l`inserto per i medesimi mesi
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l`inserto per i medesimi mesi
NOTIZIARIO PASTORALE N.5 - SETTEMBRE/OTTOBRE - 2012 NOTIZIARIO PASTORALE N.5 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2009 «L’AMORE DI CRISTO INSERTO n. 46 46 SUPERA OGNI CONOSCENZA» (Ef 3,19) Riportiamo l’omelia dell’Arcivescovo Giovanni pronunciata a Ca’ Staccolo il 15 giugno 2012 nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Oggi siamo qui riuniti per celebrare l’amore di Dio che si è manifestato in Gesù. Il mistero è questo: il Sacro Cuore è l’amore di Dio dentro il cuore umano di Gesù. Gesù ci ha trasmesso col suo amore l’amore del Padre. Nell’AT troviamo delle immagini, come quelle del profeta Osea; immagini delicate e poetiche: come quella del padre che insegna al figlio a camminare tenendolo per mano, o che solleva il bimbo e se lo porta alla guancia, o si china per dargli da mangiare. Immagini che ci fanno capire come Dio ci ama e si prende cura di noi. Ma con Gesù c’è la realtà incarnata di questo amore. Dovremmo leggere e rileggere i vangeli con l’intenzione di voler entrare di più nella comprensione dell’amore di Dio per noi. San Paolo dice che “l’amore di Cristo supera ogni conoscenza”, ma nello stesso tempo ci offre delle intuizioni, delle suggestioni per poterlo meditare. L’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità. Come possiamo intenderle? - LUNGHEZZA. È il desiderio e la volontà di Cristo di raggiungere tutti gli uomini, in modo tale che tutti siano salvi. Questo amore raggiunge di fatto tutti gli uomini: i cristiani e gli altri. Questo è un dato reale. Questo è un punto essenziale dell’amore di Cristo. E noi come ci troviamo su questo punto? Come è il nostro cuore a proposito di questa caratteristica dell’amore di Cristo? E’ difficile non amare nessuno. Ma questo non basta. La dimensione dell’amore cristiano ha l’ampiezza dell’umanità esistente. Bisogna considerare indivisibile l’amore, come la pace. Dunque non solo qualcuno ma tutti. E’ inconcepibile dire e accettare nella propria vita frasi come: “Con quello ho chiuso!”. NOTIZIARIO PASTORALE N.5 - SETTEMBRE/OTTOBRE - 2012 INSERTO n. 46 46 — ALTEZZA. Qui possiamo intendere la sublimità dell’amore di Cristo. S. Paolo nella lettera ai Filippesi cap. 2, dice che Gesù, Dio, si è fatto uomo, ed è divenuto obbediente fino alla morte, la morte in croce. Il tragitto dell’amore dall’altezza della divinità all’altezza della croce.”Avendo amato i suoi li amò sino alla fine”. Si può amare soffrendo per la persona amata? In noi prevale la prospettiva dell’amore bello, gratificante, gustoso...Ma è vero che non c’è esperienza di amore autentico e profondo per gli altri che non diventi prima o poi sacrificio: cioè una espressione di amore più generoso anche perché legato alla rinuncia, alla fatica, al dolore, alla croce. Basta pensare ai genitori. Ma anche noi preti come possiamo veramente amare escludendo il sacrificio? E la gioia? C’è il sacrificio e c’è la gioia: non sono alternativi. Convivono. Un amore fino al sacrificio sperimenta la gioia. E’ il mistero della Pasqua! “Viene un momento in cui la gioia vera di una persona è la gioia dell’altro” (Don Orione a Ignazio Silone). Anche la Messa è questo. La Messa è un momento anche di festa, ma non dobbiamo dimenticare che è l’ultima cena di Cristo ed è sacramento del suo sacrificio. - PROFONDITÀ. ‘Questa espressione ci fa pensare a Gesù che raggiunge l’uomo nel peccato. Si muove verso ciò che è perduto. Nessuno si merita questo intervento. Siamo invitati ad entrare nell’amore per coloro che non se lo meriterebbero a causa del loro peccato. Dobbiamo evitare che il nostro giudizio ci impedisca di amare. E’ vero che non siamo disposti ad amare coloro che sbagliano. Eppure il buon pastore cerca la pecorella che si è smarrita. Cosi fare il primo passo è una buona regola. Nei conflitti la prima cosa da fare dovrebbe essere credere che la vera soluzione sarebbe avere il coraggio di amarsi; avere la capacità di creare un rapporto nuovo. - AMPIEZZA. Qui possiamo intendere la capacità di raggiungere tutto ciò che costituisce il mondo dell’uomo: società, civiltà, storia, lavoro, famiglia, politica, cultura. È un amore che richiede uno sguardo ampio, molto impegno, molto interesse, molta serietà e responsabilità. Riguarda lo studio delle situazioni da una parte, e dall’altra la fede certa che con Cristo ogni realtà umana trova la sua verità e la sua pienezza. Cristo è capace di rinnovare il mondo dell’uomo: la forza della grazia di Cristo prevale sul male. E’ seme gettato nella terra per una crescita che rinnova. Dobbiamo chiedere al Signore che le dimensioni del suo amore diventino in qualche misura le dimensioni del nostro. Vorrei far notare ai sacerdoti quello che dice San Paolo: “A me che sono l’ultimo fra i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare le imperscrutabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto in Dio”. Proprio questo è il cuore della nostra vocazione e del nostro ministero: qualcosa di assolutamente necessario per la vita del mondo: annunciare le ricchezze di Cristo, far risplendere agli occhi di tutti ciò che ha illuminato la nostra vita. Termino dicendo che ci troviamo in un luogo che in gran parte è ancora una promessa, un’attesa. Un luogo destinato a ricordarci, qui alle porte di Urbino, il mistero dell’amore di Cristo e della sua misericordia. Sappiamo che tutto viene dalla fede e dall’amore di don Elia Bellebono. Sappiamo da dove nasce la sua volontà di volere qui un Santuario-parrocchia dedicato al Sacro Cuore. Voglia il Signore portare a compimento l’opera qui iniziata. Amen. Giovanni Tani Arcivescovo