Occupational exposure to mercury during the demolition of the

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Occupational exposure to mercury during the demolition of the
PAPERS
www.ijohey.it - Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene
Occupational exposure to mercury during the demolition of the
Chlorine-Soda plant in the industrial area of Venice
Esposizione professionale a mercurio durante la demolizione dell’impianto
Cloro-Soda del Petrolchimico di Marghera
Teresio Marchì1,*, Laura Visentin1, Maria Gregio2, Luigi Mazzuia1, Giancarlo Magarotto1
1
2
Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti Lavoro, Dip. Prevenzione, ULSS 12 Veneziana
Unità Operativa Igiene Ambientale, Dip. Prevenzione, ULSS 12 Veneziana
*Corresponding author:
Teresio Marchì, SPISAL, p.le S. Lorenzo Giustiniani 11/D, 30174 Venezia-Zelarino, Italy; Ph. ++39 041 2608471; Fax. ++39 041 2608445;
e-mail: [email protected]
The present study is part of the project “Control of active or decommissioned industrial sites with high environmental pollution”, financed by the Veneto Region under the “Prevention of Veneto Regional Plan 2010 - 2012” and directed by the Venice
Occupational Health Unit (SPISAL). The objective was to assess the exposure to mercury during the demolition of the ChlorineSoda plant in the industrial area of Venice and to verify the effectiveness of the prescriptions given by SPISAL regarding the
risk assessment methods and the preventive strategies. The production of chlorine (Cl2) and soda (NaOH) started in Venice in
1971. The process employed the mercury cathode electrolytic cells technology (Hgo) using Sodium chloride (NaCl) as a raw
material. In order to sale the area, the owners have planned its decommission, making safe the plant by emptying lines, mercury recovery, drainage, washing and flushing. Parts of the plant have been cleaned to remove the mercury residual present
in a not negligible quantity especially in correspondence of junctions or irregularities of the metallic surfaces. The processing
have resulted in a significant organizational and operational effort by employing a considerable amount of economic and professional resources. The decommissioning took place between October 2010 and July 2012 and involved 3 companies and
34 employees. Work activities, as well as in the production department, were held in two contiguous confined areas provided
with liquid and gaseous effluents processing. During the working progress SPISAL has prescribed improvements to the assessment of exposure in different tasks, to the most effective biological monitoring, to the protection of workers. This paper describes in detail the data on workers’ exposure to Mercury which proved to be particularly high, up to exceed the limit values.
Data revealed also high levels of mercury in the urine of workers, often with concentrations higher than population limit and
sometimes close to the biological exposure limit. The experience demonstrates the potential hazard of decommissioning of
industrial plants in the past characterized by the presence of hazardous substances in the production process. The danger calls
for a special effort to prevent the staff of site security and the public audit institutions.
Key words: Mercury, chlorine-soda plant, industrial sites decommissioning, risk assessment, occupational exposure
Il presente lavoro s’inserisce nell’ambito del progetto “Controllo dei siti industriali attivi o dismessi ad alto inquinamento
ambientale”, finanziato dalla Regione Veneto. L’obiettivo è stato di valutare l’esposizione a mercurio durante le attività di
demolizione dell’impianto Cloro-Soda di Marghera. Le lavorazioni, avvenute tra ottobre 2010 e luglio 2012, hanno comportato un notevole sforzo organizzativo ed operativo impiegando una notevole mole di risorse economiche, strumentali e professionali. Nel corso di queste SPISAL (Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) ha impartito disposizioni per valutare meglio l’esposizione a mercurio nelle diverse mansioni e per migliorare la protezione dei lavoratori e le
modalità di lavoro. Il presente lavoro illustra nel dettaglio i dati relativi all’esposizione personale a mercurio dei lavoratori
impegnati nella demolizione di questo impianto che si sono rilevati in alcuni casi particolarmente elevati, fino a superare i
valori limite. Si sono riscontrati anche alti livelli di mercurio nelle urine degli addetti, con concentrazioni spesso vicine ai limiti biologici di esposizione. L’esperienza dimostra la pericolosità potenziale delle attività di bonifica d’impianti industriali non
più produttivi caratterizzati dalla presenza di sostanze pericolose nel processo produttivo. Tale pericolosità sollecita un particolare impegno di prevenzione per l’organizzazione della sicurezza del cantiere e per gli enti deputati al controllo.
Introduzione
Il mercurio (CAS: 007439-97-6, EINECS 231-106-7, PM =
95 200.59 u.m.a.) è l’unico metallo che si presenta liquido a temperatura ambiente (Tfusione = - 39°C) ed è estremamente volatile, presentando un’elevata tensione di
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vapore nelle condizioni ambientali (0.163 kPa a 20°C).
Secondo la normativa europea di classificazione delle
sostanze chimiche pericolose (CLP), il mercurio rientra
nella categoria delle sostanze molto tossiche e pericolose
per l’ambiente. Esso non è classificato come cancerogeno
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per l’uomo 5 [IARC, 1997]. La tossicità acuta è caratterizzata da bronchite corrosiva, polmonite interstiziale, tubulonecrosi con anuria, emorragie gastrointestinali e aritmie. In seguito ad esposizioni prolungate a basse dosi il
corpo può ossidare la maggior parte del mercurio elementare inalato per formare sali di mercurio che difficilmente
attraversano la barriera emato-encefalica o la placenta.
In questa situazione le anomalie del cervello o del feto
sono improbabili. Ad alti livelli di esposizione questo
meccanismo di protezione può non essere sufficiente ed
il mercurio elementare, se presente nel sangue per un
periodo di tempo sufficiente, può entrare nel cervello e
nel feto. La tossicità cronica è caratterizzata da tremore,
ingrossamento della tiroide, polso labile, tachicardia,
gengivite, proteinuria e alterazioni ematologiche.
A 24°C un’atmosfera satura di vapori di mercurio ne contiene 18 mg·m-3, pertanto, in tali condizioni, la via inalatoria è il meccanismo di assorbimento più frequente e rilevante. Inoltre, il mercurio metallico può essere assorbito
attraverso la cute e, in minima parte (0,01%), per via
gastrointestinale. Esso ha un’emivita di 60 giorni ed è
escreto principalmente nelle urine, con un picco di escrezione dopo 8 - 10 ore dall’assorbimento, oltre che, in
misura ridotta, tramite feci, saliva, sudore e aria espirata.
Il D.Lgs. 81/2008, allegato XXXVIII, definisce un valore
limite di esposizione inalatoria occupazionale (VL8h) pari
a 0,02 mg·m-3. L’American Conference of Industrial
Hygienists (ACGIH) definisce, per il 2011, un limite (TLVTWA) pari a 0,025 mg·m-3 per il mercurio elemento e le
forme inorganiche e un indice biologico di esposizione
(BEI) pari a 35 µg/gcr di mercurio inorganico totale nelle
urine prelevate prima del turno lavorativo successivo.
Il presente lavoro descrive una ricerca svolta nell’ambito
del progetto “Controllo dei siti industriali attivi o dismessi ad alto inquinamento ambientale”, finanziato dalla
Regione Veneto nell’ambito del “Piano Regionale
Prevenzione del Veneto 2010 - 2012” e affidato al
Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza degli
Ambienti di Lavoro (SPISAL) dell’Unità Locale Socio
Sanitaria (ULSS) di Venezia.
L’attività prevede azioni di vigilanza sulla salute e sulla
sicurezza dei lavoratori addetti ad opere di bonifica di terreni inquinati da rifiuti industriali o smantellamento di
impianti dismessi. Gli obiettivi del presente lavoro si focalizzano sulle attività di demolizione dell’impianto CloroSoda di Marghera per:
• valutare l’esposizione dei lavoratori a vapori di mercurio metallico nell’ambito delle attività di cantiere;
• verificare l’efficacia delle disposizioni impartite da SPISAL alle ditte esecutrici e alla Direzione lavori in merito alle modalità e strategie di valutazione del rischio e
alle misure preventive e protettive attuate.
Le attività di cantiere, per le caratteristiche intrinseche
degli impianti e delle lavorazioni previste, presentano
un evidente rischio chimico da esposizione a vapori di
mercurio.
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Materiali e metodi
Descrizione dell’impianto
La produzione di cloro (Cl2) e soda (NaOH) venne avviata a Porto Marghera nel 1971 nell’isola 60 del
Petrolchimico. Il processo impiegava la tecnologia delle
celle elettrolitiche a catodo di mercurio (Hgo) utilizzando
cloruro di sodio (NaCl) come materia prima. L’impianto
era costituito da 2 linee di produzione di Cl2 che consumavano tra 300.000 e 400.000 t/anno di NaCl. Erano attive 40 celle, in ciascuna delle quali scorrevano 5 - 6 t di
mercurio. Il fabbisogno energetico annuo era paragonabile a quello di una piccola città (80 MW/h), pari alla metà
del consumo energetico di tutta l’area industriale di Porto
Marghera. Le acque di processo avevano una portata
media di 47 m3/h e venivano trattate nell’impianto di
demercurizzazione. La capacità produttiva massima,
espressa in t/anno era: cloro (Cl2) 200.000; idrossido di
sodio (NaOH) 233.000; idrogeno (H2) 5.800; ipoclorito di
sodio (NaClO) 102.000. Il Cl2 veniva poi utilizzato, dopo
purificazione, per la sintesi del fosgene (COCl2) e per la
produzione di dicloroetano (DCE). La NaOH era destinata
sia ad usi interni che alla vendita per essere utilizzata nel
campo della detergenza. Il prodotto secondario, NaClO,
veniva venduto a terzi [Ciafani S. et al., 2007].
Il processo Cloro-Soda sopra descritto avviene per elettrolisi di una soluzione acquosa concentrata (300 g·L-1) di cloruro di sodio, detta “Salamoia” o “Brina” [Buchner et al.,
1989; Crepet, 1984]. La reazione principale è termodinamicamente sfavorita nelle condizioni ambientali, perciò è
necessaria un’elevata quantità di energia per far avvenire
l’ossidoriduzione nella direzione voluta.
Le reazioni:
2Cl-→Cl20(g)+2e[1]
2Na++2e-→2NaHg0(l) [2]
avvengono in speciali celle elettrolitiche a catodo di Hgo,
denominate Elettrolizzatori, vasche di forma rettangolare il
cui catodo è rappresentato da uno strato fluido molto sottile di mercurio metallico liquido Hg0(l) che scorre per gravità sul fondo. Poco sopra di esso vi sono una serie di
barre, dette pacchi anodici, costituenti il polo positivo
della cella. In questo ambiente si producono Cl2 e
un’amalgama di sodio e mercurio (NaHg), elementi che
poi si separano facilmente dalla salamoia. All’uscita di ciascuna cella è posto un secondo reattore, detto
“Decompositore” o “Disamalgamatore”, che è una vera e
propria cella galvanica alimentata con amalgama e acqua.
L’amalgama costituisce l’anodo mentre il catodo è costituito da un cestello interno contenente pezzi di Grafite. Per
reazione elettrochimica spontanea, l’amalgama subisce
ossidazione, ottenendo nuovamente Hgo, riciclato alla
cella dopo depurazione, e Soda acquosa NaOH(aq) alla
concentrazione di circa 50% v/v [Buchner et al., 1989].
L’acqua subisce una riduzione con formazione di H2 gassoso. Le reazioni globali sono le seguenti:
NaCl(aq)+H2O→NaOH(aq)+½H2(g)+½Cl2(g) [3]
NaHg0+H2O→NaOH(aq)+½H2(g)+Hg0
[4]
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Demolizione dell’impianto di produzione Cloro-Soda
A seguito di un contratto stipulato per la vendita dell’area,
la proprietaria dell’impianto ha eseguito la demolizione
dello stesso. L’intervento di smantellamento è consistito
nelle seguenti fasi operative:
• allestimento del cantiere;
• messa in sicurezza dei cicli di processo mediante svuotamento delle linee e bonifica con recupero del mercurio, drenaggi, lavaggi e flussaggi;
• smontaggio e bonifica delle apparecchiature e tubazioni;
• dismissione sala celle (scollegamento elettrico, svuotamento, messa in sicurezza, smontaggio pacchi anodici,
apparecchiature e accessori, testate e spondine, fondo);
• dismissione altri impianti e attrezzature;
• bonifica delle parti smontate;
• demolizione delle strutture edilizie;
• gestione degli effluenti liquidi;
• smobilitazione del cantiere.
Le lavorazioni hanno comportato un notevole sforzo organizzativo ed operativo impiegando una notevole mole di
risorse economiche, strumentali e professionali.
Casistica e condizioni di esposizione
Il rischio di esposizione a mercurio per i lavoratori impiegati nelle operazioni di smantellamento degli impianti si
concretizza a causa della presenza di residui nelle apparecchiature che lo contenevano, soprattutto in corrispondenza di punti di giunzione o di irregolarità della superficie (Figura 1), oppure all’interno di tubazioni e contenitori di stoccaggio dei reagenti o dei prodotti di riciclo inquinati. La dispersione è naturalmente facilitata dalle diverse
operazioni di drenaggio, lavaggio, flussaggio, e bonifica
delle superfici inquinate.
Figura 1: Punti di giunzione o di irregolarità della superficie che possono contenere Mercurio
I lavori di smantellamento dell’impianto sono avvenuti tra
ottobre 2010 e luglio 2012 e hanno coinvolto 3 imprese e
34 lavoratori. Le lavorazioni funzionali allo smantellamen© The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013]
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to dell’impianto, oltre che all’interno del reparto produttivo, si sono svolte in due aree confinate contigue, dotate di
aspirazione e trattamento degli effluenti liquidi e gassosi.
Tali officine sono state allestite per l’ulteriore smontaggio,
bonifica e alienazione delle strutture e apparecchiature
particolarmente inquinate. In particolare, nel locale
“Tensostruttura” sono state effettuate le operazioni di bonifica più spinta come la disebanitatura meccanica, la
raschiatura, il decappaggio e il lavaggio a circuito chiuso
e con pompe ad alta pressione, nel “Capannone anodi” e
nella “Officina disassiemaggio” è avvenuto l’ulteriore
smantellamento di disamalgamatori, pacchi anodici e altre
parti d’impianto particolarmente inquinate, mentre altre
apparecchiature venivano trasportate in un’area esterna
all’impianto principale per subire un trattamento termico
consistente nella distillazione con recupero finale del mercurio residuo.
Monitoraggio ambientale e biologico
Le ditte esecutrici, sulla base delle indicazioni della
Direzione lavori, hanno predisposto un piano di misura
dell’esposizione professionale attraverso il monitoraggio
ambientale e biologico. Il monitoraggio ambientale ha
previsto la determinazione della concentrazione
ambientale di vapori di mercurio per 8 ore con metodo
M.U. 384:78, utilizzando la strumentazione fissa già
presente nel reparto e funzionale al test in continuo dell’ambiente in fase di produzione, con l’aggiunta di ulteriori 10 punti sulla base delle prescrizioni della
Conferenza di Servizi. Questi dati sono stati integrati da
monitoraggi effettuati con due analizzatori istantanei
portatili. Le misure in postazioni fisse sono state condotte quotidianamente per tutto il periodo di lavoro, mentre
quelle istantanee sono state effettuate in prossimità delle
aree operative più critiche, a intervalli di tempo corrispondenti all’inizio, metà e fine turno di ogni giornata
lavorativa. A seguito dell’analisi di detto piano, SPISAL
ha espresso una serie di valutazioni critiche relative alla
non piena conformità della metodologia applicata alla
norma UNI EN 689/1997.
Di conseguenza SPISAL ha impartito disposizioni per
indurre l’azienda a procedere a valutazioni più rispondenti alla norma tecnica sopra citata. Sulla base dell’analisi
delle mansioni, del tipo di attività svolta e della vicinanza
delle posizioni di lavoro alle fonti di rischio, i lavoratori
sono stati raggruppati, indipendentemente dalle mansioni
specifiche e dalla localizzazione dell’attività, nei seguenti
3 gruppi omogenei:
• addetti a lavori di smontaggio e demolizione di
impianti e apparecchiature (es.: pacchi anodici, testate,
spondine, accessori di cella, disamalgamatori e loro
componenti);
• addetti a lavori di svuotamento, lavaggio e pulizia di
impianti e apparecchiature (es.: raschiatura, decapaggio,
lavaggio ad alta pressione);
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• addetti a lavori accessori e di supporto (es.: messa in
sicurezza delle celle, carico/scarico fornetti distillatori,
macchine operatrici, assistenti, capi cantiere).
La valutazione dell’esposizione a mercurio è stata quindi
effettuata per questi 3 gruppi omogenei. I campionamenti
sono stati effettuati con metodo NIOSH 6009/94 con
modalità rappresentative di tutte le mansioni e in numero
sufficiente a rappresentarne la variabilità delle condizioni
espositive. Il dato medio rilevato in ogni gruppo omogeneo è stato confrontato con il Valore Limite Ponderato
definito dall’Allegato XXXVIII del D.Lgs. 81/2008 (VL8h =
0,02 mg·m-3). In questo modo è stato possibile definire i
gruppi di lavoratori e le attività caratterizzate dal più alto
rischio di esposizione. Per gli stessi gruppi omogenei sono
stati esaminati i valori di concentrazione urinaria del mercurio, in campioni prelevati a fine turno lavorativo con
cadenza da settimanale a mensile. I risultati sono stati successivamente confrontati con il BEI di 35 µg/gcr (ACGIH
2011) e con il valore di riferimento di 3,5 µg/gcr, ottenuto
rapportando il valore massimo di 5 µg·L-1, indicato per la
popolazione non esposta dalla Società Italiana Valori di
Riferimento (SIVR 2011), al valore medio di creatinina urinaria del gruppo (1,44 g·L-1), tendenzialmente alto visto
che a fine turno le urine sono generalmente concentrate.
In definitiva il processo di valutazione del rischio si è articolato in tre fasi:
1. una prima campagna di monitoraggio ambientale
(luglio 2010 - novembre 2011), effettuata sia con misure istantanee che con medie di turno di lavoro, utilizzando strumentazione fissa e portatile, integrata da
1390 campioni di monitoraggio dell’indicatore biologico di esposizione; le analisi effettuate con strumentazione fissa sono state 1271, delle quali 957 (75,3%)
nell’impianto e 314 (24,7%) nelle officine esterne;
2. una seconda campagna di monitoraggio (novembre
2011 - gennaio 2012), effettuata con i criteri disposti da
SPISAL, con 175 campionamenti personali effettuati su
16 diverse mansioni, integrati da 440 monitoraggi dell’indicatore biologico;
3. una terza campagna di monitoraggio (maggio 2012 giugno 2012) comprendente 70 analisi ambientali effettuate per valutare l’effetto del riscaldamento climatico
sui livelli di evaporazione del mercurio e verificare l’efficacia delle misure di prevenzione adottate a seguito
della precedente; la valutazione in questo caso ha coinvolto 9 mansioni, mentre i monitoraggi dell’indicatore
biologico sono stati 180.
I risultati delle rilevazioni sono stati elaborati con programma statistico SPSS-PC 20.0.
Risultati e discussione
Dalla valutazione del rischio chimico effettuata con la
prima campagna di misurazioni ambientali (Figura 2) si
evidenziano concentrazioni di mercurio aerodisperso pari
in media a 0,0017 mg·m-3 (i.c. 95% 0,0015 - 0,0020).
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Figura 2: Prima campagna di misurazioni ambientali
A giudizio di SPISAL la metodologia applicata per effettuare tale valutazione non è stata pienamente conforme alle
indicazioni della norma tecnica UNI EN 689/1997, indicata dal D.Lgs. 81/08 come riferimento per la valutazione
del rischio da agenti chimici pericolosi. Infatti, le misure
istantanee non sono state eseguite con una frequenza sufficiente a garantire la rappresentatività statistica dei dati.
Le rilevazioni, poiché avvenivano generalmente in
momenti e posizioni predefinite, non sono state effettuate
sulla base del criterio di individuare le situazioni potenzialmente più pericolose e vicine alle fonti di maggiore
inquinamento. L’assenza di campionamenti personali ha
reso il metodo inappropriato a differenziare le mansioni
più critiche, verificare per esse l’efficacia delle misure preventive e protettive, indirizzando in modo più mirato ulteriori interventi di controllo del rischio. Di conseguenza
SPISAL ha impartito specifiche disposizioni per migliorare
il processo di valutazione del rischio chimico e di protezione dei lavoratori, indicando alle aziende di:
• effettuare il monitoraggio personale dei lavoratori per
indagare distintamente tutte le mansioni a rischio
durante le fasi più critiche dei processi di lavorazione,
effettuando per ogni mansione un numero di campioni sufficientemente rappresentativo;
• curare la completezza dei rapporti di prova relativamente alla descrizione delle operazioni svolte durante il
campionamento e ai dati microclimatici;
• valutare in progress i risultati dei monitoraggi per verificare l’efficacia delle misure di prevenzione e definire
rapidamente eventuali azioni correttive;
• curare la completezza dei referti analitici del monitoraggio biologico indicando l’ora del prelievo distintamente
dall’ora di accettazione, il rapporto col turno di lavoro,
i metodi di analisi per i parametri analizzati;
• predisporre una procedura di valutazione dei referti analitici unica per le diverse ditte coinvolte, definendo un
valore soglia di mercurio urinario pari al 50% del BEI,
superato il quale si sarebbe dovuto allontanare dal
rischio il lavoratore;
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• spostare le operazioni di lavaggio dei fondi cella dalla
preesistente posizione sopraelevata ad una posizione collocata a terra e in area confinata con intercettazione e raccolta di tutti i reflui idrici, in modo da evitarne la caduta
dall’alto con spandimento incontrollato a terra e la conseguente emissione di vapori di mercurio metallico;
• formalizzare tali criteri con riunioni di coordinamento
verbalizzate a integrazione della documentazione di
rischio.
Le misurazioni della seconda e terza campagna, mettendo
in atto i criteri sopra elencati, hanno fatto emergere un
rischio importante da esposizione a mercurio (Figura 3).
L’esposizione media dei lavoratori è risultata pari a 0,032
mg·m-3 (i.c. 95% 0,024 - 0,040) per gli addetti agli smontaggi, pari a 0,023 mg·m-3 (i.c. 95% 0,015 - 0,031) per gli
addetti alle bonifiche, pari a 0,004 mg·m-3 (i.c. 95% 0,001
- 0,005) per gli addetti alle mansioni accessorie. I livelli
sono dunque risultati mediamente superiori al VL per i
gruppi omogenei più direttamente esposti.
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I risultati dei monitoraggi biologici (Figura 4) mostrando
per tutti i gruppi considerati livelli espositivi di molto inferiori al 50% del BEI, certificano l’efficacia delle misure di
prevenzione e protezione messe in atto. Ciò nondimeno
confermano la situazione di rischio, essendo le medie
tutte significativamente superiori al valore di riferimento
per la popolazione non esposta professionalmente, definito pari a 3,5 µg/gcr In particolare si elencano i risultati:
addetti agli smontaggi 7,7 µg/gcr (i.c. 95% 7,2 - 8,2),
addetti alle bonifiche 6,3 µg/gcr (i.c. 95% 5,7 - 7,0), mansioni accessorie 5,9 µg/gcr (i.c. 95% 5,6 - 6,2). Come si
vede, il dato è più rilevante per gli addetti agli smontaggi,
significativamente superiore agli altri gruppi. Gli addetti
alle mansioni accessorie, contrariamente a quanto accade
per le concentrazioni ambientali, mostrano valori paragonabili a quelli degli addetti alle bonifiche; ciò sottolinea
l’importanza che assume il monitoraggio biologico ai fini
di una completa ed esauriente valutazione del rischio.
Figura 4: Risultati dei monitoraggi biologici
Figura 3: Misurazioni della seconda e terza campagna
Le azioni messe in opera dalle aziende sulla base di queste
evidenze sono state molteplici e sono di seguito riassunte:
Una descrizione più puntuale dei valori di mercurio rile- • apertura delle apparecchiature una alla volta;
vati con i campionamenti ambientali nelle diverse campa- • ispezione visiva preventiva delle parti di impianto per
gne (Tabella 1) evidenzia le differenze sui risultati ottenuverificare la presenza di mercurio;
ti con i diversi approcci metodologici. Si ricorda che nella
• implementazione di sistemi di controllo e abbattimento
prima campagna non sono stati eseguiti campionamenti
alla fonte (sistemi di aspirazione durante lo smontaggio
personali, per cui l’analisi del rischio è riferibile alle cone la successiva bonifica, raccolta degli spandimenti e
centrazioni medie riscontrate negli ambienti di lavoro, ma
convoglio dei reflui di lavaggio, chiusura ermetica dei
non alle mansioni e ai gruppi omogenei.
pozzetti di raccolta delle acque inquinate, ricopertura
-3
Tabella 1: Concentrazioni di mercurio in mg·m rilevati nelle diverse dei materiali inquinati con fogli plastici,
bagnatura continua delle superfici);
campagne
Tipo
% sup. • impiego di tagli a freddo per evitare il
Campagna
Minimo Mediana Media I.C. 95% Massimo
surriscaldamento delle superfici;
campione
VL
• riduzione delle quantità di materiale da tratcentro
0,0015 prima
0,0001 0,0011 0,0017
0,1580 0,20% tare nelle fasi a rischio particolarmente alto;
ambiente
0,0020
• revisione dei DPI con adozione di
0,0145 seconda personale 0,0003 0,0074 0,0188
0,1588 25,1%
0,0230
maschere a facciale completo, guanti in
neoprene, tute in tyvek con buona resisten0,0270 terza
personale 0,0007 0,0168 0,0395
0,2380 45,7%
za meccanica e chimica e stivali in gomma;
0,0520
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• aumento della frequenza di verifica e sostituzione dei DPI;
• definizione di specifiche procedure igienico-sanitarie di
accesso in cantiere con separazione degli spogliatoi
potenzialmente contaminati dagli abiti da lavoro.
Per valutare l’effetto dell’aumento delle temperature sull’evaporazione del mercurio e per verificare a distanza
l’effetto delle misure di prevenzione intraprese, è stata
condotta un’analisi comparativa del risultato delle analisi
ambientali effettuate nel corso della seconda campagna
con quelle della terza (Figura 5).
po omogeneo di appartenenza e alla stagione in cui sono
state effettuate le misure (Tabella 2). Emergono relazioni
rilevanti e statisticamente significative dell’impiego in
attività di smontaggio (O.R. 18,52) e del lavoro durante
la stagione calda (O.R. 2,35); anche l’impiego in attività
di bonifica evidenzia un alto indice di rischio (O.R.
6,69), ma senza raggiungere la significatività.
La descrizione dei dati del monitoraggio biologico precedenti l’inizio dell’esposizione evidenzia valori sostanzialmente all’interno dei parametri di normalità, in media ben
al di sotto del valore di riferimento per
popolazione non esposta professionalmente corretto sulla media della creatinina urinaria del gruppo (VR) con solamente 5 casi
ad esso superiori, pari al 6,6% (Tabella 3).
Dal momento in cui inizia l’esposizione
professionale a mercurio, i dati si attestano
mediamente sopra al VR con una sostanziale omogeneità quando si comparano i valori relativi alla stagione fredda rispetto a
quella calda. La proporzione di superamento del VR si attesta intorno al 70%. L’analisi
dei valori di mercurio urinario stratificata
per gruppo omogeneo in funzione della stagione di prelievo (Figura 6), contrariamente
a quelli relativi ai monitoraggi ambientali,
Figura 5: Analisi comparativa seconda e terza campagna di misure
mostra una tendenza alla riduzione dell’accumulo
di
mercurio
nell’organismo, significativo per le
Si evidenzia l’aumento delle concentrazioni ambientali,
attività
accessorie,
nonostante
l’incremento dell’inquinastatisticamente significativo per le mansioni di bonifica,
mento
ambientale
prima
descritto,
probabilmente attribuinonostante l’intensificarsi delle misure di prevenzione,
bile
al
rafforzamento
delle
misure
di
prevenzione messe in
probabilmente attribuibile alla maggiore evaporazione
atto
nel
corso
dei
lavoro.
L’unica
eccezione
riguarda le
indotta dall’innalzamento delle temperature, come pure
mansioni
finalizzate
alla
bonifica
delle
parti
d’impianto
dall’intensificarsi delle lavorazioni in vista dell’approssiche
evidenzia
un
forte
e
significativo
aumento
dell’indicamarsi della fine delle attività di cantiere. Va anche sottolineato il minore livello di esposizione, con intervallo tore biologico, confermando l’andamento dei dati ambientali e facendone emersempre inferiore al VL, Tabella 2: Metodo della Regressione Logistica
gere del tutto l’effetto di
riscontrato durante le
assorbimento nell’orgaVariabile
N° Coeff. B. O.R.
I.C. 95%
attività di bonifica svolnismo. Questo avviene
tesi nella stagione frednonostante la riduzione
smontaggi
da a cavallo tra il 2011
116
2,919
18,52 2,42 - 141
(vs.
accessorie)
della quota disponibile
Gruppo
e il 2012. L’analisi non
per l’assorbimento cutaè stata effettuata per le omogeneo
bonifiche
98
1,900
6,69 0,85 - 53,0 neo all’innalzarsi delle
(vs. accessorie)
attività accessorie, il
temperature.
cui rischio è stato valuprimavera / estate
0,854
2,35 1,26 - 4,37 Il dato suggerisce un
tato solo in occasione Campagna (vs. autunno / inverno) 70
possibile effetto attribuidella seconda campabile all’intensifigna di misure.
Tabella 3: Dati di monitoraggio biologico in µg/gcr e % superamenti
carsi delle attività
Col metodo della
% super. VR % super. di bonifica nelle
R e g r e s s i o n e Campagna Minimo Mediana Media I.C. 95% Massimo
(3,5 µg/gcr) 50% BEI
fasi finali del canLogistica si è testabianchi
tiere, in corrisponta la probabilità
0,01
1,1
1,4 1,2 - 1,7
7,63
6,6%
iniziali
denza dei quali è
dei lavoratori di
stata effettuata la
essere esposti a autunno / 0,30
5,8
6,7 6,3 - 7,0
25,9
74,6%
3,4%
inverno
maggior parte dei
valori di mercurio
monitoraggi di prisuperiori al VL in primavera / 0,10
5,5
6,3 6,0 - 6,7
27,6
71,5%
2,0%
mavera/estate.
estate
relazione al grup74 | Ital. J. Occup. Environ. Hyg., 2013, 4(2)
© The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013]
PAPERS
Italian Journal of Occupational and Environmental Hygiene
Questo dato sottolinea l’importanza di un approccio metodologico di continua verifica e riesame di dette misure
preventive. I risultati del monitoraggio biologico dimostrano
il buon livello di prevenzione e protezione
implementato, pur confermando la condizione di rischio. Tali risultati hanno permesso di
rilevare l’esposizione degli addetti alle mansioni accessorie la cui situazione di rischio non
era stata completamente messa in luce con le
analisi ambientali. Emerge dunque, quando
sono disponibili test affidabili e codificati, l’importanza del monitoraggio biologico per la
valutazione accurata del rischio attraverso l’indagine dell’effettivo accumulo dell’inquinante
nell’organismo attraverso tutte le vie di assorbimento, a valle dei sistemi di protezione personale. Le inferenze multivariate dimostrano l’associazione dell’impiego nelle mansioni più
Figura 6: Analisi dei valori di mercurio urinario stratificata per gruppo rischiose, in particolare gli smontaggi, e delle
condizioni ambientali favorenti l’evaporazioomogeneo in funzione della stagione di prelievo
ne con l’incremento della condizione di
A conferma di quanto sopra riportato, l’analisi di rischio. In definitiva si rileva che la dismissione d’impianti ad
Regressione Logistica sulla probabilità dei lavoratori di alto rischio, sebbene sotto controllo in fase di produzione, può
presentare valori di mercurio urinario superiori al VR, in comportare rischi rilevanti per gli addetti all’apertura dei cicli,
relazione al gruppo omogeneo di appartenenza e alla sta- allo smontaggio o demolizione delle apparecchiature, alla
gione in cui sono stati effettuati i prelievi (Tabella 4), evi- loro pulizia e bonifica. Questo sollecita una forte attenzione
denzia come unico contributo statisticamente significativo per i committenti, per le aziende esecutrici delle opere, per i
alla variabilità, standardizzando per gli altri fattori, l’impie- soggetti incaricati della sicurezza dei cantieri, per le istituzioni
deputate al controllo, al fine che tali opere siano svolte salvago in attività di smontaggio (O.R. 1,94).
guardando la salute dei lavoratori impiegati e l’integriTabella 4: Metodo della Regressione Logistica per probabilità
tà dell’ambiente circostante.
di superamento VR in relazione al gruppo omogeneo
Nello stesso periodo erano oramai state già effettuate le
attività di smontaggio più significative, eseguite soprattutto nei periodi precedenti.
Variabile
N°
Coeff. B.
O.R.
I.C. 95%
Bibliografia
Agency for Toxic Substances and Disease Registry
(ATSDR), 1997. Toxicological Profile for mercury
(Hg), U.S. Public Health Service. U.S. Department
Gruppo
omogeneo
of Health and Human Services, Atlanta.
bonifiche
205
-0,08
0,93 0,66 - 1,31
(vs. accessorie)
American Conference of Governmental Industrial
Hygienists TLVs and BEIs, 2011. Threshold Limit
primavera / estate
Campagna
541
-0,15
0,86 0,66 - 1,13 Values for Chemical Substances and Physical
(vs. autunno / inverno)
Agents and Biological Exposure Indices. Cincinnati.
Buchner, W., Schliebs, R., Winter, G., Buchner, K.H.,
Conclusioni
1989. Industrial Inorganic Chemistry. Ed. VCH.
L’analisi dei dati rappresenta che, nel corso dei lavori di demoCiafani, S., Le Donne, K., et. al., 2007. Lo stato dell’arte sulle
lizione dell’impianto Cloro-Soda di Marghera, si è concretizriconversioni degli impianti Cloro-Soda in Italia.
zata una condizione di alto rischio di esposizione professionaLegambiente.
le a mercurio, in media superiore al valore limite per gli addetti più direttamente impegnati nelle mansioni di smontaggio e Crepet, M., 1984. Presente in Igiene e sicurezza negli
bonifica delle parti di impianto. Tale situazione di rischio ambienti di lavoro, Vol.1, ed. M. Ragno editore.
viene rilevata con l’approccio metodologico di valutazione Deliberazione numero 3139/2010, Giunta Regionale
del rischio che privilegia il campionamento personale, nel Veneto, B.U.R. n. 3 del 11-1-2011.
pieno dei criteri indicati nella norma UNI EN 689/1997. Nel Euro Chlor, 2012. The mercury cell process.
caso di sostanze volatili, si evidenzia anche il ruolo delle con- http://www.eurochlor.org.
dizioni ambientali che favoriscono l’evaporazione nell’increIARC, 1997. Mercury and Mercury Compounds. Monographs
mentare i livelli di inquinamento ambientale, il che può comon the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans, Vol. 58.
portare la parziale vanificazione delle misure di prevenzione.
smontaggi
(vs. accessorie)
330
0,66
1,94
© The Italian Association of Industrial Hygienists - AIDII [2013]
1,39 - 2,71
Ital. J. Occup. Environ. Hyg., 2013, 4(2) | 75