry, P., Souvenirs littéraires, in Ouvres, Paris, Gallimard, 2 voll,1957 Vapnik, V.N., Statistical Learning Theory, New York, Wiley, 1998 Links • Patrizia Tabossi Johnson-Laird. 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