12 anni schiavo - Salesiani Firenze

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12 anni schiavo - Salesiani Firenze
12 ANNI SCHIAVO
di Steve McQueen
(Twelve Years a Slave) REGIA: Steve McQueen. SCENEGGIATURA: John Ridley, tratto dall'autobiografia di Solomon
Northrup. INTERPRETI: Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti,
Lupita Nyong'O. FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: Hans Zimmer.
PRODUZIONE: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Bill Pohlad, Steve McQueen. DISTRIBUZIONE: BIM. GENERE:
Drammatico. ORIGINE: USA. ANNO: 2014. DURATA: 133’.
PREMIO OSCAR 2014: MIGLIOR FILM
Stati Uniti, 1841. Solomon, un nero nato libero, vive con la propria famiglia nel nord dello stato di New
York. Musicista provetto, viene avvicinato da alcuni finti impresari che lo convincono a seguirlo per
partecipare ad alcune esibizioni. In realtà, Solomon viene rapito, venduto come schiavo e condotto
nelle piantagioni di cotone in Louisiana. Resta per dodici anni sottoposto insieme ad altri al duro lavoro,
alle sevizie, alle frustate del suo 'padrone' Edwin Epps e di altri proprietari terrieri. Quando conosce
Bass, un abolizionista canadese, per Solomon si apre lo spiraglio che lo riporterà alla libertà e alla
famiglia…. Pubblicato nel 1853, "12 Years A Slave" è il libro in cui Solomon Northup racconta a Davis
Wilson i dodici anni trascorsi in schiavitù in diverse piantagioni della Louisiana. L'impatto di quelle
pagine sull'opinione pubblica americana fu notevole. Per la prima volta si documentava la vita
quotidiana degli schiavi. In particolare l'attenzione era concentrata su due aspetti: cosa significava
essere di "proprietà" di qualcuno; quale era il quadro dell'impatto morale, emotivo, spirituale che la
schiavitù esercitava sulle persone coinvolte. La schiavitù e gli Stati Uniti, la schiavitù e il cinema: i due
argomenti non hanno tardato ad incontrarsi, almeno dai tempi di "Intolerance" (1916), fondamentale
opera di Griffith del periodo muto. Sono tappe piccole/grandi che punteggiano la storia della settima
arte e costeggiano quella americana. Passando da Spielberg e da Spike Lee, ci si potrebbe riferire anche
al recente "The Butler", che ripercorre 80 anni di vicende USA. Inglese di nascita, Steve McQueen si è
imposto con due titoli aspri, duri, certamente spiazzanti (“Hunger”, 2008; “Shame”, 2011), nel secondo
dei quali tuttavia faceva capolino una notevole cura formale. Qui, la sapienza del regista è quella di
darci un'opera di fattura classica, per attanagliarci alla sorte di Solomon che non vuole solo
sopravvivere, ma tornare a vivere nella libertà. Sulla faccia di Ejofor passano tutti i sentimenti: dal
dolore alla speranza, dal sentirsi schiavo come gli altri, ma anche uomo libero, che deve nascondere di
saper leggere e scrivere per non essere ucciso.
* Gli americani, a 150 anni dalla fine dello schiavismo, trovano finalmente il coraggio di raccontarlo
senza darsi degli alibi. La vicenda di Solomon è paradigmatica, chiede coinvolgimento, suscita pietà e
indignazione, mette in moto (se vogliamo) qualche meccanismo metaforico su analoghe situazioni di
oggi, lancia campanelli d'allarme sulla necessità del rispetto dei diritti umani. Un film capace di
indignare e far riflettere in un mondo attuale in cui la schiavitù, nelle sue molteplici forme, è ben lungi
dall’essere abolita.