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n° 323 - gennaio 2006
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
L’arte di El Greco
Mistico e visionario, Domenico Theotokopoulos,
uno dei grandi protagonisti della pittura europea nella seconda metà del
Cinquecento, distillò nelle
sue opere una originalissima sintesi tra la tradizione
bizantina, ancora viva nell’area orientale del Mediterraneo da cui proveniva,
e la grande scuola veneziana.
L’isola di Creta dove, nella
capitale Candia, Theotokopoulos nacque nel 1541,
era in quel tempo soggetta
al dominio della Repubblica veneta: il giovane pittore iniziò la propria attività in un ambiente nel
quale la presenza di opere
di Bellini e Tiziano presso
i principali monasteri dell’isola si sovrapponeva agli
stilemi bizantini che ancora ispiravano gli artisti
delle botteghe locali, impegnati nella produzione
di icone il cui linguaggio
figurativo perdurava da secoli codificato e immutato.
Un’opera giovanile del
Greco, San Luca dipinge il
ritratto della Vergine, databile ai primi anni Sessanta,
testimonia già una personalità artistica dotata di una
propria peculiare impronta,
che unisce caratteri di derivazione veneta quali libertà del tratto, sensibilità
coloristica, rapidità di esecuzione - presenti nelle vesti di San Luca e dell’angelo
- ai canoni del linguaggio
figurativo bizantino che
improntano il ritratto della
Vergine.
Trasferitosi nel 1567 a Venezia, il Greco vi svolse per
circa tre anni la propria attività frequentando la bottega di Tiziano; il suo lin-
guaggio figurativo subiva
in ambiente veneziano una
notevole evoluzione stilistica, come testimonia l’Adorazione dei Magi, dipinta intorno al 1570, che mostra
evidenti richiami alla pittura di Tiziano e Jacopo
Bassano: da quest’ultimo
il Greco mutua l’uso del
chiaroscuro in funzione della
drammatizzazione della
scena, con una sensibilità
di tipo “teatrale” per la composizione e la disposizione
delle figure.
I primi anni Settanta videro l’artista a Roma presso
i Farnese, dove ebbe modo
di conoscere e studiare i capolavori di Michelangelo
e Raffaello. Nell’Annunciazione, dipinta nel 1576
quando El Greco si preparava a lasciare definitivamente l’Italia per la Spagna, la lezione romana impronta la monumentalità
delle figure, mentre la fuga
prospettica sullo sfondo appare quasi una puntuale citazione da Tintoretto, frai
pittori veneziani del suo
tempo quello che Theotokopoulos amò come il più
vicino alla propria sensibilità. Allo stesso modo, il
Cristo guarisce il cieco, dipinto per i Farnese poco
dopo l’arrivo a Roma, si
ispira ai modelli veneziani
nel colore e nella complessa
architettura, richiamandosi
ancora una volta a Tintoretto nella drammaticità
dei gesti dei personaggi
cher animano la scena e nella
vertiginosa fuga prospettica del fondo.
La predilezione del Greco
per Tintoretto nasceva proprio dalle caratteristiche
del maestro veneziano che
Vasari criticava come difetti: la rapidità di tratto
(vista come scarsa accuratezza nell’esecuzione), l’eccentricità del gusto - e in
questo El Greco andò ben
oltre il maestro - e la scarsa
adesione ai canoni classici
e accademici del disegno:
elementi che rendevano
l’opera di Tintoretto la fonte
da cui trarre ispirazione, il
cui linguaggio figurativo
appariva il più adatto a rendere la forza drammatica
della visione religiosa del
Greco, tanto che questi può
essere considerato l’unico
vero seguace e successore
del grande manierista veneziano.
La partenza per la Spagna,
nel 1577, nasceva dalla speranza che l’artista nutriva,
di poter lavorare alle decorazioni per la reggia-monastero di San Lorenzo all’Escorial, nei pressi di Madrid, la cui costruzione era
inziata nel 1563. Speranza
ben presto delusa, perché
il re Filippo II, pur avendo
mostrato interesse per il
pittore, rifiutò recisamente
il Martirio di San Maurizio,
che avrebbe dovuto essere
collocato nella chiesa del
monastero, relegandolo in
sacrestia. Negli anni del
soggiorno in Spagna la pittura del Greco si andava
evolvendo sempre più in
senso espressionistico attraverso un allungamento
delle forme e l’uso di colori
lividi, messi in risalto da
luci di tempesta. La lezione
del Manierismo appare esercitare ancora fortemente la
propria influenza, ma viene
estremizzata con audacie
stilistiche e incongruenze
spaziali che trovano nell’ir-
El Greco: San Luca dipinge il ritratto della Vergine
- Atene, Museo Benaki
Annunciazione - Madrid, Museo Lázaro Galdiano
Annunciazione
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
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realtà delle immagini
l’espressione di una intensa
ed ascetica religiosità. Nell’Espolio, la figura di Cristo
al centro della scena appare
circondata e allo stesso
tempo isolata rispetto alla
folla dei soldati e dei carnefici che lo attorniano, in
modo da formare quasi
un’aureola; il senso di soprannaturale distacco è accentuato dalla serenità utraterrena nell’espressione del
Cristo, contrapposta al crudo
realismo che caratterizza le
fisionomie e i gesti dei carnefici. L’allungamento delle
figure e la selva di lance
sullo sfondo conferiscono
alla scena un andamento
ascensionale, in sintonia
con l’atteggiamento del
Cristo che, con lo sguardo
rivolto al cielo, sposta verso
l’alto il centro d’interesse
del dipinto.
Nell’ambiente della Toledo
cinquecentesca, capitale religiosa della Spagna nel periodo di massimo potere
dell’Inquisizione, l’arte visionaria del pittore trovò
terreno fertile, e il successo
che gli era mancato presso
la corte venne dagli ambienti ecclesiastici e aristocratici della città: furono
infatti numerose le committenze da parte di chiese
e conventi cittadini, per i
quali il Greco realizzò una
serie di pale d’altare di forte
pathos espressivo. A questa
fase di intensa e contenuta
emozione seguirono opere
che tendevano ad una sempre maggiore deformazione
e tensione della forma, con
un andamento pittorico che
si faceva via via sempre più
fluido e l’uso di una tavolozza che rinnegava il naturalismo coloristico della
pittura veneta per l’esaltazione dei valori espressivi,
ottenendo effetti che appaiono oggi di una sconcertante modernità. I dipinti
più tardi sono pervasi da
una tensione religiosa di
grande fervore, che si riflette anche nella scelta dei
soggetti: così nel San Francesco in meditazione, un tema
che il Greco trattò più volte,
il santo si staglia sullo sfondo
della grotta che lo isola dall’ambiente circostante, mentre una luce bianca, quasi
lunare, lo illumina mettendo in risalto i gesti delle
lunghe ed eleganti mani l’una tesa ad indicare nel
teschio il simbolo dell’umana caducità e l’altra,
appoggiata sul petto, accompagna lo sguardo del
santo volto verso il Crocifisso, simbolo della salvazione.
Libero, per la sua stessa formazione, dai canoni estetici della tradizione classica, El Greco trasportò l’intenso pathos delle scene religiose anche nella serie
di ritratti eseguiti per le
nobili famiglie di Toledo,
dal Ritratto di gentiluomo
della Casa di Leiva, dipinto
verso il 1580, al Ritratto di
vecchio gentiluomo, opera del
decennio successivo - la cui
straordinaria espressività
appare tutta raccolta nel
profondo sguardo meditativo che anima il lungo volto
aristocratico incorniciato
dal bianco abbagliante della
gorgiera - fino ai tardi ritratti di Antonio de Covarrubias e del Cardinal Tavera, immobile in una ieratica fissità già oltremondana, con il volto scavato,
in cui la pelle sottolinea
piuttosto che celare l’incombente “memento” del
teschio sottostante.
El Greco fu considerato il
più intensamente “spagnolo” tra i pittori dell’epoca
per il misticismo ascetico
che impronta le sue opere,
specialmente le più tarde,
espressione dell’anima tormentata di un tempo per-
corso da profonde inquietudini, e del suo sentimento
tragico della vita.
Le caratteristiche peculiari
della pittura di El Greco,
che lo fecero amare da pochi suoi contemporanei e
criticare dalla maggioranza,
rendono anche ragione delle
alterne vicende a cui andò
incontro la sua fortuna critica nei secoli successivi:
apprezzato nel Seicento postcaravaggesco soprattutto
per l’uso delle luci in senso
espressivo, fu severamente
condannato dalla critica accademica e neoclassica del
XVIII secolo. Rivalutata
dalle avanguardie artistiche del Romanticismo più
estremo, l’arte di Domenikos Theotokopoulos fu vista agli inizi del Novecento
come una straordinaria anticipazione premonitrice
dell’inquietudine esistenziale propria del nostro
tempo.
donata brugioni
Espolio - Monaco di Baviera, Alte Pinakothek
Ritratto di vecchio gentiluomo - Madrid, Museo Nacional del Prado