programma di sala

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programma di sala
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Paul Smadbeck, to r’s Re ve ng e,
Jeremy Barlow
17 febbraio 2006, ore 20,30
Teatro Valli
LES GRANDS BALLETS CANADIENS DE MONTRÉAL
Direzione artistica Gradimir Pankov
OHAD NAHARIN
coreografo
“Nulla è per sempre. Ringraziando Mary”.
MINUS ONE
per 30 danzatori
Coreografia Ohad Naharin
Assistente alla coreografia Adi Salant
Luci Avi Yona Bueno . Costumi Rakefet Levy . Assistente Hadar Sobol
Musica
estratti da:
Mambo Fever, Cha Cha de Amor produzione e compilazione di Brad Benedict
Unknown Territory di Dick Dale (Hava Nagila)
Ehad Mi Yodea arrangiata ed eseguita da Tractor’s Revenge
Somewhere over the Rainbow di Arlen Harold arrangiata da Marusha
Fratres di Arvo Pärt (Universal Editions Vienna)
Etude no. 3 for Marimba di Paul Smadbeck
Greensleeves arrangiata dal direttore Jeremy Barlow
Cast
Amanda Michelle Cyr, Émilie Durville, Sarah Gibson, Geneviève Guérard, Mariko Kida, Gabrielle Lamb,
Marie-Ève Lapointe, Martine Lusignan, Robin Mathes, Isabelle Paquette, Marisa Pauloni, Alisia Pobega,
Callye Robinson, Heidi Rood, Rachel Rufer,
Anthony Bougiouris, Jesús Corrales, Hervé Courtain, Jean-Sébastien Couture,
Robert Deskins, Serguei Endinian, Jérémy Galdeano, John Hall, Marcin Kaczorowski, Hokuto Kodama,
Gaël Lambiotte, Mariusz Ostrowski, Guillaume Pruneau, Jeremy Raia, Christopher Rudd.
foto Roland Lorente
Basato su estratti da Zachacha, Sabotage Baby, Black Milk, Passomezzo, Anaphaza, Queens of Golub e Mabul.
Minus One è prodotto da Les Grands Ballets Canadiens de Montréal.
prima mondiale 30 maggio 2002
prima italiana 17 febbraio 2006
Distribuzione: International Music
«There are no new concepts. Everything has already been
done. What is left is reorganisation»: ciò che resta, quando
è impossibile pensare il nuovo perché tutto è già stato fatto,
è un possibile remix.
Questo è, per buona parte, il più vero credo creativo di Ohad
Naharin. Nato nel 1952 da una madre insegnante di danza
e da un padre psicologo di professione ma anche ex attore,
Ohad Naharin, già danzatore (ma soltanto dall'età di 22 anni)
oggi coreografo israeliano di fama internazionale, proviene
da una formazione eclettica ma di alto profilo, che completa
lo stile drammatico e modernista di Martha Graham (che lo
ha riconosciuto come «a natural dancer») con quello più
organico, soprattutto verso altre forme di danza, attinto dai
programmi del Dance Departement presso la Juilliard School
of Music (a New York, dove studia anche con Maggie Black
e David Gordon), fino agli stridori ironici e, per quell'anno
1977, ancóra di rottura di Maurice Béjart, a Bruxelles.
Gli 80 minuti di Minus One assemblano, in un remix
mozzafiato, alcuni pezzi di Naharin, creati nel tempo per le
maggiori compagnie di balletto contemporaneo, e tra i più
adatti a un repertorio che deve contemplare, per i larghi
organici, la presenza non vicaria anche di risolute coreografie
di insieme.
Les Grands Ballets Canadiens di Montréal, attivi fin dal 1957
grazie alla fondatrice Ludmilla Chiriaeff, formano una
compagnia che ha rinnovato profondamente il proprio
repertorio, vigilato oggi da Gradimir Pankov, la cui direzione
artistica ha guardato con sguardo privilegiato a un'idea
contemporanea di balletto.
L'invito forse più utile a una migliore visione di questo collage
remixato è a una percezione sincretica, ossia a una
consapevolezza visiva degli eventi danzati, e dei corpi che ne
sono protagonisti, nella loro globalità piuttosto che in modo
distinto e analitico. Per questo Naharin è un coreografo che
affiata. Interamente nel suo duplice senso di creare
affiatamento, intesa, attraverso la generazione di un
movimento collettivo e di gruppo, fortemente potenziante il
corpo di ballo. E nel senso di creare afflato, ossia respiro
poetico (da afflatare, nel senso intensivo di afflare), specie
nelle esibizioni più individuali, attraverso una immaginazione
capace di smontare i corpi e le sequenze di danza più
tradizionali.
Lo stile di Naharin, tuttavia, è di natura antilirico e non
disposto a concedere spazio ai compromessi dello spettacolo,
senza le riserve dell'umorismo.
Fin dal prologo (Zachacha) si intuisce, in una dimensione
ancóra palese tra pubblico e scena, che l'unità della serata
sarà continuamente messa in discussione. Una voce poi
scandisce, perentoria, l'illusione della bellezza, il panico
dietro il riso, o infine la coesistenza della fatica e dell'eleganza,
mentre su un canto ebraico, in un largo semicerchio composto
di sedie, il movimento dei danzatori si produce come impulso
e contagio elettrico. Altri sette interpreti, a proscenio, tentano
di restituire un ordine leggibile, assecondando un metronomo
che scandisce loro il tempo. Segue un assai terreo passo a
due (Passomezzo) su brani di musica antica, in cui una
coppia in bianco e nero, per geometrie nell'intero spazio,
cita anche movenze di balli folclorici, con fughe e riprese
non senza ironia.
Più enigmatico è il passo a cinque, di soli uomini, che da un
secchio si sporcano volto e corpo come in un rito. Brani si
susseguono a cinque, a due a tre, pieni di salti per tutto lo
spazio desolatamente vuoto, mentre una inquietante figura
sui trampoli, in abito glamour, tra lustrini e paillettes, appare
e attraversa lo spazio e conclude, con voce e microfono, tra
refrain e gorgheggi, «comme il faut».
Con Anaphaza incomincia, invece, una fase più dialettica. I
danzatori schierati a proscenio, mentre una voce scandisce
versi e un organo crea lo sfondo, tra condotte all'unisono,
scoppi, interruzioni improvvise e riprese dell'insieme, cambi
di ritmo tempestivi e rallentamenti onirici, sembrano fare
della danza il terreno più vero della rottura delle convenzioni.
Finché resta un solo interprete, che si presenta al pubblico
e spiega il perché del suo non sapere del suo incontro con
la danza; poi il gruppo lo riprende e ne lascia emergere
un'altra, che si presenta e racconta anch'essa, mentre danza,
le ragioni del suo incontro con la danza, così via, per tutti, in
sequenza. I racconti dei danzatori, tragici o ordinari, a volte
anche lievi e spiritosi, con canzoni e silenzî, e ninne nanne
della memoria, si succedono insieme ai corpi a formare una
vera e propria catena di assoli, come in un ideale rimando
alla corrispondenza tra scelte biografiche e costruzione del
corpo. Sul tema da sala con cui gli spettatori sono accolti,
questo vortice del movimento si estende anche al pubblico,
fino alle note di una travolgente Sway.
In Queens of Golub, alcuni soli femminili composti da brevi,
intensissime sezioni scandite dal buio, in una danza nervosa,
antilirica, estroversa e fortemente ancorata al terreno, capace
anche di leggerezze, sono al servizio della bravura delle
interpreti. Mentre in Mabul, dopo un assunto sul sudore in
danza come liberazione da ogni veleno, sulle note riarrangiate
di Que sera, sera («Whatever will be, will be» di J. Livingston
- R. Evans) il gruppo riprende la sua dimensione collettiva
non in una esibizione seriosa della propria identità, ma nelle
forme gioiose di una vera alterità («Cosa è in assoluto più
importante», è stato chiesto a Naharin. Ha risposto: «Amore,
perdono e gioia del danzare»).
(Stefano Tomassini)
“Basandosi su sette opere del suo repertorio, il coreografo ha creato un vero e proprio affresco coreografico attraverso
il quale si può scoprire l’incredibile varietà del suo stile, che è sobrio, lirico ed eccentrico allo stesso tempo. È uno
spettacolo dove si viaggia al ritmo delle musiche africane, contemporanee ed ebree. Ohad Naharin, creatore unico nel
suo genere, di una ironia rasserenante, realizza un capolavoro traboccante di pura energia.”
Frédérique Doyon, “Le Devoir”, marzo 2004
LES GRANDS BALLETS CANADIENS DE MONTRÉAL
Fondatore Ludmilla Chiriaeff
Direttore Artistico Gradimir Pankov
Direttore Esecutivo Alain Dancyger
Coreografo Emerito Fernand Nault
Responsabile luci Emerito Nicholas Cernovitch
LA COMPAGNIA
Principal Dancers
Anik Bissonnette, Geneviève Guérard, Joëlle Henry, Rachel Rufer
First Soloists
Jesús Corrales, Hervé Courtain, Steve Coutereel, Gaël Lambiotte, Mariusz Ostrowski, Jeremy Raia
Soloists
Amanda Michelle Cyr, Gabrielle Lamb, Callye Robinson, Heidi Rood
Marcin Kaczorowski
Demi-soloists
Mariko Kida, Marie-Ève Lapointe, Robin Mathes, Isabelle Paquette, Marisa Pauloni, Alisia Pobega
Anthony Bougiouris, Jean-Sébastien Couture, Robert Deskins, Serguei Endinian, Jérémy Galdeano,
John Hall, Hokuto Kodama, Guillaume Pruneau
Corpo di ballo
Émilie Durville, Sarah Gibson, Martine Lusignan
Christopher E. Rudd
Allieva
Edi Blloshmi
STAFF
Artistico
Pierre Lapointe Maestro di ballo . Margret Kaufmann Maestra di ballo e Assistente alla Direzione artistica
Michelle Proulx Coordinatore artistico . Nora Mativetskaya Pianista
Produzione
Stéphan Pépin Direttore di produzione . Carolyne Vacho Direttore tecnico . Nicolas Rollin Direttore di palcoscenico
Marc Parent Responsabile luci . Marcel Duquette Capo macchinista . Jean Bastien Capo elettricista
Raymond Soly Sound engeneer . Léo Lagassé Capo attrezzista . Dominic Drouin Elettricista
Richard Bergeron Responsabile sartoria . Corinne Jozsef Responsabile di tournée . François Gélinas Amministratore di compagnia
Les Grands Ballets Canadiens de Montréal ringraziano il Canada Council for the Arts, il Department of Foreign
Affairs and International Trade Canada, il Conseil des arts et des lettres du Québec e il Conseil des arts de Montréal
per il loro prezioso supporto.
Si ringrazia l’Ambasciata del Canada per la collaborazione