Alfabeto imperfetto del candidato,Si fa presto a dire
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Alfabeto imperfetto del candidato,Si fa presto a dire
Alfabeto candidato imperfetto del Il rinnovo (?) dei consigli degli Ordini Regionali Alfabeto imperfetto del candidato Notizie, intenti, errori, amenità e strafalcioni da ansia elettorale Elezioni… che siano degli Ordini o dell’ENPAP, diventano il terreno di battaglie più o meno accese fra i vari candidati, che finiscono spesso per perdere il loro aplomb e ruzzolare in scivoloni di ogni tipo. Dall’insulto come strumento elettorale, molto gettonato in queste elezioni e usato anche da personaggi di spicco, agli errori di grammatica e sintassi, fino alle alte rappresentanze istituzionali dell’ENPAP ridotte a fare da uomo-sandwich per le squadre regionali, ecco tutto quello che non avreste voluto vedere dai colleghi! A come AUPI. Il sindacato storico degli psicologi si è sciolto, sembra per la mancanza degli iscritti necessari per superare la soglia minima imposta dal ministro Brunetta. Vinto dall’incedere della storia, che ha trasformato gli psicologi da elite di dipendenti pubblici sanitari a esercito di liberi professionisti nei più svariati settori. L’ex segretario generale del sindacato, in un ultimo amaro canto del cigno, manda lettere a destra e a manca contro i presidenti degli ordini che non gli vanno a genio, come se il sindacato esistesse ancora. In queste lettere fa i conti in tasca alle gestioni altrui. Ci chiediamo quanto gli siano costati tutti quegli invii postali, almeno 15.000 euro? Forse sarebbe stato meglio investirli in una lunga vacanza… Ma anche… A come Altrapsicologia. Fedeli alla politica della qualità, abbiamo evitato di reclutare bande armate di colleghi inesperti da mandare al macello: pensiamo che chi lavora seriamente e con costanza per la categoria possa candidarsi con cognizione di causa, mentre chi si ricorda che esistono dei colleghi ed una categoria da tutelare solo quando c’è in palio qualche poltrona, dovrebbe scegliere per coerenza di non candidarsi. Ma è una scelta etica largamente disattesa dai fatti… centinaia di candidati sorti dal nulla, reclutati dalle varie listarelle, torneranno nell’oblio fra pochi giorni, e ci resteranno per altri quattro anni. Mentre noi, come sempre, ci saremo anche dopo… B come Bilanci. Se ne vedono di tutti i colori, sui bilanci usati per fare campagna elettorale. C’è chi accusa che non sono trasparenti, chi dice che certe voci siano eccessive ed altre troppo basse, insomma: c’è tutto quel vago interpretare che ci prende quando vediamo un paio di colonne di numeri. Andiamo con ordine, appunto: 1) i bilanci degli Ordini sono pubblici e revisionati da controllori esterni, quindi è molto difficile che non siano veritieri; 2) un bilancio occorre saperlo leggere, prima di citarlo; 3) l’aumento delle spese non è necessariamente un male: la gestione economica implica investimenti, e un aumento delle spese può anche significare che prima di aumentarle non si combinava nulla… C come Candidati. In Veneto ce ne sono oltre 50, e circa 30 sono persone mai viste prima nella politica professionale: mai un articolo, mai una iniziativa. Gente candidata per l’occasione, per riempire liste altrimenti mezze vuote, alla faccia della serietà e dell’impegno di AltraPsicologia per la professione. Alcuni sono consiglieri ricandidati, per cui questa volta non è saltata fuori la solita argomentazione propagandistica che Tizio o Caio si ricandidano ad ogni giro per stare attaccati alla poltrona. Però certe faccende i consiglieri uscenti le tirano fuori adesso: critiche alle gestioni a cui hanno partecipato per quattro anni, proposte rivoluzionarie che cambieranno il corso della psicologia… ma ci viene da chiedergli: “e dove siete stati in questi quattro anni?” Ma anche C come Costruire Professione. All’ENPAP era Costruire Previdenza. Ma è sempre l’AUPI, che si presenta sotto falso nome perché ai sindacati non è consentito presentare liste di candidati in elezioni come quelle dell’Ordine o dell’ENPAP. Ma in Italia si può fare tutto, basta cambiare nome! D come demagogia. Un fiume di demagogia: dalla consigliera ricandidata che sostiene di voler modificare la “Legge Basaglia” (immaginiamo si riferisca alla L.180/78) e di voler controllare l’ENPAP attraverso gli ordini, fino allo squadrone veneto che sostiene che sette ordini provinciali costerebbero meno di un solo ordine regionale… una cosa del genere l’abbiamo vista l’ultima volta 2000 anni fa, quando un tale poi divenuto famoso si produsse nel noto miracolo dei pani e dei pesci… E come ENPAP. Mentre c’è un grave problema di collaborazione fra minoranza e maggioranza all’interno del Consiglio di Indirizzo Generale, che ha già portato per due volte all’interruzione delle sedute, il nostro presidentissimo non trova di meglio da fare che unirsi al carrozzone elettorale degli Ordini per fare l’uomo-sandwich. Il 9 Gennaio lo troveremo (vestito da Babbo Natale?) a razzolare in Veneto per fare pubblicità alla lista dell’ex sindacato AUPI. Ci sono cose che vanno oltre il senso del comune decoro: un sindacato (sciolto) di pubblici dipendenti che governa la cassa previdenziale dei liberi professionisti è già imbarazzante. Una maggioranza che rimanda le trattative con i consiglieri della minoranza ad una persona esterna, nemmeno iscritta all’ENPAP, è ancora più imbarazzante. Che il presidente ENPAP, che dovrebbe stare sopra le parti, arrivi ad usare la sua funzione per sostenere una lista locale è la ciliegina sulla torta… come a dire: siamo alla frutta! F come Fantastici 4: quattro consiglieri uscenti del Veneto, in omaggio alla più schietta anima autonomista, hanno fondato ciascuno una propria lista privata. Così i candidati risultanti, necessariamente improvvisati e reclutati all’ultimo minuto (come hanno ingenuamente dichiarato in pubblico), si sono moltiplicati fino a 36. Nasce il sospetto che in quattro anni i rapporti di collaborazione fra i fantastici 4 e il resto del consiglio non siano stati molto proficui; ma come si usava una volta nelle cucine dei ristoranti, qualche crema e abbondanza d’aromi coprono gli odori della materia prima di cattiva qualità. In questo caso, per coprire gli evidenti difetti delle proprie liste, alcuni sparano a zero sull’unica lista che candida insieme cinque consiglieri uscenti, una dimostrazione di salute nei rapporti di collaborazione. Il fatto che questo gruppo di consiglieri abbia saggiamente costruito un’alleanza con AltraPsicologia, è la prova provata che la Lista dell’Ordine per la Professione è il meglio sulla piazza! Ma anche F come FIPASS. La Federazione Italiana delle Professioni Aree Socio Sanitarie è una vera promessa, fin dal titolo: quella di non considerare che la nostra professione non è fatta soltanto di socio-sanitari… e mai come oggi, gli psicologi che lavorano nelle aziende, nel commercio, nel marketing, nella finanza e nel settore forense stanno riscuotendo il successo che meritano. AltraPsicologia intanto prosegue a occuparsi di tutti gli psicologi, anche quelli che lavorano nel settore aziendale, insieme a realtà di prestigio come Federmanager. G come Giovani. Stanno sulla bocca di tutti, questi giovani. Disoccupati, sfruttati, sottopagati, pochissimo tutelati dai vecchi e nuovi sindacati, ritornano improvvisamente di moda durante le elezioni, quando tutti gli attori della scena politica ricordano improvvisamente che la nostra professione è formata soprattutto da giovani professionisti, spesso con difficoltà concrete di lavoro. Tutti promettono grandi cose, dalla riduzione della tassa di iscrizione (perché 30 euro in meno all’anno cambiano la vita del giovane psicologo disoccupato, garantendogli un futuro migliore…), alle iniziative che un giorno intraprenderanno se dovessero essere eletti. AltraPsicologia intanto ha già cominciato: risponde tutto l’anno alle necessità dei giovani informando, organizzando incontri per sviluppare il self-marketing, offrendo gratuitamente un manuale di autopromozione. Se saremo eletti faremo meglio e di più, grazie alle risorse economiche e organizzative degli Ordini. Ma anche G come Giustizia. Almeno qualche decina di pareri richiesti agli avvocati dei vari Ordini, in queste elezioni. Il tutto per cercare di organizzare metodologie di voto rispettose della normativa (e quindi evitare ricorsi), e di renderle allo stesso tempo fruibili. Tutto inutile: la procedura è stata necessariamente complicata, troppo complicata per favorire il voto, senza che i vari consigli regionali degli ordini potessero farci nulla. Una legge con molti punti da rivedere, perché gli Ordini stanno crescendo di numero e di questo passo si rischia di fallire molti quorum anche in seconda convocazione. H come Hacker. Da tutte le parti, spuntano candidati che scrivono sulle aree commenti libere di AltraPsicologia per promuovere il loro nome e i loro programmi, sfruttando la popolarità del nostro sito, in assoluto il più visitato fra quelli di tutte le associazioni di categoria. Sarà che siamo simpatici, sarà che aggiorniamo il sito un paio di volte la settimana invece che un paio di volte l’anno, ma i colleghi ci cliccano spesso, e qualche furbo va a rimorchio per raccattare voti. Succederà probabilmente anche per questo articolo, per cui preavvisiamo i lettori e preferiamo non cancellare i messaggi, seppure sgraditi: la nostra politica è di lasciare che ognuno si danneggi con le proprie mani! I come Italiano. Mai come in queste elezioni la nostra bella lingua è stata bersagliata a colpi di tastiera dalle dita rabbiose degli psicologi. La prima cosa che faremo, se saremo eletti, saranno le ripetizioni di lingua e letteratura italiana ad uso degli ex candidati… sperando che i non eletti non spariscano nel nulla per altri quattro anni. Il premio per la creatività spetta però all’ex-sindacato AUPI: la rabbiosa comunicazione recapitata a casa di tutti gli iscritti veneti è un inno alla manipolazione della lingua, con quel “politici politicanti” che suona come uno scioglilingua dal sapore vetero-proletario… fantastico! L come Lista dell’Ordine per la Professione. La nostra lista in Veneto, formata da AltraPsicologia e dal gruppo del presidente Marco Nicolussi. Tanto per ripetere un concettochiave: la scheda elettorale è vuota, occorre trascrivere tutti i nomi sulla scheda… prendete nota sull’agenda o sul telefonino! Marco Nicolussi Pierluigi Policastro Stefania Vecchia (Altrapsicologia) Federico Zanon (Altrapsicologia) Elena Bravi Tiziana De Ruggieri Carmen Muraro Andrea Petromilli Anna Galiazzo (Altrapsicologia) M come Mailing. Una volta c’era solo AltraPsicologia, e per tutto l’anno siamo gli unici a importunarvi con le nostre mail di aggiornamento e informazione. Poi, improvvisamente, tutto si risveglia e le nostre caselle si ingolfano di messaggi elettorali da parte di perfetti sconosciuti. Parte anche la caccia agli indirizzari, che diventano preziosi come l’oro: orde di candidati che impazziscono per una decina di indirizzi di persone a cui spedire la solita paccottiglia elettorale. AltraPsicologia, che non ha di questi problemi perché ha accumulato un indirizzario completo degli psicologi italiani grazie al passaparola e alle iscrizioni al sito da parte dei colleghi, viene invidiata e accusata di aver ricevuto indirizzi da chissà quali fonti… incredibile ma vero, la gente ci fornisce volontariamente il proprio recapito perché gli scriviamo per informare, senza chiedere nulla in cambio: in questa correttezza nel rapporto con i lettori sta la nostra forza e la debolezza di chi si fa sentire solo in campagna elettorale. N come Numeri. Sarà che con la nostra professione proprio non ci azzeccano, ma i numeri sono il tormentone di queste fredde giornate: sparati a casaccio, invocati negli inni alla trasparenza dei bilanci, ipotizzati, sommati (male) e calcolati (peggio), i numeri più importanti per valutare l’operato di un Ordine sono in realtà disponibilissimi, perché i bilanci sono pubblici. Ma pubblico non significa accessibile: solo pochi ordini regionali superano la nostra prova di accessibilità al bilancio tramite il sito web… O come Orizzonti. La famosa mailing list che ospita le discussioni fra molti degli psicologi impegnati nella politica professionale e nell’ex sindacato AUPI stavolta ha mantenuto toni contenuti. L’owner Dino Angelini, padrone di casa ospitale e presente, è stato coscienza imparziale ma non silenziosa. In questi giorni, il tentativo di convincere quelli dell’AUPI che gli hanno sciolto il sindacato, perché nessuno glielo ha detto e tutti fanno finta di niente! P come Programmi. Leggendoli ti viene da pensare che alcuni siano stati scritti da un troll informatico, totalmente digiuno di psicologia professionale, che si è divertito a inventare proposte attraverso selvaggi copia/incolla dal mondo fatato di internet. Il nostro programma, che non è altro che la trasposizione in una ventina di pagine di quanto abbiamo fatto finora e di come vorremmo sviluppare un lavoro già avviato, forse appare modesto se confrontato con le visioni di un mondo fantastico in cui tutti i problemi degli psicologi andranno a risolversi in un caleidoscopio di gioia. Ma a noi piace così: modestamente e con quattro spiccioli, tirati fuori di tasca nostra, abbiamo scritto un paio di libri di successo, pubblicato centinaia di articoli, creato una rivista on-line e l’Osservatorio della Psicologia nei Media, formulato una proposta di Carta Etica per le scuole di psicoterapia, siglato un accordo con Federmanager, regalato un manuale scaricabile sull’autoimprenditorialità per gli psicologi, raccontato agli psicologi quel che succede all’ENPAP… ecco: non ci serve la fantasia per riempire il programma: ci bastano i fatti. Q come Quota di iscrizione. Tutti vogliono abbassarla di 15, 20, 30 euro l’anno. Il perché non ci è chiaro: sembra di assistere alla vendita di pentolame al ribasso negli week-end tutto compreso. Abbassare le tasse è la solita manovra demagogica, ormai abusata in ogni contesto; potremmo dirlo anche noi, non ci costerebbe nulla. Ma preferiamo ragionare diversamente: i soldi servono, e devono essere usati per la categoria, per promuoversi e funzionare al meglio, in modo che tutti gli psicologi ne abbiano un ritorno, economico e professionale. Ma anche Q come Quorum. Pare sempre più difficile raggiungerlo, segno che agli psicologi non importa molto delle elezioni. Fortunatamente non siamo soli, tutte le professioni hanno il nostro stesso problema, per cui ci conviene tornare con i piedi per terra: non siamo peggiori degli altri! R come Rinnovamento. Un’altra delle formule abusate in queste elezioni. Tutti promettono che rinnoveranno le cose, una volta ri-eletti, e ci si chiede perché non le abbiano rinnovate intanto che stavano in carica. Per alcune liste e per l’exsindacato AUPI, la faccenda si complica: come è possibile sostenere che si vuole rinnovare, quando da vent’anni si occupano con totale immobilità le poltrone degli Ordini e oggi si è prossimi alla pensione? Facciamo finta per un attimo che il candidato ideale per il rinnovamento sia una/un giovane professionista con trent’anni di vita produttiva davanti a sé, libera/o da appartenenze sindacali e svincolata/o da ordini di scuderia, che ha dimostrato sul campo con costanza ed intraprendenza di avere idee ed energie da investire per rinnovare la gestione della professione… ops! Sembra il ritratto dei candidati di AltraPsicologia! S come Servizi agli Iscritti. Nessuno esplicita questa direttrice come fondamentale per il rapporto con gli iscritti, mentre AltraPsicologia e le liste in cui è presente l’hanno esplicitato all’ENPAP e agli ordini come un punto centrale. La verità, nuda e cruda, è che siamo ancora lontani anni luce da una gestione sul modello anglosassone, in cui l’iscrizione alle associazioni di categoria non è obbligatoria, e quindi le iscrizioni avvengono soltanto sulla base dei vantaggi, del prestigio e dei servizi offerti (con quote di iscrizione molto simili alle nostre, o superiori). Un esempio fra tutti, la sezione benefit dell’American Psychological Association. E soprattutto, siamo ancora lontani dal recepire un modello di offerta di servizi ispirato a metodologie attuali e innovative: appena parli di servizi, i vari consiglieri più o meno sindacali ti obiettano che “offrire servizi costa”. Vai a spiegargli che il commercio segue regole particolari, che possiamo sfruttare grazie al fatto che siamo in tanti. Vai a spiegargli che il sindaco di Fontaniva, paesino nel profondo nord della provincia di Padova, ha offerto ai suoi cittadini crociere a metà prezzo (risparmio netto: 300.00 euro a persona) senza spendere un euro delle casse comunali, solo perché con un migliaio di clienti ha potuto trattare con la società che ha venduto i viaggi. Vagli a spiegare che AltraPsicologia offre ai suoi iscritti una convenzione con una rete di commercialisti che offrono la gestione amministrativa e fiscale piena a 600,00 euro l’anno (300 euro di risparmio), solo perché garantisce una quota fissa di clienti. Lo ripetiamo: il nostro scopo è restituire in servizi quanto spendiamo ogni anno per la quota di iscrizione, il tutto senza aggravio di spesa per l’Ordine. T come Trolley. Non l’abbiamo inventata noi, questa notizia che riportiamo dalla discussione pubblica in una mailing list: un candidato per l’Ordine Sicilia avrebbe assistito all’arrivo di candidati con un trolley pieno di schede elettorali votate e autenticate, poi consegnate al seggio come “voti postali con raccomandata a mano consegnata da terzi”. Inutile dire che l’idea del trolley ha riscosso molto successo, e i candidati si sono aggiudicati come premio la poltrona di consiglieri. Qualche buontempone sostiene che la procedura sia irregolare… irregolare? Ma non vorrete davvero paragonare l’eleganza del trolley alle squallide urne elettorali imposte dalla tradizione? U come Ufficio Stampa. Uno dei punti nodali del nostro programma, orientato a comunicare la nostra professione alla gente. Qualche tradizionalista sostiene che dovrebbe essere la gente a comunicare con noi, come si usava ai tempi di Freud, quando i pazienti lo chiamavano Signor Professore e lo cercavano da tutta l’Europa. Un vero peccato che nel frattempo le cose siano un po’ cambiate, e oggi la professione richieda attenzione all’immagine pubblica, promozione e informazione corretta sulla psicologia e sugli psicologi, vigilanza sulle notizie scorrette nei media e un’attenzione a spiegarci meglio con la gente… V come Voto Postale: mai come questa volta la legge è un’opinione. Si va dalle regioni in cui i candidati hanno portato a mano i propri voti e quelli dei loro 800 sostenitori, a quelle in cui il voto postale è ammesso solo dopo l’esame del DNA. Il tutto sotto l’egida interpretativa degli avvocati dei vari Ordini, ciascuno con un parere diverso, e un CNOP che sceglie la soluzione salomonica di permettere di tutto e di più, lasciando ai singoli ordini la scelta se avvalersi o meno dei metodi più disinvolti. Inutile dire che tutto ha un prezzo: in Veneto, il rigore della metodologia ha garantito la regolarità del voto, ma le schede arrivate regolarmente per posta sono state pochissime, circa 300. Z come Zanon Federico, Vecchia Stefania, Galiazzo Anna. I candidati di AltraPsicologia per l’Ordine Veneto. La lista completa con cui ci presentiamo alle elezioni per il rinnovo del consiglio dell’Ordine Veneto, il programma e tutte le informazioni su: www.psicologiveneto.it Si fa presto trasparenza... a dire Gli Ordini e la comunicazione agli iscritti Si fa presto a dire trasparenza… prove di accessibilità al bilancio sui siti web degli Ordini In questi giorni tutti parlano di bilanci, di trasparenza, di comunicazione. Il bilancio degli Ordini Regionali, questo sconosciuto (ma quanti colleghi lo leggono?) generalmente viene inviato con i vari bollettini informativi cartacei. Il bilancio di un ente pubblico è anch’esso pubblico. Non per gli iscritti, ma per tutti: significa che qualunque cittadino inteerssato deve potervi accedere facilmente. Ma per noi comunicazione e trasparenza significa una cosa sola: reperire l’informazione cercata nel più breve tempo possibile, possibilmente in meno di un minuto. Abbiamo fatto questa prova per voi: sito per sito, abbiamo passato in rassegna gli Ordini Regionali alla ricerca del loro bilancio, utilizzando la funzione “cerca nel sito”, e abbiamo stilato questa super-classifica di qualità della comunicazione. PROMOSSI: BILANCIO PRESENTE, AGGIORNATO E FACILMENTE RAGGIUNGIBILE Ordine Psicologi di Trento: in testa alla nostra hit parade! link al bilancio preventivo 2010 visibilissimo in alto nella home page, esemplare trasparenza e dieci secondi netti per trovarlo e accedere! Ordine Psicologi Emilia Romagna: in trenta secondi circa, accediamo attraverso la funzione “cerca” a tutti i bilanci, ordinati per anno fino al preventivo 2009. Nella stessa pagina, diverse delibere pubblicate. Un esempio di trasparenza e comunicazione virtuosa. Ordine Psicologi Toscana: Bilancio preventivo 2009 trovato in circa trenta secondi attraverso la funzione “cerca”, anche se la grafica non è molto chiara. Ordine Psicologi Molise: grafica essenziale, quasi scarna, e tre voci al link del consiglio, una delle quali è il bilancio. Entrando, l’elenco dei bilanci aggiornato fino al consuntivo 2008. Ottima l’accessibilità, un po’ meno l’aggiornamento. RIMANDATI: BILANCI PRESENTI MA DIFFICILI DA CONSULTARE/TROVARE Ordine Psicologi Veneto: mi preme particolarmente, perché è l’Ordine in cui sono iscritto. Ma i bilanci non sono visibili attraverso la funzione “cerca”, si trovano pubblicati nei bollettini scaricabili dalla home page. Un meccanismo complicato per accedere ad informazioni essenziali per gli iscritti… e per fortuna c’è una commissione internet! Ordine Psicologi Piemonte: non abbiamo trovato la funzione “cerca”, ma i bilanci sono accessibili con una ricerca di circa un minuto fra i link del sito. Il problema è che sono stati pubblicati soltanto fino al 2007, e saremmo nel 2010… rimandato, ma meriterebbe una sonora bocciatura! Ordine Psicologi delle Marche: bilancio aggiornato al preventivo 2008 accessibile in modo agevole. Manca lo storico dei bilanci e l’aggiornamento è insufficiente, ma almeno ci hanno provato… BOCCIATI: NESSUNA TRACCIA DEI BILANCI Ordine Psicologi Lombardia: molte informazioni interessanti, fra cui l’area per i cittadini, ma nessuna traccia del bilancio. Ordine Psicologi Sicilia: bilanci impossibili da trovare con una ricerca rapida fra le pagine (manca la funzione “cerca”). Probabilmente scorrendo i bollettini (pubblicati in formato .pdf) qualcosa si sarebbe trovato, ma a nostro parere il bilancio richiede una pubblicazione a parte. Una considerazione sull’aspetto del sito, che ricorda certi videogame degli anni ’80: la grafica web ha fatto passi da gigante, oggi con qualche programmino gratuito si ottengono risultati certamente migliori di quello che abbiamo visto, perché non provare? Ordine Psicologi Lazio: Sito di ottima qualità, aggiornato e ricco di informazioni normative e istituzionali. Ma dell’attività del consiglio rimane pubblico soltanto l’ordine del giorno delle sedute, e i bilanci sono introvabili. Ordine Psicologi Liguria: grafica scarna, sito lento, nessuna traccia del bilancio o delle delibere. Ordine Psicologi Friuli Venezia Giulia: bilancio introvabile con la funzione “Cerca” e con la ricerca fra le pagine del sito. Sarà per la prossima volta… Ordine Psicologi Sardegna: un bel sito, aggiornato e rinnovato. Peccato per il bilancio, non disponibile in area pubblica, forse presente in area riservata (dove rimanda la funzione “cerca”). Ordine Psicologi Puglia: il sito è piacevole ma poco curato, con molte sezioni vuote. La funzione “cerca” non trova nulla alla voce bilanci. Per curiosità spulciamo fra i tre bollettini notiziari pubblicati in .pdf nel 2009, alla ricerca dei bilanci: non troviamo nulla. Ordine Psicologi Umbria: non abbiamo trovato i bilanci, ma c’è una sezione accessibile dalla home page in cui sono pubblicate le consulenze e i compensi versati dall’Ordine, in ottemperanza alla normativa per gli enti pubblici largamente disattesa. Ma non basta, l’informazione economica non si esaurisce così. sulla gestione Per il resto, grafica molto migliorabile ma contenuti interessanti e una sezione dedicata al cittadino. Ordine Psicologi Abruzzo: bella grafica, carino il pensiero di pubblicare gli enunciati di accessibilità, peccato che poi nella pratica non si riesca a trovare traccia dei bilanci… Ordine Psicologi Bolzano: interamente in tedesco, manca la versione in italiano… che sia un messaggio subliminale all’Italia? BOCCIATI CON NOTA DI DEMERITO: il vizietto dell’ex-sindacato… Ordine Psicologi Valle d’Aosta: del bilancio nessuna traccia, delle delibere neppure, nonostante il link in bella vista. In compenso, una sezione ENPAP che riporta una comunicazione che racconta dei successi del gruppo di maggioranza, vantando provvedimenti che non sono ancora stati approvati. A questo si aggiunge, nella sezione “link utili”, il link al sito dell’AUPI, ex-sindacato degli psicologi in maggioranza all’Ordine Valle d’Aosta, e nessun’altro ai siti delle associazioni di categoria. Pessimo esempio di uso improprio dello spazio pubblico e istituzionale dell’Ordine: dobbiamo essere noi a ricordare che il sito web pagato dagli iscritti deve riportare informazioni imparziali e dare voce a tutti? Ordine Psicologi Basilicata: il sito ha un aspetto molto gradevole, ma i bilanci sono irreperibili. Peccato per i link utili: figurano l’ENPAP, il Ministero della Salute, l’APA, l’Ordine nazionale e infine… l’AUPI. Certo che paragonare APA e AUPI… Ordine Psicologi della Calabria: nessuna traccia del bilancio, e un uso scorretto dello spazio web pubblico degli iscritti. Infatti, nella sezione link campeggia in formato gigante il logo dell’ex-sindacato AUPI, e nessun’altro link alle associazioni di categoria. Pessimo esempio di pluralità: l’ordine non è una proprietà privata. Ordine Psicologi Campania: niente di niente… cerca, linka, ricerca, ma dei bilanci nessuna traccia. E nemmeno delle delibere, e delle news. In compenso, molte notizie elettorali, segno che al rinnovo del contratto ci si rivitalizza! Nell’area link, il banner dell’AUPI è presente addirittura due volte… pessima iscritti. gestione dello spazio web pagato dagli Conclusioni… Quattro promossi a pieni voti, con una nota di merito per l’Ordine Emilia Romagna. Tre rimandati, ma di fatto solo in Veneto il bilancio è pubblicato in area non riservata, sebbene sia raggiungibile con difficoltà. Quattordici bocciature, ben quattro con nota di demerito per uso improprio dell’area link, ma potrebbero esserci sfuggiti altri abusi. Il segno che la comunicazione e la trasparenza sono optional ancora poco quotati fra gli ordini regionali… e che permane in alcuni casi una certa mentalità feudale, per cui se sono in maggioranza all’Ordine posso fare pubblicità gratuita alla mia associazione, escludendo tutte le altre. Altro che cultura, scienza, comunicazione, respiro internazionale… in quattro regioni stiamo ancora fermi al medioevo, con le insegne del signorotto locale sulle carrozze e sulle case dei contadini! Federico Zanon La roulette del tirocinio in psicoterapia Digressioni sul tema delle scuole La roulette del tirocinio in psicoterapia 101 modi per collezionare 200 ore Federico Zanon (AltraPsicologia Veneto) Ci siamo di nuovo. Come ogni anno, a Ottobre, inizia migrazione degli allievi delle scuole di psicoterapia. Già collega Grimoldi si è occupato di storie metropolitane ordinaria follia, con i tanto controversi colloqui la il di di selezione a pagamento. Avevo appena finito di stupirmi del suo racconto, che mi capita fra capo e collo una di queste storie di confine. Come in un déjà-vu, all’improvviso mi ritrovo dentro una scena già vista: ogni anno, a Ottobre-Novembre, mi capita di ricevere la richiesta di allievi di scuole di psicoterapia che hanno bisogno urgente di firme sul libretto di tirocinio. Stavolta succede che la direttrice di un centro per disabili in cui svolgo una consulenza clinica settimanale, mi chiama per dirmi di questo collega che si è rivolto a loro per un tirocinio. Quando vedo il collega mi ritrovo, come sempre, immerso fino al collo nei miei dilemmi etici… Alla ricerca della psicoterapia perduta Il collega è stanco, avvilito. Ma raccoglie le forze e la dignità per cercare di darmi una versione credibile di quanto gli è successo. Sembra con la segreta paranoia che io non gli creda, che lo etichetti come un pigro approfittatore. In realtà penso soltanto che è finito incastrato in una delle distorsioni della formazione specialistica, e sta cercando di uscirne. Certamente altri specializzandi approfittano di tali distorsioni: è capitato che qualcuno mi chiedesse di fare le firme a fine anno, dopo essersi presentato saltuariamente per poter dire che mi sbaglio, lui c’era sempre. Ma per questo collega, la faccenda è diversa. Partiamo dalla sua storia. Mi racconta di essersi iscritto, come molti, alla scuola di psicoterapia che più aveva solleticato il suo gusto per le teorie monocratiche. Inizia a frequentare e viene incoraggiato a cercarsi una sede per svolgere le fatidiche 200 ore annue di tirocinio. Inizialmente si illude che la sua attività professionale possa valere come tirocinio, ma si sbaglia: serve un altro psicologo che certifichi le attività, e visto che l’unico psicologo della sua struttura è proprio lui, la via non è praticabile. Non lo sarebbe stata lo stesso, perché in teoria l’attività professionale non vale come tirocinio, ma questo è altro tema che meriterebbe una storia a sé, per gli usi e abusi a cui può essere soggetto. Passa allora al piano B: da Febbraio 2009, inizia a cercare una sede di tirocinio con uno psicologo che lo adotti per queste famose 200 ore di attività psicoterapeutica. Ma non trova nessuno. Vaga per ASL, Ser.T., Ospedali, Consultori, Centri privati e ovunque ci sia uno psicologo. Ma gli psicologi sono pochi. Le ASL e simili non prendono specializzandi di scuole private non convenzionate, e le convenzioni richiedono ulteriori passaggi. Quelle strutture che prendono specializzandi sono già al completo. Infine, è approdato qui: un centro diurno per disabili, dove la direttrice ha avuto il buon cuore di capire le sue difficoltà, e di indirizzarmelo. Quando lo vedo, è disperato: sono la sua ultima speranza, ma ormai è rassegnato a recuperare le 200 ore non ancora svolte nel prossimo anno. Però la scuola gli chiede che “almeno ne faccia un pochino quest’anno”. In definitiva, la richiesta è che io firmi per certificare alcune ore di attività di psicoterapia svolte con il mio tutoraggio. Analisi della domanda Ecco, proviamo un po’ ad analizzare la domanda che mi viene rivolta, con tutti i suoi sottintesi: La domanda è urgente, e non posso sottrarmi facilmente: proviene da un collega in difficoltà, ma anche dalla struttura in cui opero, inoltre i tempi sono stretti. Questo mi mette quantomeno nella condizione di non rifiutare subito. Richiede tempo da dedicare al collega, e implica la mia responsabilità: mi è richiesto di seguirlo, e questo significa vederlo con una certa frequenza e svolgere attività con lui. Ma con circa tre ore settimanali di consulenza, la faccenda mi pare complicata. Se a questo si aggiunge che quanto farà il collega ricade sotto la mia responsabilità, è tutto ancora più delicato. É una richiesta di psicoterapia: il collega è al primo anno, ma mi dice che dovrebbe svolgere attività di psicoterapia per 200 ore. Tralasciando che probabilmente questo aspetto è frainteso (la normativa in merito è interpretabile), la vita quotidiana ai tempi dello psicologo contemporaneo consta di attività fra le più varie, di cui la psicoterapia costituisce un sottoinsieme, spesso nemmeno troppo sviluppato, e spesso in setting spurio. Più frequentemente, si tratta di attività di psicologia clinica: una miscellanea in cui è difficile distillare una quantità di psicoterapia pura sufficiente alla pratica del collega. Tanto più, in un centro diurno per disabili, in cui imperano valutazione funzionale, osservazione e monitoraggio dei sintomi psichiatrici, risoluzione dei problemi con metodi riabilitativi. C’è un frenetico scaricabarile: la scuola scarica il problema del tirocinio sugli allievi, gli allievi chiedono alle strutture, le strutture rimandano il problema agli allievi, alla fine una struttura accetta ma passa il problema a me. E io, che sono solito torturarmi con troppi dilemmi, che farò? Ma la scuola? che fa la scuola? Già: mentre io mi chiedo cosa fare, la scuola scarica il problema sugli allievi senza tanti complimenti. Riferisce il collega che la scuola chiede almeno un pochino, uno schizzetto di ore, una spumetta di tirocinio. Così, giusto per macchiare il libretto come si fa con il caffè. La questione si fa complessa, per cui espongo chiaramente i miei dubbi al collega: Dubbio 1: ma perché arrivi a Novembre senza aver fatto nemmeno un’ora di tirocinio? Risposta 1: perché ho cercato dappertutto, senza trovare disponibilità di posti. Dubbio 2: ma la tua scuola sa di questo problema? Risposta 2: certo che lo sa, non sono il solo: la scuola ha alcuni accordi con sedi di tirocinio, ma non coprono tutto il fabbisogno degli allievi. Chi abita vicino riesce a entrare, io che vivo a 200 km dalla sede mi devo arrangiare. Dubbio 3: ipotizziamo per un momento che io accetti di farti da tutor. In questo caso, non potrei vederti che tre ore la settimana, e certamente non per 200 ore. Tu non potrai fare psicoterapia, perché qui non si fa. Ma io dovrei certificare che tu hai svolto attività psicoterapica controllata da me, senza che questo sia avvenuto. Ti chiedo: ma la tua scuola non si preoccupa di controllare? Risposta 3: che io sappia, alla scuola basta che uno psicoterapeuta metta le firme sul libretto, ma non applica altri controlli: se il tirocinante dichiara di avere un tutor, e il tutor firma, per la scuola va bene così. Altro che dubbi… non avevo dubbi! L’ho detto prima, che tutto questo è un Déjà-vu… stesso copione di tutti gli anni: allievi di scuole mai sentite prima, che ti chiedono acrobazie impossibili con il tutoraggio, perché altrimenti restano senza certificazione di tirocinio. Immagino quanti psicologi, oggetto delle stesse spinose richieste, firmano senza tante storie per non sentirsi troppo in colpa, per fare un favore al collega, per mantenere buoni rapporti con la direzione dell’ente per cui lavorano… Maestri Estinti Il Maestro: una figura quasi archetipica. Il Maestro ti segue ed istruisce, ti parla e controlla che tu segua i suoi insegnamenti. Nella scuola universitaria di specializzazione in Psicologia Clinica, che ho frequentato a Padova, la versione contemporanea del Maestro era il tutor: un docente universitario con cui si lavorava fianco a fianco per quattro anni. Non ti presentavi per un giorno? Lui lo sapeva, perché la mattina nell’ambulatorio lui c’era, tu no. Non ti presentavi a lezione? C’era il controllo della presenza. Qualcosa non andava nella tua attività di tirocinio? La direttrice ti convocava. Mancavi alle supervisioni? Alle riunioni d’equipe? Non seguivi pazienti? Non occorreva autodenunciarsi a Ottobre: già con i primi di Marzo ricevevi un richiamo alle armi. E la didattica, come si svolgeva? 400 ore di lezione frontale, 12 esami l’anno, 400 ore di attività clinica certificata: con pazienti in carico che pagavano il ticket sulle tue prestazioni, appuntamenti presi dalle infermiere, frequenza in reparto ospedaliero, supervisioni, riunioni d’equipe. Insomma: una formazione intensiva, che richiedeva sacrifici, che occupava dai due ai tre giorni la settimana, in orario di lavoro, con molteplici meccanismi di controllo. Un controllo su tutti: il rapporto con i Maestri. Che invece mi è sembrato mancare, nella storia di questo collega: in vagabondaggio da mesi, apparentemente senza assistenza, ma soprattutto senza alcun controllo: se decidessi di fargli da tutor, non vedrei mai il direttore della scuola, un docente, la segretaria. Non presenzierei alla tesi di specializzazione. E soprattutto, nessuno gli chiederebbe tirocinio: solo vedere le firme. nulla del suo É davvero questa la prassi didattica di una parte delle scuole di psicoterapia? una didattica di Maestri Estinti che abdicano al loro compito educativo? Un altro collega in formazione mi raccontò della didattica nella sua scuola: 200 ore di lezione, 100 di tirocinio esterno, 40 ore di stesura di tesina su un caso clinico simulato (leggi: inventato di sana pianta sulla base degli assunti del modello teorico). Nessun esame: a fine anno la presentazione di un caso e un esame orale su argomenti concordati. La tesina alla fine dei quattro anni, non necessariamente in forma scritta: andavano alla grande filmati, slides e presentazioni multimediali. Le ore di tirocino? certificate da un tutor esterno che mai verrà contattato dalla scuola per avere un giudizio, per sapere se tutto è andato liscio, se il baldo allievo si è almeno presentato al lavoro. La nostra professione, la nostra formazione Sembra banale dirlo: partire con il piede sbagliato, scegliere una scuola poco attenta o male organizzata, non è solo uno spreco di denaro: incide sulla carriera professionale e sulla categoria intera. Sulla carriera del singolo professionista, perché non gli offre il percorso formativo adatto ad acquisire le abilità professionali necessarie a lavorare, e non lo introduce nella rete di relazioni professionali che, insieme ad una solida competenza, sono il terreno di coltura della carriera professionale. Sulla categoria, perché un sistema formativo poco attento, che potenzialmente abilita colleghi di cui non si è certi dell’effettiva abilità professionale, abilita anche professionisti che produrranno errori, comportamenti non adatti, danneggiando l’immagine della categoria. Ma c’è anche in problema più generale, di mancanza di programmazione: la professione è sana e cresce il volume d’affari annuo, ma aumenta la disoccupazione. Questo perché gli psicologi e gli psicoterapeuti crescono numericamente più del loro volume d’affari. E crescono per le distorsioni di un sistema formativo che ha i difetti esemplificati nella storia di questo collega, che forse non rappresenta la norma statistica, ma sicuramente un esempio di quel che avviene in alcune scuole. Quante? Non sappiamo, ma varrebbe la pena correggere una filiera formativa che produce così tanti psicoterapeuti, in alcuni casi con una qualità formativa non garantita. Diagnosi Strutturale In tutto questo, dobbiamo andare all’origine: la struttura della nostra professione. Una professione che cresce in volume d’affari, ma con un tasso di disoccupazione e sottooccupazione da apocalisse: oltre il 50% degli iscritti all’ordine non apre alcuna attività psicologica, e del 50% che apre una Partita Iva, poco più del 10-20% ha un reddito professionale superiore ai 20-25mila euro lordi. Tradotto nelle cifre della Crisi Economica: il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti ha raggiunto lo storico record del 10,2%. Quello degli psicologi, fra disoccupasione e sotto-occupazione, l’ordinario e crescente tasso del 80-90%. Inoltre, c’è un problema di distribuzione nei settori di mercato: la prassi dell’attività dello psicologo comprende le attività più varie. Ma c’è un’ipertrofia del settore sanitario, e ancor più della specializzazione in psicoterapia, attività estremamente specifica in cui si riversano migliaia di colleghi ogni anno. Colleghi che devono svolgere 200 ore di psicoterapia. Per 300 scuole a 20 allievi per anno fanno 80 allievi in tutto, ciascuno con le sue 200 ore da fare. Fanno 16.000 ore di attività. Per 300 scuole, fanno 4.800.000 ore di attività clinica all’anno. Milioni di ore/anno di attività clinica obbligatoria da smaltire. In prospettiva, milioni di ore di prestazioni per cui la domanda cresce, ma non agli stessi ritmi dell’offerta. Un dato che può riguardare tutti, oppure nessuno: dipende dall’ampiezza del nostro orizzonte degli eventi. LA PSICOLOGIA SCOLASTICA IN MANO A DILETTANTI Da un fatto arrivato per caso nello studio di uno psicologo all’amara realtà dell’assistenza psicologica nelle scuole. I FATTI I genitori di una ragazza di 15 anni si rivolgono al mio studio per una consulenza. La domanda concerne un comportamento della figlia, la quale ha iniziato da qualche mese, in coincidenza con il passaggio alla classe prima di una scuola superiore, a praticarsi piccoli tagli sulle braccia con il taglierino. I genitori riferiscono che anche molti compagni di scuola della figlia fanno lo stesso, e che tale comportamento farebbe parte di una microcultura detta “EMO”, una derivazione del Punk che prende il nome da un gruppo musicale. Rilevo ai genitori che il problema consta di almeno due livelli: uno individuale e familiare, relativo al significato che il comportamento ha nell’economia psichica della loro figlia e dela famiglia; uno sociale e culturale, relativo alla diffusione del comportamento in una popolazione di minori, che condividono lo specifico luogo di una scuola che parrebbe la sede della socializzazione/affiliazione dei singoli alla microcultura. Mentre del primo aspetto posso occuparmi io, a partire dalla richesta di consulenza dei genitori, del secondo aspetto ritengo si debba occupare l’istituzione al cui interno è diffuso il fenomeno in questione. Offro quindi ai genitori le indicazioni per quanto mi compete come psicologo interpellato per l’occasione, ma rimando loro la necessità di segnalare la faccenda alla scuola, per permettere allo psicologo scolastico di attuare una presa in carico del versante sociale e collettivo del fenomeno. La loro comprensibile esigenza di mantenere l’anonimato per non compromettere la relazione con la figlia, esita nella richiesta di occuparmi di segnalare quanto accade. Accetto, in qualità di psicologo che è venuto a conoscenza della situazione nel corso della propria attività professionale. Scelgo in via preliminare la persona del dirigente scolastico e lo strumento del telefono. L’accoglienza riservatami dal dirigente scolastico è inizialmente sospettosa e scostante; quando riesco a chiarire nel dettaglio la mia posizione (ma cosa temeva?), spiegando che intendo soltanto segnalare che ciò di cui mi sto occupando in un caso secifico ha anche un versante sociale che investe la comunità-scuola, finalmente ottengo una distensione del mio interlocutore. A questo punto, spiego che ho scelto di contattarlo in quanto dirigente, con l’obiettivo di potermi interfacciare con il collega psicologo che segue la scuola, allo scopo di informarlo di quanto di mia conoscenza e di rendergli nota la mia disponibilità a collaborare con lui, nei limiti ristretti del mio ruolo di consulente dei due genitori. E qui arriva il bello: il dirigente dice che loro non hanno nessuno psicologo, ma hanno dei bravissimi insegnanti molto formati sul piano educativo che gestiscono il CIC, che lui attiverà immediatamente in quanto suoi fiduciari. Indi, mi chiede cosa devono osservare (Rispondo: se i ragazzi hanno dei tagli sulle braccia, e che altro?), quali sono le conseguenze di un tale comportamento (Rispondo: dipende molto da variabili familiari e individuali, ma mi pare che debbano saperlo meglio gli “esperti” che stanno al CIC), e infine a chi può eventualmente rivolgersi (Rispondo: ai colleghi dell’ASL o della NPI, i quali hanno mandato istituzionale per occuparsi di questo genere di cose, in assenza di uno psicologo specificamente delegato dalla scuola). ALCUNE CONSIDERAZIONI I genitori che seguo, a conoscenza dell’esistenza del CIC, non hanno voluto rivolgersi a questo sportello perché ne hanno rilevato i limiti strutturali. Da profani della materia, hanno individuato i tre punti più problematici: 1. Chi sta allo sportello non è competente per questioni così delicate, rispetto a cui l’unico professionista a cui è corretto rivolgersi è lo psicologo. 2. Chi sta allo sportello è coinvolto nella relazione e nell’ambiente in modo spurio, rivestendo sempre un doppio ruolo oltre a quello di consulente del CIC (insegnante, genitore o addirittura studente anziano). 3. Chi sta allo sportello, non avendo una afferenza professionale specifica, non è nemmeno specificamente vincolato ad una norma di riservatezza rispetto a cui uno psicologo obbedisce per stretto precetto deontologico, e rispetto alla cui violazione è direttamente ed esemplarmente punibile. A queste considerazioni, provenienti da persone che esercitano tutt’altro lavoro nella vita ma mostrano più buon senso di molti funzionari e dirigenti del settore psi, aggiungo altre note di natura più tecnica: 1) In primo luogo, la presenza di comportamenti del tipo descritto, e che appartengono alla famiglia dei comportamenti potenzialmente problematici presenti fra i gruppi di adolescenti (consumo di sostanze, comportamenti stradali pericolosi, violenza, sessualità, etc…), andrebbe affrontata anche dal punto di vista specialistico dello psicologo, se non altro per individuare l’impatto patogeno in situazioni individuali fragili, e comunque per il rischio che la dinamica dei gruppi tenda a deriva ed estremizzazione del fenomeno. 2) Il ruolo dello psicologo scolastico dovrebbe altresì essere preponderante nella presa in carico di segnalazioni dall’esterno, rispetto a cui un genitore o professionista che si trovi nella mia stessa posizione non trova interlocutori competenti a cui affidare un problema con risvolti nella comunità-scuola. 3) Un gruppo insegnanti/genitori/studenti che intende farsi carico di gestire uno sportello d’ascolto pone questioni relative alla competenza scientifica e professionale, all’adesione a norme deontologiche quali quella del segreto e della mancanza di commistioni dirette con l’interessato, infine alla responsabilità professionale. Già, la responsabilità. Chi assume la responsabilità professionale del danno che può derivare da un eventuale comportamento inadeguato degli operatori di sportello? Si configurano infatti i tre classici ordini di responsabilità: – culpa in eligendo (nella scelta di chi doveva raccogliere tali segnali e occuparsene) – culpa in vigilando (di chi doveva occuparsi di vigilare sull’operato degli operatori che si sono occupati dei segnali) – responsabilità diretta rispetto al danno provocato da negligente condotta professionale. Rispetto a tali profili di responsabilità, quanto è chiara la posizione dei CIC? È un argomento essenziale perché la chiara determinazione della responsabilità coincide con una chiara tutela dell’utente. L’ORDINE DELL’EMILIA ROMAGNA E L’AZIONE ISTITUZIONALE Al problema dei servizi di tipo psicologico nelle scuole gestiti da personale non adeguatamente formato, l’Ordine dell’Emilia Romagna ha risposto con una prima iniziativa a cui ha partecipato anche la dott.ssa Chiara Santi di AltraPsicologia, consigliere in carica attualmente. L’Ordine dell’Emilia Romagna ha spedito a tutte le scuole della regione una lettera informativa rispetto al problema dell’abuso professionale nella psicologia scolastica, che pone questioni di ordine legale, di responsabilità e di corretto agire professionale. L’azione istituzionale pare una questione non secondaria per almeno due ordini di ragioni: − l’esercizio di attività di tipo psicologico, seppure fa genericamente parte di tutte le professionalità in cui la relazione è un aspetto predominante (insegnanti, medici, infermieri, educatori, etc.), è riservato per legge allo psicologo quando diventa complessa, con rilievo clinico, potenzialmente fonte di danno (in altre parole quando da generica diventa specialistica); − l’esercizio di compiti di specifica natura psicologica, ad alto profilo tecnico, necessita di una competenza adeguata e di un professionista speficamente formato, per le conseguenze dannose che un problema psichico o comportamentale non riconosciuto o inadeguatamente trattato comporta. − Infine, quale profilo di responsabilità professionale possono garantire tutti gli operatori che, di fronte ad un problema di ordine psicologico o psicologico-clinico, non avendone le competenze, non hanno saputo agire correttamente, configurando con tale errore delle conseguenze? Lo psicologo garantisce una assunzione di responsabilità adeguata al proprio ruolo, e ciò garantisce l’utente rispetto al danno che può derivare da un errore. Lo stesso non può dirsi di quanti, in virtù di un ruolo contiguo a quello dello psicologo, ne assumono attività e funzioni. Sono temi questi che meriterebbero un’attenzione da parte dell’Ordine Regionale competente per territorio. In questo specifico caso, segnaleremo la situazione all’Ordine Veneto e terremo aggiornati i lettori sugli sviluppi.