Alfabeto imperfetto del candidato,Si fa presto a dire

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Alfabeto imperfetto del candidato,Si fa presto a dire
Alfabeto
candidato
imperfetto
del
Il rinnovo (?) dei consigli degli Ordini Regionali
Alfabeto imperfetto del candidato
Notizie, intenti, errori, amenità e strafalcioni da ansia
elettorale
Elezioni… che siano degli Ordini o dell’ENPAP, diventano il
terreno di battaglie più o meno accese fra i vari candidati,
che finiscono spesso per perdere il loro aplomb e ruzzolare in
scivoloni di ogni tipo.
Dall’insulto come strumento elettorale, molto gettonato in
queste elezioni e usato anche da personaggi di spicco, agli
errori di grammatica e sintassi, fino alle alte rappresentanze
istituzionali dell’ENPAP ridotte a fare da uomo-sandwich per
le squadre regionali, ecco tutto quello che non avreste voluto
vedere dai colleghi!
A come AUPI. Il sindacato storico degli psicologi si è
sciolto, sembra per la mancanza degli iscritti necessari per
superare la soglia minima imposta dal ministro Brunetta. Vinto
dall’incedere della storia, che ha trasformato gli psicologi
da elite di dipendenti pubblici sanitari a esercito di liberi
professionisti nei più svariati settori. L’ex segretario
generale del sindacato, in un ultimo amaro canto del cigno,
manda lettere a destra e a manca contro i presidenti degli
ordini che non gli vanno a genio, come se il sindacato
esistesse ancora.
In queste lettere fa i conti in tasca alle gestioni altrui. Ci
chiediamo quanto gli siano costati tutti quegli invii
postali,
almeno 15.000 euro? Forse sarebbe stato meglio
investirli in una lunga vacanza…
Ma anche…
A come Altrapsicologia. Fedeli alla politica della qualità,
abbiamo evitato di reclutare bande armate di colleghi
inesperti da mandare al macello: pensiamo che chi lavora
seriamente e con costanza per la categoria possa candidarsi
con cognizione di causa, mentre chi si ricorda che esistono
dei colleghi ed una categoria da tutelare solo quando c’è in
palio qualche poltrona, dovrebbe scegliere per coerenza di non
candidarsi. Ma è una scelta etica largamente disattesa dai
fatti… centinaia di candidati sorti dal nulla, reclutati dalle
varie listarelle, torneranno nell’oblio fra pochi giorni, e ci
resteranno per altri quattro anni. Mentre noi, come sempre, ci
saremo anche dopo…
B come Bilanci. Se ne vedono di tutti i colori, sui bilanci
usati per fare campagna elettorale. C’è chi accusa che non
sono trasparenti, chi dice che certe voci siano eccessive ed
altre troppo basse, insomma: c’è tutto quel vago interpretare
che ci prende quando vediamo un paio di colonne di numeri.
Andiamo con ordine, appunto: 1) i bilanci degli Ordini sono
pubblici e revisionati da controllori esterni, quindi è molto
difficile che non siano veritieri; 2) un bilancio occorre
saperlo leggere, prima di citarlo; 3) l’aumento delle spese
non è necessariamente un male: la gestione economica implica
investimenti, e un aumento delle spese può anche significare
che prima di aumentarle non si combinava nulla…
C come Candidati. In Veneto ce ne sono oltre 50, e circa 30
sono persone mai viste prima nella politica professionale: mai
un articolo, mai una iniziativa. Gente candidata per
l’occasione, per riempire liste altrimenti mezze vuote, alla
faccia della serietà e dell’impegno di AltraPsicologia per la
professione. Alcuni sono consiglieri ricandidati, per cui
questa volta non è saltata fuori la solita argomentazione
propagandistica che Tizio o Caio si ricandidano ad ogni giro
per stare attaccati alla poltrona.
Però certe faccende i consiglieri uscenti le tirano fuori
adesso: critiche alle gestioni a cui hanno partecipato per
quattro anni, proposte rivoluzionarie che cambieranno il corso
della psicologia… ma ci viene da chiedergli: “e dove siete
stati in questi quattro anni?”
Ma anche
C come Costruire Professione. All’ENPAP era Costruire
Previdenza. Ma è sempre l’AUPI, che si presenta sotto falso
nome perché ai sindacati non è consentito presentare liste di
candidati in elezioni come quelle dell’Ordine o dell’ENPAP. Ma
in Italia si può fare tutto, basta cambiare nome!
D come demagogia. Un fiume di demagogia: dalla consigliera
ricandidata che sostiene di voler modificare la “Legge
Basaglia” (immaginiamo si riferisca alla L.180/78) e di voler
controllare l’ENPAP attraverso gli ordini, fino allo squadrone
veneto che sostiene che sette ordini provinciali costerebbero
meno di un solo ordine regionale… una cosa del genere
l’abbiamo vista l’ultima volta 2000 anni fa, quando un tale
poi divenuto famoso si produsse nel noto miracolo dei pani e
dei pesci…
E come ENPAP. Mentre c’è un grave problema di collaborazione
fra minoranza e maggioranza all’interno del Consiglio di
Indirizzo Generale, che ha già portato per due volte
all’interruzione delle sedute, il nostro presidentissimo non
trova di meglio da fare che unirsi al carrozzone elettorale
degli Ordini per fare l’uomo-sandwich. Il 9 Gennaio lo
troveremo (vestito da Babbo Natale?) a razzolare in Veneto per
fare pubblicità alla lista dell’ex sindacato AUPI. Ci sono
cose che vanno oltre il senso del comune decoro: un sindacato
(sciolto) di pubblici dipendenti che governa la cassa
previdenziale dei liberi professionisti è già imbarazzante.
Una maggioranza che rimanda le trattative con i consiglieri
della minoranza ad una persona esterna, nemmeno iscritta
all’ENPAP, è ancora più imbarazzante. Che il presidente ENPAP,
che dovrebbe stare sopra le parti, arrivi ad usare la sua
funzione per sostenere una lista locale è la ciliegina sulla
torta… come a dire: siamo alla frutta!
F come Fantastici 4: quattro consiglieri uscenti del Veneto,
in omaggio alla più schietta anima autonomista, hanno fondato
ciascuno una propria lista privata. Così i candidati
risultanti, necessariamente improvvisati e reclutati
all’ultimo minuto (come hanno ingenuamente dichiarato in
pubblico), si sono moltiplicati fino a 36.
Nasce
il
sospetto
che
in
quattro
anni
i
rapporti
di
collaborazione fra i fantastici 4 e il resto del consiglio non
siano stati molto proficui; ma come si usava una volta nelle
cucine dei ristoranti, qualche crema e abbondanza d’aromi
coprono gli odori della materia prima di cattiva qualità.
In questo caso, per coprire gli evidenti difetti delle proprie
liste, alcuni sparano a zero sull’unica lista che candida
insieme cinque consiglieri uscenti, una dimostrazione di
salute nei rapporti di collaborazione. Il fatto che questo
gruppo di consiglieri abbia saggiamente costruito un’alleanza
con AltraPsicologia, è la prova provata che la Lista
dell’Ordine per la Professione è il meglio sulla piazza!
Ma anche
F come FIPASS. La Federazione Italiana delle Professioni Aree
Socio Sanitarie è una vera promessa, fin dal titolo: quella di
non considerare che la nostra professione non è fatta soltanto
di socio-sanitari… e mai come oggi, gli psicologi che lavorano
nelle aziende, nel commercio, nel marketing, nella finanza e
nel settore forense stanno riscuotendo il successo che
meritano.
AltraPsicologia intanto prosegue a occuparsi di tutti gli
psicologi, anche quelli che lavorano nel settore aziendale,
insieme a realtà di prestigio come Federmanager.
G come Giovani. Stanno sulla bocca di tutti, questi giovani.
Disoccupati, sfruttati, sottopagati, pochissimo tutelati dai
vecchi e nuovi sindacati, ritornano improvvisamente di moda
durante le elezioni, quando tutti gli attori della scena
politica ricordano improvvisamente che la nostra professione è
formata soprattutto da giovani professionisti, spesso con
difficoltà concrete di lavoro.
Tutti promettono grandi cose, dalla riduzione della tassa di
iscrizione (perché 30 euro in meno all’anno cambiano la vita
del giovane psicologo disoccupato, garantendogli un futuro
migliore…), alle iniziative che un giorno intraprenderanno se
dovessero essere eletti.
AltraPsicologia intanto ha già cominciato: risponde tutto
l’anno alle necessità dei giovani informando, organizzando
incontri per sviluppare il self-marketing, offrendo
gratuitamente un manuale di autopromozione. Se saremo eletti
faremo meglio e di più, grazie alle risorse economiche e
organizzative degli Ordini.
Ma anche
G come Giustizia. Almeno qualche decina di pareri richiesti
agli avvocati dei vari Ordini, in queste elezioni. Il tutto
per cercare di organizzare metodologie di voto rispettose
della normativa (e quindi evitare ricorsi), e di renderle allo
stesso tempo fruibili.
Tutto inutile: la procedura è stata necessariamente
complicata, troppo complicata per favorire il voto, senza che
i vari consigli regionali degli ordini potessero farci nulla.
Una legge con molti punti da rivedere, perché gli Ordini
stanno crescendo di numero e di questo passo si rischia di
fallire molti quorum anche in seconda convocazione.
H come Hacker. Da tutte le parti, spuntano candidati che
scrivono sulle aree commenti libere di AltraPsicologia per
promuovere il loro nome e i loro programmi, sfruttando la
popolarità del nostro sito, in assoluto il più visitato fra
quelli di tutte le associazioni di categoria. Sarà che siamo
simpatici, sarà che aggiorniamo il sito un paio di volte la
settimana invece che un paio di volte l’anno, ma i colleghi ci
cliccano spesso, e qualche furbo va a rimorchio per raccattare
voti. Succederà probabilmente anche per questo articolo, per
cui preavvisiamo i lettori e preferiamo non cancellare i
messaggi, seppure sgraditi: la nostra politica è di lasciare
che ognuno si danneggi con le proprie mani!
I come Italiano. Mai come in queste elezioni la nostra bella
lingua è stata bersagliata a colpi di tastiera dalle dita
rabbiose degli psicologi. La prima cosa che faremo, se saremo
eletti, saranno le ripetizioni di lingua e letteratura
italiana ad uso degli ex candidati… sperando che i non eletti
non spariscano nel nulla per altri quattro anni.
Il premio per la creatività spetta però all’ex-sindacato AUPI:
la rabbiosa comunicazione recapitata a casa di tutti gli
iscritti veneti è un inno alla manipolazione della lingua, con
quel “politici politicanti” che suona come uno scioglilingua
dal sapore vetero-proletario… fantastico!
L come Lista dell’Ordine per la Professione. La nostra lista
in Veneto, formata da AltraPsicologia e dal gruppo del
presidente Marco Nicolussi. Tanto per ripetere un concettochiave: la scheda elettorale è vuota, occorre trascrivere
tutti i nomi sulla scheda… prendete nota sull’agenda o sul
telefonino!
Marco Nicolussi
Pierluigi Policastro
Stefania Vecchia (Altrapsicologia)
Federico Zanon (Altrapsicologia)
Elena Bravi
Tiziana De Ruggieri
Carmen Muraro
Andrea Petromilli
Anna Galiazzo (Altrapsicologia)
M come Mailing. Una volta c’era solo AltraPsicologia, e per
tutto l’anno siamo gli unici a importunarvi con le nostre mail
di aggiornamento e informazione. Poi, improvvisamente, tutto
si risveglia e le nostre caselle si ingolfano di messaggi
elettorali da parte di perfetti sconosciuti.
Parte anche la caccia agli indirizzari, che diventano preziosi
come l’oro: orde di candidati che impazziscono per una decina
di indirizzi di persone a cui spedire la solita paccottiglia
elettorale. AltraPsicologia, che non ha di questi problemi
perché ha accumulato un indirizzario completo degli psicologi
italiani grazie al passaparola e alle iscrizioni al sito da
parte dei colleghi, viene invidiata e accusata di aver
ricevuto indirizzi da chissà quali fonti… incredibile ma vero,
la gente ci fornisce volontariamente il proprio recapito
perché gli scriviamo per informare, senza chiedere nulla in
cambio: in questa correttezza nel rapporto con i lettori sta
la nostra forza e la debolezza di chi si fa sentire solo in
campagna elettorale.
N come Numeri. Sarà che con la nostra professione proprio non
ci azzeccano, ma i numeri sono il tormentone di queste fredde
giornate: sparati a casaccio, invocati negli inni alla
trasparenza dei bilanci, ipotizzati, sommati (male) e
calcolati (peggio), i numeri più importanti per valutare
l’operato di un Ordine sono in realtà disponibilissimi, perché
i bilanci sono pubblici.
Ma pubblico non significa accessibile: solo pochi ordini
regionali superano la nostra prova di accessibilità al
bilancio tramite il sito web…
O come Orizzonti. La famosa mailing list che ospita le
discussioni fra molti degli psicologi impegnati nella politica
professionale e nell’ex sindacato AUPI stavolta ha mantenuto
toni contenuti. L’owner Dino Angelini, padrone di casa
ospitale e presente, è stato coscienza imparziale ma non
silenziosa.
In questi giorni, il tentativo di convincere quelli dell’AUPI
che gli hanno sciolto il sindacato, perché nessuno glielo ha
detto e tutti fanno finta di niente!
P come Programmi. Leggendoli ti viene da pensare che alcuni
siano stati scritti da un troll informatico, totalmente
digiuno di psicologia professionale, che si è divertito a
inventare proposte attraverso selvaggi copia/incolla dal mondo
fatato di internet.
Il nostro programma, che non è altro che la trasposizione in
una ventina di pagine di quanto abbiamo fatto finora e di come
vorremmo sviluppare un lavoro già avviato, forse appare
modesto se confrontato con le visioni di un mondo fantastico
in cui tutti i problemi degli psicologi andranno a risolversi
in un caleidoscopio di gioia. Ma a noi piace così:
modestamente e con quattro spiccioli, tirati fuori di tasca
nostra, abbiamo scritto un paio di libri di successo,
pubblicato centinaia di articoli, creato una rivista on-line e
l’Osservatorio della Psicologia nei Media, formulato una
proposta di Carta Etica per le scuole di psicoterapia, siglato
un accordo con Federmanager, regalato un manuale scaricabile
sull’autoimprenditorialità per gli psicologi, raccontato agli
psicologi quel che succede all’ENPAP… ecco: non ci serve la
fantasia per riempire il programma: ci bastano i fatti.
Q come Quota di iscrizione. Tutti vogliono abbassarla di 15,
20, 30 euro l’anno. Il perché non ci è chiaro: sembra di
assistere alla vendita di pentolame al ribasso negli week-end
tutto compreso. Abbassare le tasse è la solita manovra
demagogica, ormai abusata in ogni contesto; potremmo dirlo
anche noi, non ci costerebbe nulla. Ma preferiamo ragionare
diversamente: i soldi servono, e devono essere usati per la
categoria, per promuoversi e funzionare al meglio, in modo che
tutti gli psicologi ne abbiano un ritorno, economico e
professionale.
Ma anche
Q come Quorum. Pare sempre più difficile raggiungerlo, segno
che agli psicologi non importa molto delle elezioni.
Fortunatamente non siamo soli, tutte le professioni hanno il
nostro stesso problema, per cui ci conviene tornare con i
piedi per terra: non siamo peggiori degli altri!
R come Rinnovamento. Un’altra delle formule abusate in queste
elezioni. Tutti promettono che rinnoveranno le cose, una volta
ri-eletti, e ci si chiede perché non le abbiano rinnovate
intanto che stavano in carica. Per alcune liste e per l’exsindacato AUPI, la faccenda si complica: come è possibile
sostenere che si vuole rinnovare, quando da vent’anni si
occupano con totale immobilità le poltrone degli Ordini e oggi
si è prossimi alla pensione? Facciamo finta per un attimo che
il candidato ideale per il rinnovamento sia una/un giovane
professionista con trent’anni di vita produttiva davanti a sé,
libera/o da appartenenze sindacali e svincolata/o da ordini di
scuderia, che ha dimostrato sul campo con costanza ed
intraprendenza di avere idee ed energie da investire per
rinnovare la gestione della professione… ops! Sembra il
ritratto dei candidati di AltraPsicologia!
S come Servizi agli Iscritti. Nessuno esplicita questa
direttrice come fondamentale per il rapporto con gli iscritti,
mentre AltraPsicologia e le liste in cui è presente l’hanno
esplicitato all’ENPAP e agli ordini come un punto centrale. La
verità, nuda e cruda, è che siamo ancora lontani anni luce da
una gestione sul modello anglosassone, in cui l’iscrizione
alle associazioni di categoria non è obbligatoria, e quindi le
iscrizioni avvengono soltanto sulla base dei vantaggi, del
prestigio e dei servizi offerti (con quote di iscrizione molto
simili alle nostre, o superiori). Un esempio fra tutti, la
sezione benefit dell’American Psychological Association.
E soprattutto, siamo ancora lontani dal recepire un modello di
offerta di servizi ispirato a metodologie attuali e
innovative: appena parli di servizi, i vari consiglieri più o
meno sindacali ti obiettano che “offrire servizi costa”. Vai a
spiegargli che il commercio segue regole particolari, che
possiamo sfruttare grazie al fatto che siamo in tanti. Vai a
spiegargli che il sindaco di Fontaniva, paesino nel profondo
nord della provincia di Padova, ha offerto ai suoi cittadini
crociere a metà prezzo (risparmio netto: 300.00 euro a
persona) senza spendere un euro delle casse comunali, solo
perché con un migliaio di clienti ha potuto trattare con la
società che ha venduto i viaggi.
Vagli a spiegare che AltraPsicologia offre ai suoi iscritti
una convenzione con una rete di commercialisti che offrono la
gestione amministrativa e fiscale piena a 600,00 euro l’anno
(300 euro di risparmio), solo perché garantisce una quota
fissa di clienti.
Lo ripetiamo: il nostro scopo è restituire in servizi quanto
spendiamo ogni anno per la quota di iscrizione, il tutto senza
aggravio di spesa per l’Ordine.
T come Trolley. Non l’abbiamo inventata noi, questa notizia
che riportiamo dalla discussione pubblica in una mailing list:
un candidato per l’Ordine Sicilia avrebbe assistito all’arrivo
di candidati con un trolley pieno di schede elettorali votate
e autenticate, poi consegnate al seggio come “voti postali con
raccomandata a mano consegnata da terzi”. Inutile dire che
l’idea del trolley ha riscosso molto successo, e i candidati
si sono aggiudicati come premio la poltrona di consiglieri.
Qualche buontempone sostiene che la procedura sia irregolare…
irregolare? Ma non vorrete davvero paragonare l’eleganza del
trolley alle squallide urne elettorali imposte dalla
tradizione?
U come Ufficio Stampa. Uno dei punti nodali del nostro
programma, orientato a comunicare la nostra professione alla
gente. Qualche tradizionalista sostiene che dovrebbe essere la
gente a comunicare con noi, come si usava ai tempi di Freud,
quando i pazienti lo chiamavano Signor Professore e lo
cercavano da tutta l’Europa. Un vero peccato che nel frattempo
le cose siano un po’ cambiate, e oggi la professione richieda
attenzione all’immagine pubblica, promozione e informazione
corretta sulla psicologia e sugli psicologi, vigilanza sulle
notizie scorrette nei media e un’attenzione a spiegarci meglio
con la gente…
V come Voto Postale: mai come questa volta la legge è
un’opinione. Si va dalle regioni in cui i candidati hanno
portato a mano i propri voti e quelli dei loro 800
sostenitori, a quelle in cui il voto postale è ammesso solo
dopo l’esame del DNA. Il tutto sotto l’egida interpretativa
degli avvocati dei vari Ordini, ciascuno con un parere
diverso, e un CNOP che sceglie la soluzione salomonica di
permettere di tutto e di più, lasciando ai singoli ordini la
scelta se avvalersi o meno dei metodi più disinvolti.
Inutile dire che tutto ha un prezzo: in Veneto, il rigore
della metodologia ha garantito la regolarità del voto, ma le
schede arrivate regolarmente per posta sono state pochissime,
circa 300.
Z come Zanon Federico, Vecchia Stefania, Galiazzo Anna. I
candidati di AltraPsicologia per l’Ordine Veneto. La lista
completa con cui ci presentiamo alle elezioni per il rinnovo
del consiglio dell’Ordine Veneto, il programma e tutte le
informazioni su:
www.psicologiveneto.it
Si
fa
presto
trasparenza...
a
dire
Gli Ordini e la comunicazione agli iscritti
Si fa presto a dire trasparenza…
prove di accessibilità al bilancio sui siti web degli Ordini
In questi giorni tutti parlano di bilanci, di trasparenza, di
comunicazione. Il bilancio degli Ordini Regionali, questo
sconosciuto (ma quanti colleghi lo leggono?) generalmente
viene inviato con i vari bollettini informativi cartacei.
Il bilancio di un ente pubblico è anch’esso pubblico. Non per
gli iscritti, ma per tutti: significa che qualunque cittadino
inteerssato deve potervi accedere facilmente.
Ma per noi comunicazione e trasparenza significa una cosa
sola: reperire l’informazione cercata nel più breve tempo
possibile, possibilmente in meno di un minuto.
Abbiamo fatto questa prova per voi: sito per sito, abbiamo
passato in rassegna gli Ordini Regionali alla ricerca del loro
bilancio, utilizzando la funzione “cerca nel sito”, e abbiamo
stilato questa super-classifica di qualità della
comunicazione.
PROMOSSI:
BILANCIO PRESENTE, AGGIORNATO E FACILMENTE RAGGIUNGIBILE
Ordine Psicologi di Trento: in testa alla nostra hit parade!
link al bilancio preventivo 2010 visibilissimo in alto nella
home page, esemplare trasparenza e dieci secondi netti per
trovarlo e accedere!
Ordine Psicologi Emilia Romagna: in trenta secondi circa,
accediamo attraverso la funzione “cerca” a tutti i bilanci,
ordinati per anno fino al preventivo 2009. Nella stessa
pagina, diverse delibere pubblicate. Un esempio di trasparenza
e comunicazione virtuosa.
Ordine Psicologi Toscana: Bilancio preventivo 2009 trovato in
circa trenta secondi attraverso la funzione “cerca”, anche se
la grafica non è molto chiara.
Ordine Psicologi Molise: grafica essenziale, quasi scarna, e
tre voci al link del consiglio, una delle quali è il bilancio.
Entrando, l’elenco dei bilanci aggiornato fino al consuntivo
2008. Ottima l’accessibilità, un po’ meno l’aggiornamento.
RIMANDATI:
BILANCI PRESENTI MA DIFFICILI DA CONSULTARE/TROVARE
Ordine Psicologi Veneto: mi preme particolarmente, perché è
l’Ordine in cui sono iscritto. Ma i bilanci non sono visibili
attraverso la funzione “cerca”, si trovano pubblicati nei
bollettini scaricabili dalla home page. Un meccanismo
complicato per accedere ad informazioni essenziali per gli
iscritti… e per fortuna c’è una commissione internet!
Ordine Psicologi Piemonte: non abbiamo trovato la funzione
“cerca”, ma i bilanci sono accessibili con una ricerca di
circa un minuto fra i link del sito. Il problema è che sono
stati pubblicati soltanto fino al 2007, e saremmo nel 2010…
rimandato, ma meriterebbe una sonora bocciatura!
Ordine Psicologi delle Marche: bilancio aggiornato al
preventivo 2008 accessibile in modo agevole. Manca lo storico
dei bilanci e l’aggiornamento è insufficiente, ma almeno ci
hanno provato…
BOCCIATI: NESSUNA TRACCIA DEI BILANCI
Ordine Psicologi Lombardia: molte informazioni interessanti,
fra cui l’area per i cittadini, ma nessuna traccia del
bilancio.
Ordine Psicologi Sicilia: bilanci impossibili da trovare con
una ricerca rapida fra le pagine (manca la funzione “cerca”).
Probabilmente scorrendo i bollettini (pubblicati in formato
.pdf) qualcosa si sarebbe trovato, ma a nostro parere il
bilancio richiede una pubblicazione a parte. Una
considerazione sull’aspetto del sito, che ricorda certi
videogame degli anni ’80: la grafica web ha fatto passi da
gigante, oggi con qualche programmino gratuito si ottengono
risultati certamente migliori di quello che abbiamo visto,
perché non provare?
Ordine Psicologi Lazio: Sito di ottima qualità, aggiornato e
ricco di informazioni normative e istituzionali. Ma
dell’attività del consiglio rimane pubblico soltanto l’ordine
del giorno delle sedute, e i bilanci sono introvabili.
Ordine Psicologi Liguria: grafica scarna, sito lento, nessuna
traccia del bilancio o delle delibere.
Ordine Psicologi Friuli Venezia Giulia: bilancio introvabile
con la funzione “Cerca” e con la ricerca fra le pagine del
sito. Sarà per la prossima volta…
Ordine Psicologi Sardegna: un bel sito, aggiornato e
rinnovato. Peccato per il bilancio, non disponibile in area
pubblica, forse presente in area riservata (dove rimanda la
funzione “cerca”).
Ordine Psicologi Puglia: il sito è piacevole ma poco curato,
con molte sezioni vuote. La funzione “cerca” non trova nulla
alla voce bilanci. Per curiosità spulciamo fra i tre
bollettini notiziari pubblicati in .pdf nel 2009, alla ricerca
dei bilanci: non troviamo nulla.
Ordine Psicologi Umbria: non abbiamo trovato i bilanci, ma c’è
una sezione accessibile dalla home page in cui sono pubblicate
le consulenze e i compensi versati dall’Ordine, in
ottemperanza alla normativa per gli enti pubblici largamente
disattesa. Ma non basta, l’informazione
economica non si esaurisce così.
sulla
gestione
Per il resto, grafica molto migliorabile ma contenuti
interessanti e una sezione dedicata al cittadino.
Ordine Psicologi Abruzzo: bella grafica, carino il pensiero di
pubblicare gli enunciati di accessibilità, peccato che poi
nella pratica non si riesca a trovare traccia dei bilanci…
Ordine Psicologi Bolzano: interamente in tedesco, manca la
versione in italiano… che sia un messaggio subliminale
all’Italia?
BOCCIATI CON NOTA DI DEMERITO:
il vizietto dell’ex-sindacato…
Ordine Psicologi Valle d’Aosta: del bilancio nessuna traccia,
delle delibere neppure, nonostante il link in bella vista. In
compenso, una sezione ENPAP che riporta una comunicazione che
racconta dei successi del gruppo di maggioranza, vantando
provvedimenti che non sono ancora stati approvati. A questo si
aggiunge, nella sezione “link utili”, il link al sito
dell’AUPI, ex-sindacato degli psicologi in maggioranza
all’Ordine Valle d’Aosta, e nessun’altro ai siti delle
associazioni di categoria.
Pessimo esempio di uso improprio dello spazio pubblico e
istituzionale dell’Ordine: dobbiamo essere noi a ricordare che
il sito web pagato dagli iscritti deve riportare informazioni
imparziali e dare voce a tutti?
Ordine Psicologi Basilicata: il sito ha un aspetto molto
gradevole, ma i bilanci sono irreperibili. Peccato per i link
utili: figurano l’ENPAP, il Ministero della Salute, l’APA,
l’Ordine nazionale e infine… l’AUPI. Certo che paragonare APA
e AUPI…
Ordine Psicologi della Calabria: nessuna traccia del bilancio,
e un uso scorretto dello spazio web pubblico degli iscritti.
Infatti, nella sezione link campeggia in formato gigante il
logo dell’ex-sindacato AUPI, e nessun’altro link alle
associazioni di categoria. Pessimo esempio di pluralità:
l’ordine non è una proprietà privata.
Ordine Psicologi Campania: niente di niente… cerca, linka,
ricerca, ma dei bilanci nessuna traccia. E nemmeno delle
delibere, e delle news. In compenso, molte notizie elettorali,
segno che al rinnovo del contratto ci si rivitalizza!
Nell’area link, il banner dell’AUPI è presente addirittura due
volte… pessima
iscritti.
gestione
dello
spazio
web
pagato
dagli
Conclusioni…
Quattro promossi a pieni voti, con una nota di merito per
l’Ordine Emilia Romagna.
Tre rimandati, ma di fatto solo in Veneto il bilancio è
pubblicato in area non riservata, sebbene sia raggiungibile
con difficoltà.
Quattordici bocciature, ben quattro con nota di demerito per
uso improprio dell’area link, ma potrebbero esserci sfuggiti
altri abusi. Il segno che la comunicazione e la trasparenza
sono optional ancora poco quotati fra gli ordini regionali… e
che permane in alcuni casi una certa mentalità feudale, per
cui se sono in maggioranza all’Ordine posso fare pubblicità
gratuita alla mia associazione, escludendo tutte le altre.
Altro che cultura, scienza, comunicazione, respiro
internazionale… in quattro regioni stiamo ancora fermi al
medioevo, con le insegne del signorotto locale sulle carrozze
e sulle case dei contadini!
Federico Zanon
La roulette del tirocinio in
psicoterapia
Digressioni sul tema delle scuole
La roulette del tirocinio in psicoterapia
101 modi per collezionare 200 ore
Federico Zanon
(AltraPsicologia Veneto)
Ci siamo di nuovo. Come ogni anno, a Ottobre, inizia
migrazione degli allievi delle scuole di psicoterapia. Già
collega Grimoldi si è occupato di storie metropolitane
ordinaria follia, con i tanto controversi colloqui
la
il
di
di
selezione a pagamento.
Avevo appena finito di stupirmi del suo racconto, che mi
capita fra capo e collo una di queste storie di confine. Come
in un déjà-vu, all’improvviso mi ritrovo dentro una scena già
vista: ogni anno, a Ottobre-Novembre, mi capita di ricevere la
richiesta di allievi di scuole di psicoterapia che hanno
bisogno urgente di firme sul libretto di tirocinio.
Stavolta succede che la direttrice di un centro per disabili
in cui svolgo una consulenza clinica settimanale, mi chiama
per dirmi di questo collega che si è rivolto a loro per un
tirocinio. Quando vedo il collega mi ritrovo, come sempre,
immerso fino al collo nei miei dilemmi etici…
Alla ricerca della psicoterapia perduta
Il collega è stanco, avvilito. Ma raccoglie le forze e la
dignità per cercare di darmi una versione credibile di quanto
gli è successo. Sembra con la segreta paranoia che io non gli
creda, che lo etichetti come un pigro approfittatore.
In realtà penso soltanto che è finito incastrato in una delle
distorsioni della formazione specialistica, e sta cercando di
uscirne. Certamente altri specializzandi approfittano di tali
distorsioni: è capitato che qualcuno mi chiedesse di fare le
firme a fine anno, dopo essersi presentato saltuariamente per
poter dire che mi sbaglio, lui c’era sempre. Ma per questo
collega, la faccenda è diversa. Partiamo dalla sua storia.
Mi racconta di essersi iscritto, come molti, alla scuola di
psicoterapia che più aveva solleticato il suo gusto per le
teorie monocratiche. Inizia a frequentare e viene incoraggiato
a cercarsi una sede per svolgere le fatidiche 200 ore annue di
tirocinio.
Inizialmente si illude che la sua attività professionale possa
valere come tirocinio, ma si sbaglia: serve un altro psicologo
che certifichi le attività, e visto che l’unico psicologo
della sua struttura è proprio lui, la via non è praticabile.
Non lo sarebbe stata lo stesso, perché in teoria l’attività
professionale non vale come tirocinio, ma questo è altro tema
che meriterebbe una storia a sé, per gli usi e abusi a cui può
essere soggetto.
Passa allora al piano B: da Febbraio 2009, inizia a cercare
una sede di tirocinio con uno psicologo che lo adotti per
queste famose 200 ore di attività psicoterapeutica.
Ma non trova nessuno. Vaga per ASL, Ser.T., Ospedali,
Consultori, Centri privati e ovunque ci sia uno psicologo. Ma
gli psicologi sono pochi. Le ASL e simili non prendono
specializzandi di scuole private non convenzionate, e le
convenzioni richiedono ulteriori passaggi. Quelle strutture
che prendono specializzandi sono già al completo.
Infine, è approdato qui: un centro diurno per disabili, dove
la direttrice ha avuto il buon cuore di capire le sue
difficoltà, e di indirizzarmelo. Quando lo vedo, è disperato:
sono la sua ultima speranza, ma ormai è rassegnato a
recuperare le 200 ore non ancora svolte nel prossimo anno.
Però la scuola gli chiede che “almeno ne faccia un pochino
quest’anno”.
In definitiva, la richiesta è che io firmi per certificare
alcune ore di attività di psicoterapia svolte con il mio
tutoraggio.
Analisi della domanda
Ecco, proviamo un po’ ad analizzare la domanda che mi viene
rivolta, con tutti i suoi sottintesi:
La domanda è urgente, e non posso sottrarmi facilmente:
proviene da un collega in difficoltà, ma anche dalla struttura
in cui opero, inoltre i tempi sono stretti. Questo mi mette
quantomeno nella condizione di non rifiutare subito.
Richiede tempo da dedicare al collega, e implica la mia
responsabilità: mi è richiesto di seguirlo, e questo significa
vederlo con una certa frequenza e svolgere attività con lui.
Ma con circa tre ore settimanali di consulenza, la faccenda mi
pare complicata. Se a questo si aggiunge che quanto farà il
collega ricade sotto la mia responsabilità, è tutto ancora più
delicato.
É una richiesta di psicoterapia: il collega è al primo anno,
ma mi dice che dovrebbe svolgere attività di psicoterapia per
200 ore. Tralasciando che probabilmente questo aspetto è
frainteso (la normativa in merito è interpretabile), la vita
quotidiana ai tempi dello psicologo contemporaneo consta di
attività fra le più varie, di cui la psicoterapia costituisce
un sottoinsieme, spesso nemmeno troppo sviluppato, e spesso in
setting spurio.
Più frequentemente, si tratta di attività di psicologia
clinica: una miscellanea in cui è difficile distillare una
quantità di psicoterapia pura sufficiente alla pratica del
collega. Tanto più, in un centro diurno per disabili, in cui
imperano valutazione funzionale, osservazione e monitoraggio
dei sintomi psichiatrici, risoluzione dei problemi con metodi
riabilitativi.
C’è un frenetico scaricabarile: la scuola scarica il problema
del tirocinio sugli allievi, gli allievi chiedono alle
strutture, le strutture rimandano il problema agli allievi,
alla fine una struttura accetta ma passa il problema a me.
E io, che sono solito torturarmi con troppi dilemmi, che farò?
Ma la scuola? che fa la scuola?
Già: mentre io mi chiedo cosa fare, la scuola scarica il
problema sugli allievi senza tanti complimenti. Riferisce il
collega che la scuola chiede almeno un pochino, uno schizzetto
di ore, una spumetta di tirocinio. Così, giusto per macchiare
il libretto come si fa con il caffè.
La questione si fa complessa, per cui espongo chiaramente i
miei dubbi al collega:
Dubbio 1: ma perché arrivi a Novembre senza aver fatto nemmeno
un’ora di tirocinio?
Risposta 1: perché ho cercato dappertutto, senza trovare
disponibilità di posti.
Dubbio 2: ma la tua scuola sa di questo problema?
Risposta 2: certo che lo sa, non sono il solo: la scuola ha
alcuni accordi con sedi di tirocinio, ma non coprono tutto il
fabbisogno degli allievi. Chi abita vicino riesce a entrare,
io che vivo a 200 km dalla sede mi devo arrangiare.
Dubbio 3: ipotizziamo per un momento che io accetti di farti
da tutor. In questo caso, non potrei vederti che tre ore la
settimana, e certamente non per 200 ore. Tu non potrai fare
psicoterapia, perché qui non si fa. Ma io dovrei certificare
che tu hai svolto attività psicoterapica controllata da me,
senza che questo sia avvenuto. Ti chiedo: ma la tua scuola non
si preoccupa di controllare?
Risposta 3: che io sappia, alla scuola basta che uno
psicoterapeuta metta le firme sul libretto, ma non applica
altri controlli: se il tirocinante dichiara di avere un tutor,
e il tutor firma, per la scuola va bene così.
Altro che dubbi… non avevo dubbi! L’ho detto prima, che tutto
questo è un Déjà-vu… stesso copione di tutti gli anni: allievi
di scuole mai sentite prima, che ti chiedono acrobazie
impossibili con il tutoraggio, perché altrimenti restano senza
certificazione di tirocinio. Immagino quanti psicologi,
oggetto delle stesse spinose richieste, firmano senza tante
storie per non sentirsi troppo in colpa, per fare un favore al
collega, per mantenere buoni rapporti con la direzione
dell’ente per cui lavorano…
Maestri Estinti
Il Maestro: una figura quasi archetipica. Il Maestro ti segue
ed istruisce, ti parla e controlla che tu segua i suoi
insegnamenti. Nella scuola universitaria di specializzazione
in Psicologia Clinica, che ho frequentato a Padova, la
versione contemporanea del Maestro era il tutor: un docente
universitario con cui si lavorava fianco a fianco per quattro
anni.
Non ti presentavi per un giorno? Lui lo sapeva, perché la
mattina nell’ambulatorio lui c’era, tu no. Non ti presentavi a
lezione? C’era il controllo della presenza. Qualcosa non
andava nella tua attività di tirocinio? La direttrice ti
convocava. Mancavi alle supervisioni? Alle riunioni d’equipe?
Non seguivi pazienti? Non occorreva autodenunciarsi a Ottobre:
già con i primi di Marzo ricevevi un richiamo alle armi.
E la didattica, come si svolgeva? 400 ore di lezione frontale,
12 esami l’anno, 400 ore di attività clinica certificata: con
pazienti in carico che pagavano il ticket sulle tue
prestazioni, appuntamenti presi dalle infermiere, frequenza in
reparto ospedaliero, supervisioni, riunioni d’equipe.
Insomma: una formazione intensiva, che richiedeva sacrifici,
che occupava dai due ai tre giorni la settimana, in orario di
lavoro, con molteplici meccanismi di controllo.
Un controllo su tutti: il rapporto con i Maestri. Che invece
mi è sembrato mancare, nella storia di questo collega: in
vagabondaggio da mesi, apparentemente senza assistenza, ma
soprattutto senza alcun controllo: se decidessi di fargli da
tutor, non vedrei mai il direttore della scuola, un docente,
la segretaria. Non presenzierei alla tesi di specializzazione.
E soprattutto, nessuno gli chiederebbe
tirocinio: solo vedere le firme.
nulla
del
suo
É davvero questa la prassi didattica di una parte delle scuole
di psicoterapia? una didattica di Maestri Estinti che abdicano
al loro compito educativo?
Un altro collega in formazione mi raccontò della didattica
nella sua scuola: 200 ore di lezione, 100 di tirocinio
esterno, 40 ore di stesura di tesina su un caso clinico
simulato (leggi: inventato di sana pianta sulla base degli
assunti del modello teorico). Nessun esame: a fine anno la
presentazione di un caso e un esame orale su argomenti
concordati. La tesina alla fine dei quattro anni, non
necessariamente in forma scritta: andavano alla grande
filmati, slides e presentazioni multimediali. Le ore di
tirocino? certificate da un tutor esterno che mai verrà
contattato dalla scuola per avere un giudizio, per sapere se
tutto è andato liscio, se il baldo allievo si è almeno
presentato al lavoro.
La nostra professione, la nostra formazione
Sembra banale dirlo: partire con il piede sbagliato, scegliere
una scuola poco attenta o male organizzata, non è solo uno
spreco di denaro: incide sulla carriera professionale e sulla
categoria intera.
Sulla carriera del singolo professionista, perché non gli
offre il percorso formativo adatto ad acquisire le abilità
professionali necessarie a lavorare, e non lo introduce nella
rete di relazioni professionali che, insieme ad una solida
competenza, sono il terreno di coltura della carriera
professionale.
Sulla categoria, perché un sistema formativo poco attento, che
potenzialmente abilita colleghi di cui non si è certi
dell’effettiva abilità professionale, abilita anche
professionisti che produrranno errori, comportamenti non
adatti, danneggiando l’immagine della categoria.
Ma c’è anche in problema più generale, di mancanza di
programmazione: la professione è sana e cresce il volume
d’affari annuo, ma aumenta la disoccupazione. Questo perché
gli psicologi e gli psicoterapeuti crescono numericamente più
del loro volume d’affari. E crescono per le distorsioni di un
sistema formativo che ha i difetti esemplificati nella storia
di questo collega, che forse non rappresenta la norma
statistica, ma sicuramente un esempio di quel che avviene in
alcune scuole.
Quante? Non sappiamo, ma varrebbe la pena correggere una
filiera formativa che produce così tanti psicoterapeuti, in
alcuni casi con una qualità formativa non garantita.
Diagnosi Strutturale
In tutto questo, dobbiamo andare all’origine: la struttura
della nostra professione. Una professione che cresce in volume
d’affari, ma con un tasso di disoccupazione e sottooccupazione da apocalisse: oltre il 50% degli iscritti
all’ordine non apre alcuna attività psicologica, e del 50% che
apre una Partita Iva, poco più del 10-20% ha un reddito
professionale superiore ai 20-25mila euro lordi.
Tradotto nelle cifre della Crisi Economica: il tasso di
disoccupazione negli Stati Uniti ha raggiunto lo storico
record del 10,2%. Quello degli psicologi, fra disoccupasione e
sotto-occupazione, l’ordinario e crescente tasso del 80-90%.
Inoltre, c’è un problema di distribuzione nei settori di
mercato: la prassi dell’attività dello psicologo comprende le
attività più varie. Ma c’è un’ipertrofia del settore
sanitario, e ancor più della specializzazione in psicoterapia,
attività estremamente specifica in cui si riversano migliaia
di colleghi ogni anno.
Colleghi che devono svolgere 200 ore di psicoterapia. Per 300
scuole a 20 allievi per anno fanno 80 allievi in tutto,
ciascuno con le sue 200 ore da fare. Fanno 16.000 ore di
attività. Per 300 scuole, fanno 4.800.000 ore di attività
clinica all’anno. Milioni di ore/anno di attività clinica
obbligatoria da smaltire. In prospettiva, milioni di ore di
prestazioni per cui la domanda cresce, ma non agli stessi
ritmi dell’offerta.
Un dato che può riguardare tutti, oppure nessuno: dipende
dall’ampiezza del nostro orizzonte degli eventi.
LA PSICOLOGIA SCOLASTICA IN
MANO A DILETTANTI
Da un fatto arrivato per caso nello studio di uno psicologo
all’amara realtà dell’assistenza psicologica nelle scuole.
I FATTI
I genitori di una ragazza di 15 anni si rivolgono al mio
studio per una consulenza. La domanda concerne un
comportamento della figlia, la quale ha iniziato da qualche
mese, in coincidenza con il passaggio alla classe prima di una
scuola superiore, a praticarsi piccoli tagli sulle braccia con
il taglierino.
I genitori riferiscono che anche molti compagni di scuola
della figlia fanno lo stesso, e che tale comportamento farebbe
parte di una microcultura detta “EMO”, una derivazione del
Punk che prende il nome da un gruppo musicale.
Rilevo ai genitori che il problema consta di almeno due
livelli: uno individuale e familiare, relativo al significato
che il comportamento ha nell’economia psichica della loro
figlia e dela famiglia; uno sociale e culturale, relativo alla
diffusione del comportamento in una popolazione di minori, che
condividono lo specifico luogo di una scuola che parrebbe la
sede della socializzazione/affiliazione dei singoli alla
microcultura.
Mentre del primo aspetto posso occuparmi io, a partire dalla
richesta di consulenza dei genitori, del secondo aspetto
ritengo si debba occupare l’istituzione al cui interno è
diffuso il fenomeno in questione.
Offro quindi ai genitori le indicazioni per quanto mi compete
come psicologo interpellato per l’occasione, ma rimando loro
la necessità di segnalare la faccenda alla scuola, per
permettere allo psicologo scolastico di attuare una presa in
carico del versante sociale e collettivo del fenomeno.
La loro comprensibile esigenza di mantenere l’anonimato per
non compromettere la relazione con la figlia, esita nella
richiesta di occuparmi di segnalare quanto accade. Accetto, in
qualità di psicologo che è venuto a conoscenza della
situazione nel corso della propria attività professionale.
Scelgo in via preliminare la persona del dirigente scolastico
e lo strumento del telefono. L’accoglienza riservatami dal
dirigente scolastico è inizialmente sospettosa e scostante;
quando riesco a chiarire nel dettaglio la mia posizione (ma
cosa temeva?), spiegando che intendo soltanto segnalare che
ciò di cui mi sto occupando in un caso secifico ha anche un
versante sociale che investe la comunità-scuola, finalmente
ottengo una distensione del mio interlocutore.
A questo punto, spiego che ho scelto di contattarlo in quanto
dirigente, con l’obiettivo di potermi interfacciare con il
collega psicologo che segue la scuola, allo scopo di
informarlo di quanto di mia conoscenza e di rendergli nota la
mia disponibilità a collaborare con lui, nei limiti ristretti
del mio ruolo di consulente dei due genitori.
E qui arriva il bello: il dirigente dice che loro non hanno
nessuno psicologo, ma hanno dei bravissimi insegnanti molto
formati sul piano educativo che gestiscono il CIC, che lui
attiverà immediatamente in quanto suoi fiduciari. Indi, mi
chiede cosa devono osservare (Rispondo: se i ragazzi hanno dei
tagli sulle braccia, e che altro?), quali sono le conseguenze
di un tale comportamento (Rispondo: dipende molto da variabili
familiari e individuali, ma mi pare che debbano saperlo meglio
gli “esperti” che stanno al CIC), e infine a chi può
eventualmente rivolgersi (Rispondo: ai colleghi dell’ASL o
della NPI, i quali hanno mandato istituzionale per occuparsi
di questo genere di cose, in assenza di uno psicologo
specificamente delegato dalla scuola).
ALCUNE CONSIDERAZIONI
I genitori che seguo, a conoscenza dell’esistenza del CIC, non
hanno voluto rivolgersi a questo sportello perché ne hanno
rilevato i limiti strutturali. Da profani della materia, hanno
individuato i tre punti più problematici:
1. Chi sta allo sportello non è competente per questioni così
delicate, rispetto a cui l’unico professionista a cui è
corretto rivolgersi è lo psicologo.
2. Chi sta allo sportello è coinvolto nella relazione e
nell’ambiente in modo spurio, rivestendo sempre un doppio
ruolo oltre a quello di consulente del CIC (insegnante,
genitore o addirittura studente anziano).
3. Chi sta allo sportello, non avendo una afferenza
professionale specifica, non è nemmeno specificamente
vincolato ad una norma di riservatezza rispetto a cui uno
psicologo obbedisce per stretto precetto deontologico, e
rispetto alla cui violazione è direttamente ed esemplarmente
punibile.
A queste considerazioni, provenienti da persone che esercitano
tutt’altro lavoro nella vita ma mostrano più buon senso di
molti funzionari e dirigenti del settore psi, aggiungo altre
note di natura più tecnica:
1) In primo luogo, la presenza di comportamenti del tipo
descritto, e che appartengono alla famiglia dei comportamenti
potenzialmente problematici presenti fra i gruppi di
adolescenti (consumo di sostanze, comportamenti stradali
pericolosi, violenza, sessualità, etc…), andrebbe affrontata
anche dal punto di vista specialistico dello psicologo, se non
altro per individuare l’impatto patogeno in situazioni
individuali fragili, e comunque per il rischio che la dinamica
dei gruppi tenda a deriva ed estremizzazione del fenomeno.
2)
Il ruolo dello psicologo scolastico dovrebbe altresì
essere preponderante nella presa in carico di segnalazioni
dall’esterno, rispetto a cui un genitore o professionista che
si trovi nella mia stessa posizione non trova interlocutori
competenti a cui affidare un problema con risvolti nella
comunità-scuola.
3) Un gruppo insegnanti/genitori/studenti che intende farsi
carico di gestire uno sportello d’ascolto pone questioni
relative alla competenza scientifica e professionale,
all’adesione a norme deontologiche quali quella del segreto e
della mancanza di commistioni dirette con l’interessato,
infine alla responsabilità professionale.
Già, la responsabilità. Chi assume la responsabilità
professionale del danno che può derivare da un eventuale
comportamento inadeguato degli operatori di sportello?
Si configurano infatti i tre classici ordini
di
responsabilità:
– culpa in eligendo (nella scelta di chi doveva raccogliere
tali segnali e occuparsene)
– culpa in vigilando (di chi doveva occuparsi di vigilare
sull’operato degli operatori che si sono occupati dei segnali)
– responsabilità diretta rispetto al danno provocato da
negligente condotta professionale.
Rispetto a tali profili di responsabilità, quanto è chiara la
posizione dei CIC? È un argomento essenziale perché la chiara
determinazione della responsabilità coincide con una chiara
tutela dell’utente.
L’ORDINE DELL’EMILIA ROMAGNA E L’AZIONE ISTITUZIONALE
Al problema dei servizi di tipo psicologico nelle scuole
gestiti da personale non adeguatamente formato, l’Ordine
dell’Emilia Romagna ha risposto con una prima iniziativa a cui
ha partecipato anche la dott.ssa Chiara Santi di
AltraPsicologia, consigliere in carica attualmente.
L’Ordine dell’Emilia Romagna ha spedito a tutte le scuole
della regione una lettera informativa rispetto al problema
dell’abuso professionale nella psicologia scolastica, che pone
questioni di ordine legale, di responsabilità e di corretto
agire professionale.
L’azione istituzionale pare una questione non secondaria per
almeno due ordini di ragioni:
− l’esercizio di attività di tipo psicologico, seppure
fa genericamente parte di tutte le professionalità in cui la
relazione è un aspetto predominante (insegnanti, medici,
infermieri, educatori, etc.), è riservato per legge allo
psicologo quando diventa complessa, con rilievo clinico,
potenzialmente fonte di danno (in altre parole quando da
generica diventa specialistica);
− l’esercizio di compiti di specifica natura
psicologica, ad alto profilo tecnico, necessita di una
competenza adeguata e di un professionista speficamente
formato, per le conseguenze dannose che un problema psichico o
comportamentale non riconosciuto o inadeguatamente trattato
comporta.
− Infine, quale profilo di responsabilità professionale
possono garantire tutti gli operatori che, di fronte ad un
problema di ordine psicologico o psicologico-clinico, non
avendone le competenze, non hanno saputo agire correttamente,
configurando con tale errore delle conseguenze? Lo psicologo
garantisce una assunzione di responsabilità adeguata al
proprio ruolo, e ciò garantisce l’utente rispetto al danno che
può derivare da un errore. Lo stesso non può dirsi di quanti,
in virtù di un ruolo contiguo a quello dello psicologo, ne
assumono attività e funzioni.
Sono temi questi che meriterebbero un’attenzione da parte
dell’Ordine Regionale competente per territorio. In questo
specifico caso, segnaleremo la situazione all’Ordine Veneto e
terremo aggiornati i lettori sugli sviluppi.